Il presidente Mancuso incontra Errigo (Arpacal): Puntare su binomio Ambiente-Sviluppo turistico”

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha incontrato il commissario straordinario dell’Arpacal, gen. Emilio Errigo e alcuni dirigenti. Nel corso dell’incontro istituzionale si è dialogato costruttivamente sul funzionamento e delle future competenze di Arpacal.

«Il ruolo dell’Arpacal è di fondamentale importanza per la tutela, il controllo, il recupero ambientale e per la prevenzione  e   promozione  – ha detto Mancuso – della salute collettiva. Discutiamo di temi e questioni che incidono sul diritto alla salute e sulle prospettive di sviluppo turistico, il che significa che sulla costante attività di contrasto ai reati ambientali bisogna essere conseguenti e rigorosi».

 Il commissario Errigo ha sottolineato la centralità del ruolo istituzionale dell’Agenzia nella tutela, difesa e valorizzazione dell’ambiente della regione e del rinnovato impegno ad intraprendere ogni azione concreta volta al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e di quanti decidono di vivere o permanere in Calabria.

«Abbiamo il dovere di garantire alle presenti e future generazioni il diritto di vivere in un ambiente salubre nel rispetto della biodiversità e salvaguardare i fragili ecosistemi. In un prossimo futuro, a seguito delle proposte modifiche alla legge istitutiva di Arpacal, saranno poste in essere le conseguenti iniziative che si renderanno necessarie a difesa dell’ambiente nel suo complesso».

«L’esigenza della transizione ecologica, su cui l’Europa – ha continuato Mancuso – ha posto vincoli ben stretti anche per l’utilizzazione delle risorse del Pnrr, dovrà essere un obiettivo delle nostre comunità. Pertanto, dall’Arpacal ci aspettiamo tutti – e non dubitiamo che la sua governance corrisponderà alle aspettative – l’individuazione e rimozione dei fattori di rischio per l’uomo, per la fauna, per la flora e per l’ambiente fisico».

«A supporto dei provvedimenti legislativi assunti finora dalla Regione – ha concluso il presidente del Consiglio regionale – c’è naturalmente bisogno di colmare l’organico carente dell’Agenzia, dotandola delle figure professionali necessarie e, allo stesso tempo, c’è anche bisogno di investire in formazione ed educazione ambientale. Ribadisco la disponibilità del Consiglio regionale a sostenere le iniziative dell’Arpacal, per la tutela della salute dei calabresi e per la sicurezza del territorio». (rrc)

Pd Calabria: Bloccare proposta di partecipare in remoto a riunioni di Commissioni e Giunta

Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha chiesto di bloccare, immediatamente, la proposta presentatadai consiglieri Giuseppe Mattiani (Fi) e Ferdinando Laghi (De Magistris Presidente) sulla possibilità di partecipare, in remoto, alle riunioni di Commissioni e Giunta.

«Va tutelata la stessa onorabilità del Consiglio regionale – hanno evidenziato i dem – che dovrebbe preoccuparsi di aumentare la qualità e la stessa produzione legislativa per dare risposte alle tante emergenze che la nostra Regione si trova a dovere affrontare. Serve maggiore presenza all’interno delle Istituzioni che dovrebbero essere sempre più vicine al cittadino e, invece, siamo costretti a registrare l’ennesima proposta improvvisata che non farebbe altro che accrescere la confusione che regna sovrana in questa legislatura».

«Per raggiungere quale obiettivo? – si sono chiesti –. Far stare più comodi i consiglieri regionali e gli assessori? Lo smart working non può essere altro che una modalità residuale di svolgimento delle funzioni istituzionali davanti a condizioni esterne gravi e impeditive, come abbiamo avuto modo di verificare durante i terribili anni della pandemia che abbiamo appena superato. Oppure come strumento per garantire la permanenza in Calabria ti tanti giovani assunti da importanti industrie con sede in altre Regioni».

