L’OPINIONE / Caterina Villirillo: I veri eroi della Resistenza sono i giovani

di CATERINA VILLIRILLO – I grandi (intesi per adulti), si sono messi a giocare alla guerra, non avendo nulla da fare. Evidentemente. Dimenticando però che la guerra si porta dietro vite spezzate, distruzione, e tanto, tanto dolore.

Noi vogliamo ricordare tutti quegli eroi contemporanei, come ad esempio Peppino Impastato e Lea Garofalo, che per amore della propria libertà hanno lottato da soli, perdendo la vita. Vedete, nelle guerra non ci sono solo vincitori e vinti, ma anche e soprattutto famiglie che piangono i loro morti.
Ecco perché è importante difendere e portare avanti sempre e comunque i propri ideali, in una società ormai anonima, superficiale, che non ha più il coraggio delle idee e delle parole. Di battersi per i propri diritti, gli stessi che molte volte sono calpestati da istituzioni assenti, come spesso accade in Calabria, dove alcune persone camminano emanando un odore che sa di morte. Perché il non ribellarsi poi ti fa marcire dentro, ti fa impazzire, ti fa accettare sempre ed a testa bassa la volontà mafiosa.
E intanto la corruzione diventa sempre più un tumore invisibile che poi  uccide. Ecco perché è molto importante combattere con tutte le nostre forze per cercare di cambiare l’ambiente in cui viviamo, aiutando i nostri giovani con la musica, la cultura, il sociale, entrando nelle loro teste, per aiutarli a comprendere che la vita è un’altra, ed è tutta un’altra cosa.
I veri eroi della Resistenza di questo secolo sono i giovani. Perché è stato tolto loro tutto, anche il futuro, un lavoro, e la certezza e la serenità di vivere in un pianeta vivo, e non portatore insano di morte. In Ucraina c’è la guerra, e ci sono donne che combattono fiere, resistono, per la libertà, per i loro diritti, per il loro  Paese, per i propri figli. (cv)
[Caterina Villirillo è presidente di Libere Donne Crotone]

L’OPINIONE / Antonio Errigo: I giovani possono valorizzare le spiagge e il mare della Calabria

