La lettera ai ragazzi e giovani calabresi: Siete voi i veri sognatori che al Sud nascono ancora

di GIUSY STAROPOLI CALAFATICari ragazzi, cari giovani calabresi,

Vi scrivo queste poche righe perché siete voi i veri sognatori che al Sud nascono ancora. 

Scrivo a voi, perché i sogni non possono stare più rinchiusi in un cassetto, e quelli che vi appartengono, sono il giorno della Calabria in cui nella nostra terra potrà finalmente tornare a risplendere il sole.

Vi scrivo perché siete voi il solo tutto che la Calabria ha, e il vostro valore deve essere giustamente quotato. Siete voi la Calabria che l’Italia non si aspetta, e non siete un progetto politico da attuare, ma il pensiero su cui la classe dirigente e la società civile devono puntare. Siete il motore indiscusso di una macchina che deve necessariamente entrare in funzione. Siete tutto e siete voi. E non sentitevi responsabili per quello che siete. Il peso è di tutt’altri, di quelli che non vi hanno mai permesso di essere quello che dovevate. 

Ma ora non si può più aspettare. Nessuno deve più fermare la vostra rivoluzione. Occupare il tempo e il posto che vi spettano, è risultato più brillante che possa raggiungere una di una società civile. 

Non avevo mai pensato che un giorno avrei potuto indirizzarvi una missiva. Di lettere ormai non ne scrive più nessuno. Ma non sono riuscita proprio a farne a meno. E poi me lo insegnate voi che Verba volant e scripta manent.

Scrivere delle righe ai miei figli, sarebbe stato facile, scontato, fin troppo ovvio, e poi avrei scritto da madre, ma farlo a voi, è un atto di responsabilità. A voi, scrivo da calabrese. 

Se starete pensando, come sono certa già state facendo, chi io sia, perché vi stia scrivendo, e se casomai ci siamo conosciuti prima, vi prego, aspettate almeno un altro po’, prima di trarre conclusioni affrettate. È vero, forse non sappiamo bene l’una i nomi degli altri, e viceversa, ma c’è qualcosa che più di ogni altra ci unisce, ed è mia ed è vostra. È nostra, e ci appartiene. 

È la Calabria, questa cosa preziosa che ci mette in contatto. È la Calabria, terra antica in cui siamo nati e di cui facciamo parte. E non serve certo un esame del DNA per darcene conferma. Credetemi che solo dovessimo procedere a un test di massa, il risultato manderebbe in tilt il sistema. Risulteremmo tutti calabrisi ‘nto sangu

Non vedo le vostre facce adesso, ma sono certa che pur sorridendo mi starete dando ragione. La Calabria è quella cosa indefinita, che è geografia, ed è storia, ed è vita, che sta dentro di noi come il cuore nel petto dell’uomo. e detto questo, convenite con me che già ci conosciamo. E che non siamo distanti, ma vicini. 

In Calabria ho incontrato tanti giovani, negli ultimi anni soprattutto, ma tanti davvero. Bambini, ragazzi, adolescenti. Nella scuola, tra i banchi dell’infanzia fino a quelli del liceo; nelle associazioni, in biblioteca, passando per i centri di aggregazioni, gli oratori, le strade dei paesi. Ne ho incontrati ovunque. E chissà quanti di voi che ora state leggendo, eravate in mezzo a loro. 

Ho viaggiato in direzione dell’Aspromonte e del Pollino. Verso la Sila e le Serre. Lungo il Tirreno e il grande Ionio. Ho raggiunto più zone interne possibili, d’inverno quando i torrenti venivano al mare e d’estate con il frinire della cicale. Da Reggio a Cosenza, fino a Crotone, a Catanzaro, e alla mia Vibo. Ho parlato a tanti giovani, ma soprattutto tantissimi li ho voluti ascoltare. Ed è stato bello. Ascoltarli leggere e /o commentare un libro, raccontare commossi la loro storia. Quella della propria famiglia, il destino del proprio paese.

Non sono insegnante e neppure educatrice, se non per il fatto di essere madre. Ho insegnato ed educato i miei figli con tutti i sentimenti del cuore e quelli dalla regione. E tutto sommato non mi è andata male. Sono fiera di loro e di quello che stanno diventando, un po’ meno della Calabria che invece di trattenerli a sé, li sta lasciando andare. 

Sono una scrittrice, una di quelle che di libri e giornali si riempie il giorno, e che in Calabria ha deciso di restare per realizzare il suo sogno. E ringrazio il cielo per questo, perché se solo fossi andata via, avrei avuto più fortuna certo, ma oggi non sarei stata qui a scrivervi queste righe, a parlare con voi di questa nostra terra di cui in tanti parlicchiano, ma senza neppure mai aver studiato la sua storia.

