L’OPINIONE / Maria Elena Senese: La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune

di MARIA ELENA SENESE – In merito a quanto è successo in Toscana e, a distanza di poche ore, a Castrovillari sentiamo parlare di tragedia e di decessi, ma oggi più che mai bisogna iniziare a dare alle cose il nome giusto: bisogna parlare di strage e non di tragedia e di omicidi e non di decessi. Si tratta di una differenza sostanziale! E non solo di semantica.

La strage di Firenze è la conferma di ciò che come Uil diciamo da anni, ma che il Governo continua a non voler ascoltare.

I cantieri edili si realizzano grazie a una serie di subappalti che rispondono solo a logiche di produzioni serrate e di grandi profitti.

Più vi è distribuzione del lavoro in tante piccole imprese, infatti, più si annida il lavoro sommerso, più c’è spazio al dumping contrattuale e maggiore è il risparmio proprio sui costi della sicurezza.

La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. Serve l’impegno di tutti gli attori interessati, va migliorato il coordinamento tra i vari soggetti della filiera sicurezza: Regione, Asl, Inail, Itl, Inps, Rlst.

Questi devono saper parlare fra di loro, incrociare i dati a disposizione, monitorare le specificità del territorio. Solo così, tutti insieme possiamo raggiungere l’obiettivo di Zero morti sul lavoro!

Noi abbiamo le idee chiare in questa materia e le nostre proposte le abbiamo già messe nero su bianco e girate a chi ci governa.

Partiamo dall’introduzione della Patente a punti previsto dal Decreto Legislativo 81/2008 e, poi, fermatosi per strada per la mancanza del decreto attuativo. Bisogna premiare le imprese più serie e virtuose e sanzionare, anche nell’accesso agli appalti pubblici e alle agevolazioni, chi è stato condannato per infortuni sul lavoro.

È necessario, poi, rafforzare gli organi ispettivi ma occorre un ispettore dedicato al settore edile; così come è fondamentale la condivisione di una Banca dati delle notifiche preliminari tra Cassa edile, Ispettorato e Asl.

Riteniamo, ancora, indispensabile procedere alla tracciabilità della formazione. In questo senso, occorrerebbe rendere operativo un portale della formazione in modo che l’attestato possa essere caricato online.

È necessario anche agire sulla prevenzione, facendo progetti per visite specializzate in cantiere per sensibilizzare i tecnici preposti e contrastare il fenomeno del dumping contrattuale in edilizia, argomento quest’ultimo che oggi possiamo perseguire con più facilità attraverso la congruità.

Alla Regione Calabria, poi, chiamiamo di istituire un Osservatorio regionale sulla sicurezza che coinvolga: Enti bilaterali, Inail, Asp e Ispettorato del lavoro e con esso occorre prevedere l’istituzione di un tavolo di monitoraggio continuo

Occorre, anche, rendere obbligatorio sin dalla fabbricazione l’uso di tecnologie e sensorialistica, coordinate tra loro digitalmente, specifica per i macchinari e mezzi di cantiere, con il fermo automatico dei mezzi in caso di rischio.

Il rinnovo del contratto punta a qualificare il settore, attraverso una valorizzazione dei lavoratori e, quindi, delle stesse imprese. La sfida delle qualità e dell’innovazione può essere vinta unicamente attraverso la formazione e la sicurezza.

Non può esserci una vera ripresa senza una decisa inversione di rotta degli incidenti sul lavoro.

La collaborazione tra tutti i soggetti che ruotano intorno al settore edile è essenziale se si vuole porre fine a questa strage di esseri umani.

Bisogna rafforzare, infine, l’idea che dietro un mercato del lavoro competitivo e concorrenziale, in grado di garantire crescita e sostenibilità, è necessario un lavoro regolare delle giuste tutele in termini di formazione, salute e sicurezza per i lavoratori. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Fenealuil Calabria]

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: I 68 mln non basteranno per completare Ospedale della Piana

di MARIA ELENA SENESE – Sul nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro occorre dire la verità per evitare di far maturare speranze, impossibili da trasformare in opere concrete, nei cittadini di questa fetta di territorio reggino che, dal 2015, sono in attesa di vedere assecondate le loro richieste di una sanità moderna ed efficiente.

