Alla giornalista reggina Cristina Cortese il Premio Donna dell’anno 2023

Prestigioso riconoscimento per la giornalista reggina Cristina Cortese, insignita del premio Donna dell’anno 2023 Reggina Doc dall’Accademia Culturale Fjord of Rhegium (Stretto di Messina).

Il riconoscimento, che si propone di valorizzare e di porre all’attenzione dell’opinione pubblica le figure e le carriere di persone che hanno dato lustro e prestigio alla Calabria e alla città di Reggio.

Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente di Confindustria RC, Domenico Vecchio, sottolineando come il riconoscimento «è motivo di orgoglio per tutti noi, che conosciamo bene le grandi doti umane e professionali della giornalista Cortese, e la sua riconosciuta capacità di comunicare ed informare con precisione e puntualità». (rrc)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il parrucchiere Gianluca Talarico è una Eccellenza italiana

È una delle Eccellenze italiane 2023-2024 Gianluca Talarico, il mago dei capelli. Una passione enorme per l’arte della parruccheria e tanti anni di sacrifici per disegnare un premio tanto eccezionale quanto inaspettato. Un passato fatto di giornate lunghissime, quando dopo la scuola da adolescente correva a lavorare come aiuto in una sala di parrucchiere, inseguendo fin da bambino il sogno di modellare le teste delle persone. Una vita di semplicità che senza particolari ambizioni è riuscita a brillare grazie alla grande passione, fiducia e spirito di adattamento. Il suo è un percorso di umiltà, di lavoro quotidiano, di un gioco di bambino trasformatosi in qualcosa di grandissimo, che gli è valso un riconoscimento importantissimo. La storia di Gianluca non è solo la storia di un giovane calabrese che si è fatto strada nella sua terra, senza la necessità di rinnegarla o di allontanarsene, è la storia di una persona di sani principi, di buona volontà, di capacità e perseveranza.

Quando parli con lui hai l’impressione di parlare con qualcuno che è il tuo migliore amico, il vicino che saluti ogni mattina, il ragazzo che ti vende il pane. Il segreto del suo successo è probabilmente questa capacità di procedere nella professione senza staccarsi mai dai sentimenti di un percorso lento e inesorabile, fatto di attenzione quotidiana, di rigore e di modestia. Per questo fare due chiacchiere con lui è una boccata d’aria fresca. Il mondo della bellezza passa dalle forbici della sua arte.

Che cosa significa secondo te “eccellenza”?
Credo che un’eccellenza sia ciò che si avvicina all’idea di perfezione, che sappia di qualità.

Essere dichiarato un’eccellenza come cambia la percezione del tuo lavoro?
La percezione del lavoro in me cambia in quanto questo riconoscimento lo vivo come uno stimolo ulteriore per essere sempre all’altezza del mio lavoro e soprattutto per riuscire a soddisfare sempre i desideri e le esigenze delle mie clienti.

A questo punto ci interessa sapere da dove nasce il tuo lavoro?
Dai capelli di mia nonna.

Davvero?
Certo! I suoi capelli erano il mio passatempo preferito da bambino. E lentamente questa passione è diventata un lavoro. Giocavo con mia nonna e con i suoi capelli ed ora…

Ora sei un’eccellenza italiana!
Eh già…Incredibile ma vero. Soprattutto se penso che è iniziato tutto dal gioco di un bambino.

Ci vuole più impegno o più passione per arrivare a questo livello?
Passione. Senza dubbio. Tutto questo nasce da una passione ed è rimasta una passione. L’impegno mi è servito per migliorare sempre di più e per rendere questa passione il mio lavoro di ogni giorno.

Cosa rappresenta la Calabria?
La Calabria è la mia famiglia, la mia terra, il mio passato ed il mio futuro. La amo! E non potrei mai vivere lontano da qui.

Quali sono le tue prospettive future?
Continuare a fare il mio lavoro nel miglior modo possibile. L’augurio più vero che posso fare a me stesso è quello di non sentirmi mai arrivato.

Gianluca lavora a Lamezia Terme, nel salone che prende il suo nome in via Adda. Non immagina di andare lontano, vuole occuparsi della gente del suo posto, perché trasformare esteticamente una testa significa restituire un momento di bellezza, di vivacità, una gioia inaspettata, la prospettiva che si può essere diversi con poco. E forse questo è davvero il segreto della parruccheria, la sua dimensione psicologica più profonda: la capacità di raccontare a qualcuno quanto la sua vita è in continua evoluzione… basta saper usare un paio di forbici! (rcz)

Mimmo Lucano che riprende il sogno e si rimette in cammino

di FRANCO CIMINO – «Le sentenze vanno rispettate», si dice, talvolta per convenienza. «Le sentenze vanno commentate», si dice, talvolta sull’altro versante della convenienza.

La sentenza d’appello a carico di Mimmo Lucano, emessa ieri sera, dopo otto ore di Camera di Consiglio, dalla Corte d’Appello del Tribunale di Reggio Calabria, va contemporaneamente rispettata e commentata. Innanzitutto, perché è una sentenza clamorosa, tanto auspicata quanto inaspettata. Infatti, è stata letteralmente stravolta la decisione dei giudici di primo grado del Tribunale di Locri, che l’avevano condannato a tredici anni e due mesi più settecentomila euro di ammenda e l’interruzione a vita dai pubblici uffici. Le accuse che gravavano su quella condanna, non erano mica noccioline.

L’elenco era breve ma pesante: associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Mancava la corruzione, la violenza fisica la più estesa, l’estorsione e simil reati, e sarebbe stato completo. È straordinaria perché arriva, questa sentenza, dopo quel trenta settembre del 2021 e un processo lunghissimo in quel di Locri.

L’inchiesta era iniziata alcuni anni prima. Straordinaria, perché in un “mondo di ladri” e in un Paese conosciuto per il personale politico tra i più esposti alla corruzione (fino a qualche anno fa così valutato dagli studi sociologici internazionali) un sindaco di un piccolo comune, innocente nella sua fanciullezza di persona umile e indifesa, immune da ambizioni di potere, spiritualmente intenso pur senza alcun legame religioso, veniva giudicato alla stregua del peggiore criminale.

Mimmo Lucano, l’uomo semplice e “ignorante” di legge e filosofia, matematica e tecnica finanziaria, ma profondamente saggio e autenticamente “francescano” per l’instancabile donazione di sé alla causa degli ultimi (i poveri, gli emarginati, i condannati dai poteri, gli esclusi e i cacciati, i fuggitivi dalle guerre e i respinti dai paese cosiddetti evoluti) era stato duramente condannato.

