Fondi europei a rischio, Tavernise (M5s): «Disimpegno sempre più concreto»

Il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Regionale, Davide Tavernise, denuncia le performace deludenti a tre mesi dalla chiusura del Por Calabria Fesr Fse 2014-2020.

«Al 30 giugno 2023 – dichiara -, secondo i dati del portale della Commissione Europea Cohesion Data, la Regione Calabria ha speso il 67% di fondi del Por Calabria 2014-2020. A sei mesi dalla chiusura del programma si dovevano spendere ancora 747 milioni di euro entro il 31 dicembre 2023. Sempre secondo il portale Cohesion Data della Commissione europea al 31 dicembre 2022 la spesa certificata da Bruxelles era pari al 58%. Per la Commissione europea rimanevano da spendere 942 milioni di euro entro il 31 dicembre 2023. Dunque, nei primi sei mesi del 2023 si sono spesi circa 200 milioni, da qui la preoccupazione perché se il ritmo rimane questo la Calabria dovrà far tornare indietro a fine anno, quando si chiuderà la programmazione 2014-2020, le risorse comunitarie messe a disposizione ma non utilizzate».

«A giugno, quindi, – prosegue – pur con un dato in crescita di nove punti percentuali rispetto a sei mesi prima, i numeri della Calabria certificati da Bruxelles erano deludenti e inferiori alle altre regioni italiane che si attestano mediamente su un target di spesa intorno all’80 per cento, con eccellenze come la Puglia dove si è raggiunto il 104 per cento di spesa. A tal proposito ho quindi inoltrato una nuova interrogazione al Presidente della Giunta Regionale, dopo quella depositata a inizio anno, a seguito delle preoccupazioni sull’andamento della spesa espresse dalla Corte dei Conti, per sapere qual è il dato di spesa ad oggi del Por Calabria Fesr Fse 2014-2020 e quali sono le principali attività da realizzare negli ultimi tre mesi del Programma per garantire il completo assorbimento entro la chiusura.

«Sto insistendo molto su questo argomento – ribadisce – perché mancano solo tre mesi e aumenta il rischio di incorrere nel disimpegno automatico delle risorse che dovessero risultare eventualmente non utilizzate entro il 31 dicembre 2023. Un rischio concreto che una Regione come la Calabria, la più povera d’Europa, non può permettersi anche alla luce del fatto che il Governo nazionale sta tagliando ulteriori risorse del Pnrr che inizialmente erano destinate alle regioni del Meridione. Anche in questo caso – conclude – auspico una presa di posizione forte e decisa del presidente della giunta, Roberto Occhiuto». (rrc)

A Bruxelles i laureati calabresi per il corso europeo di formazione manageriali in programmi europei

A Bruxelles i giovani calabresi per la 4 edizione del percorso di formazione manageriale progettare turismo – programmi europei e percorsi di internazionalizzazione. Una iniziativa promossa in collaborazione con l’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane sede di Bruxelles, Antenna Europe Direct della Commissione Europea di Gioiosa Ionica, Università della Calabria Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche, Unindustria Calabria e diversi partenrs internazionali.

Un programma denso di incontri con esperti e funzionari delle Istituzioni Comunitarie con l’obiettivo di offrire ai giovani partecipanti le necessarie informazioni e competenze per affrontare al meglio le sfide dell’Europa, attraverso lo sviluppo di professionalità in linea alle esigenze del mercato. Le attività sono state strutturate per fornire le basi conoscitive per comprendere le finalità ed il funzionamento della programmazione comunitaria, favorire la conoscenza dei principali programmi europei di finanziamento, sostenere lo sviluppo dei rapporti con gli altri Paesi europei e con le Istituzioni comunitarie, potenziare la capacità di inserimento nei percorsi di progettazione e di internazionalizzazione. Il percorso si inserisce in un più ampio progetto di formazione manageriale denominato “Formazione per il Sud” che offre una serie di percorsi specializzanti fondati su tre settori principali: progettazione europea, turismo e internazionalizzazione.

Il direttore del percorso manageriale è il prof. Peppino De Rose, esperto in politiche e programmi dell’Unione europea e docente universitario: «In un sistema che fa fatica a trovare le giuste soluzioni per i giovani, questa attività è una straordinaria occasione di crescita personale e di confronto a livello europeo per lo sviluppo di un percorso che acceleri il processo di mobilità europea dei giovani, facendoli divenire parte integrante e non più straordinaria del percorso educativo e formativo europeo. La consapevolezza da parte dei giovani delle opportunità in ambito europeo per formarsi prima e lavorare dopo è fondamentale. Un’istruzione e una formazione di qualità, un’efficace integrazione nel mondo del lavoro e una maggiore mobilità son fondamentali per valorizzare il potenziale di tutti i giovani e contribuire alla loro crescita sociale, culturale ed economica soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno d’Italia». (rcs)

Denuncia di Tavernise (M5S) sui fondi europei: Dati impietosi, Calabria ultima

Il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo Campanella Davide Tavernise lancia l’allarme sui fondi europei.

