Maltempo, il presidente Occhiuto: Da Cdm altri 15,6 mln per la Calabria

Il Consiglio dei ministri, su iniziativa del ministro per la Protezione Civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, ha destinato altri 15,6 mln di euro destinati alla Calabria per finanziare interventi relativi ad uno stato di emergenza, riconosciuto a maggio scorso, e causato dagli eventi calamitosi che tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 2022 hanno interessato alcune aree della provincia di Crotone, Catanzaro e Cosenza.

Lo ha reso noto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, spiegando come «queste risorse si aggiungono ai 3 milioni e 250 mila euro già riconosciuti per il ristoro delle somme urgenze e determinano, dunque, un ammontare complessivo di circa 19 milioni di euro da destinare a diverse tipologie di interventi».

«Ringrazio il governo – ha detto Occhiuto – per la sensibilità che, attraverso questo importante intervento finanziario, ha mostrato nei confronti della nostra Regione e verso i territori fortemente colpiti degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati in Calabria tra novembre e dicembre 2022».

«L’obiettivo è quello di impiegare queste risorse – ha spiegato – per dare un concreto sostegno alle comunità interessate e anche per consentire la realizzazione di interventi di riduzione del rischio residuo, essenziali in funzione della prevenzione strutturale.
In attesa di ricevere ulteriori indicazioni in merito, continueremo il lavoro di confronto tecnico con il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, con il quale vi è sempre stato un rapporto di stretta e proficua collaborazione».

«Ringrazio infine, il nostro Dipartimento regionale e il suo dg Domenico Costarella per il prezioso lavoro svolto – ha concluso – nell’ambito di un’intensa attività preparatoria, che ha consentito di raggiungere per questo importante risultato». (rrm)

 

Maltempo, Occhiuto: Spopolamento montagne incide su manutenzione territorio

«Quello che è accaduto in Emilia Romagna è il frutto sia dei fenomeni avversi sempre più frequenti, che dimostrano l’incidenza del cambiamento climatico, sia dell’insufficienza di manutenzione del territorio, che non è dovuta soltanto a un’incapacità istituzionale ma anche al fatto che non c’è più la presenza dell’uomo in molti luoghi, nel senso che soprattutto nelle zone di montagna è in corso un forte spopolamento. E quando non c’è l’uomo non c’è neanche la manutenzione quotidiana del territorio». Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervenendo ad “Agorá”, su Rai 3.

«In Calabria io sto supplendo a questo problema mettendo in campo la pulizia straordinaria dei fiumi e tante altre attività. Tra l’altro, la mia è una delle regioni d’Italia con una maggiore presenza di montagne e quindi monitoriamo continuamente il territorio. Ma ripeto, è più difficile fare queste operazioni di monitoraggio quando l’uomo non c’è più in quei luoghi», ha sottolineato il governatore Occhiuto.

Continua Occhiuto: «Nel merito della nomina del presidente Stefano Bonaccini a commissario della ricostruzione in Emilia Romagna dopo gli eventi alluvionali degli ultimi giorni, non ho difficoltà a dire che ha ragione Bonaccini: l’attività di ricostruzione deve essere svolta in sintonia con gli uffici della Regione. Ci sono procedure, adempimenti, nonché l’adeguamento della programmazione, che prevedono in maniera sostanziale un contributo importante da parte dell’amministrazione regionale. Allora, nominare come commissario della ricostruzione il presidente della Regione mi sembra la cosa più logica».

Sempre ad Agorà Occhiuto ha detto che «Peraltro, sarebbe un modello già applicato all’epoca della ricostruzione post-terremoto, che ha funzionato. È vero che gli eventi hanno interessato in maniera più importante l’Emilia Romagna, ma anche altre Regioni come le Marche e la Toscana. Quindi si tratta di capire come si può fare per nominare un commissario che si faccia carico della ricostruzione anche di altre Regioni. Il governo non ha bisogno dei miei consigli perché, anche per ammissione di Bonaccini, è intervenuto con grande tempestività e con un decreto che destina risorse importanti. Io però al posto del governo non avrei esitazioni a ritenere Bonaccini la persona giusta per occuparsi della ricostruzione nella sua Regione”, ha sottolineato il governatore calabrese.