«Chiediamo al presidente Occhiuto, al centrodestra e a tutti i consiglieri regionali massima serietà e rispetto – hanno concluso – della propria funzione. Si pensi alle priorità per la Calabria che non attengono certo allo smart working dei consiglieri regionali». (rrc)

 

Il consigliere regionale Billari: Prosegue il mio impegno in Calabria

«Vivo con grande orgoglio ed emozione il mio rientro in Consiglio Regionale della Calabria consapevole della necessità impellente che ha il territorio in cui vivo ma ovviamente l’intera regione Calabria di intervenire su questioni ataviche che sono priorità irrinuncibaili». È quanto ha dichiarato Antonio Billari, a margine dei lavori in Consiglio regionale di venerdì scorso.

«Lavoro, ambiente e sanità – ha sottolineato – sono tre questioni che mi vedranno in prima linea nella sfida per avere una Calabria migliore ed al passo con le altre regioni».

«In Consiglio Regionale – ha proseguito – farò parte di un opposizione costruttiva e pragmatica volta a stimolare interventi e misure che diano risposte concrete. In questi mesi ho girato l’intera area Metropolitana di Reggio Calabria ed ho ravvisato la necessità di immaginare misure tangibili a sostegno dei comuni che compongono l’ex provincia di Reggio Calabria che solo attraverso le deleghe funzionali alla città Metropolitana consentiranno al nostro territorio di avere risorse e funzioni ora mai vitali».

«Proseguirà il mio impegno al servizio della collettività – ha concluso Antonio Billari  – consapevole che su determinate questioni serve il supporto di tutti, io ci metterò la passione di sempre». (rrc)

Auditorium Calipari del Consiglio regionale, pubblicato bando per individuare miglior progetto

È stato pubblicato il bando per individuare il miglior progetto per la ricostruzione dell’Auditorium “Nicola Calipari” del Consiglio Regionale della Calabria. La copertura, infatti, il 31 luglio 2020 era crollata. Da lì, su impulso della Presidenza del Consiglio regionale, è partito l’iter per far risorgere un punto di riferimento culturale e sociale per l’intera città di Reggio e per la Calabria.

Il bando di gara, pubblicato il 10 marzo sulla Gazzetta ufficiale europea, consentirà di individuare la proposta più idonea con un meccanismo premiale: al terzo classificato saranno riconosciuti 10 mila euro, al secondo 20 mila euro. Al soggetto vincitore, oltre a 40 mila euro come primo classificato, potranno essere assegnati fino ad altri 70 mila euro per il completamento del progetto di fattibilità tecnica ed economica, in coerenza con le indicazioni del documento preliminare approvato dall’Ufficio di presidenza e redatto dal settore tecnico di Palazzo Campanella diretto dall’architetto Gianmarco Plastino.

A quel punto, si passerà alla progettazione definitiva ed esecutiva per un importo di circa 640 mila euro, da ribassare secondo la percentuale stabilita. I partecipanti al concorso di progettazione dovranno inviare gli elaborati e i documenti amministrativi entro il prossimo 28 aprile.

La proclamazione del vincitore è prevista per metà giugno.

La stima dei lavori, che riguardano sia il rifacimento dell’“Auditorium Calipari” che la rifunzionalizzazione delle aree limitrofe, è di circa 8 milioni di euro che, da cronoprogramma, saranno ultimati entro il 2025.

«A seguito dell’importante stanziamento complessivo di circa 12 milioni di euro – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso – la pubblicazione del concorso di progettazione segna un altro passaggio importante verso la ricostruzione del nuovo Auditorium . Sono fiducioso che le proposte progettuali che saranno presentate, consentiranno di realizzare un’infrastruttura ispirata ai più avanzati criteri architettonici, tecnologici e di sostenibilità». (rrc)

In Consiglio regionale si è discusso di Autonomia differenziata

È stata lunga e accesa la seduta di venerdì del Consiglio regionale della Calabria. Tra i punti all’ordine del giorno, il dibattito sull’autonomia differenziata. Tra l’altro, nel corso dell’Assemblea c’è stato, anche, l’insediamento di Antonio Billari, del Pd, subentrato a Giovanni Muraca a seguito della sospensione per il processo Miramare.

