A Corigliano Rossano si presenta il Rapporto “Diario di Bordo” di Libera

Domani, a Corigliano Rossano, alle 18.30, nella sede dell?Associazione Mondiversi, sarà presentato il Rapporto di LiberaDiario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani”, curato da Marco Antonelli, Francesca Rispoli e Giuseppe Ruggiero.

 L’iniziativa, dopo i saluti istituzionali di Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano, e Francesco Esposito, Comandante del Porto di Corigliano Calabro, prevede l’introduzione di Giuseppe Borrello, Referente regionale di Libera Calabria, e il dialogo tra Luigi Leotta, Presidente federazione nazionale “Stella Maris, e Marco Antonelli, coautore del rapporto.

Nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), riguardante il primo semestre del 2023, si conferma per la ‘ndrangheta il ruolo baricentrico del porto di Gioia Tauro come punto privilegiato d’ingresso per il traffico internazionale degli stupefacenti. “Uno scalo chiave per i corridoi intercontinentali” come evidenziato nell’ambito del G7 del Commercio che si sta tenendo, in queste ore, nella nostra regione.

Da tempo, infatti, fonti istituzionali, inchieste, documenti segnalano la presenza negli scali italiani ed europei di gruppi criminali che svolgono attività sia nell’economia legale, sia nei mercati illeciti, in particolare nel traffico di stupefacenti.

Il lavoro realizzato da Libera, che rappresenta la prima ricerca sul tema a livello nazionale, ha come obiettivo quello di realizzare una fotografia delle modalità e degli andamenti con cui i fenomeni criminali si manifestano in ambito portuale con una particolare attenzione al caso italiano e al ruolo delle organizzazione mafiose.

Da quanto emerge dal rapporto, l’interesse della criminalità organizzata non riguarda solo l’importante hub di Gioia Tauro ma anche alcuni porti minori calabresi, come quello di Corigliano Calabro. (rcs)

PALMI (RC) – Si consegnano i premi del Consorzo Letterario Rossella Casini

Domani mattina, a Palmi, alle 9.30, al Salone Pio X della Chiesa San Nicola, si terrà la cerimonia di premiazione del Premio Letterario “Rossella Casini”, giunto alla quarta edizione.

Il Premio letterario, istituito dal Presidio Libera Palmi, a febbraio 2021, a 40 anni dalla scomparsa dalla giovane studentessa uccisa, fatta a pezzi e fatta sparire nel mare di Palmi è motivato dalla volontà di fare memoria di Rossella Casini ogni anno ricordando anche le altre vittime innocenti del territorio

La quarta edizione (Febbraio – Maggio 2024) è stata dedicata al ricordo e alla memoria del dott. Luigi Ioculano – barbaramente ucciso il 25 settembre 1998 a Gioia Tauro, a pochi passi dal suo studio medico.

Gli studenti che hanno aderito al concorso, dopo aver «immaginato di ascoltare la voce del dottore Luigi Ioculano che ancora oggi giunge alla nostra coscienza attraverso i suoi scritti sul giornale Agorà», hanno redatto diversi elaborati. Le scuole chiamate a ritirare i premi sono l’Istituto Comprensivo 1 F. Pentimalli di Gioia Tauro e i due Istituti Comprensivi di Palmi De Zerbi- Milone e San Francesco.

Durante la cerimonia, prima della consegna dei premi, il ricordo del dottore Luigi Ioculano sarà tracciato dal giornalista e scrittore Arcangelo Badolati.

Per valorizzare il messaggio di speranza che emerge da ogni singolo elaborato e valorizzare l’impegno degli studenti, il presidio raccoglierà gli elaborati (54) in un book che verrà consegnato ai familiari del dott. Ioculano. (rrc)

Elezioni a Vibo, Libera e Insieme per il Bene Comune propongono “Il Patto per la Città di Vibo”

Un Patto per la Città di Vibo Valentia, per indurre elettrici/elettori e candidate/candidati ad assumere obiettivi ed impegni reciproci di carattere programmatico, etico, democratico e concreto per il bene della comunità, legandoli  in un rapporto continuo di verifica e progettazione, fondamento di un’autentica democrazia ascendente. È la proposta avanzata dall’Associazione Insieme per il Bene Comune e il Coordinamento Provinciale di Libera Vibo Valentia in occasione delle elezioni a Vibo.

