Gli 8 deputati e i 4 senatori eletti all’estero (tre calabresi). Il giallo del seggio della Bruno Bossio

È un giallo l’elezione della deputata Enza Bruno Bossio (Pd) che “improvvisamente” è scomparsa dal sito Eligendo del Ministero dell’Interno, che ieri (contrariamente al dato di martedì) assegna oggi un solo seggio alla coalizione di sinistra, validando invece l’elezione del quarto deputato per i Cinque Stelle (Elisa Scutellà, deputata uscente).

Intanto sono stati resi gli eletti nella Circoscrizione Estero. Tra gli uscenti non ce l’ha fatta il deputato Eugenio Sangregorio (Usei Unione Sudamericana Emigrati italiani):

CAMERA DEI DEPUTATI

  • Christian Diego Di Sanzo (Partito Democratico, America Settentrionale e Centrale) 5.806 preferenze
  • Fabio Porta (Partito Democratico, America Meridionale) 22.436 prefenze
  • Toni Ricciardi (Partito Democratico, Europa) 22.969 preferenze
  • Nicola Carè (Partito Democratico, Africa, Asia, Oceania e Antartide) 3.647 preferenze
  • Simone Billi (Lega, Europa) 13.453 preferenze
  • Andrea Di Giuseppe (Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia, America Settentrionale e Centrale) 6.820 preferenze
  • Federica Onori (Movimento 5 Stelle, Europa) 8.354 preferenze
  • Franco Tirelli (Movimento Associativo Italiani all’Estero, America Meridionale) 44.468 preferenze

SENATO

  • Andrea Crisanti (Partito Democratico – Italia Democratica e progressista, Europa) 35.962 preferenze
  • Mario Alejandro Borghese (Maie Movimento associativo italiani all’estero, America Meridionale) 131.863 preferenze
  • Francesca La Marca (Partito Democratico – Italia Democratica e progressista, America Settentrionale) 9.882 preferenze
  • Francesco Giacobbe (Partito Democratico – Italia Democratica e progressista, Africa Asia Oceania) 4.093 preferenze

Tre i calabresi eletti nella Circoscrizione Estero: Nicola Carè , Mario Alejandro Borghese e Francesco Giacobbe). Non ce l’hanno fatta gli altri due calabresi Vincenzo Odoguardi (Maie, candidato al Senato nella circoscrizione America Settentrionale e Centrale) e Pasquale Vincenzo Nesticò (Pd, candidato al Senato per la Circoscrizione America Settentrionale e Centrale).

IL GATEWAY FS DEL PORTO DI GIOIA TAURO
È BLOCCATO DA UN CAVILLO BUROCRATICO

Il primo passo “storico” per il Porto di Gioia Tauro è stato fatto con il Gateway ferroviario, che permette il passaggio diretto dei container nel mercato nazionale ed internazionale, tramite ferrovia, ma si potrebbe fare di più, se «non ci fosse un cavillo burocratico che blocca il collegamento del porto e la rete dell’alta velocità», come ha denunciato la deputata del Partito DemocraticoEnza Bruno Bossio.

La parlamentare, infatti, ha chiesto che la «Regione e il Corap si attivino al più presto per trasferire ad Rfi le aree necessarie per realizzare il collegamento ferroviario fra il porto di Gioia Tauro e la rete ad Alta velocità».

Questo perché «un cavillo burocratico non può e non deve bloccare il pieno sviluppo di una delle più importanti infrastrutture del Mediterraneo».

Infatti, nei piani che il Governo ha per la Calabria, dei 61, 4 miliardi stanziati, 54.819 sono la rete ferroviaria, e 8.690 per il trasporto rapido di massa. Insomma, non si tratta di spicci, ma di somme importanti che potrebbero essere il primo passo per un punto di svolta per la nostra regione.

La parlamentare, infatti,  ha presentato in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati, una interrogazione sul collegamento ferroviario fra il porto di Gioia Tauro e la rete dell’Alta velocità: «Con questa iniziativa parlamentare – ha spiegato la deputata dem – si è inteso sollecitare la soluzione dei problemi legati alla titolarità di alcune particelle catastali che di fatto impediscono la realizzazione dell’opera».