Ma la Legge è Legge e va rispettata. Applicata. E con “giustizia”. Così si dice, aggiungendo anche che più che bendata essa è cieca, propri perché non deve guardare in faccia a nessuno. Aldilà del fatto in sé, del giudizio in sé, della vicenda personale in questione, io penso, e non da ieri, che una Giustizia, quando da bendata diventa strabica, ovvero quando applica pedissequamente le sue norme senza aprirsi all’interpretazione più umana delle stesse, non si rappresenta come Legge giusta. Ovvero, non si sentire come giusta.

La prima sentenza nei confronti di quest’uomo visibilmente buono, onesto, pulito, con quel suoi occhi sognatori e quelle mani sporche di terra, è apparsa subito davvero incredibile. Paradossale. Io posso dirlo, con serenità essendo stato uno strenuo difensore di Mimmo Lucano sin dalla prima ora. E oggi sono felice. Molto felice. Per lui, lo sono. Per la società tutta, lo sono. Per l’Italia, lo sono. Per Riace, lo sono e di più. “È finito un incubo”, sono state le prime parole di Mimmo.

È finito un incubo per noi, anche. E con esso la paura che la Giustizia non sia giusta con i “giusti”. Perché, quale che sia ancora l’atteggiamento degli italiani verso colui che fu sindaco di un paese “ abbandonato”, e però recuperato, nessuno può smentire che questi sia un uomo giusto. Buono. Profondamente ancorato al principio, da noi anche “costituzionalizzato”, che l’essere umano sia il centro del divenire della storia e che il suo determinarsi all’interno della comunità degli esseri umani sia strettamente collegato alla difesa esclusiva della dignità della persona.

Dignità, che si afferma sul principio consequenziale dell’eguaglianza nella libertà. E sugli altri, che si fa ancora finta di non capire: che il mondo sia di tutti, la terra di cui è fatto sia unica e non divisibile, che i confini siano una mera invenzione in contrasto con la libertà delle persone, che il mare sia anch’esso unico e sia dell’acqua di cui è fatta la vita, la strada del viaggio, il piacere della ricerca di nuovi orizzonti. Sia il sogno che naviga verso la sua realizzazione.

E, ancora, che se il dovere di ogni uomo sia di salvare la vita di ciascun essere umano che la rischia, quello della Politica sia di valorizzarla. Anche attraverso il lavoro che la “nobilita”, una casa che l’accolga, una scuola che la fortifichi, una chiesa che la carezzi, uno Stato che l’assicuri e la rassicuri. Riace, che l’ideologia divisiva vuole rappresenti un modello, è stato invece “ nient’altro” che tutto questo.

Una casa, è stato. Per tutti coloro che ne fossero privi. Una scuola, per coloro che l’avrebbero frequentata. Una bottega artigiana e un campo da arare, è stato. E cento chiese, per coloro che volessero pregare. Ed è stato la piazze e le vie dell’incontro tra la gente, che si dipingeva del colore del viso delle persone “diverse” che l’abitavano. E questa è la Politica. La Riace di Mimmo Lucano è l’utopia che prende forma. La Democrazia che si concreta nella Libertà che diviene. Una condanna è sempre una condanna, è vero.

E che sia minima, come quella emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, è una soddisfazione che fa bene a Mimmo e alla Calabria, ma dispiace nel profondo egualmente. Anche in riferimento al fatto che il sistema Giustizia permanga inquietato per quelle contraddizioni poco rassicuranti. Cosa resta oggi sui margini dei fogli che riceveranno le motivazioni della nuova sentenza? Restano i tanti anni consumati dalle istituzioni, insieme alle preziose energie umane utilizzate, per raggiungere una verità accettabile.

Resta la rapida chiusura di un’esperienza amministrativa tra le più rivoluzionarie che la storia recente ricordi e l’abbandono del campo da parte di un politico davvero visionario, capace, pertanto, di contaminare, con i suoi risultati, i comuni più vicini. Resta il dolore di un uomo buono semplice e umile, intelligente e combattivo, che quella Riace bella, accogliente, intelligente, coraggiosa, aveva inventato.

E l’atteggiamento gentile nutrito di quella cultura di pace con i quali ha ha rispettato le istituzioni, gli operatori della Giustizia, le sentenze. E anche le posizioni politiche della parte che si è voluta presentare ideologicamente avversa utilizzando insulti e cattiverie feroci. Restano le migliaia di persone che hanno creduto in lui non abbandonalo mai. E le centinaia che sono rimaste tutto il giorno davanti al tribunale di Reggio in attesa della sentenza e che poi hanno applaudito, urlato la gioia e cantato di questa per lui. Resta il respiro vitale della Giustizia, che soffia benevolo sulla Democrazia.

Resta l’educazione educante di Mimmo Lucano che nella Giustizia ha sempre riposto la sua fiducia, la sua ansia di giustizia, il suo amore per l’uomo e il suo bisogno di libertà. Resta il sogno che riprende e la bellezza di un uomo che si rimette in cammino. E che non sarà mai più solo.  (fc)

Addio al reggino Peppino Mavilla

di PASQUALE AMATO – Non è più tra noi Peppino Mavilla. Una personalità vulcanica, un reggino iperattivo che ha dato contributi poliedrici in diversi settori. In alcuni Sport è stato a Reggio precursore e pioniere (Sci e prima sciovia di Gambarie, pattinaggio artistico, vela e sport subacquei).

