IL MARE VIOLATO: LA CALABRIA È QUINTA
SI DEVE TUTELARE DI PIÙ IL TESORO BLU

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria c’è ancora illegalità nel mare. Nella classifica del mare violato in Italia 2022, la nostra regione è quinta con 84.303 controlli, 1490 reati (7,6%), 1630 persone denunciate e arrestate, 380 sequestri penali, 3405 illeciti amministrativi e 3320 sanzioni amministrative. Per quanto riguarda gli illeciti per km di costa, se ne contano il 6,8% del totale.

È la fotografia desolante emersa dal report Mare mostrum di Legambiente, in cui sono stati accertati, solo nel 2022, 19.530 reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste italiane, con un +3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%.Diminuiscono, anche se di poco (-4%), il numero delle persone denunciate e arrestate (19.658) e in maniera più significativa quello dei sequestri (3.590, con una riduzione del -43,3%).

Sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie ad oltre un milione di controlli (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021) svolti dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine,una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa(erano state 7,5 nel 2021), una ogni 115 metri.

Per quanto riguarda i reati ambientali lungo le coste, nel 2022 a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) che rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337),seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) che Legambiente classifica con la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati.Infine, ammontano a624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette,un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate/ arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).

La Calabria è quinta, tra le regioni costiere, nel ciclo illegale del cemento ( 8,4% ), quarta nella classifica del mare inquinato ( 7,3% ), settima per pesca di frodo ( 6.8%) e nona nella violazione del Codice della navigazione e nautica di diporto anche in aree protette ( 2,1%). Questi ultimi dati, vista la rilevanza del sistema costiero calabrese, inducono riflessioni sulla necessità di ancora maggiori controlli.

Una situazione su cui bisogna intervenire. Per questo l’Associazione ha suggerito otto proposte per tutelare, in modo più efficace, il patrimonio ambientale contro l’abusivismo, la maladepurazione e le illegalità.

Nello specifico, Legambiente propone di ripristinare, se necessario anche con modifiche normative, l’efficacia dell’art. 10bis della legge 120/2020 che affida ai Prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni;  rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo; rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, integrando il ciclo idrico (collettamento fognario e depurazione) con quello dei rifiuti (gestione fanghi di depurazione).

Ancora, efficientare la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e permettendone il completo riutilizzo in settori strategici come l’agricoltura, superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 4 185/2003) con l’attuazione del regolamento UE 741/2020; migliorare e rendere più efficienti ed omogenei i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale messe in rete nel Sistema Nazionale di protezione ambientale coordinato da Ispra (SNPA), approvando i decreti attuativi della legge 132 del 2016; regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa; promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per la migliore tutela del mare e della costa; attuare da parte del governo e del Parlamento adeguati interventi normativi contro la pesca illegale, non dichiarata e non documentata.

Proposte che, tuttavia, devono essere accompagnate «da un impegno decisamente più significativo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli comuni alle Regioni, dal parlamento al governo», ha sottolineato Enrico Fonata, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità dell’Associazione.

Lo scorso agosto, Legambiente plaudiva l’iniziativa de Governatore, Roberto Occhiuto, per il commissariamento da parte della giunta regionale dei Comuni che non eseguono le ordinanze di demolizione, lanciando l’appello affinché «la Calabria dia l’esempio per liberare il Mezzogiorno da un fenomeno illegale che l’Istat definisce insostenibile».

«Un cambio di passo importante – scriveva l’Associazione – rispetto al passato rispetto al quale ribadiamo il “meglio tardi che mai”, sottolineato lo scorso dicembre all’annuncio di un provvedimento atteso e necessario poiché la Calabria, per come reiteratamente segnalato da Legambiente nei propri dossier, è interessata da un persistente e grave fenomeno di abusivismo edilizio a cui non sono estranei interessi riconducibili alla criminalità organizzata».

«L’Istat, nel suo ultimo “Rapporto Bes 2022” – ha ricordato Legambiente – sul benessere equo e sostenibile definisce come “insostenibile” l’abusivismo edilizio nel Mezzogiorno, con un’incidenza di 42,1 case illegali ogni 100 costruite nel rispetto della legge (la media nazionale è di 15) e segnala una crescita netta dell’abusivismo del 9,1%, come non si riscontrava dal 2004».