L’Assemblea è iniziata con un minuto di silenzio per i migranti morti a Steccato di Cutro. Poi, l’approvazione dei vari ordini del giorno, fino ad arrivare al dibattito sull’autonomia, concluso con l’intervento del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Il capogruppo in Consiglio regionale del Pd, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «il presidente Occhiuto, al termine del dibattito in Consiglio regionale da noi richiesto, ha giustificato il suo voto favorevole per l’Autonomia Differenziata in Conferenza Stato-Regioni in maniera davvero particolare».

«Praticamente – ha spiegato –Occhiuto ha affermato che si tratterebbe di uno scherzo, perché in realtà non ci sarebbero le risorse per realizzarla. Adesso il presidente Occhiuto deve soltanto dirlo a Calderoli».

«È chiaro a tutti – ha spiegato ancora – che la proposta Calderoli è divisiva, rischia di aumentare le distanze tra Nord e Sud del Paese e sicuramente non può rappresentare una priorità per l’agenda politica nazionale. Ci sono ben altre emergenze da affrontare in Italia e in Calabria, a cominciare dall’utilizzo delle risorse del Pnrr, ultima occasione che abbiamo per dare una speranza di sviluppo al Sud e migliorare servizi essenziali come sanità, istruzione e trasporti. Su questi temi dovrebbe essere concentrata la politica e su questo dovremmo unire le nostre forze».

«Attualmente – ha proseguito – un cittadino del Nord costa allo Stato 17mila euro all’anno, in termini di spesa pubblica per servizi, mentre un cittadino del Sud13mila euro. Soltanto per riequilibrare la spesa pubblica nazionale servirebbero 78 miliardi di euro. Altro che autonomia differenziata. Occhiuto, se davvero vuole tutelare gli interessi e i diritti della Regione che governa, deve impegnarsi per trovare una soluzione di mediazione tra le esigenze della Calabria e la volontà del governo nazionale».  

«Non possiamo certo permettere – ha detto ancora Bevacqua – che le deleghe, o ancor peggio le risorse, siano stabilite tramite una trattativa privata tra governo e le Regioni, con il Parlamento a fare da spettatore o, al massimo, ad esprimere semplici pareri. Trattandosi di una proposta indifendibile in Calabria, il presidente Occhiuto, che pure l’ha votata, ha provato ieri a depotenziarne l’impatto mediatico».

«Francamente, ci attendevamo motivazioni più convincenti – ha spiegato – a sostegno della sua posizione politica e una difesa dei diritti della Calabra e delle Regioni meridionali, all’interno delle quali cresce lo stato di tensione attorno a quella che viene vista come un’ennesima penalizzazione. In ogni caso – conclude Bevacqua – noi continueremo a opporci a questo scempio legislativo e sociale in tutte le sedi per evitare ripercussioni gravissime sulla vita dei cittadini e delle famiglie del Sud. E non pensiamo proprio che il ministro Calderoli e la Lega stiano scherzando». 

Il consigliere regionale Ernesto Alecci, si è detto addolorato per il voto favorevole di Occhiuto all’autonomia differenziata, senza una discussione preliminare in questa Assemblea, svilendo di fatto il ruolo stesso del Consiglio».

«Ci sono una serie di motivi per cui opporsi convintamente, di varia natura – ha spiegato il consigliere –.  Innanzitutto una valutazione di carattere geopolitico. In uno scenario come quello attuale, caratterizzato dalla situazione post pandemica, dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, lo Stato dovrebbe semmai assumere il ruolo sempre più importante di guida unitaria, nella definizione di accordi e strategie sovranazionali, con ricadute poi nei vari territori. Poi ci sono valutazioni di tipo normativo. Così come prospettata la riforma svuota il Parlamento di tutta la centralità e i poteri che i padri Costituenti hanno ampiamente e diffusamente inserito nella Costituzione».