E senza mai ritrovarsela a memoria. E non sarei qui a ricordare a voi, cari ragazzi e cari giovani calabresi, che siete l’effetto speciale più bello del miracolo calabrese. Siete il caso più spettacolare che a una società possa mai capitare di dover risolvere. Siete l’anima delle piazze festanti, il vento che soffia, la pioggia che batte. Siete gli applausi, il coraggio, la forza. I veri animatori delle comunità civili. Nelle terre difficili come la nostra, di cui ognuno va scrollandosi il peso da dosso, e chi fugge via e chi rimane a guardare, siete l’essenza. 

La Calabria non può più essere un peso di cui essere caricati come gli asini. Una sensazione che in segreto almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha provato. Sulla propria pelle, o anche solo sentendo il racconto di qualcun altro. 

Ma la Calabria siamo noi, anzi siete soprattutto voi. I vostri desideri, i vostri pensieri, le vostre idee, gli ideali. Siete voi con i vostri talenti, la vostra tenacia, l’ostinazione, la lealtà, e il senso altissimo dell’onore. 

Ed è per questo che oggi sono a qui scrivere a ognuno di voi, a parlarvi tutti insieme, per dirvi che non si può mollare, che si deve combattere, e che soprattutto bisogna pretendere. 

E allora, pretendete, ragazzi, pretendete di conoscere voi stessi fino in fondo. Non accontentatevi mai di quello che vi dicono gli altri. Usate i vostri occhi per vedere, le vostre mani per toccare, e soprattutto la vostra testa per pensare. Approfondite la vostra storia a qualunque costo. Quella della terra in cui siete nati. Degli uomini che l’hanno resa grande, e di quelli che l’hanno avvilita. Valorizzate con forza il senso dell’appartenenza, come si fa le cose preziose. Difendete il Sud. Il Nord. L’Italia di cui siete figli anche voi. E traducete il luogo in stato d’animo. E provate emozioni, e che siano libere. Come vi viene. Quando e come vi va. 

Non barattate mai il (vostro) presente, con le promesse di chi vorrebbe farvi fessi con la storiella che il futuro siete voi. Ricordate a chiunque che voi siete il tempo che scegliete di essere. Siete oggi, ieri, ma anche domani. Il tempo è tutto vostro. 

Pretendete, ragazzi, pretendete che vi si facciano conoscere le vostre origini. Le parabole e i proverbi, i miti, i racconti e le leggende. I luoghi. I libri. Gli scrittori. Corrado Alvaro, Saverio Strati… La Magna Grecia.

E pretendetelo a scuola, dagli insegnanti e dagli educatori, ma anche per strada, in chiesa… Perché vedete, Cristo non è vero che si è fermato a Eboli, lasciando il resto del paese al suo destino. Cristo è sceso anche più giù, fino in Calabria. Con Francesco Da Paola, Natuzza Evolo, il beato don Francesco Mottola. Egli ha girato per tutti i tuguri di questa terra, e in essa, come Cristo, ha fatto la sua via crucis.

Pretendete, ragazzi, pretendete di poter scegliere se restare in questa terra o partire. Nessuno può obbligarvi alla formula del viaggio. È poter scegliere rende liberi. 

Pretendete, ragazzi, pretendete di essere contaminati dal pensiero di Bernardino Telesio, dalla città del Sole di Tommaso Campanella, dalla teologia di Gioacchino da Fiore, dal teorema di Pitagora. 

E poi, forti e orgogliosi delle vostre competenze, rinunciate sempre e convintamente a ogni forma di assistenza che vi viene proposta, e lottate orgogliosamente per avere sempre nuove opportunità.

Nascere in Calabria non si sceglie, essere calabrese sì. (gsc)

LAVORO, NON C’È POSTO PER I NEOLAUREATI
IN CALABRIA LO TROVA SOLAMENTE IL 37,2%

Non c’è spazio per i neolaureati in Calabria. È quanto ha rilevato l‘Eurostat, che ha riportato dei dati desolanti per la nostra regione, in cui solo il 37,2% dei laureati ha trovato lavoro, a tre anni dal conseguimento del titolo.

Un numero esiguo, se si confronta con la media italiana, che si attesta al 59,5% e con quella europea, che è dell’81,5%. Ma, se per i neolaureati è difficile trovare lavoro, lo è ancora di più per le donne: Calabria (32,3%) e Sicilia (33,5%) hanno circa una laureata su tre al lavoro dopo tre anni dal titolo, contro il dato italiano che è del 57,1%. Un dato medio inferiore anche alla Grecia e lontano dalla media Ue (80,5%) di oltre 20 punti.

Un problema che, tuttavia, si estende anche ai diplomati calabresi: appena il 32,1% dei ragazzi che hanno completato l’istruzione superiore con un’occupazione tra uno e tre anni dal titolo. A presentare lo stesso problema, la Sterea Ellada in Grecia (32,2%) e la Sicilia (33,3%). La Campania è la quarta regione per difficoltà dei neo diplomati e neo laureati con appena il 37,6% con un impiego tra uno e tre anni dal titolo. E la difficoltà a trovare lavoro persiste nel Paese nonostante sia ancora molto bassa la percentuale delle persone in età lavorativa con un livello di istruzione universitario (il 20,1% in Italia a fronte del 32,8% medio nell’Ue a 27).