«Dall’ultimo report pubblicato nel 2021 nell’ambito della campagna di Legambiente “Abbatti l’abuso” – si legge ancora – che monitora le ordinanze di demolizione emesse dai Comuni per verificare quante ne siano state effettivamente eseguite, emerge, sulla scorta dei dati comunicati dalle amministrazioni, che le demolizioni in Calabria sono state pari solo all’11,2% delle ordinanze emesse».

«L’abusivismo edilizio – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – è un fenomeno grave che molto spesso compromette luoghi di straordinaria bellezza e pregio ambientale e contro il quale servono, anche in funzione di deterrenza e prevenzione degli abusi, azioni efficaci di rispristino della cultura della legalità, con l’abbattimento degli immobili non sanabili. Si tratta di interventi essenziali non solo per tutelare l’ambiente ma anche per porre in sicurezza il territorio, frenare il consumo di suolo, affermare economie locali trasparenti e salvaguardare l’incolumità delle persone».

Quindi, come si sono fatti passi avanti per quanto riguarda l’abusivismo edilizio, è tempo che in Calabria si faccia altrettanto anche sul lato del mare violato, in modo da non vedere più la nostra bella regione sempre tra i primi in questi rapporti desolanti. ν

L’OPINIONE / Raffaele Mammoliti: L’attività legislativa del Cdx che non dà risposte alla Calabria

di RAFFAELE MAMMOLITIMentre la Calabria brucia, il mare è inquinato, arrivano i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe a completare il quadro. L’ultimo report offre risultati impietosi sul sistema sanitario regionale e sui servizi offerti ai cittadini. Una situazione generale di assoluta emergenza che lascia indifferente la maggioranza al governo della Calabria che continua a sfornare provvedimenti legislativi sicuramente utili, ma non certamente collegati alla priorità e all’emergenza di cui avrebbe bisogno la Calabria.

Questo governo regionale passerà alla storia per aver estinto una categoria come i forestali che hanno svolto un ruolo prezioso nella politica di tutela, presidio del territorio e rigenerazione del patrimonio forestale, che purtroppo rischia di essere devastato per incuria e per l’intransigente ostinazione del governo regionale che punta quasi esclusivamente a spegnere gli incendi piuttosto che a prevenirli. Non consentiremo oltre che si proceda in questa maniera e rilanceremo la nostra proposta che punta alla prevenzione attraverso il presidio del territorio con qualificate risorse umane e tecnologiche per valorizzare l’immenso patrimonio boschivo di cui dispone la Calabria. 

Relativamente alla sanità è preoccupante lo studio della fondazione Gimbe che dimostra come, nonostante qualche lieve miglioramento, la Calabria per le cure essenziali è completamente bocciata e inadempiente. In tale direzione promuoverò nei prossimi giorni un’iniziativa pubblica per meglio affrontare l’insieme delle criticità sanitarie in cui versa la nostra regione, specificatamente nel territorio vibonese che è il territorio nel quale la crisi del sistema sanitario regionale si manifesta in maniera più acuta.

Infine voglio ancora evidenziare come il Consiglio regionale continui a portare in aula provvedimenti senza il preventivo passaggio nelle Commissione competenti, mentre le proposte di legge da me depositate da oltre un anno, non sono state nemmeno calendarizzate. Un governo regionale che ha piegato così deplorevolmente il funzionamento delle istituzioni alla mera logica di maggioranza forse non si era mai visto in cinquant’anni di regionalismo. (rm)

[Raffaele Mammoliti è consigliere regionale del PD]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: L’inquinamento marino è antico e strutturale

di GIACOMO SACCOMANNOL‘attacco della sinistra al presidente Occhiuto per la depurazione è del tutto strumentale! Dopo oltre trent’anni di totale abbandono si sveglia chi ha governato più di tutti, naturalmente fallendo. E poi generalizzare vuol dire non affrontare il problema e creare solo confusione. I problemi ci sono e nessuno li nega. Così come gli interventi sono complessi e non possono, certamente, risolversi in pochi mesi.

