Giacomo Saccomanno collaborerà direttamente col ministro Salvini

Giacomo Saccomanno lavorerà a stretto contato col ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini sia come componente del consiglio di amministrazione della società ‘Stretto di Messina’ sia come consulente esperto.

A succederlo come commissario regionale della Lega, il deputato Rossano Sasso, con l’obiettivo di portarla al più presto a congresso.

Lo ha reso noto la Lega, sottolineando come «nel Centrosud la Lega, e in particolare in Calabria, è in crescita e il lavoro del Ministro Matteo Salvini sulle infrastrutture sta dando i suoi frutti. Basti pensare ai cospicui investimenti proprio in Calabria, senza dimenticare il Ponte dello Stretto». (rcz)

L’AUTONOMIA È LEGGE, “L’IRA” DI OCCHIUTO
È UN GRAVE ERRORE DEL CENTRODESTRA

di SANTO STRATI – Dice bene il Governatore Roberto Occhiuto che il centro destra nazionale ha commesso un grave errore di cui presto si renderà conto: ieri è stato un giorno cupo per la Repubblica e l’unità del Paese. Questa vittoria (simbolica, sia chiaro) della Lega indica quanto fragile sia la coalizione di Governo e come la Meloni sottovaluti – sbagliando – la reazione del Sud. Quel Sud che aveva appena espresso un voto chiaro per l’Europa, ma soprattutto col suo fortissimo tasso di astensionismo aveva indicato l’insofferenza non più nascosta del popolo calabrese. Preso in giro, irriso e verso il quale le attenzioni – come al solito quand’è ora del voto – si erano accentuate. Il voto di ieri non fa che confermare il divario sempre incolmabile di questo Paese che viaggia a due velocità.

L’autonomia differenziata non è il demonio assoluto, ma così come è stata concepita è un provvedimento spacca-Paese che, anche se non potrà essere realizzato in assenza dei fondi necessari a garantire i Livelli Essenziali di Prestazione – conditio sine qua non per l’attuazione della legge – lascerà una brutta scia di come sia lontano il Paese legale dal Paese reale.

Nonostante gli allarmi, i suggerimenti, le osservazioni utili a modificare un provvedimento stupido e divisivo, la Lega ne ha fatto una questione di bandiera, coinvolgendo in modo insolubile la coalizione. La gente comune ha capito bene il patto di scambio premierato-autonomia che i Fratelli di Giorgia e i federalisti (a parole) del Nord era un trappolone da cui era impossibile uscire. E bisogna dire che bene hanno fatto a esprimere il proprio dissenso i deputati calabresi di Forza Italia, Cannizzaro, Mangialavori e Arruzzolo, votando contro.

Ma la legge è passata, con un’aula dove mancavano 129 deputati e la cui maggioranza richiesta era di 136 voti. Ce ne sono stati altri 72 a far diventare legge un provvedimento che rischia di allargare il distacco del Sud, quando sarebbe invece necessaria una intesa coesa per le riforme di cui il paese ha un bisogno assoluto.

Ma quali riforme, se analizzando i provvedimenti di questo governo non si riesce a individuare almeno un provvedimento serio e costruttivo, utile a far crescere il Paese, garantendo diritti e lavoro, aiutando le fasce più deboli e contrastando le troppe fragilità di una buona parte di popolazione che è a rischio di povertà assoluta. La cancellazione del discutibile “reddito di cittadinanza” non ha trovato seguito in un sostegno consistente a chi è rimasto improvvisamente in brache di tela, con bambini, anziani e disabili improvvisamente privati di un aiuto vitale.

Ci sono stati abusi – questo è verissimo – ma la colpa è di chi non ha vigilato, non dei poveracci che con l’assegno di mantenimento portavano il pane a casa. Ma questa è solo la punta di un iceberg che potrebbe distruggere 100 Titanic e non si può pensare all’“obolo” di 500 euro destinato a settembre – una tantum – agli incapienti e ai sottosoglia dell’Isee. Il Paese chiede riforme vere, a cominciare da un fisco voracissimo con i lavoratori dipendenti, ma assai lascivo con gli evasori di professione.

Un fisco che punisce pesante-mente l’errore formale di chi paga regolarmente le tasse, ma ignora chi non ha mai denunciato un centesimo né tanto meno pagato tributi. Un Governo che abbuona introiti milionari alle banche e ne subisce il “ricatto” riducendo a briciole il contributo sociale che ne sarebbe potuto venire, che taglia la decontribuzione al Sud (ma quale imprenditore sarà più “attratto” a localizzare parti dell’azienda nelle aree depresse in assenza di incentivi) e favorisce i grandi investimenti, deprimendo la piccola impresa che è il tessuto connettivo del Paese.

