Riccardo Giacoia nuovo caporedattore di Tgr Calabria

Prestigioso incarico per il giornalista cosentino Riccardo Giacoia, che è stato nominato caporedattore del Tgr Rai della Calabria, succedendo a Pasqualino Pandullo.

Riccardo Giacoia è stato finora vice caporedattore della Tgr Calabria. Dal 2011 al 2013 ha lavorato al Tg1, seguendo i più importanti avvenimenti di cronaca italiana, dal processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo, alla cattura del numero due della camorra Caterino (che riuscì a intervistare in esclusiva), dal terremoto in Emilia Romagna allo scandalo del calcio scommesse a Cremona. A causa delle tante e delicate inchieste sul crimine organizzato ha ricevuto più volte minacce di morte. Per la Tgr ha curato anche inchieste in AustraliaStati UnitiGermaniaInghilterraTurchia per le rubriche Levante e Mediterraneo.

Un «sincero augurio di buon lavoro al nuovo capo redattore della Tgr Rai della Calabria» è arrivato dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ricordando Giacoia come «giornalista dalla lunga e qualificata esperienza maturata sul campo, sempre attento a far prevalere la verità sostanziale dei fatti raccontati con la necessaria obiettività».

«Il Servizio pubblico radiotelevisivo – ha sottolineato – è fondamentale in una regione che deve ispessire la sua  dimensione comunitaria e fermare le sue storiche tendenze alla divisione, per promuovere, in una logica di sistema, sviluppo sostenibile e crescita sociale. Inoltre,  gioca un ruolo di primo piano, in particolare nella sfida della coesione territoriale che implica il superamento del divario Nord-Sud, e per vincerla ritengo che le redazioni regionali della Rai, a partire dalla Calabria con la sua squadra di ottimi professionisti, abbiamo un ruolo nevralgico».

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha espresso le sue felicitazioni per la nomina di Giacoia.

«Credo tu abbia meritato ampiamente questo riconoscimento – ha detto Fiorita – per la lunga esperienza maturata sul campo, lungo un percorso partito – come usa dire – dalla necessaria gavetta e che oggi si corona con la guida dell’informazione televisiva pubblica regionale, dopo i significativi passaggi anche sulle testate nazionali Rai. Tutto questo, per i calabresi, rappresenta una garanzia perché, come sai bene, viviamo in una realtà complessa, segnata da problemi e ritardi gravi ma anche da concreti segnali di vivacità e voglia di affermare i tratti migliori della nostra gente e della sua intelligenza, della nostra cultura e della nostra storia».

«Una realtà complessa – chiude il messaggio del primo cittadino – che proprio per questo ha bisogno di un’informazione che sappia raccontarla nella sua globalità, senza enfasi ma anche senza avvilimento. Ed è quello che, ne sono certo, riuscirai a fare proprio in virtù della tua esperienza ma anche del tuo vissuto personale, che è parte integrante del migliore giornalismo calabrese».

Per il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, si tratta di «una nomina meritata sul campo e che rappresenta il giusto riconoscimento per un professionista serio, rigoroso, di indubbie capacità, ampiamente dimostrate anche durante la sua lunga esperienza di inviato al Tg1 e negli speciali della testata ammiraglia della Rai. Una nomina che certamente fa registrare un salto di qualità dell’informazione in Calabria».

«Esprimo all’amico Riccardo Giacoia – ha aggiunto Caruso – le mie più convinte felicitazioni per una nomina che probabilmente sarebbe dovuta arrivare anche prima. È un vero peccato che non sia con noi a gioire di questo bel traguardo il grande Emanuele Giacoia, padre di Riccardo e per lunghi anni alla guida della redazione regionale del TG Calabria».

«A Riccardo Giacoia vanno i miei auguri personali di buon lavoro e quelli di tutta l’Amministrazione comunale – ha aggiunto –. Sono certo che il suo sarà un contributo decisivo alla ulteriore crescita dell’informazione nella nostra regione. Un contributo di competenze e lunga militanza che lo ha portato in giro per l’Italia e nel mondo al servizio di un’informazione obiettiva, nell’interesse esclusivo del cittadino secondo la concezione più anglosassone del giornalismo, suscitando l’apprezzamento di chi ha sempre seguito con attenzione e ammirazione i suoi servizi e reportage».

«Colgo l’occasione – ha concluso – per salutare anche il caporedattore uscente Pasqualino Pandullo ringraziandolo per il lavoro svolto e per il servizio reso in questi anni nei quali ha guidato la TRG della Rai Calabria con grande equilibrio, dedicando la giusta attenzione a quanto è avvenuto nella nostra città e nella nostra sede municipale».

«La nomina di Riccardo Giacoia alla guida del TG regionale calabrese è sinonimo di investimento in qualità dell’informazione», ha dichiarato il deputato di Fi, Francesco Cannizzaro.

«Nomina meritata sul campo – ha aggiunto – perché è il frutto di decenni di esperienza proprio in casa RAI, oltre che nel mondo del giornalismo in generale. Conoscendolo, sono certo che aiuterà tutto il territorio a raccontare la faccia più bella della nostra splendida regione, una Calabria migliore».

«Sono felice per Riccardo, professionista serio, impeccabile e, soprattutto, dinamico – ha detto ancora – che ha avuto modo di farsi apprezzare anche da inviato del TG1 ed in diversi altri contesti nazionali. Questo incarico è il coronamento dell’impegno profuso in tutto questo tempo, dentro e fuori Calabria. E poi, non si può sfuggire ad un parallelismo con Emanuele Giacoia, padre di Riccardo, per tanti anni anch’egli alla guida del TGR della Calabria». 

«Auguro buon lavoro a Riccardo e, al contempo – ha concluso – colgo l’occasione per salutare il caporedattore uscente, Pasqualino Pandullo, profondamente dedito in questi anni all’informazione regionale, con pacatezza e grande equilibrio».

Il consigliere regionale Pietro Molinaro, facendo gli auguri a Giacoia, ha ricordato come «tanto lavoro volto anche a livello nazionale, con inchieste sulle infiltrazioni della ndrangheta, che oggi vedono premiata la professionalità che ha messo raccontando gli avvenimenti della realtà che ci circonda con una costante attenzione alla notizia».

«Un percorso che corona un’importante esperienza professionale – ha concluso – che ha offerto spunti sempre interessanti e propositivi.  Un grazie a Pasqualino Pandullo che in questi anni , con responsabilità ed equilibrio, ha guidato la Tgr Calabria».

 «Rivolgo a Riccardo Giacoia – scrive in una nota Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria – un caloroso augurio di buon lavoro per il nuovo prestigioso incarico di Caporedattore della Tgr Rai».

