Confartigianato Imprese Catanzaro: Servono azioni concrete per realizzare Comunità energetiche

Raffaele Mostaccioli, segretario provinciale di Confartigianato Imprese Catanzaro, ha ribadito la necessità di «azioni concrete per la realizzare le comunità energetiche».

La costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili è ormai tema molto diffuso in Italia e nel mondo perché risultano essere l’unica soluzione alla crisi energetica, assicurando un grado superiore e vantaggioso in termini di efficientamento energetico, strettamente correlato all’abbattimento dei costi in bolletta.

«È arrivato il momento – ha continuato Mostaccioli – di dire basta alle parole, ne abbiamo sentite troppe su questo argomento. Ora sono necessarie azioni concrete e come Confartigianato ci stiamo muovendo in tale direzione».

«I Comuni – ha spiegato Mostaccioli – devono attrezzarsi e farlo presto ma non sanno come muoversi. Per questa ragione stiamo offrendo il nostro appoggio con un’assistenza a 360°, per arrivare a realizzare tutti gli atti amministrativi necessari e offrendo all’Ente pubblico il general contractor che si assume l’onore di fare l’investimento, quindi a costo zero per i richiedenti. Partner tecnico di questa iniziativa è la società Albatros. Al momento i Comuni che stiamo seguendo sono: Petrizzi, Guardavalle, Gasperina, Cropani, Petronà, Andali, Simeri Crichi, Pentone, Motta Santa Lucia, Martirano, per la provincia di Catanzaro; Camini (Reggio Calabria); Serra D’Aiello (Cosenza); Ionadi (Vibo Valentia)».
«Molti altri sono gli Enti che stanno aderendo – ha aggiunto il Segretario Provinciale – perché non è facile districarsi fra i vari adempimenti ed è ormai noto che solo chi avrà già formato le comunità energetiche potrà accedere al bando Pnrr. Le Comunità Energetiche Rinnovabili possono giocare uno strategico ruolo di riscatto per le nostre aree con maggiori criticità sociali ed economiche. È un’opportunità importante e preziosa ma è fondamentale non arrivare tardi per non perdere un treno in corsa». (rcz)

LA GUERRA E IL CARO BOLLETTE INGUAIANO
17MILA MEDIE E MICRO IMPRESE CALABRESI

L’aumento dei prezzi e delle materie prime, provocato dal conflitto in Ucraina, ha sconvolto 17mila aziende calabresi. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, dove viene spiegato che lo scoppio della guerra ha colto le imprese italiane in una delicata fase di transizione post-pandemia, amplificando a dismisura gli effetti, già gravi, della crisi energetica e le strozzature di offerta delle filiere globali.

Di queste 17 mila imprese, che rappresentano un quinto (21,0%) degli occupati del sistema produttivo calabrese con 57 mila addetti, la quasi totalità ha meno di 50 addetti (99,6%), più di quattro quinti (84,2%) occupati in micro e piccole imprese (MPI).

A livello provinciale si osserva un maggior coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a causa del conflitto in corso a Vibo Valentia con il 24,4% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea e Crotone con il 23,8%. Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti.

Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 832 MPI con 2.892 addetti. Il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone, già colpiti pesantemente con la pandemia, comprimendo i margini per 2.385 MPI con 9.436 addetti. Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 14.394 MPI, con 35.666 addetti.

Dall’area interessata dal conflitto importiamo quote rilevanti degli acquisti dall’estero di ferro, ghisa e acciaio, di ghiaia, sabbia e argille, di cereali e fertilizzanti. Con la guerra scoppia l’iperinflazione energetica. A febbraio il prezzo del gas era più che quadruplicato nell’ultimo anno, con l’invasione dell’Ucraina è ulteriormente raddoppiato. L’alto utilizzo del gas per generare elettricità porta a marzo 2022 il prezzo della borsa elettrica oltre cinque volte il livello di un anno prima.