La vittoria (di Pirro) della Lega e di quella parte di centrodestra (quasi tutta) che continua a vantare favolistici vantaggi derivanti dall’Autonomia, non ha prospettive rosee. Il Paese, ma soprattutto, il Mezzogiorno non ne può più di parole e buone intenzioni, richiede interventi e provvedimenti che, in nome della coesione sociale e dell’inclusione, possano mettere sullo stesso piano – per intenderci – i bambini degli asili di Reggio Emilia con quelli degli asili di Reggio Calabria. È una vana speranza, anzi, con l’attuazione improbabile, lo ripetiamo) dell’Autonomia grazie all’infame logica della spesa storica, ci sarà sempre di meno per le regioni più deboli. E la Calabria ne è la capofila.

Non succederà nulla nel Governo, l’opposizione è pressoché inesistente e la sinistra sta fallendo miseramente il suo ideale riformista, nutrendo gli ultimi seguaci di parole ad effetto, ma prive di qualsiasi risultato. Il Governo di Giorgia Meloni durerà tutta la legislatura per mancanza di avversari, ma cominci a guardare con occhio diverso il Sud e la sua lenta agonia che porterà solo disagi all’intero Paese.

Se non riparte il Sud, non riparte l’Italia: bellissima frase ad effetto, ribadita a 360 gradi, ma regolarmente disattesa. Si litiga sull’acqua sporca e la si butta via, senza accorgersi del bambini che c’è dentro: il messaggio è chiaro ed evidente: l’Europa guarda a destra e nessuna quaestio se si tengono lontane nostalgie antistoriche e autoritarismi insopportabili. L’Italia può svolgere un ruolo determinante nella nuova Europa che le urne ci hanno portato, ma deve decidere da che parte stare. Dalla parte di chi lavora e produce, o dalla parte di chi gattopardescamente spera che tutto cambi perché tutto rimanga come prima. (s)

L’INSPIEGABILE INSISTENZA SU AUTONOMIA
CHE NON FARÀ BENE AL PAESE E ALLA LEGA

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMa è questione di vita o di morte l’approvazione dell’autonomia differenziata prima del voto per le europee dell’8 e 9 giugno? Pare proprio di sì. E in realtà i motivi che portano Calderoli ad andare a marce forzate sono molti. 

Perché per La lega è ormai diventato uno scalpo da mostrare alle prossime elezioni. Non solo ma per lo stesso Matteo Salvini è probabilmente un salvacondotto per la sopravvivenza. 

Ma anche per Calderoli l’esigenza di salvare la faccia, dopo gli impegni sbandierati e le carte false fatte, con commissioni improbabili  bipartisan, dimissioni eccellenti, violazioni di regolamenti e minacce più o meno larvate di far saltare il banco del Governo, é imprescindibile.      

Infine Fontana e Zaia diventerebbero delle belve se saltasse l’accordo all’interno della maggioranza di far andare contemporaneamente avanti autonomia e premierato. E la Lega avrebbe difficoltà con le frange più estremiste esterne  ormai esistenti, capeggiati da Bossi, che vogliono tornare alla Lega delle ampolle e di Alberto da Giussano.

Ovviamente gli interessi di Forza Italia, diretta competitrice nella corsa ad essere il secondo partito per percentuale di consenso all’interno della coalizione di centrodestra, sono opposti.

La paura di perdere consenso, in conseguenza di tale legge, soprattutto nel Mezzogiorno è grande. Conseguentemente anche le posizioni espresse da alcuni Presidenti di Regione, appartenenti al Partito fondato da Berlusconi, in particolare Roberto Occhiuto, peraltro vicepresidente del Partito, ma adesso si è aggiunto anche Renato Schifani, sono chiare e certamente non a favore dell’autonomia, se prima non si è nelle condizioni di finanziare i Lep, cioè i servizi essenziali delle prestazioni in tutto il Paese, in particolare al Sud dove le carenze sono evidenti e gridano vendetta nei confronti di una Nazione sempre più duale. 

Ma è noto che per avere i livelli essenziali, nemmeno parliamo di quelli uniformi, sarebbero necessari annualmente 100 miliardi di euro da destinare al Sud,  come é stato detto da più centri studi nazionali, a cominciare dalla Svimez.

Risorse che il Paese non ha certamente. E allora si assiste a un gioco delle tre carte, per cui invece di parlare di finanziamento dei Lep si parla di individuazione di essi, si cerca di far passare le autonomie per le materie cosiddette non “leppizzate”, come per esempio l’energia.      

Insomma un gioco poco serio che mette in discussione oltre che l’unità della coalizione, che alla fine però si compatterà come sempre, e farà passare il “capriccio” della Lega, chiamato “spacca Paese”, anche la sua credibilità.     