di ANTONIO ERRIGO – La fortuna premia i più capaci! Essere fortunati per i cari Cittadini Calabresi,  abitanti o residenti meno in Calabria, da quello che si deduce dai comportamenti individuali sembrerebbe che non sia sufficiente.
Che la Calabria sia una Regione paesaggisticamente  bellissima e profumata dal Bergamotto di Reggio Calabria, lo sanno tutti!
Quello che non tutti sono  ancora a conoscenza, che la Calabria è la prima Regione d’Italia, per estensione di litorali sabbiosi, denominate “Spiagge”dall’art. 822,  del Codice Civile e art. 28 del Codice della Navigazione.
Le spiagge e gli altri beni pubblici,  appartengono allo Stato e sono enucleati  nella categoria dei Beni Demaniali Marittimi.
In particolare, per quanto riguarda le spiagge destinate a uso turistico ricreativo, l’amministrazione di questi beni pubblici è affidata ai Comuni Costieri. La Calabria possiede oltre 616 Km, di spiagge quasi tutti questi tratti di litorale marittimo, fruibili turisticamente e ambientalmente,  in mille modalità e gusti individuali.
Le spiagge e il mare sono talmente importanti per l’economia non solo marittima che vengono considerati i due beni a godimento pubblico generale, trainanti per la Green e Blue Economy Calabrese. Sono oltre mille e forse più, le tipologie di attività imprenditoriali e sportive, che “volendo e burocrazia regionale e comunale permettendo”, si potrebbero svolgere sulle spiagge, sul e in riva al mare della Regione Calabria.
Non voglio scomodare il diritto ambientale o i principi di economia turistica, per sostenere la mia convinzione. Voglio solo sollecitare con questo scritto, i Giovani Cittadini Calabresi e non solo, che in Calabria già esistono i naturali presupposti giuridici e ambientali in senso stretto (mare, spiagge, monti), per consentire a chi intendesse investire nella altamente redditizia attività turistica ricettiva,  attrezzata a carattere stagionale  estiva, e per i più volenterosi, anche per maggiori periodi dell’anno.
Penso a quell’attività  economica ad altissimo rendimento, strettamente connessa con la fruizione delle spiagge e del mare, rappresentate dalle strutture turistiche balneari polivalenti, attrezzati o meno con adiacenti impianti sportivi open, più semplicemente chiamati e conosciuti, come  “Stabilimenti Balneari”.
In tutte le Regioni marittime o marine d’Italia la disponibilità di lunghe spiagge è sinonimo di benessere economico  personale e famigliare assicurato.  peraltro ad alta capacità occupazionale giovanile. Ogni titolare di uno stabilimento balneare per per poter aprire i battenti deve assicurare  per legge almeno la presenza continuativa in spiaggia, in posizione operativa di vigilanza bagnanti, uno o due “Assistenti Bagnanti” che si possono alternare sulla “Torretta di Osservazione” ad ampia visibilità.
Il numero degli Assistenti Bagnanti è correlato al numero degli ombrelloni e sdraio posizionati sulla spiaggia ed eventuale piscine per adulti e bambini interne allo Stabilimento Balneare.
Generalmente gli “Assistenti Bagnanti” sono dei giovani e atletici studenti diplomandi o iscritti ai primi anni dell’Università, trattandosi di un lavoro stagionale, ben remunerato, compatibile con altri interessi personali, sportivi, relazionali e non molto impegnativo.
Colui il quale intende intraprendere questa particolare attività turistica ricettiva estiva, deve  presentare all’Ufficio competente del Comune, la propria istanza corredata dai necessari allegati atti tecnici e urbanistici, al fine di richiedere e ottenere,  il rilascio  da parte del Dirigente preposto al Demanio  del Comune marittimo, di un Atto Amministrativo, chiamato “Concessione Demaniale Marittima”.
L’entità dell’investimento finanziario necessario,  è proporzionato alla natura e grandezza, della struttura che si intende realizzare. Parte da un minimo costo di sdraio, tavolinetti e ombrelloni, con Capanno Drink asservito, per spiagge attrezzate di libera fruizione, che non supera i 25.000€, a importi nettamente superiori per la realizzazione di veri e proprie strutture turistico ricettive balneari, che in alcuni casi superano i 100/200 mila euro di investimento,  trattandosi di opere a supporto del turista, ordinariamente di facile montaggio e rimozione.
Ora non è facile per chi come me, ha conosciuto questo settore turistico, comprendere le ragioni che non consentono a un Gruppo di Giovani Amici-Amiche Calabresi, penso ai componenti di una Squadra di Calcio, Pallavolo, Pallamano, ed altre discipline sportive, che decidono di cooperare per la realizzazione di uno Stabilimento Balneare c.d. Sportivo. Sono quelle strutture turistiche, dotati di attrezzature sportive da spiaggia, acquatici, di benessere e semplici campetti per praticare calcio a 5, beach volley,  beach tennis e padel ecc..
Allora “Giovani Sportivi Calabresi” armiamoci e partiamo assieme, le spiagge esistono e sono pure belle e con sabbie bianche, il mare è unico al mondo, cosa aspettiamo il denaro. L’iniziativa se individuale occorre un piccolo o adeguato finanziamento bancario, se collettivo un modesto prestito famigliare di 2000/5000 € cadauno tra i Giovani atleti cooperanti.
Sono a conoscenza che “l’Istituto per il Credito Sportivo”(ICS),  “l’Ente Nazionale per il Microcredito”,e la Società Partecipata al 100%, dal MEF “Sport e  Salute”, promuovono, sostengono e finanziano,  queste nobili attività sportive e ricreative pubbliche, finalizzate ad salvaguardare la salute pubblica, assicurare e diffondere il   benessere psicofisico dei Cittadini, attraverso la pratica di discipline sportive.
Buon lavoro Giovani Sportivi della Calabria! (ae)

La Rete Impegno in Calabria incontra la vicepresidente Princi: obiettivo un organismo rappresentativo giovanile

Creare un organismo rappresentativo giovanile. È stato questo il fulcro dell’incontro tra la rete giovanile Impegno in Calabria e la vicepresidente della Regione Calabria, Giusi Princi.

L’incontro, avvenuto a Palazzo Campanella, ha visto la partecipazione dei rappresentanti giovanili delle organizzazioni che fanno parte della Rete. Obiettivo: rendere concrete le proposte fatte nel settembre 2021 nell’ambito del “Manifesto dei giovani calabresi” poi firmato dal Presidente Regionale Occhiuto attraverso la lettera d’impegno, subito prima della sua elezione a Governatore.

L’incontro, coordinato dagli interventi dei promotori della rete Giulia Melissari e Valerio Arcobelli, ha messo in luce tutto il lavoro di partenza e di continuità che si è fatto nella costituzione di questa importante rete di partecipazione giovanile. Necessario pensare alla tematica giovanile come un’emergenza vera e propria, non pensare ai giovani come una problematica futura e lontana ma presente e reale. Millennials e generazione Z, quest’ultima rappresentata dallo studente Danilo Avila, il quale ha fatto presente proprio la paura dei giovani del futuro, oggi tra i banchi di scuola domani protagonisti della vita. “Questa è la forza di questa rete. Diverse voci con diverse qualità e professionalità. 

È necessario superare le strategie tradizionalmente impostate per settori ed aree di intervento a favore di logiche organizzative ed operative per obiettivi,” ha affermato Melissari condividendo quanto anticipato in apertura dalla stessa Princi. 