«Il monitoraggio delle Politiche di coesione programmazione 2014–2020 del Mef, Ispettorato generale per i Rapporti finanziari con l’Unione europea sui fondi europei, parla chiaro – dice Tavernise – E cristallizza una Calabria all’ultimo posto in Italia, dietro tutte le altre regioni, anche meridionali, per quanto riguarda la capacità di programmazione e di spesa».

Continua il pentastellato: «Dati impietosi che ci danno l’esatta portata di un fallimento che coinvolge la politica che governa la Regione, incapace di programmare il futuro della Calabria, e travolge i nostri giovani, le nostre imprese, le nostre comunità. Le cifre che potremmo perdere sono da capogiro: entro il 31 dicembre 2023 dovrà essere certificata, infatti, una ulteriore spesa pari a circa 613 milioni di euro, che tendendo contro dell’attuale tasso di cofinanziamento corrisponde ad una spesa complessiva di 777 milioni di euro».

«La cosa più preoccupante sono gli assi di interesse che restano fuori dalla spesa dei fondi europei. Speso solo il 26% per l’Inclusione sociale, un misero 7,9% Inclusione Fse, il 41% per la Tutela e valorizzazione patrimonio ambientale e culturale, solo il 43% Efficienza energetica e mobilità sostenibile e il 37% promozione della ricerca e dell’innovazione. Interi settori, tra cui alcuni anche di particolare importanza visto il periodo storico, come quello che riguarda l’efficientamento energetico, abbandonati, bistrattati da una politica regionale che ancora non è riuscita a risolvere i problemi burocratici che rallentano la pubblicazione dei bandi dei fondi europei e il loro corretto e repentino svolgimento – conclude – Adesso, dopo oltre un anno dall’insediamento della nuova giunta, le parole di Occhiuto che avrebbe “voluto lasciare all’Italia una Calabria che non si aspetta”, risuonano vuote. Come le politiche che da Roma stanno interessando il mezzogiorno d’Italia». (rrc)

CALABRIA, SONO A RISCHIO I FONDI UE
IMPEDIRE DI FARLI TORNARE A BRUXELLES

di FRANCESCO CANGEMI – Quando si tratta di fondi europei la nostra regione rischia sempre di far tornare indietro ciò che arriva da Bruxelles. La Calabria, infatti, è agli ultimi posti nella classifica regionale italiana per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione dell’Ue. È quanto emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022. Alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020.

Restano quindi da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse. È da notare che le risorse assegnate alla Calabria sono tra le più consistenti tra le regioni italiane. Dai dati esaminati emerge inoltre che le regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi). Restano quindi ancora quote importanti da spendere entro la fine dell’anno, termine ultimo per non perdere risorse sempre più preziose alla luce delle ristrettezze che si stanno profilando per il bilancio nazionale anche nella prospettiva del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici.

«La Regione più povera d’Italia che non riesce a programmare e a spendere le ingenti risorse messe in campo dall’Unione europea. I dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea parlano chiaro: la spesa certificata da Bruxelles è pari al 58%, tra fondi Fers e Use, ossia 1,3 miliardi sui 2,20 miliardi che dovevamo spendere nel periodo 2014-2020. Un totale di 940 milioni di euro che rimanderemo al mittente se non saremo in grado di spenderli entro il 31 dicembre 2023». A dirlo è il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 stelle in consiglio regionale, Davide Tavernise.

«Alla luce di tutto ciò appare sempre più incomprensibile il comportamento della maggioranza Occhiuto che si è permessa il lusso di bocciare la commissione speciale da me promossa in consiglio regionale per monitorare i Fondi europei e quelli specifici del Pnrr. E appare ancora più grave questa scelta, alla luce delle ristrettezze economiche che promette l’ultimo documento finanziario presentato dal Governo, che proprio oggi pomeriggio in maniera maldestra e scoordinata è stato bocciato per mancanza di numeri della maggioranza, e del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici».

«Ci troviamo di fronte – ha detto ancora Tavernise – ad una classe dirigente regionale e nazionale che ogni giorno contraddice se stessa e mette seriamente in pericolo l’economia del nostro Paese, in un periodo in cui si profila all’orizzonte una nuova e più stringente austerity. Ancora una volta porgiamo una mano per il bene della nostra regione a questa maggioranza rilanciando la necessità di costituire nel più breve tempo possibile una commissione di controllo sulla spesa dei fondi europei e del Pnrr».

«Il risultato che emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022 fa emergere una situazione drammatica se si considera che la regione Calabria è agli ultimi posti in Italia per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione della Ue». Queste le dichiarazioni del consigliere regionale Antonio Billari, a commento del report della Commissione Europea sull’utilizzo dei fondi dedicati alla Regione Calabria.

«Se alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020 il dato che abbiamo il dovere di analizzare – afferma Billari – è il fatto che resterebbero da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse destinate al nostro territorio».