Infatti tale riforma comporta non solo danni prevedibili di carattere economico per il bilancio dello Stato, ma anche alimenta una contrapposizione tra le due realtà del Paese duale, pericolosissima e che può  mettere in discussione l’Unità raggiunta nel 1860. 

Purtroppo si sta portando avanti una esigenza legittima in un momento sbagliato. È comprensibile che le realtà a sviluppo compiuto vogliano maggiore autonomie di gestione. Avendo raggiunto livelli adeguati di capacità amministrative, e contemporaneamente una classe dirigente che si occupa del bene comune, vogliono che alcune prerogative siano gestite  in periferia, che in genere é vero che conosce meglio le esigenze dei cittadini e dei territori. 

Anche se nella richiesta di autonomia il vero tema è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, cosa naturale in un paese sviluppato in modo equilibrato, ma che diventa dirompente in uno che ha le disuguaglianze dell’Italia. 

E allora quello che chiede la Lega è di mettere il carro davanti ai buoi, cioè di procedere con forme accelerate di federalismo e di trattenuta di risorse, teoricamente prodotte nelle realtà regionali che le incassano, in una realtà che ha invece bisogno di diminuire le disuguaglianze, di dare gli stessi servizi a tutti i cittadini, di equiparare i diritti di cittadinanza, di mettere in funzione quel secondo motore di sviluppo, che può dare risultati eccellenti, se solo viene aiutato in modo corretto e non solo a parole. 

Quella seconda locomotiva sempre tenuta nei depositi e mai partita veramente, che ancora ha capitale umano da utilizzare, siti da usare senza quell’affollamento ormai intollerabile che si registra nella pianura padana, una localizzazione felice estremamente vicina all’Africa, in un momento così importante per quel Continente e in una situazione in cui l’Europa vuole sempre più avvicinarsi ad esso. 

Quando tutto questo dovesse accadere e il reddito pro capite delle realtà meridionali si dovesse avvicinare a quello delle aree più sviluppate allora il tema di mantenere le risorse nelle realtà che le  producono potrebbe trovare un normale accoglimento, perché ognuno potrebbe gestire autonomamente, al di là ovviamente delle esigenze che alcune materie rimangano a livello centrale, come la sanità, la formazione, l’energia, l’infrastrutturazione, i porti e molte delle materie che sono state chieste che vengano delegate alle regioni con l’autonomia in approvazione.  

Tale esigenza per non perdere quell’unità funzionale che serve ad avere una catena di comando breve ed efficiente. 

In un momento in cui la Lega e Matteo Salvini in particolare si spendono in un modo assolutamente imprevisto per collegare con il ponte sullo stretto di Messina a Hong Kong e Singapore, Berlino e Stoccolma, dimostrando una visione delle esigenze del Paese non comune, insistere sull’autonomia fa perdere a tale partito quel carattere di forza nazionale che le sta facendo diminuire il consenso, soprattutto nel Sud. 

Forse uno stop in questo momento diventa inconcepibile e impraticabile, ma trovare un modo per evitare l’accelerazione voluta e avere più tempo per considerare molti aspetti trascurati, una via di fuga che contemperi l’esigenze di tutti, potrebbe far capire al Paese che la Lega è diventata una forza adulta, non più esclusivamente territoriale, spendibile anche oltre il lombardo veneto, e acquisire una credibilità che stenta ad avere nelle regioni del Sud.  (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

REGGIO – I consiglieri della Lega presentano 200 emendamenti al Dup

I consiglieri comunali della Lega a Reggio, Antonino MinicuciArmando NeriMario CardiaGiuseppe De Biasi e Antonino Caridi, hanno presentano 200 emendamenti al Dup – Documento Unico di Programmazione.

«Il Documento Unico di Programmazione – hanno spiegato – è il principale strumento di governo della Città, nel quale confluisce la visione politica ed amministrativa di chi governa. Questa maggioranza ha ampiamente dimostrato di non avere alcun programma di sviluppo della Città. Anzi, con decisioni vergognose ed imbarazzanti, Giuseppe Falcomatà e i suoi stanno rendendo difficile la vita dei cittadini, dei commercianti e degli imprenditori e di tutti coloro che desiderano che la nostra Città possa finalmente essere il fiore all’occhiello del Sud e del Mediterraneo, come merita».

«Grazie al lavoro prezioso di studio e approfondimento politico del Consigliere Minicuci, come gruppo della Lega abbiamo di fatto riscritto il Documento Unico di Programmazione – hanno spiegato ancora – cercando di dare alla Città obiettivi seri e concreti ed una visione che abbraccia tutti i settori, dalle imprese, alle politiche sociali, allo sviluppo, passando per la sanità, la mobilità, l’ambiente, il turismo. È stato un lavoro importante, fatto avendo sempre dinanzi la ferrea volontà di imprimere alla Città una spinta che la proietti verso un futuro migliore».