Il prezzo del barile di petrolio Brent a marzo (media all’11/3) è dell’83,6% superiore rispetto ad un anno prima, con forti ripercussioni sul costo dei trasporti. Secondo l’elaborazione di QE-Quotidiano energia su dati dell’Osservaprezzi del Mise, tra il 23 febbraio e il 14 marzo 2022 il prezzo del gasolio (self service) è salito del 25,7%: in soli 22 giorni si concentra la metà dell’aumento del prezzo del gasolio (+51,7%) dell’ultimo anno.

«La situazione è critica per il settore del trasporto merci su strada, che era in deflazione nel terzo trimestre del 2021 (prezzi in discesa dell’1,2%) e, secondo i dati pubblicati giovedì scorso dall’Istat, registra un aumento dei prezzi alla produzione che si ferma all’1,2% – riporta la nota di Confartigianato Imprese Calabria –. Le violente sollecitazioni dei costi delle commodities indotte dagli effetti del conflitto scoppiato lo scorso 24 febbraio nel cuore d’Europa mettono sotto pressione una ampia platea di imprese. Per questo Confartigianato nei giorni scorsi, intervenendo in audizione sul Dl Energia alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, ha ribadito la gravità della situazione in cui versano gli imprenditori a causa dei costi energetici».

«Per quanto riguarda il caro energia – conclude la nota – Confartigianato ha sostenuto che bisogna consentire anche alle piccole imprese di accedere al credito d’imposta per energia e gas previsto per le aziende energivore: vanno diversificate le fonti di approvvigionamento energetico ampliando la produzione nazionale, anche puntando sulle energie rinnovabili e sui sistemi di generazione distribuita». (rrm)

Incendi / Innocenza Giannuzzi Confartigianato CZ): usare le tecnologie

di INNOCENZA GIANNUZZI – Non possiamo più assistere indenni alla nostra terra che va in fiamme. Abbiamo gli strumenti giusti per prevenire tutto ciò, usiamoli!

I falò di San Lorenzo nella notte passata hanno dato un’ulteriore sberla alla nostra Calabria, ormai da giorni stretta nella morsa del fuoco. I nostri polmoni verdi si stanno riducendo man mano sempre più in grigie ceneri che testimoniano la disperazione del popolo, costretto ad assistere alle fiamme che spazzano via aziende, abitazioni e frammenti di territorio.
Potevamo prevedere la situazione o quantomeno monitorare le nostre aree e intervenire tempestivamente, impedendo tutto ciò?
Sono queste le domande che si pongono oggi i calabresi, mentre assistono alla furia e alla devastazione del fuoco che spazza via parte della nostra terra.
Noi di Confartigianato Turismo Catanzaro abbiamo chiesto al professore associato Edmondo Minisci, dell’Università di Stratchlyed (Glasgow, Scozia), che ci ha illustrato come le nuove tecnologie potrebbero aiutarci a evitare situazioni spiacevoli come quelle che quotidianamente stiamo vivendo e a tutelare i nostri patrimoni.
Sarebbe importante giocare sulla prevenzione, spesso superficialmente ignorata nei nostri territori. Servendoci delle nuove tecnologie a nostra disposizione, potremmo controllare i cambiamenti climatici, senza intervenire poi solo a cose fatte. Attraverso satelliti, droni, IoT (Internet of Things) e digital twinning (gemello digitale), è possibile, infatti, monitorare costantemente le aree di nostro interesse, anticipando situazioni disastrose come quelle a cui stiamo assistendo e consentendo di intervenire nell’immediato. Come? Il sistema combinato fornito da questi strumenti fornisce una copia digitale delle aree di interesse, visitabili in 3d. E perché non sfruttare tutto ciò anche a favore del nostro turismo?
Evitiamo che questi disastri mandino in fumo il nostro patrimonio naturale! Noi non vogliamo “ricordare” le nostre aree, ma viverle quotidianamente… anche insieme ai turisti!

