L’OPINIONE / Antonino Mungo: Aggressioni nella Sibaritide un pericolo per convivenza civile

di ANTONINO MUNGO – Si rimane increduli, disorientati davanti all’ennesimo attacco al tessuto imprenditoriale della Sibaritide.

Sì, quanto è successo, domenica sera, non è un attacco alla famiglia Martucci, che, tra l’altro, nella giornata di ieri piangeva la dipartita del proprio congiunto, il compianto Matteo, imprenditore capace e pasticciere raffinato; non si tratta nemmeno di un attacco alla singola attività imprenditoriale, ma è un vero e proprio assedio al tessuto imprenditoriale della Sibaritide e alla economia di un paese. È un attacco alla città. È un attacco allo Stato.

Cassano, è una bella città; è un territorio di straordinaria bellezza, in cui operano tantissimi cittadini laboriosi ed onesti, è una comunità lontana anni luce dal malaffare e dagli atteggiamenti mafiosi o comunque ossequiosi verso la criminalità organizzata.

Questi ultimi eventi rappresentano un fenomeno che ha assunto connotazioni e dimensioni talmente gravi e inaccettabili da costituire un incombente pericolo ed una reale minaccia per la convivenza civile e democratica della nostra comunità e sul quale confidiamo in una unitaria e pronta risposta di tutte le forze sociali e politiche, a conferma, ancora una volta, della robustezza dei valori della nostra democrazia.

Occorre, in questo momento, un grande senso di responsabilità da parte di tutti, è importante che solidarietà e indignazione siano condivisi dall’intera comunità affinché nessuno mai debba sentirsi solo e per trasmettere alla società e alle giovani generazioni, i valori ideali e morali della libertà, della democrazia e soprattutto della legalità come strumento di partecipazione e di riscatto sociale per la nostra comunità e la nostra Cassano.

Nell’attesa che si accertino le cause dell’incendio, siamo convinti che la Prefettura e le forze dell’ordine, sapranno, come sempre, garantire il controllo del territorio, la tutela di tutti i cittadini e assicurare alla giustizia i responsabili del vile atto criminoso.

Il Segretario e tutti gli iscritti del PD del circolo cittadino Cassanese esprimono la più totale vicinanza e solidarietà alla famiglia Martucci, le rinnovano alla famiglia Bloise e a tutti gli imprenditori di Marina di Sibari. (am)

[Antonino Mungo è segretario PD del Circolo Cittadino di Cassano allo Ionio]

L’OPINIONE / Nicola Irto: Il Ponte non è affatto una priorità ed è funzionale agli interessi politici

di NICOLA IRTO – Insieme al partito della Sicilia, come Pd della Calabria abbiamo prodotto argomentate osservazioni sul ponte di Messina nell’ambito della relativa Conferenza dei servizi, sottolineando la mancata effettuazione della Vas, le pesanti criticità della Via, le palesi carenze di progetto, di procedura e analisi di impatto, oltre che i problemi di sismicità, ventosità, tutela ambientale e del paesaggio, di salvaguardia della salute pubblica, di sostenibilità dei cantieri e di consumo delle acque.

Il ponte sullo Stretto non è affatto una priorità, non serve al Sud ed è funzionale agli interessi politici e alla propaganda di Matteo Salvini e dell’intera Lega. La Calabria e la Sicilia hanno invece bisogno di grandi investimenti per superare il loro isolamento dal resto dell’Italia e i pesanti limiti di viabilità e mobilità interna. Inoltre, urgono ingenti risorse per migliorare la sicurezza stradale nelle due regioni, già penalizzate dallo scippo di quote del Fondo per lo sviluppo e la coesione, dolosamente dirottate sul ponte sullo Stretto.

Il governo Meloni e la sua maggioranza non sentono il dovere di colmare i divari territoriali, altrimenti non insisterebbero sulla follia imperdonabile dell’autonomia differenziata, nascosta dalla ricorrente bugia sull’utilità del ponte di Messina. (ni)

[Nicola Irto è senatore del Pd e segretario del Pd calabrese]

L’OPINIONE / Tania Bruzzese: La mortificazione dei diritti è la missione del Governo

di TANIA BRUZZESELa mortificazione dei diritti è la missione del governo: una destra che a colpi di emendamenti, decreti legislativi, manganellate e ispezioni punitive ha accerchiato la democrazia e attaccato la  Costituzione per impedire ogni libertà di scelta. 