«La nomina giunge lungo un percorso professionale fatto di competenza, impegno, determinazione – ha detto ancora – apprezzata capacità di ricerca e narrazione della notizia, gusto per l’approfondimento, che lo hanno visto impegnato anche per le testate Rai nazionali. Sono certo che nella veste di Caporedattore continuerà a dare alla Calabria un contributo importante per l’informazione e per la crescita complessiva del tessuto sociale».

«A Pasqualino Pandullo – scrive ancora Russo – va il ringraziamento sentito della Cisl per quanto ha fatto per la Calabria in una carriera giornalistica nella quale è stato protagonista su tanti fronti e che sicuramente non si chiude qui. Gli rivolgiamo un augurio affettuoso prendendo in prestito un verso di Eugenio Montale: “Nel futuro che s’apre le mattine sono ancorate come barche in rada”».

I presidenti di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli e di Ance Calabria e Cosenza Giovan Battista Perciaccante, hanno sottolineato come si tratta di «un incarico prestigioso e impegnativo che premia competenze e professionalità dimostrate nel tempo, nei diversi ruoli ricoperti anche a livello nazionale».

«Siamo certi – hanno concluso – che le capacità riconosciute di Riccardo Giacoia, a capo di una squadra di giornalisti professionisti di valore, all’interno della più grande azienda culturale del Paese, verranno messe a disposizione per il bene dell’intera Calabria, generando valore per tutti: per le imprese, le istituzioni e la società in senso ampio. Un ringraziamento al giornalista Pasqualino Pandullo per aver svolto lo stesso incarico negli ultimi quattro anni con equilibrio e professionalità, assicurando puntualità e qualità del servizio di informazione pubblico». (rcs)

Addio al poeta e scrittore Franco Galliano, cultore del cedro

Era ricoverato in una casa di cura a Belvedere Marittimo Franco Galliano che si è spento ieri all’età di 75 anni. Gravemente malato da tempo, lo scrittore e poeta è stato fondatore e presidente dell’Accademia internazionale del cedro. Proprio al cedro Galliano aveva dedicato gran parte della sua produzione letteraria ed era stato componente del Comitato Unesco della Regione. In più è stato, per tanti anni, docente del liceo “Metastasio” di Scalea.

«Sono profondamente addolorato per la scomparsa dello scrittore, saggista e poeta Franco Galiano. La triste notizia ci ha colti di sorpresa. E pensare che solo qualche mese addietro avevo avuto il piacere di premiarlo nella Sala Quintieri del Teatro Rendano in occasione della presentazione del suo ultimo libro, “Epifania Mediterranea”, per iniziativa della commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Mimmo Frammartino». Lo afferma il sindaco di Cosenza Franz Caruso nell’apprendere della scomparsa, avvenuta ieri, dell’intellettuale di Santa Maria del Cedro, Franco Galiano.

«Con Franco Galiano – sottolinea Franz Caruso – scompare una figura particolarmente poliedrica, nella quale convivevano molteplici aspetti: lo scrittore, il saggista, il poeta, ma anche l’autore di opere per il teatro. Persona di innegabile cultura, molto legato alla sua terra, si impegnò incessantemente anche nell’opera di divulgazione del cedro, eccellenza e grande risorsa della sua terra d’origine, divenendo Presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro. In questa veste contribuì notevolmente alla promozione e alla diffusione del cedro calabrese all’estero, divenendone autentico ambasciatore. La produzione letteraria e poetica come quella di divulgatore del cedro – ha aggiunto Franz Caruso – non devono essere tenute disgiunte, però, dall’impegno che Franco Galiano seppe profondere in politica. Socialista della prima ora – ha detto ancora Franz Caruso – Franco fu dirigente provinciale del Psi ed esponente di quell’ala sinistra che si richiamava alle posizioni di Pino Iacino, tant’è che con lo stesso Iacino abbiamo assistito al Rendano alla presentazione dell’ultimo libro di Galiano. Nel partito diede un contributo importante, di spessore. Una militanza attiva che ebbe modo di estrinsecarsi in un periodo nel quale nelle sezioni il confronto era sì acceso e serrato, ma sempre improntato al rispetto».

Il sindaco ha poi indirizzato le sue più sentite condoglianze e quelle dell’amministrazione comunale ai familiari di Franco Galiano. (rcs)

Addio a Guido Rhodio, già presidente della Regione Calabria

Cordoglio, in Calabria, per la scomparsa di Guido Rhodio, già presidente della Regione Calabria e sindaco di Squillace.

Esponente della Democrazia Cristiana, Rhodio è stato, anche, vicepresidente della Provincia di Catanzaro, è stato eletto in Consiglio regionale e, nel corso del suo mandato di presidente della Regione, dal 1992 al 1994, è stato anche coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Regioni italiane.

«È stato uno degli esponenti regionali di spicco della cultura cattolica, ma anche uomo di raffinata cultura, interprete delle istituzioni e di una politica intesa sempre come servizio, ricerca di soluzioni e confronto costruttivo», ha ricordato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, esprimendo «alla famiglia e alla comunità di Squillace, sua città natale, la nostra sincera vicinanza».

«Con la scomparsa di Guido Rhodio viene meno una delle figure che più hanno inciso, svolgendo anche le funzioni di Presidente della Regione, nello sviluppo del sistema regionalistico calabrese e meridionale, lasciando tracce significative delle sue capacità amministrative e legislative», ha detto il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

«E viene meno anche uno dei protagonisti di indubbio spessore culturale e umano della ‘Democrazia Cristiana’ – ha aggiunto – sempre ispirato, nelle sue scelte e azioni, dai valori cattolici mai scissi dai principi della Carta costituzionale. Alla sua famiglia, rivolgo le più sentite condoglianze, mie e del Consiglio regionale che mi pregio di rappresentare».

Cordoglio è stato espresso, anche, dal sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ricordando Rhodio come «una persona di grande umanità e signorilità: doti sempre più rare che, indiscutibilmente, gli appartenevano».

«Ma è stato anche un fine intellettuale – ha ricordato – pieno di iniziativa e sensibilità, tratti distintivi del suo modo di essere che egli è riuscito a esprimere nei campi più diversi: dal giornalismo, alla promozione della cultura, fino alla politica, rivestendo cariche di alta rappresentanza per dedicarsi infine a Squillace, suo paese natale. Da questo punto di vista, se ne va un pezzo della migliore storia calabrese ma anche un pezzo di quel mondo che era fatto di confronto civile, di toni pacati, di sguardo attento agli interessi generali della nostra regione, della sua crescita e dello sviluppo».

«Ai suoi familiari – ha concluso – giungano oggi i sensi del mio sincero e profondo cordoglio, cui aggiungo quelli dell’intera città capoluogo di regione».

