Regione dello Stretto, magnifica suggestione.
L’irrealizzabile conurbazione Reggio-Messina

di SANTO STRATI – La proposta di “fondere” Reggio e Messina in una conurbazione intelligente, per creare la Regione dello Stretto è suggestiva e potrebbe rivelare alcuni aspetti positivi. Ma non è originale, è vecchia di 50 anni fa, e continua, come negli anni 70 a scontrarsi con una realtà che confligge a tutto spiano con la fusione soft di due municipi (che manterrebbero comunque l’autonomia) avendo in comune soltanto la tragedia del terremoto del 1908 e il mare dello Stretto. Difficile pensare alla fusione di due città troppo diverse tra di loro e molto distanti, nonostante la lingua di mare che le unisce, soprattutto in assenza di una realtà di infrastrutture e trasporti che non esiste. Come si fa a pensare a una nuova regione, quella dello Stretto, se manca – oggi – una ragionevole frequenza di collegamenti, se sono assenti trasporti degni di questo nome e se l’ipotesi ponte, che poteva pur far immaginare una grande unica area dello Stretto, è praticamente tramontata? L’idea poteva avere senso se si fosse sviluppata tutta un’altra politica infrastrutturale con lo sviluppo dell’area dello Stretto unita (anche fisicamente) dal ponte e con piena funzionalità bidirezionale di porti, aeroporto e ferrovie. La Città metropolitana di Messina si è appena “appropriata” dei porti di Villa e Reggio (che dipendono dalla nuova Authority dello Stretto) senza che qualcuno a Roma o nei posti dove si decide abbia fatto qualcosa. Sono stati accontentati i grillini messinesi, ignorando le reali aspettative che la Zes di Gioia Tauro (che comprende anche i porti di Reggio e Villa) lasciava supporre. E con questa classe politica inetta c’è qualcuno disposto a credere che Messina sia pronta a condividere il suo futuro con la sua dirimpettaia? A parole sembra facile, ma ci sia consentito un po’ di scetticismo. Lo storico Gaetano Cingari, nel suo bel libro (Laterza) parlava di Reggio «sempre in fuga dalla Calabria verso la vicina Messina», ma la “sicilianità” dei reggini è argomento buono giusto per uno sfottò da bar.

Non vorremmo apparire cattivi profeti, però la proposta sembra poggiata più su spirito indipendentista che su criteri razionali. La dichiarazione programmatica che spiega la proposta formulata dai docenti universitari Tonino Perna (sociologo) e Daniele Castrizio (storico), dallo scrittore Fabio Cuzzola e dal responsabile locale del Touring Club avvocato Francesco Zuccarello è suggestiva e punta diritto al cuore dei reggini (più che sui messinesi): «Reggio e Messina – affermano i promotori della Regione dello Stretto – stanno morendo. Una è completamente marginale in Calabria, l’altra in Sicilia. Non hanno voce in capitolo, non hanno chance di sviluppo. Noi stiamo proponendo questo Referendum per dare un futuro alle due città, che sono sempre state vicine. Ci sono millenni di pagine di storia che parlano per l’Area dello Stretto, è un processo naturale, è solo questione di tempo. Vogliamo questo Referendum, anche se il risultato sarà solo di bandiera, perché vogliamo capire cosa pensa la gente e deve essere un messaggio forte. Se sta bene lo status quo, questo degrado, questa decadenza, questa marginalità regionale, allora teniamoci tutto così com’è. Se invece vogliamo cambiare, abbiamo la possibilità di farlo con l’istituzione di una nuova Regione, la Regione dello Stretto. È quello che chiederemo con il Referendum». 