Il nuovo assetto, per Alecci, «qualora introdotto, tenderà a penalizzare in maniera sempre più gravosa le regioni meridionali.  Garantire i Lep, infatti, vuol dire garantire la sopravvivenza di una comunità, ma non prevede in alcun modo lo sviluppo di un territorio. Dopo aver garantito il livello minimo di prestazioni all’interno delle “regioni più povere”, le altre potranno comunque investire il surplus generato dalla loro fiscalità, aumentando la qualità di tutti i loro servizi in maniera sempre crescente, divenendo sempre più attrattive».

Un no, quello del dem, che «non è ideologico. Come sancito dalla Costituzione posso essere d’accordo nel dare ad alcune regioni in alcune limitate materie una certa autonomia. Per esempio la Calabria potrebbe godere di una certa autonomia nel turismo, nell’agricoltura, nel recupero dei borghi. Ma ogni bambino, qualunque sia la regione di nascita, deve avere gli stessi servizi, le stesse opportunità, il miglior futuro possibile».

«Sono sempre più convinto che non possa esistere un’Italia forte senza un Sud forte. Il Presidente Occhiuto fin dai primi minuti dopo la sue elezione ha dichiarato di voler fare della Calabria una “regione normale”, pensando prima di tutto a restituire ai calabresi il diritto alla cura nella propria regione, l’opportunità di un lavoro dignitoso, di strade sicure, di una prospettiva della qualità della vita della di un Paese civile, ma questa non mi sembra la strada giusta».

«Chi vuole bene al Sud, alla Calabria e ai calabresi non può essere a favore di questa riforma!», ha concluso Alecci.

Amalia Bruni, del gruppo Misto, ha ribadito come sia «una grave mancanza di rispetto» il sì di Occhiuto all’autonomia in Conferenza-Regioni.

«In Calabria – ha spiegato – c’è un divario enorme tra spesa storica e fabbisogni standard. Non siamo contro l’autonomia ma purché sia un’autonomia unitaria per il Paese, invece dal Ddl Calderoli traspare una deriva secessionista».

Il consigliere Antonio Lo Schiavo (Misto) ha chiesto se «davvero si pensa che dare oggi alle Regioni la possibilità di legiferare su scuola e sanità possa tenere unito il Paese? Penso di no. Il Sud vuole resistere a una partita truccata fin dall’inizio. Chiedo una posizione non di parte ma nell’interesse dei calabresi», mentre Francesco Afflitto (M5S) ha definito «un premeditato raggiro» la proposta di Calderoli. Raffaele Mammoliti (PD) ha espresso preoccupazione per il ddl Calderoli, annunciando a Occhiuto «una dura battaglia», mentre Davide Tavernise (M5S) ha definito la proposta dell’autonomia «solo propaganda».

«iamo tutti d’accordo sul tema della definizione dei Lep e del superamento della spesa storica. Quello che mi preoccupa è che a Roma c’è ancora chi punta alla secessione», ha detto Tavernise, ricordando a Occhiuto che «non è più il capogruppo di Forza Italia alla Camera ma è il presidente di ogni calabrese anche e soprattutto di chi non l’ha votato».

Dal centrodestra, invece, la posizione è più o meno la stessa: accettare la sfida dell’autonomia differenziata.

Giacomo Crinò (Forza Azzurri), ha ribadito che la «Calabria non si batte in ritirata», mentre Giuseppe Graziano (Azione), ha evidenziato come «l’autonomia può essere una opportunità per la Calabria». Giuseppe Gelardi (Lega), ha detto che «il Ddl Calderoli dà corso all’attuazione del titolo V della Costituzione e agli articoli 116 e 117 che sono una grande opportunità per le Regioni», mentre Michele Comito (FI) ha chiesto: «Se non si cambia ora quando si cambia per la Calabria? Il presidente Occhiuto saprà far valere le nostre regioni in tutti i tavoli nazionali. Non c’è nessuna spaccatura dell’Italia. Non vogliamo una Calabria che scappa, vogliamo una Calabria che vuole rinascere».