Di fronte a questi dati, che posiziona la Calabria ultima in Europa, come si può pretendere che i nostri giovani rimangano quando è un numero così esiguo a trovare lavoro? A che serve inaugurare nuovi corsi di Laurea, avere Università con master prestigiosi o qualsiasi altra cosa, se poi la prospettiva è quella di essere un disoccupato? A nulla, perché in Calabria non c’è spazio per i giovani laureati, per chi investe sulla propria formazione, sulla propria cultura e scommette su una terra che vuole riscattarsi, alzare la testa e far vedere all’Italia e all’Europa il proprio valore.

Come evidenziato dall’editore Florindo Rubbettino, in una intervista rilasciata a Il Mattino, «chi ha un livello elevato di formazione da spendere sul mercato, ha di fronte a sé due opzioni al Sud: o se ne va in cerca di dove valorizzare al meglio queste competenze, o resta ma, per farlo, deve cambiare le condizioni di contesto».

«In altre parole – ha proseguito – deve sottoporsi a un duplice sforzo: non solo laurearsi bene, ma anche cercare di modificare, insieme ad altre persone possibilmente le regole del gioco perché i suoi studi siano spendibili in loco. Purtroppo, la maggior parte delle persone di qualità sceglie la prima opzione».

Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale del Partito Democratico, Nicola Irto, che ha evidenziato come i numeri rilevati dall’Eurostat potrebbero mettere in crisi il sistema universitario regionale e fare aumentare ancora il numero dei giovani calabresi che lascerà il territorio non solo per lavorare fuori Regione, ma anche per avviare il proprio percorso di studi. 

«Se il dato sull’occupazione a breve termine sull’occupazione dei laureati calabresi – ha spiegato Irto – si incrocia con quello del calo delle iscrizioni nelle Università della nostra Regione, ci si trova davanti ad uno scenario per nulla confortante. Il rischio è che oltre al grande numero di giovani che lascia la Calabria per trovare lavoro dopo la laurea, ci si trovi a una nuova emigrazione di massa di chi, sapendo di non potere trovare sbocchi, decide già di avviare il percorso universitario in altri Atenei italiani o europei».

«Si tratta di una tendenza che deve essere subito invertita – ha spiegato ancora –. Il Consiglio regionale appena eletto e il nuovo governo regionale dovranno subito mettersi al lavoro per una seria riforma del rapporto tra Università e Regione e mettere in campo tutti gli strumenti necessari per avvicinare il mondo degli Atenei calabresi con quello del lavoro, coinvolgendo imprese e Pubbliche Amministrazioni.»

«Non possiamo permetterci – ha proseguito – di vedere ancora impoverito il nostro tessuto sociale e dobbiamo fare in modo che l’offerta formativa delle nostre Università, spesso anche di altissimo livello, offra sbocchi concreti e immediati agli studenti meritevoli che completano il percorso di laurea sul nostro territorio».

«E, a tal proposito – ha evidenziato – va espresso un ringraziamento sentito agli Atenei calabresi, ai professori e a tutti i dipendenti che vi operano, per lo sforzo profuso durante gli ultimi anni. Uno sforzo che ha consentito di elevare sia l’offerta formativa, che l’attività di ricerca».

«Serve adesso che le nostre Università – ha concluso – possano trovare un’adeguata risposta e un pari impegno da parte delle Istituzioni e della politica in modo da avviare un circolo virtuoso che ci metta in grado di affrontare le sfide del futuro». (rrm)

Saccomanno (Lega): Lavoro e sostegno ai giovani per contrastare l’emigrazione

Giacomo Saccomanno, commissario regionale della Lega, ha ribadito come sia necessario dare lavoro e sostegno ai giovani per contrastare l’emigrazione: «sono anni – ha spiegato – che i ragazzi non tornano più nella terra natia, ma sono costretti, per poter realizzare i propri sogni, ad andare in altre regioni ed anche all’estero».

«Una emorragia profonda, pesante – ha proseguito Saccomanno – continua, che ha privato la Calabria delle migliori risorse umane. Cosa è stato fatto finora di concreto e di strutturale? Quasi nulla! Ecco la necessità che vi siano reali politiche giovanili, che tendano a realizzare quelle occasioni che in altri territori esistono e che, invece, la Calabria nega alle nuove generazioni. Su questo, e su tanto altro, la classe politica deve interrogarsi e cercare di trovare soluzioni che consentano di porre un freno a questa tendenza derivante dal fallimento di coloro che hanno nel passato gestito la cosa pubblica e le relative iniziative».

«Ed ecco – ha aggiunto – la necessità indispensabile, per contrastare l’emigrazione, di incentivare il lavoro, di regolare seriamente i fondi per le aziende che assumono, di individuare misure finanziarie adeguate a sostenere le attività e le società giovanili. Non bandi clientelari, ma misure vere e concrete derivanti da uno studio serio sulle innumerevoli possibilità che la nostra terra offre».