Per il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto c’è anche tempo per fare un bilancio sulla Sanità. «Ieri il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge all’interno del quale è contenuta una norma fondamentale per il futuro della sanità calabrese – ha detto – Nell’ultimo anno abbiamo proceduto alla circolarizzazione e all’accertamento del debito sanitario della nostra Regione. Un lavoro titanico, riconosciutoci anche dal governo nazionale, che in pochi mesi ci ha consentito di fare ciò che per decenni non era mai stato fatto dai tanti commissari che si sono susseguiti alla guida della sanità calabrese. Oggi sappiamo che il nostro debito sanitario è di poco superiore agli 860 milioni di euro, e siamo nelle condizioni di azzerarlo e di poter ricominciare così a investire per la qualità dei servizi e delle cure. Per procedere a questa operazione è però necessario chiudere i bilanci del 2022 delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere della nostra Regione. Un’operazione che grazie a quanto fatto siamo ora in grado di compiere. Ma per riuscirci le norme contabili prevedevano che dovessero essere approvati anche i bilanci degli anni precedenti il 2022. Operazione, quest’ultima, impossibile da compiersi in tempi ragionevoli e con i mezzi ordinari, in quanto per decenni alcune Asp e Ao hanno tenuto contabilità inattendibili spesso tramandate solo oralmente».

«Adesso – aggiunge Occhiuto – grazie al decreto approvato dal Cdm siamo autorizzati a deliberare il bilancio per il 2022 prescindendo dall’approvazione di quelli pregressi, per i quali ci è dato tempo sino al 31/12/2024 per la ricostruzione puntuale e la successiva adozione. Potremo finalmente tracciare una linea, metterci alle spalle il passato, e ripartire con investimenti, assunzioni, acquisti. Ringrazio il governo Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e in particolare il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha dimostrato ancora una volta di avere grande fiducia nella Calabria e nel mio esecutivo regionale. Entro fine giugno tutte le Aziende sanitarie provinciali e tutte le Aziende ospedaliere avranno i bilanci in ordine, potremo finalmente voltare pagina, e programmare un nuovo inizio per la sanità della nostra Regione».

Crollo viadotto Sila-Mare, Occhiuto: Queste cose non devono più succedere

Queste cose non devono più succedere, ma bisogna impegnarsi nel vigilare maggiormente affinché non si ripetano. È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel corso del sopralluogo effettuato nell’area in cui ieri è crollato il viadotto “Ortiano 2”.

«Sull’ambiente ho investito molto tempo e molte risorse in questo anno e mezzo di governo – ha ricordato –. Certo, ho coscienza di governare una Regione difficile, complicata, ma non risparmio energie, nonostante non passi giorno in cui si non si verifichi un’emergenza. Ho chiesto agli uffici regionali, i quali però non hanno avuto un ruolo nella realizzazione di questa strada, di fare degli accertamenti. Ho sentito ieri l’amministratore delegato di Anas, Aldo Isi, e anche loro faranno degli accertamenti».

«Ma, mentre si fa tutto questo – ha evidenziato – dobbiamo pretendere dal governo nazionale che risarcisca anche questa parte della Calabria che è stata condannata all’isolamento per tanti anni e che ha dovuto registrare soltanto promesse. Questo è l’emblema di come sia complicato e difficile realizzare le opere pubbliche in Italia, e di come sia ancora più complicato farle in Calabria».

«Sono anni ormai – ha ricordato – che i cittadini di Longobucco aspettano un strada che possa congiungere il loro paese al mare, ma hanno ascoltato soltanto promesse e registrato soltanto disastri. La soluzione non è quella di non fare la strada, ma quella di pretendere che i lavori vengano fatti bene. È una buona cosa che la strada, realizzata dalla Comunità montana, sia ora nella gestione di Anas. Per questo credo che sia doveroso chiedere alla società di verificare la qualità dei lavori sui lotti già realizzati e di accertare – come farà anche la Procura – se ci siano state responsabilità».

«Quello che è successo – ha detto ancora – non deve determinare la continuazione dell’isolamento. Dobbiamo chiedere ad Anas di realizzare la strada e di farla velocemente. Dobbiamo utilizzare questa circostanza magari per chiedere ad Anas di finanziare nel contratto di programma il completamento della strada e di verificare che i lavori si facciano bene».

«La risposta ad un disastro non può essere quella di accettare l’isolamento – ha proseguito –. La risposta deve essere quella di fare le opere pubbliche evitando che avvengano i disastri. Per fortuna ieri il tratto di strada era chiuso, altrimenti oggi commenteremmo una tragedia.
Non bisogna generare allarmismo, anzi quello che ha fatto Anas dimostra che c’è un sistema di allertamento, legato alla manutenzione e anche alla prevenzione di fenomeni come quelli che abbiamo registrato, che evidentemente funziona».