«Non è più possibile per nessuno – hanno evidenziato i consiglieri – assistere a scelte imbarazzanti e prive di ogni logica, compiute a danno dei cittadini da un’amministrazione che non fa altro che mortificare Reggio, il suo territorio e tutti i suoi abitanti. Non possiamo più tollerare – per dire le ultime – parcheggi a 2 euro, piste ciclabili vergognose, chiusura dei locali della Procura e del Giudice di Pace, lavori pubblici fermi, assenza di una strategia sui rifiuti, mancanza di manutenzione e ci fermiamo qui per pietà».

«Il Dup presentato dalla maggioranza è privo di novità e continua a descrivere una Città al fanalino di coda – hanno concluso –. Noi come Lega non possiamo accettarlo, abbiamo fatto 200 emendamenti che porteremo oggi in aula per ribaltare il modo di governare questa Città, abbandonata e maltrattata da un Sindaco e da una maggioranza inerme e disinteressata». (rrc)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La Lega celebra 40 anni di impegno e identità

di GIACOMO SACCOMANNO – La Lega festeggia 40 anni. È una storia di straordinario coraggio e visione, e per questo non possiamo non ringraziare chi – come Umberto Bossi e Roberto Maroni – ha avuto la folle idea di iniziare questa storia emozionante. Siamo nati per difendere l’identità dei popoli, diventando motore di cambiamento in Italia e in Europa. Lo rivendichiamo con particolare orgoglio nelle settimane in cui l’Autonomia sta facendo concreti e decisivi passi in avanti. Auguri, Lega!

Queste parole di Salvini incarnano lo spirito e la missione della Lega, che sin dalla sua nascita ha lottato per difendere e promuovere le identità regionali e nazionali, assumendo un ruolo chiave nel plasmare il panorama politico italiano e contribuendo al dibattito europeo.

La Lega Calabria ha giocato un ruolo fondamentale nel portare avanti questa missione, difendendo gli interessi della regione e dei suoi cittadini con determinazione e passione. Attraverso la promozione dell’autonomia e lo sviluppo di politiche concrete a favore della Calabria, la Lega Calabria ha dimostrato un impegno costante nel migliorare le condizioni di vita dei calabresi e nell’affermare l’identità culturale e sociale della regione.

In questo momento storico in cui l’Autonomia assume un ruolo sempre più rilevante nel panorama politico italiano, la Lega riafferma il suo impegno a favore dell’autonomia delle regioni e dei popoli, continuando a essere un punto di riferimento per chiunque condivida i valori di identità, sovranità e solidarietà.

Il 40º anniversario della Lega è, quindi, un’occasione non solo per celebrare i successi passati, ma anche per guardare al futuro con fiducia e determinazione, pronti a continuare la lotta per difendere e promuovere i valori e gli interessi delle nostre comunità, sia a livello regionale che nazionale. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

 

Saccomanno (Lega) annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni

Il commissario della Lega in Calabria Giacomo Francesco Saccomanno annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni grazie al Fondo investimenti stradali del Ministero guidato da Matteo Salvini.

«Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) – dice Saccomanno – ha annunciato l’apertura di un’importante iniziativa a sostegno dei piccoli comuni italiani. Con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la manutenzione delle strade comunali, è stato istituito un fondo speciale, denominato “Fondo investimenti stradali nei piccoli Comuni”. Questo fondo è destinato ai comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti e prevede il finanziamento di interventi fino a 150.000 euro. L’avviso pubblico, pubblicato il 13 marzo 2024, dettaglia le modalità di accesso al fondo e invita i comuni interessati a presentare le loro istanze. Le candidature possono essere inoltrate attraverso la piattaforma dedicata (https://stradepiccolicomuni.mit.gov.it), a partire dalle ore 12.00 del 14 marzo 2024 fino alla stessa ora del 29 marzo 2024».

Continua la nota: «Il Ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, ha espresso il proprio impegno nel supportare i piccoli comuni che spesso si trovano in difficoltà nel gestire la manutenzione delle infrastrutture stradali. Questo fondo rappresenta un passo significativo verso l’assicurazione di strade più sicure e ben mantenute, contribuendo così alla qualità della vita dei cittadini e alla sicurezza di chi percorre le strade dei piccoli comuni d’Italia».