Mentre qualche settimana fa la Francia inseriva l’aborto nella Costituzione e pochi giorni fa il Parlamento Europeo votava una risoluzione chiedendo di inserire all’art. 3 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue l’aborto sicuro e legale, il governo Meloni organizzava un silenzioso assalto  all’autodeterminazione delle donne, attraverso l’emendamento al Pnrr, con tanto di questione la  fiducia, che garantirebbe la presenza constante delle associazioni pro-life “qualificate” nei  consultori ai fini persuasivi e morali a sostegno della maternità, finanziandole attivamente con i  fondi del Pnrr, sottraendo peraltro ulteriori risorse alla sanità pubblica.  

La questione va vista in maniera dualistica perché di fatto i consultori forniscono già assistenza alle  donne che valutano l’aborto e che poi scelgono di portare avanti la gravidanza attraverso psicologi e assistenti sociali, mettendo questi ultimi in contatto le donne con associazioni che forniscono beni  di prima necessità e che l’obiezione di coscienza è già garantita dalla legge, tanto è che in alcune  regioni vi è la difficoltà a reperire medici non obiettori di coscienza: allora per caso la necessità di questo emendamento è forse finanziare realtà vicine al governo che abbiano nella loro mission  l’obiettivo di limitare i diritti delle donne, causando ulteriore dolore ed umiliazione alle donne che  praticano una scelta difficile come l’aborto? 

Obbligare una donna ad ascoltare il battito cardiaco del feto o inviare un moralizzatore che  stigmatizzi i sensi di colpa è la strada di un governo debole, incapace di garantire i diritti nella piena  autonomia e nel rispetto dei propri cittadini: questa si traduce come l’ennesima offesa ai diritti delle  donne ed è necessario ribadire forte e chiaro un concetto fondamentale inerente la persona come  quello della differenziazione di declinazione fra maschile e femminile. La gravidanza riguarda la  donna, nella sua totale interezza ed ha un impatto psico-fisico che non può essere inquadrato nella  definizione di integrità della persona. Nessun emendamento può regolare e regolamentare il  controllo delle donne circa il proprio corpo, l‘aborto è sempre una decisione sofferta che mette di per sé la donna in una condizione di fragilità psicologica e che lascia inevitabilmente strascichi.  

Un governo che di fatto ha paura del popolo e che quindi lo colpisce minandone le possibilità di  scelta, restringendo giorno dopo giorno la possibilità di autodeterminazione in quadro di legalità  attraverso provvedimenti – figli di una cultura del rifiuto del riconoscimento dell’identità femminile,  della giustizia sociale e dell’equità – che limitino sempre più le condizioni di soggettività libere e  autonome. Allora risulta quanto mai attuale quanto detto nel 1981 dal palco di Firenze alla  manifestazione in favore della 194 da Enrico Berlinguer: «Minacce di involuzione derivano  dall’andamento complessivo della società […] indebolendo lo spirito di solidarietà e lotta per la  giustizia sociale. Questi fenomeni spingono la società ad un imbarbarimento, da cui non ci si salva  chiudendo gli occhi […]». 

La libertà delle donne fa paura ad un mondo reazionario e suprematista, un mondo soggiogato dalle biopolitiche fino alle complesse dinamiche della globalizzazione, inclusa le guerre: dobbiamo  lottare, serve una grande mobilitazione per l’inviolabilità della libertà degli individui. Le scelte del  governo ci chiamano ad una lotta continua, senza che si arretri mai di un passo, per difendere giorno  per giorno i diritti delle donne, dei più deboli, perché è quanto mai evidente che in questa società  dare per acquisiti definitivamente dei diritti civili sia sbagliato. 

La battaglia sul diritto all’aborto sia la battaglia di tutti, e assuma il valore di difesa di un patrimonio  culturale.  

Lavoriamo allora , ad una mobilitazione costante, unitaria e generale. (tb)

[Tania Bruzzese è presidente Associazione Metropolitana PD RC]

L’OPINIONE / Giuseppe Rizzo e Natale Spadaro: C’era una volta il Porto di Gioia Tauro

di GIUSEPPE RIZZO E NATALE SPADARO – Dal ministro Burlando alla direttiva Ets, passando per il Ponte dello Stretto. Ancora una volta il porto di Gioia Tauro è costretto a contrastare i pericoli che arrivano dal fuoco amico. Il potere politico degli ultimi trent’anni non è soddisfatto della crescita di Gioia Tauro e, con una certa ciclicità, sferra continui attacchi allo scalo calabrese. È inaccettabile pensare a Gioia Tauro come deposito dei materiali che servano alla costruzione del ponte.