Nella risposta, infatti, è stato ricordato che «il Pnrr ha previsto risorse pari a 60 milioni di euro per la realizzazione di interventi di potenziamento del collegamento ferroviario del porto di Gioia Tauro» e che gli interventi consistono «nel raddoppio della bretella di collegamento tra San Ferdinando e Rosarno; nella sistemazione dell’impianto di Rosarno per la realizzazione di almeno un binario con modulo pari a 750 metri; nella revisione della stazione di San Ferdinando per la realizzazione di binari con modulo pari a 750 m e nell’ammodernamento dei sistemi di sicurezza e segnalamento».

Insomma, l’oggetto della discussione è stato messo in secondo piano, mentre è stato dato ampio spazio alla stazione di Rosarno e al collegamento con San Ferdinando, che sono comunque importanti importanti come infrastrutture, ma il porto?

Quali sono, davvero, le intenzioni su una infrastruttura che è rinata ed è diventata un’eccellenza grazie alla guida sapiente del presidente Andrea Agostinelli e che, nel mese di febbraio, ha registrato l’attracco di 15 navi in contemporanea?

«Il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS) – ha spiegato la Bruno Bossio – pur confermando in pieno l’esecuzione, entro il 2026, del collegamento fra aerea portuale e linea ferroviaria, non fa piena luce sulla questione che ho sollevato e che purtroppo è dirimente. Non sfugge che su questa opera da anni pesano insidie e rallentamenti legati proprio al trasferimento di alcuni terreni oggetto dell’intervento».

«Già nel 2020, a mia firma – ha ricordato – è stata approvata in commissione bilancio una norma che perfezionava il passaggio del tratto ferroviario dal Corap, alla Regione e poi ad Rfi. Ebbene, sono trascorsi quasi due anni e ci ritroviamo in una condizione di totale incertezza, che limita fortemente le potenzialità del più grande terminal di transhipment presente in Italia, uno dei più importanti hub del traffico containers nel bacino del Mediterraneo».

«Accolgo – ha concluso – con favore le precise indicazioni che oggi sono arrivate dal ministero sulla determinazione di portare a compimento l’opera – nei tempi e nella copertura finanziaria – ma credo che sia urgente e necessario un definitivo intervento affinché la Regione trovi uno sbocco positivo e metta fine a questa storia infinita. Un problema di ordine burocratico non si riveli un reale impedimento per il pieno sviluppo del porto di Gioia Tauro».

Un intervento, quello della Regione, che si rende necessario, soprattutto se, c’è l’accordo procedimentale per la riqualificazione e ammodernamento del retroporto, per cui sono stati stanziati 6 milioni di euro.

Quella dell’alta velocità, dunque, è una possibilità da non sottovalutare, considerando che Gioia Tauro e il suo porto sono fondamentali e lo stesso ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha riconosciuto nella nostra infrastruttura «un’eccellenza nazionale che si inquadra nella strategia complessiva di integrare la logistica nazionale con quella europea».

Nella sua visita al Porto – avvenuta di recente – Giovannini ha ricordato come «Gioia Tauro è una realtà straordinaria, unica, che può diventare motore di cambiamento non solo per il trasporto marittimo, ma anche per tutte le attività economiche collegate. Abbiamo bisogno di investire in questa direzione». (rrm)

 

