L’allarme di Libera: In Calabria su 2431 beni confiscati solo 377 sono utilizzati

«Attualmente, in Calabria sono 128 gli enti locali che hanno acquisito al patrimonio complessivamente 2431 beni immobili confiscati. Di questi, solo 337 risultano utilizzati». È l’allarme lanciato dal Coordinamento di Libera, che invita le regioni del Mezzogiorno a usufruire del bando a valere sui fondi del Pnrr sui beni confiscati alle mafie.

Per l’Associazione si tratta di «un’occasione di grande importanza che non può essere in alcun modo disattesa», i cui termini di partecipazione sono stati prorogati fino al 28 febbraio 2022, che mette a disposizione 300 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, all’interno della Missione 5 Componente 3, dedicata a interventi speciali per la coesione territoriale. Di questa cifra, 250 milioni di euro sono riservati ai progetti selezionati attraverso una procedura selettiva, mentre ulteriori 50 milioni di euro serviranno a individuare altri progetti, di particolare valore economico e/o simbolico per il territorio. La nuova scadenza riguarda entrambe le candidature.

«La valorizzazione dei beni confiscati – ha ribadito Libera – è una forte azione concreta nella lotta contro le mafie, ma soprattutto è uno strumento per la progettazione di percorsi di legalità, giustizia sociale e può diventare anche occasione per creare posti di lavoro. Per tale motivo Libera Calabria fa appello alle Amministrazioni locali affinché questa opportunità davvero unica non rimanga inevasa».

«Come sempre – conclude la nota – mettiamo a disposizione la nostra esperienza nel settore, per consentire un sano e proficuo confronto con soggetti che gestiscono già dei beni confiscati e con altre realtà sociali presenti nei territori interessati, onde poter veicolare e condividere idee e proposte progettuali». (rrm)

LAMEZIA – L’8 luglio la presentazione dell’evento “Patto di Limbadi”

Giovedì 8 luglio, a Lamezia Terme, alle 16.45, nella sede dello SpiCgil, è in programma la presentazione dell’evento Patto di Limbadi, in programma il 13 luglio a Limbadi.

Intervengono alla conferenza Michele AlbaneseNicola Fioritadon Marcello CozziConni AietaDon Emilio Stamile.

L’evento è stato organizzato da Università della Ricerca, della Memoria e dell’Impegno “Rossella Casini”, dall’Associazione San Benedetto AbateLibera, e prevede la partecipazione di una rappresentanza di sindaci calabresi per la firma del patto, che vuole essere un simbolo ci riferimento al Comune di Limbadi dove, su alcuni beni confiscati al clan Mancuso, è una per iniziativa dell’Associazione San Benedetto Abate, UniRiMi.

Il documento, inoltre, vuole offrire un’opportunità di riflessione e di impregno concreto per un effettivo aiuto alle imprese, che hanno deciso di denunciare il triste fenomeno del racket e dell’usura che, stante anche al pericolo di pandemia, sono in continua e preoccupante crescita.

All’evento del 13 luglio, saranno presenti, oltre al Comitato Scientifico di UniRiMi, il ministro per il Sud, Mara Carfagna, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti e una rappresentanza di imprenditori calabresi. (rcz)

Diritti negati ai minori con disabilità, le Associazioni dei familiari scrivono alle Istituzioni

Le più importanti Associazioni di familiari di persone con disabilità, che hanno costituito il Comitato Tutela dei diritti alla salute ed alla riabilitazione nell’età evolutiva, e sostenuti dal Centro Comunitario Agape e da Libera, hanno inviato una lettera aperta alla sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, al commissario ad acta Guido Longo, al dirigente del Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie dott. Giacomo Brancati, al Commissario Asp di Reggio Calabria, dott. Gianluigi Scaffidi, che è anche «un grido di aiuto ed una richiesta di avvio di un dialogo».

Nella lettera, si chiede «un primo incontro con il comitato. L’incontro sarà occasione per presentare le diverse proposte da inserire in agenda e che si auspica le autorità sanitarie regionali e locali vorranno prevedere per dare risposte a queste attese. È doveroso ribadire che, la sottosegretaria di Stato dott.ssa Dalila Nesci, ha già dato disponibilità ad incontrare le associazioni dei familiari che vivono in prima persona questa negazione dei diritti fondamentali quali il diritto alla salute e alla cura».