Anche l’Amministrazione comunale di Vallefiorita ha espresso il suo cordoglio, ricordando come «Rhodio ha servito la comunità di Squillace con dedizione come sindaco per due mandati, dimostrando un impegno costante verso il benessere dei suoi concittadini».

«La sua carriera politica – si legge in una nota – è stata segnata da importanti incarichi, tra cui il ruolo di esponente di spicco della Democrazia Cristiana e la vicepresidenza della Provincia di Catanzaro per ben due legislature. Inoltre, è stato giornalista pubblicista, docente di scuola, ha diretto alcuni periodici locali legati al territorio natale di Squillace e ha fondato l’Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria. Ha contribuito in modo significativo all’ambito regionale, ricoprendo il ruolo di assessore regionale e, in seguito, onorando la posizione di Presidente della Giunta regionale».
«La sua perdita rappresenta una profonda tristezza per la comunità di Vallefiorita e per l’intera regione – conclude la nota –. Rhodio ha lasciato un’impronta indelebile nel tessuto politico e sociale della nostra zona, e il suo impegno instancabile sarà ricordato con gratitudine da tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e collaborare con lui. La sua eredità politica e il suo spirito di servizio resteranno un esempio luminoso per le generazioni future».

Alla criminologa calabrese Anna Sergi il premio “Early Career ESC 2023”

di PINO NANOLa motivazione del Premio è categorica «La professoressa Anna Sergi ha contribuito allo sviluppo della criminologia europea con studi su un importante problema criminale, ovvero la criminalità organizzata, in particolare la ‘Ndrangheta, e le organizzazioni mafiose collaterali».

Credo che un ricercatore – in questo caso una studiosa di alto profilo come lei, nata e cresciuta tra Limbadi e Cosenza – non potesse aspettarsi premio più ideale e motivazione più corposa e completa di questa.

Anna Sergi, a giudizio della Giuria Internazionale che ha deciso il Premio è «Pensatrice di spicco» e «autrice e saggista prolifica». Per il mondo universitario inglese, dunque, la criminologa italiana, di origini calabresi, in questi anni ha superato sé stessa, conquistando un record di eccellenza unico nella storia della criminologia. 

Nella motivazione ufficiale del prestigioso riconoscimento alla ricercatrice italiana si fa anche infatti l’elenco delle sue pubblicazioni, che sul tema è poderoso: “37 articoli su riviste internazionali, 7 volumi e 22 capitoli di libri”. Tutto questo, per la #SocietàEuropeadiCriminologia (ES) è una «testimonianza della sua eccellenza», e con una motivazione che la dice lunga sul valore professionale di questa brillante studiosa che lavora presso il Dipartimento di Sociologia dell’università di Essex in Gran Bretagna: “Il Premio #EarlyCareerESC2023 riconosce e consacra il notevole contributo scientifico di un criminologo europeo nei primi dieci anni di carriera”.

È la stessa direttrice del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, professoressa Linsey McGoey a manifestare tutta la soddisfazione del Campus inglese dove Anna Sergi ha percorso le tappe fondamentali della sua carriera universitaria: «Insieme a tutti i colleghi, sono felice per Anna. Questo riconoscimento del suo lavoro è meritato, e sono sicura che il Centro di Criminologia celebrerà il suo successo insieme a lei».

La cerimonia di consegna del Premio si svolgerà il prossimo 6 settembre a Firenze, nel corso della Conferenza Internazionale della Società Europea di Criminologia che si svolge appunto in Italia. Il comitato del premio – riconosce che il «corposo lavoro» di Anna Sergi come ricercatrice nella sua carriera non solo soddisfa ma supera lo standard di «eccezionale produzione scientifica». Insomma, più di così si muore.

Le sue ricerche si focalizzano sullo studio della criminalità organizzata e della giustizia penale comparata. Ha pubblicato in numerose riviste ‘peer review’ in criminologia su argomenti relativi alle mafie italiane sia in Italia che all’estero, nonché sulle strategie di contrasto della criminalità organizzata. Nell’autunno 2015 ha lavorato come consulente presso l’Australian Institute of Criminology, a Canberra e come Research Fellow presso la Flinders Law School, ad Adelaide. Nel 2017 è stata visiting researcher presso l’Università di Montreal in Canada ed è Fellow internazionale all’Università di Melbourne. Anna Sergi è presidente del Early Career Researchers Network della British Society of Criminology (BSC), ed è membro del suo Comitato esecutivo in qualità di coresponsabile del comitato post-laurea. Tra novembre 2012 e dicembre 2015 è stata caporedattore della newsletter, membro del comitato esecutivo dell’ECPR Standing Group on Organized Crime.

«Sento che questo Premio – questa la prima reazione della professoressa Anna Sergi alla notizia del prestigioso riconoscimento – rafforza la mia identità Europea come ricercatrice. Premiandomi per la mia produzione scientifica, vengono riconosciuti anche il mio forte desiderio di contribuire alla conoscenza critica della mia Calabria tramite il mio lavoro di ricerca».

Ma non soddisfatta di questo, la studiosa calabrese va ancora oltre e spiega quello che probabilmente è un dettaglio della sua sfera professionale più riservata: «I premi – dice – possono essere interpretati in tanti modi diversi, a seconda del momento in cui si ricevono, del motivo e anche di chi è presente a testimoniarlo. Questo premio arriva in un periodo di incertezze delle scelte. Partecipo alle Conferenze della Società Europea di Criminologia dal 2011 e alla cerimonia della premiazione vedrò molti volti della mia comunità. Mostrerò un volto serio e imparziale, ma sarò commossa e orgogliosa. Ringrazio l’Università di Essex e la Società Europea di Criminologia».

Ma una studiosa come lei ha mai immaginato di far rientro in Italia?

La risposta che dà la studiosa non lascia dubbi sul rapporto viscerale che la stessa ha conservato con la sua terra di origine e quindi con l’Italia: «Da migrante all’estero il ritorno in Italia è un grandissimo punto fermo nella mia vita, e non escluderei la Calabria, ma a condizioni giuste».

Il messaggio è chiaro.

Per la studiosa calabrese è questo l’ennesimo riconoscimento professionale alla carriera. Anna Sergi oggi è Vicedirettore del Centro di Criminologia all’Università di Essex. Dopo aver completato la laurea quinquennale in giurisprudenza in Italia, all’Università di Bologna nel 2009, laureandosi con il massimo dei voti (cum laude) in Procedura Penale Internazionale ed europea, finisce a Londra per un “Master of Law” (LL. M.) in Diritto Penale, più esattamente Criminologia e Diritto Penale, al King College, di Londra. Una volta chiuso brillantemente il suo Master inizia a lavorare nel settore privato per un anno, prima come stagista presso il “Dipartimento Forensics e Riciclaggio di denaro” di Pricewaterhouse Coopers a Milano, e subito dopo sbarca all’Ufficio Legale di Withers LLP a Londra. 