Secondo noi, i 68 milioni di euro recuperati a conto consuntivo dopo la verifica dei Lea relativi al 2021 di certo non serviranno a completare quest’opera fondamentale per migliorare l’offerta sanitaria in tutta la provincia di Reggio Calabria.

Questa somma, semmai, potrà bastare per dare una velocizzazione ad un cantiere che si trova a centinaia di chilometri di distanza da Palmi. L’iter di realizzazione dell’ospedale della Piana, per quanto ci risulta, è assai più complicato e la costruzione della struttura – peraltro già sottoposta a diverse modifiche progettuali – pare spostarsi oltre la fine temporale di questa legislatura regionale.

L’odissea di questo progetto, rallentato da potenziali presenze di faglie sismiche; da società commissariate; da affidamenti a nuove azione; da ritrovamenti archeologici; dal rischio della presenza di metalli pesanti nel sito di destinazione; da varianti al pronto soccorso e ai reparti di terapia intensiva e sub intensiva imposte dal Covid, dall’interferenza di due elettrodotti; da tavola tecnici ed incontri istituzionali, pare non avere mai fine.

Anche per Palmi, infatti, non parliamo più di un problema di sito ma dell’assenza delle risorse necessarie a portare a compimento un’opera pensata nel 2015 quando i costi, per le materie prime in particolare, non erano ai livelli attuali.

Ai cittadini della Piana di Gioia Tauro, invece, bisogna dire con chiarezza che, se la burocrazia non complicherà ulteriormente l’iter procedurale, a Palmi nel 2024 verranno realizzati solo i lavori urgenti riferiti alle aree esterne del cantiere rispetto a quelle dove è prevista la realizzazione dell’ospedale.

Per il resto, come dichiarato dai vertici del dipartimento regionale in sede di terza commissione a Palazzo Campanella, si dovrà aspettare la valutazione degli impatti del nuovo progetto sul piano economico e finanziario e la realizzazione del Pef di riequilibrio che dovrà passare dal vaglio della presidenza del Consiglio dei Ministri. E questo processo, già lungo di per sé, non sarà finito a Palazzo Chigi.

Da Roma, infatti, le carte dovranno ritornare a Catanzaro, sul tavolo del Commissario ad acta e presidente della Regione, che dovrà approvare il piano economico-finanziario di riequilibrio e la modifica del contratto di concessione. La Calabria, la provincia di Reggio Calabria, non vuole promesse ma orizzonti temporali chiari e opere concrete. (ms)

[Maria Elena Senese è segretario generale di Fenealuil Calabria]

Senese (Fenealuil): Fare chiarezza su realizzazione dell’ospedale della Sibaritide

La segretaria generale di Fenealuil CalabriaMaria Elena Senese, ha ribadito come «sulla realizzazione dell’ospedale della Sibaritide è determinante fare chiarezza e, allo stesso tempo, stimolare l’amministrazione regionale affinché l’opera venga consegnata alla cittadinanza senza più insopportabili rinvii».

«Per fare un poco di chiarezza – ha aggiunto – vorremmo ricordare che la Regione Calabria ha trasmesso il 15 marzo 2023 l’ordine di servizio alla D’Agostino costruzioni per avere, entro il 29 maggio, la perizia di variante.La D’Agostino costruzioni ha consegnato puntualmente il 29 maggio la perizia di variante la quale ha la funzione di evidenziare le variazioni di natura tecnica ed economica rispetto al progetto esecutivo. Entro il 28 giugno 2023 la regione ha  acquisito i pareri degli enti, obbligatori per legge».

«Le  “eventuali” prescrizioni da parte degli enti – ha proseguito – sono state recepite dall’impresa che ha avuto 15 giorni di tempo, a decorrere dal 28 giugno per fare le integrazioni e per consegnare gli elaborati economici analitici alla regione. Questi sono stati i passaggi fisiologici, forti di termini perentori. Ricordiamo che il quadro economico iniziale era di 144 milioni di euro per 376 posti letto ma ad oggi tale ammontare è aumentato di circa 90 milioni».