«I soggetti firmatari di questa lettera – si legge – aperta hanno preparato un dossier dal quale emerge un quadro drammatico di vere e proprie politiche di abbandono, oseremmo dire una vera e propria omissione di soccorso agite da parte del sistema sanitario regionale e locale verso queste categorie fragili. Tra questi, è doveroso segnalare che, circa mille i minori di competenza dell’Asp di Reggio Calabria, pur essendo stati da quest’ultima autorizzati, non possono iniziare i trattamenti ambulatoriali o diurni per mancanza di copertura finanziaria e di parametri nazionale di fabbisogno non più rispondenti alle attuali esigenze».

«I lunghi tempi di attesa – ha scritto il Comitato – non si possono più tollerare, soprattutto, per neonati e bambini che hanno estremo bisogno di avere diagnosi precoci e interventi tempestivi che possono risultare decisivi nella evoluzione delle patologie stesse. Esempio tra tutti è la problematica legata l’autismo che ha visto più volte scendere in piazza e protestare le mamme dei bambini interessati le quali vedono l’Asp inadempiente nella programmazione di servizi mirati che potrebbero essere svolti all’interno di strutture accreditate». 

«Sulla materia – hanno scritto ancora – insistono già molteplici provvedimenti giudiziali che sanzionano l’Asp quando non è in grado di garantire le prestazioni sanitarie previste. Diverse associazioni di familiari di minori e giovani con disabilità, con il sostegno del centro comunitario Agape e dell’associazione Libera, hanno deciso di costituirsi in un comitato che avvierà nei prossimi mesi una campagna nazionale di sensibilizzazione e di denuncia, rivolta a tutte le forze politiche e sociali, valutando anche l’adozione di strumenti di tutela legale, sia in sede di giustizia amministrativa che in quella penale». (rrc)

 

Appello del Centro Agape alla sottosegretaria Nesci per bambini con disabilità

Un appello per i bambini con disabilità è stato rivolto dal Centro Comunitario Agape alla sottosegretaria Dalila Nesci in occasione di un incontro che ha visto la partecipazione anche dell’associazione Libera.

La pandemia ha aggravato la condizione dei bambini con disabilità e dei soggetti fragili: hanno riferito i responsabili del Centro Agape alla Nesci. Una mamma con in braccio il figlio di pochi mesi che chiede al responsabile del centro di riabilitazione l’avvio dei trattamenti riabilitativi e riceve come risposta che dovrà attendere due o tre anni. Questa immagine descrive efficacemente più di ogni discorso la situazione della negazione di diritti fondamentali alla salute.

Nel dossier preparato dagli esperti delle due associazioni esce fuori un quadro drammatico di vere e proprie politiche di abbandono agite da parte del sistema sanitario regionale e locale verso queste categorie fragili, una vera e propria omissione di soccorso. Tra questi i circa mille i minori di competenza dell’ASP di Reggio Calabria che pur essendo autorizzati dall’Asp non possono iniziare i trattamenti ambulatoriali o diurni per mancanza di copertura finanziaria e di parametri di fabbisogno errati fatti a livello nazionale come ha ricordato il presidente della Piccola Opera Papa Giovanni Piero Siclari. Tempi che non si possono tollerare soprattutto per neonati e bambini che hanno estremo bisogno di avere diagnosi precoci e interventi tempestivi che possono risultare decisivi nella evoluzione delle patologie. Come l’autismo che ha visto più volte scendere in piazza e protestare le mamme dei bambini interessati che vedono l’ASP inadempiente nella programmazione di servizi mirati che la rete territoriale della quale si parla da anni dovrebbe garantire.

Sulla materia insistono già molteplici provvedimenti giudiziali che sanzionano l’Ente pubblico quando non è in grado di garantire le prestazioni sanitarie previste, anche se quello che chiedono le famiglie sono innanzitutto i servizi piuttosto che il rimborso delle spese sostenute quando sono costrette a rivolgersi ai privati. I partecipanti all’incontro hanno anche evidenziato analoghe criticità per i soggetti con patologie psichiatriche per i quali non vi sono certezze di continuità delle prestazioni per i soggetti presi in carico dalle strutture residenziali e soprattutto è stato stigmatizzato il blocco dei ricoveri che permane da cinque anni e che provoca angoscia e disperazione nelle famiglie interessate. Lo stesso vale per gli anziani non autosufficienti per i quali non vi è la copertura delle cure domiciliari previste dal servizio sanitario nazionale, per i servizi che si occupano di dipendenze, per i consultori di fatto smantellati. Il tutto nell’attesa della approvazione del progetto della rete territoriale dei servizi che da anni è ferma alla regione anche per la carenza di personale qualificato all’interno del dipartimento della salute.