«C’è un impegno del governo nazionale, non solo di questo ma anche di quelli precedenti, che negli ultimi anni, dopo i fatti del ponte Morandi, è orientato a vigilare sulla manutenzioni di tutti i ponti. Certo, in Calabria, con i fenomeni di dissesto idrogeologico che abbiamo, questa attenzione deve essere maggiore. Però non voglio generare allarmismi. L’iter travagliato di questa opera pubblica, forse, può essere una concausa ma non sta a me stabilirlo perché ci sarà la magistratura che dovrà accertare la verità», ha concluso.

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, ha evidenziato come «il crollo del viadotto sulla Sila-Mare pone al centro dell’attenzione l’attività di prevenzione e manutenzione che deve essere prioritaria per la Regione Calabria. Solo pochi minuti prima del crollo il viadotto era ancora aperto. Le macchine circolavano tranquillamente, mentre la furia del Trionto si esprimeva implacabile».

«Eppure i primi segni di cedimento – ha aggiunto – i primi piccoli crolli sono avvenuti già da novembre 2022: perché non è stato fatto nulla? Perché si è atteso così tanto fino a sfiorare la tragedia? Ma soprattuto mi chiedo, ed è la domanda più ovvia, come sia possibile che un’opera pubblica costata milioni di euro e consegnata alla collettività 9 anni fa sia collassata in questo modo. Per questo attenderemo le risultanze investigative avviate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari».

«Il completamento della Sila-Mare, opera che per i costi di realizzazione possiamo considerare “faraonica” e per i tempi di realizzazione “biblica” – ha ricordato – è stata oggetto anche di un mia recente interrogazione regionale, la n° 130 del 27 marzo 2023, che naturalmente ancora non ha trovato risposta. Nell’interrogazione chiedevo conto del cronoprogramma della consegna dei lavori relativi al quarto lotto secondo stralcio e, inoltre, l’avvio di una interlocuzione della Regione con Anas per conoscere l’esatto cronoprogramma degli interventi relativi al quinto lotto. Ora il completamento dell’opera assume un significato ancora più importante per togliere dall’isolamento la comunità di Longobucco».

Tavernise, insieme al consigliere regionale del Pd, Mimmo Bevacqua, ha annunciato che presenteranno una interrogazione dettagliata volta  a fare chiarezza su tale vicenda che rischia di cancellare quel progetto sognato per lungo tempo dalla Comunità Longobucchese.

«Così come – hanno spiegato – rilanceremo la discussione in ordine alla necessità di riprendere con forza l’attività di prevenzione dei fenomeni legati al dissesto idrogeologico per farla diventare centrale nell’agenda politica del governo regionale che, invece,  sembra averla completamente dimenticata».

Il consigliere regionale Giuseppe Graziano ha evidenziato come «non si può che essere indignati per quello che è successo oggi a Longobucco, lungo la strada Sila-Mare. Io spero che si faccia presto chiarezza e si individuino eventuali responsabilità su un’opera che non poteva e non doveva crollare per un evento naturale ampiamente preventivabile. Capisco la rabbia dei miei concittadini longobucchesi che da oggi pomeriggio mi stanno contattando per segnalarmi quanto avvenuto».

«La capisco e la comprendo – ha concluso –. Serve chiarezza e domani subito a lavoro per la ricostruzione e la messa in sicurezza di un’arteria stradale essenziale per l’entroterra».

«Il crollo del viadotto lungo la SS-177 tra Longobucco e la costa Jonica fa riflettere», ha evidenziato il vice capogruppo alla Camera del M5S, Agostino Santillo, sottolineando come «la  vicenda è abbastanza indicativa del lavoro che ci si da fare in Calabria per garantire la sicurezza dei cittadini nei loro spostamenti, soprattutto nelle aree interne più anguste come quella silana. Di fronte a queste prioritarie necessità, troviamo lunare vedere il ministro delle Infrastrutture Salvini impegnato h24 nella sua faceta propaganda sul Ponte sullo Stretto».

