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Il Natale e la "Statistica"

Il Natale e la “Statistica”

di GIUSEPPE DE BARTOLOQuando sentiamo la parola “statistica”, il nostro pensiero corre a una infinità di cose: al costo della vita, ai questionari, alle medie, alle indagini demoscopiche e così via.

Ma pensiamo anche alle battute come “esistono tre tipi di bugie: le frottole, le menzogne spudorate (oggi fake news) e le statistiche. Battute come queste si presentano spesso con variazioni a volte alquanto colorite come “esistono le bugie gratuite, le bugie necessarie e le statistiche”. Neppure gli storici sono riusciti a stabilire unanimemente la paternità di questa cattiveria. Alcuni la fanno risalire a Benjamin Disraeli, altri a Lord Palmerston il suo antagonista politico. La parola “statistica” fa pensare dunque a tutto ciò, ma nessuno pensa al Natale, eppure il riferimento sarebbe più che pertinente. 

Infatti, basta sfogliare il Vangelo secondo Luca per constatare come la connessione sia più che azzeccata: “In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’Impero… Tutti andavano a farsi inscrivere, ciascuno nella propria città.. .Ed anche Giuseppe salì dalla Galilea… per recarsi nella città di Davide, chiamata Betleem… (sua città di origine) per farsi inscrivere insieme a Maria sua sposa, che era incinta. Or, mentre si trovava là si compirono i giorni in cui ella doveva avere il bambino…”.

Questo censimento della popolazione disposto per tutti i territori dell’impero romano al tempo di Augusto non era né il primo dell’Impero o il primo ricordato dalla Bibbia, né tanto meno il primo della storia dell’umanità, perché già nel VI secolo a.C. la costituzione di Servio Tullio prevedeva il computo periodico di tutti i cittadini romani suddivisi in categorie secondo l’ammontare degli averi, e la compilazione degli elenchi era detta per l’appunto census. Anche in Grecia la distribuzione in classi censitarie era comunissima.

Nella Bibbia il censimento della popolazione assume un’importanza tutta particolare, dacché il quarto libro di Mosé è chiamato “Numeri”, appunto perché incomincia con la “numerazione del popolo”. Ma, mentre questa “numerazione” era stata ordinata da Dio, e perciò inoppugnabilmente lecita, re Davide si lasciò fuorviare da Satana e dispose di proprio arbitrio un censimento. Questo censimento era dunque sotto una maledizione per cui Dio concedette a Davide la possibilità di scegliere fra tre calamità: sette anni di carestie, oppure tre mesi di fughe di fronte al nemico o, infine, una pestilenza di tre giorni a titolo di espiazione. Davide optò per la pestilenza. 

Quest’ammonimento biblico determinò fino all’epoca moderna un atteggiamento di generale diffidenza di fronte alla rilevazione statistica e di conseguenza durante il Medioevo le rilevazioni si limitarono quasi esclusivamente alle registrazioni dei patrimoni.

Dalla fine del Medioevo in poi la registrazione dei fatti demografici acquista un carattere preminentemente religioso (registri parrocchiali, status animarum ecc.) carattere che sarà mantenuto ancora per tre secoli; ma già si manifesta l’esigenza di conoscere meglio il movimento della popolazione per combattere con maggiore efficacia le grandi epidemie. 

Alla fine del XVIII secolo gli stati nazionali prendono coscienza della necessità di togliere al clero sia la tenuta dei registri parrocchiali, resa obbligatoria dal Concilio di Trento del 1563, sia la compilazione delle statistiche annuali e iniziarono a organizzare propri servizi. Tuttavia, i censimenti si affermeranno definitivamente solo alla fine del XVIII secolo con il primo censimento americano del 1790. 

In Italia, com’è noto, il primo censimento è stato realizzato il 1861 e gli altri a seguire, salvo poche eccezioni, ogni dieci anni. L’ultimo in ordine di tempo si concluderà, guarda caso, proprio qualche giorno prima di questo Natale, ma pochi ne sono a conoscenza perché il censimento da rilevazione universale ha assunto da poco tempo la forma d’indagine campionaria annuale. (gdb)

[Giuseppe De Bartolo è professore di Demografia all’Unical]