«Si tratta – ha spiegato ancora – di individuare in modo oggettivo una politica sociale, economica ed imprenditoriale per contrastare l’esodo e ripopolare la Calabria con i nostri figli. La regione deve farsi carico di effettuare una ricerca di mercato reale e, conseguentemente, individuare quelle misure che possano dare sostegno e contrastare la fuga. Il reddito di cittadinanza va corretto non potendosi riconoscere indiscriminatamente delle somme e diminuire la forza lavoro necessaria per la crescita e lo sviluppo dei territori».

«È giusto aiutare e sostenere chi ha bisogno – ha concluso – ma è anche corretto che costoro possano lavorare e non continuare con un assistenzialismo che genera, spesso, situazioni di depressione e di mancanza di fiducia in sé stessi. Senza aggiungere che l’unico modo per contrastare puntualmente il sistema ‘ndranghetistico è quello di offrire alle nuove generazioni delle alternative e la possibilità di vivere nella normalità e non nella povertà economica e culturale». (rcz)

Saccomanno (Lega): Lo sport per contrastare criminalità e sostenere i giovani

Il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha reso noto che si è impegnato a sottoporre, al prossimo Consiglio Regionale, un programma che possa valorizzare le imprese calabresi e creare una rete e, nello stesso tempo, a sostenere i giovani anche nel settore sportivo.

Ciò è avvenuto a seguito dell’incontro con l’imprenditore Pippo Caffo,  per una riflessione sullo stato del settore e sui possibili accorgimenti per incrementare l’occupazione, specialmente tra i giovani. Lo scambio di idee e le congiunte considerazioni hanno portato a delle conclusioni univoche: è indispensabile che la regione riesca a costruire un sistema di rete capillare che consenta di sostenere il settore e contribuisca alla innovazione e alla creazione di una progettualità comune e tendente alla valorizzazione della tantissime risorse umane e non presenti nella regione.

Un programma ben realizzato, che possa consentire ai tanti e valenti giovani calabresi di poter iniziare un’attività con un progetto ampio e che venga indirizzato e sostenuto dalla P.A. Altra profonda riflessione è stata indirizzata con il Pippo Caffo amante dello sport e del calcio ed, in particolare, come presidente della Vibonese, militante in serie D. Anche su tale settore vi è stata una unicità di conclusioni: lo sport è fondamentale per far maturare i giovani, renderli liberi e consapevoli delle proprie forze, abituarli alla lealtà ed alla lotta, condividendo il concetto di unione e di squadra.

Un modo per consentire una crescita sana e per sradicare i giovani dalla strada e, quindi, facili prede della ‘ndrangheta. La competizione sportiva irrobustisce e forma sia nel fisico che nell’anima, inculcando quei concetti e principi sani che sono alla base dello sport. (rcz)

Al via collaborazione tra il Comitato Spinoza e la Regione Calabria per supportare i giovani

Creare progetti e informare su tutte le possibilità di accedere a bandi e ad ogni strumento utile per dare un supporto ai tanti giovani calabresi (residenti in Calabria o attualmente fuorisede) decisi a crearsi un futuro nella loro terra. È questo l’obiettivo della sinergia tra il Comitato Spinoza di Reggio Calabria, guidato da Sasha Sorgonà, e la Regione Calabria.

Ecosostenibilità, digitalizzazione, valorizzazione dei borghi, brand Calabria e turismo i temi che saranno i pilastri portanti della collaborazione tra il Comitato Spinoza e la Regione Calabria.

Il presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì, nel corso del tavolo di confronto, ha mostrato sensibilità verso i temi portati all’attenzione ed evidenziato le linee guida che accompagneranno la collaborazione tra l’ente regionale e il Comitato Spinoza. Lo stesso presidente f.f. ha suggerito la possibilità di creare un tavolo permanente da aggiornare con cadenza mensile tra la Regione Calabria e Spinoza, in modo da favorire un dialogo costante e proficuo volto alla realizzazione degli obiettivi preposti.

Sasha Sorgonà, al termine dell’incontro, ha espresso grande soddisfazione per il dialogo proficuo avviato con l’ente regionale: “Siamo entusiasti dell’apertura e della disponibilità mostrata dal presidente Spirlì, che ha mostrato in modo sincero e concreto la volontà della Regione Calabria di imprimere una decisa inversione di tendenza rispetto al fenomeno dell’emigrazione giovanile, prima tra le battaglie che stiamo conducendo con il Comitato Spinoza.

«Questo primo incontro con la Regione – ha sottolineato Sorgonà – rappresenta per noi un punto di arrivo e di partenza allo stesso tempo. Lo vogliamo considerare come un banco di prova, grazie alla disponibilità offertaci dalpresidente Spirlì, per misurarci con le nostre ambizioni e con la forte determinazione che metteremo in campo. La Calabria vive un momento storico decisivo, siamo davanti ad un bivio. Noi di Spinoza, con il supporto della Regione, vogliamo dare il nostro contributo affinché le migliori energie della nostra terra rimangano qui. Abbiamo diversi progetti in cantiere e la concreta speranza che la sinergia con l’ente regionale possa proseguire a lungo termine, anche con l’insediamento del nuovo governo il prossimo ottobre. Il futuro è adesso».