«Ascolto, lavoro, spazi di aggregazione, servizio civile, Neet e tanto altro al centro del confronto aperto e coatante – ha aggiunto Arcobelli – attraverso la realizzazione de “Il manifesto dei giovani calabresi”, che si sviluppa su due direttrici: partecipazione ed opportunità. Queste possono essere declinate in differenti modi, ma sono i pilastri sui quali vorremmo si sviluppassero le attività di questa Giunta Regionale».

La rete ha intercettato e messo insieme con fatica le diverse anime dell’associazionismo giovanile laico e cattolico, dando frutti importanti come la redazione del Manifesto da cui seguirà l’attivazione di altrettanti gruppi di lavoro con l’obiettivo di produrre conseguenti provvedimenti legislativi e amministrativi.

Da sempre vicino al mondo giovanile, la vicepresidente ha subito fatto sue e accolto le proposte avanzate dai suoi graditi ospiti, volendo imprimere un input d’azione immediato per riuscire a creare il prima possibile un organismo rappresentativo giovanile con l’obiettivo principale di dare voce ai giovani, utilizzando l’arma solitamente poco usata dalla politica, l’ascolto. La Vicepresidente della Regione intende invece rendere protagonisti i giovani, ponendoli al centro di un progetto nuovo e diverso di Regione, dando concretezza ai bisogni già individuati nei suoi tanti anni di esperienza e di lavoro “sul campo”. 

Il prossimo passo sarà infatti quello di allargare a livello regionale il coinvolgimento del mondo giovanile calabrese all’interno della programmazione. (rrc)

L’assessore regionale Varì: La Regione sosterrà progetti di ricerca e innovazione

L’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, ha ribadito che «la Regione farà la propria parte per sostenere chi, come i ragazzi dell’ITI-ITG di Vibo, saprà coniugare le vocazioni economiche del territorio (agricoltura, artigianato, turismo, pmi) con progetti di ricerca e innovazione che possano determinare crescita e sviluppo, dentro e fuori i confini calabresi».

L’assessore, infatti, ha partecipato al Cinquantenario del liceo scientifico Machiavelli di Soriano Calabro, «dove mi ha accolto una comunità grata al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per aver previsto sul loro territorio un ospedale di comunità».

«Sono poi intervenuto all’evento, all’ITI-ITG di Vibo Valentia – ha aggiunto – per celebrare gli studenti che sono stari premiati dal presidente della Repubblica Mattarella per aver realizzato un Drone impollinatore ed un rover in grado di segnalare l’effettiva necessità di irrigazione, contribuendo così allo sviluppo di un’agricoltura sostenibile».

«In entrambe le occasioni – ha concluso –, nell’evidenziare che quelle umane sono le risorse più preziose che un territorio possa vantare, ho esortato i ragazzi a studiare, a formarsi al meglio, ad essere coraggiosi intraprendenti e ambiziosi, perché la conoscenza e le competenze sono strumenti di lavoro, di benessere, di successo e di libertà, non solo individuale, ma del territorio che quelle capacità esprime». (rvv)

Scarcella (CI Giovani): Mettersi al servizio e lavorare per il bene di tutti per un domani migliore

Cetty Scarcella, responsabile regionale dei Giovani di Coraggio Italia, ha sottolineato che «per offrire un domani migliore alla nostra regione è necessario anche mettersi al servizio e lavorare concretamente per il bene di tutti».

«In Italia abbiamo la necessità di formare i giovani – ha spiegato – la prossima classe dirigente, e creare una squadra forte e coesa, che sappia confrontarsi e organizzarsi per aumentare così non solo la cultura politica, ma anche quella civica».

«Il futuro sarà scritto da noi – ha sottolineato – che abbiamo il diritto e il dovere di dire la nostra e di esserci, di partecipare attivamente. Le ultime elezioni sono state un segno, in particolare con l’elezione di un giovane proprio
di Coraggio Italia: Salvatore Cirillo».

«Sono onorata – ha detto ancora – di poter portare il mio contributo al partito e ringrazio tutti i dirigenti per la grande fiducia tributatami e rinnovata solo pochi giorni fa. Come sempre metterò il massimo impegno per far sì che alcune tematiche legate ai giovani e al futuro, così delicate e rilevanti, possano essere trattate nel modo più approfondito possibile sia a livello nazionale che regionale».

La responsabile regionale, inoltre, si sofferma sulla situazione politica e sul possibile ruolo di ‘Coraggio Italia’.

«Sono tanti gli appuntamenti importanti che aspettano la Calabria – evidenzia –, a partire dal Pnrr che rappresenta un punto di svolta per il territorio. Ma dobbiamo anche fermarci e guardare indietro, riflettere e focalizzare gli errori del passato, come il cattivo uso di alcuni fondi europei, e capire come rilanciare la nostra regione. La cosiddetta “Missione 1” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede, ad esempio, lo stanziamento di 2 miliardi e 400 milioni netti per il settore turistico, comparto che potrebbe far veramente ripartire la Calabria. Bisogna essere protagonisti della progettualità e della ripartenza, offrire le competenze per uno sviluppo del territorio».