[Innocenza Giannuzzi è presidente di Confartigianato Imprese Turismo Catanzaro]

ARTIGIANATO: TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA
IN CALABRIA IN CRISI LE PICCOLE REALTÀ

In un periodo di incertezza, come quello che stiamo vivendo, sapere che, nel 2021, per 13 settori manufatturieri la produzione è tornata sopra i livelli pre-covid, è un’ottima notizia. Lo è ancora di più sapendo che, in Calabria, in cui è diffusa la presenza di Mpi ad alta vocazione artigiana e che conta 10.851 imprese, pari all’83% del totale manifatturiero e al 6% del totale economia e che di queste, il 59,4% sono artigiane che pesano sull’artigianato complessivo per il 19%.

È quanto è emerso dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria sulla base dei dati Istat, in cui è stato rilevato che tra i fattori di traino, vi è la forte domanda di prodotti per l’edilizia stimolata dagli interventi incentivati dal superbonus, su cui però pesa la crescita dei costi delle materie prime, con le attese sui prezzi ai massimi storici.

Ma, mentre il settore manifatturiero sembra riuscire, finalmente, a respirare un po’, «secondo l’elaborazione del centro studi su dati Istat, i primi quattro settore in cui si registra una riduzione del fatturato nel I trimestre 2021 rispetto ai livelli pre-covid sono quelli della produzione cinematografica (-39%), dei trasporti (-45,9%), delle attività di ristorazione (-52%) agenzia di viaggio, tour operator (-90%). Con questo scenario, vi è un rischio operativo Alto/Medio alto per le imprese calabresi il cui 38,8% lamenta, tra le principali criticità, la liquidità e gestione delle fonti di finanziamento. Tanto è vero che un’impresa su 4 (21,7%) non ha richiesto prestiti assistiti da garanzia pubblica per l’eccessiva difficoltà riscontrata nell’accesso alle misure (>11,3% dato nazionale). Senza dimenticare l’eccessivo costo del credito con la Calabria che registra il più alto tasso di interesse bancario attivo alle piccole imprese e pari al 9,38%».

Ma mentre i settori legati al legno, ai mobili, alla ceramica, alla metallurgia e all’alimentare segnano una buona ripresa, il turismo e il settore della moda registrano gravi perdite. Il turismo, in particolare, conta un -52,5% di presenze nel 2020 rispetto al 2019, con un -86% di presenze straniere; il settore della monda, che rappresenta l’8% del manifatturiero con l’abbigliamento in testa con un -36,3% di produzione (gennaio-aprile 2021 rispetto al 2019).

«Anche il settore dei servizi – si legge nel rapporto – in cui operano più del 50% delle imprese calabresi, è in ritardo».

Tra le tante difficoltà, le 32.500 imprese artigiane che operano in Calabria devono fare i conti ogni giorno anche con quelle aziende che di fatto poggiano la propria produttività su lavoratori “fantasma”, che penalizza chi svolge la propria attività imprenditoriale nel rigido alveo del rispetto delle norme legali e fiscali. Sotto attacco del lavoro sommerso in Calabria è il 22,1 per cento delle imprese artigiane. In particolare, il 32,6 per cento il settore delle costruzioni (pari al 13 per cento del totale economia), il 19,3 per cento i servizi e il 16,6 per cento il manifatturiero esteso: nel 2018, in sostanza, rispetto all’anno precedente il tasso di irregolarità degli occupati ha registrato un incremento di 9,2 punti percentuale.

Decine i settori dell’Artigianato esposti alla concorrenza sleale del sommerso: Costruzioni, autoriparazione, produzione di beni, somministrazione di servizi alla persona, trasporti, alloggio, ristorazione e pasticceria sono i settori maggiormente esposti alla concorrenza sleale del sommerso, anche se nessuna professione più dirsi immune dagli attacchi dell’irregolarità aziendale.