Un dibattito acceso, insomma, che si è chiuso con l’intervento di Occhiuto, rivolgendosi all’opposizione: «Anche io volevo parlare all’inizio di questo dibattito ma ho rispettato la decisione della Conferenza dei capigruppo. Sono sempre stato disponibile al confronto e ho detto sempre sì al dibattito sull’autonomia differenziata. Ma ho grande rispetto anche delle mie prerogative e alla Conferenza delle Regioni ho esercitato le mie prerogative».

«È ingiusto dire – ha evidenziato – che assumo decisioni in ragione della mia appartenenza politica: in altri contesti ho assunto decisioni in contrasto con il governo nazionale, a esempio dicendo che era un errore tagliare il reddito di cittadinanza senza che ci fosse un’alternativa. Nella tragedia che ha colpito Cutro e la Calabria molti hanno evidenziato che il mio contegno non è stato di parte ma è stato improntato prima alla necessità di essere solidali. Credo – prosegue il governatore – di aver dato dimostrazione in un anno e 4 mesi di aver esercitato il mio ruolo di presidente e della Regione non di dirigente politico. Così è cambiato da novembre? È cambiato il testo, perché il presidente della Regione Calabria ha presentato degli emendamenti facendoli recepire al ministro Calderoli».

«Nel testo di novembre – che non avrei votato – ha spiegato – l’ho detto chiaramente sia a Calderoli sia al mio partito – era scritto che si faceva l’autonomia differenziata, poi c’era un anno per definire i Lep e se in un anno non fossero stati definiti si poteva procedere alle intese con le Regioni facendo ricorso alla spesa storica. Dissi che era un testo profondamente ingiusto e siamo riusciti a fare in modo che gli emendamenti da me presentati venissero recepiti. Mi sembra che qualcuno non abbia letto il nuovo testo: oggi non è più possibile fare le intese con le Regioni se prima non si definiscono i Lep, i diritti sociali e civili, garantiti secondo fabbisogni standard, lo dice chiaramente l’articolo 4 nel nuovo testo. In sostanza non si fa l’autonomia differenziata se prima non si definiscono i Lep, e questo grazie a questi nostri emendamenti che sono un macigno. Se si valuta questo si vede che il piatto della bilancia penderebbe più a favore del Sud».

«Tutto il dibattito oggi è stato incentrato sui divari, che ci sono, ma voglio ricordare che ci sono perché nelle Regioni del Sud i diritti sociali e civili sono stati finanziati secondo la spesa storica – ha ricordato –. La verità è che anche la perequazione in questi anni è stata falsata perché costruita sulla spesa storica e non dei fabbisogni. E allora aver fatto inserire nel testo l’impegno a superare questa ingiustizia è secondo me un grande merito politico e ne sono orgoglioso, e credo di aver dimostrato che oggi la Calabria ha un governo regionale che riesce a farsi valere nel dibattito nazionale. Ho detto più volte che sono stanco di una letteratura che vuole i presidenti delle Regioni del Sud avere solo un approccio lamentoso o rivendicativo, magari minacciando di incatenarsi da qualche parte, ma voglio raccogliere la sfida, questo dicevo quando dicevo che non voglio scappare. Molti di altre Regioni del Nord si lamentano che interi capitoli di provvedimenti approvati in Parlamento riguardano la Calabria e servono spesso a modificare le cose anche per le altre regioni: pensiamo  ai medici cubani, quando abbiamo denunciato le storture delle cooperative, e ora ci seguono in tanti».

«La Calabria ha, dunque – ha continuato – oggi un atteggiamento senza complessi e di questo ne sono orgoglioso, come calabrese più che come presidente. Ecco cos’è cambiato da novembre: il testo è cambiato ed è cambiato perché l’abbiamo fatto cambiare noi dicendo: prima i Lep e poi l’autonomia differenziata. Oggi questo testo probabilmente costa 70-80-90 miliardi allo Stato, risorse che vanno trovate e bisogna vedere se ci sono nel bilancio dello Stato, ma se ci fossero andrebbero soprattutto al Sud perché farebbero sostituire il criterio della spesa storica con il finanziamento dei servizi attraverso i fabbisogni standard. E poi non ho una considerazione così smisurata di me stesse per pensare che il mio voto avrebbe cambiato le cose, ma intanto grazie a noi abbiamo prodotto questi cambiamenti, che sono positivi».