Lo ricordo con profondo affetto e stima e spero che, come succede spesso dopo la morte, gli venga riconosciuto nella giusta misura il grande merito (che personalmente gli ho sempre riconosciuto e di cui mi ha dato atto) di scopritore del relitto di Porticello e della Testa del Filosofo, opera che è compagna di Sala dei Bronzi di Riace perché non è da meno come valore.
Il suo è stato il destino che accompagna i reggini che sono rimasti e hanno operato fattivamente nella comunità, spesso trascurati e annebbiati, perché non corrispondono ai luoghi comuni negativi in cui alcuni sguazzano con masochistico piacere.
Mavilla fu, anche, il sub che scoprì delle due stupende Teste in Bronzo di Porticello. Il relitto fu scoperto nel 1969 a Porticello (Cannitello di Villa S. Giovanni, vicino all’imbocco dello Stretto di Scilla e Cariddi)
Le due stupende Teste in Bronzo di Porticello affiancano i magnifici Bronzi di Riace (Beni Identitari e Inamovibili del Museo Reggino) e costituiscono con essi la massima concentrazione mondiale di capolavori in bronzo originali della scultura ellenica classica nello stesso Museo. I 4 Bronzi originali da soli fanno del Museo di Reggio uno dei più rinomati del mondo.
La Testa del “Filosofo” (l’intellettuale greco per eccellenza) è di eccelso valore e rappresenta il primo ritratto in bronzo di persona realmente vissuta della scultura greca in assoluto. Alcuni studiosi hanno fatto notare le affinità artistiche con i “compagni di Sala” e hanno attribuito quest’opera allo scultore Pitagora di Reggio (considerato tra i cinque massimi scultori ellenici del V sec. A.C.).
La «Testa di Basilea» presenta i tratti somatici di un Re o di un Dio e appartiene anch’essa alla stessa fase felice dell’arte ellenica. In quell’occasione, Mavillo si complimentò con me, sottolineando come «finalmente un vero storico si occupa di me quale scopritore del Relitto di Porticello».
«Purtroppo il mio nome non viene neanche citato negli inesistenti pannelli didattici che dovrebbero informare le vere modalità della scoperta (così come avviene con video-registrazioni per i Bronzi di Riace). Vengono inoltre “nascosti” altri 17 reperti in bronzo consegnati assieme alla Testa del Filosofo, esposti nella prima edizione. Ringrazio vivamente il prof. Amato per avermi citato, perché, la scoperta del Relitto di Porticello, e quanto in esso contenuto, di basano su documentazioni legali, e non su pettegolezzi che sempre accompagnano simili scoperte».
Un commento e un riconoscimento che mi scaldò il cuore. Questo perché noi che abbiamo deciso di restare e di operare nella nostra realtà dobbiamo faticare molto di più dei colleghi che fanno gli stessi lavori in altre realtà.
Ma proprio per questi motivi io cerco di essere molto attento nel sottolineare i meriti dei miei concittadini in ogni campo. In questo caso ho voluto sottolineare che trascurare nelle celebrazioni il valore dei “compagni di sala” dei Bronzi di Riace è stato un danno per gli stessi Guerrieri, per il Museo e per Reggio Metropolitana.
E ho ritenuto di dare a Cesare quel che è di Cesare ricordando te, sub reggino, come scopritore. Piaccia o meno a chi soffre nel vedere evidenziati i meriti di un concittadino per effetto di quell’invidia che Nicola Giunta ha ripetutamente denunciato nelle sue poesie. (pa)

Addio al giornalista reggino Pietro Bellantoni

Cordoglio, in Calabria, per la scomparsa del giornalista Pietro Bellantoni. Nel marzo scorso, assieme ai colleghi Michele Carlino e Mario Meliadò, era stato assunto nella redazione della Tgr Rai della Calabria dopo aver vinto l’ultimo concorso pubblico.

Nato a Scilla il 23 settembre 1980 e residente a Reggio Calabria, Pietro Rocco Bellantoni era laureato in Filosofia, aveva conseguito un master in Giornalismo all’Università Iulm di Milano ed era giornalista professionista dal 24 novembre 2009.

Ha avuto esperienze professionali nelle redazioni di Torino dei quotidiani La Stampa e la Repubblica e, per la tv, a Studio Aperto di Mediaset. Per circa 10 anni al Corriere della Calabria, di cui è stato caporedattore, ha lavorato per LaCtv ed è stato corrispondente dalla Calabria della trasmissione Tagadà di La7. È stato anche direttore responsabile de Ilreggino.it e coordinatore dell’Ufficio Stampa della Giunta regionale della Calabria.

I colleghi di Rai Calabria, nell’esprimere cordoglio alla famiglia, ricordano che «Pietro era stato colpito pochi mesi dopo l’ingresso in Rai da una brutta malattia che, però, sembrava aver superato, facendo sperare in un pronto rientro in redazione con cui da professionista qual era, ha continuato a collaborare anche nei momenti più difficili, prima dell’aggravarsi del male che lo ha portato via. Nella Rai calabrese si era fatto subito apprezzare da colleghi e superiori per la professionalità e i modi gentili e soprattutto per la competenza, in particolare sui temi politici regionali nazionali che sono stati sempre al centro della sua attività giornalistica. Una carriera e una vita troppo brevi ma ricche e intense di soddisfazioni e riconoscimenti, professionali e familiari culminati con l’arrivo di una bambina pochi anni fa».

Cordoglio è stata espresso dalla Giunta regionale guidata dal presidente Occhiuto, ricordando Bellantoni come «un professionista dell’informazione calabrese che per un frangente della sua carriera ha lavorato anche nell’istituzione Regione, coordinando per alcuni mesi l’ufficio stampa».

«È un giorno di dolore – continua la nota – per una scomparsa così prematura, che priva il mondo dei media di un cronista colto e preparato».

«Con la prematura dipartita di Pietro Bellantoni, la Calabria  – ha detto la vicepresidente Giusi princi – perde una bella penna e una testa pensante, un giornalista attento, le cui critiche sono risultate spesso costruttive nelle dinamiche del territorio reggino.

Sul piano personale, in virtù del nostro frequente scambio di battute piccato e diretto, ritengo che tra di noi ci sia sempre stato un dialogo sincero, nel costante rispetto dei ruoli.

Addio Pietro, le tue stilettate mancheranno anche a noi politici».

«L’improvvisa morte di Pietro Bellantoni lascia tutti sgomenti», si legge in una nota del Burc Calabria, che lo ricorda «con profondo affetto e stima per il lavoro attento e presente che ha svolto nel periodo in cui è stato responsabile delle pubblicazioni del Bollettino Ufficiale della Calabria. Il responsabile del Burc, Giulia Zampina, i redattori Rita Durante, Antonella Fugito, Morena Musca, Gemma Parentela, Francesco Procopio si uniscono al dolore della moglie Ketty e di tutti i famigliari ricordandone le doti umane e professionali».

Il sindaco f.f. del Comune di Reggio, Paolo Brunetti, ha espresso il cordoglio dell’Ente alla famiglia del giovane giornalista, «persona stimata e apprezzata da tutta la comunità reggina», scomparso prematuramente all’età di 42 anni.

«Oggi – continua il comunicato – la città perde uno dei suoi figli migliori. Con la morte di Pietro Bellantoni, viene a mancare un grande giornalista, arguto e raffinato nel commentare i fatti di cronaca e attualità politica. Pietro aveva una capacità di analisi unica, in grado di unire una profonda competenza a doti umane e sensibilità rare. Qualità che si possono riscontrare in tutti gli attestati di stima e cordoglio che, in queste ore, stanno riempiendo l’intera città».

«Il suo ricordo – conclude la nota del Comune – rimarrà indelebile in ognuno di noi e sarà compito nostro non far perdere la memoria di un uomo giusto, di un lavoratore onesto, di un padre ed un marito esemplare».