 

Perrone (Cisl RC): Pnrr opportunità per bloccare esodo giovani dal Sud

Per Rosy Perrone, segretaria generale Cisl Reggio Calabria, ha fatto suo l’appello lanciato dal segretario della Cisl, Luigi Sbarra che, nel corso del convegno a cui ha partecipato anche il Ministro del Lavoro Orlando promosso dalla Cisl Calabria, «ha affermato che fermare l’esodo di migliaia di giovani e lavoratori dal sud, deve essere uno degli obiettivi dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

«Un intervento, quello di Sbarra – ha aggiunto – che ha risposto alla centralità di questioni che la relazione introduttiva del Segretario Generale regionale Tonino Russo ha posto, con specifici quesiti e richieste di impegno per il Governo e per il ministro del Lavoro. Perché è indifferibile costruire un patto sociale con il Governo, con le istituzioni ai vari livelli e le realtà imprenditoriali, condividendo idee e progetti di sviluppo, per creare quelle ricadute occupazionali che arresterebbero l’emorragia».

«La fuga dei giovani è una ferita aperta! Ha ragione Sbarra – ha proseguito Perrone – le grandi battaglie della Cisl sui temi della crescita, del lavoro, dell’istruzione, della legalità, dell’industria, solo per fare alcuni esempi, oggi più che mai, devono trovare terreno fertile da parte del Governo. Un’occasione storica come quella del Recovery non tornerà facilmente. Il contesto storico, dopo una pandemia maledetta che sembra affievolirsi, favorirà un impatto dinamico su sviluppo e nuovi investimenti. Ma dei miliardi che arriveranno anche in Metrocity di Reggio Calabria, è indispensabile una camera di impermeabilizzazione per fronteggiare infiltrazioni della criminalità e soprattutto per ottimizzare i tempi che servono per realizzazione dei progetti previsti.»

«Questo – ha aggiunto – sarebbe un meccanismo virtuoso in grado di generare lavoro. Perché di questo ha bisogno la nostra terra. Il vero nemico del sottosviluppo, della cultura subalterna alla criminalità è il lavoro. Unico strumento per fare sistema con le forze positive della comunità civile, e soprattutto unica soluzione per affrancare le persone da uno stato atavico di bisogno».

«Infine – ha concluso – penso che lenire le disparità sociali e territoriali, attraverso le grandi opere e le infrastrutture materiali strategiche e quelle digitali – indispensabili nell’era post covid – saranno il viatico perfetto per frenare l’inesorabile esodo dei giovani del Sud». (rrc)

IL PROBLEMA MOBILITÀ FRENA LO SVILUPPO
IN CALABRIA TRASPORTI DA RIQUALIFICARE

Quanto pesa nel mancato sviluppo regionale l’inadeguatezza dei trasporti per gli studenti e i pendolari? La mobilità è uno dei principali problemi che il Recovery Fund dovrebbe aiutare a risolvere, soprattutto nella logica di investimenti infrastrutturali che non si esauriscano soltanto con le grandi opere, ma affrontino il disagio per i viaggiatori reso ancora più evidente dalla pandemia. Serve pensare a interventi strutturali, ma anche a precise politiche di agevolazioni che vengano incontro alle esigenze della popolazione più giovane e più colpita dalla crisi provocata dal coronavirus. In altre parole, la politica regionale non può ignorare la scarsa funzionalità dei collegamenti tra le città e i comuni della provincia e, ancora peggio, tra gli stessi capoluoghi della regione, con difficoltà che da anni aspettano di trovare soluzioni definitive.

La sezione giovani del movimento politico Italia del Meridione ha elaborato un documento è una buona base di partenza per un confronto dialettico tra le nuove generazioni e l’Istituzione regionale. «I trasporti – si legge in una nota di IDM Giovani – sono di fondamentale importanza per la prosperità di un territorio, per la vita e lo sviluppo di ogni comunità; la circolazione di merci, persone e qualsiasi attività che noi svolgiamo di fatto richiede l’utilizzo di sistemi di trasporto adeguati ed efficienti. Al giorno d’oggi però nonostante i numerosi progressi tecnologici, i trasporti stradali e ferroviari non risultano essere sempre adeguati allo svolgimento di questi bisogni, soprattutto in Calabria.

«Come movimento politico riceviamo diverse segnalazioni in merito ai disagi e sempre più marcati soprattutto in quelle situazioni al limite del paradossale. Basti pensare al continuo rincaro dei ticket e abbonamenti da parte delle Agenzie di trasporto che hanno aumentato i prezzi anche durante la pandemia. Tale strategia oltre a rivelarsi fallimentare, ha penalizzato da un punto di vista economico gli utenti, lavoratori e studenti, costretti a spostarsi attraverso mezzi di trasporto pubblico con ulteriori disagi sia a causa della capienza limitata (per il distanziamento all’interno del mezzo), sia per la scarsa igiene, pulizia e sanificazione degli stessi. Viaggiare in sicurezza oggi più che mai dovrebbe essere garantito sia in termini di qualità del servizio sia delle infrastrutture.