«La situazione, sebbene in lieve ripresa, non ci tranquillizza. Occorre lavorare tutti insieme per superare i diversi limiti della nostra regione – ha dichiarato il presidente regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Roberto Matragrano –. Occorre sostenere il lavoro delle nostre imprese artigiane, il lavoro regolare, il lavoro in sicurezza. Occorre una maggiore consapevolezza dell’importanza non solo numerica ma anche di Pil prodotto delle Mpi calabresi e di quelle a valore artigiano».

«È arrivato il momento – ha concluso – che i problemi siano risolti con uno sviluppo serio della nostra regione. È’ necessaria un’azione di intervento incisiva a tutela e garanzia delle aziende calabresi». (rrm)

Foto da Freepik 

Il procuratore Giuseppe Lombardo: Seguire capitali sporchi per evitare sopravvento ‘ndrangheta post covid

Bisogna «seguire i capitali sporchi per evitare il sopravvento della ‘ndrangheta dopo la pandemia». È quanto ha dichiarato il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, nel corso del webinar promosso da Confartigianato Imprese Calabria, dedicato alla salute delle imprese in relazione alla pandemia ancora in corso e i rischi futuri, nel breve e nel lungo periodo.

«La ‘ndrangheta – ha spiegato il procuratore Lombardo – risulta essere oggi la più ricca organizzazione criminale al mondo. Anche per questo tenterà – in tre fasi – di avvantaggiare se stessa anche in relazione agli spazi operativi che la pandemia ha aperto”. Un messaggio tanto incisivo quanto preoccupante e nello stesso tempo costruttivo perché la consapevolezza della realtà potrà permettere di individuare il modo migliore di “aumentare la nostra sensibilità nel comprendere qual è la direzione che i capitali sporchi possono prendere nel momento in cui la pandemia stabilizzerà gli aspetti negativi. Ciò onde evitare che le tendenze criminali ci facciano perdere le tracce dell’operatività finanziaria della ‘ndrangheta».

L’iniziativa, moderata dal segretario regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Silvano Barbalace, dopo l’introduzione del presidente Roberto Matragrano, ha registrato gli interventi di Licia Redolfi dell’Ossevatorio Mpi Confartigianato; del Direttore delle Politiche Economiche, Bruno Panieri; di Federica Ricci, responsabile istituzionale e normativo Fedart-Fidi.

«Nei 13 settori in recupero nel post emergenza – ha affermato Redolfi – c’è una diffusa presenza di Mpi e alta vocazione artigiana. Fattori di traino della produzione sono la forte domanda di prodotti per l’edilizia, stimolata dagli interventi incentivati dal superbonus, la maggiore spesa sanitaria per contrastare l’epidemia, la maggiore presenza in casa – con restrizioni alla mobilità e smart working – e lo svolgimento di attività sportive e ludiche in forma individuale. La ripresa della manifattura rischia di essere depotenziata dalla crescita dei costi delle materie prime, con la attese sui prezzi ai massimi storici».

Il dato preoccupante su cui riflettere è che un’impresa su 4 (21,7%) non ha richiesto prestiti assistiti da garanzia pubblica per l’eccessiva difficoltà riscontrata nell’accedere alle misure (>11,3% nazionale).

Il fenomeno del lavoro sommerso o “abusivo”, come sottolineato anche dal Direttore delle Politiche Economiche, Bruno Panieri, rischia – a fronte degli effetti derivanti dall’emergenza Covid sul mercato delle imprese – di mutare «da ammortizzatore a condizione permanente. In un tessuto imprenditoriale debole come quello calabrese, che poggia su un terreno già fragile dal punto di vista infrastrutturale, la nostra regione per esempio non può contare sulla spinta manifatturiero che sta spingendo sull’export»

«Un altro settore compromesso – ha spiegato – è quello del turismo. Insomma, le imprese che sono in difficoltà economica rischiano di diventare maggiormente appetibili per le organizzazioni criminali.  Ci dobbiamo attrezzare per essere vicini a queste imprese, più che richiedere strumenti ulteriori, capire quali».

