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SOVERATO (CZ) – “Il teatro ti fa grande”, la nuova stagione del teatro del Grillo

Il teatro ti fa grande è la stagione teatrale 2019/2020 del Teatro del Grillo di Soverato. Una conferenza stampa dai toni alti e di spessore ne ha tracciato le coordinate nel pomeriggio di ieri alla presenza del direttore artistico, Claudio Rombolà, di vari giornalisti del comprensorio, di registi e attori coinvolti nella programmazione di quest’anno.

Confermata, come da tradizione, in questa 29esima edizione, la doppia turnazione domenicale degli spettacoli con un turno A alle ore 17.00, con abbonamenti completamente esauriti, e un turno B alle ore 20.45.

Il cartellone fa una scelta orientata alla drammaturgia contemporanea. In totale nove spettacoli. L’inizio è affidato domenica 17 novembre alla Compagnia del Loto con Tornò al nido…e altre Titine su testi di Titina De Filippo e la chiusura il 28 marzo a Ettore Bassi e Simona Cavallari con Mi amavi ancora… di Florian Zeller.

Gli altri appuntamenti sono: U figghiu il 1°dicembre con Annamaria De Luca, Francesco Gallelli e Fabrizio Pugliese per la regia e drammaturgia di Saverio Tavano; Gli ultimi saranno ultimi  il 15 dicembre di Massimiliano Bruno, regia di Marco Contè con Gaia Nanni e Gabriele Doria, Coppia aperta quasi spalancata il 26 gennaio con Chiara Francini e Alessandro Federico di Dario Fo e Franca Rame per la regia di Alessandro Tedeschi; L’uomo più crudele del mondo il 2 febbraio con Gianmarco Saurino e Mauro Lamanna e regia di Davide Sacco; Segnale d’allarme – La mia battaglia VR, il 22 e 23 febbraio, uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale virtuale, scritto e interpretato da Elio Germano con Chiara Lagani; La verità di Baskerfield il 1° marzo, dramma comico di Stephen Sachs con Marina Missironi e Roberto Citran per la regia di Veronica Cruciani e Souvenir il 22 marzo con Francesca Reggiani, Claudio Bigagli e Francesco Leineri, di Stephen  Temperley, regia di Roberto Tarasco.

Claudio Rombolà, pur trasmettendo ai presenti la sua soddisfazione per l’affiliazione nel tempo di un pubblico di fedelissimi e il richiamo ogni anno di nuove presenze, non ha taciuto le criticità inerenti il teatro oggi.

«Vi è in Italia – ha fatto presente il direttore artistico – un problema serio di produzione e distribuzione, le leggi a sostegno del teatro sono a favore della sola produzione, cosa che potrebbe sembrare positiva ma poi comporta l’effetto distorto di istigare all’iperproduzione».

Altra nota dolente è la mancanza delle grandi tournée che un tempo duravano da ottobre a maggio, oggi uno spettacolo fortunato ha 50 repliche. Il Sud poi soffre della difficoltà di far scendere le grandi compagnie, ci sono spettacoli che non arrivano a Roma e di certo non in Puglia e in Sicilia, a fortiori in Calabria.

«E poi – ha tenuto a precisare Rombolà – è scemata la qualità in generale, segno del declino dei tempi. Il teatro del Grillo, però, ha una sua caratteristica sin dalle origini: l’aver puntato proprio sulla qualità cercando di realizzare quella “comunione di un pubblico con uno spettacolo vivente” indicata da Silvio D’Amico come essenza del teatro stesso. E i teatri pubblici che fanno in questo evidente stato di crisi? Non dovrebbero promuovere la cultura? A ciascuno il proprio giudizio. È evidente che il commerciale la fa da padrone nel settore. Con l’aggravante che chi organizza le stagioni teatrali non è del campo. Si cerca l’intrattenimento spicciolo, il poco impegno mentale a discapito dell’esercizio del pensiero e di certo in assenza dei grandi produttori di una volta».

Anche Annamaria De Luca ha sottolineato che «oggi al teatro s’insegue la risata in maniera becera altrimenti sembra non sia teatro».

Sempre la regista e attrice ha richiamato l’attenzione sull’importanza della sinergia col mondo scolastico e dell’educazione al teatro. Saverio Tavano, regista calabrese del secondo spettacolo in programma, ha parlato, tra l’altro, del potere di trasferire la magia e ha raccontato la storia sottesa all’opera “U figghiu”.

Luca Michienzi ha richiamato invece la stampa a un’attività più attenta e meno celebrativa di ogni opera recensita con le frasi di stile “lo spettacolo ha incantato tutti” perché magari non è sempre vero che ci sia stato l’evocato incanto. In definitiva è stato oltremodo chiaro che ognuno oggi debba fare la sua parte per innescare un processo di crescita, parola presente nel titolo di una delle precedenti rassegne “Il teatro fa crescere” rammentata in apertura della conferenza stampa dalla giornalista Rosy Urso che cura anche quest’anno come lo scorso la comunicazione ufficiale del teatro.

Il teatro ti fa grande ha dunque in sé un anelito anch’esso all’elevazione culturale, morale, sociale e quella bambina in abito da sera rosso coi tacchi alti, le unghie smaltate, le collane di perle e più giri di bracciali, che allarga le braccia esibendosi davanti a un immaginario pubblico è più di una speranza.

Una speranza in cui è racchiusa tutta la tenerezza di nonno Claudio che ha tratto ispirazione per il cartellone da una scena vera, le nipotine che fingono di andare in scena per gioco. E quale se non gioco /giocare è la parola che si usa in Francia jouer, spielen in Germania, to play in Inghilterra per indicare il teatro?  (Daniela Rabia)