Nel 2014, dicevamo consegue un PhD in Sociologia, con specializzazione in Criminologia, presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Essex, dove si specializza in Ricerca e Analisi dei grandi fenomeni di criminalità organizzata nel mondo, ma l’occasione è quella giusta anche per specializzarsi in Diritto Penale Comparato. Per Anna Sergi sono gli anni delle prime pubblicazioni importanti, e i suoi primi lavori finiscono sulle riviste più prestigiose di criminologia internazionale. Alla fine, nel settembre 2015, corona il suo sogno, diventa docente di criminologia presso la stessa l’Università di Essex, e qualche mese più tardi viene chiamata come consulente all’Australian Institute of Criminology di Canberra, e subito dopo, come se tutto questo già non bastasse da solo a dare l’idea delle sue capacità, ad Adelaide come Research Fellow presso la Flinders Law School. 

Una carriera tutta di corsa, dunque, ma vissuta e costruita a migliaia di chilometri lontana da casa, tra uno scalo aereo e l’altro, tra un jet lag e un seminario internazionale, a diretto contatto, sempre e comunque, con il fior fiore della Giurisprudenza penale internazionale e della Sociologia. Ma è mai possibile mi chiedo che all’Università della Calabria, dove raccontano da mesi di cercare “cervelli di ritorno” – non ci sia un angolo utile per questa studiosa? Che poi, secondo me, tornerebbe utile per il Campus e la storia stessa dell’Università di Arcavacata. (pn) 

Addio al giornalista catanzarese Enzo De Virgilio

di  PINO NANO  – Addio al giornalista catanzarese Enzo De Virgilio.  Una persona perbene, un gran signore del giornalismo calabrese. Un pioniere dell’Ordine regionale dei Giornalisti, ma anche uno dei grandi artefici del sindacato di categoria.

Sempre estremamente garbato, viveva la sua vita sempre un passo indietro agli altri. Attentissimo alle mille insidie di questo nostro mestiere, era a suo modo un apripista e un maestro. Padrone assoluto del campo, conoscitore di uomini e cose come nessun altro, tant’è vero che ricordo che da Caporedatore della Rai se avevo necessità di avere un conforto su una notizia che riguardava la città capoluogo chiamavo Enzo con la certezza assoluta di trovare in lui sempre la risposta più equilibrata e più serena possibile. C’è stato un pezzo della mia vita professionale in cui io scrivevo anche per lui, quando lui da Direttore de Il Piccolissimo, giornale che aveva anche fondato, mi chiedeva soprattutto delle note di colore sul mondo dell’emigrazione calabrese che io avevo incontrato in Nord America.

Mai di parte, ma testardo e cocciuto quando difendeva una causa che riteneva sacrosanta e legittima. Mai fazioso, ma determinato nelle scelte in cui credeva, e soprattutto figlio vero della città di Catanzaro. Enzo considerava Catanzaro la sua città naturale, e viveva la vita della città come se ci fosse realmente nato e cresciuto. Non era così in realtà, essendo lui nato a Galatro nel 1936, ma tutta la sua vita è stata attraversata e segnata dalla storia dei catanzaresi.

Se ne è andato anche lui nel silenzio quasi assordante di questi giorni di caldo ferragostano, era stato ricoverato all’Ospedale Pugliese per l’acuirsi dei suoi antichi malanni, ma questa volta non ce l’ha fatta.

Enzo aveva anche un passato da militante del Psi, ed era stato Segretario della Camera del Lavoro di Catanzaro non ancora trentenne, poi Segretario regionale della Uil. Coltiva la passione per il giornalismo fin da ragazzo, apprendendo i rudimenti della professione al Gazzettino del Jonio diretto allora da Titta Foti. È stato poi corrispondente de Il Giorno, quando viveva a Vibo Valentia, e del quotidiano economico Il Globo.

Passerà alla storia per essere stato il primo vero “direttore” responsabile della redazione calabrese dell’Agenzia Giornalistica Italia, redazione che ha guidato magistralmente per oltre trent’anni valorizzando al massimo la funzione e l’importanza di una agenzia che non era l’ANSA ,ma che con lui ha vissuto la stessa luce riflessa e gli stessi onori dell’ANSA. E una volta andato in pensione, Enzo era diventato il punto di riferimento in Calabria di un’altra agenzia di stampa ancora, l’Agenzia ASCA, riscoprendo all’età di settantanni ed oltre il gusto per la notizia e per la ricerca della stessa, come se avesse ancora non più di 30 anni. Ma non contento di tutto questo, fondato anche un’agenzia on line, che aveva chiamato Calabria notizie, e che alla soglia dei suoi primi 80 anni lo aveva ripiombato nel mondo dell’informazione digitale, cosa del tutto inimmaginabile per un vecchio cronista d’altri tempi. Davvero indimenticabile.

“La morte di Enzo De Virgilio segna un giorno di grave lutto per tutto il mondo giornalistico calabrese.-sottolinea il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri– Enzo è stato un giornalista di primissimo livello: sempre attento alla fondatezza, alla attendibilità, alla correttezza della notizia che non mancava mai di verificare e di approfondire nelle sue diverse sfaccettature. Era cultore di un giornalismo rigoroso, mai superficiale, rispettoso anche della dignità e dei diritti di tutti. Per me -aggiunge Soluri- è stato prima di tutto un grande amico, un fratello maggiore, un punto di riferimento costante per la sua saggezza, la sua capacità di valutare le cose. Con Enzo De Virgilio il giornalismo calabrese perde un grande professionista. Personalmente perdo un amico vero, con cui abbiamo vissuto stagioni importanti dell’informazione calabrese e condiviso anche aspetti molto personali della vita. Enzo è stato un uomo di animo buono e sincero, ed è per questo che, come ben sottolineava Epicuro, ‘è vissuto soprattutto nella saggezza e nell’amicizia’. Sarà impossibile -conclude il presidente Soluri– dimenticare il suo magistero sia professionale che umano”.

