SIGNIFICATIVO IL QUADRO DELINEATO DAL RAPPORTO DEL COORDINAMENTO DONNE CISL CALABRIA;
Donne al lavoro

CONCILIAZIONE, CONDIVISIONE E INNOVARE
PER RILANCIARE IL LAVORO AL FEMMINILE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Conciliazione, condivisione, innovazione. Sono le tre parole chiave attraverso cui ripensare e declinare il lavoro femminile, purtroppo precario, discontinuo e penalizzato dal punto di vista contributivo, e che si è aggravato con l’arrivo della pandemia e di cui il Coordinamento Donne Cisl Calabria ha delineato un quadro significativo sia della situazione lavorativa e reddituale, sia dei servizi di welfare e conciliazione famiglia-lavoro.

Nell’indagine La lavoratrice ai tempi del Covid-19, ideata e realizzata con il sostegno della Segreteria regionale, dopo la drammatica esperienza dell’esplosione della pandemia e del primo lockdown, sono le donne delle cinque Province calabresi (1.350) a raccontare le difficoltà a cui hanno dovuto far fronte e cosa sarebbe da migliorare.

Il rapporto e è stato presentato nel corso di del convegno Il lavoro che cambia e la sfida da affrontare.

Il 54% delle rispondenti si prende cura di minori (meno di 14 anni) e per poco meno della metà (sommando le percentuali) delle donne incombe la cura degli anziani autosufficienti e non (rispettivamente del 27% e del 14%).  Il 5% ha nel proprio nucleo familiare un disabile di cui si prende cura. Il 2% ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni dal lavoro. Per il Coordinamento, «si dovrebbe aumentare l’offerta di figure professionali che forniscono assistenza agli anziani e rendere più equa la suddivisone dei ruoli per le attività di cura dei familiari. Le misure adottate in fase di emergenza dovrebbero costituire uno spunto di riflessione per un nuovo disegno del sistema di welfare».

Per il 54% delle donne sarebbe utile nel territorio potenziare i servizi per i ragazzi (associazioni sportive, luoghi e occasioni di aggregazione, strutture pomeridiane di attività di studio), per il 24% i servizi per i bambini (ludoteche, asilo nido, doposcuola) e in ultimo per il 23% i servizi per gli anziani che vanno dall’assistenza domiciliare, ai centri di aggregazioni. Alla domanda “quanti locali ha l’abitazione in cui vivi?”, il 75% ha dichiarato di vivere in una abitazione con un solo locale. Solo una piccola fetta (4%) gode del privilegio di vivere in una abitazione composta da 3 o più locali.

Un dato preoccupante, è che il 10% delle donne intervistate in periodo pandemico erano sprovviste di strumentazione informatica, mentre il 19% era senza collegamento internet. «In più – si legge nel rapporto – la transizione forzata, in periodo di lockdown, allo smart -working ha amplificato le diseguaglianze originarie relative non solo alla dotazione di risorse informatiche, ma soprattutto alle competenze d’uso».

Secondo Nausica Sbarra, responsabile Coordinamento Donne Giovani e Immigrati Cisl Calabria, «le aspettative sono, dunque, per un rafforzamento delle politiche conciliative e delle strutture di supporto nel territorio. La transizione forzata allo smart working ha generato giudizi abbastanza contrapposti tra chi lo ritiene uno strumento utile per favorire le politiche di conciliazione e chi non vorrebbe proseguire in tale esperienza. Altro elemento importante per chi ha continuato a lavorare è stato il tema delle condizioni di sicurezza: la maggior parte ha operato in sicurezza grazie all’applicazione dello specifico Protocollo che da subito la Cisl, unitariamente con Cgil e Uil, ha sottoscritto con il Governo».

«Emergono dall’indagine – ha sottolineato la responsabile del Coordinamento Donne Cisl Calabria andando verso la conclusione – anche alcune indicazioni di policy: mettere in sicurezza e rilanciare il sistema della sanità pubblica, il welfare territoriale e aziendale; investire in scuola, università, ricerca; investire in innovazione tecnologica e digitalizzazione; investire in occupazione femminile e giovanile; favorire imprenditorialità femminile; combattere le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali; gestire i fenomeni migratori con umanità, legalità, solidarietà e soprattutto inclusione. Le sfide da affrontare riguardano, quindi lavoro, sviluppo, legalità e contrasto a ogni forma di violenza e discriminazione, impegno sociale, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro».

