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Nicola Gratteri

Nicola Gratteri e la prefazione al libro No-Vax: polemica strumentale

Il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri ha firmato la prefazione di un libro di due dichiarati no-vax (un medico, Pasquale Bacco e un giudice della Corte d’Appello di Messina Angelo Giorgianni) e sono venute giù polemiche a non finire che avranno il risultato di far vendere qualche copia di un libro diversamente destinato a un poco dignitoso oblio. Ma l’occasione per tentare di screditare Gratteri è sembrata irrinunciabile per quanti non mancano di muovere attacchi contro il procuratore di Catanzaro su qualunque cosa, cercando “inquinare” la sua visibilità mediatica. Al contrario, gli attacchi sciocchi e pretestuosi hanno offerto la possibilità al simbolo numero uno della lotta alla ‘ndrangheta di rispondere per le rime, sottolineando la necessità di vaccinarsi e di fare campagna di persuasione nei confronti degli indecisi e dei timorosi.

Certamente negazionista Gratteri non è, tutt’altro: non solo si è vaccinato, ma ha anche convinto a farsi somministrare il siero anche i suoi collaboratori e gli impiegati del Tribunale che hanno a che fare con il pubblico. La prefazione a un libro (che non si nega a nessuno, men che meno se la chiede un amico) ha abitualmente la funzione di spingere alla lettura o, peggio (il più delle volte) a sussurrare velatamente di farne tranquillamente a meno. Questo, molti autori, lo ignorano e pensano che una grande firma possa dare spinte mercantili all’opera.

Nel caso in questione, indubbiamente, la firma di Gratteri dà un’aurea di importanza al libro di Bacco e Giorgianni (il titolo è volutamente ignorato, ndr) ma il procuratore non sposa tesi negazioniste: «Giorgianni lo conoscevo perché è un magistrato, mi ha chiesto questa cortesia…» – ha detto Gratteri che qualche mese fa aveva scritto un’altra prefazione – questa volta per una causa benefica – al libro Nicola prodotto da una onlus con contributi di numerosi autori (tra i quali Enzo Romeo, il vaticanista caporedattore del TG2).

Ecco, forse si potrebbe imputare un eccesso di leggerezza da parte del Procuratore nell’aver offerto la propria firma su queste due paginette che non sposano alcuna tesi del libro. Anzi, mettono in evidenza l’allarme (di grande ragionevolezza, già ampiamente diffuso dallo stesso Gratteri) del pericolo che malavitosi e boss della ‘ndrangheta possano impossessarsi di attività “pulite” costrette al fallimento a causa della pandemia, per farne “lavanderie” di denaro sporco. Con il sottinteso invito allo Stato, alla magistratura, alle forze dell’ordine di non sottovalutare questo rischio concreto: troppo spesso la mafia si è sostituita a al (mancato) aiuto economico dello Stato e delle banche, strozzando artigiani, imprenditori, professionisti.

Intanto, il procuratore Gratteri, fortemente orgoglioso della sua Gerace dove è nato, nonché della sua genuina calabresità, secondo alcune indiscrezioni giornalistiche sta valutando nuove opzioni in vista della scadenza del suo mandato a Catanzaro (fra tre anni). La sua collocazione naturale dovrebbe essere la Direzione centrale Antimafia, ma a novembre si libera il posto di Procuratore Capo a Milano (Francesco Greco, al compimento dei 70 anni, andrà in pensione). Un posto prestigioso dove Gratteri continuare la sua – per nostra fortuna – irriducibile lotta alla ‘ndrangheta e al malaffare. (s)