Vi sono tanti depuratori che non funzionano e questa è una responsabilità dei comuni. Vi sono fiumi e fiumare dove si scarica di tutto e questa è una responsabilità sia dei comuni che utilizzano tale sistema che delle aziende che ne approfittano. Ci sono pochi, anzi, pochissimi controlli e poche sanzioni. Elementi questi che si sono creati nel tempo e, ripetesi, non sono stati mai affrontati seriamente.

Il presidente Occhiuto, in pochi mesi, ha cercato di rimediare in qualche modo, ma non può sicuramente risolvere gravi problemi strutturali e che si sono formati in decine di anni. Piccolo esempio per esperienza personale: per oltre 30 anni si è fatta una battaglia per la bonifica del fiume Mesima. Tante promesse e poi il nulla! Può Occhiuto risolvere questo annoso problema in pochi mesi? Certamente No. E così tante altre situazioni che si trascinano nel tempo. Cosa fare? Prima di tutto monitorare la costa ed eseguire adeguate analisi per comprendere quale sia la natura dell’inquinamento.

Poi, cercare di affrontare quelle situazioni che possono essere risolte celermente. Infine, progettare gli interventi necessari per trovare delle soluzioni alle problematiche più difficili e che sono state definite anche “bombe ambientali”. Si tratta di progettualità che è sempre mancata alla Calabria e che sembra non essere una metodologia conosciuta! Ed allora, in conclusione, bene il presidente Occhiuto che sta cercando di affrontare il problema trentennale con un minimo di strategia e serietà.

Bene i sindaci che vigilano e difendono il mare. Male quelli che nascondono la maladepurazione che incide nella misura del 45%. Malissimo chi non utilizza adeguatamente o per nulla i fondi regionali. Il mare è una risorsa di tutti e, quindi, appare incomprensibile cercare di scaricare le proprie responsabilità.

I nuclei speciali dei Carabinieri dovrebbero setacciare le coste e immediatamente denunciare chi non osserva le norme e crea inquinamento. Al presidente della regione massima collaborazione per andare a sistemare i guasti di una politica di degrado e senza idee. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

L’OPINIONE / Francesco Gagliardi: Calabria, mare sporco? Per i politici è un mare da bere

di FRANCESCO GAGLIARDIMare sporco in Calabria, titolano i giornali. E questa sarebbe una novità? Da anni lo stiamo segnalando che il nostro mare è inquinato. Chiazze marrone e “strunzi” si spingono fino alla riva e un odore nauseante invade tutta la zona. I villeggianti e i turisti sono indignati, ma alcuni residenti mettono sui social alcune foto bellissime con acque azzurre e chiare e non ci stanno e dicono che il nostro mare è pulito. Quella chiazza marrone è dovuta al movimento del mare dopo le mareggiate e quell’odore strano, nauseante è invece un profumo di Chanel n. 5. Contenti loro. Mare agitato, mare calmo, la verità è che il nostro mare in questi ultimi giorni fa veramente schifo. Molti villeggianti hanno disdetto le loro agognate vacanze.

Quando hanno visto per l’ennesima volta il mare sporco sono andati altrove o sono ritornati delusi nelle loro case. Ma non doveva essere il nostro mare un mare da bere? Lo dissero alcuni anni fa Agazio Loiero, Presidente della Regione Calabra, e Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza. Io li invitai a venire sulle nostre spiagge e a bere un bel bicchiere di acqua del nostro mare. Non hanno accettato l’invito e non hanno bevuto l’acqua del nostro mare. Mica sono fessi. Sono certo che se avessero accettato il mio invito e avessero bevuto un bicchiere di acqua del nostro mare avrebbero dovuto ricorrere alle cure degli ospedali di Paola, Cetraro e Cosenza.

Quali sono veramente le cause del fenomeno? Non c’è bisogno di tecnici ed esperti. I depuratori non funzionano a dovere e qualcuno di notte scarica nei fiumi e nel mare sostanze inquinanti. Questo è il punto. Lasciamo perdere la polemica tra il Governatore della Calabria On. Occhiuto e i Sindaci della Regione Calabria. Sono tutti responsabili. Giocano a scarica barile. Lo hanno sempre fatto, Non è una novità. La novità è una sola, una soltanto: il nostro mare è sporco e i villeggianti che dovrebbero essere la ricchezza della nostra amata Calabria sono delusi e amareggiati. Colpa di fattucchieri e di stregoni?