«Con questa iniziativa – conclude Saccomanno – il Mit dimostra ancora una volta la propria attenzione verso le esigenze delle piccole realtà comunali, riconoscendo l’importanza di investire in infrastrutture fondamentali per lo sviluppo e la sicurezza del territorio nazionale». (rrm)

AUTONOMIA, IL “RICATTO” DI LEGA VALE
DI PIÙ DEI DIRITTI DEI CITTADINI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTANei prossimi giorni la Camera dovrà esaminare il decreto legge sull’autonomia differenziata. Il percorso va avanti senza intoppi malgrado dal Paese e in particolare dal Sud si levino voci di dissenso rispetto ad una riforma che  è definita “Spacca-Paese”. 

A nulla sono valse le tante perplessità sollevate da diverse prestigiose Istituzioni. La Banca centrale  ha invitato a procedere «con la necessaria gradualità» sulla strada dell’autonomia differenziata, «diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti» . 

La Svimez rafforza il pensiero «l’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud ma indebolirà anche le regioni del Settentrione». È una visione, quella dell’Associazione che guarda all’intero Paese.

Luca Bianchi, direttore di Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), demolisce così la riforma portata avanti dal ministro Roberto Calderoli, che arriva adesso alla  Camera per essere approvata a tappe forzate. 

Si sono anche dimessi quattro esperti dall’organismo tecnico voluto dal ministro leghista  per individuare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), necessari per attuare l’Autonomia differenziata. Nomi “pesanti” visto si tratta di Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex Presidente del Consiglio di Stato, e Franco Bassanini, ex Ministro della Funzione pubblica, che hanno annunciato il passo indietro con una lettera inviata al Ministro del Carroccio e al Presidente del Comitato di esperti sull’Autonomia differenziata, Sabino Cassese

Ma si è mobilitata anche l’intellighenzia meridionale con una 24 ore di interventi per raccogliere firme contro. 

«Il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal professore Massimo Villone, esprime grande soddisfazione per avere raggiunto e largamente superato le firme necessarie (ne bastavano 50mila, ne sono giunte oltre 65mila), in anticipo rispetto alla conclusione della campagna per la presentazione della legge costituzionale di iniziativa popolare – per la modifica in particolare degli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione – contro l’autonomia differenziata voluta dal Governo e da alcune Regioni del Nord». 

Infine la manifestazione recente, fonte di tante polemiche, a Roma, per iniziativa di Vincenzo De Luca ha mobilitato molti sindaci «L’autonomia calpesta e offende il Sud». È un’accusa durissima quella lanciata dai Sindaci del Meridione, scesi in piazza a Roma per protestare contro l’autonomia differenziata. 

Circa un migliaio i primi cittadini convocati in piazza Santi Apostoli dal Governatore della Campania e dall’Anci campana per dire no alla riforma. Una mobilitazione ampissima di un Sud che comincia a capire cosa rischia con questa riforma mentre, come un bulldozer,  il ministro va avanti con questa riforma che possiamo chiamare secondo porcellum. Questo excursus per dimostrare come le voci contrarie sono tante e molto autorevoli. 

Malgrado ciò si continua in un percorso che viene approvato perché il ricatto della Lega di far cadere il Governo pesa sulla maggioranza. 

Il Presidente del Veneto Luca Zaia avverte gli alleati: «l’accordo sull’autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema», dice il Governatore leghista.  

Fra l’altro la riforma viene nascosta dietro una esigenza di efficienza, ma é invece chiaro che il tema di fondo è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, spostando il diritto costituzionale di avere le stesse risorse per ogni cittadino alla prevalenza dei territori, che si fanno piccoli  Stati e che trattengono le risorse che vengono prodotte nella Regione interessata. 

Il vecchio progetto di Bossi che partiva dalla secessione e che adesso si attua invece tenendosi la colonia ben stretta ma con diritti di serie B. È una vera e propria fuga con un bottino, che tutto il Paese ha contribuito a creare. Prodromico alla formazione di una macroregione del Nord, che avrebbe il suo Sud nella Toscana, Umbria forse e che, a parere dei leghisti, ma anche dei politici dell’Emilia Romagna, adesso formalmente pentiti, potrebbe competere meglio con il cuore produttivo europeo della Baviera e d’Ile  de France. 

I dati dimostrano invece che aver puntato solo sulla locomotiva del Paese ha portato a crescite molto contenute e assolutamente meno rilevanti di quelle di Francia, Germania e persino Spagna. 

Il tema, che sopratutto Fratelli d’Italia deve porsi, vista la sua vocazione unitaria, é se si può consentire ad una Forza, che rappresenta poco meno del 9% degli elettori e poco meno del 5% degli aventi diritto al voto, di costituzionalizzare la spesa storica e mettere le basi per una possibile divisione del Paese senza ritorno, per un mero calcolo politico degli altri partner governativi. 