Poi conclude: «Nei prossimi mesi mi confronterò con la dirigenza regionale del partito per porre le basi alla costruzione di questo movimento politico giovanile. La Calabria ha bisogno anche di una Scuola politica che possa formare gli amministratori, per avere a disposizione, fra due o tre anni un primo nucleo di giovani dirigenti preparati, abituati ad interagire e vera risorsa del partito. È fondamentale acquisire gli strumenti per partecipare in modo attivo e responsabile alla vita politica locale e nazionale». (rrc)

L’OPINIONE/ Emilio Errigo: Vi prego, non facciamo piangere i giovani

di EMILIO ERRIGO – In Calabria non sono stati sufficienti secoli di sofferenze e crudeltà arrecati dai conquistatori,  e dominatori, agli abitanti delle Comunità Costiere da depredare, i quali dall’antica Grecia si spingevano fino alle acque degli antichi borghi allora abitati dagli Itali e dai Bruzi, ora dai Calabri o Calabresi.

Poi la cronistoria degli eventi più dolorosi e delle dominazioni si sono susseguiti dopo la dittatura della seconda dominazione Borbonica (1815-1860), fino alla avvenuta annessione al Regno d’Italia(1861).

Dal 1861 al 2021, certo che la vita dei Calabresi d’Italia che abitano in Calabria, non è più quella di un tempo fatta di inenarrabili crudeltà e miseria infinita, che oggi sicuramente sarebbe da considerarsi indegna per ogni essere vivente chiamato impropriamente umano.

La nascita della Repubblica e dei conseguenti solenni principi, valori, diritti e doveri, affermati nella Carta Costituzionale, hanno reso la vita più giusta, libera, dignitosa e sicura sotto molteplici aspetti sociali. Recentemente ho voluto trascorrere un breve ma molto intenso periodo in Calabria. L’ho girata in macchina, in treno a piedi e bicicletta, in lungo e in largo, da nord a sud, dallo Ionio al Tirreno e Adriatico.

Quanta bellezza umana, che Gente solidale, Uomini e Donne sempre sorridenti e accoglienti, ospitali, garbati e innamorati della loro terra.

Percorrendo la Statale litoranea 106, denominata della morte, in ragione degli innumerevoli incidenti stradali mortali, per poi immettermi nella Autostrada Reggio Calabria – Salerno, i miei occhi venivano attratti dai colori verde e arancione, a destra e sinistra delle carreggiate. Migliaia e migliaia, di alberi da frutta e agrumi a grappoli colorati a fare da compagnia ai numerosi guidatori di automobili e altri occupanti, come se la natura in una tratto di clemente bellezza, volesse essere grata della loro presenza in Calabria.

Allora vi prego, non fate piangere la Calabria, non dimenticatevi del mare, dei boschi, della natura ancora incontaminata per assenza di industrie inquinanti, andate a visitare i numerosi Parchi Nazionali e Giardini Storici, i Musei e i beni culturali in essi custoditi di rara bellezza artistica scultorea.

Vi prego non fate più piangere i Giovani nel mentre partono in cerca di migliori opportunità, abbracciando con un arrivederci i loro famigliari. Il mare non accoglie più le lacrime dei tanti Giovani i quali con cadenza oramai periodica lasciano la Calabria per raggiungere città e nazioni diverse. È mai possibile fermare questo esodo dal Sud interminabile?

Il nostro neo caro Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha in mente delle idee e progetti in tal senso? (em)

[Emilio Errigo è nato in Calabria, docente di diritto Internazionale e del Mare e Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza]

 

Giovani del Sud, Il premier Draghi: I ritardi nella spesa sono tassa sul vostro futuro

«I ritardi nella spesa, che per troppo tempo hanno colpito il Mezzogiorno, sono un ostacolo alla vostra libertà e una tassa sul vostro futuro» è quanto ha dichiarato il premier Mario Draghi nel suo intervento all’Its Cuccovillo a Bari e riportato da Italpress.

«Le risorse messe a disposizione per il Sud – ha aggiunto – oggi non hanno precedenti nella storia recente. Dobbiamo spendere bene questi soldi, con onestà e rapidità. La responsabilità è del Governo, ma anche dei Comuni e degli altri enti territoriali».

«A voi giovani  – ha concluso – spetta il compito di trasformare l’Italia. Il nostro compito è mettervi nelle condizioni di farlo al meglio. Il vostro è cominciare a immaginare il Paese in cui vorrete vivere.Preparatevi a costruirlo, con passione, determinazione e – perché no – un pizzico di incoscienza».