«Invece di vendere fumo agli italiani  ha detto ancora – il governo dovrebbe approntare subito una grande opera di investimenti sulla messa in sicurezza del territorio, delle nostre infrastrutture e dei nostri fiumi, visto anche quanto è accaduto in questi giorni in Emilia Romagna. Calabria e Sicilia, prima ancora di un’opera faraonica dall’utilità più che dubbia come il ponte sullo Stretto, hanno bisogno di infrastrutture degne di tale nome. Invece in Calabria vediamo i viadotti venire giù e in Sicilia c’è una tratta stradale attesa da decenni come la Siracusa-Gela ferma per mancati pagamenti alle aziende che ci stanno lavorando. Salvini scenda dal piedistallo della demagogia, e si metta a lavorare con serietà e non ha colpi di slogan».

«Un ponte costruito soltanto nove anni fa che crolla in questo modo è inquietante». È quanto ha detto il già consigliere regionale ed esponente del Pd, Graziano Di Natale.

«Eppure è d’attualità la costruzione di ben altro ponte, quello sullo Stretto – ha sottolineato – quando in Calabria non riusciamo a mettere in sicurezza le nostre strade. Occorre accertare le responsabilità. Ritengo debba farsi un ragionamento condiviso sulla sicurezza dei nostri viadotti in una terra in cui il dissesto idrogeologico è diffuso in modo capillare e rappresenta una problematica di notevole importanza. Simili scenari – conclude – vanno evitati grazie alla prevenzione e non ampiamente commentati dopo. La Calabria merita di più».

Simone Celebre, Giuseppe De LorenzoMaria Elena Senese, rispettivamente segretari generali di Fillea Calabria, Fillea Cosenza e Feneauil Calabria, hanno ribadito l’urgenza di accertare «le responsabilità visto che parliamo di un ponte ultimato e dunque collaudato solo 9 anni fa».

«La forza del fiume Trionto, dopo le piogge delle ultime ore, – hanno detto – ha fatto crollare una parte del ponte!! Solo la fortuna ha fatto si che non si registrassero incidenti con gravi ripercussioni a chi quel ponte attraversa ogni giorno per andare a lavorare o fare rientro a casa. Stiamo parlando del tratto di strada che attraversa il comune di Longobucco, tra il bivio di Ortiano e quello di Destro/Manco. Stiamo parlando di un’opera “storica”. I lavori per il viadotto della Sila-Mare, infatti, sono iniziati nel 1990 e ad oggi non sono ancora stati ultimati. Nonostante i 33 anni trascorsi e una spesa di 100 milioni di euro, solo 11 dei 25 chilometri totali sono percorribili». 

«Abbiamo sfiorato la tragedia, ma solo perché – hanno ricordato – il ponte era stato chiuso al transito poche ore prima da Anas, altrimenti oggi avremmo pianto dei morti. Questa è la situazione vergognosa in cui versa la nostra Calabria. Ci rassicura il fatto che la magistratura di Castrovillari abbia deciso di aprire un fascino d’inchiesta sul crollo dell’infrastruttura per capire cosa possa averlo determinato». (rrm)

BOVA MARINA – ll Comune al lavoro per arginare danni da maltempo

Il Comune di Bova Marina, guidato dal sindaco Saverio Zavettieri, si è messo subito in moto per arginare i danni provocati dal maltempo che si è abbattuto, nei giorni scorsi, nel Reggino jonico, provocando notevoli danni alla costa marina.

«Con l’ordinanza sindacale n. 5 del 11/02/2023 avente in oggetto il ripristino dei tratti di viabilità e degli annessi sottoservizi siti nel lungomare danneggiati dall’ultima mareggiata del 10 febbraio scorso, si provvede attraverso la somma urgenza al ripristino della rete idrica e fognaria nonchè, alla messa in sicurezza dei tratti stradali interessati dal fenomeno – ha dichiarato l’assessore comunale  ai LL.PP e all’Ambiente Elvira Tuscano -. I lavori avranno inizio lunedì. Inoltre, per fare fronte al disagio dei cittadini residenti in quel tratto compromesso e alle varie criticità, si è provveduto all’approvvigionamento dell’acqua potabile con l’ausilio di opportuni mezzi messi a disposizione dal Comune e con l’aiuto dell’Associazione Prociv Stella Maris».
Il primo cittadino ha ricordato anche, che «per poter elaborare una adeguata pianificazione di emergenza, per assicurare lo svolgimento delle attività necessarie al coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione, è stata attivata la struttura del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), indispensabile ed estremamente funzionale in questi particolari momenti». (rrc)

La consigliera Amalia Bruni: Occorre intervenire subito per mettere in sicurezza il territorio

«Occorre intervenire immediatamente per mettere in sicurezza il territorio». È quanto ha dichiarato la consigliera regionale Amalia Bruni, a seguito dei crolli nell’area litorale lametina a causa del maltempo.