Parte integrante del patto saranno anche l‘Appello ai candidati e alle candidate” e il “Codice Etico per la buona politica” elaborati da “Avviso pubblico”, l’associazione che riunisce Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione. 

Temi che saranno affrontati nel corso di un confronto tra i candidati a sindaco, in programma giovedì 23 maggio, alle 17.45, alla Biblioteca Comunale.

All’esito della discussione i candidati e la candidata alla carica di Sindaco, come anche quelli alla carica di Consigliere Comunale, le e i rappresentanti delle Associazioni, le singole cittadine e cittadini presenti potranno sottoscrivere il “Patto per la città”, il quale, nel caso di adesione da parte dei candidati e della candidata a Sindaco, diventerà parte integrante dei rispettivi programmi elettorali

La scelta della data non è casuale, ma in occasione del trentaduesimo anniversario della “Strage di Capaci”, la sottoscrizione del “Patto per la Città” vuole rappresentare una concreta assunzione di responsabilità di fronte alle storie di tutte le Vittime Innocenti delle mafie che hanno sacrificato la loro vita per la libertà di tutte e tutti noi.

In un momento storico caratterizzato da poca fiducia e credibilità nella politica e nelle istituzioni che si concretizza in un continuo aumento dell’astensionismo, c’è la necessità di un nuovo modo di intendere la gestione della cosa pubblica attraverso un patto e un’alleanza tra amministratrici/amministratori e cittadine/cittadini con impegni concreti e reciproci, di responsabilità e corresponsabilità per il bene della comunità. Infatti, il “Patto per la Città” si rivolge, anche, alle elettrici ed elettori chiamati ad una partecipazione attiva alla vita democratica attraverso la costituzione di una “Comunità monitorante”. (rvv)

Lunedì a Limbadi il sit-in #ioparlo per Maria Chindamo

Lunedì 6 maggio, a Limbadi, in contrada Montalto, davanti all’azienda di Maria Chindamo, alle 10, si terrà il sit-in #ioparlo, organizzato dalla famiglia Chindamo, da Libera, dal Centro Comunitario Agape, da Goel – Gruppo cooperativo, da Comunità Progetto Sud,  dal Comitato Controlliamo Noi Le Terre Di Maria e Penelope Italia Odv, in occasione dell’ottavo anniversario della scomparsa.

Un evento che, come ogni anno, rappresenta un momento importante di partecipazione e di costruzione di un percorso collettivo in cui anime diverse, attori sociali e istituzionali del territorio collaborano affinchè la vita e la scomparsa di Maria Chindamo possano sempre più diventare testimonianza viva. Ritrovarsi come società civile davanti al cancello dell’azienda di Maria, luogo nel quale la donna venne certamente aggredita, rappresenta per l’intera Calabria il segno tangibile del desiderio di cambiamento e di presa di coscienza di chi ogni giorno sceglie da che parte stare.

Oltre alle autorità presenti, ai e alle rappresentanti delle associazioni e gruppi cooperativi, un importante contributo verrà condiviso dalle numerose scuole calabresi che hanno aderito all’iniziativa con percorsi curriculari, importante segnale della presenza di una comunità educante attenta al territorio. Durante il sit-in, la rete organizzatrice proporrà un flash-mob “#ioparlo”, che vedrà la partecipazione ed il coinvolgimento di tutte e tutti coloro che saranno presenti davanti al cancello e che i propri corpi e la propria voce continueranno a far parlare Maria Chindamo e a ribadire il fallimento di chi invece, avrebbe voluto il silenzio. 

L’intera iniziativa si arricchisce quest’anno del contributo dell’associazione Crisi come opportunità, presente sul territorio con percorsi dedicati alla memoria, alla legalità e alla violenza contro le donne, che attraverso il linguaggio del teatro contribuisce alla narrazione empatica delle storie come strumento di riflessione e tensione all’impegno. Sarà presente al sit-in l’attrice Lucia Limonta, che interpreta Maria Chindamo nello spettacolo “se dicessimo la verità” di Giulia Minoli e Emanuela Giordano. 