Il grande Totò direbbe: Ma mi faccia il piacere! Le responsabilità sono di tutti quelli che hanno governato la Calabria e delle amministrazioni locali. Sono stati tutti incapaci, sono tutti incapaci a risolvere in via definitiva questo grave problema che puntualmente si verifica durante la stagione estiva e quando le nostre spiagge sono affollate. Guardando le foto che girano sui Social con le strisce di melma e con gli “strunzi” galleggianti che deturpano il nostro azzurro mare, mi ha preso un colpo a cuore. Ma come è possibile! Acqua azzurra, acqua chiara, con le mani posso finalmente bere, la canzone di Lucio Battisti. Ma questo tanti anni fa. 

E oggi? Solo Loiero e Oliverio potrebbero bere l’acqua del nostro mare inquinato, ma non lo faranno perché sanno che quello che hanno affermato era una fake news, era soltanto una notizia per prendere per fessi gli elettori calabresi, i quali all’occasione si sono poi vendicati. (fg)

Mare sporco a Caminia, il consigliere Montuoro: Polemiche di Filcams sono pretestuose

Il consigliere regionale Antonio Montuoro ha evidenziato come «le polemiche da parte della FilCams Cgil Calabria contro la Regione per le presunte chiazze scure riscontrate oggi nel mare di Caminia sono solo pretestuose e in palese contraddizione con quanto dichiara lo stesso sindaco di Stalettì, Mario Gentile».

Il primo cittadino, infatti, in una nota ha ringraziato «pubblicamente il presidente Roberto Occhiuto, e il dirigente generale del dipartimento Ambiente, Salvatore Siviglia – ha evidenziato Montuoro – per essere “prontamente intervenuto con l’Amministrazione comunale per ripristinare il blocco delle stazioni sollevamento dovuto alla mancata manutenzione degli ultimi anni”».

«Nonostante la gestione della depurazione spetta ai Comuni, mai come in quest’ultimo anno e mezzo la Regione ha affiancato gli enti locali per risolvere una serie di problematiche – ha detto ancora Montuoro –. Sicuramente, non ha pagato influencer, come sostiene erroneamente al Cgil, ma ha investito più di 16 milioni di euro (6 l’anno scorso e 10 quest’anno) per attività strutturali legate alla messa in efficienza del sistema di depurazione, del collettamento e anche per attività da svolgere in manutenzione ordinaria e straordinaria».

«Pertanto, le polemiche della FilCams Cgil Calabria contro la Regione sono solo strumentali e fuori luogo – ha concluso – fatti da chi preferisce lamentarsi piuttosto che avanzare proposte per contribuire a mettere mano ad un settore che per decenni in Calabria non si è riusciti a governare». (rcz)

Mare sporco, Valentino (Filcams) risponde a Montuoro

Giuseppe Valentino, segretario generale di Filcams Cgil Calabria, ha replicato al consigliere regionale Antonio Montuoro «che anziché andare a verificare – ha detto il sindacalista – se i miliardi dei calabresi sono stati investiti correttamente, per evitare che il mare si trasformi in una fogna, si preoccupa di chi, di fronte all’evidenza, indica il re nudo».

«Se la politica regionale – ha ribadito – anziché assumere atteggiamenti da tifoseria nei confronti del Presidente della Giunta, lo supportasse nell’azione di stimolo e di governo forse le cose in questa nostra terra girerebbero per il verso giusto. Puntualmente assistiamo a difese d’ufficio che spostano l’attenzione dal merito e banalizzano le questioni; il consigliere Montuoro per coerenza avrebbe dovuto correre a Caminia e farsi un bagno in quella chiazza marrone per dimostrare alle genti di Calabria che da quando il Presidente Occhiuto governa la Regione perfino la melma ha tutto un altro gusto».

«Verificheremo la capacità di ascolto e la coerenza delle dichiarazioni del consigliere Montuoro nelle prossime settimane – ha concluso – quando la Filcams Cgil Calabria presenterà le proposte di modifica del piano regionale strategico del turismo sostenibile che il consiglio regionale sarà chiamato ad approvare». (rcz)

Tirreno: il mare è sporco, ma la colpa è solo del maltempo

È da attribuire alle condizioni meteorologiche la presenza di  acque meno limpide in alcune zone del Tirreno, causate appunto dal maltempo e dalle correnti. 