Profondo cordoglio per la scomparsa di Enzo De Virgilio viene espressa dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, per diciotto anni anche segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria. “Enzo De Virgilio è stato uno dei padri nobili del giornalismo calabrese e degli istituti di categoria dei giornalisti. Uomo di grande cultura, sempre pronto a offrire il proprio contributo di idee e a battersi per i diritti dei giornalisti, è stato un collega corretto e leale in una giungla nella quale, purtroppo spesso, l’ingratitudine e la gelosia prevalgono sui buoni sentimenti di quanti lavorano per tenere alta la bandiera della professione e della qualità dell’informazione. Al figlio Alessandro e alla famiglia tutta – conclude Carlo Parisi – il commosso abbraccio e il ringraziamento di quanti hanno sempre trovato in Enzo non solo un prezioso collega, ma un fraterno amico, sempre pronto a stemperare e superare i problemi con una battuta e un sorriso. “Barriere e ostacoli – mi ha detto l’ultima volta che ci siamo sentiti al telefono – albergano solo nella testa di quanti, per ovvi limiti, o non sono mai riusciti a vedere l’orizzonte oltre il proprio campanile o si illudono di fare fessi quanti, in realtà, fanno loro credere di esserlo”. Quanta saggezza in Enzo, che per una vita ha giocato al gatto e il topo con Venturino Coppoletti, beccandosi spesso ma, rispettandosi e volendosi sempre un bene dell’anima”.

Ma a ricordarlo e a rendergli il saluto dell’intera Calabria è anche il Governatore Roberto Occhiuto: “Sincero cordoglio, da parte mia e della Giunta che presiedo- scrive il Presidente della Regione- per la scomparsa di Enzo De Virgilio. Protagonista per decenni del giornalismo calabrese, alla guida per oltre 30 anni della redazione regionale dell’Agenzia giornalistica Italia, professionista di qualità e spessore. Durante la sua brillante carriera ha raccontato, con equilibrio e imparzialità, grandi eventi di cronaca, cambiamenti culturali e sociali, le vicende politiche più importanti della nostra Regione. Vicinanza alla famiglia e alle persone a lui piu care in questo momento di dolore”. Così anche il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: «Esprimo, a nome mio e del Consiglio regionale che rappresento, sentimenti di cordoglio per la scomparsa del giornalista Vincenzo de Virgilio,  alla guida dell’ “Agenzia Giornalistica Italia” (Agi) per tre decenni e protagonista, oltre che testimone scrupoloso, di numerosi eventi (anche sociali e culturali) che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia contemporanea della Calabria.

 

 

Unical, addio al dirigente Antonio Onofrio

di FRANCO BARTUCCI – La scomparsa del dr. Antonio Onofrio crea dispiacere dentro e fuori all’UniCal: l’Università della Calabria ha perduto uno dei suoi figli che ne hanno fatto la storia per la sua nascita nella nostra Regione, almeno nella parte amministrativa e gestionale. Il dott. Antonio Onofrio per un quarantennio, dal 1972 al 2012, è stato un punto di riferimento, in qualità di dirigente, per tanti studenti, docenti e non docenti chiamati a fare comunità nel Centro Residenziale o Campus universitario di Arcvavacata.

La sua scomparsa avvenuta nella giornata di domenica 13 agosto 2023 marca il tempo della stessa esistenza dell’UniCal nella nostra Regione. Ci ha lasciato quasi allo scadere del cinquantesimo del primo anno accademico 1972/1973, dopo quarant’anni di servizio, per il quale il Rettore Beniamino Andreatta lo volle nell’organico di fresca nomina dell’Ateneo affidandogli nel mese di ottobre del 1972, quale laureato in statistica, il compito di dirigere tutta la fase del concorso di ammissione per le prime seicento matricole al primo anno accademico dell’Ateneo calabrese. Lo fece anche negli anni successivi per un certo periodo utilizzando la collaborazione di una squadra di bravi dipendenti dell’Università.

Ma la sua strada, per volontà del Rettore Beniamino Andreatta, era quella di occuparsi dei servizi residenziali dell’Università, iniziando dal mese di gennaio 1973 attraverso l’Opera Universitaria, che per legge si doveva occupare del diritto allo studio, istituita dallo stesso Rettore nel mese di dicembre 1972, in attesa della pubblicazione del DPR sul Centro Residenziale, come previsto dalla legge istitutiva dell’Università della Calabriua (n.442/12 marzo 1968). Un decreto che venne pubblicato solo nel 1977 prevedendo lo scioglimento dell’Opera Universitaria e l’inizio dell’organizzazione amministrativa gestionale del Centro Residenziale.

Sia durante il periodo lavorativo nell’Opera Universitaria che nel successivo del Centro Residenziale la sua funzione è stata quella di ricoprire la carica di dirigente delegato o direttore, sia della prima che della seconda struttura, ottenendo la stima e la fiducia di tutti i dirigenti amministrativi dell’Università che si sono succeduti, come dei Rettori, dopo Andreatta, di Roda, Bucci, Aiello, Frega e Latorre, sotto il quale nel 2012 ebbe termine il rapporto lavorativo con l’Università.

È stato il riferimento e l’uomo di fiducia organizzativo del Rettore Beniamino Andreatta per quanto riguarda il rapporto con il territorio ed in particolare con le organizzazioni politiche, sindacali e culturali della Regione. Era suo compito, insieme ai suoi diretti collaboratori, organizzare nell’edificio polifunzionale tutti quegli incontri necessari al Magnifico per un netto confronto sul futuro dell’Università con detti rappresentanti delle componenti istitutive e politiche della Calabria.

Il ricordo del Pro Rettore dell’UniCal, Patrizia Piro, con delega al Centro Residenziale – Doveroso, quindi, al Pro Rettore dell’Università, con delega alla direzione del Centro Residenziale, prof.ssa Patrizia Piro, ricordarne la figura ed il ruolo svolto, anche forte della sua esperienza e conoscenza personale avuta durante il suo periodo di studio all’Università della Calabria.

«Ogni persona che si allontana – ha dichiarato il Pro Rettore Patrizia Piro – apre dentro di noi un sentiero che pensavi non sarebbe stato più il tuo, che  avevi abbandonato nei meandri del passato e di cui – apparentemente – non avevi memoria.  Io ero una studentessa “in sede” anomala. In realtà trascorrevo quasi tutto il tempo, al di là delle lezioni, assemblee, riunioni, nel “blocco 8 app 5” dove studiavo con i colleghi realmente “fuori sede”.  E attraverso “Dialogo e Confronto” lista apartitica che avevamo costituito con tanti colleghi, spesso interloquivo con la governance, e andavo a perorare i bisogni e le cause di molti che mandavano me “perché a te ascoltano” e, in particolare, dal dott. Onofrio, Dirigente del Centro Residenziale dell’Università della Calabria.

«Andavo da lui con semplicità, e con semplicità mi accoglieva – dice sempre il Pro Rettore Patrizia Piro – senza alcuna distanza istituzionale, sorridente. Ma non mi lasciava mai andare via senza avermi – con delicatezza e tra le righe – lanciato il messaggio di “pensare con attenzione a un impegno – per esempio – nella Democrazia Cristiana” e, nonostante la mia risposta negativa, si concedeva e mi concedeva lunghe occasioni di confronto su quello che poteva essere il Centro Residenziale come occasione di crescita per tutti le studentesse e gli studenti.  Sapeva che il mio impegno era per tutti e fuori dai partiti e, adesso, ripensando a quei momenti, penso che nulla accade per caso e che ogni occasione di confronto sia stata per me preziosa.