«Siamo profondamente colpiti e dispiaciuti per la prematura scomparsa del giornalista reggino Pietro Bellantoni», ha detto il sindaco f.f. della Metrocity RC, Carmelo Versace.

«Apprezzato professionista – ha aggiunto – voce e volto della Rai Calabria, in passato cronista in tante emittenti giornalistiche sia in Calabria che nel circuito nazionale. «La sua competenza e le sue doti caratteriali lo hanno caratterizzato in ogni sua esperienza».

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha espresso sgomento per la scomparsa di Bellantoni.

«Ho avuto il piacere di conoscerlo – ha detto – apprezzandone le elevate capacità di analisi sulle vicende politiche e istituzionali, sempre supportate, nella quotidianità del suo lavoro, dal rispetto della verità sostanziale dei fatti. A nome mio e dell’intero Consiglio regionale che rappresento, rivolgo sentite condoglianze alla sua famiglia e ai colleghi della Tgr Rai Calabria».

Profondo cordoglio viene espresso dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, ricordando che «con Pietro non perdiamo solo l’eccezionale cronista che ha firmato importanti pagine di verità e riscatto per una regione difficile come Calabria, ma soprattutto un uomo vero che nella sua, purtroppo breve esistenza, si è sempre fatto apprezzare per le sue straordinarie doti. Solare, buono, sensibile, gentile, incarnava la speranza del riscatto di una terra che, purtroppo, continua a perdere i suoi figli migliori. Un forte abbraccio a Ketty, alla piccola, alla famiglia e ai colleghi della Tgr Rai Calabria».

«La scomparsa prematura di Pietro Bellantoni è un duro colpo per l’intera società calabrese. Perdiamo un giornalista di razza, dotato di grandi qualità professionali ed umane, autonomo, attento, libero, corretto e sempre rispettoso della verità», ha dichiarato il senatore del Pd, Nicola Irto.

«Conservo un ricordo nitido delle inchieste, dei servizi, degli approfondimenti e degli editoriali di Bellantoni – ha aggiunto – che, seppure molto giovane, ha saputo dare un alto contributo all’informazione, stimolando con equilibrio il dibattito pubblico e raccontando la realtà della Calabria in maniera imparziale, puntuale e costruttiva».

«Pietro Bellantoni lo leggevano tutti, lo ascoltavano tutti. Con la sua inaspettata e tragica dipartita va via un figlio della Calabria che la sua regione l’ha voluta raccontare nei suoi mille difetti ma con lo sguardo sempre rivolto alla sua immensa bellezza. Era un valore aggiunto per le redazioni che lo accoglievano, per la sua elevata competenza e per i suoi modi gentili», ha ricordato la deputata del M5S, Vittoria Baldino.

«Era un valore aggiunto per la Calabria, modello per quei tanti giovani che hanno competenza e vogliono affermarsi solo con le proprie forze. “La Calabria vive una fase critica: è doveroso che ognuno faccia la propria parte per tentare di scrivere una nuova storia”, queste sono le parole forti che ci lascia in eredità e che nessuno in Calabria può permettersi di ignorare».

Commozione della sindaca di Vibo Maria Limardo a nome di tutta la città: «A nome dell’amministrazione e della città di Vibo Valentia intendo esprimere il mio cordoglio alla famiglia di Pietro Bellantoni, stimato giornalista prematuramente scomparso. Del giornalista Bellantoni, che ho potuto conoscere negli anni in cui si è occupato delle vicende politiche anche vibonesi, ho sempre apprezzato l’onestà e la correttezza, doti che gli hanno permesso di affermarsi ed ottenere il rispetto unanime da parte della società civile e politica».

Con una nota l’on. Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio della Camera dei deputati, ha ricordato il giornalista reggino: «Pensare che una persona come Pietro Bellantoni non sia più tra noi mi lascia senza parole. Pietro era un giornalista attento, un osservatore critico, una penna brillante come poche. Ed era soprattutto una persona splendida, di uno spessore umano raro. La Calabria perde un giornalista di enorme valore. Io perdo un amico. Alla sua famiglia il mio più sincero abbraccio e le più sentite condoglianze». (rrc)

Riccardo Giacoia nuovo caporedattore di Tgr Calabria

Prestigioso incarico per il giornalista cosentino Riccardo Giacoia, che è stato nominato caporedattore del Tgr Rai della Calabria, succedendo a Pasqualino Pandullo.

Riccardo Giacoia è stato finora vice caporedattore della Tgr Calabria. Dal 2011 al 2013 ha lavorato al Tg1, seguendo i più importanti avvenimenti di cronaca italiana, dal processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo, alla cattura del numero due della camorra Caterino (che riuscì a intervistare in esclusiva), dal terremoto in Emilia Romagna allo scandalo del calcio scommesse a Cremona. A causa delle tante e delicate inchieste sul crimine organizzato ha ricevuto più volte minacce di morte. Per la Tgr ha curato anche inchieste in AustraliaStati UnitiGermaniaInghilterraTurchia per le rubriche Levante e Mediterraneo.

Un «sincero augurio di buon lavoro al nuovo capo redattore della Tgr Rai della Calabria» è arrivato dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ricordando Giacoia come «giornalista dalla lunga e qualificata esperienza maturata sul campo, sempre attento a far prevalere la verità sostanziale dei fatti raccontati con la necessaria obiettività».

«Il Servizio pubblico radiotelevisivo – ha sottolineato – è fondamentale in una regione che deve ispessire la sua  dimensione comunitaria e fermare le sue storiche tendenze alla divisione, per promuovere, in una logica di sistema, sviluppo sostenibile e crescita sociale. Inoltre,  gioca un ruolo di primo piano, in particolare nella sfida della coesione territoriale che implica il superamento del divario Nord-Sud, e per vincerla ritengo che le redazioni regionali della Rai, a partire dalla Calabria con la sua squadra di ottimi professionisti, abbiamo un ruolo nevralgico».

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha espresso le sue felicitazioni per la nomina di Giacoia.

«Credo tu abbia meritato ampiamente questo riconoscimento – ha detto Fiorita – per la lunga esperienza maturata sul campo, lungo un percorso partito – come usa dire – dalla necessaria gavetta e che oggi si corona con la guida dell’informazione televisiva pubblica regionale, dopo i significativi passaggi anche sulle testate nazionali Rai. Tutto questo, per i calabresi, rappresenta una garanzia perché, come sai bene, viviamo in una realtà complessa, segnata da problemi e ritardi gravi ma anche da concreti segnali di vivacità e voglia di affermare i tratti migliori della nostra gente e della sua intelligenza, della nostra cultura e della nostra storia».