«Sono i calabresi e non io – ha ricordato – che dicono che la Calabria ha macerie, sto cercando di governare per non lasciare altre macerie, lasciando a chi verrà dopo di me una Calabria migliore di quella che mi è stata consegnata. La sanità è già di competenza delle Regioni, ma non mi parlate della sanità in questo contesto. Lo dico da commissario, anche in rapporto conflittuale con i tavoli ministeriali: se penso a come è stata governata dal centro negli anni del commissariamento, allora dico che più autonomia c’è qui meglio è, è la posizione anche di un mio predecessore del Pd, che aveva anche minacciato di incatenarsi per dire basta al commissariamento».

«La questione è – ha concluso – oggi siamo competitivi senza autonomia differenziata? No. Io credo che l’approccio tradizionale di chi ha governato le Regioni del Sud sia stato finora quello di giocare sempre di rimessa e questo approccio ha creato ancora più divari e più sperequazione. Se volete un presidente in linea con questo modo tradizionale di intendere il rapporto tra Regione e comunità nazionale io non sono un presidente in linea, è evidente. Se volete un presidente che vuole essere autorevole nel rapporto con il governo senza complessi, io cerco di essere questo presidente». (rrc)

L’OPINIONE / Filippo Mancuso: Calabria e il Sud affrontino con pragmatismo sfida dell’autonomia

di FILIPPO MANCUSO – Il Consiglio regionale dà spazio al dibattito sull’Autonomia regionale differenziata, prevista non solo nel programma del Governo che ha approvato un testo di legge su cui dovrà pronunciarsi il Parlamento.

È prevista, non solo nei programmi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche dall’articolo 116 della Costituzione (terzo comma) in linea con gli articoli 117 e 119,  che sottolineano la necessità di garantire ai cittadini, ovunque essi risiedano, i diritti sociali e civili.

È il caso di sottolineare che la previsione costituzionale di cui discutiamo, è stata introdotta dalla riforma del Titolo V della Carta costituzionale  adottata a maggioranza dal Centrosinistra nel 2001 (Governo Amato).

E ha preso avvio nel 2017, con la richiesta di trasferimento dei poteri in più materie da parte delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e, subito dopo,  con gli accordi preliminari delle tre Regioni con il Governo Gentiloni.

 Non si tratta dunque, di un’iniziativa che il Centrodestra ha tolto improvvisamente dal cilindro, con l’intento – come alcuni imprudentemente sostengono – di spaccare il Paese e di ampliare i divari di sviluppo Nord – Sud.

Oggi, il nuovo Governo e la maggioranza di centrodestra – con la condivisione della Conferenza Stato-Regione – danno  avvio all’istituto costituzionale con un disegno di legge perfettibile in Parlamento e aperto a recepire le osservazioni che dai territori saranno avanzate.

Tutto ciò, con l’obiettivo di rafforzare le prerogative delle autonomie, ampliandone i poteri e le competenze, e per ridare un nuovo protagonismo alle Regioni che, dopo più di mezzo secolo, debbono – da Nord a Sud – assumersi, al cospetto dei cittadini, la responsabilità di  governare efficientemente la spesa pubblica, rendendola produttiva e utile per le nostre comunità.

Ben sapendo, naturalmente, che occorrerà garantire incondizionatamente i diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale.

L’autonomia differenziata dovrà infatti realizzare (com’è infatti già previsto nella proposta del Governo)  il superamento dell’iniquo concetto della ‘spesa storica’ che penalizza – non da ora ma  da decenni – il Mezzogiorno e la Calabria.

Si pensi, per esempio, che nei servizi sociali si va dai 246 euro di Bologna ai 6 euro di Vibo Valentia. Abbiamo un spesa statale per abitante regionalizzata che per l’Istat  nel Centro-Nord è superiore dell’11,5% rispetto a quella del Mezzogiorno.