Anche per questo si stanno approntando ed evolvendo strumenti come i “Confidi” che cercano di mantenere le imprese quanto più possibile nel solco della legalità, come spiegato da Federica Ricci, responsabile istituzionale e normativo Fedart-Fidi.

«Gli strumenti, come il fondo per la prevenzione per l’usura – ha detto – però, non sono più in grado di supportare le crescenti necessità delle imprese. Quindi, dobbiamo individuare lo strumento più adeguato al supporto della singola ripresa anche sulla base di una valutazione di prospettiva di ripresa economica. I Confidi insomma possono essere proprio uno strumento di prevenzione».

«Bisogna impedire in tutti i modi che progetti criminali ricostruiti già alcuni decenni fa dalla Commissione parlamentare, vadano in porto perché altrimenti rischieremmo di perdere il controllo dei sistemi finanziari legali», ha detto il procuratore Giuseppe Lombardo, nell’intervento conclusivo.

«Il Covid – ha aggiunto –incide e inciderà ancora sulla fragilità del sistema imprenditoriale italiano. Bisogna anzitutto chiedersi se le azioni di sostegno delle imprese riusciranno a impedire l’immissione massiccia di capitali sporchi nel mercato finanziario; la seconda domanda è sulle criticità più evidenti delle piccole-medie imprese; in ultimo bisogna chiedersi come il crimine organizzato cercherà di sfruttare la crisi».

«Le grandi mafie, in particolare la ‘ndrangheta – ha detto ancora – si limiteranno in questa prima fase a osservare l’andamento dell’economia e inasprire situazioni di disagio sociale. Continueranno ad operare per mantenere inalterato il loro ruolo nello scacchiere criminale dove le singole associazioni si muovono in modo sinergico. Non assisteremo forse a prestiti che potranno sfociare in elargizioni di rilevanza penale perché saranno scollegati dal porre in essere comportamenti di tipo usuraio. A mio avviso collocheranno i capitali sporchi nel mercato attraverso operazioni a tasso zero. Potremmo assistere a una delle più grandi operazioni di “doping finanziario” della storia recente».

«A distanza di trent’anni – ha rimarcato il procuratore – il Covid diventerà l’occasione attraverso cui creare un sistema bancario parallelo in cui la ‘ndrangheta tenterà di diventare finanziatrice. Questo non la porterà a finanziare non la piccola-media impresa in crisi, ma il sistema stesso, destinato a generare quel tipo di sostegno di cui l’impresa ha bisogno. Questo sarebbe drammatico».

«Dobbiamo creare – ha concluso – tutte le condizioni possibili per prevenire l’ingresso dei capitali illeciti nei mercati finanziari perché, una volta avvenuto, l’azione di contrasto dal punto di vista giudiziario potrebbe essere già troppo tardiva. Dobbiamo trovare il modo di aumentare la nostra sensibilità nel comprendere qual è la direzione che i capitali sporchi possono prendere nel momento in cui la pandemia stabilizzerà gli aspetti negativi. Ciò onde evitare che le tendenze criminali ci facciano perdere le tracce dell’operatività finanziaria della ‘ndrangheta». (rcz)

Confartigianato Imprese / Innocenza Giannuzzi: ripartenza sul turismo senza grandi idee

La presidente di Confartigianato Imprese Turismo di Catanzaro Innocenza Giannuzzi osserva con perplessità le iniziative in atto per la promozione turistica e la ripartenza. «L’estate 2021 – ha scritto in una nota – dovrebbe segnare la ripartenza economica e produttiva del nostro Paese, dopo mesi e mesi di dilagante incertezza. Ogni regione, con le sue peculiarità, potrebbe rappresentare un’importantissima attrattiva turistica, specie la nostra: peccato, però, che la promozione della Calabria come meta non brilli sulle emittenti nazionali. Quantomeno, noi non ne abbiamo contezza.