«Al momento sono in corso lavori di ripristino e sulla statale 18 è stato installato un semaforo per favorire la circolazione delle auto – ha spiegato Bruni –. Il problema deve però essere affrontato in maniera complessiva e con interventi strutturali. I nostri territori sono spesso soggetti ad eventi franosi e già nel mese di dicembre il tratto del litorale che va da Gizzeria Fiume Savuto fino a Nocera Terinese era stato colpito da temporali che avevano provocato danni alla circolazione e pericoli per la cittadinanza».

«Eppure vi sono lavori appaltati da oltre cinque anni per un intervento integrato di difesa costiera per tutto il tratto del litorale interessato ma che non sono mai partiti, motivo per il quale ho presentato una mozione per ottenere un impegno da parte della Giunta Regionale a far partire quanto prima i cantieri che non sono mai iniziati», ha denunciato la consigliera regionale, spiegando che si tratta di lavori «dell’importo di oltre un milione e mezzo di euro che dovevano cominciare il 14 marzo del 2022 ed essere consegnati per il 16 ottobre dello scorso anno».

«E mentre attendiamo l’avvio dei lavori – ha detto ancora – il maltempo continua la demolizione progressiva di uno dei litorali più belli d’Italia. Ho parlato col Sindaco di Falerna, l’avvocato Francesco Stella e con alcuni imprenditori della zona, tutti preoccupatissimi perché se al Covid e al caro bollette, aggiungiamo anche i danni provocati dal maltempo e l’immobilismo della Regione nel porvi rimedio, la situazione diventa ancora più drammatica».

Concludendo, Bruni ha ricordato che «la nuova stagione turistica è alle porte e non possiamo far scappare via chi vuole venire a trascorrere da noi le vacanze». (rrc)

 

Il Comune di Bova Marina chiede l’intervento della regione per i danni sul Lungomare

Il Comune di Bova Marina ha chiesto l’intervento della Regione per la difesa costiera e degli abitanti. Una richiesta che arriva a seguito degli smottamenti, ruscellamenti e rilevanti danni sul Lungomare avvenuti lo scorso 27 novembre e 4 dicembre.

Proprio sul lungomare, le violente mareggiate hanno eroso una parte di sede stradale oltre alla distruzione dei sottoservizi allocati all’interno quali condotta idrica principale e fognaria sottomarina, causando con quest’ultima un danno ambientale di notevole entità visto che la condotta sottomarina è l’unica infrastruttura che consente lo smaltimento delle acque nere di buona parte del territorio comunale. Da una stima effettuata per la messa in sicurezza del lungomare (posizionamento massi) e ripristino delle condotte divelte, sarebbero necessari interventi per un importo di circa € 100.000,00.

E nella giornata di ieri, è stato eseguito un ulteriore sopralluogo dalla Protezione Civile che, insieme al sindaco Saverio Zavettieri, all’ingegnere e responsabile dell’Ufficio tecnico del comune Rosa Greco e al dottore Luigi Mollica della Protezione civile della Regione, hanno constatato i danni subiti in seguito agli eventi meteorici.

«L’amministrazione comunale ha posto sempre l’attenzione costante sul lungomare, biglietto da visita di Bova Marina, sottoposto a varie calamità naturali dal mare e dalle fiumare – ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici, ambiente e territorio Elvira Tuscano –. Anche in questa occasione, tempestiva è stata l’azione del Comune e la disponibilità della Protezione civile e dell’assessorato ai LL.PP della Regione con il quale il primo cittadino Zavettieri si è confrontato in vista dell’approvazione del progetto di completamento della difesa costiera da Brancaleone a Sant’Anna di Melito per 6.800.000.00 di euro».

Il primo cittadino ha precisato, inoltre, che «il progetto dell’importo di 750.000.00 euro è stato inviato tempestivamente dopo le mareggiate, somma per difesa e ripristino di quella parte di lungomare e che i 100.000.00 euro stimati, sono per la messa in sicurezza assolutamente urgente per impedire maggiori pericoli nel caso di prossime mareggiate, possibili nel periodo invernale». (rrc)

Danni per maltempo, la Provincia di Crotone chiede lo stato di calamità

Il presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari, ha chiesto alla Regione Calabria il riconoscimento, per l’intero territorio provinciale, dello “stato di calamità naturale”, per l’adozione di urgenti provvedimenti e sostegni finanziari per la riparazione dei danni.