Quello di Bari, è il primo di una lunga serie di incontri dedicati alla spiegazione degli investimenti del Pnrr, come riporta Il Mattino, che ha evidenziato come l’incontro con i ragazzi dell’Its sia stato fortemente voluto dal Premier.

«Il programma di investimenti e riforme che abbiamo concordato con la Commissione Europea – ha detto Draghi – mette al centro voi e i vostri coetanei. Per questo ho deciso di iniziare da qui un percorso che illustri il Pnrr e che nelle prossime settimane coinvolgerà tutto il Governo. Investiamo circa un miliardo e mezzo di euro per dare ulteriore slancio agli Its. E favorire l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro».

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha evidenziato come «le parole de Presidente del Consiglio Draghi spronano il rilancio del Mezzogiorno, che può avvenire solo attraverso una capacità di spesa rapida ed efficiente».

«Stiamo mettendo in campo – ha spiegato –  risorse e strumenti straordinari per il Sud, serve la massima collaborazione tra Stato ed Enti locali per attuare gli investimenti e non sprecare neppure un euro dei fondi stanziati».
«Abbiamo il dovere – ha concluso – di cogliere l’enorme opportunità del Pnrr per ridurre il divario territoriale e far ripartire il Mezzogiorno: è in gioco la crescita di tutto il Paese». (rrm)

I GIOVANI CALABRESI E IL DISAGIO SOCIALE
NO, GIOVANI E BASTA, CUI OFFRIRE FUTURO

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – No, non parlate di giovani “calabresi”, come a voler intendere, giovani “con il marchio fisso”, quando raccontate di pistole e risse violente.

L’audience sale, è ovvio, l’etichetta calabra ha un certo appeal, ma vi prego, non girate maniacalmente il coltello nella piega e a scopo strettamente commerciale, o per motivi di tornaconto. Tanto vale targarli alla nascita, questi figli, e sulla loro culla scrivere: disgraziati, figli di puttana, mafiosi. 

Aiutate invece a recuperare il tessuto sociale mancante che li disgrega. Contribuite, ognuno con le proprie competenze, a rimarginare le ferite che li fanno soffrire. A curarle. Generalizzare, come se la testa di cazzo di pochi, fosse quella di tutti, non è giusto. È bastardo e irregolare. I giovani calabresi, quelli responsabili, sono ben altro e ben altri. E sono il meglio. All’Unical se ne potrebbe rintracciare buona parte. Quelli a cui invece si fa marcato riferimento, l’aborto della Calabria. 

Generalizzare un sistema, è criminale. Peggio delle malefatte che il crimine stesso commette. 

Il sistema va studiato, e in tutte le sue parti. Con raffinata concentrazione, partendo dai covi in cui questo si genera, e dai gruppi in cui prolifica. Famiglia, scuola, società civile. Riformando, se serve, le coscienze di quell’asse umano, in cui il pensiero che riaffiora è disordinato. Debole o già praticamente corrotto.

Ci sono analisi di carattere sociale che, al fine di una società sana, richiedono necessariamente indagini accurate, basate sulla scomposizione degli elementi che questa include. E in virtù di ciò, non ammettono ipotesi. L’analisi del quadro giovanile nella società contemporanea, va organizzata prima e strutturata poi, in base alle sofferenze che la deprimono. E che nell’indifferenza generale, generano giovani che nel contesto più ampio, si impongono come diversamente giovani. I figli ‘incoscienti’ del piccolo crimine sociale.

È certamente triste la questione giovanile nel mondo. Quella che si consuma nelle periferie ancora di più. 

Risse, pistole, schiaffi, pugni…

Cosenza, Vibo, Reggio come il far west. Cinema d’azione all’aperto. immagini da sconcerto. Non di meno, nel resto d’Italia e in Europa. In tutto il mondo. Il conto è troppo grande, generale e globalizzato.

È attiva una frammentazione sociale stravolgente. Dove il disagio è una mancanza esagerata che non coinvolge esclusivamente l’assenza di valori fondanti, ma la scarsa offerta di esempi. 

La famiglia è debole, e la scuola da sola non basta più. Non è più efficace, in quanto singola istituzione. Serve uno schieramento maggiore di forze, in cui il soggetto educatore abbia non il compito, ma il dovere assoluto di formare generazioni pensanti, non uniformi al pensiero delle masse, in grado di intendere e di volere. 

Serve un fondo – umano – di cultura (senza fondo), a perdere, volto a finanziare, le aspettative sociali di milioni giovani in tutto il mondo. Ma che non sia un piano di addestramento formale, ma una forma strategica di incentivo, volto alla formazione e alla crescita umana, sociale, culturale, politica e morale dei figli.

Ve lo ricordate l’Antonello di Corrado Alvaro, in Gente in Aspromonte? Quanto tempo dovette attendere il ragazzo prima di incontrare la giustizia e raccontarle il fatto suo?

Il disagio sociale del giovane pastore si ripete ancora oggi, e addirittura si amplia.  