Diritti negati che hanno spinto il centro comunitario Agape, attraverso il referente Nuccio Vadalà genitore adottivo di due ragazze con disabilità, a annunciare che nei prossimi mesi sarà avviata, in collaborazione con le associazioni di familiari interessate, una campagna nazionale di sensibilizzazione e di denuncia, rivolta a tutte le forze politiche, valutando anche l’adozione di strumenti di tutela legale, sia in sede di giustizia amministrativa che in quella penale. La responsabilità di questo sfascio che perdura da anni, è stato evidenziato  dai partecipanti all’incontro,  è di chi ha governato la sanità in Calabria e che è giunto il momento di una svolta radicale  chiudendo intanto la stagione dei commissari che si sono alternati, quasi sempre privi di competenze nel settore che hanno fallito clamorosamente in molti casi peggiorando ulteriormente la situazione, negandosi al confronto con le forze sociali Negli interventi di  Mario Nasone, Giuseppe Carrozza, Pasquale Neri, Cristina Ciccone è arrivato anche l’auspicio di potere avviare un dialogo e una collaborazione su questi temi  con il commissario dell’Asp Gianluigi Scaffidi al quale si chiede  il riconoscimento della funzione del privato sociale che persegue interessi generali e non di lucro e che ha negli anni dovuto accollarsi la gestione di servizi che il sistema sanitario non era in grado di garantire.

Giuseppe Marino di Libera ha sollevato inoltre i ritardi della regione sulla attuazione della legge 328, la mancata integrazione tra sociale e sanitario ed il grave problema delle infiltrazioni della ndrangheta nella sanità Giulia Melissari del gruppo giovani dell’agape ha sollevato la questione giovanile che vede ancora il distacco da parte della politica verso i bisogni delle nuove generazioni e ha preannunciato la presentazione di una ricerca svolta in dodici scuole della regione  in collaborazione con l’Unical, i cui risultati saranno presentati nel mese di settembre.

La sottosegretaria al Sud e alla Coesione territoriale Dalila Nesci ha espresso apprezzamento per la documentazione e le proposte puntuali che gli sono state presentate, ha condiviso la necessità di dare una svolta alle politiche sanitarie e sociali nella regione e anche per questi motivi sta conducendo una campagna di ascolto nei territori con le istituzioni locali e con le associazioni. Si è fatta carico di attivare nel suo ruolo di rappresentante del governo alcuni interventi richiesti sia sul piano nazionale che su quello locale. Ha dato inoltre disponibilità ad incontrare le associazioni dei familiari che vivono sulla propria pelle questa negazione dei diritti ed a impegnarsi per dare delle prime risposte. (rrc)

Don Ennio Stamile (Libera): Serve un vero piano di rientro nella legalità per le Asp calabresi

Don Ennio Stamile, referente regionale di Libera, ha sottolineato che «serve un vero e proprio piano di rientro nella legalità, che potrebbe interessare tutte le Asp della Calabria».

«L’introduzione di piani di rientro nella legalità – ha spiegato – potrebbe contribuire a individuare specifici strumenti di affiancamento, formazione e sostegno di tutti i settori della sanità, di definire obiettivi di analisi e gestione dei fattori di rischio di corruzione, favorire il confronto e il trasferimento delle esperienze, l’accesso civico dei cittadini e delle organizzazione per avere trasparenza nelle scelte, negli appalti, nelle forniture,  nella consapevolezza che il recupero di adeguati livelli di integrità migliori le condizioni di lavoro degli operatori, consenta risparmi di risorse e contribuisca a qualificare l’assistenza erogata».

