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L’OPINIONE / Orlandino Greco: Reggono i populismi, crolla il leghismo

di ORLANDINO GRECO – La fotografia del voto, all’indomani delle consultazioni elettorali di ieri, continua ad essere simile alla tendenza degli ultimi anni: al netto del successo della Meloni e di Fratelli d’Italia, ai quali vanno i miei complimenti e auguri, l’Italia vede un consenso strutturato tra i partiti tradizionali nel nord del Paese ed un primato del Movimento 5 Stelle al Sud, con l’ennesima affermazione del partito dell’astensione, il quale stavolta tocca picchi di un record negativo come mai visto dal post ‘48. Infatti l’affluenza alle urne non raggiunge il 64% degli aventi diritto, segnando una marcata differenza tra le due parti del Paese.

Se in Emilia Romagna vota il 70% degli aventi diritto, in Calabria il dato si ferma a meno del 51%.

In Calabria, nonostante lo tsunami 5Stelle ed il tracollo del centrosinistra, si registra un’ottima prova di FDI, secondo partito regionale anche se con percentuali inferiori alla media nazionale, una buona performance di Forza Italia in controtendenza con il dato nazionale e che quindi conferma le aspettative nei confronti del governo regionale, ed una Lega marginale a tal punto da perdere quella dimensione di partito nazionale egemone a cui aspirava Salvini. Insomma, se dalle nostre latitudini vi è un centrodestra che resiste agli urti ma che necessita di ripartire meglio, il centrosinistra viene raso al suolo, riducendo la propria rappresentanza parlamentare, mai così scarna dalla Prima Repubblica ad oggi.

Resta comunque la triste consapevolezza di un consenso troppo volatile, a testimonianza di una liquidità post ideologica che connota i partiti ereditieri degli stessi nel novecento, rispetto ai quali si è raccolta l’effigie ma non il radicamento culturale all’interno di un elettorato che ormai si sposta in massa in base ai desiderata derivanti da estemporanee proposte programmatiche di leader politici che fanno il pieno di consensi ad una tornata elettorale salvo poi dimezzarli a quella successiva, proprio perché non in grado di affrontare alla radice i problemi economici e sociali di un Paese davvero in difficoltà. 

Sarà capitato a molti di voi di conoscere persone con in tasca storicamente la tessera del PCI ma che avranno votato Fratelli d’Italia piuttosto che Lega, viceversa storici elettori della destra sociale aver dato fiducia al M5S. Questa è la dimostrazione plastica della volatilità di un consenso che non trova più riscontri in un’offerta politica che spesso disorienta.

Insomma, si avverte sempre più la necessità di nuove forme di partecipazione ed elaborazione di pensiero che possano diventare riferimenti nella società. La maschera dell’ipocrisia leghista è ormai caduta dal volto di chi ha tentato di colonizzare la Calabria. I tanti meridionali che non si sono recati alle urne, ma non perché non abbiano a cuore le sorti della propria terra, meritano attenzione e rispetto. Bisogna tornare a parlare con costoro perché il dialogo e l’ascolto devono essere la mission di un’autentica rappresentanza politica. L’Italia del Meridione, alla luce dell’ottimo risultato conseguito nel collegio estero del Sudamerica il quale, vedendo attestare la nostra lista come quinta forza tra i partiti tradizionali con circa il 4%, conferma l’ottima opera di radicamento di un movimento che è reale espressione delle istanze territoriali di un Sud che cerca riscatto e pretende rispetto. I miei più fervidi complimenti giungano a Vittorio Rotundo, segretario IdM dell’America del Sud. Continueremo insieme a portare avanti, con i nostri conterranei, le battaglie per la difesa ed il rilancio del Sud e delle vocazioni territoriali tutte, nella consapevolezza che una reale dimensione nazionale di mercato passa dallo sviluppo infrastrutture ed economico del Mezzogiorno. PNRR, crisi energetica, lavoro e Sud sono le sfide del passato e del futuro. Dire oggi che vi è bisogno di più Sud, significa dire più Italia. (og)