Un po’ di pubblicità indotta si è verificata attraverso il cortometraggio di Muccino, che però non ha riscontrato per nulla la gioia del popolo calabrese, in quanto quella descritta è una Calabria arcaica, ormai passata, per nulla identificabile in quella attuale. E ora si sta lavorando per la promozione turistica della nostra regione tramite il progetto “marcatori identitari”: peccato che l’identità e la storia della Calabria si siano modificate trasformando Alarico, il re dei visigoti, in “Talarico”. Inoltre si sta puntando sul turismo giudiziario, con un gran cartellone pubblicitario presso l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme.

Siamo una regione con potenzialità turistiche inespresse: mare, montagne, colline e una storia invidiabile, possibile che non riusciamo a emergere sul palcoscenico mondiale? Forse è arrivato il momento di porci qualche domanda, perché a mio avviso puntiamo poco sul turismo di prossimità.

Probabilmente cerchiamo di copiare modelli che non ci appartengono, non vi è una chiara visione della situazione e non si investe sulle direttrici esatte, come il turismo delle radici o il turismo esperienziale oggi in auge. È nella semplicità che risiede la grandezza, forse è giunta l’ora di comprendere bene questa citazione di Albert Einstein!» (rcz)

[Foto di Angelo Laganà]

Giannuzzi: Chiediamo che la Calabria non sia più commissariata

Innocenza Giannuzzi, vicepresidente di Confartigianato Imprese Catanzaro, ha chiesto che «la Calabria non sia più commissariata».

«Riapriamo le danze – ha aggiunto – augurandoci che al prossimo giro di boa la nostra regione sia più fortunata! L’auspicio non è un nuovo commissario, ma l’azzeramento del debito sanitario, invocando l’Unità nazionale, e che il futuro della nostra regione sia migliore del nostro presente».

«Stiamo chiedendo ai nostri sanitari – ha proseguito – di combattere una guerra senza strumenti e senza un reale piano d’azione, come si fa a operare così? L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, in cui dovrebbe essere garantito il diritto alla salute, ma i cardini della nostra Costituzione sembrano non valere in Calabria».

La Giannuzzi, poi, ha commentato un articolo pubblicato su Il Fatto di Calabria, da cui «emerge un dato disarmante, una vera e propria beffa per la nostra terra e i nostri conterranei, che continuano a vivere di stenti e sacrifici, quando dall’altra parte c’è invece qualcuno che si prende gioco di noi». 

«Taroccovid, il “tarocco di Calabria”: in arancione grazie alla “sparizione” di 620 casi positivi – ha detto ancora –; questo il titolo del pezzo che sta creando grande scalpore. Ci siamo a lungo chiesti come fosse possibile il recente passaggio da zona rossa a zona arancione, con i dati in continuo aumento. Ed ecco arrivare la risposta: mentre i vari ospedali della nostra regione sono letteralmente stremati e immagini allarmanti rimbalzano di continuo sul web, qualcuno ha pensato bene di non comunicare i dati reali dei soggetti affetti da Covid-19 nella nostra regione. Pura dimenticanza?».

«Ancora una volta – ha detto – ci troviamo dinanzi alla totale approssimazione: non si fa altro che parlare di “industria 4.0”, “digitalizzazione”… ma nella nostra regione tutto ciò è una chimera».