In una realtà comunitaria che ha bisogno invece dell’Italia, uno dei Paesi fondatori, e del suo contributo per una progressiva maggiore  forza dell’Unione, in una situazione sempre più complessa, che vede una Federazione Russa protesa a mire espansionistiche che bisogna bloccare, anche con un esercito comune. Siamo molto lontani dalle visione  di Altiero Spinelli, ma che va recuperata e che è l’unica con un futuro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

La Lega si ritrova, con il sottosegretario Durigon, nella sede di Confindustria a Reggio Calabria

Lo stato maggiore della Lega si ritrova a Reggio Calabria alla presenza del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. L’occasione è stata utile anche per dare il benvenuto nel partito ad Antonino Caridi passato da Forza Italia al Carroccio. Caridi passa, di conseguenza, anche al gruppo consiliare della Lega a Palazzo San Giorgio.

«La Calabria – ha detto Durigon – è una regione fantastica dove ho tanti amici, la Lega qui è ben radicata e quindi sarò sempre più spesso in Calabria, Sicilia, Campania e credo che il nostro radicamento nel sud stia andando molto bene. La Calabria sarà sempre più forte».

Il suo tour prevede anche un appuntamento a Messina e non è un caso. Il tour sulle sponde delle due città infatti serve a ribadire quanto il Ponte sullo Stretto sia un’opera fondamentale per la Lega. In primis per il suo leader e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

«Il Ponte sullo Stretto – dice Durigon – è sicuramente l’elemento fondamentale per la crescita di tutto il Paese Italia, perché crediamo che nelle grandi infrastrutture si può sicuramente radicare un rinnovo del potenziale Italia. Noi per avere l’Italia che continua a essere nel G7 ed avere una grande forza nel G7, abbiamo bisogno di queste infrastrutture e soprattutto del sud che acceleri. Abbiamo vissuto stagioni di incentivi sul Sud, e si è evinto invece che c’è bisogno di grandi infrastrutture».

Il Commissario regionale della Lega Giacomo Francesco Saccomanno vuole far pesare la Calabria anche in vista delle prossime candidature per le elezioni europee di giugno. «È un momento importante, questo, in cui si decideranno le sorti anche a livello europeo, quindi, bisogna tutti quanti andare a occupare gli spazi per poter portare avanti quella che è la politica in questo momento del partito su quelle che sono le esigenze dei territori e in particolare delle categorie che in quel momento stanno soffrendo come gli agricoltori».

Alla luce dello scontro Succurro-Loizzo (deputata della Lega), l’Autonomia differenziata torna ad essere tema all’ordine del giorno. Ma qui Saccomanno rassicura spiegando che il provvedimento sarà un po’ diverso rispetto a quello approvato. «Tutto questo clamore – è il pensiero di Saccomanno – lo ritengo un inutile schiamazzo che poi non serve a niente, perché ai cittadini non si danno notizie precise, ma si danno invece notizie che sono soltanto slogan partitici per le elezioni. Se si dovesse riuscire a definire i lep e trovare le risorse verrà fatto quello che in 50 anni il sud non ha mai avuto. Noi ci troviamo agli ultimi posti di tutti i settori per incapacità o comunque per difficoltà degli anni passati. Io dico per mancanza di amministratori all’altezza, ed ora forse si potrà finalmente coprire questo divario che esiste tra il nord e il sud e quindi andiamo avanti con coraggio e con la speranza che veramente si possa raggiungere quella parità che finora non c’è stata».

La presidente azzurra della Provincia di Cosenza è inserita nel discorso della senatrice Tilde Minasi: «Succurro fa parte di un partito che ha votato in Senato l’Autonomia differenziata. Ma faccio una premessa, questa è una legge quadro, quindi ancora siamo all’inizio di un percorso. Non c’è nessun obbligo per le Regioni poi di andare in autonomia. Quindi se uno vuole non cambia niente ma io credo che invece questa sia una grossa opportunità perché ovviamente si partirà tutti dallo stesso livello, perché i Lep si stanno lavorando e quindi saranno finanziati e ovviamente poi partendo da uno stesso livello sarà responsabilità degli amministratori poter sfruttare l’opportunità di autonomia perché questo vuol dire che noi avremo modo di poter mettere in risalto quelle che sono le nostre peculiarità rispetto al passato e quindi puntare su quello che è il nostro potenziale che non è poco come Regione Calabria».