«Riteniamo sbagliato dire – ha detto ancora – che la realizzazione dell’ospedale della Sibaritide, ha scontato l’anomalo andamento dei prezzi e l’incremento del costo dei materiali da costruzione. Non è stato solo questo, infatti, a determinare la lievitazione dell’importo iniziale dell’appalto, ma è sopraggiunto il decreto Covid il quale ha imposto una variante nel progetto già approvato legata ad un ampliamento della terapia intensiva.  Nella perizia di variante l’impresa ha curato anche l’aspetto dell’efficientamento energetico alla luce della normativa del 2021. Tanti i mesi passati dalla sospensione dei lavori, parliamo di marzo 2023».

«La perizia di variante è stata approvata, ma occorre predisporre il Pef – ha ribadito – occorre che la Regione Calabria si impegni economicamente e rapidamente per garantire la realizzazione di un’opera attesa da troppo tempo dalla cittadinanza. La cifra da coprire è importante, quasi quanto quella investita sino a oggi per la realizzazione di oltre il 90% delle opere a progetto. I tempi stringono, il cantiere è fermo e sulla graticola ci rimangono le maestranze in attesa di un occupazione ma, soprattutto, un territorio che soffre di una grave carenza di offerta sanitaria di qualità, nonostante l’impegno e il sacrificio profuso dai medici».

«Considerata la drammatica situazione sanitaria in cui versa la nostra regione – ha concluso – fatta di inefficienze varie che determinano una migrazione sanitaria importante, i calabresi non tollerano più gli atavici ritardi di queste importanti infrastrutture sanitarie». (rcz)

Per l’infrastrutturazione della Provincia di RC sono rimaste le briciole

di MARIA ELENA SENESE E GIUSEPPE RIZZO – Per l’infrastrutturazione della provincia di Reggio Calabria sono rimaste solo le briciole. Il territorio reggino, sono gli indici Istat a confermarlo, sta invecchiando e, allo stesso tempo, si sta spopolando e, quindi, perdendo un bacino di competenze e professionalità determinante per vincere la sfida della sua tenuta economica e sociale, un bacino che sarà difficilmente ripristinabile.

Gli indici occupazionali fotografano un’area incapace di creare lavoro di qualità e l’Inps, a sua volta, ha certificato il sorpasso dei pensionati rispetto alla platea di coloro che hanno un lavoro.

In questo contesto si inseriscono i continui tagli a una sanità che non riesce a elargire le cure richieste e aspetta, da oltre dieci anni, che venga costruito il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, un progetto ancora lungi dall’essere realizzato e per il quale si prevede entro la prossima primavera solo la messa in opera del piazzale mentre per la struttura sanitaria i tempi si allungano ancora una volta. Questo mentre gli ospedali di Reggio Calabria, Polistena e Locri sono al collasso.

Per l’ammodernamento della Strada statale 106, relativamente alla tratta Reggio Calabria-Catanzaro, si parla ancora oggi, a distanza di più di 2 anni dalla presentazione degli interventi del commissario straordinario Simonini, di Piano di fattibilità tecnico economica, senza fare cenno alcuno a livelli di progettazione che  consentirebbero il finanziamento dei vari lotti.

La mancata progettazione del prolungamento della variante all’abitato di Palizzi verso Ardore, poi, rappresenta il sintomo evidente di quello che stiamo dicendo. Troncare un’opera viaria così importante appena fuori il centro abitato del piccolo paese dell’Area grecanica è un torto ai reggini, è uno dei segni più evidenti che si vuole condannare questa fetta di territorio alla desertificazione. Un deserto in cui spiccano numerose, anzi troppe, cattedrali come quelle che hanno deturpato e impoverito il territorio di Saline Joniche. Un comprensorio dimenticato e tradito dalla politica.

Il raddoppio e l’elettrificazione della tratta ferrata Monica è sparita dai radar governativi romani e regionali e verso Roccella Jonica e il catanzarese continuano a sferragliare vecchie littorine a gasolio.

Nulla si sa del cantiere per la realizzazione del nuovo tribunale di Locri e poco di quello del palazzo di giustizia di Reggio Calabria. La trasversale Bovalino-Bagnara pare essere finita, definitivamente, nel dimenticatoio. Una stasi inaccettabile.

Tutto questo mentre le altre province della Calabria ricevono un’attenzione particolare, segno di una volontà politica precisa che, quando vuole, i cantieri li fa aprire e li finanzia.