«Su questi temi – ha detto ancora – l’Associazione Libera ha deciso di promuovere, anche in Calabria, la campagna nazionale Illuminiamo la salute. L’obiettivo è quello di attivare iniziative formative, di monitoraggio, di valutazione, di ricerca e cambiamento per sostenere un sistema sanitario pubblico e sociale integro, efficiente, al servizio di tutti i cittadini, che vada oltre la sola applicazione burocratica della legge 190/2012 per la prevenzione della individuando un obiettivo prioritario:l’attivazione di un protocollo unico regionale sul tema della corruzione e delle infiltrazioni della ‘ndrangheta da proporre alla struttura commissariale in atto guidata dal prefetto Guido Longo, e da fare adottare a tutte le Aziende sanitarie ed ospedaliere».

«Una attività da realizzare – ha spiegato ancora il referente regionale di Libera – coinvolgendo tutta la una rete di operatori impegnati  a diversi livelli nella sanità calabrese, chiedendo collaborazione alle facoltà di Medicina  e delle varie professioni sanitarie, alla rete Comunità Competente, ai sindacati, agli Ordini professionali, alle associazione di utenti, ecc. Prevedendo anche l’apporto di esperti sui temi degli appalti, della programmazione e gestione finanziaria del sistema sanitario».

«È veramente giunto il momento  di assumersi,  come società civile calabrese, la responsabilità della gestione del bene comune della salute e ci controllare e  collaborare con le aziende sanitarie affinché riprendano il loro ruolo, e non rispondano agli interessi della cattiva politica, della massoneria deviate e della ‘ndrangheta. Su questa battaglia di civiltà Libera intende fare la sua parte».

«L’associazione Libera – ha detto Stamile – esprime apprezzamento per l’operazione della Procura di Reggio Calabria che, con gli arresti di diversi funzionari dell’Asp di Reggio Calabria, non a torto definita la più disastrata d’Italia e da commissariata per infiltrazioni mafiose, ha avviato un intervento di bonifica che va continuato perché colpisce i rapporti di collusione e gli   interessi criminosi di chi ha lucrato sulla sanità a spese dei cittadini».

«Nel mentre – ha aggiunto – Libera auspica che l’attività dell’Asp 5 non si blocchi e che il nuovo commissario Pierluigi Scaffidi possa garantire attuazione piano di vaccinazione e erogazione dei servizi, in particolare quelli di prossimità per persone anziani e fragili, la vicenda non può chiudersi solo sul versante giudiziario perché ripropone il tema di come bisogna attrezzarsi per prevenire per il futuro analoghi  scenari. Soprattutto in un momento storico come questo di pandemia, non possiamo come comunità permettere il perdurare di fenomeni che concorrono a negare il diritto alla salute dei cittadini».

«La commissione parlamentare antimafia – ha proseguito – occupandosi della questione, ha evidenziato come dopo lo scioglimento delle aziende sanitarie, le commissioni incaricate di eliminare i condizionamenti mafiosi non sono riuscite a incidere su questo versante, anche perché hanno  registrato condizioni operative di grande ostacolo per la loro azione. Come ad esempio, i tentativi di delegittimazione, i contrasti e gli ostacoli frapposti all’azione delle varie  commissioni straordinarie che si sono alternate all’Asp 5 di Reggio Calabria che, comunque, hanno svolto in modo burocratico il loro ruolo senza aprirsi e dialogare con le forze sane della comunità». (rrc)

BENI CONFISCATI, SCARSA LA TRASPARENZA
IN CALABRIA 2884 IMMOBILI, MA POCHI DATI

Beni confiscati alla ‘ndrangheta e al malaffare: ci sono, solo in Calabria, 2884 immobili da destinare a utilizzi sociali, ma la loro assegnazione è ritardata dalla mancanza di informazioni adeguate per l’inadempienza di gran parte dei Comuni interessati. Lo rivela RimanDati, il primo report nazionale di Libera sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. In Calabria – secondo i dati di Libera – di 139 Comuni, 88 non pubblicano l’elenco e informazioni sul loro sito internet, e cioè il 63%.

«Il Report di Libera (il monitoraggio ha avuto inizio nel mese di maggio 2020 e si è chiuso il 31 ottobre 2020) – si legge sul sito – vuole accendere una luce sulla carente trasparenza e mancata pubblicazione dei dati dei comuni italiani in merito ai dati sui beni confiscati che insistono nei loro territori perché sono proprio i comuni ad avere la più diffusa responsabilità di promuovere il riutilizzo dei patrimoni. La base di partenza del lavoro di monitoraggio coincide con il totale dei comuni italiani al cui patrimonio indisponibile sono stati “destinati”i beni immobili confiscati alle mafie per finalità istituzionali o per scopi sociali. Il primo dato ricavato dal lavoro di monitoraggio è quello più immediato, e risponde alla semplice domanda: quanti comuni italiani destinatari di beni immobili confiscati pubblicano l’elenco sul loro sito internet, così come previsto dalla legge?».