Una decisione presa in accordo con tutta l’Amministrazione, a seguito degli ingenti danni causati dal maltempo il 30 novembre e poi ancora il 3 e 4 dicembre nel territorio della provincia di Crotone.

Eventi atmosferici eccezionali, piogge intense e fortissime raffiche di vento, infine una violentissima tromba d’aria, hanno danneggiato e messo in pericolo tante strutture non solo private, tra le proprietà colpite, danni ingentissimi anche a proprietà dell’Ente, considerevoli anche su molte delle arterie viarie di competenza provinciale.
«Nell’immediatezza degli eventi calamitosi – si legge in una nota della Provincia – gli uffici ed i tecnici della Provincia sono stati allertati e hanno prontamente effettuato sopralluoghi e verifiche oltre che avviato da subito interventi per la messa in sicurezza ed il ripristino ove possibile. Impegnati negli accertamenti propedeutici agli interventi i tecnici del Settore Lavori Pubblici, Viabilità e Infrastrutture Stradali, a tal proposito, il presidente Ferrari ha inteso ringraziare non solo gli uffici, ma anche il consigliere delegato Enzo Lagani, prodigatosi, già dalle prime ore di domenica e per tutto il giorno a monitorare l’emergenza. Un ringraziamento sentito, anche ai tanti sindaci, che hanno dato un prezioso contributo ed alla loro instancabile collaborazione».
1Ingenti i danni al corpo stradale ed ai manufatti di numerose arterie provinciali per le quali, a causa della mancanza di fondi – continua la nota – si è dovuto nell’immediatezza procedere alla chiusura. Interessati anche edifici scolastici e pubblici di pertinenza, con infiltrazioni di acqua dai solai di copertura e allagamento dei piani interrati. Lo straripamento di diversi fiumi e torrenti, ha provocato notevoli danni alle arterie provinciali adiacenti e strutture ed attività industriali ed agricole».
«Un intero territorio fortemente provato – viene evidenziato – che oggi deve fare il bilancio dei danni ma soprattutto deve essere in grado mettere in campo tutte le azioni necessarie per consentire il ripristino delle strutture e garantire la sicurezza delle nostre comunità.
L’impatto sulla già fragile situazione economica, sociale ed infrastrutturale, impone l’adozione di mezzi ed azioni straordinarie».
«Dobbiamo avere gli strumenti – ha dichiarato il Presidente Ferrari – per intervenire e per farlo tempestivamente, per rendere sicure le strade e le scuole, per evitare che alcune comunità possano restare isolate e per consentire agli imprenditori, alle aziende, che hanno ancora una volta pagato un prezzo alto, di avere il giusto ristoro e la possibilità di riprendere con nuova forza e rinnovato vigore le proprie attività. Siamo accanto a quanti in questi giorni hanno perso tanto, ma a loro vogliamo dire che siamo al lavoro per ottenere la giusta attenzione, stiamo lavorando dalla costa all’entroterra per sgombrare il fango dalle strade, per far tornare i nostri ragazzi in sicurezza nelle scuole». (rkr)

Bevacqua (PD): Regione intervenga in aiuto dei centri della costa tirrenica flagellati dal maltempo

Il capogruppo in Consiglio regionale del Partito DemocraticoDomenico Bevacqua, ha chiesto alla Regione di attivarsi immediatamente «per fronteggiare la situazione di grave emergenza determinata dall’ondata di maltempo che si è abbattuta lungo la costa tirrenica del cosentino, ma che ha coinvolto anche numerosi centri della Calabria centrale come Briatico, Pizzo, Nocera Terinese e Tropea».

«Si valuti rapidamente la situazione – ha aggiunto Bevacqua – e la giunta regionale adotti tutte le misure necessarie per andare in aiuto delle comunità coinvolte, compresa la richiesta dello stato di calamità per i centri colpiti. Subito dopo, come già più volte richiesto dal gruppo del Pd, parta in Consiglio regionale una discussione ampia e approfondita sulla manutenzione del territorio volta ad adottare i provvedimenti necessari per prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico e il possibile ripetersi di episodi simili». (rrc)

 

Su Scilla interviene il Presidente dei Geologi

Giulio Iovine, presidente dell’Ordine dei geologi della Calabria, ha espresso il proprio parere sul maltempo che ha flagellato Scilla nei giorni scorsi.