«Questa “dimenticanza” (se proprio così vogliamo definirla) – ha concluso – non giova certo alla tutela sanitaria della Calabria, né al sistema-impresa. Nel balletto dei numeri non ci si rende conto che si sta mettendo in ginocchio una regione che poteva ampiamente aspirare da tempo ad essere di colore giallo, vista la non alta concentrazione di popolazione e visti gli ampi spazi di cui essa è dotata. Ma come sempre accade, il volere non coincide con i fatti». (rcz)

Innocenza Giannuzzi: Si crei un quadro di controllo per monitorare emergenza in Calabria

Innocenza Giannuzzi, vicepresidente di Confartigianato Imprese Calabria, ha ribadito che «è necessario che si crei un quadro di controllo per monitorare l’emergenza sanitaria in Calabria».
«È, ormai – ha detto – trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 nel nostro Paese, e in Calabria siamo riusciti ancora una volta a dare il peggio di noi. Questo non senza il contributo di uno Stato che sembra aver completamente dimenticato la nostra terra. La nostra regione ha mostrato totale approssimazione in tutto: dai tracciamenti agli screening, dalle terapie intensive alle vaccinazioni. Sanità in ginocchio ed enormi perdite economiche subite dalle nostre imprese sono diventate ormai purtroppo le consapevolezze della nostra amara quotidianità».

«Il popolo calabrese – ha aggiunto – riponeva grandi speranze nelle somministrazioni dei vaccini, ma anche quelle ad oggi sono circondate da infiniti paradossi e procedono in maniera ancora tutt’altro che organica e funzionale. A un anno dallo scoppio di questa maledetta pandemia, avremmo dovuto programmare ogni minima mossa per uscire in fretta da quest’emergenza, invece sembriamo brancolare ancora nel buio più totale. Fa male vedere le tante ambulanze in fila dinanzi al pronto soccorso, medici stremati, appelli di sindaci che chiedono sostegno, proteste degli esercenti che rimangono inascoltate, paradossali aperture e chiusure di scuole, piscine e palestre inibite agli sportivi da tempo immemore e un numero inquantificabile di famiglie che non sanno come arrivare a fine mese. Che fine hanno fatto gli aiuti promessi? Dove sono finite le nuove terapie intensive, ma soprattutto perché ancora oggi siamo ostaggio di una campagna vaccinale che stenta a decollare?».

«Ripartenza e resilienza – ha proseguito la vicepresidente Giannuzzi – sono parole stracolme di stanchezza: quella dei calabresi, abbandonati da un governo miope, che dimentica azioni reali e fatti concreti capaci di portare la nostra terra fuori dal limbo della disorganizzazione. Le imprese locali sono piegate e stremate dalle chiusure continue. Non chiedono aiuti, chiedono solo di poter tornare a lavorare, in sicurezza, per colmare le enormi perdite che si sono generate».

«Siamo alle porte dell’estate – ha detto ancora – costellate di tanti dubbi e poche certezze, eccetto una: la Calabria non vuole e non può perdere ciò che negli anni gli imprenditori, con innumerevoli sacrifici, hanno realizzato. È necessario, allora, che si crei un quadro di controllo con gli indicatori misurabili per valutare i progressi reali che in Calabria si realizzeranno, in modo da poter monitorare l’emergenza sanitaria in atto».

«C’è chi lo chiama tableaux de bord, chi Kpi (Key Performance Index) – ha concluso – ma la sostanza è che bisogna decidere e agire, prima che la crisi possa inghiottire completamente l’economia e che il divario tra nord e sud possa divenire irrecuperabile, altrimenti nel giro di poco saremo costretti a parlare di “Italie”». (rcz)

Innocenza Giannuzzi: Incomprensibile posizione del Viminale per il turismo fuori Nazione

Innocenza Giannuzzi, vicepresidente di Confartigianato Imprese Catanzaro, ha commentato l’«incomprensibile posizione assunta dal Viminale», che consente il turismo fuori dall’Italia e non lo spostamento tra i Comuni e le regioni.