A Messina cosa dicono? Per ora nessuna voce ufficiale s’è alzata per aderire o contestare la proposta di unificazione. Anzi, secondo il prof. Perna, ci sarebbero sull’altra sponda almeno una quindicina di docenti universitari pronti a fare un’analoga proposta. «Messina – ha detto Perna – più di Reggio sente la marginalità della Sicilia, retta da almeno trent’anni sull’asse Palermo-Catania». Per questo serve consultare la popolazione di Reggio, ma a cosa serve se un’analoga iniziativa non si sviluppa a Messina? In Sicilia, in realtà, sulla questione sembrano distratti e poco interessati

Il referendum propositivo – proposto da Perna e Castrizio – può essere indetto da un terzo dei consiglieri comunali oppure, in alternativa, da 7500 cittadini che firmano la richiesta. Secondo Perna e Castrizio servono più quesiti perché in primo luogo si parla di “unione” delle due città metropolitane e non di fusione con l’obiettivo di andare a costituire una nuova regione, la Regione dello Stretto. Una proceduta in linea con il dettato costituzionale. Ha spiegato il prof. Perna: «il primo passo è l’unione dei comuni che è prevista dalla legge, che crea un ente che coordina le attività dei due comuni, che rimangono, non vengono eliminati. Il passo successivo riguarda il coinvolgimento dei comuni delle due città metropolitane perché basta che un terzo dei consigli comunali delle 2 città metropolitane, se vota a favore della Regione, come previsto dall’articolo 123 della Costituzione va fatta una nuova regione. Ci muoviamo all’interno dell’ordinamento costituzione che dice che si possono creare nuove regioni a queste condizioni. Chiaro che sarà necessaria la legge al parlamento che la istituisce».

I quattro "moschettieri" dello Stretto: Zuccarello, Perna, Castrizio e Cuzzola
I quattro “moschettieri” dello Stretto: Francesco Zuccarello, Tonino Perna, Daniele Castrizio e Fabio Cuzzola

«L’unione tra Reggio e Messina – afferma il prof. Castrizio, apprezzato archeologo e studioso di grecità – è da sempre stata florida poiché nasce da una storia identitaria,» insistendo sulle le differenze e le distanze, non tanto fisiche, piuttosto naturali, radicate con Cosenza e Catanzaro, le altre parti della Calabria. Reggio e Messina le due cenerentole nei confronti degli altri capoluoghi? Sembra abbastanza esile come argomentazione. La storia racconta che l’unione delle due città sullo Stretto ha portato esiti generalmente positivi, ma non ci sono più i Messeni e la grande Rheghion è un ricordo lontano.

Castrizio chiarisce subito che non ci sono mire politiche: «Né da parte mia che del professor Perna, c’è la volontà di entrare politicamente in città – spiega il professore Castrizio – Siamo due docenti e, sinceramente, non vedo l’ora di tornare a fare le mie ricerche e togliermi di mezzo ma il problema è che noi dobbiamo cercare di aprire una stagione progettuale su Reggio e si può fare solo, trovando chi ha i nostri stessi problemi per risolverli. Io reggino come i messinesi, ho lo stesso problema dell’aeroporto, non ce l’ho con quelli di Catanzaro e Cosenza ma non voglio pensare che in questa città, tutti i figli che sono andati via e non possono nemmeno tornare per le vacanze, non abbiamo nemmeno un aereo per rincasare. Da reggino, devo trovare una risposta ai miei problemi ma prima di trovare le risposte, dovremmo cercare le domande perché questa città le domande giuste non se le è mai fatte». Per l’archeologo Castrizio «occorre dare un segno forte e non c’è più bisogno di venderci alla prepotenza delle città egemoni della Calabria perché qui, noi abbiamo già tutto ciò che serve. O noi cominciamo a ragionare per risolvere i problemi mostrando la parte migliore che abbiamo o siamo spacciati. Dobbiamo creare un tavolo progettuale che metta insieme tutti per trovare soluzioni non estemporanee ma stilare un quadro complessivo che tenga presente l’intera nostra area dello Stretto».

«È una provocazione la nostra? – ha detto Castrizio – Come volete, ma noi andremo avanti per trovare dei riscontri, vittorie, per poter scalzare un sistema che è fermo e che la politica reggina, già dagli anni Sessanta aveva individuato: non abbiamo nulla da spartire con Cosenza o Catanzaro. Questo è ciò che chiediamo alla città. Cercheremo di indire un referendum: o nella forma della raccolta della firme o con un terzo dei consiglieri comunali che può chiedere un referendum propositivo e vedremo che succede. L’importante è che la città parli con una sola voce e non si lasci travolgere dalla burocrazia. La politica è la scienza del possibile, tutto ciò che viene pensato da un essere umano la politica può metterlo in atto».

Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha commentato positivamente la proposta di Perna e Castrizio. «È un’idea da valutare con vivo interesse – ha detto – l’ipotesi della creazione di un’unica grande Città Metropolitana dello Stretto. In questi anni, grazie all’impegno messo in campo dalle amministrazioni territoriali di Reggio Calabria e Messina, sono stati avviati decisi passi in avanti in questa direzione. Ma adesso è giunto il momento di avviare, con coraggio, una fase operativa, attraverso una spinta univoca che coinvolga le due comunità territoriali con l’obiettivo di creare un’unica entità geopolitica, con una visione strategica capace di mettere insieme risorse e peculiarità comuni di un’area caratterizzata storicamente da innumerevoli affinità e poche differenze. Reggio e Messina – ha dichiarato Falcomatà – da sempre sono caratterizzate da un percorso contiguo e la loro unione andrebbe a generare un interesse superiore nelle dinamiche di governance del territorio, ricostituendo definitivamente quel ruolo baricentrico che lo Stretto, crocevia strategico nell’alveo del Mediterraneo e punto di incontro ideale tra i Paesi che su di esso si affacciano, ha assunto storicamente. D’altronde lo status di Città Metropolitana, per i territori di Reggio Calabria e Messina, va inserito proprio in questa dinamica, nella prospettiva di una progressiva autonomia territoriale, rispetto al ruolo tradizionale delle Regioni, che potesse sfociare nel tempo in un dialogo sempre più serrato, in tutti gli ambiti, tra le due sponde dello Stretto. E nei giorni in cui in Europa si consuma lo strappo definitivo della Brexit, convinti che il compito di una classe politica lungimirante sia quello di unire e non di dividere, di aggregare ed alimentare le energie positive e non di soffiare sui venti della chiusura e della divisione, non possiamo che dar seguito a questo percorso». Falcomatà parla anche a nome del sindaco di Messina? Non risulta.

Siamo, dunque, solo all’inizio, ma non occorre la palla di vetro per prevedere che la “provocazione” di Perna e Castrizio, pur con la benedizione di Falcomatà, non troverà adeguata accoglienza. La città è lacerata da mille problemi e non ha bisogno di ulteriore divisività per cercare il suo riscatto. Gli indipendentismi del nuovo millennio potrebbero al più indurre al sorriso, se solo ci fosse da sorridere, ma non è aria. Al peggio – ricordiamolo – non si trova mai limite. (s)

REGGIO – L’azienda Auranex riesce a connettere le zone isolate di Reggio e Messina

È reggina l’azienda che ha messo a punto una rete che riesce a connettere, facilmente, le zone ancora non raggiunte da internet. Si chiama Auranex, e punta ad abbattere la digital divide tra Reggio e Messina.

Sono ancora tantissimi i quartieri e i paesi sparsi in tutta la provincia di Reggio Calabria quanto in quella di Messina che ancora oggi non possono usufruire di una connessione ad Internet. È il famoso “digital divide” di cui tanto si sente parlare e di cui tanto poco si sa: con “digital divide” si intende quella linea immaginaria che divide quanti sono raggiunti facilmente dalla rete e dalle tecnologie e possono perciò usufruirne, da quanti invece non possono godere di questa condizione, per molteplici ragioni.

A questo proposito, la giovane azienda reggina Auranex ha messo a disposizione dei cittadini una rete proprietaria che consente di connettere ad internet anche zone ancora oggi non raggiunte dalla fibra o dai vari gestori telefonici.

Nasce così il progetto della rete Auranex: sfruttando un sistema di connessioni wireless, il segnale riesce a rimbalzare nelle varie zone dello Stretto, irradiando anche quelle troppe località altrimenti scoperte.

Ogni giorno si sente parlare di quante persone abbandonino il nostro territorio per cercare fortuna altrove, scoraggiati dal momento storico e dallo stato in cui riversa Reggio Calabria e tutto il sud in generale.

