IL PRESIDENTE OCCHIUTO ALL CONVEGNO ORGANIZZATO ALL’ISTITUTO NAUTICO DI PIZZO, DOVE SI È FATTO IL PUNTO;
Mare sporco

IL “MARE PULITO” IN CALABRIA È POSSIBILE
NON SIA UN PRIVILEGIO, BENSÍ UN DIRITTO

Pensare e parlare di un Mare Pulito in Calabria non deve essere un sogno, ma una realtà concreta e realizzabile se si iniziano ad affrontare i problemi e a trovare le soluzioni più adeguate. D’altronde, il mare pulito non dev’essere un privilegio, ma un diritto come suggerisce il titolo dell’importante convegno svoltosi all’Istituto Nautico di Pizzo, che ha visto riunirsi istituzioni, sindaci e associazioni.

Un convegno, a cui sono intervenuti il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il direttore dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, i Procuratori della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo, e di Lamezia Terme, dott. Salvatore Curcio, nonché del Sottosegretario per il Sud, Dalila Nesci.

Un tema, quello del mare pulito, talmente tanto importante che il Governatore Occhiuto, nel suo intervento, ha spiegato essere stato affrontato subito dopo il suo insediamento, «e non a giugno come si è sempre fatto nella nostra Regione – stipulando una convenzione con un importante istituto che ha competenze specifiche sulla salute del mare (Stazione Zoologica Anton Dhron ndr)».

«Deve essere realizzata una governance per la gestione dei depuratori, anche di quelli privati e tutti devono essere sottoposti ai controlli» ha detto ancora Occhiuto, evidenziando come sia molto importante «il contributo che può dare l’Autorità giudiziaria per l’attività di contrasto ai fenomeni illegali. Non bisogna lasciare soli i procuratori della Repubblica – oggi sono qui presenti Camillo Falvo, procuratore capo di Vibo Valentia, e Salvatore Curcio, procuratore capo di Lamezia Terme – a vigilare sulla depurazione, ma ci deve essere il concorso di tutte le istituzioni».

«Noi dobbiamo fare il nostro – ha proseguito – e, come Regione, siamo ora impegnati a intervenire sui depuratori che sono tarati ad esempio sulla popolazione invernale, più che sulla quella estiva. Siamo impegnati anche ad accelerare i lavori di collettamento. Ci sono tanti Comuni che hanno edifici o abitazioni non collettati agli impianti di depurazione. Ci sono delle procedure di infrazione per questo, e la Regione deve fare il suo dovere».

«È importante – ha concluso – risolvere i problemi per tempo. Purtroppo spesso ci si occupa dei problemi del mare pulito quando è troppo tardi. Ecco, io vorrei che già per i mesi di giugno o luglio di quest’anno, e ancor di più nell’anno successivo, si potessero vedere i risultati del mio governo regionale».

Problemi che, per il presidente Occhiuto, si potrebbero risolvere se Regione, organi di controllo e Arpacal lavorano insieme. In particolare, «l’Arpacal può svolgere una funzione chiave – ha spiegato Occhiuto – e deve essere posta nelle condizioni di realizzare la sua missione, ma rispetto al tema del mare pulito è importante che lavorino insieme all’Arpacal, con grande impegno, le direzioni dei Dipartimenti della Regione e i soggetti deputati al controllo dello smaltimento e al controllo della depurazione delle acque».

La sottosegretaria per il Sud, ha evidenziato come «gli stanziamenti per garantire un mare pulito ci sono, ora gli Enti locali devono investire sul personale necessario per valorizzare questa nostra straordinaria risorsa».

«Alle risorse del Pnrr – ha aggiunto Nesci – si aggiungono i 600 milioni di euro previsti da un bando del Ministero della Transizione Ecologica per la depurazione. La pubblica amministrazione a livello regionale – ha aggiunto – deve ricercare le professionalità che occorrono per salvaguardare la salute del mare e dell’ambiente, anche riqualificando il personale interno».

«Abbiamo messo in campo – ha illustrato – dei bandi per tecnici ed esperti a favore dei Comuni, che potranno coadiuvare il lavoro di attuazione previsto dal Pnrr, e un Fondo per la progettualità a beneficio dei piccoli centri sotto i 30mila abitanti. Dobbiamo ricordare che costa molto di più pagare le sanzioni relative alle infrazioni europee che investire nella depurazione. Gli enti possono contare anche sul lavoro del Commissario unico per la depurazione, Maurizio Giugni, che può essere coinvolto nei tavoli tecnici e istituzionali».