Il tasso di occupazione giovanile nel 2021 era al 71,4% nel Centro-Nord e al 45,7% nel Mezzogiorno (al 43,7% in Calabria).  Nella sanità in Calabria ci sono 7 addetti su mille abitanti a fronte dei 12 nel Centro-Nord. Ma l’elenco delle inique ripartizioni della spesa pubblica è infinito.

Proprio alla luce di tutto questo, occorrerà definire entro l’anno i Lep,  riguardanti i diritti civili e sociali, e i fabbisogni standard e  stabilire quanto lo Stato deve garantire a ciascuna Regione, quindi finanziandoli!

A tutti i cittadini, ovunque risiedano, come ha di recente ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, bisogna garantire stessi servizi e analoghi  diritti!

So bene che l’argomento è oggetto di polemiche e di strumentalizzazioni politiche, il più delle volte incentrate su critiche generaliste, quasi come se le sofferenze sociali e civili del  Mezzogiorno siano state provocate dall’Autonomia differenziata.

Pertanto auspico, proprio per rendere significativo questo confronto, che il dibattito odierno non ceda alle speculazioni partitiche, ma verta essenzialmente sul merito delle questioni.

Nello slancio innovativo che deve caratterizzare le Istituzioni di ogni livello,  anche le classi dirigenti del Sud sono chiamate ad andare oltre gli stereotipati piagnistei sullo  Stato patrigno che spesso sono serviti a  giustificare nel Mezzogiorno  pratiche politiche e amministrative spendaccione ed autoreferenziali.

Il Sud e la Calabria, affrontino con pragmatismo, responsabilità e serietà la sfida dell’autonomia differenziata, che è un sfida per modernizzare l’architettura istituzionale del Paese in chiave unitaria ed europeista.

È un  tema che ci riguarda tutti.

Non rappresenta un vulnus al principio dell’unità e indivisibilità della Repubblica sancito dall’articolo 5 della Costituzione È una questione con cui dobbiamo misurarci non demonizzandola, ma semmai proponendo accorgimenti innovativi e vigilando, affinché il Sud e il Paese ne traggano benefici e vantaggi.

La Calabria – che ha oggi una classe dirigente dinamica e intraprendente che si confronta a testa alta nel dibattito nazionale ed europeo recuperando reputazione e autorevolezza – ha tutto ciò che occorre per stare al passo con le accelerate trasformazioni istituzionali, politiche, economiche tecnologiche di questo nostro tempo. (fm)

[Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale della Calabria]

Tavernise (M5S): Approvata legge per Cammini di Calabria

Il consigliere regionale e capogruppo del M5S, Davide Tavernise, ha reso noto che è stata approvata la legge dei Cammini di Calabria.

«Con il riconoscimento e la valorizzazione dei cammini della Calabria saremo in grado di promuovere un nuovo modo di fare turismo a costo zero e nel pieno rispetto dell’ambiente. Rispondendo così alle esigenze dei frequentatori di questi percorsi, sempre più numerosi, che già nutrono un interesse particolare per la nostra terra», ha spiegato il consigliere ricordando di essere stato il primo a presentare una proposta di legge per la valorizzazione dei Cammini di Calabria.

«Il fatto che ne siano pervenute altre – ha aggiunto – non può che essere un fatto positivo ed era giusto portare avanti un lavoro unico e sinergico per centrare l’obiettivo».

«L’inquadramento normativo è di fondamentale importanza per  incentivare questa nuova dimensione turistica, favorendo la destagionalizzazione. Ed è bene tenere presente – ha proseguito – che riconoscere questi cammini ha come effetto riflesso la migliore manutenzione dei luoghi coinvolti, con conseguenti ricadute positive sull’ambiente».

«Ringrazio i collegi della VI Commissione e il Consiglio regionale – ha concluso – per questo lavoro fatto a più mani che riconosce l’importanza del turismo eco-sostenibile, teso a favorire la riscoperta delle bellezze naturalistiche, storiche e culturali della Calabria». (rrc)

Consiglio regionale, sospeso Muraca, fa il suo ingresso Antonio Billari

Il consigliere regionale del Pd, Giovanni Muraca, è stato sospeso. Subentra, al suo posto, Antonio Billari. La comunicazione è arrivata da Roma, che conferma la sospensione dell’ex assessore comunale per il Processo Miramare.