Troppa poca e troppa scarsa formazione, poco Stato, e soprattutto pochissima giustizia sociale. E troppi, troppissimi ominicchi e mezzi uomini. 

La mancanza di certezze, punti fermi, riferimenti e guide, tormenta le nuove generazioni. Le inabissa. E mentre la terra gira su sé stessa, essi gravitano disordinatamente intorno alla terra. E si allontanano, poi si riavvicinano… Non hanno pace. C’è un’inquietudine di fondo che li disturba. Ed è per questo che, anche silenziosamente, con il loro modo di essere giovani, chiedono ai grandi, di poter scrivere al presente, una storia che al futuro non funziona più. La loro storia. Quella reale.

Chi non si sente responsabile del male di vivere che grava su giovani e adolescenti, scagli pure la prima pietra. Ma chi invece si sente in dovere di recuperare, faccia pure il suo nome, e prima che quello del proprio figlio venga cancellato per sempre dalla storia del mondo. Piangere sarà peggio che morire. (gsc)

La lettera ai ragazzi e giovani calabresi: Siete voi i veri sognatori che al Sud nascono ancora

di GIUSY STAROPOLI CALAFATICari ragazzi, cari giovani calabresi,

Vi scrivo queste poche righe perché siete voi i veri sognatori che al Sud nascono ancora. 

Scrivo a voi, perché i sogni non possono stare più rinchiusi in un cassetto, e quelli che vi appartengono, sono il giorno della Calabria in cui nella nostra terra potrà finalmente tornare a risplendere il sole.

Vi scrivo perché siete voi il solo tutto che la Calabria ha, e il vostro valore deve essere giustamente quotato. Siete voi la Calabria che l’Italia non si aspetta, e non siete un progetto politico da attuare, ma il pensiero su cui la classe dirigente e la società civile devono puntare. Siete il motore indiscusso di una macchina che deve necessariamente entrare in funzione. Siete tutto e siete voi. E non sentitevi responsabili per quello che siete. Il peso è di tutt’altri, di quelli che non vi hanno mai permesso di essere quello che dovevate. 

Ma ora non si può più aspettare. Nessuno deve più fermare la vostra rivoluzione. Occupare il tempo e il posto che vi spettano, è risultato più brillante che possa raggiungere una di una società civile. 

Non avevo mai pensato che un giorno avrei potuto indirizzarvi una missiva. Di lettere ormai non ne scrive più nessuno. Ma non sono riuscita proprio a farne a meno. E poi me lo insegnate voi che Verba volant e scripta manent.

Scrivere delle righe ai miei figli, sarebbe stato facile, scontato, fin troppo ovvio, e poi avrei scritto da madre, ma farlo a voi, è un atto di responsabilità. A voi, scrivo da calabrese. 

Se starete pensando, come sono certa già state facendo, chi io sia, perché vi stia scrivendo, e se casomai ci siamo conosciuti prima, vi prego, aspettate almeno un altro po’, prima di trarre conclusioni affrettate. È vero, forse non sappiamo bene l’una i nomi degli altri, e viceversa, ma c’è qualcosa che più di ogni altra ci unisce, ed è mia ed è vostra. È nostra, e ci appartiene. 

È la Calabria, questa cosa preziosa che ci mette in contatto. È la Calabria, terra antica in cui siamo nati e di cui facciamo parte. E non serve certo un esame del DNA per darcene conferma. Credetemi che solo dovessimo procedere a un test di massa, il risultato manderebbe in tilt il sistema. Risulteremmo tutti calabrisi ‘nto sangu

Non vedo le vostre facce adesso, ma sono certa che pur sorridendo mi starete dando ragione. La Calabria è quella cosa indefinita, che è geografia, ed è storia, ed è vita, che sta dentro di noi come il cuore nel petto dell’uomo. e detto questo, convenite con me che già ci conosciamo. E che non siamo distanti, ma vicini. 

In Calabria ho incontrato tanti giovani, negli ultimi anni soprattutto, ma tanti davvero. Bambini, ragazzi, adolescenti. Nella scuola, tra i banchi dell’infanzia fino a quelli del liceo; nelle associazioni, in biblioteca, passando per i centri di aggregazioni, gli oratori, le strade dei paesi. Ne ho incontrati ovunque. E chissà quanti di voi che ora state leggendo, eravate in mezzo a loro. 

Ho viaggiato in direzione dell’Aspromonte e del Pollino. Verso la Sila e le Serre. Lungo il Tirreno e il grande Ionio. Ho raggiunto più zone interne possibili, d’inverno quando i torrenti venivano al mare e d’estate con il frinire della cicale. Da Reggio a Cosenza, fino a Crotone, a Catanzaro, e alla mia Vibo. Ho parlato a tanti giovani, ma soprattutto tantissimi li ho voluti ascoltare. Ed è stato bello. Ascoltarli leggere e /o commentare un libro, raccontare commossi la loro storia. Quella della propria famiglia, il destino del proprio paese.