«Le criticità principali che affliggono il sistema calabrese dei trasporti sono ben note: la mancanza di integrazione intermodale); l’incertezza nei tempi di realizzazione delle opere. Individuare quei crono-programmi che giacciono inermi da anni al fine di attingere al Recovery fund diventa allora fondamentale. Queste questioni portano immediatamente ad un’analisi, anche sommaria, delle principali infrastrutture presenti sul territorio regionale che partendo dal porto di Porto di Gioia Tauro passa attraverso l’assenza di intermodalità penalizzata dall’obsolescenza delle infrastrutture ferroviarie e stradali e arriva al trasporto aereo. Queste infrastrutture sono ad oggi debolmente integrate tra loro e sono caratterizzate da una bassa qualità funzionale, quindi hanno un modesto impatto sullo sviluppo economico regionale ed oltre a non rispettare i parametri di efficienza ed efficacia si aggiunge la mancata attuazione dei piani concernenti la mobilità sostenibile.

«Al fine di adeguarsi al mercato per fornire servizi di buona qualità a basso impatto ambientale è necessario un ammodernamento degli stessi e spesso le Agenzie si vedono negati prestiti o leasing. Dunque il quadro che si delinea in merito ai trasporti non è certamente confortante, in quanto le problematiche sono diverse e necessitano di risposte rapide e certe. E se si pensa che basti solo elencare le soluzioni per far sì che le reti ferroviarie, stradali, aeree e portuali funzionino correttamente, sarebbe come non vedere il vero male che affligge questa terra. Ci siamo posti la domanda di quanti milioni di euro sono arrivati per la riqualificazione dei nostri trasporti? Sicuramente pochi, perché il Sud ha da sempre accolto le briciole dai fondi destinati all’Italia. Allora parlare delle grandi opere da realizzare in Calabria ha senso se i nostri rappresentanti hanno da tempo smesso di partecipare ai tavoli per discutere “dei” e “su” i grandi temi? Di certo non è la sola meritocrazia che deve prevalere, bensì quegli uomini e donne visionari in grado di rendere la Calabria, coinvolgendo tutte le provincie e comuni che la compongono, per un modello che rispecchi la green economy e quindi lo sviluppo sostenibile.

«Visione significa guardare alla realizzazione anche delle grandi opere, funzionali anche alle altre. La questione del Ponte sullo Stretto è emblematica ma quanto mai necessaria per allo sviluppo economico del Sud, una concreta opportunità per far decollare finalmente l’economia meridionale e per accorciare le distanze fisiche ed economiche che separano la Sicilia dal resto dell’Italia e dove la Calabria gioca un ruolo cardine. Il grande problema della valorizzazione ottimale dei territori meridionali deve diventare il nodo centrale sia dell’Italia sia dell’Unione Europea.

«Viviamo in un mondo interconnesso, un luogo in cui muoversi in maniera agile e veloce significa crescere ed assumere una posizione di centralità. La Calabria è, quindi, chiamata a trovare delle soluzioni per uscire da questa condizione che la rende periferica e poco appetibile dal punto di vista del turismo, nonostante le enormi potenzialità che possiede ma anche come investimenti privati. Ci troviamo di fronte alla sfida cruciale, bisogna assumersi la responsabilità di essere cittadini partecipi della crescita delle proprie realtà, parte attiva di un cambio di rotta che deve vedere soprattutto noi giovani al centro delle decisioni soprattutto politiche, e laddove esse mancano diventare noi stessi interlocutori delle istanze da portare avanti. Non è più il tempo delle attese ma della realizzazione attraverso le opportunità che vengono dai fondi europei e che oggi più che mai si presentano con il Recovery fund che ha alla base proprio l’abbattimento di ogni divario, nord – sud in primis. Investire sui nostri territori, sulla nostra terra, significa investire sul nostro futuro che ha sempre più bisogno di ponti e di autostrade per potersi collegare al resto del mondo». (ed)

 

L’OPINIONE / Emilio Errigo: i giovani calabresi temono la crisi sociale

di EMILIO ERRIGO – Potremmo dire che i Giovani della Calabria, osservano silenziosi il crescente decadimento morale e prevedono l’irreparabile crisi sociale.
Da più parti prima e dopo la formazione del nuovo Governo, presieduto dal nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, non erano pochi i segnali provenienti dal mondo della cultura, dell’economia , Università, Sindacato, Industriali e non solo, che lasciavano intendere questo rischio come possibile.
L’illegalità al Sud incalza piu forte del Covid 19, l’economia residuale si trova ancora in terapia intensiva di mantenimento , la decadenza morale parrebbe prendere il sopravvento, la disoccupazione e l’ insoddisfazione giovanile non si riescono più a contenerle, la politica nazionale non è ancora riuscita a comprendere che al sud serenità sociale dovrebbe essere un valore da salvaguardare e proteggere con ogni mezzo. In questo pur sintetico quadro di rappresentazione del vero, credo e mi sono convinto, che ai Giovani della Calabria, gli sono rimasti solo limitati punti di riferimento emulativi, in primis tutta la Magistratura, poi le Forze di Polizia, la Scuola e l’Università, la Fede Cristiana, i Genitori e i Nonni.
Gli altri, uomini e donne, di buona volontà , se ci sono, prendano atto e dicano in Parlamento, che i Giovani della Calabria temono e prevedono la crisi sociale. (ee)