Secondo il consigliere regionale «la sfida che la Regione Calabria ha dinnanzi è molto complessa e ci deve fare riflettere come fino ad oggi al netto delle chiacchiere e degli annunci “i fatti stanno a zero”», dichiara Antonio Billari che afferma: «Non credo sia utile valorizzare il fatto che le altre regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi) ma è certa la necessità che gli uffici preposti a seguire questo iter cruciale per la nostra regione meritano di avere personale in numero sufficiente e con competenze specifiche per non bucare la sfida con l’Europa rispetto alla valorizzazione del nostro territorio».

«Chiederò al presidente della Regione – conclude il consigliere regionale – di istituire una task force con le migliori energie della nostra regione e che coinvolga anche le eccellenze universitarie perché la sfida che abbiamo difronte riguarda la possibilità di immettere nel tessuto sociale ed economico della nostra regione risorse certe e spendibili».

«Mi farò carico anche coinvolgendo l’intero consiglio regionale della Calabria che questo complesso iter burocratico e progettuale venga seguito con massima attenzione e priorità – dice – consapevole che l’Europa è vicina se però le opportunità che da essa ne derivano vengano colte e non disperse».

Sulla questione interviene anche il Pd Calabria con una nota. «Desta profonda preoccupazione il ritardo con il quale la Regione sta procedendo alla spesa delle risorse messe a disposizione dalla  programmazione europea 2014-2020 riferita ai fondi Fesr e Fse – scrive in una nota il Partito democratico calabrese –. Secondo i dati pubblicati, già da qualche tempo, sul portale Cohesion data della Commissione europea tracciano un quadro davvero allarmante. Al 31 dicembre 2022 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa a 1,3 miliardi di euro su 2,2. La Regione ha dunque utilizzato soltanto il 60% delle risorse».

«Il rischio concreto, dunque, – continua la nota dei dem – è quello di vedere evaporare qualcosa come 900 milioni di euro se tali risorse non saranno messe a terra entro il prossimo 31 dicembre. È evidente che esistono problemi strutturali all’interno della macchina amministrativa e burocratica regionale che, da sempre, non agevolano una snella e efficace programmazione della spesa. Non è possibile, però, che non si provi ad effettuare alcun cambiamento per tentare di invertire la rotta. Il centrodestra è ormai al governo da alcuni anni e non può non assumersi la propria parte di responsabilità. Fuori da ogni strumentalizzazione chiediamo al presidente Occhiuto di avviare immediatamente un tavolo di confronto permanente con il Consiglio regionale, i sindacati, le associazioni di categoria, i sindaci, le Università e tutti i soggetti in grado di fornire il proprio contributo per fare in modo di intervenire prontamente per mettere in salvo la maggior parte delle risorse possibili. La Calabria non può permettersi di perdere ulteriori occasioni, specialmente in questo periodo in cui la crisi economica e l’aumento dei costi di energia e materie prime stanno mettendo a dura prova il suo già fragile sistema socio-economico».

In più i consiglieri regionali di opposizione, rappresentati dal Pd, dai Cinquestelle e dal Gruppo misto, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio ad hoc sul tema.

A rispondere sulla questione ci pensa, con una nota, Marcello Minenna, assessore all’Ambiente, alle partecipate, alla programmazione unitaria e ai progetti strategici della Regione Calabria.

«I bandi relativi ai Programmi operativi regionali sono in stand by non solo in Calabria, ma in tutte le Regioni del Paese – dice l’assessore regionale – Questo perché il governo nazionale ha deciso di procedere ad una accurata ricognizione di tutte le risorse comunitarie non spese, prima di rendere disponibili ai territori i nuovi fondi. Come noto il Por viene utilizzato essendo in parte cofinanziato dalla Regione, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione».

«Non avendo ancora le risorse dell’Fsc la diretta conseguenza è avere dei ritardi nei bandi per il Por – ha spiegato ancora –. Il ministro Raffaele Fitto sta facendo un lavoro encomiabile e preciso per evitare gli errori degli scorsi decenni, ed è quasi inevitabile che in questi primi mesi questo approfondimento abbia dei contraccolpi temporali in merito al timing con il quale utilizzare le risorse Por. Il governo ci ha comunque rassicurato, e ha dato la sua disponibilità a predisporre nelle prossime settimane le delibere Cipess attraverso le quali i fondi Fsc verranno distribuiti alle Regioni, per poter così procedere al corretto utilizzo del Programma operativo regionale».

«Avremo qualche piccolo ritardo, ma – questa l’intenzione dell’esecutivo nazionale – con i conseguenti contratti che verranno siglati con le singole Regioni il nostro Paese – ha concluso – dovrebbe essere messo nelle condizioni di spendere meglio e bene le risorse Ue, e di controllare, territorio per territorio, il corretto cronoprogramma dell’utilizzo di questi fondi». (fc)

QUELLA NARRAZIONE PERICOLOSA DEL SUD
CHE NON SA SPENDERE BENE LE RISORSE UE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – «La Campania dovrebbe ricevere fondi per lo sviluppo e la coesione per 5,6 miliardi di euro. Ma sono bloccati e nessuno dice niente, perché siamo un Paese nel quale tutti vogliono essere amici di tutti e quando ci sono problemi in genere si gira la testa dall’altra parte. Molte cerimonie, ma poca sostanza…». 