Non sono insegnante e neppure educatrice, se non per il fatto di essere madre. Ho insegnato ed educato i miei figli con tutti i sentimenti del cuore e quelli dalla regione. E tutto sommato non mi è andata male. Sono fiera di loro e di quello che stanno diventando, un po’ meno della Calabria che invece di trattenerli a sé, li sta lasciando andare. 

Sono una scrittrice, una di quelle che di libri e giornali si riempie il giorno, e che in Calabria ha deciso di restare per realizzare il suo sogno. E ringrazio il cielo per questo, perché se solo fossi andata via, avrei avuto più fortuna certo, ma oggi non sarei stata qui a scrivervi queste righe, a parlare con voi di questa nostra terra di cui in tanti parlicchiano, ma senza neppure mai aver studiato la sua storia.

E senza mai ritrovarsela a memoria. E non sarei qui a ricordare a voi, cari ragazzi e cari giovani calabresi, che siete l’effetto speciale più bello del miracolo calabrese. Siete il caso più spettacolare che a una società possa mai capitare di dover risolvere. Siete l’anima delle piazze festanti, il vento che soffia, la pioggia che batte. Siete gli applausi, il coraggio, la forza. I veri animatori delle comunità civili. Nelle terre difficili come la nostra, di cui ognuno va scrollandosi il peso da dosso, e chi fugge via e chi rimane a guardare, siete l’essenza. 

La Calabria non può più essere un peso di cui essere caricati come gli asini. Una sensazione che in segreto almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha provato. Sulla propria pelle, o anche solo sentendo il racconto di qualcun altro. 

Ma la Calabria siamo noi, anzi siete soprattutto voi. I vostri desideri, i vostri pensieri, le vostre idee, gli ideali. Siete voi con i vostri talenti, la vostra tenacia, l’ostinazione, la lealtà, e il senso altissimo dell’onore. 

Ed è per questo che oggi sono a qui scrivere a ognuno di voi, a parlarvi tutti insieme, per dirvi che non si può mollare, che si deve combattere, e che soprattutto bisogna pretendere. 

E allora, pretendete, ragazzi, pretendete di conoscere voi stessi fino in fondo. Non accontentatevi mai di quello che vi dicono gli altri. Usate i vostri occhi per vedere, le vostre mani per toccare, e soprattutto la vostra testa per pensare. Approfondite la vostra storia a qualunque costo. Quella della terra in cui siete nati. Degli uomini che l’hanno resa grande, e di quelli che l’hanno avvilita. Valorizzate con forza il senso dell’appartenenza, come si fa le cose preziose. Difendete il Sud. Il Nord. L’Italia di cui siete figli anche voi. E traducete il luogo in stato d’animo. E provate emozioni, e che siano libere. Come vi viene. Quando e come vi va. 

Non barattate mai il (vostro) presente, con le promesse di chi vorrebbe farvi fessi con la storiella che il futuro siete voi. Ricordate a chiunque che voi siete il tempo che scegliete di essere. Siete oggi, ieri, ma anche domani. Il tempo è tutto vostro. 

Pretendete, ragazzi, pretendete che vi si facciano conoscere le vostre origini. Le parabole e i proverbi, i miti, i racconti e le leggende. I luoghi. I libri. Gli scrittori. Corrado Alvaro, Saverio Strati… La Magna Grecia.

E pretendetelo a scuola, dagli insegnanti e dagli educatori, ma anche per strada, in chiesa… Perché vedete, Cristo non è vero che si è fermato a Eboli, lasciando il resto del paese al suo destino. Cristo è sceso anche più giù, fino in Calabria. Con Francesco Da Paola, Natuzza Evolo, il beato don Francesco Mottola. Egli ha girato per tutti i tuguri di questa terra, e in essa, come Cristo, ha fatto la sua via crucis.

Pretendete, ragazzi, pretendete di poter scegliere se restare in questa terra o partire. Nessuno può obbligarvi alla formula del viaggio. È poter scegliere rende liberi. 

Pretendete, ragazzi, pretendete di essere contaminati dal pensiero di Bernardino Telesio, dalla città del Sole di Tommaso Campanella, dalla teologia di Gioacchino da Fiore, dal teorema di Pitagora. 

E poi, forti e orgogliosi delle vostre competenze, rinunciate sempre e convintamente a ogni forma di assistenza che vi viene proposta, e lottate orgogliosamente per avere sempre nuove opportunità.

Nascere in Calabria non si sceglie, essere calabrese sì. (gsc)

LAVORO, NON C’È POSTO PER I NEOLAUREATI
IN CALABRIA LO TROVA SOLAMENTE IL 37,2%

Non c’è spazio per i neolaureati in Calabria. È quanto ha rilevato l‘Eurostat, che ha riportato dei dati desolanti per la nostra regione, in cui solo il 37,2% dei laureati ha trovato lavoro, a tre anni dal conseguimento del titolo.