Vorremmo sapere qual è quella mente deviata che pensa di affossare l’economia calabrese illudendola che il ponte porterà dei benefici. Noi non siamo contro la realizzazione del ponte ma certamente faremo le barricate se questo governo non troverà altre soluzioni per lo stoccaggio dei materiali. L’unica certezza oggi è che nello scalo calabrese trovano occupazione oltre 3000 donne e padri di famiglia che, sicuramente, all’inizio dei lavori perderanno il posto di lavoro a vantaggio di un’opera straordinaria di cui si potrà conoscere la data della posa della prima pietra, ma certamente non quella della consegna.

Ormai è storia che lo sviluppo del porto e la professionalità dei lavoratori abbiano dato fastidio a tutti i governi che si sono alternati dalla metà degli anni 90, con continue iniziative mirate solo a danneggiare lo scalo calabrese in favore dei porti del Nord. Ribadiamo ancora una volta che la continua crescita e lo sviluppo del porto calabrese, può trasformare tutto il territorio italiano nel retro porto più grande del mondo.

Inoltre, non possiamo dimenticarci dei 100 lavoratori ricollocati da un recedente esubero, nell’Agenzia del lavoro in attesa di una risposta che il Governo si rifiuta a dare.

La posizione dello scalo gioiese è strategica (anche in questo momento contrassegnato dalle problematiche del Mar Rosso) cosa che lo rende importante concorrente rispetto agli altri porti del Mediterraneo e, sicuramente, non ai porti italiani. Gioia Tauro, il suo porto e la sua area retro portuale, sono il valore aggiunto della portualità italiana. Chiediamo, quindi, che venga immediatamente costituito un osservatorio di controllo permanente, che veda la partecipazione attiva delle parti sociali, affinché non si assista alla chiusura definitiva dello scalo. (gr, ns)

[Giuseppe Rizzo e Natale Spadaro sono rispettivamente segretari di Uil RC e Uiltrasporti Calabria]

L’OPINIONE / Roberto Occhiuto: Il Vinitaly occasione per dimostrare quanta eccellenza ci sia in Calabria

di ROBERTO OCCHIUTO – Quella del Vinitaly è una bella occasione per dimostrare al Paese quanta eccellenza ci sia in Calabria. Tante cantine alle quali la Regione, grazie al lavoro dell’assessore Gianluca Gallo, ha dato la possibilità di esporre i propri prodotti qui al Vinitaly.

Ed è bello che la Calabria abbia scelto questo slogan ’dove tutto è cominciato’, perché la nostra è la terra di Enotria, che ha tanti vitigni eccellenti e tante piccole cantine che necessitano di essere sostenute sui mercati internazionali del vino”.

Un comparto tanto importante perché è profondamente legato al territorio. Promuovere le nostre eccellenze del vino significa fare una grande operazione di marketing anche in campo turistico. Ricordo che molte cantine in Italia hanno fatto la fortuna dei luoghi in cui sono ubicate. Per questo è compito della Regione sostenere sempre meglio le nostre aziende vitivinicole.

Quest’anno al Vinitaly abbiamo cambiato strategia per quanto concerne i nostri spazi di esposizione. Un’operazione che ci consentirà di replicare questa formula anche nei prossimi anni. Eravamo abituati a fiere in cui si facevano allestimenti che poi si rottamavano, invece questo spazio bellissimo che presentiamo quest’anno diventerà proprietà delle cantine calabresi che lo utilizzeranno anche nelle prossime edizioni del Vinitaly.

Qui abbiamo abbiamo tantissimi produttori calabresi che fanno grandi sacrifici per dimostrare quanto sia eccellente la Calabria.
Tra questi voglio segnalare alcune piccole cantine che sono state costituite da giovani e che stanno contribuendo a dare maggiore innovazione ad un lavoro antico che la Calabria sta declinando finalmente in maniera decisamente moderna.

Quest’anno la nostra regione al Vinitaly, dai grandi ai piccoli produttori, si presenta unita in un’unica grande vetrina espositiva.
Un bell’esempio di massa critica, un’operazione importante e intelligente, che dimostra lo sforzo che stiamo compiendo per rendere visibile sia i grandi marchi sul panorama nazionale e internazionale che le piccole ma preziose cantine che producono in quantità più limitata prodotti di grande qualità.