«Una realtà complessa – chiude il messaggio del primo cittadino – che proprio per questo ha bisogno di un’informazione che sappia raccontarla nella sua globalità, senza enfasi ma anche senza avvilimento. Ed è quello che, ne sono certo, riuscirai a fare proprio in virtù della tua esperienza ma anche del tuo vissuto personale, che è parte integrante del migliore giornalismo calabrese».

Per il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, si tratta di «una nomina meritata sul campo e che rappresenta il giusto riconoscimento per un professionista serio, rigoroso, di indubbie capacità, ampiamente dimostrate anche durante la sua lunga esperienza di inviato al Tg1 e negli speciali della testata ammiraglia della Rai. Una nomina che certamente fa registrare un salto di qualità dell’informazione in Calabria».

«Esprimo all’amico Riccardo Giacoia – ha aggiunto Caruso – le mie più convinte felicitazioni per una nomina che probabilmente sarebbe dovuta arrivare anche prima. È un vero peccato che non sia con noi a gioire di questo bel traguardo il grande Emanuele Giacoia, padre di Riccardo e per lunghi anni alla guida della redazione regionale del TG Calabria».

«A Riccardo Giacoia vanno i miei auguri personali di buon lavoro e quelli di tutta l’Amministrazione comunale – ha aggiunto –. Sono certo che il suo sarà un contributo decisivo alla ulteriore crescita dell’informazione nella nostra regione. Un contributo di competenze e lunga militanza che lo ha portato in giro per l’Italia e nel mondo al servizio di un’informazione obiettiva, nell’interesse esclusivo del cittadino secondo la concezione più anglosassone del giornalismo, suscitando l’apprezzamento di chi ha sempre seguito con attenzione e ammirazione i suoi servizi e reportage».

«Colgo l’occasione – ha concluso – per salutare anche il caporedattore uscente Pasqualino Pandullo ringraziandolo per il lavoro svolto e per il servizio reso in questi anni nei quali ha guidato la TRG della Rai Calabria con grande equilibrio, dedicando la giusta attenzione a quanto è avvenuto nella nostra città e nella nostra sede municipale».

«La nomina di Riccardo Giacoia alla guida del TG regionale calabrese è sinonimo di investimento in qualità dell’informazione», ha dichiarato il deputato di Fi, Francesco Cannizzaro.

«Nomina meritata sul campo – ha aggiunto – perché è il frutto di decenni di esperienza proprio in casa RAI, oltre che nel mondo del giornalismo in generale. Conoscendolo, sono certo che aiuterà tutto il territorio a raccontare la faccia più bella della nostra splendida regione, una Calabria migliore».

«Sono felice per Riccardo, professionista serio, impeccabile e, soprattutto, dinamico – ha detto ancora – che ha avuto modo di farsi apprezzare anche da inviato del TG1 ed in diversi altri contesti nazionali. Questo incarico è il coronamento dell’impegno profuso in tutto questo tempo, dentro e fuori Calabria. E poi, non si può sfuggire ad un parallelismo con Emanuele Giacoia, padre di Riccardo, per tanti anni anch’egli alla guida del TGR della Calabria». 

«Auguro buon lavoro a Riccardo e, al contempo – ha concluso – colgo l’occasione per salutare il caporedattore uscente, Pasqualino Pandullo, profondamente dedito in questi anni all’informazione regionale, con pacatezza e grande equilibrio».

Il consigliere regionale Pietro Molinaro, facendo gli auguri a Giacoia, ha ricordato come «tanto lavoro volto anche a livello nazionale, con inchieste sulle infiltrazioni della ndrangheta, che oggi vedono premiata la professionalità che ha messo raccontando gli avvenimenti della realtà che ci circonda con una costante attenzione alla notizia».

«Un percorso che corona un’importante esperienza professionale – ha concluso – che ha offerto spunti sempre interessanti e propositivi.  Un grazie a Pasqualino Pandullo che in questi anni , con responsabilità ed equilibrio, ha guidato la Tgr Calabria».

 «Rivolgo a Riccardo Giacoia – scrive in una nota Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria – un caloroso augurio di buon lavoro per il nuovo prestigioso incarico di Caporedattore della Tgr Rai».

«La nomina giunge lungo un percorso professionale fatto di competenza, impegno, determinazione – ha detto ancora – apprezzata capacità di ricerca e narrazione della notizia, gusto per l’approfondimento, che lo hanno visto impegnato anche per le testate Rai nazionali. Sono certo che nella veste di Caporedattore continuerà a dare alla Calabria un contributo importante per l’informazione e per la crescita complessiva del tessuto sociale».

«A Pasqualino Pandullo – scrive ancora Russo – va il ringraziamento sentito della Cisl per quanto ha fatto per la Calabria in una carriera giornalistica nella quale è stato protagonista su tanti fronti e che sicuramente non si chiude qui. Gli rivolgiamo un augurio affettuoso prendendo in prestito un verso di Eugenio Montale: “Nel futuro che s’apre le mattine sono ancorate come barche in rada”».

I presidenti di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli e di Ance Calabria e Cosenza Giovan Battista Perciaccante, hanno sottolineato come si tratta di «un incarico prestigioso e impegnativo che premia competenze e professionalità dimostrate nel tempo, nei diversi ruoli ricoperti anche a livello nazionale».

«Siamo certi – hanno concluso – che le capacità riconosciute di Riccardo Giacoia, a capo di una squadra di giornalisti professionisti di valore, all’interno della più grande azienda culturale del Paese, verranno messe a disposizione per il bene dell’intera Calabria, generando valore per tutti: per le imprese, le istituzioni e la società in senso ampio. Un ringraziamento al giornalista Pasqualino Pandullo per aver svolto lo stesso incarico negli ultimi quattro anni con equilibrio e professionalità, assicurando puntualità e qualità del servizio di informazione pubblico». (rcs)

Addio al poeta e scrittore Franco Galliano, cultore del cedro

Era ricoverato in una casa di cura a Belvedere Marittimo Franco Galliano che si è spento ieri all’età di 75 anni. Gravemente malato da tempo, lo scrittore e poeta è stato fondatore e presidente dell’Accademia internazionale del cedro. Proprio al cedro Galliano aveva dedicato gran parte della sua produzione letteraria ed era stato componente del Comitato Unesco della Regione. In più è stato, per tanti anni, docente del liceo “Metastasio” di Scalea.