Enza Bruno Bossio (Pd): sul Recovery avviamo un confronto sul merito

La deputata dem Enza Bruno Bossio spiega perché difende le scelte del Governo sul Recovery Plan: «La rappresentazione di una Calabria tradita – ha dichiarato –, perché discriminata nel Piano, approvato dal Consiglio dei Ministri, per l’utilizzo del Ricovery fund, è una narrazione vocata alla sconfitta. Il vecchio e pietistico refrain di una rivendicazione tanto populista quanto provincialistica è da impedimento ad un confronto sul merito delle proposte e delle strategie che necessariamente dovranno essere finalizzate alla crescita del Mezzogiorno d’Italia.
Il Recovery Plan – prosegue la deputata- è stato appena trasmesso al Parlamento. Sarà, dunque, inevitabile che sia in fase di consultazione sociale che in quella di esame e discussione parlamentare si possa sviluppare un confronto con il Governo che necessariamente dovrà valorizzare, in una visione strategica, gli interventi rivolti al Sud come la leva per la fuoriuscita dell’intero Paese dalla attuale crisi storica e strutturale.
Va dato atto che tale impostazione è quella perseguita dal ministro Paola De Micheli e confermata e ribadita dal Presidente Conte nel suo discorso svolto ieri alla Camera dei deputati.
Il Piano – afferma ancora la parlamentare – è una occasione storica ed irripetibile. Con il lamento e la protesta fine a se stessa non si va da nessuna parte. Sarebbe un errore imperdonabile quello di non presentare, in particolar modo dalla Calabria, proposte che nel merito dei diversi assi strategici del Recovery Plan, possano incidere in maniera concreta ed efficace sulla programmazione di una cospicua quota di risorse finanziarie disponibili.
Ora o mai più dobbiamo batterci per il risarcimento del maltolto, che la storia di lunghi anni, anche di quelli recenti, ha riservato alla Calabria.
E se allora bisogna stare al merito bisogna non negare, facendo finta di non vedere o non capire gli investimenti già previsti nel Piano e finalizzati alla Calabria, ma valutarli nel merito e se necessario battersi per un potenziamento degli interventi.
Per quanto riguarda l’asse programmato per lo sviluppo del sistema infrastrutturale il Governo ha fatto sua e recepito in grande parte la proposta su cui ci siamo battuti e che abbiamo avanzato in Commissione Trasporti alla Camera dei deputati. È o non è una conquista storica,a d esempio, la previsione e il finanziamento della realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria da Salerno a Reggio Calabria? – si chiede la deputata Bruno Bossio- Negare il valore strategico di questa scelta e non porsi il problema invece dei tempi di consegna dello studio di fattibilità per la definizione del come questa opera va realizzata è assurdo.
Al fine di favorire un fecondo confronto sul merito, dunque, sarà certamente utile l’esame del provvedimento in Parlamento, da svolgere anche attraverso mirate audizioni, ma ancora più efficace sarebbe l’adozione di un metodo concertativo, anche con le forze sociali, nelle sedi istituzionali locali e a livello regionale». (rp)

ASSOLUZIONE PER MARIO OLIVERIO, ADAMO
E LA BRUNO BOSSIO: IL FATTO NON SUSSISTE

Assolto l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio dalle accuse di corruzione e abuso d’ufficio che l’inchiesta giudiziaria Lande desolate aveva avanzato nei suoi confronti: «il fatto non sussiste». Una formula che, ovviamente, rende felice l’ex presidente, ma non allevia la sofferenza di quell’obbligo di dimora che nel dicembre del 2018 gli impedì per alcuni mesi di esercitare il proprio mandato. Escono prosciolti dall’inchiesta, con una sentenza di “non luogo a procedere”, anche la deputata dem Enza Bruno Bossio e il marito Nicola Adamo. Oliverio aveva chiesto il rito abbreviato, dopo il rinvio a giudizio del luglio 2019 e ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare Giulio De Gregorio lo ha mandato assolto, smontando tutte le ipotesi accusatorie. La Procura aveva chiesto la condanna a 4 anni e 8 mesi.

L’inchiesta poco prima di Natale 2018 aveva sconvolto la politica regionale calabrese, con l’obbligo di dimora per l’allora presidente Oliverio nella sua città natale, a San Giovanni in Fiore, impedendogli di fatto di recarsi in Cittadella per svolgere il suo mandato. L’inchiesta giudiziaria riguardava presunte irregolarità nella realizzazione di tre opere pubbliche (due incompiute): l’avio superficie di Scalea, l’Ovovia di Lorica, in Sila, e il rifacimento di piazza Bilotti a Cosenza. Assolti i tre esponenti politici, vanno a giudizio altri 14 imputati rinviati a giudizio che saranno processati con rito ordinario il prossimo 7 ottobre.