Pesante l’attacco che il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, Regione che rappresenta il 10% degli italiani, seconda dopo Lombardia e a pari popolazione del Lazio, sferra al Governo nazionale.  

La tesi che sostiene il Governatore della Campania è di una gravità inaudita. Secondo De Luca vi è un progetto nazionale che mira a far passare la vulgata che il Sud non riesce a spendere le risorse, inventando una serie di blocchi che portano a questo risultato, per poi redistribuire tali risorse, accedendo come a un bancomat della Nazione, a tutto il Paese, facendo rientrare nella distribuzione anche le Regioni settentrionali.

Tale comportamento porta al risultato di una spesa pro capite inferiore, malgrado le grandi risorse che dovrebbero arrivare con i fondi strutturali. E l’accusa è circostanziata con i passaggi che vengono evitati per impedire che le risorse vengano messe a terra, con l’obiettivo, dichiara il Governatore, di spostare tali risorse verso il Nord: «È un pericolo grave vedere risucchiati i soldi del Sud dal Nord». 

Ovviamente a tale comportamento si suggerisce che sottende una regia di alcuni ministeri, in particolare quello dell’economia con a capo Giancarlo Giorgetti, ma evidentemente anche quello del Mezzogiorno con a capo Raffaele Fitto, che operano per impedire la destinazione delle risorse o, con peccati di omissione, stanno inermi a guardare malgrado non si compiono tutti gli atti necessari perché le risorse arrivino sul territorio.      

La dichiarazione é esplicita «C’è un capitolo sui Fondi di sviluppo e coesione, destinati per l’80 per cento al Mezzogiorno. Parliamo di 67 miliardi di euro, con un riparto definito da sei mesi, ma il Governo non convoca il Cipess (il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) per fare concretamente l’investimento con 5 miliardi e 600 milioni di euro che spettano alla Campania». 

Probabilmente non è completamente vero che vi sia una regia occulta, per non far arrivare i soldi al Mezzogiorno, del Ministero dell’Economia, ma non è incredibile che si ritardino delle procedure e conseguentemente delle assegnazioni e che quindi la spesa, per problemi di bilancio nazionale, per rispettare per esempio il rapporto debito Pil.

I solerti funzionari del Ministero dell’Economia, che conoscono bene l’esigenza di presentare i conti in ordine, come buoni padri di famiglia, potrebbero ritardare, laddove possibile, alcune spese in maniera da consentire di avere i conti in ordine. 

Ovviamente la vulgata poi diventa quella che il Sud non sa spendere le risorse, mentre viene messo in condizione di non poterlo fare, come peraltro viene ribadito da molti amministratori locali, compresi molti sindaci, che dicono che i meccanismi della normativa dei bilanci sono tali per cui l’assegnazione delle risorse spesso è teorica. 

E allora il problema non è più l’assegnazione, che potrebbe anche essere fatta correttamente, quanto i meccanismi da correggere per far si che le risorse non arrivino sui territori con i ritardi soliti. Adesso con il Pnrr e con le scadenze catenaccio che, nel caso non vengano rispettate, portano alla perdita delle risorse il problema diventa ancor più cogente. 

Non si può contemporaneamente pensare di eliminare il reddito di cittadinanza per i cittadini cosiddetti occupabili, cioè quelli che sarebbero in condizione di lavorare, ma che non hanno una domanda di lavoro sul territorio e poi non far arrivare le risorse che l’Europa ha assegnato, per l’esistenza di un Sud cenerentola d’Europa, ai territori pertinenza, per salvare i conti dello Stato italiano. 

Perché ovviamente la mancanza di risorse destinabili ai territori porta poi come conseguenza la presenza di diritti di cittadinanza diversi rispetto a quelli di cui usufruiscono i cittadini di serie A del Nord. Così come ritardano le opere pubbliche indispensabili, perché si possa finalmente avere quella infrastrutturazione complessiva che consenta la attrazione reale di investimenti dall’esterno dell’area.

Insomma non si può contemporaneamente affermare che il Sud é  centrale rispetto alle politiche a parole e poi nei fatti avere un comportamento vizioso che porta a conseguenze nefaste per tutto il Paese. Perché se é giusto che il buon padre di famiglia risparmi e rimandi ad anni successivi le spese non indispensabili diventa intollerabile invece che per risparmiare non ripari la casa per cui entra l’acqua delle piogge, oppure non mandi i figli a scuola, o non faccia curare la moglie.

Ed è quello che sta facendo lo Stato italiano, perché le risorse che non vengono indirizzate o sbloccate significano servizi indispensabili ed investimenti importanti che non vengono attuati. É necessario che il Ministro Raffaele Fitto, responsabile della governance delle risorse destinate al Mezzogiorno, intervenga per evitare che vi siano anche troppi annunci di risorse che vengono assegnate alle aree del Sud e pochi reali trasferimenti. 