Ha spiegato Salvatore Siviglia, direttore generale del Dipartimento Ambiente e tutela del territorio della Regione Calabria, che «In questi ultimi giorni, in alcune zone della Calabria nel litorale tirrenico il mare non si presenta limpido come siamo stati abituati a vederlo nella stragrande maggioranza dei casi in questa stagione estiva.

Ma diversamente dal passato, non abbiamo a che fare con problemi legati alla depurazione, bensì con conseguenze meteorologiche quasi incontrollabili. Le copiose piogge e il maltempo hanno, infatti, notevolmente ingrossato i torrenti e hanno riversato in acqua materiale di trasporto misto a vari detriti accumulati negli alvei. Per di più scontiamo la presenza di diverse abitazioni e di aziende non collettate, e su questo lavoreremo da settembre – su input del presidente Roberto Occhiuto – per iniziate a sanare una situazione ereditata da decenni di indifferenza. Ma i controlli effettuati anche in queste ore sugli scarichi degli impianti di depurazione, dal personale della Sorveglianza Idraulica di Calabria Verde, hanno confermato che i flussi sono trasparenti: non c’è, dunque, un problema con le fogne, che sono trattate secondo le norme e che non stanno causando disagi.

È evidente – afferma il dott. Siviglia – che le condizioni meteomarine di ieri e di oggi fanno sì che le acque bianche con detriti riversate in mare dai torrenti vengano riportate sotto costa per effetto delle correnti.

Le attività di monitoraggio continuo del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria – anche oggi sono impiegate 40 unità nel territorio – hanno segnalato, su oltre 200 punti di osservazione in prossima dei corsi d’acqua, decine di afflussi con portate di acque torbide e significative presenze di materiale vegetale.

Ecco la spiegazione delle acque meno limpide di questi giorni, e anche nelle prossime ore potrebbero ripetersi fenomeni analoghi» (rcz)

Silvio Greco: Maladepurazione dipende anche dagli scarichi illegali

«Al di là della maladepurazione, c’è un grande problema di scarichi illegali, che interessano tutti: dai proprietari delle case sulla spiaggia che non utilizzano gli autospurghi, da alcuni imprenditori poco lungimiranti che nottetempo scaricano le loro vasche, fino a tutta una serie di attività come le lavanderie industriali che riversano tutte a mare». È quanto ha dichiarato Silvio Greco, direttore della Stazione Zoologica “A. Dhorn” e consulente ambientale della Regione Calabria a Buongiorno Regione.

Per il direttore Greco, infatti, ha rilevato come inizialmente «pensavamo che la maladepurazione potesse essere il 100% della causa dei mari inquinati di questi anni ed invece, dopo aver effettuato 150 prelievi, abbiamo notato che la maladepurazione influenza il fenomeno solo per il 45-50%. Significa che tutto il resto è frutto di una serie di posizioni assurde dei calabresi che pensano di poter sversare a mare, impunemente, di tutto e di più».

«Dai sopralluoghi quotidiani – ha proseguito – individuiamo fonti di scarico illegali che nulla hanno a che fare con la depurazione. Questo significa che i calabresi devono iniziare ad assumersi le loro responsabilità, altrimenti è inutile ripetere ogni anno che “il mare è sporco”».

Per il direttore della stazione Zoologica, infatti, «la notizia è questa»: Il risultato è scientifico perché abbiamo caratterizzato le acque di scarico dei depuratori. Con un termoscanner ed un elicottero siamo andati a verificare tutti questi reflui e le azioni dei carabinieri e della capitaneria di porto convergono tutti verso questo dato: oltre il 50% dei punti interessati non sono collegati ai depuratori ma a scarichi familiari, agricoli o di piccoli opifici dell’industria».

Sulla situazione dei depuratori, Greco ha ricordato l’ordinanza del presidente Occhiuto, con cui è intervenuto per pulire i depuratori dai fanghi e dalla sabbia: «abbiamo trovato 100 tonnellate di sabbia, che significa che quei depuratori non erano mai stati gestiti in maniera corretta», ha spiegato Greco, aggiungendo che adesso «possono ripartire e lavorare bene».