[Emilio Errigo, docente all’Università della Tuscia, è generale aus. della Guardia di Finanza]

Courtesy foto: avveniredicalabria.it

L’OPINIONE / Abbandono scolastico e mondo del lavoro: legislazione superata

di CORRADO TOCCI – Cominciano a palesarsi in modo sempre più evidente i danni causati dalla pandemia riguardo alla formazione delle nuove generazioni. Nei giorni scorsi è stato pubblicato il rapporto “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”, promosso da Openpolis e Con i Bambini.

Il rapporto mette in evidenza le problematiche legate al fenomeno della povertà educativa che colpisce i giovani che frequentano la scuola dell’obbligo e le cause che accentuano il dilagare del fenomeno. «In Italia un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana, oltre 300mila, se si considerano i residenti tra 11 e 17 anni». Nel caso degli adolescenti senza la cittadinanza italiana, si riscontrano «difficoltà di inserimento nel percorso scolastico», «disuguaglianze nell’accesso agli indirizzi delle scuole superiori», «abbandono precoce degli studi».

Il crescere delle disuguaglianze è direttamente collegato alle condizioni di disagio economico che vivono le famiglie italiane; il rapporto fotografa la situazione prima dell’emergenza Covid: “Già nel 2019, il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta; quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%. Il 41,9% dei minori vive in una abitazione sovraffollata”.

La povertà delle famiglie evidenzia anche il divario tecnologico che gli studenti appartenenti a famiglie povere debbono affrontare, prima dell’emergenza, “il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia”. Perciò, l’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale, basti pensare “all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce”.

Marco Rossi Doria, vice-presidente della onlus Con i Bambini, ha giustamente affermato “Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali. La povertà educativa, come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese. In questa fase di grandi difficoltà, i ragazzi dovrebbero rappresentare il fulcro di qualsiasi ripartenza”.

La società non si può permettere che decine di migliaia di ragazze e ragazzi rinuncino a partecipare alle decisioni che riguardano il loro futuro. Spetta alla politica indicare una percorso che li inserisca nel circuito della cittadinanza attiva.

Questo percorso iniziale deve essere visto come un inizio di un cammino che durerà tutta la vita, un cammino che non ha percorsi obbligati ma che lascia la possibilità di cambiare a chi fa scelte diverse, ma rimanendo sempre in movimento.

Avvicinarsi all’artigianato potrebbe essere un approccio che stimola le nuove generazioni a ricominciare a camminare, oggi di artigianato non se ne parla più, è rimasto solo papa Francesco che non perde occasione per declinare la parola artigiano collegata al vivere quotidiano.

A queste generazioni sempre meno interessate al contesto sociale in cui vivono potrebbe interessare l’approccio che nella storia è tipico del mondo artigiano. L’economia legata all’azienda artigiana fonda le sue radici nel rispetto dei bisogni dell’uomo, si mette al suo servizio e diventa strumento di progresso sociale e civile.

Per secoli la bottega artigiana è stata lo strumento appropriato per l’oculato uso dei beni della terra, nemica dello spreco delle risorse, protesa ad alleviare le sofferenze di coloro che necessitavano di tali beni.

L’impresa artigiana si identifica con le persone che riunisce, le quali, insieme al titolare, svolgono un lavoro che richiede, a ciascuno, iniziativa e responsabilità nella vita dell’impresa.

Questi giovani risentono della complessità della società di oggi. Complessità dovuta ad una “frantumazione” delle categorie di riferimento, che per anni avevano rappresentato i cardini della realtà sociale, e al conseguente aumento della mobilità sociale.

I Giovani hanno preso coscienza che questa situazione favorisce lo sviluppo di interessi sempre più parcellizzati, ed ostacola il decollo di progetti tendenti ad ordinare «in realistiche e ragionevoli graduatorie di priorità e compatibilità, bisogni civili e desideri individuali, investimenti pubblici e arricchimenti o sprechi privati, che possono coordinare alle risorse esistenti gli obiettivi di sviluppo prescelti, che imponessero efficienza, severità di preparazione e adeguatezza degli strumenti in ogni struttura pubblica o privata, di produzione di beni o servizi, a cominciare dalla pubblica amministrazione» (doc. convegno 90° Rerum Novarum).