«Raccogliamo le tante adesioni e ci prepariamo a questa campagna elettorale per l’Europa e quindi cercheremo di farlo nel migliore dei modi – rassicura Filippo Mancuso, presidente del consiglio regionale della Calabria anche lui presente al raduno della Lega nella sede di Confindustria a Reggio Calabria – C’è chi vuole aderire al nostro progetto, e noi dobbiamo cercare tutti insieme di far cambiare quel retropensiero che c’è in molti cittadini che ci osservano, per far diventare questo partito un partito del territorio, un partito che si batte per i calabresi nel nostro territorio e quindi ecco cercare effettivamente di far diventare la lega una sigla che rappresenti in questo territorio, la Calabria e i calabresi». (rrc)

L’OPINIONE / Mimmo Nunnari: Sud, l’occasione perduta del Governo Meloni

di MIMMO NUNNARI – Condividere il progetto di Calderoli (Lega) sull’Autonomia differenziata senza che prima siano stati adeguatamente “risarciti” i territori meridionali per i secolari saccheggi subiti a favore del Nord significa obiettivamente schierarsi contro il Sud, cioè contro quel terzo abbondante del Paese storicamente lasciato ai margini della vita nazionale da tutti i Governi di tutti i colori politici.

Significa mettere il sigillo con la parola fine su una questione antica e mai risolta come quella meridionale risalente ai tempi ormai lontani del processo di unità nazionale. Perché questo sta accadendo e pochi se ne stanno rendendo conto. La questione del Sud passata senza che le sia stata prestata alcuna attenzione nel ventennio del regime fascista durante il quale il presidente del Consiglio Benito Mussolini preferì investire ingenti risorse pubbliche per colonizzare e modernizzare l’Africa sottraendole al Sud è continuata dopo anche nell’Italia libera nell’indifferenza dei Governi della Repubblica nonostante la Costituzione si ispiri ai principi di democrazia, di libertà, di eguaglianza e di pluralismo.

Ancora oggi di conseguenza il Paese con il più grande patrimonio culturale del mondo e una grande tradizione umanistica da nord a sud continua a essere considerato lesempio più tipico quanto incomprensibile di due Stati in uno. Un’anomalia, in tutto l’Occidente democratico. Che questo ambiguo capitolo di storia italiana si stia ora chiudendo definitivamente, e nel peggiore dei modi, cioè senza un sostanziale tentativo di riequilibrio economico e sociale tra i territori, prima che diventi realtà la mascherata secessione del Nord, è un punto di non ritorno, forse non compreso nella sua importanza storica dalla politica, dai media e dagli intellettuali. Il Governo Meloni si sta cucendo addosso la pagina di storia della disintegrazione del Paese: quella che riporta l’Italia all’epoca preunitaria degli staterelli.

Chi vivrà vedrà cosa ci sarà scritto nei libri di storia fra cinquant’anni o cent’anni. Magari ci sarà scritto che ha vinto un leader che si chiamava Umberto Bossi l’uomo che sognava la secessione del Nord. Aveva la la grande occasione di passare alla storia riavvicinando il Sud al Nord, Giorgia Meloni, e l’ha persa. Accettando i disegni leghisti ha finito con l’accettare l’idea che la questione del Sud è qualcosa di immodificabile, come immodificabili di conseguenza sono le diseguaglianze territoriali. Va detto per onestà intellettuale che non è che il primo Governo di destra della storia repubblicana stia facendo peggio dei Governi del passato, rispetto al Sud; anzi, c’è chi a sinistra ha fatto molto più male inseguendo il Nord per tattica politica allo scopo di scavalcare la Lega e prendersi il merito di una rivoluzione istituzionale in senso federale: vedi lapprovazione infausta del titolo V della Costituzione che ha dato allo Stato una fisionomia più federalista. 

Ma adesso, con l’Autonomia differenziata in dirittura d’arrivo, ci sarà una svolta sulla questione meridionale che farà definitivamente la differenza col passato. Si sancirà , in sostanza, con l’Autonomia non preceduta da un giusto riequilibrio territoriale, che l’annosa questione del Sud diventa irrisolvibile, e perciò è come se fosse inesistente. Tutto ciò sta per accadere paradossalmente con una presidente del Consiglio come Giorgia Meloni interprete di una destra nazionalista che tenderebbe nel suo progetto politico a teneri uniti gli italiani poggiando sull’idea del binomio patria e nazione.

Che nel retroscena di tutto ciò ci sia un neppure tanto nascosto patto di scambio tra reciproche convenienze [autonomia per la Lega e premierato per FdI] è la conferma che siamo sempre nell’Italia Paese dell’identità malcerta, dell’unità incompiuta, dell’astuzia machiavellica e di quel realismo politico un po’ provinciale che porta a fare ciò che conviene al di là della morale, delletica o del bene comune. 