Amara è la nostra constatazione finale. Quello reggino è un comprensorio dimenticato, illuso e tradito dalla politica. Per questo crediamo sia determinante che il governatore Occhiuto  si ricordi di guardare verso lo Stretto di Messina, non solo per perorare la realizzazione del Ponte, ma per dare risposte concrete a un territorio, quello reggino, che non ha agganciato il treno della ripartenza. (mes e gr)

[Maria Elena Senese e Giuseppe Rizzo sono rispettivamente segretario generale di Fenealuil Calabria e segretario generale Uil Reggio Calabria]

Senese (Fenealuil): Istituzioni mettano in atto azioni contro organizzazioni criminali

Le istituzioni competenti mettano in atto tutte quelle azioni che possano servire da deterrente alle organizzazioni criminali e, allo stesso tempo, consentire alle aziende di concludere il processo produttivo avviato senza rischi e nel pieno rispetto della legalità. È quanto ha chiesto la segretaria generale di Fenealuil CalabriaMaria Elena Senese, a seguito dell’atto intimidatorio ai danni dell’impresa Idrogeo Srl.

«L’azienda, che si sta occupando dei lavori della galleria di Amantea – ha spiegato – nei giorni scorsi ha patito un nuovo atto intimidatorio con l’incendio di un’autovettura. Ma non solo nel cantiere si è registrato l’inaccettabile pestaggio di un dipendente. Quello consumato ai danni della Idrogeo srl è l’ennesimo episodio di natura criminale che si registra sul territorio, ormai è evidente che ci troviamo di fronte ad una vera e propria escalation che fa crescere forte, negli operatori e nelle imprese operanti nel cosentino, le preoccupazioni e rende sempre più complicato l’espletamento e la finalizzazione delle opere in appalto».

La segretaria ha auspicato che «l’intervento di magistratura e forze dell’ordine sia in grado, in tempi celeri, di fare piena luce su quanto accaduto». (rcz)

 

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: A oggi solo il 32,2% dei progetti contro dissesto portati a termine

di MARIA ELENA SENESE – Dal 1999 ad oggi soltanto il 32,2% dei 25.101 progetti contro il dissesto idrogeologico, finanziati per 17,2 miliardi di euro, è stato portato a termine. Sono questi i dati che emergono dal report pubblicato dall’Anac.

I disastri sempre più frequenti, provocati da frane ed alluvioni, poco o nulla sono serviti per cambiare l’azione politica: basti pensare che negli ultimi anni si è passati da 6.595 progetti finanziati nel 2019 agli 8.179 del 2021. Negli ultimi due anni, durante i quali non sono mancati disastri costanti, nonché innumerevoli vittime, oltre che ingenti danni, ci si è addirittura attestati intorno ad una media di appena 2.100 progetti all’anno, meno di un terzo di quelli finanziati quattro anni fa.

Il dato più allarmante riguarda però l’ultimazione degli interventi: dell’intera mole dei progetti finanziati in quattro anni, appunto 25.101, appena il 32,2% è stato portato a termine: meno di uno su tre. Un ulteriore 10,6% di interventi è ancora in fase di esecuzione, 114 sono stati aggiudicati, ma non ancora cantierati. Di ben 9.843 progetti si sono perse le tracce e la stessa Anac deve, silenziosamente, ammettere che i dati non sono disponibili relativamente allo stato di avanzamento.

Gli ultimi 4.348 interventi, infine, sono ancora in fase di progettazione. L’Anac,  procederà con un’indagine conoscitiva dettagliata, regione per regione, su questi incresciosi ritardi, nel tentativo di accertare le cause di blocco dei lavori e favorirne la ripartenza affiancando le regioni nella risoluzione delle procedure più complesse.

Come FenealUil Calabria denunciamo da tempo il fermo preoccupante delle autorizzazioni e delle procedure in tema di dissesto, nella consapevolezza che occorre intervenire con sollecitudine per mettere in sicurezza il territorio. Ha dell’assurdo che, nel mentre assistiamo ad episodi drammatici di alluvioni, i lavori vengano bloccati dalla tanto nota burocrazia!! L’obiettivo dell’Anac è anche quello di evitare che i fondi vengano ulteriormente sprecati.