Sulle politiche regolamentari europee relative alle avvertenze delle etichette sui vini, sto apprezzando molto il lavoro che sta facendo il ministro Francesco Lollobrigida. Un’azione incisiva su cui mi sono già confrontato ieri e con cui continuerò a farlo. Credo che tra il lavoro del governo regionale e quello nazionale sui temi del vino e dell’agricoltura ci sia una sintonia assoluta.

È stato molto bello incontralo ieri mentre si festeggiava in piazza con i produttori calabresi durante la presentazione del nostre eccellenze. (rb)

[Roberto Occhiuto è presidente della Regione Calabria]

L’OPINIONE / Salvatore Berlingò: Ministro Valditara, tenga conto della Dante Alighieri di Reggio

di SALVATORE BERLINGÒNon si è ancora spenta l’eco della spettacolare Adunanza presso l’Arena dello Stretto degli ottocento studenti arrivati a Reggio da ogni parte d’Italia per celebrare l’11 aprile scorso la Giornata del Mare e della cultura marinara.

La rilevanza dell’evento è stata vieppiù accentuata dalla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha assunto un particolare significato alla luce di ciò che in altra sede lo stesso Ministro aveva avuto modo di osservare, al netto della dibattuta questione sul prefissato e sempre più basso numero di stranieri in ciascuna classe scolastica, a proposito del reale e concreto problema degli allievi stranieri di prima generazione, che presentano una deficienza formativa in italiano pari al 22%, equivalente ad un anno di scuola in meno rispetto agli studenti italiani, ed un tasso di dispersione scolastica del 30% a fronte del 9% degli italiani. 

Relativamente a questa problematica il Ministero avrebbe già per tempo avviato uno studio di fattibilità, al fine di creare un sistema di accoglienza e di integrazione più efficace, con classi più inclusive e con il ricorso al potenziamento della conoscenza e dello studio dell’italiano ad opera di specializzati mediatori culturali.

Una qualche sorpresa suscita il fatto che il Ministro, pur non avendo trascurato di sottolineare l’intento di aver voluto celebrare la suddetta Giornata “proprio qui in Calabria, a Reggio, per lanciare un ulteriore segnale di grande attenzione a questa terra meravigliosa”, tuttavia non ha fatto cenno, o perché tenutone all’oscuro o per non essere di stretta competenza del suo Ministero, alla circostanza che, segnatamente a Reggio Calabria – dove, non a caso si concentra il maggior numero di minori stranieri nati in Italia e presenti in Calabria – esiste una, anzi l’unica in tutto il Meridione e le Isole, Università per Stranieri, e cioè uno degli strumenti principali in ordine allo scopo di formare il personale indispensabile per una migliore integrazione in Italia degli studenti stranieri insieme con le loro famiglie. 

Di fatti, nel Dipartimento di Scienze della Società e della Formazione d’Area mediterranea dell’Università “Dante Alighieri” di Reggio, è attivo uno specifico Corso di Laurea di primo livello in “Mediatori per la Intercultura e la coesione sociale in Europa” e non può essere pretermesso che la specifica attrattività di questo Corso di laurea deriva dal suo essere incardinato in un Ateneo “per stranieri”. 

É del tutto evidente, inoltre, che la platea dei candidati alle Classi di Laurea Magistrale, ossia di secondo livello – presenti tanto presso la “Dante” quanto presso la “Mediterranea” – si restringerebbe di molto, ove la specificità dell’Università e della Classe di laurea di primo livello di cui prima si è detto perdesse il rilievo finora goduto, contraendosi di conseguenza il numero degli studenti stranieri, attratti a Reggio da quella specificità.

Questa forza attrattiva rischierebbe di svanire o di attenuarsi grandemente se venisse meno la coesistenza delle due Università, l’Università per stranieri e l’Università “Mediterranea”, ciascuna con la propria autonoma identità, eventualmente implementata da una federazione (e non fusione!) dei due Atenei, che li arricchirebbe completandoli reciprocamente e consentirebbe loro, in linea con quanto già intravisto dalla legge Gelmini, di realizzare in comune progetti utili allo sviluppo della Città Metropolitana e del suo contesto. 