Quello di Muraca è stato un caso singolare. Nonostante la condanna per abuso d’ufficio a sei mesi, Muraca ha potuto continuare a svolgere la sua funzione di consigliere regionale (era subentrato a Nicola Irto dopo la sua elezione al Senato). (rrc)

 

Al Consiglio regionale la tavola rotonda “Sulla mia pelle”

Mercoledì 8 marzo, alle 9, nell’Aula Consiliare “F. Fortugno” del Consiglio regionale, la tavola rotonda dal titolo Sulla mia pelle, organizzata dalla Giunta e Consiglio regionale della Calabria, insieme con il Movimento Civitas.

«Insieme ai Presidenti Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso, come Regione Calabria ci siamo riproposti di caratterizzare l’8 marzo di ogni anno di Legislatura con azioni concrete a sostegno delle donne. Nel 2022 – ha spiegato la vicepresidente della Giunta, Giusi Princiabbiamo varato la Legge regionale contro le discriminazioni delle donne sui luoghi di lavoro».

«Quest’anno – ha evidenziato – vogliamo lanciare la campagna ‘Sulla mia pelle’, che aiuterà a coprire, attraverso l’arte del tatuaggio, le ferite che la violenza lascia sulla pelle delle donne che l’hanno subita. Vogliamo far sì che il tatuaggio sulle cicatrici sia simbolo di riscatto della dignità fisica e psicologica di tutte le donne che hanno subito violenza; l’auspicio è che le vittime inizino a volersi più bene, accettando senza timore, con libertà, quella parte fisica che da espressione di dolore diventi emblema di rinascita».

«Pertanto, abbiamo voluto coinvolgere i tatuatori della Calabria che, gratuitamente, hanno sposato la nostra iniziativa, così come la Direzione sanitaria e lo staff di chirurgia estetica di una nota clinica privata di Reggio Calabria. È bello – ha concluso Giusi Princi – che proprio giorno 8 marzo parta dalla Calabria un messaggio unitario di sensibilità e di sostegno alle donne vittime di violenza anche attraverso l’arte e la creatività». (rrc)

 

Il presidente Mancuso: Già previsto di discutere di autonomia in Consiglio regionale

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha specificato che era già previsto di discutere, nella prossima seduta del Consiglio regionale della Calabria, dell’autonomia differenziata.

Mancuso, poi, si rivolge alla consigliera regionale Amalia Bruni, sottolineando come «ancora una volta propala notizie inesatte. E continua, attraverso una comunicazione semplificata nella forma e vuota di contenuti, ad inventarsi un nemico che le impedirebbe ogni agibilità, per giustificare, dinanzi al suo elettorato, l’inconcludenza politica e legislativa».

«Non corrisponde, infatti – ha spiegato – a verità che il Consiglio regionale abbia impedito la discussione sull’autonomia regionale differenziata, avendo invece deciso, nell’ultima riunione, che se ne occuperà nella prossima seduta. Al di là degli esiti del dibattito in Aula e auspicando che non avvenga per tesi precostituite, mi pare utile ricordare al ‘capo dell’opposizione’ Amalia Bruni,  che si tratta di una previsione costituzionale introdotta con la riforma del Titolo V adottata dal centrosinistra nel 2001 (Governo Amato) e che ha preso avvio nel 2017 con la richiesta di trasferimento dei poteri in più materie da parte delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e con gli accordi preliminari delle tre Regioni con il Governo Gentiloni».

«Cosi come è  rilevante sottolineare – ha concluso Mancuso – che per essere utile al Paese l’autonomia differenziata dovrà  superare l’iniquo concetto della spesa storica e definire entro l’anno i Lep, riguardanti i diritti civili e sociali,  e i fabbisogni standard per stabilire quanto lo Stato deve garantire a ciascuna Regione. A tutti i cittadini, ovunque risiedano, bisogna garantire stessi servivi e analoghi diritti». (rrc)