Ma se è vero che tanti decidono ogni giorno di prendere la valigia e partire, c’è una minoranza che invece vuole restare e rimboccarsi le maniche per portare avanti qualcosa di buono anche qui. (rrc)

Firmano i sindaci: è adesso realtà l’Area integrata dello Stretto

Con la firma dei sindaci delle Città metropolitane di Reggio Giuseppe Falcomatà e di Messina Cateno De Luca è diventata realtà l’Area integrata dello Stretto. L’obiettivo è permettere ai cittadini di muoversi con sempre più facilità tra le due sponde, sfruttando al meglio il triangolo geografico Reggio Calabria – Villa San Giovanni – Messina così da rendere stabile, lineare e soprattutto semplice ogni tipo di spostamento. La continuità fra le due sponde dello Stretto, Reggio Calabria e Villa San Giovanni da una parte e Messina dall’altra avverrà sia attraverso servizi di trasporto marittimo veloce, sia attraverso i servizi aerei di linea effettuati tra l’aeroporto dello Stretto e i principali scali nazionali. L’intesa prevede, inoltre, che venga istituito un Comitato di indirizzo e coordinamento composto da sei membri. Del Comitato faranno parte gli assessori regionali competenti per materia, i sindaci metropolitani, i componenti dell’ufficio di presidenza della Conferenza permanente interregionale.

Il protocollo d’intesa è stato siglato a Palermo a Palazzo d’Orleans alla presenza del Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e l’assessore alle infrastrutture della Regione Calabria, Roberto Musmanno.

Grande soddisfazione è stata espressa da Falcomatà: «È un momento storico, – ha dichiarato – una rivoluzione istituzionale che consente di superare le difficoltà che  fino ad oggi si erano avute su problemi della mobilità nell’area dello Stretto» Il Sindaco di Reggio era accompagnato dall’assessore alla mobilità del Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Marino e dal Capo di Gabinetto della città metropolitana Francesco Dattola.

«I nostri territori – ha detto ancora Falcomatà – sono uniti da millenni di storia, anche da tragedie immani come il terremoto del 1908 e devono trarre la loro forza da politiche unitarie e condivise di sviluppo economico culturale e sociale. Questa storia comune trova nuovo slancio grazie ad una vera e propria “rivoluzione istituzionale” che cancella i vincoli fino a oggi esistenti tra regioni diverse che consente di creare nuove opportunità di sviluppo. Per anni ci siamo sentiti dire “questo non si può fare perché la Calabria e la Sicilia sono due regioni diverse”, oggi, invece, le città metropolitane di Reggio Calabria e Messina potranno “conurbare” concretamente l’area dello stretto attraverso comuni politiche sulla mobilità. Penso, ad esempio, ad un unico biglietto integrato che consenta a cittadini e turisti di viaggiare tra le due sponde dello stretto a prezzi accessibili ed ad orari coordinati di treni ed aerei – ha sottolineato il sindaco metropolitano –  ma credo che l’accordo favorisca politiche comuni su molteplici fattori. Pensate ad un’unica stagione teatrale tra Reggio e Messina, eventi internazionali comuni in ambito culturale e sportivo, sinergie su iniziative che possano portare il nostro territorio in alto con una parola semplice ma efficace: “insieme”. Siamo orgogliosi perché rappresentiamo le prime città metropolitane della storia d’Italia a mettere in atto politiche comuni di sviluppo del territorio».