«Il sistema Paese si è mosso per garantire fondi e strumenti necessari a contrastare l’inquinamento del mare, ora serve l’impegno di tutti. È solo con il contributo di ciascun attore coinvolto che riusciremo a dare le risposte che i cittadini aspettano, serve la massima sinergia tra autorità e istituzioni – ha concluso Nesci – per salvaguardare l’ambiente e in particolare il nostro mare»

Il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, nel corso del convegno, ha evidenziato come «le criticità del mare calabrese, e anche il tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia, sono ataviche: il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione».

«E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato» ha aggiunto.

«Il compito dell’agenzia ambientale – ha dichiarato Pappaterra – oltre a svolgere le attività che le sono state assegnate dalla normativa, si è sempre contraddistinto per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell’ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio».

«La nostra agenzia – ha proseguito il direttore generale dell’Arpacal – è nata nel 1999 con compiti di monitoraggio e controllo di tutte le matrici ambientali e dal 2016 è parte integrante del Sistema Nazionale  di Protezione Ambientale a seguito dell’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge 132 che rappresenta il meccanismo di raccordo tecnico-scientifico tra Stato e Regioni per il governo dell’ambiente del nostro Paese».

In merito alle iniziative di sensibilizzazione alle criticità ambientali, che recentemente hanno contraddistinto il vibonese, Pappaterra ha ricostruito le tappe del suo incontro con il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo.

«Agli inizi del mese di settembre scorso il procuratore Falvo lanciò la sfida sul mare inquinato basata sulla motivazione che il problema va affrontato oggi e non a luglio in piena emergenza, definendola la sfida più importante per il futuro della nostra regione. Condividendone pienamente il pensiero, ho scritto una nota al dott. Falvo e l’ho incontrato qualche giorno dopo in procura a Vibo per rappresentargli le attività che l’Arpacal svolge su questo terreno».

«D’altronde – ha spiegato – non potevo esimermi dal farlo, considerato che oltre la metà delle nostre attività ispettive sono di supporto agli organi di polizia giudiziaria ed alla stessa autorità giudiziaria, mediante sopralluoghi ed ispezioni, campionamenti e misure con  analisi di laboratorio e relazioni tecniche successive alle attività di campo».

Sulla collaborazione con la Regione Calabria, Pappaterra ha tracciato un bilancio positivo degli ultimi due anni.

«Dalla Cittadella – ha dichiarato – hanno toccato con mano quanto era noto ai tecnici di settore, ossia che l’Arpacal è un soggetto tecnico concreto e professionale sul quale, appunto, poter fare affidamento. Ad esempio per la Direttiva Nitrati. Da due anni, per evitare che la nostra regione fosse suscettibile di infrazione comunitaria (Direttiva 91)  l’Agenzia sta fornendo un supporto importante nel campionamento delle acque superficiali interne per la determinazione dei nitrati».

«Ed è sulla base di questa pronta disponibilità – ha detto ancora – efficacia e dell’alto livello professionale dimostrato  che la Regione , dopo 20 anni in cui si era sempre rivolta all’esterno, per la prima volta ha deciso di affidare all’Arpacal il Piano regionale di Tutela delle Acque attraverso una Convenzione che vale oltre due milioni di euro, finalizzata all’espletamento di attività di censimento e monitoraggio di tutti i corpi idrici regionali e del loro stato di qualità. Oppure ancora, grazie ad un finanziamento “ad hoc” della regione di 550.000 euro, sono in corso i lavori per l’installazione di campionatori automatici su 70 depuratori della fascia costiera calabrese che valuteranno la funzionalità degli impianti con prelievi  in automatico delle acque in uscita che verranno analizzate in laboratorio».

Ma anche l’uso delle nuove tecnologie è un tratto distintivo dell’azione dell’Arpacal di cui la Regione sta usufruendo.

«Abbiamo iniziato una attività di indagine attraverso i droni, finalizzata ad individuare tramite camera termica e fotocamera ad alta risoluzione, la presenza di sversamenti illeciti di liquami in alveo e di rifiuti abbandonati. Il Mesima, per esempio ma anche l’Oliva ed il Budello, non può continuare ad immettere nel Tirreno le sue acque malsane. Una situazione irrisolta. Nessun intervento è stato fatto per scongiurare l’inquinamento marino oltre che per tutelare lo stesso fiume magari istituendo una Riserva Naturale per come richiesto dal mondo associativo».

Ed intanto, per l’anno 2021 Arpacal ha regolarmente effettuato la campagna di balneazione con analisi di alcuni parametri microbiologici voluti dal Ministero della Salute, individuando in classe eccellente 552 punti su 649, quindi circa l’85%. (rvv)