Il direttore della Stazione Zoologica, poi, ha ricordato che «stiamo lavorando anche sulle condotte. Abbiamo trovato delle condotte bucate. Quello che mi ha sconvolto è vedere il malcostume dei calabresi che pensiamo che il mare sia una discarica e che quindi possiamo pensare di buttare di tutto». (rcz)

Italia Nostra – Alto Tirreno Cosentino: I sindaci della costa convochino i consigli comunali per il mare sporco

Italia Nostra – sezione Alto Tirreno Cosentino, ha chiesto ai sindaci della costa tirrenica di convocare i consigli comunali in merito alla questione del mare sporco, e di discutere e prendere decisioni per «migliorare la condizione del nostro mare».

Una situazione che, soprattutto in questi giorni di giugno, non può lasciare indifferenti i primi cittadini per l’Associazione: «se non lo fanno, mostrano tutta la loro insipienza a difendere il bene prezioso che è rappresentato dal nostro mare e non c’è da meravigliarsi se poi vengono additati e sbeffeggiati. Purtroppo la situazione è estremamente seria. Ha iniziato a discutere del mare e delle sue criticità il Comune di San Nicola Arcella nel consiglio comunale del 7 giugno 2022, in cui non è stata celata la drammaticità della situazione».

«L’interlocutore scelto è la Regione Calabria – ha spiegato l’Associazione – a cui si domanda quello che Italia Nostra sta chiedendo già dallo scorso anno: “fate tutti i controlli che volete sul territorio e sugli impianti di depurazione, ma esaminate subito quello che c’è in mare oggi perché un esame immediato di ciò che è in mare ci può consentire di sapere con precisione di cosa si tratta, da dove arrivano e chi le produce” queste le parole del Sindaco Madeo. Ci sarebbe da dire “benvenuto sindaco”, ma noi abbiamo seri dubbi che la Regione Calabria possa adoperarsi in tempi rapidi tramite l’Arpacal per fare ciò che le si chiede».
«Non invece i sindaci che possono far analizzare in ogni momento le acque del mare quando si presentano tutte quelle situazioni inguardabili che abbiamo osservato in questi giorni – ha spiegato ancora Italia Nostra –. Comunque, è grave e vergognoso, anche ai fini della salvaguardia della salute pubblica, che a distanza di settimane ancora non si sappia di cosa siano fatte e che i sia dentro tutte quelle chiazze che invadono la gran parte delle nostre spiagge anche quelle insignite di Bandiera Blu».
«Il sindaco – viene spiegato ancora – ha riferito di aver suggerito alla Regione Calabria di deliberare nell’ immediato l’intervento dei “Pellicani del mare” che con le loro attrezzature sofisticate possono non solo raccogliere i rifiuti non facendoli giungere nelle acque di balneazione, ma sono in grado di esaminare ciò che raccolgono e da dove arrivano i rifiuti.
Il Consiglio ha deciso che nel caso in cui nel giro di qualche giorno la Regione Calabria non decida, chiederà ai sindaci di Praia a Mare, Tortora e Scalea di farsi carico, insieme al comune di San Nicola della spesa necessaria per attivare tale strumentazione per tenere sotto controllo il mare antistante questi comuni».
«Il Consiglio – conclude la nota – ha anche deciso di dare mandato al sindaco di lanciare un appello per la costituzione di un Comitato permanente formato anche da Associazioni e rappresentanti di turisti. Staremo a vedere i risultati , certo ci si è mossi in ritardo, bisognava farlo già da qualche anno. Ma almeno per la prima volta si è preso coscienza della gravità della situazione e della necessità di intervenire, ormai sono cadute tutte quelle giustificazioni che abbiamo sentito in questi anni. Forse è proprio questo il vero risultato positivo che riscontriamo». (rcs)

IL “MARE PULITO” IN CALABRIA È POSSIBILE
NON SIA UN PRIVILEGIO, BENSÍ UN DIRITTO

Pensare e parlare di un Mare Pulito in Calabria non deve essere un sogno, ma una realtà concreta e realizzabile se si iniziano ad affrontare i problemi e a trovare le soluzioni più adeguate. D’altronde, il mare pulito non dev’essere un privilegio, ma un diritto come suggerisce il titolo dell’importante convegno svoltosi all’Istituto Nautico di Pizzo, che ha visto riunirsi istituzioni, sindaci e associazioni.

