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Luigi Gravina

Lettera aperta al sindaco di Paola per ‘ordine di sfratto’ della scultura dedicata alla vittima di mafia Luigi Gravina

Riceviamo e pubblichiamo

Gent.mo Signor sindaco, avvocato Roberto Perrotta,  

veniamo da  Lei  per  rappresentare una  situazione  di  disagio  e  rammarico che, la sottoscritta e la sua  famiglia, stanno vivendo per l’avvio  dell’iter  amministrativo  che  dovrebbe  portare  alla  rimozione  della  scultura  dedicata  dal  Comune  di  Paola  alla  vittima  di  mafia  Luigi  Gravina, da  Voi  installata  nell’area  di  via  Nazionale – nel luogo  ove il  Nostro Congiunto ha trovato la morte, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1982 –  inaugurata il 25 aprile del 2004, alla presenza di Alte cariche istituzionali,  civili, militari e religiose.  

L’11  agosto  scorso,  infatti,  la  sottoscritta  ha  ricevuto  una  telefonata  dal  Dirigente dell’Utc, Ing. Fabio Iaccino (che legge per conoscenza) attraverso  la quale veniva informata di tale volontà e, quindi, sollecitata a collaborare  con  il  Comune  al  fine  di  individuare  con  urgenza  altra  zona  della  Città  idonea  ove  spostare la  scultura.  Tale  stato  di  cose,  a  distanza  di  17  anni  dalla  lodevole  iniziativa  dell’Amministrazione  da  Lei  diretta,  ci  lascia  sorpresi.  Non  capiamo,  infatti,  quali  problemi  insormontabili  possano  essere  sorti oggi, rispetto  ad  una  iniziativa  antimafia  assunta  dalla  Pubblica  Amministrazione  quasi  un  ventennio  fa  ed  elogiata  dalle  Istituzioni  e  dalla  Politica  a  tutti  i  livelli,  tali  da  determinare  un  trasferimento della struttura da quella specifica area.  

Il  giorno  dell’inaugurazione,  infatti,  hanno  presenziato  all’evento  da  Lei  voluto  e  organizzato  l’allora  sottosegretario  di Stato  alla  Giustizia,  la  compianta onorevole Jole Santelli, ma anche l’ex presidente della Camera,  dottor  Luciano  Violante e l’allora  procuratore  capo  della  Repubblica  di  Paola,  dottor  Luciano  d’Emmanuele,  nonché l’allora  avvocato  generale  dello Stato f.f., dottor Francesco Italo Acri.  

Una  manifestazione  che  ha  riscosso  ampia  partecipazione  e  compiacimento.  Si  ricorda,  altresì,  la  presenza  della  vedova  di  Giannino Losardo – altro  simbolo  della  lotta  alla  mafia  sul  Tirreno  cosentino – e due ex Sindaci paolani: la Senatrice Antonella Bruno Ganeri e  Giovanni  Gravina.  Conservo ancora il  Suo  intervento,  che  tanto  ho  apprezzato e condiviso: «Con tutto il dolore che può esistere – disse quel  pomeriggio – io vorrei essere sempre il figlio di chi è stato ucciso e non  di  chi  ha  ucciso.  A  Luigi  va  il  nostro  ricordo,  il  nostro  pensiero  e  la  nostra gratitudine per aver trovato il coraggio della denuncia. Era una  persona  affettuosa  e  un  artigiano  onesto;  la  sua  morte  violenta  e  crudele ci fa sentire ancor più vicini alla sua famiglia, a cui va tutto  il  nostro  calore.  Quanto  accaduto  non  deve  succedere  più  soprattutto  nella  città  di  san  Francesco,  dove  un  fatto  di  questi  è  mille  volte  più  scandaloso. Paola vuole essere una città civile che vive così come il suo  grande primo cittadino ci ha insegnato».

Queste sono le Sue parole. Oggi,  però,  registriamo  questa  nuova  determinazione  che,  francamente,  non  comprendiamo, sia per il tantissimo tempo trascorso da quella cerimonia,  sia per la determinazione con cui Lei, nel 2004, ha voluto onorare il nostro  caro  congiunto  nel  luogo  esatto  ove  ci  è  stato  tolto  per  sempre  dalla  violenza della criminalità organizzata.

Spostare quel simbolo antimafia in  altro  luogo,  significherebbe,  a  nostro  avviso, svilire  la  figura  di  Luigi  Gravina e indebolire la lotta alla mafia. È come se la Istituzione si fosse in  un certo senso tirata indietro, togliendo lustro all’iniziativa di allora.  Oggi  devo  ricordare a  me  stessa – non  avendo  mai  cercato,  né  inseguito  e né  favorito, io e la mia famiglia, la “ribalta” – che mio marito, padre di cinque  bambini,  è  stato  ucciso  il 22  marzo del  1982  a  seguito  di  una  Sua  coraggiosa  e  precisa  scelta,  quella  di denunciare due  malavitosi  di  Paola  che  si  erano  recati  presso  la  sua  attività  commerciale  per  consumare  un’estorsione.  

È  stato quindi ucciso  per  avere  trovato il  coraggio  di  dire  “no”,  opponendosi alla  mafia – non  certo  oggi,  ma  ieri,  in un  momento  terribile  per  la  Calabria  e  l’Italia  intera,  vessati  da  mafie  e  terrorismo  e  privi di strumenti legislativi speciali – e questo non può essere dimenticato  o  sminuito e, anzi,  deve  essere  un  Esempio  che le  Istituzioni  e la Società  sana  devono tramandare alle  future  generazioni. Peraltro,  la  stessa  Amministrazione  comunale,  in  apposito  Atto  Deliberativo,  scriveva  testualmente: «… l’Amministrazione di Paola avverte, in maniera molto  forte,  l’esigenza  di  onorare  il  ricordo  del  compianto  Luigi  Gravina,  figlio di questa terra, deceduto tragicamente a Paola  il 25.3.1982, per  mano  mafiosa,  essendosi  rifiutato,  reiteratamente  e  con  forte  determinazione,  di  cedere  alle  insistenti  e  minacciose  richieste  estorsive della criminalità organizzata locale…».

Con la  presente, pertanto,  nel  rinnovarLe  i  nostri  sentimenti  di  stima  e  gratitudine, siamo qui a significarLe il nostro rammarico per una iniziativa  che non possiamo condividere.  

Le  saremo  grati,  infine,  se  rendesse  pubbliche  le  determinazioni  dell’Amministrazione  comunale  da  Lei  diretta  in  merito  alla  vicenda.  La  salutiamo con tanta cordialità. [Luigina Violetta e figli]