«Da una parte – ha detto – i cittadini vivono di restrizioni ferree che impediscono in zona rossa e arancione di varcare i confini persino dei propri comuni, dall’altra si permette di poter fare i “turisti” fuori Nazione, come riportato da SkyTg24. E il nostro turismo, invece? Tutte le attività collegate ad esso son state inibite, è da un anno intero che si sogna la ripartenza, ma nulla di concreto è stato fatto. E dire che siamo un Paese invidiato in tutto il mondo, per la nostra storia, la nostra cultura, le nostre eccellenze enogastronomiche, i nostri scorci di paradiso, l’eleganza della nostra terra. Eppure siamo a un passo dal baratro».

«E il Governo che fa? – ha aggiunto –. Autorizza i viaggi di piacere senza passaporti vaccinali, per poi magari ritrovarci dopo le vacanze pasquali pieni di varianti e continuare a vedere il nostro Bel Paese tramutarsi ancor di più in un deserto arido che inghiotte la nostra economia. Consentiamo i flussi turistici mentre viviamo di regioni rosse e altre arancioni, dell’aumento costante dei casi Covid, degli ospedali saturi, di vaccini che non arrivano o non vengono somministrati, di aziende piegate. Ma il turismo fuori Nazione lo consentiamo lo stesso, senza riflettere su ciò che potrebbe comportare una simile scelta».

«Auspichiamo, quantomeno – ha concluso – rigidi protocolli di isolamento e appositi test anti-Covid per i “vacanzieri” al momento del rientro in Italia, come avviene in altre Nazioni. Auspichiamo che la nostra economia possa essere tutelata e predisposta a una ripartenza, se vogliamo davvero uscire da questo infinito tunnel». (rcz)

Confartigianato Imprese Cz: Usare le Unità mobili per evitare assembramenti e vaccinare in sicurezza

Innocenza Giannuzzi, vicepresidente di Confartigianato Imprese Catanzaro, e Raffaele Mostaccioli, segretario di Confartigianato Imprese Catanzaro, propongono di utilizzare le Unità mobili non solo per evitare gli assembramenti, ma anche per vaccinare in sicurezza.

«Attraverso questa soluzione – hanno spiegato – si potrebbero evitare inutili e rischiosissimi assembramenti. Inoltre, ogni medico di base potrebbe stilare una short-list di anziani e persone fragili, in modo da dare un impulso alle vaccinazioni, arrecando meno disagi alla popolazione silver e coprendo in modo capillare il territorio calabrese, senza rischiare di dover buttare dosi dei vari vaccini. I metodi per far fronte a questa pandemia ci sono, occorrerebbe soltanto un minimo di organizzazione, quella che a livello nazionale sta mancando, con le poche dosi consegnate alle varie regioni e con le chiusure a singhiozzi di un’Italia che cambia colore in continuazione».

«Occorre – hanno sottolineato – velocizzare la somministrazione dei vaccini anti-Covid se vogliamo mettere in sicurezza il popolo calabrese e l’economia di un’intera regione. E occorre cercare di diminuire la mobilità e gli assembramenti di cui questa pandemia si nutre e a cui abbiamo assistito inermi in queste ultime settimane».

«Le piattaforme allestite ad hoc – hanno detto ancora Giannuzzi e Mostaccioli – non funzionano a dovere, i soggetti considerati “fragili” mutano di giorno in giorno, tant’è che risale alle ultime ore la novità che escluderebbe i malati di Alzheimer dalla lista di coloro che hanno priorità nelle somministrazioni dei vaccini. Intanto i casi aumentano, e viviamo in balia di non si sa cosa».

«La tranquillità dell’economia calabrese – hanno concluso –può trovare conforto soltanto nella tranquillità della salute dei suoi cittadini: per scongiurare altri lockdown e cartine tornasole, dobbiamo rapidamente procedere alle vaccinazioni, tutelando in primis i soggetti più fragili. In virtù anche dell’aumento delle dosi che prossimamente il Governo invierà, non possiamo e non dobbiamo perdere tempo, facendoci trovare ancora impreparati. Dobbiamo batterci perché la nostra regione diventi Covid-free». (rcz)