Al proposito è superfluo aggiungere che sarebbe opportuno riflettere anche su quali conseguenze negative deriverebbero non solo per il sistema universitario, bensì pure per l’intero territorio della Città metropolitana, dalla deprecabile evenienza del venir meno del polo di attrazione come prima delineato, con una riduzione della presenza di stranieri a Reggio di Calabria. Un profilo, quest’ultimo, dal carattere non più solo accademico, ma peculiarmente politico e tale da coinvolgere, altresì, la responsabilità di tutti coloro cui compete operare per e nell’esclusivo interesse delle comunità che fanno capo a quell’area territoriale.(sb)

[Salvatore Berlingò è Emerito dell’Università degli studi di Messina e docente a contratto e già Rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Occhiuto ha eretto “il muro del silenzio” sui problemi della Calabria

di FRANZ CARUSO – Il commissario ad acta alla sanità e governatore della Calabria Roberto Occhiuto che ha eretto un vero e proprio “muro del silenzio” rispetto a tutti i problemi dei calabresi, abbia il coraggio e, soprattutto, la responsabilità di interloquire con le altre Istituzioni del territorio e di spiegare loro ed ai calabresi le motivazioni delle sue scelte, che io reputo scellerate, sulla gestione ed organizzazione del sistema sanitario regionale.

Alla manifestazione I diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale si è affrontato un tema di assoluta rilevanza e, per quanto mi riguarda, particolarmente sentito che interessa la tutela della salute pubblica con particolare riferimento a quella dei nostri bimbi. Un settore che si sta ulteriormente depauperando nella nostra città e provincia, con una incidenza negativa nell’intero territorio regionale, a seguito della chiusura, all’Annunziata, del reparto di terapia Intensiva pediatrica  e con la mancata codificazione del pronto soccorso pediatrico, solo per fare pochi esempi.

Due servizi che sono stati sottratti a Cosenza  e per i quali sto portando avanti, da giorni, una vibrata protesta  nei confronti della Regione Calabria che ha deciso questo scempio. Ritengo infatti che ciò  rappresenti  uno scippo al nostro territorio ed anche una violazione del diritto dei bambini della nostra comunità ad avere una importante tutela sanitaria. La Tip, in particolare, rappresenta un servizio  fondamentale, presente all’Annunziata da alcuni anni, che ha dato risultati importanti, grazie alla professionalità di quanti in essa hanno operato, in difesa ed a tutela, appunto, della salute dei nostri bimbi. A queste mie legittime proteste, a quelle di diverse associazioni e di tanti cittadini il governatore della Calabria e commissario ad acta alla sanità ha risposto con un assordante silenzio, che io reputo imbarazzante per lui quanto offensivo per la nostre popolazioni.

Se io, da sindaco della città capoluogo, ho il diritto e soprattutto il dovere di difendere il diritto alla  salute dei miei concittadini e, quindi, di intervenire quando, a mio giudizio, ritengo che lo si leda questo diritto, chi ha la responsabilità di effettuare scelte nel settore sanitario, come il commissario Occhiuto, dovrebbe sentire il dovere di spiegare le sue scelte e decisioni perché ricadono sulla pelle dei calabresi e di chi ha bisogno di curarsi. Per cui presidente Occhiuto abbia il coraggio di dare risposte chiare alla popolazione soprattutto su un tema fondamentale qual è quello della sanità e della salute dei bambini.

All’associazione De Maria ed alla Fiagop rivolgo i miei più sentiti ringraziamenti per avere organizzato l’iniziativa e, soprattutto, per quanto fanno quotidianamente a difesa del diritto alla salute dei nostri bambini malati ed a sostegno delle loro famiglie. È un’opera meritoria a cui guardo con profondo rispetto ed attenzione. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Gregorio Corigliano: Le edicole chiudono, ma libri e giornali aiutano a vivere

di GREGORIO CORIGLIANOEro a Firenze. Dovendo raggiungere la stazione Leopolda dall’albergo, ho preso un taxi. Ho pregato la signora tassista di fermarsi alla prima edicola incontrata per  acquistare i miei soliti giornali, la prima cosa che ormai si fa dopo la recita del Pater noster, dice Hegel.

«Le sembra facile, mi risponde la Signora, cortesemente. Qua chiudono tutte. Dobbiamo girare un po’». E vabbè Le dico. Come può cominciare la giornata senza il sacro rito della carta stampata? «Ma non ha un tablet o uno smartphone, mi risponde gentile». Si che ce l’ho! «Ed allora, li legga lì!».