Un convegno, a cui sono intervenuti il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il direttore dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, i Procuratori della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo, e di Lamezia Terme, dott. Salvatore Curcio, nonché del Sottosegretario per il Sud, Dalila Nesci.

Un tema, quello del mare pulito, talmente tanto importante che il Governatore Occhiuto, nel suo intervento, ha spiegato essere stato affrontato subito dopo il suo insediamento, «e non a giugno come si è sempre fatto nella nostra Regione – stipulando una convenzione con un importante istituto che ha competenze specifiche sulla salute del mare (Stazione Zoologica Anton Dhron ndr)».

«Deve essere realizzata una governance per la gestione dei depuratori, anche di quelli privati e tutti devono essere sottoposti ai controlli» ha detto ancora Occhiuto, evidenziando come sia molto importante «il contributo che può dare l’Autorità giudiziaria per l’attività di contrasto ai fenomeni illegali. Non bisogna lasciare soli i procuratori della Repubblica – oggi sono qui presenti Camillo Falvo, procuratore capo di Vibo Valentia, e Salvatore Curcio, procuratore capo di Lamezia Terme – a vigilare sulla depurazione, ma ci deve essere il concorso di tutte le istituzioni».

«Noi dobbiamo fare il nostro – ha proseguito – e, come Regione, siamo ora impegnati a intervenire sui depuratori che sono tarati ad esempio sulla popolazione invernale, più che sulla quella estiva. Siamo impegnati anche ad accelerare i lavori di collettamento. Ci sono tanti Comuni che hanno edifici o abitazioni non collettati agli impianti di depurazione. Ci sono delle procedure di infrazione per questo, e la Regione deve fare il suo dovere».

«È importante – ha concluso – risolvere i problemi per tempo. Purtroppo spesso ci si occupa dei problemi del mare pulito quando è troppo tardi. Ecco, io vorrei che già per i mesi di giugno o luglio di quest’anno, e ancor di più nell’anno successivo, si potessero vedere i risultati del mio governo regionale».

Problemi che, per il presidente Occhiuto, si potrebbero risolvere se Regione, organi di controllo e Arpacal lavorano insieme. In particolare, «l’Arpacal può svolgere una funzione chiave – ha spiegato Occhiuto – e deve essere posta nelle condizioni di realizzare la sua missione, ma rispetto al tema del mare pulito è importante che lavorino insieme all’Arpacal, con grande impegno, le direzioni dei Dipartimenti della Regione e i soggetti deputati al controllo dello smaltimento e al controllo della depurazione delle acque».

La sottosegretaria per il Sud, ha evidenziato come «gli stanziamenti per garantire un mare pulito ci sono, ora gli Enti locali devono investire sul personale necessario per valorizzare questa nostra straordinaria risorsa».

«Alle risorse del Pnrr – ha aggiunto Nesci – si aggiungono i 600 milioni di euro previsti da un bando del Ministero della Transizione Ecologica per la depurazione. La pubblica amministrazione a livello regionale – ha aggiunto – deve ricercare le professionalità che occorrono per salvaguardare la salute del mare e dell’ambiente, anche riqualificando il personale interno».

«Abbiamo messo in campo – ha illustrato – dei bandi per tecnici ed esperti a favore dei Comuni, che potranno coadiuvare il lavoro di attuazione previsto dal Pnrr, e un Fondo per la progettualità a beneficio dei piccoli centri sotto i 30mila abitanti. Dobbiamo ricordare che costa molto di più pagare le sanzioni relative alle infrazioni europee che investire nella depurazione. Gli enti possono contare anche sul lavoro del Commissario unico per la depurazione, Maurizio Giugni, che può essere coinvolto nei tavoli tecnici e istituzionali».

«Il sistema Paese si è mosso per garantire fondi e strumenti necessari a contrastare l’inquinamento del mare, ora serve l’impegno di tutti. È solo con il contributo di ciascun attore coinvolto che riusciremo a dare le risposte che i cittadini aspettano, serve la massima sinergia tra autorità e istituzioni – ha concluso Nesci – per salvaguardare l’ambiente e in particolare il nostro mare»

Il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, nel corso del convegno, ha evidenziato come «le criticità del mare calabrese, e anche il tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia, sono ataviche: il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione».