Un numero esiguo, se si confronta con la media italiana, che si attesta al 59,5% e con quella europea, che è dell’81,5%. Ma, se per i neolaureati è difficile trovare lavoro, lo è ancora di più per le donne: Calabria (32,3%) e Sicilia (33,5%) hanno circa una laureata su tre al lavoro dopo tre anni dal titolo, contro il dato italiano che è del 57,1%. Un dato medio inferiore anche alla Grecia e lontano dalla media Ue (80,5%) di oltre 20 punti.

Un problema che, tuttavia, si estende anche ai diplomati calabresi: appena il 32,1% dei ragazzi che hanno completato l’istruzione superiore con un’occupazione tra uno e tre anni dal titolo. A presentare lo stesso problema, la Sterea Ellada in Grecia (32,2%) e la Sicilia (33,3%). La Campania è la quarta regione per difficoltà dei neo diplomati e neo laureati con appena il 37,6% con un impiego tra uno e tre anni dal titolo. E la difficoltà a trovare lavoro persiste nel Paese nonostante sia ancora molto bassa la percentuale delle persone in età lavorativa con un livello di istruzione universitario (il 20,1% in Italia a fronte del 32,8% medio nell’Ue a 27).

Di fronte a questi dati, che posiziona la Calabria ultima in Europa, come si può pretendere che i nostri giovani rimangano quando è un numero così esiguo a trovare lavoro? A che serve inaugurare nuovi corsi di Laurea, avere Università con master prestigiosi o qualsiasi altra cosa, se poi la prospettiva è quella di essere un disoccupato? A nulla, perché in Calabria non c’è spazio per i giovani laureati, per chi investe sulla propria formazione, sulla propria cultura e scommette su una terra che vuole riscattarsi, alzare la testa e far vedere all’Italia e all’Europa il proprio valore.

Come evidenziato dall’editore Florindo Rubbettino, in una intervista rilasciata a Il Mattino, «chi ha un livello elevato di formazione da spendere sul mercato, ha di fronte a sé due opzioni al Sud: o se ne va in cerca di dove valorizzare al meglio queste competenze, o resta ma, per farlo, deve cambiare le condizioni di contesto».

«In altre parole – ha proseguito – deve sottoporsi a un duplice sforzo: non solo laurearsi bene, ma anche cercare di modificare, insieme ad altre persone possibilmente le regole del gioco perché i suoi studi siano spendibili in loco. Purtroppo, la maggior parte delle persone di qualità sceglie la prima opzione».

Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale del Partito Democratico, Nicola Irto, che ha evidenziato come i numeri rilevati dall’Eurostat potrebbero mettere in crisi il sistema universitario regionale e fare aumentare ancora il numero dei giovani calabresi che lascerà il territorio non solo per lavorare fuori Regione, ma anche per avviare il proprio percorso di studi. 

«Se il dato sull’occupazione a breve termine sull’occupazione dei laureati calabresi – ha spiegato Irto – si incrocia con quello del calo delle iscrizioni nelle Università della nostra Regione, ci si trova davanti ad uno scenario per nulla confortante. Il rischio è che oltre al grande numero di giovani che lascia la Calabria per trovare lavoro dopo la laurea, ci si trovi a una nuova emigrazione di massa di chi, sapendo di non potere trovare sbocchi, decide già di avviare il percorso universitario in altri Atenei italiani o europei».

«Si tratta di una tendenza che deve essere subito invertita – ha spiegato ancora –. Il Consiglio regionale appena eletto e il nuovo governo regionale dovranno subito mettersi al lavoro per una seria riforma del rapporto tra Università e Regione e mettere in campo tutti gli strumenti necessari per avvicinare il mondo degli Atenei calabresi con quello del lavoro, coinvolgendo imprese e Pubbliche Amministrazioni.»

«Non possiamo permetterci – ha proseguito – di vedere ancora impoverito il nostro tessuto sociale e dobbiamo fare in modo che l’offerta formativa delle nostre Università, spesso anche di altissimo livello, offra sbocchi concreti e immediati agli studenti meritevoli che completano il percorso di laurea sul nostro territorio».

«E, a tal proposito – ha evidenziato – va espresso un ringraziamento sentito agli Atenei calabresi, ai professori e a tutti i dipendenti che vi operano, per lo sforzo profuso durante gli ultimi anni. Uno sforzo che ha consentito di elevare sia l’offerta formativa, che l’attività di ricerca».

«Serve adesso che le nostre Università – ha concluso – possano trovare un’adeguata risposta e un pari impegno da parte delle Istituzioni e della politica in modo da avviare un circolo virtuoso che ci metta in grado di affrontare le sfide del futuro». (rrm)