Ma vuoi mettere le e mi dico, tra leggere su un minuscolo aggeggio e riflettere su un giornale vero e proprio? E poi, puoi tornare indietro, andare avanti, leggere solo i titoli, scegliere l’argomento, la sezione e via di questo passo. E poi? Sentire l’odore dell’inchiostro che ha il suo fascino, come se si scendesse – una volta- in tipografia, col piombo. Ed oggi? Non si trovano più edicole, non a Simeri Crichi o a Santa Maria del cedro, ma a Firenze, la capitale della cultura.

Era ottobre. Non avrei mai immaginato che, qualche mese dopo, avrei avuto la stessa sorpresa a Cosenza, dove – spero provvisoriamente- ha chiuso la più antica edicola cittadina, conosciuta come rivendita Permesso. Chiudono in Sicilia, come a Torino, dove ha chiuso l’edicola Paravia che aveva ben 198 anni di vita. E poi, Quartu Sant’Elena, Roma-Eur e tante tante altre. E di pari passo, chiudono le librerie che, da tempo, erano diventate carto-librerie. Non si legge, la scusa è degli smartphone ma è anche, come ha scritto Massimo Cacciari, perché molti ragazzi non si impegnano ad imparare a scrivere men che meno a leggere.

«La scuola non istruisce, ha scritto il filosofo veneziano». E la colpa non è tanto di genitori e studenti, è, a suo parere, di quanti hanno disorganizzato la scuola. Perché non è vero? La scuola, salvo rare eccezioni, è disorganizzata, non è all’altezza del compito che è chiamata a svolgere. Una volta non era certo così. A scuola si stava attenti a seguire prima i maestri – tanto di cappello, anche oggi – e degli insegnanti e dei professori. Oggi non si vede l’ora di scappare e, quindi, non si sta attenti. C’è la fuga verso l’uscita e si continua imperterriti a parlare il dialetto. Ricordo che il mio maestro di terza, quarta e quinta elementare portava l’accipe? Chi lo ricorda. Qualcuno ancora oggi sa cos’era? Dal latino accipio «prender qualcosa in pegno o come segno di penitenza da qualcuno»: E cioè? Ogni qualvolta parlavi in dialetto o ti sfuggiva un parola poco consona, prima il maestro, poi l’alunno riceveva un «segno: una moneta antica, un pezzo di ferro» come punizione. 

E dovevi dare al maestro una monetina di cinque lire, così imparavi o avresti dovuto stare attento a non farti sfuggire la parolaccia. E a tua volta consegnavi l’accipe al compagno che non stava attento. A fine lezione si accumulavano una cinquantina di lire che, a fine anno scolastico, il maestro, Domenico Massara, faceva scegliere come spendere quei pochi soldi (allora erano tanti) raccolti. O darli al più povero della classe o comprare libri per quanti non avevano la possibilità. Si facevano due cose: si parlava italiano e si faceva una buona azione. Che c’entra col fatto che non si legge? Di striscio, ma c’entra, c’entra. Se ti abituavi fin dalle elementari a stare attento, ti rendevi conto che lo studio era fondamentale per la vita. Compresa la lettura dei libri e dei giornali, che qualche anno dopo, col professor Oreste Capria, preside della Scuola media era diventata ora di lezione. E i ragazzi venivamo abituati a leggere. Anzi, avevamo la curiosità di sapere.

Poi, il c.d. progresso ha smantellato l’accipe ed ha smantellato la lettura dei giornali. E nessuno o pochi leggono, eccezion fatta per i politici: sì e no. Tra il 2012 e il 2017, secondo una ricerca di Sergio Rizzo, allora vice direttore di Repubblica, son scomparsi 2.330 punti di vendita, tra edicole e librerie, che “tenevano accesa la fiammella della lettura nelle aree meno servite e disagiate. Se si priva un Comune di un edicola significa privare gli strati deboli di una comunità, peraltro sempre più anziana, della possibilità di informarsi, di accrescere la cultura, farsi delle idee: la base stessa di un sistema democratico. Di grande significato è stata l’idea di una mia amica architetta, Ester Pontoriero che, a Lamezia, ha inventato e realizzato Pan&Quotidiano, una rivoluzione nell’edicola di Stefano Puija.