E se invece le accuse lanciate da Vincenzo De Luca non fossero vere allora sono necessarie precisazioni puntuali, perché se non è tollerabile che le risorse non arrivino non lo è altrettanto se gli annunci di mancata attenzione siano soltanto polemica elettorale politica. «Dovremo  ora fare una battaglia unitaria al Mezzogiorno, al di là delle bandiere di partito, perché ci giochiamo il futuro delle prossime generazioni» è una chiamata alla responsabilità del Governatore alle tante forze politiche, spesso formate da classe dominante estrattiva per la quale il bene comune non è un obiettivo, mentre lo è molto di più la possibilità di poter gestire anche poche risorse ma per i propri clientes.

É chiaro che non troverà accoglienza visto che i partiti nazionali e i rappresentanti di essi preferiscono l’adesione all’indirizzo politico del partito piuttosto che la difesa dei territori, anche perché la dissociazione da esso potrebbe portare a perdere la possibilità di essere rieletti. Ma forse una riflessione di una forza politica meridionale che si intesti alcune battaglie diventa indispensabile. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Giovedì la tavola rotonda su come la Calabria dovrà usare i Fondi Europei

Giovedì 4 novembre, su Zoom, alle 18.30, è in programma la tavola rotonda I fondi europei – Guida alla Next Generation e al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, organizzata dalla sezione Calabria dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, dalla Fondazione “Antonio Emaunele Augurusa”Acli Terra Calabria e dallo Europe Direct CalabriaEuropa.

Il titolo dell’incontro, tra l’altro, è un tema incluso nel libro del docente di Politiche dell’Unione Europea alla Luiss di Roma, Luciano Monti, in cui si parla di come programmare e spendere il pacchetto di circa 300 miliardi destinati all’Italia con le misure principali messe in atto dall’UE per fronteggiare la crisi economica legata al Covid.

A coordinare i lavori dell’atteso evento sarà Valerio Caparelli, giornalista esperto in politiche territoriali, che sul tema della nuova sfida economica, per cui la vera partita per i fondi europei inizia ora, intervisterà l’autore del libro e Pino Campisi, Segretario Regionale UCID Calabria e Presidente Regionale di ACLI Terra Calabria; Alessandra Tuzza, Direttore responsabile dell’Europe Direct CalabriaEuropa e Presidente dell’Associazione Eurokom; Cosimo Cuomo, esperto in politiche del lavoro e dello sviluppo locale; Francesco Augurusa, Presidente di UCID Calabria e della Fondazione “A. Emanuele Augurusa” in Roma; Domenico Marino, Docente di Politica Economica dell’Università di Reggio Calabria.

L’autore del libro, ospite speciale dell’evento su web, concluderà il dibattito con un intervento che metterà in luce come nel periodo 2021-2027 l’Italia disporrà di risorse europee senza precedenti e che il nostro Paese non dovrà gestire solo i tradizionali fondi di investimento europei (Fondi SIE) per la politica di coesione, quella agricola comune e per la ricerca e sviluppo, ma anche le risorse messe a disposizione dal Dispositivo di Ripresa e Resilienza.

Monti sottolineerà anche quanto scritto nel suo volume, ovvero che «non c’è tempo per formare rapidamente un nuovo esercito di funzionari e non sarebbe nemmeno opportuno affidare interamente la gestione a strutture esterne alla Pubblica Amministrazione. La chiave di volta potrebbe essere, invece, quella di ribaltare l’ottica della spesa: oltre ai grandi progetti messi in cantiere si potrebbe infatti puntare anche a voucher per la formazione e l’auto-imprenditorialità». (rrm)

Al via a Catanzaro la tre giorni per la programmazione dei fondi europei 2021-2027

Sono iniziati, a Catanzaro, gli incontri partenariali sulla programmazione dei fondi europei 2021-2027.

La programmazione delle strategie e degli interventi per l’utilizzo delle risorse europee 21-27 offre grande attenzione e considera in maniera integrata le nuove sfide di carattere globale dettate dall’Agenda 2030, che punta alla evoluzione di sistema e alla realizzazione di azioni concrete verso una economia circolare e più verde, più resiliente al cambiamento climatico, efficiente nell’uso delle risorse e nella tutela del capitale naturale.

A luglio 2020, la Regione Calabria ha dato ufficialmente il via al percorso che porta alla stesura del nuovo Por con l’evento “Il Futuro è Calabria – 2021/2027 scenari e modelli”, una serie di confronti con cui l’amministrazione regionale si è aperta alla concertazione e alla condivisione con gli attori locali ai vari livelli. In quel contesto, la Regione ha presentato le direttrici generali e gli ambiti di intervento prioritari e ha istituito il Tavolo partenariale, con il coinvolgimento della rappresentanza istituzionale, economico e sociale della Calabria.

Le indicazioni emerse dall’ascolto delle istanze dei territori e dalle visioni e progettualità condivise hanno consentito alla Regione Calabria di dotarsi di un Documento di indirizzo strategico regionale (Disr), che delinea le principali direttrici attraverso le quali realizzare la politica di coesione regionale e si propone come terreno di confronto su cui far proseguire il dialogo con cittadini e partenariato per la stesura del nuovo Por.