«Sono profondamente addolorato per la scomparsa dello scrittore, saggista e poeta Franco Galiano. La triste notizia ci ha colti di sorpresa. E pensare che solo qualche mese addietro avevo avuto il piacere di premiarlo nella Sala Quintieri del Teatro Rendano in occasione della presentazione del suo ultimo libro, “Epifania Mediterranea”, per iniziativa della commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Mimmo Frammartino». Lo afferma il sindaco di Cosenza Franz Caruso nell’apprendere della scomparsa, avvenuta ieri, dell’intellettuale di Santa Maria del Cedro, Franco Galiano.

«Con Franco Galiano – sottolinea Franz Caruso – scompare una figura particolarmente poliedrica, nella quale convivevano molteplici aspetti: lo scrittore, il saggista, il poeta, ma anche l’autore di opere per il teatro. Persona di innegabile cultura, molto legato alla sua terra, si impegnò incessantemente anche nell’opera di divulgazione del cedro, eccellenza e grande risorsa della sua terra d’origine, divenendo Presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro. In questa veste contribuì notevolmente alla promozione e alla diffusione del cedro calabrese all’estero, divenendone autentico ambasciatore. La produzione letteraria e poetica come quella di divulgatore del cedro – ha aggiunto Franz Caruso – non devono essere tenute disgiunte, però, dall’impegno che Franco Galiano seppe profondere in politica. Socialista della prima ora – ha detto ancora Franz Caruso – Franco fu dirigente provinciale del Psi ed esponente di quell’ala sinistra che si richiamava alle posizioni di Pino Iacino, tant’è che con lo stesso Iacino abbiamo assistito al Rendano alla presentazione dell’ultimo libro di Galiano. Nel partito diede un contributo importante, di spessore. Una militanza attiva che ebbe modo di estrinsecarsi in un periodo nel quale nelle sezioni il confronto era sì acceso e serrato, ma sempre improntato al rispetto».

Il sindaco ha poi indirizzato le sue più sentite condoglianze e quelle dell’amministrazione comunale ai familiari di Franco Galiano. (rcs)

Addio a Guido Rhodio, già presidente della Regione Calabria

Cordoglio, in Calabria, per la scomparsa di Guido Rhodio, già presidente della Regione Calabria e sindaco di Squillace.

Esponente della Democrazia Cristiana, Rhodio è stato, anche, vicepresidente della Provincia di Catanzaro, è stato eletto in Consiglio regionale e, nel corso del suo mandato di presidente della Regione, dal 1992 al 1994, è stato anche coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Regioni italiane.

«È stato uno degli esponenti regionali di spicco della cultura cattolica, ma anche uomo di raffinata cultura, interprete delle istituzioni e di una politica intesa sempre come servizio, ricerca di soluzioni e confronto costruttivo», ha ricordato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, esprimendo «alla famiglia e alla comunità di Squillace, sua città natale, la nostra sincera vicinanza».

«Con la scomparsa di Guido Rhodio viene meno una delle figure che più hanno inciso, svolgendo anche le funzioni di Presidente della Regione, nello sviluppo del sistema regionalistico calabrese e meridionale, lasciando tracce significative delle sue capacità amministrative e legislative», ha detto il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

«E viene meno anche uno dei protagonisti di indubbio spessore culturale e umano della ‘Democrazia Cristiana’ – ha aggiunto – sempre ispirato, nelle sue scelte e azioni, dai valori cattolici mai scissi dai principi della Carta costituzionale. Alla sua famiglia, rivolgo le più sentite condoglianze, mie e del Consiglio regionale che mi pregio di rappresentare».

Cordoglio è stato espresso, anche, dal sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ricordando Rhodio come «una persona di grande umanità e signorilità: doti sempre più rare che, indiscutibilmente, gli appartenevano».

«Ma è stato anche un fine intellettuale – ha ricordato – pieno di iniziativa e sensibilità, tratti distintivi del suo modo di essere che egli è riuscito a esprimere nei campi più diversi: dal giornalismo, alla promozione della cultura, fino alla politica, rivestendo cariche di alta rappresentanza per dedicarsi infine a Squillace, suo paese natale. Da questo punto di vista, se ne va un pezzo della migliore storia calabrese ma anche un pezzo di quel mondo che era fatto di confronto civile, di toni pacati, di sguardo attento agli interessi generali della nostra regione, della sua crescita e dello sviluppo».

«Ai suoi familiari – ha concluso – giungano oggi i sensi del mio sincero e profondo cordoglio, cui aggiungo quelli dell’intera città capoluogo di regione».

Anche l’Amministrazione comunale di Vallefiorita ha espresso il suo cordoglio, ricordando come «Rhodio ha servito la comunità di Squillace con dedizione come sindaco per due mandati, dimostrando un impegno costante verso il benessere dei suoi concittadini».

«La sua carriera politica – si legge in una nota – è stata segnata da importanti incarichi, tra cui il ruolo di esponente di spicco della Democrazia Cristiana e la vicepresidenza della Provincia di Catanzaro per ben due legislature. Inoltre, è stato giornalista pubblicista, docente di scuola, ha diretto alcuni periodici locali legati al territorio natale di Squillace e ha fondato l’Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria. Ha contribuito in modo significativo all’ambito regionale, ricoprendo il ruolo di assessore regionale e, in seguito, onorando la posizione di Presidente della Giunta regionale».
«La sua perdita rappresenta una profonda tristezza per la comunità di Vallefiorita e per l’intera regione – conclude la nota –. Rhodio ha lasciato un’impronta indelebile nel tessuto politico e sociale della nostra zona, e il suo impegno instancabile sarà ricordato con gratitudine da tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e collaborare con lui. La sua eredità politica e il suo spirito di servizio resteranno un esempio luminoso per le generazioni future».

Alla criminologa calabrese Anna Sergi il premio “Early Career ESC 2023”

di PINO NANOLa motivazione del Premio è categorica «La professoressa Anna Sergi ha contribuito allo sviluppo della criminologia europea con studi su un importante problema criminale, ovvero la criminalità organizzata, in particolare la ‘Ndrangheta, e le organizzazioni mafiose collaterali».

Credo che un ricercatore – in questo caso una studiosa di alto profilo come lei, nata e cresciuta tra Limbadi e Cosenza – non potesse aspettarsi premio più ideale e motivazione più corposa e completa di questa.

Anna Sergi, a giudizio della Giuria Internazionale che ha deciso il Premio è «Pensatrice di spicco» e «autrice e saggista prolifica». Per il mondo universitario inglese, dunque, la criminologa italiana, di origini calabresi, in questi anni ha superato sé stessa, conquistando un record di eccellenza unico nella storia della criminologia. 

