Por 2014-2020, Tavernise (M5S): «Alto il rischio disimpegno per importanti risorse»

di DAVIDE TAVERNISE – Qual è il dato reale di spesa del Por Calabria Fesr Fse 2014-2020 al 31 dicembre 2023? Quale l’indicazione della esatta percentuale di completamento e, nel caso, della quantità di risorse che incorrerà nel disimpegno automatico? Questi i nodi da sciogliere che ho portato all’attenzione del Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, in una interrogazione che cerca di rendere pubblici quei dati che la Regione continua a non aggiornare in maniera puntuale.

La dotazione complessivamente assegnata, come da ultimo piano finanziario riprogrammato a seguito dell’iniziativa Safe, approvato dai competenti servizi della Commissione europea il 23 ottobre 2023, è pari a euro 2.223.159.324. E già si registra, con questa riprogrammazione finale del Programma, una rimodulazione di segno negativo per 37,37 milioni di euro rispetto alla precedente dotazione finanziaria.

Secondo i dati del portale della Commissione Europea Cohesion Data, al 30 settembre 2023 la Regione Calabria risultava attestarsi ad una percentuale di completamento pari a 71%, mentre nella risposta della Commissione UE alla interrogazione formulata dalla europarlamentare Laura Ferrara si riporta che alla data del 2 ottobre 2023, l’importo della spesa certificata del programma operativo regionale POR Calabria 2014-2020, in base alle informazioni fatte pervenite dall’autorità di gestione, ammontava a 1.619,5 milioni di euro, cioè il 72,8% delle risorse disponibili.

Secondo i dati del Monitoraggio delle Politiche di Coesione, effettuato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, al 31 ottobre 2023 l’impegno di spesa del Por Calabria 2014-2020 risulta essere del 80,76% pari a 1.795,34 milioni di euro. Questo dato risulta essere il peggiore tra le regioni della stessa categoria “meno sviluppate”, ben al di sotto degli impegni di spesa della Puglia, che con uno stato di attuazione del 151,35% occupa il primo posto, della Sicilia con 101,26%, della Campania con 97,42% e della Basilicata con 97,87%. Il dato della Calabria risulta essere il più basso anche considerando le altre regioni del Sud della categoria “in transizione”: Abruzzo (83,77%), Molise (101,47%) e Sardegna (95,47%).

I dati riportati non scongiurano l’eventualità di incorrere nel disimpegno automatico delle risorse eventualmente non utilizzate entro il 31 dicembre 2023. I dati dei diversi portali e delle Commissioni, al contrario, considerando che a causa dei tempi tecnici delle procedure di rendicontazione e controllo vi è quasi sempre uno scarto tra spese certificate e spese effettivamente sostenute, sommati alle criticità segnalate dalla Corte dei Conti nel Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Calabria, confermano la gravità della situazione e mettono a rischio concreto la perdita di risorse importanti per la Calabria o un uso “a pioggia” delle risorse che non risponde al fine ultimo del Por. (dt)

(Davide Tavernise è consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle)

Passaggi a livello, Tavernise (M5S): «Via alla loro eliminazione. Interrogazioni sui tempi»

di DAVIDE TAVERNISE – Il tragico incidente ferroviario verificatosi a Thurio, frazione di Corigliano Rossano, costato la vita a due persone e al ferimento di vari passeggeri, ha posto al centro dell’attenzione la sicurezza della nostra linea ferroviaria puntellata da passaggi a livello che possono trasformarsi in vere e proprie trappole mortali.

Risale al maggio 2017 il Protocollo d’intesa tra Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Rete Ferroviaria Italiana e Regione Calabria per il progetto di “Adeguamento e Velocizzazione Linea Jonica”, poi confermato nell’Accordo Quadro tra Regione e RFI sancito nell’agosto 2018, con un investimento complessivo di circa 500 milioni di euro. Tra i principali interventi sulla linea sono previsti anche l’eliminazione di passaggi a livello, il prolungamento di alcuni sottopassi e la costruzione di nuovi. Più precisamente già nel 2017 è stata avviata l’attività di rimozione di 77 passaggi a livello pubblici e 12 passaggi a livello privati con 6 passaggi a livello per i quali i lavori risultavano essere stati consegnati.