«Un posto magico era per me il Centro Residenziale – ha concluso la prof.ssa Patrizia Piro –  e delle sue potenzialità spesso parlavamo insieme. Io studentessa disobbediente, e lui uomo delle istituzioni, rigoroso ma sempre pronto a trovare una soluzione  che coniugasse le necessità dei singoli con le regole del Centro Residenziale, alla cui costruzione  si è dedicato con impegno e dedizione. Far memoria del passato per tenere la barra dritta verso il futuro. È quanto dobbiamo a chi ci ha preceduto. Questo è l’impegno per ciascuno di noi». ν

Il RICORDO / Franco Cimino: Emilio Ledonne, il mio amico «amante della giustizia»

di FRANCO CIMINO – Mannaia, mannaia, due volte e cento, mannaia! È morto Emilio Ledonne, l’amico mio, che non ho mai frequentato, ma che ho fortemente sentito.

Ci siamo scambiati al massimo il saluto, da lontano. A volte, era lui, me distratto, a salutare per primo. Anche quando era in compagnia, praticamente sempre, con la sua inseparabile moglie. La moglie amata e dalla quale era amato allo stesso modo. Si vedeva apertamente l’amore e l’armonia in loro due che era un piacere davvero incontrarli. Un esempio per tutti. Un insegnamento dell’amore. Ché l’amore si insegna e si impara pure. È questa ammirazione, il primo segno della nostra amicizia. E la mia gratitudine verso quell’innamorato, che ti fa sentire bene. E per un fatto aggiuntivo e dimostrato. È cioè che l’amore è per sempre. In quel Sempre che muove verso l’infinito. Per il quale il vivere adesso, qui, in questo tempo umano, duri un giorno o cinquant’anni e più, conta poco.

C’è in quel “Per Sempre” l’appuntamento dell’eterno vivere insieme. Che bello il mio amico innamorato! Emilio Ledonne era un mio amico, perché, non poche volte, ha avuto l’umiltà di chiamarmi e di dirmi il suo apprezzamento per alcune mie battaglie sociali e politiche. Apprezzava in me, soprattutto, la coerenza del pensiero e l’onestà nel rappresentarlo. Di più il coraggio. “Continui professore, non si abbatta”, era il suo suono di tromba.

Il nostro appuntamento mai scambiato era sempre allo stesso posto, il Teatro. I due teatri della Città. Soprattutto, il Comunale, che lo vedeva sempre presente, alla solita poltroncina della solita fila, a sinistra scendendo, alla metà esatta della sala. Il suo amare il Teatro, in particolare quello semplice e popolare, dove il catanzarese più semplice e umile incontrava i nostri artisti, semplici e umili, ma grandissimi nell’arte, era la sua nuova agorà. “Dottore, le è piaciuto?”, la mia domanda uscendo. Sempre positiva, la sua risposta, nella quale talvolta si leggeva una certa generosità, che non era “menzogna”, ma affetto grato verso i teatranti e la loro immane fatica. Oltre che un modo per incoraggiarli a continuare. E a ripetersi migliorando.

Il Teatro, un altro spazio della nostra amicizia. Che bello il mio amico “artista”! Emilio Ledonne amava Catanzaro. L’amava di un amore autentico, fatto anche di profonda conoscenza. Conoscenza storica e antropologica. Culturale e sociale. Sociologica e psicologica. Tanto tenero con lei, severo con i suoi abitanti, duro con chi l’ha governati nel tempo. Le sue analisi erano rigorose, le sue proposte puntuali, le sue idee fortissime e innovative. Il suo amore era contagioso. Amava chi amava la Città nella quale è voluto tornare, dopo aver vissuto, per la sua missione, nelle Città più importanti d’Italia. Che bello il mio amico catanzarese.

Emilio Ledonne, era un mio amico perché amava la Giustizia. Quella con la maiuscola, che è fatta non solo di applicazione imparziale della legge, espressamente lavoro del giudice quale lui è sempre stato nelle due funzioni ricoperte in cinquant’anni di attività nella Giurisdizione. La Giustizia intesa anche come comprensione di chi commette il delitto e del contesto sociale e personale in cui il delitto si compie. Giustizia intesa anche come luogo articolato e complesso in cui chi delinque e paga la pena ma si rieduca, svolge egli stesso una funzione sociale, perché aiuta la società a migliorarsi nella crescita sua personale.

Anche per lui, per fortuna, la persona viene prima di tutto. Che bello il mio amico amante della Giustizia! Emilioledonne è un mio amico perché ha la passione per lo studio e la ricerca. La ricerca come speculazione sulla realtà, come intelligenza della comprensione della stessa. Ma pure come curiosità sfrenata per tutto ciò che gli accresceva la voglia di sapere, di entrare nelle cose apparentemente più lontane da lui. Profondo conoscitore della dottrina giuridica e della filosofia del diritto, Emilio Ledonne spaziava in campi del sapere sconfinati. Conosceva di tutto e di tutto con lui si poteva parlare, molti suoi interlocutori, me compreso, fermandosi, però, dinanzi alle più semplici nozioni.

Che bello il mio amico intellettuale! Della sua intensa attività antimafia e delle sue coraggiose indagini sul terrorismo ed altre forme di criminalità organizzata, non parlo sia per non scadere nella retorica, sia perché in queste ore di lui si parla prettamente per quest’attività, svolta con particolare acume nella nel suo ruolo di vice procuratore antimafia. Desidero, invece , dire della schiettezza e del coraggio della persona, che respingeva sempre convenevoli e “diplomatismi” vari. Rammento un fatto, per me indimenticabile, essendo anche la prima volta che lo incontravo di persona.

Nell’albergo più importante della città si svolgeva, promosso non so da chi, un convegno sulla mafia. I due relatori principali erano Monsignor Bertolone, arcivescovo e lui. Entrambi da poco tempo, per ragioni diverse, nella nostra Città. Ricordo con chiarezza gli interventi del Vescovo e dell’alto magistrato. Nonostante quello del Vescovo fosse duro, sincero e avanzato sul tema, Ledonne, in un’analisi rigorosa del fenomeno mafioso in Calabria, sferrò un duro attacco alla politica per quella sua parte di contiguità e di zona d’ombra. E alla stessa Chiesa per non aver fatto abbastanza nella lotta contro la ‘ndrangheta. Ricordo bene che il Vescovo se ne dolse molto,ma lui nelle rispettive repliche non arretrò di un passo.