Comunque vadano a finire i progetti di riforma dell’Autonomia e del premierato – e non è detto che vadano in porto – resta il fatto che il Governo Meloni perde l’occasione che sarebbe stata storica di riequilibrare  i rapporti disarmonici tra le aree arretrate e le aree avanzate del Paese e in più non tiene conto delle ragioni che avevano convinto l’Europa a concedere all’Italia l’importo più elevato del Recovery Fund tra i Paesi Ue, proprio per  riportare il Sud dell’Italia ai livelli di autosufficienza e di sviluppo degli altri territori della nazione. (mnu)

L’OPINIONE / Vincenzo Capellupo e Daniela Palaia: Da che parte stanno i leghisti catanzaresi?

di VINCENZO CAPELLUPO E DANIELA PALAIA – Gli ineffabili leghisti catanzaresi, sempre a caccia di visibilità a buon mercato, si producono nello strabiliante (per loro) elenco degli incontri del sindaco Fiorita nell’ambito della sua attività di rappresentanza. Lasciando per un attimo da parte i riconoscimenti conferiti agli sportivi o agli artisti catanzaresi, che ben più di certa politica fanno onore alla città, sarebbe interessante sapere dai seguaci di Capitan Salvini, sempre pronti a dare consigli, come dovrebbe comportarsi un sindaco di fronte all’annuncio di una visita da parte di un ambasciatore.

Perché è così che funziona: l’ambasciata contatta il gabinetto e comunica che il tale diplomatico sarà in Comune in tale giorno a tale ora. Sono al corrente i leghisti catanzaresi di questo protocollo condiviso nel mondo? Sembrerebbe di no, visto che si stupiscono del numero di incontri tra Fiorita e le varie rappresentanze estere. In ogni caso, anche a prescindere dalla loro cultura istituzionale, dovrebbero essere lieti di tanto interesse nei confronti di Catanzaro. Sempre che abbiano a cuore le sorti della città. Ma anche qui, il dubbio, sorge.

Quanto poi agli interventi del sindaco su temi di politica nazionale, non è la prima volta che i leghisti catanzaresi storcono il naso a fronte delle prese di posizione di Fiorita. Peccato per loro, però, che quelle stesse posizioni vengono quasi regolarmente rilanciate dalla stampa italiana, che evidentemente le trova degne di rilievo, visto che a parlare è il primo cittadino di un Capoluogo di Regione e non di un piccolo Comune delle aree interne, che pure merita il massimo rispetto. Anche qui però, evidentemente, le piccole invidie politiche e l’ansia di propaganda in saldi di fine stagione giocano un ruolo. Oppure, ciò che disturba le camicie verdi nostrane è il fatto che il sindaco tocchi ogni volta nervi scoperti mettendoli in qualche imbarazzo. Esattamente com’è accaduto di recente a proposito del ponte sullo Stretto e delle risorse sottratte al Sud per garantire a Salvini il suo giocattolo preferito.

E allora, se proprio vogliamo misurarci nel fare elenchi, più che contare gli incontri di rappresentanza del sindaco, torniamo alle risorse depredate al Mezzogiorno dal Governo. Si comincia con il fondo perequativo infrastrutturale, destinato a scuola, sanità, trasporti, reti idriche (dice qualcosa ai leghisti catanzaresi questa voce?): 4 miliardi e mezzo stanziati fino al 2033 tagliati dalla legge di bilancio e diventati circa 900 milioni. Poi c’è la rimodulazione del Pnrr: 16 miliardi che erano destinati per metà ai Comuni del Sud per i piani urbani e l’efficientamento energetico.

Soldi deviati altrove con l’impegno generico che le risorse verranno recuperate attraverso altri canali. Dunque un taglio certo oggi in cambio di una semplice e aleatoria promessa per il futuro. Andando avanti nell’elenco, arriviamo ai quasi due miliardi sottratti al Fondo di Sviluppo e Coesione come quota da far gravare su Calabria e Sicilia per costruire l’ottava meraviglia del mondo: il Ponte, sempre lui. Infine l’Autonomia Differenziata: il Ddl Calderoli andrà in aula al Senato la prossima settimana e delle risorse per garantire i Lep prima di frantumare definitivamente il Paese, nemmeno l’ombra.

Insomma, ma di cosa stiamo parlando? Ma davvero Riccio e compagni pensano di poter continuare a lungo con il loro disco rotto, con la loro demagogia, con la loro propaganda, con le loro critiche bislacche fondate sul nulla? Con i loro elenchi senza capo né coda? Piuttosto spiegassero e si giustificassero di fronte all’opinione pubblica di tutto ciò che è ben più tragico elencare. Spiegassero se stanno dalla parte di Catanzaro e del resto del Mezzogiorno o se badano solo a garantirsi un posto al sole. (vc, dp)

[Vincenzo Capellupo e Daniela Palaia sono consiglieri comunali di Catanzaro]