Nella motivazione ufficiale del prestigioso riconoscimento alla ricercatrice italiana si fa anche infatti l’elenco delle sue pubblicazioni, che sul tema è poderoso: “37 articoli su riviste internazionali, 7 volumi e 22 capitoli di libri”. Tutto questo, per la #SocietàEuropeadiCriminologia (ES) è una «testimonianza della sua eccellenza», e con una motivazione che la dice lunga sul valore professionale di questa brillante studiosa che lavora presso il Dipartimento di Sociologia dell’università di Essex in Gran Bretagna: “Il Premio #EarlyCareerESC2023 riconosce e consacra il notevole contributo scientifico di un criminologo europeo nei primi dieci anni di carriera”.

È la stessa direttrice del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, professoressa Linsey McGoey a manifestare tutta la soddisfazione del Campus inglese dove Anna Sergi ha percorso le tappe fondamentali della sua carriera universitaria: «Insieme a tutti i colleghi, sono felice per Anna. Questo riconoscimento del suo lavoro è meritato, e sono sicura che il Centro di Criminologia celebrerà il suo successo insieme a lei».

La cerimonia di consegna del Premio si svolgerà il prossimo 6 settembre a Firenze, nel corso della Conferenza Internazionale della Società Europea di Criminologia che si svolge appunto in Italia. Il comitato del premio – riconosce che il «corposo lavoro» di Anna Sergi come ricercatrice nella sua carriera non solo soddisfa ma supera lo standard di «eccezionale produzione scientifica». Insomma, più di così si muore.

Le sue ricerche si focalizzano sullo studio della criminalità organizzata e della giustizia penale comparata. Ha pubblicato in numerose riviste ‘peer review’ in criminologia su argomenti relativi alle mafie italiane sia in Italia che all’estero, nonché sulle strategie di contrasto della criminalità organizzata. Nell’autunno 2015 ha lavorato come consulente presso l’Australian Institute of Criminology, a Canberra e come Research Fellow presso la Flinders Law School, ad Adelaide. Nel 2017 è stata visiting researcher presso l’Università di Montreal in Canada ed è Fellow internazionale all’Università di Melbourne. Anna Sergi è presidente del Early Career Researchers Network della British Society of Criminology (BSC), ed è membro del suo Comitato esecutivo in qualità di coresponsabile del comitato post-laurea. Tra novembre 2012 e dicembre 2015 è stata caporedattore della newsletter, membro del comitato esecutivo dell’ECPR Standing Group on Organized Crime.

«Sento che questo Premio – questa la prima reazione della professoressa Anna Sergi alla notizia del prestigioso riconoscimento – rafforza la mia identità Europea come ricercatrice. Premiandomi per la mia produzione scientifica, vengono riconosciuti anche il mio forte desiderio di contribuire alla conoscenza critica della mia Calabria tramite il mio lavoro di ricerca».

Ma non soddisfatta di questo, la studiosa calabrese va ancora oltre e spiega quello che probabilmente è un dettaglio della sua sfera professionale più riservata: «I premi – dice – possono essere interpretati in tanti modi diversi, a seconda del momento in cui si ricevono, del motivo e anche di chi è presente a testimoniarlo. Questo premio arriva in un periodo di incertezze delle scelte. Partecipo alle Conferenze della Società Europea di Criminologia dal 2011 e alla cerimonia della premiazione vedrò molti volti della mia comunità. Mostrerò un volto serio e imparziale, ma sarò commossa e orgogliosa. Ringrazio l’Università di Essex e la Società Europea di Criminologia».

Ma una studiosa come lei ha mai immaginato di far rientro in Italia?

La risposta che dà la studiosa non lascia dubbi sul rapporto viscerale che la stessa ha conservato con la sua terra di origine e quindi con l’Italia: «Da migrante all’estero il ritorno in Italia è un grandissimo punto fermo nella mia vita, e non escluderei la Calabria, ma a condizioni giuste».

Il messaggio è chiaro.

Per la studiosa calabrese è questo l’ennesimo riconoscimento professionale alla carriera. Anna Sergi oggi è Vicedirettore del Centro di Criminologia all’Università di Essex. Dopo aver completato la laurea quinquennale in giurisprudenza in Italia, all’Università di Bologna nel 2009, laureandosi con il massimo dei voti (cum laude) in Procedura Penale Internazionale ed europea, finisce a Londra per un “Master of Law” (LL. M.) in Diritto Penale, più esattamente Criminologia e Diritto Penale, al King College, di Londra. Una volta chiuso brillantemente il suo Master inizia a lavorare nel settore privato per un anno, prima come stagista presso il “Dipartimento Forensics e Riciclaggio di denaro” di Pricewaterhouse Coopers a Milano, e subito dopo sbarca all’Ufficio Legale di Withers LLP a Londra. 

Nel 2014, dicevamo consegue un PhD in Sociologia, con specializzazione in Criminologia, presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, dove si specializza in Ricerca e Analisi dei grandi fenomeni di criminalità organizzata nel mondo, ma l’occasione è quella giusta anche per specializzarsi in Diritto Penale Comparato. Per Anna Sergi sono gli anni delle prime pubblicazioni importanti, e i suoi primi lavori finiscono sulle riviste più prestigiose di criminologia internazionale. Alla fine, nel settembre 2015, corona il suo sogno, diventa docente di criminologia presso la stessa l’Università di Essex, e qualche mese più tardi viene chiamata come consulente all’Australian Institute of Criminology di Canberra, e subito dopo, come se tutto questo già non bastasse da solo a dare l’idea delle sue capacità, ad Adelaide come Research Fellow presso la Flinders Law School. 

Una carriera tutta di corsa, dunque, ma vissuta e costruita a migliaia di chilometri lontana da casa, tra uno scalo aereo e l’altro, tra un jet lag e un seminario internazionale, a diretto contatto, sempre e comunque, con il fior fiore della Giurisprudenza penale internazionale e della Sociologia. Ma è mai possibile mi chiedo che all’Università della Calabria, dove raccontano da mesi di cercare “cervelli di ritorno” – non ci sia un angolo utile per questa studiosa? Che poi, secondo me, tornerebbe utile per il Campus e la storia stessa dell’Università di Arcavacata. (pn) 

Addio al giornalista catanzarese Enzo De Virgilio

di  PINO NANO  – Addio al giornalista catanzarese Enzo De Virgilio.  Una persona perbene, un gran signore del giornalismo calabrese. Un pioniere dell’Ordine regionale dei Giornalisti, ma anche uno dei grandi artefici del sindacato di categoria.