Almeno 5 eventi analoghi– dice Iovine – si sono ripetuti negli ultimi dieci anni, nella stessa area. Nelle ultime 2 settimane, nella zona di Scilla si erano già registrati un paio di eventi di pioggia: il primo, più rilevante, tra 31.07 e 01.08 (cumulando meno di 20 mm in 2 giorni); il secondo tra 07.08 e 10.08 (2.6 mm in 4 giorni). L’evento del 12-08 si è sviluppato tra le 6 e le 9 del mattino, facendo registrare ai pluviometri tra 40 e oltre 80 mm di pioggia (dati CF-ArpaCal, in corso di validazione): si tratta di quantitativi sicuramente rilevanti, in appena 3 ore. Ma niente di epocale, soprattutto per quella zona.  

Tali precipitazioni temporalesche si sono verificate in un’area, come la Costa Viola, orograficamente accidentata e incisa da corsi d’acqua a carattere torrentizio, i cui bacini idrografici sono generalmente di modesta estensione e caratterizzati da pendenze mediamente elevate. Nell’area, le zone urbanizzate, come pure le principali infrastrutture di trasporto, sono ubicate lungo la costa, alla base dei ripidi versanti, dove sfociano i torrenti. Un osservatore attento non potrà non accorgersi che, spesso, le zone che un tempo erano di pertinenza dei corsi d’acqua sono oggi occupate da aree edificate e strade, e gli impluvi sono a volte scomparsi – “tombati”, cioè costretti a scorrere in tubazioni sotterrate, spesso prive di manutenzione e di dimensioni inadeguate alle portate dei temporali più intensi. In alcuni casi, la memoria del percorso degli antichi corsi d’acqua è ancora conservata nella popolazione, o nella toponomastica. Il territorio, invece, se lo ricorda bene, e se ne riappropria in occasione dei temporali più violenti – come è appunto accaduto a Scilla. 

Gli eventi di pioggia estremi appaiono sempre più frequenti, probabilmente in conseguenza di cambiamenti climatici che il genere umano sta contribuendo ad amplificare con emissioni sconsiderate di gas serra. Questi temporali si abbattono su un territorio generalmente trascurato (alcune aree interne sono state abbandonate negli ultimi decenni), e sfregiato dagli incendi (praticamente tutti appiccati dai sapiens). Estese porzioni di territorio sono state trasformate, e rese meno permeabili: a parità di pioggia, oggi una maggiore quantità tende a ruscellare in superficie invece di infiltrarsi nel sottosuolo. In un simile contesto, quando le acque piovane giungono a terra con estrema violenza, tendono a innescare processi erosivi lungo i versanti, e scorrono verso valle sempre più impetuose, trascinando con sé detriti e oggetti vari. Talvolta, lungo il percorso, i flussi incontrano ostacoli o rallentamenti temporanei (es. accumuli di detrito, rifiuti), che poi collassano. In condizioni particolari, le aliquote di acqua che riescono a infiltrarsi nel terreno innescano anche frane “superficiali”, che possono fluidificarsi e propagarsi a grandi distanze dai siti di origine. Nel complesso, questi eventi temporaleschi originano “flussi iperconcentrati” (ricchi in frazione solida) e frane da “colata detritica”, capaci di spostarsi molto rapidamente (fino a decine di metri al secondo). L’impatto di tali flussi – in zone spesso distanti da quelle in cui si sono originati – è devastante, e produce gran parte dei danni e delle vittime che si registrano in occasione di questi eventi.

Duole constatare che a Scilla, il 12 agosto 2022, è accaduto ciò che, da tempo, sappiamo bene che può succedere in simili zone. Grazie all’avanzamento delle conoscenze multidisciplinari, in settori come la geologia applicata, la geomorfologia, l’idrogeologia/idrologia e l’idraulica, è noto infatti con buona precisione “dove” possono accadere questi tipi di eventi, e siamo in grado di stimare anche “quando” possono accadere (o meglio, con che probabilità si possono verificare). Combinando approcci di modellistica ad adeguati strumenti di monitoraggio (anche in remoto, es. satelliti e RADAR meteo), sappiamo perfino riconoscere l’approssimarsi di condizioni meteo critiche, individuare le celle convettive fin dal loro originarsi (es. a mare), studiarne il percorso, e prevedere dove potranno colpire nel giro di poche ore. Esempi di studi di questo tipo sono ben noti nella letteratura scientifica, e andrebbero semplicemente “utilizzati” per la mitigazione del rischio geo-idrologico (in tal senso, un esempio virtuoso è rappresentato dal Progetto RAMSES, finanziato da RFI SpA con la partecipazione di CNR-IRPI e Centro Funzionale ARPACAL). 