Che bello il mio amico combattente! Infine, ma chiunque potrebbe continuare qui sotto a dire tanto ancora, il vezzo che si era concesso, l’uso del social più diffuso, Facebook. Come un giovinetto dei nostri tempi, egli usava questo strumento di comunicazione. Certo, il suo uso era corretto e moderato, tuttavia lo attivava, appunto, per comunicare. Comunicare, ecco! Il suo voler essere utile alla società già troppo frastornata da migliaia di “scorrette” e nevrotiche informazioni al minuto, questo il suo primo bisogno. Il secondo, ora che aveva dismesso la sua incontaminata toga, di rappresentare il meglio della dottrina giuridica e del Diritto, entrando con lucidità culturale e con coraggio “politico”, e su certe decisioni delle procure e sul vero significato di una norma.

In particolar modo, su alcune di quelle che una politica incolta vorrebbe cambiare come fossero pannolini al neonato. Che bello il mio amico maestro! Per questi motivi, oltre che per la mitezza e l’eleganza della sua persona, anch’io sento un dolore grande, del tutto personale, politico, sociale, per la perdita di un uomo e di un catanzarese così grande e bello. (fc)

Addio a Sandro Casile, fondatore del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte

Cordoglio, nel Reggino, per la scomparsa di Sandro Casile, fondatore del Gruppo Escursionisti d’Aspromonte e pioniere dell’escursionismo naturalistico sul territorio reggino, guida appassionata e profondo conoscitore dell’ambiente e del territorio aspromontano.

Casile – si legge in una nota congiunta del Comune di Reggio e della Città Metropolitana – per decenni è stato il punto di riferimento per tante generazioni di escursionisti nell’area metropolitana di Reggio Calabria. Profondamente innamorato della sua terra, Casile è stato tra i maggiori promotori e sostenitori dell’inserimento del Sentiero del Brigante tra i Cammini d’Italia, obiettivo raggiunto qualche anno fa. Recentemente insignito del premio San Giorgio dell’Anassilaos, la sua professionalità ed il suo amore per la natura sono stati per lungo tempo un esempio per tanti giovani che nel tempo si sono appassionati al mondo delle escursioni, scoprendo sul nostro territorio tante bellezze naturalistiche, spesso poco conosciute e valorizzate».

«Sei stato fondatore e motore della nostra Associazione per quasi 40 anni –  ha scritto il Gruppo Escursionisti d’Aspromonte –. Padre dell’escursionismo in Aspromonte, ultima frontiera continentale, come amavi spesso ripetere, territorio tanto difficile quanto affascinante, crocevia di popoli e culture».

«Hai seminato amore contagioso per la montagna – si legge – lasciando segni tangibili di riscatto ed una visione di crescita e sviluppo. Sei stato maestro di tutti noi ed amico fraterno, insieme abbiamo percorso innumerevoli sentieri, condiviso fino all’ultimo idee e progetti. Ciao Sandro, fai ancora buon cammino».

«Sandro è stato lo storico presidente della sua associazione e Consigliere Nazionale di FederTrek. Padre del Sentiero dei Briganti in Aspromonte. Porteremo con noi il suo ricordo ed il suo esempio», ha scritto sulla sua pagina FB Federtrek.

Il Club Alpino Reggio Calabria ha scritto: «Sarà sempre vivo in noi il suo ricordo ed il suo esempio. Grazie Sandro anche per quanto hai fatto per il nostro Aspromonte». (rrc)

 

Al dott. Yaroslav D. Sergeyev (Unical) Premio Internazionale Constantin Carathéodory

di FRANCO BARTUCCIYaroslav D. Sergeyev, professore Ordinario di Analisi Numerica (chiamata diretta per “chiara fama”) presso l’Università della Calabria, il 12 luglio 2023 è stato insignito del Premio Internazionale Constantin Carathéodory per i risultati raggiunti nel campo dell’ottimizzazione globale.

Il Premio viene assegnato dalla International Society of Global Optimization ogni due anni a un individuo (o gruppo di individui) per contributi fondamentali alla teoria, agli algoritmi e alle applicazioni dell’ottimizzazione globale. Quest’anno il Premio riveste un’importanza particolare, in quanto assegnato nell’anno del 150° anniversario della nascita di Constantin Carathéodory. 

Il premio è il più alto riconoscimento della International Society of Global Optimization. Riconosce risultati scientifici eccezionali che hanno superato la prova del tempo. I criteri includono l’eccellenza scientifica, l’innovazione, il significato, la profondità e l’impatto sull’intero campo dell’ottimizzazione globale. Il premio è stato consegnato durante il World Congress of Global Optimization che si è svolto dal 10 al 14 luglio 2023 ad Atene (Grecia). Il Prof. Sergeyev ha tenuto una conferenza plenaria dal titolo “Problemi, metodi e applicazioni nell’ottimizzazione globale Lipschitziana”. 

Il Premio Сonstantin Carathéodory non è il primo riconoscimento internazionale del professor Sergeyev. È Europt Fellow (2016), vincitore del Premio Internazionale Pitagora (Crotone, 2010), Khwarizmi International Award (Teheran, 2017) e altri.  Constantin Carathéodory (Berlino, 13 settembre 1873 – Monaco di Baviera, 2 febbraio 1950) è stato invece un matematico tedesco di origine greca. Noto per lavori sulla teoria delle funzioni, calcolo delle variazioni, teoria della misura ed altri campi della matematica.

Il Prof. Sergeyev, Calabrese d’adozione da più di 30 anni, è Professore Ordinario di Analisi Numerica e Direttore del Laboratorio di Calcolo Numerico presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica dell’Università della Calabria. È stato chiamato a ricoprire questa posizione senza concorso (chiamata diretta ai sensi della legge per “chiara fama”). Il Professore è anche Associato di Ricerca presso l’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche e presso il Centro di Ottimizzazione Applicata dell’Università della Florida negli Stati Uniti.

Dal 2017 al 2021 ha ricoperto il prestigioso incarico di Presidente della Società Internazionale di Ottimizzazione Globale. I suoi campi di studio riguardano, appunto, l’ottimizzazione globale ma anche il calcolo numerico con numeri infiniti ed infinitesimi (l’area di ricerca che ha creato), la teoria di numeri e la teoria degli insiemi, i modelli computazionali, i frattali, la filosofia e didattica della matematica, ecc. Ha brevettato in Europa e negli Stati Uniti il famoso supercalcolatore – Infinity Computer – in grado di eseguire calcoli numerici con numeri infiniti ed infinitesimi.

Il Professor Sergeyev è uno dei matematici più citati in Italia e nel mondo. Viene regolarmente incluso in diverse prestigiose liste di ricercatori come Top Italian Mathematicians, Scopus Highly Cited Authors, ecc. Ha pubblicato più di 300 lavori scientifici tra i quali 6 libri. Fa parte di comitati di redazione di 12 riviste internazionali di matematica ed informatica. È stato invitato a tenere più di 80 lezioni plenarie a prestigiosi congressi internazionali. È stato Presidente di 12 congressi internazionali e ha fatto parte di Comitati Scientifici di più di 70 congressi internazionali.

