Nel giorno del 55° anniversario della fondazione della “Piccola Opera Papa Giovanni”, il sindaco Giuseppe Falcomatà, accompagnato dal consigliere comunale Giovanni Latella, ha preso parte alle manifestazioni organizzate per celebrare l’evento e la memoria di don Italo Calabrò, sacerdote degli ultimi ed ispiratore dell’associazione che tutt’oggi accoglie, sostiene ed aiuta le persone in difficoltà.
Nel cimitero di San Giovanni di Sambatello, il sindaco si è prima chiuso in un momento di preghiera sulla tomba del prete buono, insieme ai rappresentanti della Piccola Opera, Mimmo Nasone e Piero Siclari, quindi ha partecipato alla funzione religiosa, officiata da Don Bruno Verduci, nella chiesa del piccolo borgo collinare, per poi visitare quella che per lunghi anni è stata la casa di Don Italo, proprio all’interno della Parrocchia di San Giovanni di Sambatello.
«Più di 50 anni fa – ha detto Falcomatà – Don Italo Calabrò faceva nascere proprio qui, sulle colline di San Giovanni di Sambatello, la Piccola Opera Papa Giovanni. Piantava, cioè, quel seme di speranza che oggi è una realtà solida nel lavoro quotidiano di attenzione agli ultimi, alle persone più fragili, seguendo proprio il solco tracciato da don Italo e tenendo fede alla missione di non lasciare mai indietro nessuno. In questi nove anni di servizio alla città di Reggio Calabria, ho avuto modo di conoscere e collaborare con la Piccola Opera. Sono stato molto contento di festeggiare la giornata dell’Immacolata a San Giovanni di Sambatello, di salutare e stare accanto ad una comunità vivace e devota agli insegnamenti lasciati da don Italo».
Per il sindaco Falcomatà, infatti, «è stata un’emozione unica poter visitare la stanza che ha ospitato don Italo Calabrò nella canonica della chiesa di Santissima Maria della Neve».
«Quel seme di speranza piantato più di mezzo secolo fa – ha aggiunto – credo sia germogliato in ognuno di noi e in chi prova a custodire quel suo esempio seguendo i due aspetti più importanti del suo essere ultimo fra gli ultimi: il sorriso accogliente e umile e quel suo carattere fermo nel condannare quanti non vivevano nel rispetto del prossimo o camminando lungo il sentiero dell’illegalità».
«L’amministrazione comunale e tutta la comunità reggina – ha concluso Falcomatà – seguono con attenzione il percorso di beatificazione di don Italo Calabrò che, con il suo lavoro, ha dato dignità ad un intero popolo». (rrc)