E in Calabria, se 88 Comuni sono inadempienti, 51 (49,4%), invece, pubblicano l’elenco, e Reggio Calabria, nel focus dedicato ad alcuni capoluoghi, ottiene un buon punteggio: 65,22%.

«Il caso del Comune di Reggio Calabria – si legge nel report – è molto interessante. L’Ente, infatti, si è dotato di un portale dedicato specificamente ai beni comuni e confiscati, dove è presente l’elenco – navigabile anche attraverso alcuni filtri – di tutti gli immobili confiscati e trasferiti al patrimonio comunale. Non è però possibile in alcun modo scaricarlo e dunque è da intendersi in formato chiuso».

«Nella tabella generale – prosegue il report – sono presenti molte informazioni di dettaglio su dati catastali, ubicazione, tipologia, decreti di destinazione, oltre ad alcune notizie sulla destinazione e la consegna. Cliccando sui singoli beni, si accede inoltre a singole pagine dedicate nelle quali sono specificate altre e più dettagliate informazioni (come, ad esempio, quelle sullo stato attuale dell’utilizzazione) e, in alcuni casi, anche con planimetrie e foto». Non è, però, possibile in alcun modo scaricare i dati.

«In linea generale – conclude il Report – il portale costituisce davvero uno strumento prezioso di informazione, che andrebbe però implementato con la possibilità di scaricare i dati in formato aperto. Nei casi di beni assegnati ad associazioni, inoltre, non è possibile individuare la ragione sociale del soggetto assegnatario. Nel 2012, l’Ente si è dotato di un Regolamento per la concessione in uso dei beni immobili confiscati alla ‘ndrangheta».

Il report – ha commentato Davide Pati, vicepresidente nazionale di Libera – analizza l’operato dei comuni e ad essi si rivolge: sono loro gli enti più prossimi al territorio e il primo fronte per l’esercizio della cittadinanza; potenziare le loro effettive capacità di restituzione alla collettività del patrimonio sottratto alla criminalità non va inteso solo come l’adempimento di un onere amministrativo, ma come un’opportunità di “buon governo” del territorio. Quando riconsegnati alle autonomie locali, i beni confiscati alle mafie rappresentano una questione eminentemente politica e per deciderne efficacemente il destino occorre favorire forme innovative di organizzazione sociale, economica e istituzionale ispirate ai principi della pubblica utilità e del bene comune. Se questo è vero, ne discende che la conoscibilità e la piena fruibilità dei dati, delle notizie e delle informazioni sui patrimoni confiscati non possono che essere a loro volta considerati elementi di primaria importanza».

«Ecco – ha concluso Davide Pati – perché insistiamo nel ritenere che la trasparenza, anche in questo ambito, debba e possa essere considerata anch’essa un bene comune, in ciò confortati dalle previsioni normative del Codice Antimafia, che impongono agli Enti Locali di mettere a disposizione di tutte e di tutti i dati sui beni confiscati trasferiti al loro patrimonio, pubblicandoli in un apposito e specifico elenco. Una previsione ulteriormente rafforzata dalla legge di riforma del Codice, che, nel 2017, ha introdotto la responsabilità dirigenziale in capo ai comuni inadempienti. RimanDati I è un forte richiamo alla necessità di dare priorità all’azione culturale della trasparenza: chiediamo, infatti, che i beni confiscati diventino sempre di più strumenti di partecipazione democratica e di coesione territoriale. Le esperienze di informazione, formazione ed accompagnamento territoriale hanno reso evidente l’importanza di attivare percorsi di progettazione partecipata e di monitoraggio civico, attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle realtà sociali».