L’azienda di Maria Chindamo è ancora oggi una realtà di impresa sana, gestita eticamante e produttiva: al termine del sit-in per ribadire questo importante percorso, verrà messa a dimora, con il coinvolgimento anche in questo caso di tutte e di tutti, la prima pianta del nuovo impianto agricolo, estirpando realmente e simbolicamente “la malapianta” che aveva tentato di mettere radici sulle terre di Maria per mettere a dimora nuovi e rigogliosi germogli. 

Una giornata importante che ancor più quest’anno, alla luce delle evidenze investigative e con l’inizio del processo che si sta celebrando in Corte d’Assise di Catanzaro, vuole essere segno tangibile di una Calabria che non si arrende al potere criminale, che continua a costruire percorsi di libertà, di liberazione, di lavoro, di cittadinanza e di democrazia. (rvv)

Alla Mediterranea di Reggio l’iniziativa “Il protocollo Liberi di Scegliere”

Domani mattina, a Reggio, alle 10, nell’Aula Magna Quistelli dell’Università Mediterranea, si terrà l’iniziativa Il protocollo Liberi di Scegliere e l’entropatia dei nuovi orizzonti di possibilità, organizzato da Libera Calabria in collaborazioje con il Dipartimento Digies della Mediterranea.

L’evento è stato organizzato dopo il rinnovo del protocollo Liberi di scegliere, il progetto, nato negli scorsi anni su impulso del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, che ha l’obiettivo di offrire nuove occasioni di vita a tutti quei minori, e alle loro madri, provenienti da contesti malavitosi sottraendoli da un destino all’apparenza segnato. Il rinnovo del protocollo ha previsto il coinvolgimento di nuovi uffici giudiziari, oltre Reggio Calabria e Catania si sono aggiunti Napoli e Palermo, e nuove associazioni che saranno coordinate da Libera.

L’incontro, le cui conclusioni sono affidate a Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, vuole rappresentare un’occasione importante di confronto, tra gli attori principali chiamati ad attuare il protocollo, sulla progettualità dell’azione di quello che è divenuto uno strumento potente di contrasto alle mafie e alla cultura mafiosa. (rrc)

LIBERA: RACCONTARE IL BENE UTILIZZANDO
PATRIMONI E BENI CONFISCATI ALLE MAFIE

Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi.

In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. In Calabria sono 149 le diverse realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata in 43 comuni. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. In Italia sono 1065(+7,4% rispetto scorso anno) soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in 20 regioni, in 383 comuni.

Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventotto anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera  una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a  realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.

Ritornando al Focus Calabria, dai dati raccolti attraverso l’azione territoriale della rete di Libera emerge che il 66% delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (99) di cui 2 associazioni sportive, mentre sono 25  le Coop sociali e consorzi di cooperative pari al 16,3%. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 13 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 5 fondazioni e 7 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, e consorzi di Comuni). Nel censimento non sono compresi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali. Tuttavia per la Calabria possiamo fornire una stima dei beni mantenuti al patrimonio dello stato per fini istituzionali pari a 342 beni e circa 600 beni gestiti direttamente dagli enti locali. Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Sono 72 i soggetti gestori che svolgono le loro attività in appartamenti, a volte con box auto o con dei piccoli giardini; sono 35 le esperienze di gestione di terreni a uso agricolo mentre sono 40 esperienze hanno in gestione delle ville fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale o singole palazzine  Sono 87 i soggetti gestori le cui attività che sono direttamente legate a servizi di welfare e politiche sociali  per la comunità; 50 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile e della cultura, 16 legate ad attività agricole e ambientali e 7 in attività sportive.

In occasione dell’anniversario Libera ha elaborato  i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 22 febbraio 2024) dove sono 22.548 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia(+14% rispetto al 2023) mentre sono  in totale 19.871 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sono invece 3.126 le aziende destinate(+77% rispetto al 2023) mentre sono 1.764 quelle ancora in gestione. In Calabria sono 3.137 i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati mentre 1880 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sul lato delle aziende,  sono 227 le aziende confiscate e destinate mentre sono 310 quelle ancora in gestione.