Va evidenziato, poi, che tra le regioni che hanno ricevuto più fondi, in tutti questi anni, vi è la Calabria che ha ricevuto in dote 1,3 miliardi di euro.

Era dicembre 2022 quando il presidente Occhiuto predisponeva un master plan dei rischi della Calabria e successivamente incontrava i sindaci per presentare il piano.

Analizzate  le criticità, cosa è mancato per accelerare sulle attività da mettere in campo contro il dissesto idrogeologico? Occorre una politica “difensiva”.

Siamo in forte ritardo sul bisogno di difesa del territorio. Per troppo tempo alluvioni e frane si sono susseguite in lungo e largo sollecitando interventi emergenziali. La prevenzione è la sorella negletta dell’emergenza, così che in Italia abbiamo la Protezione civile più avanzata del mondo e la Prevenzione completamente dimenticata.

La politica continua ad essere miope rispetto a questa problematica, non solo per ciò che significa in termini di perdita di vite umane, di dolori e sofferenze per le comunità locali, ma anche in termini economici con una semplice valutazione di analisi costi benefici. Una buona prevenzione, si può dire, che si pagherebbe da sé, abbassando il livello dei danni e garantendo una maggiore sicurezza per la popolazione. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Fenealuil Calabria]

Senese (Fenealuil): Sicurezza sul lavoro deve trovare spazio nell’agenda del governo

«La sicurezza sui luoghi di lavoro deve trovare un posto di primo piano nell’agenda politica nazionale». È quanto ha ribadito la segretaria generale di Fenealuil Calabria, Maria Elena Senese, sottolineando come «le sottovalutazioni degli anni passati hanno portato come conseguenza diretta l’esponenziale crescita dei casi di infortunio e o di morte nei cantieri in Calabria così come nel resto del Paese».

«Davanti a questa emergenza nazionale, tenendo nella giusta considerazione la campagna Zero morti sul lavoro che la Uil ha avviato quando nessuno sembrava accorgersi della strage silenziosa che si stava registrando nel mondo del lavoro – ha proseguito – siamo convinti che la richiesta di istituzione di una procura nazionale, avanzata dal Segretario generale Pierpaolo Bombardieri, possa essere il primo punto di una rinnova strategia di contrasto messa in atto dallo Stato».

«Accanto a questo provvedimento, poi – ha aggiunto –, sarebbe necessario pensare, in virtù delle nuove assunzioni promesse per il rafforzamento dell’Ispettorato del lavoro, pensare alla formalizzazione di una figura di ispettore dedicato al settore edile che, in questi anni, è quello che ha registrato il maggior numero di vittime».

«Sarebbe, inoltre – ha detto ancora – necessario procedere all’esclusione delle ditte che non rispettano le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro o quelle nei cui cantieri si sono registrati incidenti, nelle more che la giustizia compia i propri passi, dagli appalti pubblici».

«Un altro tassello di questa strategia di contrasto – ha spiegato – dovrebbe essere quella di mettere a sistema le risorse disponibili dell’Inali. Fondi che, purtroppo, ogni anno vengono riassorbiti dalle casse dello stato e che, invece, andrebbero reinvestite su programmi di formazione e prevenzione».

«Bisognerebbe sviluppare un sistema di consulenza alle imprese – ha suggerito – assegnando all’Inail – che possiede anche risorse dedicate a questo scopo – il compito di gestirlo in stretta correlazione con gli organismi paritetici».

«Va maggiormente finanziata e sviluppata, poi – ha detto ancora – la ricerca di qualità dellIstituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro e per farlo appare necessario indirizzare fondi specifici e incrementare il personale a ciò dedicato. Per far tutto ciò bisogna rendere effettivamente impiegabili le somme a disposizione dell’Inail, assegnando all’istituto autonomia organizzativa e gestionale».

