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REGGIO CALABRIA – Parte dalla Città dello Stretto un Manifesto per la pace

Un gruppo di scrittori di Reggio Calabria realizza un manifesto per la Pace, coinvolge tantissimi cittadini di varie parti della Penisola le cui voci si uniscono al coro di protesta che si sta alzando dalla società civile contro il conflitto europeo e contro tutti i teatri di guerra che insanguinano il mondo. Un particolare, accorato appello al mondo della Cultura le cui istanze sono ancora troppo flebili, pavide, affinché chi sa e può metta in campo ogni sua energia per scongiurare la deriva dell’umanità. Un appello che abbracci ogni espressione del mondo civile per una presa di coscienza generale.

“E ti diranno parole rosse come il sangue
Nere come la notte
Ma non è vero, ragazzo
Che la ragione sta sempre col più forte
Io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero”.

Dice il manifesto: Riprendiamoci la Storia, gridiamo Pace ai nostri governanti e se non ascoltano, urliamola più forte. Diventiamo cerchi concentrici di umanità fino a giungere ai luoghi di guerra. Un urlo che distrugga il muro di gomma dei poteri delle armi.
La società civile, il mondo della cultura, l’informazione, gli studenti e i docenti delle scuole di ogni ordine e grado, le università, i cittadini, i lavoratori, insomma tutto il popolo italiano, che si riconosce nei sacrosanti principi della Carta costituzionale, non può rimanere alla finestra e guardare da spettatore passivo ai teatri di guerra presenti nel mondo e al drammatico conflitto tra Russia e Ucraina. È arrivata l’ora di dire basta!

Una guerra, oltretutto, a due passi da casa nostra, impensabile, proprio in Europa, dopo le tragedie causate dalla I e dalla II guerra mondiale.

Il conflitto solo superficialmente definito “europeo”, senza apparente via d’uscita, che tocca le nostre coscienze, non può essere più tollerabile.

È poco utile, oggi, soffermarci sulle analisi che hanno dato vita a questa assurda ignominia. La storia avrà modo e tempi per risalire alle cause che l’hanno determinata, oggi si deve arrivare a un immediato cessate il fuoco e dare inizio a un negoziato di pace senza alcun distinguo. I popoli non vogliono guerre.

I conflitti sono generati esclusivamente da élite di potere che mandano al massacro, senza scrupolo alcuno, milioni di esseri umani, ignorando colpevolmente le regole del vivere civile.

Sulla base del diritto internazionale gli Stati devono risolvere le dispute attraverso mezzi pacifici e in forme tali da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia nel mondo.
L’assordante silenzio, anche, da parte dei cosiddetti intellettuali è inspiegabile, ma adesso più che recriminare, bisogna agire con forza e determinazione. Non si può rimanere in silenzio e affidarsi a semplici iniziative personali o a sterili, strumentali, inconcludenti e rissosi dibattiti televisivi.

I dati sono drammatici: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono, al momento, centinaia di migliaia i morti tra civili e militari; circa 7 milioni gli sfollati interni e altri 13 milioni le persone colpite direttamente dal conflitto.
L’Unicef afferma che la guerra pone a rischio la vita di 7,5 milioni di bambini, oltre 1,5 milioni quelli già costretti alla fuga. I bambini, oltretutto, sono particolarmente vulnerabili nei conflitti e rischiano più degli altri di non avere vie di fuga protette dai luoghi teatri di morte. La guerra, questi elementi, ove ce ne fosse bisogno, lo dimostrano è l’atto più crudele di disumanizzazione!

Il popolo italiano, pertanto, con tutte le sue componenti è chiamato a pronunciarsi non sul subdolo dilemma: armi sì o armi no, bensì si deve pronunciare sulla questione principale: guerra sì o guerra no.

Tutti uniti, dobbiamo riuscire a creare i presupposti per attuare un pacifico momento di pressione sui poteri decisionali, affinché sia proprio l’Italia a proporsi come mediatrice per un immediato cessate il fuoco e l’inizio di trattative di pace.
Il nostro Paese è l’esempio di come possano convivere pacificamente in Alto Adige, nel nome della Costituzione, nonostante le enormi difficoltà, due comunità di appartenenza etnica diversa.

La via da intraprendere è, quindi, la coesistenza autonoma e pacifica dei popoli sotto attacco, slegata dagli interessi di parte frutto solo di convenienze legate al potere politico, economico, finanziario.

Una elitaria irresponsabile minoranza criminale con interessi scellerati non può decidere i destini del mondo.
La convivenza civile e democratica tra le popolazioni, oggi luoghi di guerra, è l’obiettivo da raggiungere con l’apertura di negoziati che si dovranno aprire dopo un immediato “cessate il fuoco”.

Sottoponiamo alla sottoscrizione di tutti gli italiani questo “Manifesto per la pace” affinché democraticamente e libero da ogni condizionamento di parte, arrivi al cuore e alla mente del Governo italiano per attivare le azioni diplomatiche per un immediato “cessate il fuoco” propedeutico a un auspicato possibile percorso di pace. (rrc)