«La sinergia– ha sottolineato Falcomatà- ci offre due spunti di riflessione:  il Mezzogiorno non è il “figlio povero d’Italia”, oggi, infatti, si può guardare alle istituzioni del Sud come esempio da seguire ed imitare; possiamo affermare a gran voce, infatti, che questa è la più bella risposta a chi parla di regionalismo differenziato, in un momento in cui il governo vuole dividere e separare, le città metropolitane di Reggio Calabria e Messina si uniscono per avere maggiore forza e autorevolezza nello scenario nazionale». (rrc)

Nella foto di copertina: Giuseppe Falcomatà, Roberto Musmanno e Nello Musumeci

REGGIO – Prossima l’area integrata di mobilità con Messina

È ormai una realtà l’area integrata di mobilità tra le due città dello Stetto: il prossimo 7 febbraio verrà infatti firmato a Palazzo Alvaro l’accordo per l’istituzione dell’Area integrata dello Stretto fra le Regioni Calabria e Sicilia e le Città metropolitane di Reggio Calabria e Messina. L’obiettivo è quello di sottoporre al Ministero dei Trasporti la necessità di costituire un sistema di mobilità integrata fra le aree dello Stretto.  Un percorso che ha preso il via due anni fa e che questa mattina, nella sede della Città Metropolitana Peloritana, ha segnato un altro importante passo in avanti grazie al tavolo di lavoro operativo al quale hanno preso parte Francesco Dattola, Capo di Gabinetto della MetroCity reggina, Roberto Musmanno, assessore ai Trasporti della Regione Calabria, Marco Falcone, assessore ai Trasporti della Regione Sicilia, Giuseppe Marino, assessore comunale con delega ai Trasporti nella giunta guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, il sindaco ed il vicesindaco di Messina Cateno De Luca e Salvatore Mondello, i vertici di Atam ed Atm oltre ai rappresentanti della Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche dell’Area dello Stretto.

Lo scopo, quindi, è permettere ai cittadini di muoversi con sempre più facilità tra le due sponde, sfruttando al meglio il triangolo geografico Reggio Calabria-Villa San Giovanni-Messina così da rendere stabile, lineare e soprattutto semplice ogni tipo di spostamento. E per farlo servirebbe la costituzione di un ente di governo capace di sovraintendere al bacino interregionale dello Stretto; un organismo – com’è emerso dal confronto odierno – snello, a costo zero ed utile a velocizzare la copertura dei tre chilometri che separano le due sponde. Con un unico biglietto, insomma, riuscire a muoversi per sfruttare al massimo le potenzialità economiche, sociali, turistiche ed attrattive di sviluppo di una grande porzione di territorio che dalle meraviglie dell’Aspromonte si estende fino a Taormina.

In un contesto simile, dunque, acquisterebbe valore massimo l’aeroporto “Tito Minniti” capace di allargare – in termini esponenziali – il proprio bacino d’utenza. Ma l’accordo, più in generale, rappresenta un’opportunità di crescita per Reggio e Messina, uno slancio in termini di conurbazione urbana attraverso un più moderno ed efficace sistema di collegamento.

Da parte loro, gli Enti siciliani hanno espresso massima apertura e sostegno alla Regione Calabria ed alla Città Metropolitana di Reggio nel percorso di definizione di un progetto “di portata storica” che, finalmente, è ad un passo dalla sua definitiva realizzazione. (rrc)