«L obiettivo Zero morti sul lavoro non è unutopia – ha concluso –. È un dovere. È un dovere non soltanto delle imprese, è un dovere della pubblica amministrazione, degli organi di vigilanza, della legge. E’ un dovere di tutti gli organi pubblici e privati». (rcz)

Senese (Fenealuil): Dissesto idrogeologico fenomeno che non può essere sottovalutato

La segretaria generale di Fenealuil Calabria, Maria Elena Senese, ha ribadito che «il dissesto idrogeologico in Calabria è un fenomeno che non può essere sottovalutato». Per questo la sindacalista ha chiesto alla Regione «di approntare, per tempo e comunque prima dell’arrivo della prossima stagione invernale, un piano regionale,  attraverso l’utilizzo di fondi propri, per il controllo, il ridimensionamento e il futuro azzeramento del fenomeno del dissesto idrogeologico».

«Occorre sin da subito – ha spiegato –, l’apertura di un tavolo con le parti sociali che sia finalizzato ad avviare un confronto rapido e costruttivo in grado di disegnare azioni utili destinate  alla cura, alla manutenzione e alla salvaguardia del nostro territorio. Siamo convinti, infatti, che non si possa più perdere tempo, che non si possa più delegare, che non si possano ancora aspettare i tempi di una politica romana che sembra sempre più distratta davanti alle reali necessità del territorio».

«In quest’ottica, ci preoccupa la decisione del Governo di procedere, proprio nel giorno in cui il Capo dello Stato metteva in guardia la politica e lanciava l’allarme sui ritardi nella lotta contro i disastri climatici – ha proseguito – al taglio degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per contrastare il dissesto idrogeologico. Non ci può essere leggerezza nell’affrontare questi problemi, il cambiamento climatico che ha tropicalizzato il meteo della nostra nazione, e gli accadimenti della scorsa settimana ne sono il sintomo preciso e violento che, insieme all’incuria, all’arroganza criminale degli uomini rischiano di mettere seriamente a repentaglio il nostro patrimonio territoriale».

«Azzerare o anche solo rimandare il finanziamento di questi interventi – ha concluso – è un errore strategico madornale. Per questo, invitiamo chi amministra la cosa pubblica in Calabria a muoversi per tempo rispetto alla politica romana, per trovare la copertura finanziaria necessaria alla progettazione di un piano di manutenzione del territorio moderno ed efficace che metta al riparo da incuria e malintenzionati le bellezze paesaggistiche e naturali della nostra regione». (rcz)

Senese (Fenealuil): Nuovo Codice Appalti limita il contratto nazionale

La segretaria generale di FenealUil Calabria, Maria Elena Senese, ha evidenziato come il «nuovo Codice degli Appalti limita il contratto nazionale e introduce una eccessiva liberalizzazione».

«Tra pochi giorni – ha spiegato – diventerà operativo il nuovo codice degli appalti, noto come codice Salvini, che modificherà sostanzialmente le modalità degli affidamenti dei lavori e delle forniture da parte delle amministrazioni pubbliche. Con il nuovo codice il Governo ha scaricato sulle amministrazioni responsabilità nuove per gli affidamenti senza appalti, quelle stesse amministrazioni che per carenza d’organico o per personale poco qualificato non sono capaci di mettere a terra i progetti del Pnrr».

«La procedura delle gare d’appalto è una procedura – ha illustrato – che ha sempre avuto come scopo quello di garantire pubblicità, massima concorrenza, necessaria trasparenza e imparzialità dell’amministrazione pubblica. E, dunque, a questo come risponde il nostro Ministro? Meno appalti pubblici e più affidamenti diretti senza gara».

«L’Anac si è espressa così – ha detto – nel merito: “soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”».

«Per questi motivi – ha proseguito – riteniamo che le nuove modalità di affidamento senza gara creeranno non solo preoccupazione negli amministratori pubblici, perché la scelta per un affidamento diretto rischia di essere ritenuta arbitraria o di parte, così come l’individuazione dei 5 o 10 operatori per fare una procedura negoziata. Proviamo a immaginare che cosa potrebbe succedere in quei Consigli comunali dove l’affidatario di un lavoro viene ritenuto, amichevolmente o politicamente vicino al Sindaco, o all’assessore ai lavori pubblici».