La professionista di avanguardia ha realizzato un restyling unico dall’idea di format alla progettazione unica. Oltre alla selezione di quotidiani e sfiziosità culinarie calabresi, Pan&Quotidiano si evolve, dice Ester Pontoriero, in un autentico hub culturale, con la vendita di libri di autori calabresi. L’edicola diventa così, ed era ora, un luogo vivace che ospita eventi culturali, concerti musicali, presentazione di mostre d’arte. È, comunque, indispensabile trovare il sistema di finanziare edicolanti e librai che non navigano nell’oro. Così si partecipa alla vita della società, specie quella meridionale, anche quando si va a votare. Il giornale è il pane spirituale dice Marcel Proust, i libri – ed io ho provato prima con Nero di Seppia edito da Pellegrini con prefazione di Tommaso Labate del Corriere della sera- e poi con Ecco l’anima del luogo edito da Albatros, con prefazione di Gigi Sbarra e commento della collega Manuela Molinaro, aiutano a pensare. E a vivere. (gc)

L’OPINIONE / Filippo Veltri: I ciacicchi, metafora di un partito irrisolto

di FILIPPO VELTRISono passati quasi 20 anni, 19 per l’esattezza. Il PD non c’era ancora, c’erano i DS, i Democratici di Sinistra: accadde tutto una mattina del luglio del 2005 al Parco dei Principi di Roma, hotel per attrici e indossatrici, dove quel venerdì si stava svolgendo il Consiglio nazionale dei Ds.

Inaspettatamente Fabio Mussi sfoderò un lessico crudissimo per denunciare «l’esistenza in Campania di veri e propri capibastone», avvertendo: «Su questi argomenti sono pronto a fare uno scandalo!». Cesare Salvi rincarò le dosi contro consulenze e commissioni speciali in terra di Campania («C’è una nuova questione morale!») e alfine il parlamentino della Quercia approvò un ordine del giorno Mussi-Salvi-Napolitano col quale si mettevano all’indice quelle regioni «governate dal centro-sinistra che moltiplicano gli incarichi amministrativi».

Quattro giorni dopo il «capobastone» Antonio Bassolino, dicendosi «rattristato dal calderone», produsse questo contro-argomento: «In Campania si vince sempre dal 1993, altrove a volte si vince e si perde…».

Dunque, guai ai capibastone.

Quell’invettiva deve essere rimasta nell’orecchio di Walter Veltroni che tre anni dopo, dicembre 2008, da leader del Pd la rilanciò con foga ed efficacia spettacolare davanti all’assemblea dei giovani democratici. Nell’ultimo congresso provinciale di Napoli Andrea Cozzolino, il candidato di Bassolino, era stato però battuto dal veltroniano Luigi Nicolais, docente universitario. Ironia della sorte!

Il termine capobastone istintivamente evocava comunque il Sud, dove alle Europee del 2004 Massimo D’Alema aveva conquistato nientedimeno che 832.000 preferenze, anche grazie ad una rete di accordi locali con una miriade di «capibastoncini».

E anche allora c’era il capopopolo Michele Emiliano, sindaco di Bari e segretario regionale del Pd. Insomma una maledizione, che aveva poi portato sempre Veltroni in una famosa intemerata pronunciata a Reggio Calabria nel 2008, appena eletto segretario del Pd nella sua prima visita in Calabria, a usare l’espressione biblica (*) ‘’statue di sale’’ (in verità già usata un anno prima ma con altro significato, il 30 giugno 2007: “Questo paese ha la testa rivolta al passato e, se non cambia, rischia di trasformarsi in una statua di sale”). Ma in Calabria allora apriti cielo! Successe un mezzo finimondo, con vere e presunte statue di sale a polemizzare con Walter.

Ora tra una settimana torna in Calabria Elly Schlein per concludere la Conferenza programmatica del PD regionale a Soveria Mannelli e si accettano scommesse se non si ritroverà, più o meno, con lo stesso problema!

La verità è che oggi la Puglia è come una metafora di un partito irrisolto e senza linea non perché ha troppe linee che confliggono tra loro, ma perché nato per essere un partito di governo ed è subito diventato un partito di potere. E di potentati: in Puglia ma anche in Campania, in Toscana, in Basilicata, in Piemonte, nel Lazio, in Calabria etc. etc. Sono sempre lì i cacicchi e i capibastone che la segretaria diceva di non voler più vedere, i collettori di voti pronti a indirizzare i loro pacchetti in base alle convenienze, o a usarli come armi di deterrenza e il trasformismo cresce di pari passo con l’accresciuto potere dei moltiplicatori di pani e di pesci. Solo che i nuovi cacicchi a differenza dei vecchi, che i voti almeno l’avevano, spesso non hanno nemmeno i voti della loro famiglia e qualche volta solo la promessa dei voti!