Il Disr definisce le opportunità su cui indirizzare gli sforzi per il prossimo ciclo di programmazione e le declina per ciascuno dei cinque obiettivi strategici (Op) della politica di coesione 2021-2027: Calabria più intelligente (competitività e innovazione); Calabria più verde (clima, energia, risorse naturali ed economia circolare); Calabria più connessa (reti, trasporti e logistica); Calabria più sociale (occupazione, competenze e inclusione); Calabria più vicina ai cittadini (sviluppo dei territori e capacità amministrativa).

«Quando, lo scorso anno, Jole ha indicato questo sentiero da percorrere, essendo rivoluzionario, sembrava immerso nelle nebbie, quasi impraticabile. Invece, ci siamo resi conto che quella straordinaria visionarietà era un cammino sicuro» ha dichiarato il presidente f.f. Nino Spirlì, augurandosi che «il lavoro di questi lunghi mesi possa dare alla Calabria quelle chiavi di volta in grado di risolvere, una volta per tutte, le grandi debolezze del nostro sistema».

«La prima chiave sono i calabresi – ha aggiunto –, poi i quattro regali che abbiamo avuto dalla creazione: l’aria e la qualità della vita, la nostra acqua, la terra e le energie che noi possiamo fare sprigionare dall’insieme degli elementi».

«Il lavoro lo farete voi – ha sottolineato il presidente rivolgendosi agli stakeholder –, lo faremo insieme nei tavoli di confronto. Non si può decidere sugli altri. Si decide assieme, ascoltandosi. Ho seguito l’evolversi di questa visionaria strategia della Calabria e mi sono reso conto che è la più pragmatica rispetto alle precedenti programmazioni. Non si può programmare costantemente guardando il campanile, bisogna farlo guardando oltre, anche a quell’alfabetizzazione digitale che sembrava impossibile fino qualche anno fa: la faremo insieme».

«Siamo partiti da una bozza di regolamento del giugno 2018, a cui – ha dichiarato il direttore generale alla Programmazione, Maurizio Nicolai – hanno fatto seguito i primi tavoli col partenariato nazionale nel 2019, prima del fermo totale del 2020. Infine, il riavvio l’estate scorsa, con la Giunta Santelli e gli incontri de “Il futuro è Calabria”. Ora siamo a un punto cruciale, perché è stato approvato dall’Ue il nuovo regolamento di programmazione».

«Nei mesi precedenti – ha aggiunto –, non siamo stati fermi, anche perché il programma andava scritto, almeno nelle sue componenti macro e di governance. Questa nostra programmazione avrà un documento a cui attenersi, che è l’accordo di partenariato, mediante il quale l’amministrazione centrale pone dei paletti fondamentali con i servizi della Commissione europea e vincola le nostre determinazioni. Ma, a differenza della precedente programmazione, ci sono alcune novità. Innanzitutto il modello è più snello, anche nella sua consistenza, introduce il concetto di brevità. Tutto viene schematizzato».

«La seconda nuova questione – ha dichiarato ancora Nicolai – è che il nuovo regolamento prevede che quelle “condizionalità ex ante”, ai fini dell’erogazione dei fondi, sono state sostituite in “condizioni abilitanti”, cioè che abilitano alla programmazione, passando da 41 a 20. Una di queste prevede che la programmazione non possa prescindere dalla strategia di specializzazione intelligente, la cosiddetta S3. Noi abbiamo già inviato una bozza all’Europa, introducendo elementi innovativi come l’agricoltura di precisione 4.0, ed è stata ritenuta ricevibile. Non era affatto scontato e per questo ringrazio tutto il gruppo di lavoro del dipartimento». (rcz)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: La Calabria rischia di non programmare i fondi europei, intervenga in Governo

La Calabria, fra le 248 regioni d’Europa, rischia di non programmare i fondi europei. È l’allarme lanciato dai segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, che hanno chiesto al Governo «di intervenire con prontezza e decisione, sostituendosi alla Regione nella gestione di una strategia determinante per la Calabria, una regione che si trova in condizioni di particolare ritardo rispetto alle altre 248 regioni europee e per questo necessita di attenzioni rafforzate».

«Allo stesso tempo, infine – hanno detto ancora i segretari – chiediamo alle altre parti sociali presenti al tavolo del partenariato di unirsi a noi in questo appello per studiare e trovare insieme le soluzioni migliori per levare d’impaccio questa terra che si trova davanti un’occasione irripetibile, forse l’ultima possibilità di ridurre il gap che la separa dal resto del Paese».

Per Sposato, Russo e Biondo, «la Calabria non può mancare l’appuntamento con la corretta programmazione dei fondi europei», per questo è necessario che il Governo «davanti allo stato dell’arte delle vicende politiche ed amministrative regionali, abbia un occhio di riguardo verso questa regione e si faccia promotore dell’attivazione in via straordinaria, attraverso l’uso dei poteri sostitutivi, del tavolo del partenariato sociale e avvii con il Sindacato e le altre parti sociali, il confronto sulla riprogrammazione dei fondi Por 2014/2020 e non si sottragga al ragionamento sulla linea di finanziamenti europei previsti per l’arco temporale 2021/2027».