«Quale sarebbe il seguito? Interrogazioni, accuse e molto probabilmente esposti alla magistratura – ha ipotizzato la sindacalista –. Occorre specificare che i tempi lunghi per la realizzazione delle opere pubbliche non sono certo determinati dalle procedure delle gare d’appalto, necessarie per favorire la concorrenza, ma da altri fattori. Nel 2019 la Banca d’Italia, constatò che la fase di gara di appalto pesa solo per il 12% sull’intero processo e che i tempi  lunghi sono dovuti invece alla progettazione, alle lungaggini burocratiche, alle incertezze negli iter autorizzativi».

«A questi problemi il Governo non ha dato concrete soluzioni – ha evidenziato – ha, invece, preferito ridurre drasticamente le gare d’appalto e basta. La semplificazione non è in sé un valore o un disvalore, ma bisogna capire dove la si vuole applicare. Il problema è a monte, in tutte le fasi che precedono l’aggiudicazione dell’appalto. C’è, poi, il problema delle stazioni appaltanti. In Italia ce ne sono più di 30mila».

«Da tempo – ha ricordato – si invoca da più parti la necessità di ridurle e qualificarle ma si stenta a procedere in questo senso. Si è, invece, portata avanti negli anni una politica eccessiva di tagli al personale che ha finito per svuotare la pubblica amministrazione di personale tecnico e qualificato, e questo rende difficile gestire le pratiche ed avviare le gare. Non è stato varato un piano per la qualificazione delle stazioni appaltanti, non sono state censite le professionalità esistenti nel nostro Paese in materia di contratti nelle amministrazioni pubbliche per supportare le diverse stazioni appaltanti, non è stato previsto un piano di assunzione di personale per rafforzare le competenze nella pubblica amministrazione che negli anni si sono ridotte colpa anche il mancato turnover».

«Un Codice degli appalti, dunque – ha detto – che riduce gli obblighi di applicazione del Contratto  collettivo nazionale di lavoro dell’edilizia mentre introduce la liberalizzazione dei subappalti a cascata, con un peggioramento della sicurezza per i lavoratori negli appalti pubblici, meno qualità e meno sostenibilità».

«Noi abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere – ha concluso – il ripristino del divieto dei subappalti a cascata e la valorizzazione delle imprese più strutturate, la loro qualificazione, la loro crescita dimensionale. Vogliamo diventare un Paese migliore, più efficiente, sicuro e ambientalmente sostenibile. Ma per fare questo dobbiamo difendere e valorizzare il lavoro di qualità, sicuro e legale, indispensabile per azzerare le morti sul lavoro e in particolare nei cantieri». (rcz)

Senese (Fenealuil Calabria): Continua il blocco della cessione dei crediti

La segreteria generale di FenealUil Calabria, Maria Elena Senese, ha denunciato come «continua, in un silenzio assordante, il blocco della cessione dei crediti».

«Cassetti fiscali pieni e crediti bloccati, contratti insostenibili, cantieri sospesi e imprese costrette a licenziare – ha spiegato –. Ammontano ad oltre 25 miliardi di euro i crediti che le imprese non riescono a cedere. La crisi di liquidità delle imprese, con le diseconomie che oggi si registrano, potrebbe pregiudicare anche le gare ed i cantieri successivi, venendo meno i player più strutturati e meglio organizzati».

«Riteniamo indispensabile, in questa fase storica così delicata – ha rilanciato – pensare al modello francese di individuazione dei materiali per l’edilizia con adeguamenti automatici trimestrali e al contempo chiediamo di individuare prezzi calmierati per tutti quei materiali per cui l’inflazione ha carattere più di speculazione che di reale aumento dei costi di produzione».

«Questa situazione di stallo – ha proseguito – produrrà a stretto giro che: 150.000 dipendenti rischieranno il posto di lavoro; 90.000 cantieri, attualmente sospesi,  genereranno contenziosi tra condomini e ditte, tra progettisti e condomini, tra ditte e banche. Quelle stesse banche che nel primo trimestre del 2023 hanno generato profitti tre volte maggiori rispetto a quanto raccolto nel primo trimestre del 2022 e che continuano a non riaprire il mercato delle cessioni dei crediti».

«In questo contesto sempre più vicino ad una crisi di sistema – ha concluso – siamo convinti che il Governo attraverso Cassa Depositi e Prestiti, debba acquistare tutti i crediti inoptati che le imprese non riescono a cedere. Prima che sia troppo tardi!». (rcz)