«Quando parliamo di trasparenza delle informazioni sui beni confiscati da parte degli Enti Locali – sono le conclusioni di Libera – dobbiamo necessariamente prendere atto di come ci sia ancora tanto lavoro da fare per raggiungere un quadro almeno di sufficienza e avere a disposizione dati soddisfacenti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo Ecco perché abbiamo detto “rimanDati”. L’esito di questo “esame” cui abbiamo sottoposto i comuni ci impone di fare come per gli studenti e le studentesse che non riescono a superare a pieni voti l’anno scolastico e che, per questo, vengono “rimandati a settembre”». (rrm)

SAN LORENZO (RC) – In memoria del Brigadiere Marino e delle vittime della ‘ndrangheta

Questo pomeriggio, a San Lorenzo, si vuole ricordare il Brigadiere Antonino Marino, ucciso barbaramente 29 anni fa con l’evento In ricordo del brigadiere Marino e di tutte le vittime della ‘ndrangheta.

L’evento è stato organizzato da Libera – Sezione Reggio Calabria in collaborazione con AnciAnci Giovane, il Comune di San Lorenzo e il Consiglio Regionale.

L’evento comincerà, alle 16.15, con la deposizione di una corona di fiori sul prolungamento di Piazza dei Martiri. A seguire, nella sala del Consiglio Comunale, una riflessione sull’importanza di tenere viva la memoria delle vittime innocenti di ‘ndrangheta.

Dopo i saluti di Bernardo Russo, sindaco di San Lorenzo, intervengono Nicola Irto, presidente Consiglio Regionale della Calabria, Franco Arcidiaco, referente per la Città Metropolitana, Santo Monorchio, presidente dei Sindaci Area Grecanica, Miriam Noemi Idone, coordinatrice Provinciale Anci Giovane, Carmela Battaglia, vicesindaco del Comune di San Lorenzo, Stefania Gurnari, Libera Presidio Nino Marino, Martina Marino, nipote del Brigadiere Marino, e AnnaAntonio Fava, genitori di Celestino Fava, assassinato il 29 novembre del 1996.

Conclude Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria. Modera Mimmo Nasone, Libera area Nazionale Giustizia. (rrc)

Crotone aderisce all’iniziativa di Libera, dal titolo “Orizzonti di giustizia sociale”

«Anche la Comunità di Crotone non intende dimenticare le troppe vittime delle mafie che, purtroppo, anche il territorio crotonese piange ed in particolare rinnovare la vicinanza ai familiari delle vittime innocenti della criminalità» si legge in una nota del Comune di Crotone, che annuncia la sua partecipazione alla 24esima Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.

L’iniziativa, promossa ed organizzata da Libera, porta il titolo di Orizzonti di giustizia sociale – Passaggio a Nordest, e si svolgerà a Catanzaro. Un evento, che si svolge proprio nel primo giorno di primavera, simbolo di rinascita,  dove la rete di Libera, gli enti locali, le realtà del terzo settore, le scuole e tanti cittadini, assieme alle centinaia di familiari delle vittime, si ritroveranno per ricordare nome per nome tutti gli innocenti morti per mano delle mafie, creando in tutto il paese un ideale filo di memoria.

Il Comune di Crotone, infatti, sarà presente con il Gonfalone e con una sua delegazione, che si unirà ai cittadini che parteciperanno grazie all’organizzazione curata dal Comitato Provinciale di Libera Crotone. (rkr)

 

VIBO – Storie di madri contro la ‘ndrangheta

Questo pomeriggio, a Vibo Valentia, alle 16.30, presso la sala convegni del Centro Servizi per il Volontariato, l’incontro L’amore oltre l’oblio – Storie di madri contro la ‘ndrangheta.

L’evento è stato organizzato da Libera in collaborazione con il Csv di Vibo Valentia, e rientra nei Cento passi verso il 21 marzo, una serie di incontri nelle scuole, negli oratori e nelle piazze che ha l’obiettivo di «sensibilizzare e preparci alla Giornata, divenuta, ormai, nazionale, della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie».

Intervengono Antonello Murone, presidente facente funzioni del Csv di Vibo Valentia, Matteo Luzza, referente regionale del settore “Memoria per Libera Calabria, e Giuseppe Borrello, referente provinciale Libera Vibo Valentia.

L’evento, un “viaggio” attraverso l’amore delle madri che, dal dolore, sono ripartite nel nome della verità e della giustizia, sarà arricchito dalle testimonianze dei familiari delle vittime innocenti.

«Storie – si legge in una nota di Libera – di chi si è visto portare via ogni cosa, storie di lutto e di occhi stanchi dal pianto, ma anche storie di bellezza e di coraggio». (rvv)