«Oggi, dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109 – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera – con 1065 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, possiamo scrivere con convinzione che il primo obiettivo è stato raggiunto: i beni confiscati, da espressione del potere mafioso, si sono trasformati in beni comuni, strumenti al servizio delle nostre comunità. Più di 500 associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che usano gli spazi confiscati come strumento didattico e che incidono nel tessuto territoriale e costruiscono economia positiva. Un’economia che tutti noi possiamo toccare con mano e che cambia radicalmente le nostre vite.

Poter firmare un contratto di lavoro vero, poter usufruire di servizi di welfare laddove lo Stato sembra non arrivare, poter costruire il proprio futuro nel mondo del lavoro: tutto parla di un Paese che ha reagito alla presenza mafiosa e che con orgoglio si è riappropriato dei suoi spazi.

Dall’altro lato – conclude Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera- raccogliamo segnali preoccupanti del mondo della politica: un attacco costante alle misure di prevenzione, tentativi di privatizzare i beni confiscati e piegarli alla logica dell’economia capitalista, una  gestione delle risorse dedicate ad oggi piuttosto confusionaria. 

Non possiamo accettare che ci siano passi indietro su questo. Le misure di prevenzione si sono dimostrate uno dei più importanti strumenti nella lotta alle mafie e alla corruzione, perché da subito hanno agito sul controllo economico e sociale con il quale i clan soffocano i territori». (rrm)

Libera e Legacoop Calabria insieme per valorizzare i beni confiscati

Rafforzare, in Calabria, la promozione del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa che sarà sottoscritto tra Libera CalabriaLegacoop Calabria il 7 marzo, alle 16.30, alla Cooperativa Terre Ioniche a Isola Capo Rizzuto, che lavora terreni confiscati alla ‘ndrangheta nel crotonese.

Nell’ambito dell’iniziativa, inoltre, verrà presentato il dossier di Libera Raccontiamo il bene, sulle pratiche di riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati con testimonianze dirette di alcune cooperative.

Un racconto collettivo capace di dimostrare, una volta di più, che riutilizzare i beni confiscati per finalità pubbliche e sociali non solo ha un valore etico, culturale, politico e simbolico insostituibile, ma anche un importante valore economico, che si traduce in esperienze di imprenditorialità sociale, in contratti di lavoro, in un grande sistema di welfare, soprattutto in un contesto regionale come il nostro caratterizzato da elevati tassi di disoccupazione in particolar modo tra i giovani.

Il prossimo 7 marzo saranno trascorsi 28 anni dall’approvazione della Legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che ha rappresentato un formidabile strumento di contrasto ai clan e all’economia criminale, consentendo contestualmente di disseminare in tutta Italia esperienze di riscatto e cambiamento. Una legge, fortemente voluta dalla società civile attraverso la raccolta di oltre 1 milione di firme promossa da Libera, che determinò significativi miglioramenti alla legge Rognoni-La Torre la quale prevedeva, oltre l’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, la sola confisca dei beni ai mafiosi.

Il 7 marzo del 1996 venne segnato un passo storico nella lotta alle mafie sia nel metodo, saldando l’aspetto repressivo con quello rigenerativo  e sociale, sia nei risultati, con la restituzione alla collettività di migliaia di beni sottratti dai poteri criminali. Tutto ciò grazie al protagonismo di un popolo variegato fatto di associazioni, cooperative sociali e del mondo del volontariato impegnati nella trasformazione da beni di “cosa nostra” ed esclusivi a beni comuni e condivisi. (rkr)

 

 

LA LETTERA / ArticoloVentuno: «Caro don Ciotti qui le coscienze ancora troppo sopite»

di ARTICOLOVENTUNO – Caro don Luigi Ciotti, grazie ancora una volta per la sua presenza a Cassano assolutamente non scontata, per le sue belle parole che prendono nettamente le distanze da una sottocultura che purtroppo anima una parte del nostro territorio e grazie a Libera per l’impegno che spende quotidianamente con il suo agire per mettere ai margini alcuni fenomeni mafiosi e paramafiosi.