«L’appello – hanno spiegato – è fondato sul fatto che in Calabria, regione con debolezze storiche acuite dalla pandemia da Covid-19, non si possa accettare la prassi romana – seguita anche dall’attuale Ministro per il Sud, di chiudere gli accordi di partenariato senza dare spazio al dialogo sociale. La Calabria è una regione che ha bisogno di essere assecondata nei suoi bisogni di rinascita economica, sociale e culturale. Quello calabrese è un territorio che non si può permettere gli errori commessi nel passato nella programmazione dei fondi europei, quando sono stati lasciati inutilizzati fondi per oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro».

«Oggi, più che mai – hanno proseguito Sposato, Russo e Biondo – è necessario dare vita ad una politica attenta di finalizzazione dei fondi europei, un’azione di investimento che sia sganciata dalle logiche del passato che hanno privilegiato la parcellizzazione di questi fondi, ma che punti sull’indirizzo di queste ingenti risorse verso il sostegno di scelte strategiche per rilanciare l’economia regionale e creare nuova e sana occupazione in Calabria».

«La giunta regionale, orfana della sua presidente Jole Santelli – hanno detto ancora – non sembra in grado di poter gestire questa delicata fase di transizione. I poteri limitati in capo al governo regionale impediscono la corretta e strutturata programmazione dei fondi europei. Si aggiunga a ciò il fatto che la giunta regionale, scegliendo di non convocare il tavolo del partenariato economico e sociale, si è arroccata ai piani alti della Cittadella rinunciando al confronto di merito sui finanziamenti europei ed ha creato un vulnus fra le scelte di governo e le reali necessità del territorio, mettendo seriamente a rischio la possibilità che questi fondi possano essere complementari a quelli previsti nel Piano nazionale di resilienza e ripartenza».

«Ma non solo. La politica regionale, in questi mesi – hanno detto – ha fatto orecchie da mercante rispetto alla nostra richiesta di confronto rispetto alle proposte inserite nella piattaforma unitaria del Primo maggio, trascurando non solo le richieste del Sindacato ma anche la naturali aspirazioni di una regione che, da troppo tempo, è stritolata da una crisi senza fine e nessuna via d’uscita».

«Il tempo perso è davvero tanto – hanno concluso –. La pausa estiva e la ormai prossima tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale rischiano di affossare questa grande occasione di ripartenza per il territorio calabrese». (rcz) 

NON SPESI E PERDUTI I FONDI UE DI LAMEZIA
PER COLLEGARE AEROPORTO E CATANZARO

La Commissione Europea dice di no al collegamento multimodale fra l’Aeroporto di Lamezia Terme e Catanzaro Lido. Una bocciatura che ‘brucia’ per la Calabria, che vede sfumare una importantissima opera che, tramite i fondi Por e dal costo di 135 milioni di euro, avrebbe «migliorato la mobilità regionale, nonché per garantire la qualità, l’interconnessione e la funzionalità del sistema dei trasporti in Calabria».

A rendere noto questo triste esito, da parte della Commissione Europea, l’europarlamentare del Movimento 5 StelleLaura Ferrara, a seguito della risposta scritta a una sua interrogazione, in cui chiedeva «alla Commissione europea se fosse a conoscenza di un cronoprogramma dettagliato sui tempi necessari al completamento dell’opera, e l’ammontare della spesa relativa al progetto, già certificato».

«La risposta giunta qualche giorno fa evidenzia ancora una volta l’assoluta incapacità di spesa e di programmazione da parte della Regione Calabria» ha detto la Ferrara, che nei mesi scorsi aveva ribadito che «la Calabria non può permettersi di perdere anche il progetto multimodale fra l’Aeroporto di Lamezia Terme e Catanzaro Lido», sottolineando la necessità di portare a compimento tale opera, in quanto, altrimenti, sarebbe «un’opportunità sottratta alla nostra terra, a causa, ancora una volta, di una classe politica regionale assolutamente incapace» conclude la parlamentare europea».

Nella sua risposta la Commissaria alla Coesione, Elisa Ferreira, ha scritto: «il progetto di collegamento multimodale Aeroporto – Stazione di Lamezia Terme Centrale – Germaneto – Catanzaro Lido è stato ritirato dal programma operativo regionale Calabria 2014-2020 del Fondo europeo di sviluppo regionale – Fondo sociale europeo. Fino ad allora non era stata certificata alcuna spesa alla Commissione».