«Nel questionario, anonimo – ha rilevato Sbarra – abbiamo incluso anche domande relative al tema della violenza. Anche se non in numero elevato, alcune delle donne che hanno risposto si trovano o si sono trovate a subire violenza domestica, terreno sul quale, soprattutto dal punto di vista educativo, il Coordinamento Donne Cisl della Calabria opera da tempo».

«Nel dialogo con la parte datoriale – ha spiegato – intendiamo implementare azioni sui luoghi di lavoro attraverso la contrattazione aziendale e territoriale, prevedendo ad esempio asili nido aziendali o congedi per maternità o paternità; promuovere e sostenere azioni che favoriscano la conciliazione vita-lavoro come una riorganizzazione degli orari sulla base delle esigenze delle lavoratrici; mettere in campo iniziative in modo che le donne possano lavorare serenamente e produrre di più, come la promozione di una sensibilizzazione sulla prevenzione a favore delle donne lavoratrici nelle aziende».

Anna Rosa Munno, responsabile Ocsel Cisl Confederazione Nazionale, non ha dubbi: «le misure adottate in fase di emergenza dovrebbero costituire un elemento di riflessione per un nuovo disegno del sistema di welfare. Sono emerse anche le difficoltà di molte famiglie, soprattutto se numerose, di ottimizzazione degli spazi in casa per conciliare le esigenze di lavoro e di studio con le esigenze familiari e garantire, in presenza di contagi all’interno della famiglia, forme adeguate di isolamento».

Per Marco Lai, responsabile area giuslavoristica Centro Studi Nazionale Cisl Firenze, la ricerca offre risposte concrete da parte delle donne e può servire non solo al sindacato, ma anche alle imprese e alle istituzioni per migliorare le condizioni di un territorio. «Siamo, infatti – ha evidenziato tra l’altro – tra emergenza e ripartenza. Bisogna, perciò, che tutti ci interroghiamo su quale tipo di ripartenza vogliamo: se solo dal punto di vista quantitativo (aumento del PIL), o anche qualitativo, cioè del modo in cui lavorano alcune categorie più deboli e le donne».

Facendo riferimento allo smart working, Lai ha poi sottolineato che si è rivelato nella fase della pandemia una grande opportunità, ma anche una trappola, un ulteriore carico per il lavoro femminile, che ha inciso anche sulla salute psico-fisica.

Klaus Algieri, vicepresidente Unioncamere nazionale (oltre che della Camera di Commercio di Cosenza e di Unioncamere Calabria) ha sottolineato con forza come i problemi della condizione femminile non siano risolvibili con le “quote rosa”, ma con un cambiamento culturale. L’innovazione digitale, ad esempio, è compito di tutti: è solo questione di competenze.

«Nel nostro territorio lo avvertiamo molto. Intervenire per affrontare e risolvere questi problemi è compito della politica e dei corpi intermedi, come – ha detto Algieri – abbiamo più volte sottolineato insieme alla Cisl, mettendo in luce l’esigenza di un patto sociale. Deve scattare il senso di responsabilità di tutti e di tutti insieme, ognuno per la sua parte».

Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, ha affermato che «per le donne bisogna intervenire su lavoro agile, asili nido, parità di genere, decontribuzione fiscale per chi le assume. Ma è necessario anche un poderoso piano di politiche del lavoro per incrociare di qui a brevissimo le esigenze dell’economia del futuro, per la quale sono necessarie nuove competenze. Sapendo – ha concluso Ferrara – che le donne sono ormai il 58% dei laureati e che quando raggiungono cariche di vertice le aziende crescono».