Secondo l’impianto accusatorio, gli imputati avrebbero cercato di rallentare l’esecuzione dei lavori di piazza Bilotti per “danneggiare” politicamente il primo cittadino di Cosenza Mario Occhiuto in quel momento ricandidato a sindaco. L’ipotesi è stata totalmente smontata e viene restituita dignità a Oliverio e ai due esponenti politici a lui vicini, ma la “delegittimazione” a fare il presidente (con l’obbligo di dimora, annullato dopo due mesi dalla Cassazione) e la gogna mediatica subita non sono facilmente sanabili. È inammissibile che tra l’accusa (e i susseguenti atti giudiziari: arresti, obblighi di dimora, etc) e la sentenza ci sia un tempo così lungo. È incivile e inaccettabile per un Paese che è culla del diritto. Purtroppo, il disinvolto utilizzo delle vicende processuali da parte di media in cerca di visibilità provoca, irrimediabilmente, processi mediatici a cui nessuno riesce a sottrarsi: non esiste la presunzione d’innocenza (Costituzione, art. 27, comma 2: «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva»), ma un gioco al massacro di cui tutti dovremmo vergognarci.

L’ex presidente Oliverio ha accolto con soddisfazione e commentato su FB con molto fair play la decisione del giudice: «È una sentenza netta, chiara. La Giustizia finalmente è, in ritardo ma è arrivata.  arrivata. Sono stati due anni di gogna mediatica, nei miei confronti. Ho speso la mia vita e il mio impegno politico e istituzionale avendo sempre come bussola la legalità, la correttezza amministrativa, il rispetto dei diritti e delle persone. Ho sempre combattuto in prima fila per il riscatto della mia terra e per la liberazione di essa da tutte le mafie e cricche affaristiche. Quella mattina di dicembre del 2018 è come se il mondo si fosse capovolto. Nella mia funzione di massimo responsabile del Governo della Regione venivo sottoposto ad un provvedimento cautelare. Un atto grave non solo per la mia immagine, ma soprattutto per l’immagine della Calabria finita nel tritacarne mediatico e nella macchina del fango. Il solo pensiero che i calabresi, a partire da quelli che avevano riposto in me fiducia, potessero essere indotti a credere che il loro presidente avesse tradito la loro fiducia ed approfittato del ruolo che gli avevano conferito sono stati la più grave ferita e il più grande e insopportabile tormento della mia vita. Sono felice per i miei figli, per i miei cari, ma anche per i calabresi.

«Ora che si è affermata la verità e che la Giustizia, attesa da me in rispettoso silenzio, si è imposta – ha scritto Oliverio – è necessaria una riflessione approfondita. Non posso non ringraziare quanti mi sono stati vicino in questa fase difficile, ma soprattutto ringrazio i miei avvocati difensori Enzo Belvedere ed Armando Veneto che sin dall’inizio hanno saputo impostare una linea difensiva argomentata e forte non solo della verità quanto della lettura giusta delle carte processuali. Esse tutte sin dall’inizio mostravano la mia totale estraneità agli addebiti mossimi con “grave pregiudizio accusatorio”».
L’ex presidente ha ancora altre grane giudiziarie da affrontare, saranno i giudici a confermare le accuse e a decidere per la condanna o l’assoluzione. Il problema è di altra natura: quanti casi come quello di Oliverio ci sono non solo in Calabria? Perché non è garantita, almeno sui media, la presunzione d’innocenza fino alla condanna definitiva? Solo dopo anni di perdita di dignità, di accuse spesso infamanti e irrevocabilmente trasformate anzitempo in condanna dalla pubblica opinione aizzata da vergognose macchine del fango, spesso crolla il castello degli addebiti e delle contestazioni, ma ormai sono state distrutte carriere, famiglie, qualche volta anche vite umane. Il giustizialismo non appartiene alla cultura del diritto del nostro Paese, ma, purtroppo, molto di frequente c’è chi riesce a cavalcarlo, e non c’è assoluzione che possa lavare l’infamia che viene consumata. A danno del malcapitato di turno, ma con grande spregio della giustizia e dei cittadini. (rp)