La manifestazione ha rappresentato di sicuro un altro piccolo passo importante per ribadire il No alla criminalità organizzata, alla sua mentalità ed al suo modo di agire. Ma, come lei ci insegna egregiamente con la sua vita, ciò non basta.

È sempre più difficile, in pezzi di terra come il nostro, abbattere i muri dell’omertà, del silenzio e della sopraffazione.

Ritorna di nuovo a Cassano, nella città del piccolo Cocò, ma deve sapere che in questa terra, dalla sua ultima visita, purtroppo poco è cambiato. Le coscienze civili sono ancora molto, troppo assopite.

La manifestazione ha fatto emergere punti che chi ha responsabilità non dovrebbe sottovalutare, non dovrebbe nascondere come polvere sotto il tappeto, ma analizzare con assoluta lucidità.

Le manifestazioni sono l’arrivo di un percorso paziente e virtuoso e non la partenza, sono la sintesi e non la denuncia.

È l’esaltazione di ciò ch’è stato fatto e non il solito atto dovuto per accreditarsi patenti di legalità o di onestà.

Chi rischia la vita davvero ogni giorno, non può essere accomunato agli urlatori che sanno solo esaltare il nulla e lei ha fatto bene a marcarne le distanze, ma chi permette tutto ciò con troppa accondiscendenza, forse ora dovrebbe iniziare a riflettere.

Lei si è soffermato su una serie di concetti pedagogicamente preziosi, come quello del decifit etico, della sacralità delle Istituzioni che troppo spesso – a nostro avviso – è violentata in primis proprio da chi sarebbe deputato a difenderla, dall’assenza della buona politica che lascia spazio per affermarsi della cultura della mafiosità.

Guai a pensare che la mafia sia solo ciò che uccide e che lascia sul campo vittime, che spaccia o chiede il pizzo: c’è anche quella dei colletti bianchi che lei ha richiamato, della corruzione che spessissimo si annida in ogni angolo della società e fra i politicanti, di quei delitti ancor più difficili da scoprire perché appunto apparentemente non lasciano una scia di sangue.

E nella nostra terra, purtroppo, tutto ciò è forte e reprimente perché si serve di tanti fattori, fra i quali soprattutto della complicità e contiguità.

Fiumi di droga scorrono sulle nostre strade, l’illegalità e la mentalità mafiosa si radicano sempre di più e le passerelle ormai per la società civile sono considerate effimere ed alle quali ormai partecipano solo coloro che hanno sposato in pieno la logica di predicare bene e razzolare male.

Le prevaricazioni, la sopraffazione del prossimo, l’incutere paura, l’abuso ingiustificato del potere per piegare e mettere in ginocchio il dissenso, nel silenzio dei più, è ormai consuetudine.

Sempre più giovani da Cassano scappano perché non vedono opportunità e le poche che ci sono restano appannaggio di pochi privilegiati.

Diamo il proprio nome alle situazioni: si veda per esempio quello che è successo con i concorsi indetti negli ultimi anni.

Oppure quanto successo con lo scioglimento del consiglio comunale che, a distanza di anni, non ha suscitato alcuna vera discussione e la città non ha maturato un suo pensiero.

O come le recenti indagini degli inquirenti che hanno interessato larghe sacche della società ed anche uomini con cariche istituzionali e, ancora una volta, tranne qualche comunicato in legalese, nemmeno una parola sull’argomento.

Anche questo contribuisce ad aggravare il quadro della città e continuando a girarci dall’altra parte, rappresentando ai media una realtà falsata, di sicuro non facciamo il bene delle nostre comunità.
La gente ha bisogno di riscattarsi con le buone prassi e non con i comizi.

Molto bello il verbo educare che lei ha richiamato. Onestà e legalità sono valori nobili e senza tempo che oggi più che mai non serve gridare dai pulpiti, ma invece ognuno per la propria competenza praticare nel suo micro o macromondo quotidiano.

