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Gerardo Mancuso

Gerardo Mancuso nominato vicepresidente nazionale della Società Italiana di Medicina Interna

Prestigioso incarico per il calabrese Gerardo Mancuso, che è stato nominato vicepresidente nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, la più antica e prestigiosa società scientifica Italiana che conta circa 4000 medici specialisti di Medicina Interna, universitari ed ospedalieri.

Mancuso è specializzato in Medicina Interna ed è stato allievo del professore Pier Luigi Mattioli alla Cattedra di Medicina Interna della Università di Catanzaro dove ha insegnato Metodologia Clinica e si è occupato di attività cliniche. Ha ricoperto molte cariche in società scientifiche di Medicina Interna e Aterosclerosi. È Presidente di uno degli eventi formativi più importanti del settore, le Giornate Internistiche Calabresi, quest’anno giunte alla XIX edizione, è autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche.
«La scienza medica – ha dichiarato Mancuso – ha fatto enormi passi in questo ultimo ventennio, ottenendo il risultato di aver aumentato la vita media delle popolazioni nei paesi industrializzati. Questo risultato è dovuto a migliori cure disponibili, alla tecnologia che ha affinato la diagnostica ma anche ad un modello organizzativo di management delle malattia più appropriato. Tuttavia, la pandemia da Sars-Cov-2 ha fatto emergere incongruenze e difformità che hanno messo in ginocchio anche i sistemi più performanti. Paesi come l’Inghilterra, la Germania ma anche le regioni del Nord Italia, hanno mostrato improvvisamente che il Sistema Sanitario è vulnerabile e necessità di continui adattamenti in relazione ai cambiamenti epidemiologici e di evidenza scientifica».
«In questo scenario – ha evidenziato Mancuso – la Calabria attraversa una fase ancora più difficile, acuita dalla emergenza Covid che ha messo a nudo tutte le inefficienze, le incongruenze e le sperequazioni di un sistema infermo e privo di prospettive. Eppure, questa terra è animata da professionisti di elevato livello che, fuori dai confini, riescono a far valere le proprie ragioni, le proprie capacità, ma che sul territorio regionale hanno grandi difficoltà per una diffusa mancanza di ascolto. La capacità da noi non è considerata, anzi, è un elemento di disturbo per la gestione della sanità pubblica. Questo sta producendo una fuga di professionisti e di pazienti verso le strutture private sia regionali che fuori regione».
«Gli ultimi anni di Commissariamento, con “esperti” da fuori Regione a capo delle istituzioni sanitarie – ha concluso – ha sancito, con risultati scadenti, come non è l’appartenenza geografica che fa la differenza ma le capacità intrinseche degli uomini che vengono messi alla guida dei sistemi. Oggi è necessario un cambio di passo deciso, se vogliamo costruire un sistema sanitario regionale all’altezza». (rcz)