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Bandiere sindacali Cgil-CIsl-Uil

Precari, Nidil, Felsa e Uiltemp chiedono chiarezza su marcia indietro di Acri e San Giovanni

Nidil CGIL Calabria, Felsa CISL Calabria e UilTemp Calabria hanno chiesto di fare chiarezza in merito alla marcia indietro fatta dal sindaco di Acri, Pino Capalbo, e della sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, in merito alla stabilizzazione dei lavoratori precari.

«Durante l’assemblea congiunta tenutasi ad Acri il 24 aprile scorso – hanno ricordato i sindacati – era stato espressa congiuntamente dalle tre sigle sindacali la volontà di sostenere la proposta avanzata in Regione Calabria alla presenza degli assessori Calabrese e Gallo di stabilizzare i lavoratori Legge 15 in Calabria Verde, ad invarianza di spese. Posizione condivisa durante la riunione, nonché pubblicamente dinnanzi ai lavoratori dal sindaco Capalbo».

«Ieri pomeriggio (il 3 maggio ndr) all’insaputa delle organizzazioni sindacali – hanno informato – il primo cittadino della città di Acri ha convocato i lavoratori per manifestare una diversa prospettiva.  Dalle notizie pervenute unitamente alle tre sigle, pare sia stata proposta l’opzione della costituzione di una Società in house tra il Comune di Acri ed il Comune di San Giovanni in Fiore attraverso l’utilizzo dei fondi destinati ai lavoratori suddetti. Proposta quest’ultima che prevederebbe l’assunzione dei lavoratori per 15 ore settimanali».

«Vanno da sé le considerazioni di sorta – hanno detto – l’ipotesi del passaggio a Calabria Verde è finalizzato all’assunzioni dei lavoratori in questione con contratto agricolo a tempo determinato per poi potere garantire agli stessi la possibilità di beneficiare degli ammortizzatori sociali destinati a tale comparto; tanto al fine di utilizzare i fondi in maniera congrua, consentendo finalmente la regolarizzazione contributiva e contestualmente garantendo la pari soddisfazione economica».

«Una soluzione alternativa – hanno spiegato ancora – dimezzerebbe di fatto la retribuzione dei lavoratori ledendo gravemente la rivendicazione di dignità economica e sociale invocata dalle organizzazioni sindacali e in precedenza accolta dal Sindaco stesso.

«Il linguaggio della trasparenza non è tale se non esercitato con tutte le parti in causa e soprattutto senza contraddittorio. I lavoratori oggi appaiono tristemente confusi e delusi. Stigmatizziamo pertanto l’atteggiamento di Capalbo e a questo punto chiediamo che il Sindaco dichiari pubblicamente la sua posizione. Noi non staremo certo a guardare e rappresenteremo le istanze dei nostri iscritti nelle forme e nei modi propri del nostro fare quotidiano restando coerenti alla nostra proposta che porteremo avanti senza mediazioni o capovolgimenti che possano ledere i lavoratori».

«Niente di concreto è invece pervenuto dal Comune di San Giovanni in Fiore – hanno concluso –. Speriamo dunque che la volontà espressa dall’amministrazione comunale, ossia condividere il nostro percorso per come detto  sia rimasta immutata. Siamo disponibili al confronto in qualsiasi momento, alla presenza di tutti i lavoratori, con serietà e trasparenza nel rispetto delle parti». (rcz)