«E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato» ha aggiunto.

«Il compito dell’agenzia ambientale – ha dichiarato Pappaterra – oltre a svolgere le attività che le sono state assegnate dalla normativa, si è sempre contraddistinto per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell’ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio».

«La nostra agenzia – ha proseguito il direttore generale dell’Arpacal – è nata nel 1999 con compiti di monitoraggio e controllo di tutte le matrici ambientali e dal 2016 è parte integrante del Sistema Nazionale  di Protezione Ambientale a seguito dell’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge 132 che rappresenta il meccanismo di raccordo tecnico-scientifico tra Stato e Regioni per il governo dell’ambiente del nostro Paese».

In merito alle iniziative di sensibilizzazione alle criticità ambientali, che recentemente hanno contraddistinto il vibonese, Pappaterra ha ricostruito le tappe del suo incontro con il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo.

«Agli inizi del mese di settembre scorso il procuratore Falvo lanciò la sfida sul mare inquinato basata sulla motivazione che il problema va affrontato oggi e non a luglio in piena emergenza, definendola la sfida più importante per il futuro della nostra regione. Condividendone pienamente il pensiero, ho scritto una nota al dott. Falvo e l’ho incontrato qualche giorno dopo in procura a Vibo per rappresentargli le attività che l’Arpacal svolge su questo terreno».

«D’altronde – ha spiegato – non potevo esimermi dal farlo, considerato che oltre la metà delle nostre attività ispettive sono di supporto agli organi di polizia giudiziaria ed alla stessa autorità giudiziaria, mediante sopralluoghi ed ispezioni, campionamenti e misure con  analisi di laboratorio e relazioni tecniche successive alle attività di campo».

Sulla collaborazione con la Regione Calabria, Pappaterra ha tracciato un bilancio positivo degli ultimi due anni.

«Dalla Cittadella – ha dichiarato – hanno toccato con mano quanto era noto ai tecnici di settore, ossia che l’Arpacal è un soggetto tecnico concreto e professionale sul quale, appunto, poter fare affidamento. Ad esempio per la Direttiva Nitrati. Da due anni, per evitare che la nostra regione fosse suscettibile di infrazione comunitaria (Direttiva 91)  l’Agenzia sta fornendo un supporto importante nel campionamento delle acque superficiali interne per la determinazione dei nitrati».

«Ed è sulla base di questa pronta disponibilità – ha detto ancora – efficacia e dell’alto livello professionale dimostrato  che la Regione , dopo 20 anni in cui si era sempre rivolta all’esterno, per la prima volta ha deciso di affidare all’Arpacal il Piano regionale di Tutela delle Acque attraverso una Convenzione che vale oltre due milioni di euro, finalizzata all’espletamento di attività di censimento e monitoraggio di tutti i corpi idrici regionali e del loro stato di qualità. Oppure ancora, grazie ad un finanziamento “ad hoc” della regione di 550.000 euro, sono in corso i lavori per l’installazione di campionatori automatici su 70 depuratori della fascia costiera calabrese che valuteranno la funzionalità degli impianti con prelievi  in automatico delle acque in uscita che verranno analizzate in laboratorio».

Ma anche l’uso delle nuove tecnologie è un tratto distintivo dell’azione dell’Arpacal di cui la Regione sta usufruendo.

«Abbiamo iniziato una attività di indagine attraverso i droni, finalizzata ad individuare tramite camera termica e fotocamera ad alta risoluzione, la presenza di sversamenti illeciti di liquami in alveo e di rifiuti abbandonati. Il Mesima, per esempio ma anche l’Oliva ed il Budello, non può continuare ad immettere nel Tirreno le sue acque malsane. Una situazione irrisolta. Nessun intervento è stato fatto per scongiurare l’inquinamento marino oltre che per tutelare lo stesso fiume magari istituendo una Riserva Naturale per come richiesto dal mondo associativo».

Ed intanto, per l’anno 2021 Arpacal ha regolarmente effettuato la campagna di balneazione con analisi di alcuni parametri microbiologici voluti dal Ministero della Salute, individuando in classe eccellente 552 punti su 649, quindi circa l’85%. (rvv)