PORT AUTHORITY DELLO STRETTO: REGGIO E VILLA DIPENDERANNO DA MESSINA

8 settembre – Nuovo “regalo” del Governo alla Calabria: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha dato il via libera ufficiale all’Autorità portuale dello Stretto di Messina (la sedicesima in Italia) alla quale dovranno far riferimento i porti di Reggio e Villa. Con buona pace della famosa ZES e dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, in difficoltà quest’ultima – secondo il Ministero – a gestire il traffico passeggeri dell’area dello Stretto, i cui porti (Reggio e Villa) saranno aggregati a quelli di Messina e Milazzo. Gioia diventerà così il primo porto della Calabria (insieme con Vibo, Crotone e Corigliano) ma la Calabria di fatto dovrà rinunciare a un bel pezzo di autonomia amministrativa in un territorio il cui sviluppo è ancora da programmare.
Le prime perplessità sono venute, ovviamente, dalla sponda calabrese. Della dura presa di posizione del sen. Marco Siclari (FI) riferiamo nella sezione Calabria Parlamento, ma anche il fratello Giovanni, sindaco di Villa San Giovanni ha ritenuto opportuno far conoscere il disappunto che tale decisione porta nella sua città. Annunciando una dura e netta opposizione alla «scelta scellerata del Governo di concedere, di fatto, alla Sicilia, le competenze sul porto di Villa» il sindaco Siclari afferma: «Invece di portare avanti posizioni discutibili e che non producono alcun effetto positivo per la nostra città, perché i parlamentari del M5S non si adoperano per lo spostamento degli approdi a sud? Non abbiamo più notizie dell’On. Dieni, dalla quale ci aspettavamo importanti battaglie per il suo territorio. Stiamo ancora aspettando che i grillini presentino la proposta degli approdi a sud per diminuire l’inquinamento determinato dal passaggio dei mezzi pesanti in città. le emergenze da affrontare non mancano ma si preferisce consegnare la nostra maggiore risorsa alla Sicilia, rimanendo spettatori di scelte altrui piuttosto che prendere seriamente l’unico progetto che realmente serve alla città».
Quella del MIT è stata una decisione che oltre ad estromettere, di fatto, i reali protagonisti territoriali rischia di mettere in discussione la presenza del comune di Villa nella Zes. Lo stesso senatore Marco Siclari, più di due mesi fa, si era opposto al Governatore della Sicilia dicendo no all’authority dello Stretto ma a nulla è servito perché «per il Governo e per Oliverio la Calabria è una terra da svuotare».

Giovanni Siclari, sindaco di Villa San Giovanni

«Stiamo pagando il prezzo di capricci politici basati su un campanilismo insensato. Qui si parla del futuro delle nostre città e non possiamo permettere che sia una decisione presa da chi fa la voce più grossa. Senza dubbio la politica regionale ha le sue colpe se è andata avanti la linea della divisione dei porti calabresi ma di certo noi non rimarremo in silenzio a guardare. Martedì 11 settembre, infatti, durante la seduta del consiglio comunale – ha confermato il sindaco Siclari – porterò la questione all’attenzione di tutti chiedendo, se è il caso, di firmare una mozione per dire no a una scelta non condivisa. Siamo fermamente contrari a questa decisione piovuta dall’alto – ha concluso il primo cittadino Giovanni Siclari – non è pensabile che una decisione del genere venga presa senza consultare chi vive quotidianamente il territorio e conosce le sue esigenze. Contrasteremo in tutte le sedi opportune questa scelta scellerata che rischia solo di danneggiare Villa. Se i 5S vogliono davvero fare qualcosa per la città portino avanti, adesso che sono al Governo, il progetto per liberare Villa dal traffico gommato, anche questa è un’ulteriore dimostrazione che le motivazioni che hanno spinto alla creazione di questa autorità dello Stretto non sono valide. Toninelli sostiene che il porto di Villa e di Reggio debbano essere divisi da quello di Gioia Tauro perché hanno specificità diverse ma in realtà non è così perché da Villa passa un quantitativo di traffico gommato notevole. Quindi, il trasporto sullo Stretto non è dedicato unicamente ai passeggeri e questo è un dato che non può essere trascurato. Non consentiremo che siano altri a decidere sul futuro della nostra città senza interpellarci, faremo sentire la nostra voce e diremo no ad una nuova autorità che rischia seriamente di danneggiarci».
«La scelta – dicono al Ministero delle Infrastrutture – va nella direzionen di tutela e valorizzare la peculiarità dello Stretto di Messina, un territorio altamente svantaggiato e attraversato ogni giorno da tantissimi passeggeri, molti dei quali pendolari. A queste persone – spiegano al Ministero – è giusto dare un servizio di trasporto adeguato e per questo è emersa la necessità di dotare la zona di un’autorità di sistema portuale ad hoc».
Spiegazioni che lasciano molto a desiderare e sarebbe opportuno che la Calabria facesse sentire, attraverso i suoi rappresentanti, la propria voce, soprattutto per capire quali “vantaggi” possano venire da una gestione “esterna”. Comunque, il progetto di Toninelli per arrivare in porto (è il caso di dirlo…) ha un bello scoglio da superare: occorre l’assenso delle due regioni interessate. A Messina stanno già facendo festa, in Cittadella e in Parlamento i nostri parlamentari sono ancora in vacanza? (s)