«Il ritiro dell’importantissimo progetto da parte della Regione Calabria è avvenuto in occasione della riprogrammazione delle risorse non spese nel quadro dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus. Risorse di cui, purtroppo, la nostra Regione abbonda considerati i ritardi su tantissimi progetti e fra questi proprio il collegamento multimodale Lamezia Terme – Catanzaro Lido, fermo all’anno zero. I calabresi dovranno rinunciare ancora per molto ad un intervento strategico volto ad una migliore funzionalità del principale scalo aeroportuale calabrese. Un progetto a cavallo di due programmazioni e cioè la 7/13 e la 14/20 e che quindi si sarebbe dovuto completare già da tempo. Il ritiro di questo progetto non può assolutamente passare in sordina e né essere banalizzato come fatto dall’autorità di gestione che ha comunicato che “gli investimenti per il progetto saranno coperti dai fondi nazionali (Fondo Sociale di Coesione 2014-2020 e 2021-2027)”. Tradotto bisognerà attendere, semmai il progetto verrà concretamente avviato, almeno un’altra decina di anni».

«In questa risposta, così come in quelle precedenti – ha detto Ferrara – in cui si certifica il fallimento di altri progetti, si manifesta tutta l’incapacità delle amministrazioni regionali succedutesi negli anni. Giunte e maggioranze che zoppicano nella realizzazione delle opere utili allo sviluppo del territorio inserite nelle programmazioni comunitarie, ma efficientissime e rapidissime nella contrattualizzazione e nelle assunzioni di natura politica, ancora oggi, nonostante l’Assemblea regionale sia formalmente sciolta. Non bastano più i moti d’indignazione, di fronte ai quali i nostri amministratori regionali rimangono, evidentemente, inermi continuando a ripetere sempre gli stessi errori».

«Chi oggi guida la nostra Regione – ha concluso – deve prendersi le responsabilità di questo fallimento, e chi si propone di amministrarla domani, deve garantire e promuovere un necessario cambiamento rispetto al passato».

A ‘provare’ a rimediare, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo che, dopo aver «stigmatizzato i forti ritardi con cui procede l’intervento di elettrificazione della tratta ferroviaria Lamezia Terme-Catanzaro» a nome della Regione, ha chiesto di rivedere il cronoprogramma. Stessa richiesta è stata fatta dall’Agenzia per la Coesione.

 

Un appello, quello dell’eurodeputata, che fa riflettere, sopratutto se, quando quest’opera fu presentata nel 2018, l’allora presidente della Regione, Mario Oliverio, aveva dichiarato che Lamezia Terme «e i suoi cittadini non meritano di pagare altri ritardi», e che la città è considerata «il punto centrale, il nodo della nostra visione di sviluppo regionale». Dichiarazioni, quelle di Oliverio, che oggi sanno di grottesco, sopratutto se, allo stato attuale e paradossalmente, Lamezia Terme, oggi – e il suo aeroporto – è molto più considerata rispetto ad altre città considerate strategiche, come Crotone e Reggio Calabria che, invece, sono lasciate in balia di sè stesse, così come sono nella stessa situazione i piccoli borghi o qualsiasi altra città e gli stessi capoluoghi di Provincia. Non c’è chi merita o non merita, c’è che la Calabria non merita i ritardi di cui è ripetutamente vittima, perché è questo uno dei tanti problemi che affliggono la nostra terra. I ritardi. Ritardi su infrastrutture, su sanità, su qualsiasi cosa, perdendo treni importantissimi che sarebbero una boccata d’ossigeno per una terra che ha bisogno di rinascere.

L’esperienza di questa ennesima bocciatura, da parte della Commissione Europea, dovrebbe essere un monito e un input, per la futura Giunta regionale, che è necessario non solo un cambio di passo, ma anche di visione, per il futuro di una terra che ha tanto da offrire e su cui si può e si deve investire. (rrm)

Mariateresa Fragomeni: Il Sud spende poco e male i fondi europei

La candidata a sindaco di Siderno, Mariateresa Fragomeni, ha dichiarato che il Sud spende poco e male i fondi europei, e che serve invertire la rotta.

La Fragomeni, infatti, ha ricordato che non ci sono solo «problemi legati all’idoneo utilizzo dei fondi, ma anche al completamento delle opere pubbliche, come dimostra la spesa di poco più di 3 miliardi dei 47,3 miliardi di euro stanziati del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione dal 2014 al 2020, pari solo al 6,7% delle risorse disponibili. E la percentuale di opere avviate e non completate, nel 2017: 647 opere pubbliche, di cui il 70% localizzate al Sud, per un valore di 2 miliardi».

«Sarà, dunque necessario – ha aggiunto – saper spendere i fondi europei, a partire da quelli di Next Generation Eu, incanalandoli innanzitutto nel filone della transizione digitale ed ecologica come indicato dall’Ue. Con particolare attenzione ai giovani e alle donne, e a tutti i settori sui quali è fondamentale intervenire, sanità, scuola, infrastrutture. Questa è un’occasione storica, che non si ripresenterà facilmente in futuro, un’occasione da non perdere per passare finalmente da un Sud “Cenerentola” d’Italia a Sud motore di sviluppo per l’intero Paese».

La candidata a sindaco di Siderno, infine, ha auspicato che «il positivo confronto sul Sud, promosso dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna, in vista dell’elaborazione del Pnrr e della definizione dell’accordo di partenariato, dia i suoi frutti». (rrc)