Bruno Bossio (Pd): Il Governo nomini subito il Commissario sanità Calabria

La deputata cosentina Enza Bruno Bossio (Pd) ha lanciato un appello all’Esecutivo: «Il Governo – ha dichiarato – indichi subito il commissario alla Sanità in Calabria, scelga chi vuole ma lo faccia in fretta: non possiamo permetterci ulteriori ritardi, che generano – fra l’altro – un dibattito surreale e a tratti insopportabile, che ha come unica conseguenza quella di buttare la croce addosso ai calabresi.
«La classe dirigente calabrese c’entra poco con la sanità: la Calabria è commissariata da più di un decennio e finalmente potremmo essere arrivati vicini al capolinea, perché il nuovo Decreto Calabria ha diverse novità che possono finalmente risolvere quello che non è stato risolto in questi ultimi 11 anni.
«Il decreto prevede, infatti, un fondo di 180 milioni di euro per ripianare il debito della Calabria e consentire le nuove assunzioni; vi sono norme stringenti sulle responsabilità manageriali ed è introdotta la decadenza dei vertici delle ASP in caso di non approvazione dei bilanci. Si avvia, quindi, un processo che ha l’obiettivo di accorciare i tempi del commissariamento e, soprattutto, determinare la fuoriuscita definitiva dal piano di rientro assicurando finalmente il diritto alla salute per tutti i calabresi». (rp)

Bruno Bossio (Pd): Il futuro del digitale richiede una rete unica per il Paese

La deputata dem Enza Bruno Bossio è intervenuta al Digital Italy Summit 2020. «Se è vero – ha detto la Bruno Bossio che è la segretaria della COmmissione Trasporti e Telecomunicazioni – che è l’infrastruttura che rende il paese resiliente, e lo stiamo sperimentando nella nostra sopravvivenza alla pandemia, oggi si tratta di affrontare la questione della rete unica e del 5G accelerandone l’execution. Per questo, apprezziamo la correttezza del governo sul tema della rete unica, e da ultimo le parole del vice ministro Misiani. Oggi l’impegno del parlamento sarà quello di
seguire sulla rete unica la linea del Governo e di affrontare con più determinazione il superamento definitivo del digital divide, a partire dall’empasse, a oggi non superata, del ritardo dell’esecuzione dei bandi su le aree bianche.

«Sono molto soddisfatta che il vice ministro Misiani abbia affermato che il digitale è da mettere al primo punto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza tra le 6 missioni, accogliendo così l’indicazione contenuta nella relazione della commissione Bilancio della Camera di non rinchiudere il digitale in una mera percentuale su gli investimenti, ma di pensare tutto lo sviluppo del Paese come digitale. Ma il digital divide è anche culturale come ci consegna drammaticamente l’indicatore Desi, collocandoci ultimi per competenze digitali. Se non coltiviamo i nostri talenti non saremo mai un Paese pienamente in grado di affrontare e vincere la sfida del digitale».

Enza Bruno Bossio (Pd): un grave errore negare il voto al Senato ai diciottenni

Salta la riforma del voto che prevedeva anche per i diciottenni di votare per il Senato. Reagisce la deputata di Cosenza Enza Bruno Bossio: «Gravissimo dietrofront del Pd sull’elezione 25enni al Senato. Come spieghiamo ai giovani il sacrificio del nostro profilo riformista sull’altare dei giochi di palazzo? Di nuovo, a distanza di sole 48 ore dalla Direzione, il mio partito sterilizza la discussione parlamentare interna al Gruppo: attraverso un emendamento in Senato, sopprime la parte sull’elettorato passivo del Senato per i 25enni, già oggetto di precedente accordo parlamentare (a proposito di rispetto dei patti), al solo fine di dimostrare a se stesso e agli altri di riuscire ad approvare a tutti i costi uno straccio di riforma costituzionale prima del referendum. In questo modo – prosegue la deputata – sempre in maniera subalterna a 5stelle, si sottrae ai giovani la possibilità di entrare nella massima assise istituzionale, di avere voce e decidere per loro stessi. Un’altra occasione persa di fare la cosa giusta invece che quella facile. Un’altra occasione persa per diventare promotori di riforme qualitative e non quantitative, rivoluzionarie e non burocratiche, di guardare veramente alle prossime generazioni dando loro le ali per volare e non mere concessioni. Soprattutto, un’occasione persa per metterci qualcosa di nostro, di PD, in questo famoso patto di governo. Questo ennesimo atto la dice lunga sulle cosiddette riforme costituzionali “da abbinarsi” al Referendum sul taglio dei parlamentari: se è questo il livello, vedo solo rafforzarsi le ragioni del No per non regalare il parlamento rappresentativo ai populisti della democrazia diretta». (rp)