Sempre estremamente garbato, viveva la sua vita sempre un passo indietro agli altri. Attentissimo alle mille insidie di questo nostro mestiere, era a suo modo un apripista e un maestro. Padrone assoluto del campo, conoscitore di uomini e cose come nessun altro, tant’è vero che ricordo che da Caporedatore della Rai se avevo necessità di avere un conforto su una notizia che riguardava la città capoluogo chiamavo Enzo con la certezza assoluta di trovare in lui sempre la risposta più equilibrata e più serena possibile. C’è stato un pezzo della mia vita professionale in cui io scrivevo anche per lui, quando lui da Direttore de Il Piccolissimo, giornale che aveva anche fondato, mi chiedeva soprattutto delle note di colore sul mondo dell’emigrazione calabrese che io avevo incontrato in Nord America.

Mai di parte, ma testardo e cocciuto quando difendeva una causa che riteneva sacrosanta e legittima. Mai fazioso, ma determinato nelle scelte in cui credeva, e soprattutto figlio vero della città di Catanzaro. Enzo considerava Catanzaro la sua città naturale, e viveva la vita della città come se ci fosse realmente nato e cresciuto. Non era così in realtà, essendo lui nato a Galatro nel 1936, ma tutta la sua vita è stata attraversata e segnata dalla storia dei catanzaresi.

Se ne è andato anche lui nel silenzio quasi assordante di questi giorni di caldo ferragostano, era stato ricoverato all’Ospedale Pugliese per l’acuirsi dei suoi antichi malanni, ma questa volta non ce l’ha fatta.

Enzo aveva anche un passato da militante del Psi, ed era stato Segretario della Camera del Lavoro di Catanzaro non ancora trentenne, poi Segretario regionale della Uil. Coltiva la passione per il giornalismo fin da ragazzo, apprendendo i rudimenti della professione al Gazzettino del Jonio diretto allora da Titta Foti. È stato poi corrispondente de Il Giorno, quando viveva a Vibo Valentia, e del quotidiano economico Il Globo.

Passerà alla storia per essere stato il primo vero “direttore” responsabile della redazione calabrese dell’Agenzia Giornalistica Italia, redazione che ha guidato magistralmente per oltre trent’anni valorizzando al massimo la funzione e l’importanza di una agenzia che non era l’ANSA ,ma che con lui ha vissuto la stessa luce riflessa e gli stessi onori dell’ANSA. E una volta andato in pensione, Enzo era diventato il punto di riferimento in Calabria di un’altra agenzia di stampa ancora, l’Agenzia ASCA, riscoprendo all’età di settantanni ed oltre il gusto per la notizia e per la ricerca della stessa, come se avesse ancora non più di 30 anni. Ma non contento di tutto questo, fondato anche un’agenzia on line, che aveva chiamato Calabria notizie, e che alla soglia dei suoi primi 80 anni lo aveva ripiombato nel mondo dell’informazione digitale, cosa del tutto inimmaginabile per un vecchio cronista d’altri tempi. Davvero indimenticabile.

“La morte di Enzo De Virgilio segna un giorno di grave lutto per tutto il mondo giornalistico calabrese.-sottolinea il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri– Enzo è stato un giornalista di primissimo livello: sempre attento alla fondatezza, alla attendibilità, alla correttezza della notizia che non mancava mai di verificare e di approfondire nelle sue diverse sfaccettature. Era cultore di un giornalismo rigoroso, mai superficiale, rispettoso anche della dignità e dei diritti di tutti. Per me -aggiunge Soluri- è stato prima di tutto un grande amico, un fratello maggiore, un punto di riferimento costante per la sua saggezza, la sua capacità di valutare le cose. Con Enzo De Virgilio il giornalismo calabrese perde un grande professionista. Personalmente perdo un amico vero, con cui abbiamo vissuto stagioni importanti dell’informazione calabrese e condiviso anche aspetti molto personali della vita. Enzo è stato un uomo di animo buono e sincero, ed è per questo che, come ben sottolineava Epicuro, ‘è vissuto soprattutto nella saggezza e nell’amicizia’. Sarà impossibile -conclude il presidente Soluri– dimenticare il suo magistero sia professionale che umano”.

Profondo cordoglio per la scomparsa di Enzo De Virgilio viene espressa dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, per diciotto anni anche segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria. “Enzo De Virgilio è stato uno dei padri nobili del giornalismo calabrese e degli istituti di categoria dei giornalisti. Uomo di grande cultura, sempre pronto a offrire il proprio contributo di idee e a battersi per i diritti dei giornalisti, è stato un collega corretto e leale in una giungla nella quale, purtroppo spesso, l’ingratitudine e la gelosia prevalgono sui buoni sentimenti di quanti lavorano per tenere alta la bandiera della professione e della qualità dell’informazione. Al figlio Alessandro e alla famiglia tutta – conclude Carlo Parisi – il commosso abbraccio e il ringraziamento di quanti hanno sempre trovato in Enzo non solo un prezioso collega, ma un fraterno amico, sempre pronto a stemperare e superare i problemi con una battuta e un sorriso. “Barriere e ostacoli – mi ha detto l’ultima volta che ci siamo sentiti al telefono – albergano solo nella testa di quanti, per ovvi limiti, o non sono mai riusciti a vedere l’orizzonte oltre il proprio campanile o si illudono di fare fessi quanti, in realtà, fanno loro credere di esserlo”. Quanta saggezza in Enzo, che per una vita ha giocato al gatto e il topo con Venturino Coppoletti, beccandosi spesso ma, rispettandosi e volendosi sempre un bene dell’anima”.

Ma a ricordarlo e a rendergli il saluto dell’intera Calabria è anche il Governatore Roberto Occhiuto: “Sincero cordoglio, da parte mia e della Giunta che presiedo- scrive il Presidente della Regione- per la scomparsa di Enzo De Virgilio. Protagonista per decenni del giornalismo calabrese, alla guida per oltre 30 anni della redazione regionale dell’Agenzia giornalistica Italia, professionista di qualità e spessore. Durante la sua brillante carriera ha raccontato, con equilibrio e imparzialità, grandi eventi di cronaca, cambiamenti culturali e sociali, le vicende politiche più importanti della nostra Regione. Vicinanza alla famiglia e alle persone a lui piu care in questo momento di dolore”. Così anche il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: «Esprimo, a nome mio e del Consiglio regionale che rappresento, sentimenti di cordoglio per la scomparsa del giornalista Vincenzo de Virgilio,  alla guida dell’ “Agenzia Giornalistica Italia” (Agi) per tre decenni e protagonista, oltre che testimone scrupoloso, di numerosi eventi (anche sociali e culturali) che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia contemporanea della Calabria.