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RENDE (CS) – Il 30 ottobre il debutto a teatro de “Il terrore dentro me”

di MARIACHIARA MONACO – Può un’opera teatrale rappresentare la ruvida realtà che ci circonda?
Probabilmente sì. È il caso de “Il terrore dentro me”, opera prima di Mattia Filice, giovane regista e sceneggiatore cinematografico e teatrale, che verrà portata sul palco il prossimo 30 ottobre, presso il Cinema Garden di Rende.

«Questo spettacolo è nato perché ho sempre visto il teatro come un quadrato mai smussato, come un qualcosa di molto formale – racconta – cerco sempre di sperimentare e di creare qualcosa di particolare, per questo motivo ho pensato ad un prodotto horror con delle piccole perle di drammaticità».

In un mondo ovattato, dove spesso le informazioni vengono filtrate e trasformate in aria per far volare palloncini intrisi di modernità, l’opera in questione si propone di fungere da ago, così da portare alla luce la veridicità delle immagini. Perché il terrore non è tangibile ma si vede, ci circonda e spesso è anche dentro di noi. Fratello della paura e cugino dell’ingiustizia, mette in crisi le certezze rassicuranti dello spettatore, ponendolo di fronte a una dissoluzione sempre più evidente e nauseante della morale condivisa.

Al centro c’è l’uomo, che diventa demone a causa delle numerose crepe sulla pelle e sul cuore, mostrando il suo lato più feroce, che però può essere esorcizzato e sconfitto attraverso una consapevolezza che ci accompagna fin da bambini, quella del bene che vince sempre sul male.

Lo spettacolo è antologico: si alterneranno sulla scena sei storie differenti, con personaggi differenti. Ad accomunarle sarà l’esplosione di un terrore estremamente reale e mondano, da far tremar le vene e i polsi.
«L’intento è quello di fare uno spettacolo horror, ma allo stesso tempo di sensibilizzare le persone che lo guardano».

Si tratta di un’opera che nasce dal desiderio d’inserire tematiche difficili in maniera efficace, emozionando e facendo riflettere, in una serata diversa da tutte le altre.

Ma com’è passare dal mondo cinematografico a quello teatrale?
«È stato difficile, anche la gestione degli attori è totalmente differente e all’inizio ho fatto un po’ di fatica. C’è stata poi la necessità di creare effetti visivi all’interno dell’opera, un’altra novità che ho deciso di mettere in campo coraggiosamente», racconta.

L’obiettivo è dare vita alle cose, un modus operandi presente in tutte le creature di Matteo, dall’ultimo fumetto “Sickaboom: la rivincita dei perdenti”, fino ai corti che ha girato in passato, seguendo lo stesso schema.
«All’inizio non volevo fare il regista, ma l’attore – confessa – la scintilla è scoccata appena ho visto “Shining” di Kubrick. Da lì è nata la passione per la creazione».

L’arte come Pharmakon, che allevia tutti i mali terreni e rende immortali.
«Vorrei essere ricordato per il mio contributo, positivo/negativo che sia, l’importante è che se ne parli. Creare nuove vite, tessere delle storie, per poi regalarle agli altri e renderle sempre accessibili».

Un professionista giovane, con tanti altri progetti che già bollono in pentola: «Non riesco mai a stare fermo – confessa – attualmente sono in produzione con un cortometraggio d’animazione in tecnica mista, insieme a me lavorano a questo progetto circa 25 persone, ovviamente li saluto e li ringrazio tutti uno per uno. Mentre a gennaio partirò per girare un documentario, ma non posso svelare ancora nulla».

Insomma, tante idee che prenderanno forma. Senza dimenticare “Il terrore dentro me”, così da poter viaggiare con la mente, pur restando con i piedi per terra. (mm)