 «Le priorità per la Calabria sono ricominciare a crescere, utilizzare tutti gli spazi che si stanno creando, investire sul capitale umano, centralità della formazione per potenziarne qualità ed efficacia. facendo rete tra imprese e sindacati. È necessario, ha sostenuto Napoli, un nuovo patto che coinvolga anche la Regione e la prima sfida sono le politiche attive del lavoro. Questa fase richiede sinergie, per cercare soluzioni sostenibili all’altezza della sfida dei tempi. E un nuovo welfare aziendale, per il quale è importante il ruolo degli enti bilaterali, è la pietra angolare del nuovo paradigma sociale» ha dichiarato Francesco Napoli, vicepresidente di Confapi nazionale e presidente di Confapi Calabria.

Per Tonino Russo, segretario generale Cisl Calabria,  «la tavola rotonda e il confronto sulla condizione lavorativa femminile tra sindacato, datori di lavoro e Regione aprono un percorso che deve proseguire».

Quella delle donne è, infatti, «la categoria più colpita dalla precarietà e dalla discontinuità nel lavoro, il che significa una grave penalizzazione dal punto di vista contributivo, quindi pensioni più basse» ha detto Russo, annunciando che «La Cisl sta avanzando una sua proposta per un riconoscimento specifico al lavoro femminile».

Nel dialogo che stiamo avviando – ha sottolineato inoltre – è importante la presenza e il contributo della parte datoriale, quella delle imprese con la “I” maiuscola, per costruire un welfare aziendale che migliori condizioni e qualità del lavoro. Dalla politica ci aspettiamo ascolto su temi importanti. Insieme dobbiamo costruire un patto sociale per la ripartenza. È quello che chiederò nell’incontro di stasera al Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto.

Secondo Filippo Pietropaolo, assessore regionale all’Organizzazione della burocrazia regionale e Risorse Umane, «non deve esistere disparità di genere e dobbiamo essere consapevoli che per tutti, a partire da donne e giovani, è il lavoro che rende liberi, liberi di scegliere se andare altrove o restare in Calabria per contribuire a risolvere i problemi del nostro territorio».

«Perciò – ha aggiunto – è necessario il collegamento tra mondi dell’istruzione, della formazione, della certificazione delle competenze, del lavoro, mettendo in atto percorsi di orientamento. Come è necessario far crescere la cultura d’impresa attraverso iniziative che vadano in questa direzione, e la nuova Giunta intende incidere fortemente su questi processi, nella disponibilità al confronto con il mondo del lavoro e delle imprese, perché insieme si possono fare le cose».

Daniela Fumarola, segretaria Confederale Cisl Nazionale, ha sottolineato come « il virus ha prodotto effetti asimmetrici penalizzando soprattutto le categorie più vulnerabili – giovani, donne, anziani, disabili – che sono state profondamente segnate da questa crisi e sono anche tra coloro che saranno destinati a subirne le conseguenze più a lungo».

«Il 2021 è iniziato con una dichiarazione dell’Istat – ha aggiunto – estremamente preoccupante: nel dicembre del 2020, su 101mila posti di lavoro persi 99mila appartenevano a donne. Un dato drammatico che però di certo non è dettato solo ed esclusivamente dalla pandemia. La grande crisi del 2008 e la recessione ad essa conseguente hanno infatti comportato politiche di austerità che nel lungo periodo hanno mortificato le politiche di coesione e finito per penalizzare soprattutto le fasce più fragili, aumentando le diseguaglianze e la divaricazione sociale».

«Nel 2020 – ha proseguito –il tasso di occupazione femminile è sceso sotto il 50%, 13,5 punti percentuali in meno rispetto alla media europea, e si stimano essere oltre 300mila le donne che hanno perso l’occupazione». 

«Il PNRR e le risorse del “Next Generation EU” ad esso collegate – ha detto ancora la Segretaria confederale Cisl – offrono al nostro Paese una grande opportunità che non può essere sprecata: senza investimenti che consentano un pieno coinvolgimento delle donne e dei giovani nel mercato del lavoro e nella società e senza la riduzione dei grossi divari territoriali esistenti, la ricostruzione dell’Italia post Covid-19 non sarà completa. Se vogliamo davvero investire nel modo più giusto le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione, non dobbiamo mai perdere di vista questi obiettivi». (ams)