Bruno Bossio (Pd): «Gioco delle parti in Direzione PD, ecco perché voto No»

La deputata dem Enza Bruno Bossio stigmatizza la posizione della direzione del suo partito sul referendum: «Solo gioco delle parti, non partecipo alla votazione» e spiega perché ritiene di dover votare No al referendum.

«La mia scelta di votare no al referendum – dice la Bruno Bossio – esprime la volontà di contrastare una legge che crea un forte vulnus democratico e costituzionale. Una scelta di merito a prescindere da qualsiasi tipo di posizionamento nella dialettica interna al mio partito. L’andamento odierno della direzione nazionale Pd ha, comunque, ulteriormente rafforzato le mie ragioni del no al referendum. Il segretario Zingaretti ha convocato la riunione in realtà senza alcuna possibilità di contraddittorio con una decisione di merito già preconfezionata e decisa al di fuori del più importante organo di conduzione politica del partito. Come se ciò non bastasse – prosegue la deputata dem – con uno stratagemma, una sorta di bluff il voto della direzione è stato spacchettato: prima si vota la relazione del segretario e poi la parte relativa al referendum. Come se – a conti fatti – il tema del referendum potesse in qualche modo essere stralciato dal dibattito complessivo che sta impegnando il partito e fosse cosa altra rispetto all’attualità nella quale ci troviamo immersi.La misura è colma ed è per queste ragioni che coerentemente non ho partecipato alle fasi della votazione che ci sono state a conclusione della riunione di oggi, sottraendomi a un gioco delle parti di cui non condivido nulla». (rp)

L’intervista a Enza Bruno Bossio di Gianfranco Palazzolo di Radio Radicale

Bruno Bossio (PD): Bocciato dal Governo l’emendamento “Tampon Tax”

La deputata pd Enza Bruno Bossio stigmatizza la bocciatura del provvedimento a favore delle donne che prevedeva l’abbattimento delle tasse sui prodotti intimi. «È stato bocciato – ha dichiarato la deputata – l’emendamento Pd che proponeva di abbassare l’Iva al 5% per i prodotti igienici femminili da coloro che si professano custodi dei diritti e fautori del cambiamento. Oggi i 5stelle hanno perso l’ennesima occasione per dimostrarsi autentici e non virtuali difensori delle pari opportunità». Enza Bruno Bossio si è così espressa al termine dei lavori a Montecitorio nel corso dei quali oggi – dopo un intenso e serrato dibattito parlamentare – per l’ennesima volta la maggioranza Lega-5stelle ha bocciato la proposta di Pd del taglio Iva sui prodotti d’igiene femminile, di fatto mantenendo una discriminazione nei confronti delle donne.

«Siamo stati a un passo – ha spiegato la parlamentare – da un traguardo di civiltà per le donne italiane, ovvero il taglio dell’Iva – e quindi del costo –  per i prodotti di igiene femminile, che oggi vengono considerati beni di lusso. L’odiosa Tampon Tax – a cui ho dedicato una proposta di legge, presentata nel novembre 2018 – ha trovato uno sbocco nei lavori parlamentari con la presentazione di un apposito emendamento PD approvato anche dalle altre minoranze. Con incredibile sorpresa – aggiunge l’esponente del Pd – a mettere il veto è stato il M5S attraverso la presidente della commissione Finanze accampando scuse alquanto inverosimili.  Dalla discussione di oggi alla Camera, infatti, è emersa una diffusa volontà politica a riportare le donne italiane al passo con l’Europa. Con forza ho chiesto al Governo di accantonare le somme non utilizzate per il reddito di cittadinanza per destinarle a questo importante provvedimento. Il Governo giallo verde ha perso un’altra occasione per stare dalla parte delle donne». (rp)