Una legislazione sull’apprendistato fondata sulla “catena di montaggio” è divenuta desueta insieme a quel modello produttivo, oggi un giovane che vuole apprendere un mestiere o una professione si deve confrontare, prima di fare proprie delle competenze atte ad inserirlo nei cicli produttivi, con un processo di apprendimento lungo e complesso, è necessario che il Governo Draghi si faccia carico del problema e metta mano alla revisione della legge sull’apprendistato e la delega della formazione professionale alle Regioni. (ct)

IL CORAGGIO DI RESTARE IN QUESTA TERRA
STORIA DI FLAVIA, I GIOVANI CHE TORNANO

di DEBORA CALOMINO – Sono tante le storie di chi lascia la Calabria per cercare fortuna e realizzazione altrove, c’è però chi in controtendenza decide con caparbietà di credere in un futuro migliore in questa terra, investendo risorse ed energia in progetti che hanno lo scopo di far crescere il territorio e donare alla Calabria nuova linfa e opportunità. Restare spesso significa faticare il doppio, ma le soddisfazioni che si ottengono hanno un sapore diverso. La storia di Flavia Medici è un esempio di chi fa la propria parte per far crescere la Calabria, non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto riguarda la mentalità. L’abbiamo intervistata per conoscere la sua storia.

– Chi è Flavia Medici? Raccontaci il tuo percorso.

«Ho 36 anni e sono laureata in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Management turistico presso la scuola Up Level di Roma subito dopo aver completato gli studi all’Università della Calabria nel 2006. La mia prima esperienza lavorativa (escluso il periodo di stage obbligatorio durante l’università) è stata nel 2006 in un gruppo alberghiero di 50 villaggi turistici. Affiancavo il direttore del resort occupandomi di customer satisfaction e gestione dei reclami. È stato questo periodo a farmi innamorare del mondo alberghiero Ho lavorato in diverse strutture ricettive di livello, fra la Calabria e Roma e negli ultimi anni come docente in corsi di formazione professionale, affiancando strutture ricettive da un punto di vista commerciale e marketing strategico. Nonostante tutto, qualcosa mi impediva di essere soddisfatta del mio lavoro.La mia curiosità mi spinge ancora oggi, ad approfondire argomenti e ad appassionarmi a tutto ciò che è innovativo. Sapevo che rimanendo a Roma avrei potuto raggiungere in breve tempo degli obiettivi professionali gratificanti, i grandi alberghi di prestigio e le catene internazionali».

– Quindi hai deciso di tornare in Calabria.

«A gennaio 2020, ignara di tutto quello che stava per accadere nel mondo a causa della pandemia,  ho dato vita ad un progetto imprenditoriale, nella città di Catanzaro, che oggi ha un nome “FG Business e Meeting Center”. Il progetto nasce dall’idea di creare uno spazio di co-working, innovativo e tecnologico. Ci rivolgiamo a liberi professionisti, free lance ma anche imprenditori, che vogliono cogliere le grandi potenzialità di questo nuovo modo di concepire lo spazio di lavoro che non è solo condividere una scrivania ma è concretizzare il concetto di networking, un circolo virtuoso che mira a creare una rete di persone in cui ogni competenza può essere preziosa per stimolare gli altri. Una vera e propria intelligenza collettiva. FG non è solo un co-working space ma un vero e proprio incubatore di idee, al suo interno sono presenti 5 sale meeting che ospitano corsi di formazione e in questo periodo, grazie alla tecnologia e alla mia esperienza nell’organizzazione congressuale, si è trasformata in un vero e proprio “studio televisivo” per eventi ibridi. Sto preparando gli esami per la certificazione di Meeting ed Event Manager,  un importante traguardo raggiunto per il settore della meeting industry che da sempre sente l’esigenza di riconoscere l’identità della figura professionale dalle competenze complesse, articolate e in costante evoluzione. Sono socia Mpi Italia e da qualche mese, membro del board finance dell’associazione. Investire in Calabria è stata una sfida perché per ottenere i risultati devi lavorare il doppio ma basta avere un pizzico di intraprendenza e coraggio in più per ottenere dei buoni risultati. Non ho abbandonato il settore turistico, continuo a curare come consulente esterna diverse strutture alberghiere (non solo calabresi) dando loro un supporto commerciale, curandone la brand identity sul web. Ho ancora tanti piccoli progetti da sviluppare e qualcuno è già in corso».

– Quali sono i tuoi auspici per il futuro?

«Il mio auspicio per i giovani calabresi è che abbiano il coraggio di restare in questa terra, dannata e bellissima che amo e per la quale vorrei impegnarmi a rendere migliore. Credo sia molto importante fare rete e creare sane relazioni professionali, per questo motivo sono pioniera in Calabria di un fantastico format di Business Networking presente su tutto il territorio italiano, Meet&Work.  Sono convinta che solo insieme si può andare lontano e creare sinergie e partnership di successo».

Un ottimo esempio dunque, che ci restituisce l’immagine di una Calabria virtuosa e coraggiosa, che guarda al futuro con fiducia e determinazione. (dc)