La segretaria si è opposta con nettezza alla cancellazione del tetto dei due mandati e sta cercando di costruire – con fortissime resistenze – liste per le europee che con alcune candidature civiche e la sua stessa presenza dovrebbero rianimare lo spirito dei gazebo che la hanno portata alla guida del Pd. Ma il rinnovamento non si fa con una manciata di nomi, per quanto di prestigio.

Si fa nei famosi territori, che vanno battuti e disossati palmo a palmo. E costruendo anche alleanze virtuose prima di tutto dentro al partito, aprendo porte e finestre. Con gli “inner circle” non si va lontano. E Schlein da questo punto di vista non pare proprio abbia iniziato a lavorare sul partito. 

Quanto alla possibilità, passata la buriana e scavallate le europee, di costruire una alleanza con il movimento 5 Stelle, al momento sembra quasi lunare. Il leader dei 5S ha sferrato un colpo basso proprio alla segretaria del Pd, con l’azzeramento delle primarie come dato di fatto. Il tutto per capitalizzare i guai del Pd alle Europee, sognando il sorpasso. Comunque andrà quel voto, dopo sarà comunque più difficile ricucire lo strappo, ammesso che l’ex premier lo voglia. (fb)

*La moglie di Lot è una figura menzionata per la prima volta nella Bibbia, in Genesi 19,26, che descrive come la donna divenne una statua di sale dopo aver guardato Sodoma.

L’OPINIONE / Katya Gentile: Gallo e Giovinazzo boicottano legge di riforma dei Consorzi di Bonifica

di KATYA GENTILEÈ in atto una reiterata pratica di demolizione della legge di riforma sui consorzi di bonifica, a cui,  nella mia qualità di presidente della VI Commissione consiliare, ho lavorato per mesi e mesi con  l’obiettivo di risanare il sistema consortile calabrese rendendolo più moderno, snello e produttivo, per fornire servizi efficienti e garantire stabilità e sicurezza ai lavoratori.

Sistema, come sappiamo, affossato da decenni di amministrazioni “allegre”, legittimate da un approssimativo ed insufficiente  controllo della Regione, che hanno generato una smisurata mole debitoria e di contenziosi. Eppure  c’è chi, con interventi che parlano il linguaggio della pretestuosità e della capziosità, continua a  minarne l’efficacia, snaturandone lo spirito originario.

Appare ancora più grave ed assurdo che tali  manovre demolitive arrivino proprio dall’assessore Gianluca Gallo e dal commissario straordinario  del Consorzio di bonifica della Calabria, Giacomo Giovinazzo, già direttore del Dipartimento  Agricoltura, a fasi alterne controllore e controllato, con i quali avevamo concordato l’attuale legge  di riforma durante una serie infinita di riunioni ed incontri.

Quest’opera di destrutturazione si  concretizza anche con l’espediente dell’inserimento proditorio delle modifiche di legge nel  calderone delle varie leggi omnibus, superando ed esautorando sistematicamente l’esame della  commissione competente. Un atteggiamento insano che, oggi, si appalesa anche nella  determinazione dei criteri di selezione per la nomina della dirigenza del consorzio unico. Sono state ignorate, infatti, le mie indicazioni di considerare nel Piano di organizzazione variabile (Pov), tra le  competenze del consorzio, il dissesto idrogeologico e di prevedere l’accesso alla dirigenza anche per  coloro che sono in possesso della Laurea in Scienze geologiche.

Inspiegabili omissioni che finiscono, quindi, col relegare nel dimenticatoio l’ambito relativo al dissesto idrogeologico, di cruciale  importanza per la specificità del territorio calabrese, e col discriminare un’intera categoria  professionale. Mi è davvero difficile comprendere quale sia la meta che Gallo e Giovinazzo  intendano raggiungere continuando a percorrere il viatico della delegittimazione del lavoro svolto da me e dalla commissione che presiedo, incuranti degli effetti negativi che producono. (kg)

[Katya Gentile è presidente Sesta Commissione Permanente Consorzi di Bonifica, Commercio, Risorse Naturali, Sport e Politiche Giovanili]