Caro don Luigi, affinché possa esserci davvero una nuova primavera per Cassano, dia dei compiti ai signori che rappresentano le Istituzioni, le agenzie educative, le associazioni sindacali che erano presenti in prima fila con le fasce e le bandiere a spellarsi le mani, e torni tra due anni ancora a verificare se quegli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.

Il miglior antidoto per estirpare quella cultura mafiosa dal tessuto sociale resta l’esempio quotidiano di ognuno di noi, altrimenti c’è il rischio di non dare seguito, con i fatti, alle belle giornate come quelle dell’altro giorno e che tutto si esaurisca con lo spegnersi dei riflettori.

Solo così possiamo veramente avviare un percorso verso la normalità ed essere veramente Liberi. (av)

Sabato a Cassano passeggiata della legalità organizzata da Libera

Sabato 17 febbraio alle ore 10.00 presso lo slargo dell’ex caserma dei carabinieri a Cassano si terrà una passeggiata della legalità, organizzata da Libera Calabria, che terminerà in piazza Matteotti.

Il tema dell’evento è “Ora basta! Non vogliamo morire di ‘ndrangheta” e vedrà la partecipazione di don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele che chiuderà gli interventi della giornata.

La passeggiata è «Un modo per rompere il muro del silenzio che per troppo tempo ha sovrastato, spegnendo la fiamma dell’indignazione rispetto al susseguirsi di fatti di violenza che si sono verificati in tutta l’area della Sibaritide», è scritto in una nota firmata da Libera.

«Un’escalation criminale – continua la nota – che non ha risparmiato niente e nessuno e non ha conosciuto sosta: incendi, intimidazioni di ogni tipo e omicidi. Una lunga scia di sangue che ha lasciato a terra anche donne e bambini, contro ogni “codice d’onore”, vittime innocenti, come il piccolo Cocò Campolongo. Una storia atroce e dolorosa, quella di Cocò, che ci racconta della crudeltà e della violenza inaudita della criminalità organizzata. A distanza di dieci anni da quel brutale omicidio vogliamo amplificare il monito di Papa Francesco contro gli adoratori del male, i mafiosi, che non sono in comunione con Dio e quindi sono scomunicati».

Conclude Libera: «Corriamo il rischio che quel silenzio assordante possa trasformarsi in paura, o ancora peggio in rassegnazione. Un pericolo da evitare in tutti i modi, per questo è arrivato il momento di dire basta: perché non vogliamo morire di ‘ndrangheta. Un appello, dunque, a ritrovarci tutte e tutti per mostrare il volto di una comunità che, piena di speranza, ha voglia di rialzarsi». (rcs)

Cgil Calabria: Rompere il silenzio per liberare la Calabria

Le Segreterie di Cgil Calabria e Cgil Pollino Sibaritide Tirreno hanno annunciato la propria partecipazione alla passeggiata della legalità di Libera, in programma per il 17 febbraio a Cassano allo Ionio.

«Condividiamo pienamente la necessità – si legge in una nota – che alle parole e alla retorica si unisca un gesto concreto di attivismo e partecipazione che dia il senso di una comunità e di una società che non è rassegnata, ma crede che passo dopo passo molto si possa fare, a partire proprio dal rompere il silenzio, dall’esprimere la propria indignazione e rabbia».

«Cassano è strategica in questo senso. Negli ultimi anni sono stati oltre dieci gli omicidi e si è perso il conto delle minacce non solo per chiedere il pizzo, ma anche per intimorire professionisti, giornalisti e operatori della comunicazione. Sempre a Cassano l’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, ucciso e dato alle fiamme, una barbarie impossibile da dimenticare e che indusse anche il Papa durante la sua visita a scomunicare i mafiosi».

«Proprio a dieci anni di distanza da quell’efferato atto di violenza – conclude la nota – scegliamo di scendere in strada con Libera e don Ciotti nella “passeggiata della legalità” per mostrare il volto pulito della città e della Calabria, il non voler sottostare a nessuna forma di sopraffazione e paura. Cassano e la Calabria devono essere libere!». (rcs)