Ovviamente, ciò presuppone il rispetto degli strumenti di pianificazione, elaborati ai sensi della L.183/89 e norme collegate. Ma questi strumenti necessitano di aggiornamenti e approfondimenti, e con l’accentramento delle Autorità di Bacino in Autorità Distrettuali le difficoltà per i professionisti calabresi sono aumentate. Questo Ordine ha istituito uno specifico Gruppo di Lavoro su tali problematiche, e ha già segnalato tali esigenze di razionalizzazione, offrendo disponibilità di collaborazione e supporto tecnico. Auspichiamo che i problemi analiticamente segnalati vengano rapidamente risolti. 

Ma limitarsi a parlare, oggi, di prevenzione e di mitigazione del rischio geo-idrologico suona inappropriato. Sono necessari diffusi interventi di protezione, a partire dalle zone maggiormente esposte, col rischio di produrre ulteriori scempi ambientali (per la gioia di chi fa affari con la cementificazione). Ma serve anche un deciso cambio di rotta, una presa di coscienza generale da parte della popolazione, di chi fa informazione, e degli Amministratori e politici, locali e nazionali. Come in tante altre parti d’Italia, la meraviglia e lo sconforto dureranno solo qualche ora (al più, qualche giorno, nei casi in cui si contano vittime). Poi ci dimenticheremo di tutto, anche perché così conviene a molti, e saremo punto e a capo, pronti per il prossimo disastro. Negli ultimi anni, abbiamo anche trovato un comodo “capro” cui addossare tutte le colpe: il cambiamento climatico. Vero è che gli eventi estremi si stanno verificando con maggior frequenza, ma non possiamo certo limitarci a subire passivamente. E invece, continuiamo imperterriti a utilizzare malamente il territorio, insofferenti verso vincoli e prescrizioni. E qualcuno pensa, perfino, di eliminare i fastidiosi adempimenti in materia urbanistica. (rrc)

L’OPINIONE / Francesco Gagliardi: Maltempo, temporali e allagamenti nella costa Tirrenica un possibile danno per l’agricoltura

di FRANCESCO GAGLIARDIMaltempo, allerta gialla in 19 Regioni italiane tra cui la nostra Calabria. Temperature in calo. Lo scontro tra l’aria polare e quella calda portata da Hannibal può portare piogge intense e grandine, cosa che preoccupa Coldiretti perché potrebbero certamente provocare gravissimi danni all’agricoltura. Molti automobilisti sono stati bloccati lungo le strade allegate e sotto i cavalcavia.

Copiose grandinate si sono registrate nel Pavese e nella Bassa Bergamasca con gravi danni e disagi alle persone e alle cose. Ma anche nella nostra Regione Calabra e precisamente lungo la costa Calabra tra Belvedere Marittimo e Amantea ieri sera si è abbattuto un nubifragio di vaste proporzioni allagando strade, scantinati, garage, magazzini e locali commerciali. L’acqua piovana molto copiosa ha invaso le strade, sembravano dei fiumi in piena, provocando alcuni danni. I tombini non hanno retto, non ce l’hanno fatta ad assorbire tutta quell’acqua.

La gente ha avuto tanta paura e molti non sono andati neppure a dormire. Ora la situazione è ritornata alla normalità, ma è rimasta davvero molta critica per alcune ore. Frane e smottamenti nel Comune di San Pietro in Amantea lungo la strada provinciale S. Pietro-Amantea in località sotto il cimitero, lungo la SS278 di Potame tra San Pietro e Terrati e lungo la strada interpoderale San Pietro-Sant’Elia in contrada Sciolle.

A Belvedere Marittimo, in Amantea  e a San Pietro in Amantea le vie e le strade sono state completamente ripulite dal fango, dalle pietre e dai tronchi di alberi, grazie ai Vigili del Fuoco e alle ruspe della Provincia di Cosenza. In Amantea oltre alle strade allagate la pioggia copiosa ha provocato una grossa buca in Via Lavagaenza, immediatamente fatta transennare, causando limitazione al traffico per il restringimento della strada. Su Facebook è apparso questo post: Anche i rischi per la pubblica incolumità sono crescenti: le strade colabrodo costituiscono un serio pericolo per la collettività e le emissioni tossiche dell’asfalto mettono costantemente a repentaglio la salute dei cittadini. (fg)