I suoi risultati hanno ottenuto degli importanti riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale tra i quali menzioniamo i seguenti:Premio Internazionale Pitagora per la Matematica, Crotone, 2010; Premio Internazionale Khwarizmi del Governo Iraniano, 2017; Socio corrispondente dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, Messina, 2020; Distinguished Lecturer, Lancaster University, UK, 2020; Management Lecture, Dipartimento di Management, Ca’ Foscari University, Venezia, 2017; Europt Fellow, 2016; Honorary Fellowship, il riconoscimento più alto della European Society of Computational Methods in Sciences, Engineering and Technology, 2015; The Journal of Global Optimization Best Paper Award, 2014; Achievement Award from the World Congress in Computer Science, Computer Engineering, and Applied Computing, USA, 2015; Diploma di Dottore di Ricerca Honoris Causa conferito dall’Istituto di Cibernetica dell’Accademia di Scienze di Ucraina, Kiev, 2013; Outstanding Achievement Award from the 2010 World Congress in Computer Science, Computer Engineering, and Applied Computing, USA, 2010; Lezione Lagrangiana, Università di Torino, 2010. (fb)

Valerio Giacoia, Premio Giornalistico Cristiana Matano

di PINO NANOValerio Giacoia per il Venerdì di Repubblica, Antonella Alba di Rainews24 per la Tv nazionale, Valerio Scarponi di Rai1 per gli Under 30, e Tatjana Dordevic di BBC News Serbia per la stampa estera.

Solo loro i vincitori assoluti della ottava edizione del Premio giornalistico internazionale “Cristiana Matano”, il Premio dedicato alla giornalista prematuramente scomparsa l’8 luglio del 2015 e che quest’anno aveva come tema di base Lampedusa, il Mediterraneo e le terre di confine del mondo: racconti di vita, bellezza, diritti e appartenenza.

Valerio Giacoia ha vinto con un reportage dal titolo “I bambini del Benin vivono di pietre”, reportage pubblicato sul Venerdì di Repubblica e in cui questo grande inviato della carta stampata racconta in maniera magistrale ed efficacissima il mondo dell’infanzia in paesi dove i bambini ancora muoiono di fame e di stenti, una perla del giornalismo moderno.

«Sono salito sul palco con un nodo alla gola però. Perché io so, e l’ho respirato in questi giorni, quello che rappresenta Lampedusa per tanti bambini, donne e uomini in fuga da una vita impossibile. Non è necessario stare in mezzo a una guerra. Si fugge da tante altre piccole e grandi guerre quotidiane che ti macerano, ti uccidono più dei proiettili e dei fuochi. Come hanno fatto tanti dei bambini spaccapietre del nord del Benin, la cui vita infernale, surreale, ho raccontato a gennaio scorso nel reportage che ha vinto. Fuggono, una volta diventati più grandicelli, attraversando le terre d’Africa e poi il Mediterraneo. Qualcuno certamente (quelli che ce l’hanno fatta) è passato dalla “porta” dell’Europa, Lampedusa appunto, quella che una volta varcata ti fa respirare un po’. Spesso, spessissimo soltanto un po’, perché chissà che cosa ti aspetta poi». 

Figlio d’arte – suo padre era Emanuele Giacoia, indimenticabile e straordinario volto storico del giornalismo sportivo in Rai, ma anche fratello di Riccardo Giacoia, uomo immagine e Vicecaporedattore della sede Rai della Calabria. Valerio Giacoia è il classico un cronista di strada, navigato e avvezzo ai mille climi del pianeta, che consuma le scarpe in giro per il mondo, una magnifica penna, e dentro il suo zaino una grande capacità di racconto letterario. 

«Ringrazio davvero per il premio, che mi ha consegnato il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Carlo Bartoli. Così prestigioso che quasi mi imbarazza averlo vinto, credetemi. Ma il vero premio per me è che qualcuno in Italia abbia letto le storie dei diseredati che racconto da qualche anno. Il premio è che qualcuno abbia pensato a loro, anche soltanto il tempo di leggere un pezzo». 

Una vita, la sua, vissuta per strada, a caccia continua di storie da raccontare.

«Sì, è vero. Non mi è mai piaciuto stare seduto in redazione, ed è per questo, ma anche per tante altre cause che qui sarebbe lungo spiegare, che ho sempre preferito camminare per strada. Ho lavorato per lunghi anni tra Roma e Milano, tra le tante testate all’Ansa e in Mondadori, ma sempre sentendomi, come dire, costretto, ingabbiato. Non riesco a esprimermi al meglio seduto alla scrivania. Devo spaziare, vedere, toccare le cose, le persone, sentire il profumo del mondo, con tutta la sua bellezza e tutto il suo dolore. Quando ho potuto, sono scappato perciò. In giro per il mondo, per raccontare delle vicende di popolazioni dimenticate e oppresse. Quindi Medio Oriente, in Siria per esempio, in occasione dello scoppio della Primavera Araba, e anche di recente ad Aleppo, da dove ho raccontato per Il Venerdì la storia di quell’anziano signore collezionista di auto d’epoca, la cui fotografia di qualche anno fa che lo ritrae seduto su bordo del letto tra le macerie della sua casa mentre ascolta musica classica da suo grammofono fece il giro del pianeta ed è una delle immagini simbolo della guerra. Oggi lui è ancora lì, e la sua casa è rimasta così, devastata dalle bombe, insieme alla sua incredibile collezione di automobili d’epoca…».

Il suo primo reportage importante Valerio lo scrive dall’ America Latina, più esattamente da Buenos Aires.

«Sì, fu un viaggio emozionante. Fui il primo giornalista europeo a entrare nella casa della sorella di quello che oggi è Papa Francesco, Maria Elena. Fu divertente, perché per convincerla a farmi entrare dopo aver bussato al campanello mi inginocchiai. Lei colpita da questo gesto e dalle mie parole, “vengo dall’Italia e stavo giocando a tennis quando mi hanno ordinato di andare in Argentina, la prego mi dica che ne è valsa la pena di interrompere la partita e mi faccia entrare”. Mi fece accomodare. Bevendo il caffè, mi raccontò un bel pezzo di storia di suo fratello e della sua vita da bambino, e poi da ragazzino, dei suoi presunti amori e della sua passione per il calcio. Calpestai, e con grande emozione, anche la terra della favelas dove l’allora arcivescovo di Buenos Aires, Francesco Bergoglio, si recava in pullman e faceva tremare le gambe ai narcotrafficanti». (pn)