Il passaggio a livello di Thurio, teatro del disastroso incidente del 28 novembre 2023, era e rimane, fin dal 2017, tra quelli in lista per essere soppressi, allo stesso modo degli altri 5 passaggi a livello situati nel territorio di Corigliano Rossano (Corigliano via Sciacca, Corigliano via Provinciale, Sant’Irene, Rossano Sant’Angelo e Oliveto Longo);

Nell’interrogazione inoltrata al Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, chiedo quali iniziative stia assumendo la Regione Calabria per velocizzare il piano di eliminazione dei 77 passaggi a livello situati lungo la ferrovia ionica previsto dal Protocollo d’intesa tra Mit, Rfi e Regione Calabria per il progetto di “Adeguamento e Velocizzazione Linea Jonica” siglato e avviato nel 2017.

Inoltre il cronoprogramma dei lavori dei passaggi a livello su cui si interverrà, visto il ruolo assunto dalla Regione, che, per quanto riportato dal Dirigente Generale del Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici, consiste nel “coordinare i rapporti” tra Rfi e i Comuni interessati e considerando che sui 77 passaggi a livello da eliminare fin dal 2017 risultavano, alla data del 16 febbraio 2022, lavori in corso solo su 7 di essi.

Infine se intende attivarsi, tramite opportune interlocuzioni con Rfi, per installare nei passaggi a livello più problematici a livello di traffico e posizionamento, come quello di Thurio, i sistemi di Protezione Automatica Integrativa – Passaggi a Livello (Pai-Pl), utilizzando questa tecnologia innovativa, già presente sul territorio nazionale e in costante diffusione, che rileva con sistemi laser o radar la presenza di ingombri sui binari in prossimità delle barriere, preesistenti o in seguito alla chiusura del passaggio a livello, e arresta in sicurezza la circolazione ferroviaria fino alla completa risoluzione dell’anormalità. (dt)

(Davide Tavernise è consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle)

Salario minimo, i Cinquestelle ne parlano con l’ex presidente della Camera Roberto Fico

«Il Movimento 5 stelle Calabria si è fatto promotore di una due giorni di dibattiti pubblici per discutere, insieme a cittadini, attivisti, sindacati ed altre forze politiche, della proposta di legge sul salario minimo a prima firma di Giuseppe Conte. Ospite d’eccezione l’ex presidente della Camera dei deputati Fico». Lo afferma in una nota Anna Laura Orrico, deputata e coordinatrice regionale del Movimento 5 stelle.

«Venerdì 29 settembre – dice Orrico – saremo, alle 18:00, al Chiostro di San Domenico di Lamezia Terme mentre sabato 30, alle 10:30, al Museo del Bergamotto di Reggio Calabria. Parteciperanno parlamentari, coordinatori provinciali, consiglieri regionali e comunali eletti del Movimento 5 stelle, i sindacati Cgil, Uil, Usb e Gilda, il Partito Democratico e Sinistra Italiana nonché il nostro Roberto Fico nuovamente in Calabria per un altro tour da testimonial. Ormai sono diversi i fronti su cui non possiamo lasciare il Paese nelle mani delle destre al governo. Le battaglie sul salario minimo, sul dimensionamento scolastico o sull’autonomia differenziata devono essere combattute da più attori sociali e politici possibili. E’ necessario aprire il dibattito e confrontarsi mantenendo alta l’attenzione su questi ed altri temi».

«Il Movimento 5 stelle – prosegue l’esponente pentastellata – sulla lotta del salario minimo, durante il mese di settembre, è sceso nelle strade e nelle piazze di tutte e cinque le province calabresi grazie al lavoro dei coordinatori provinciali e degli attivisti raccogliendo firme a sostegno di una proposta di legge volta a introdurre una misura nata per contrastare il lavoro povero e per questo avversata dal governo Meloni che ne ha bloccato la discussione in Parlamento».

«Inoltre – conclude Anna Laura Orrico – proprio in questi giorni i consiglieri regionali del M5S stanno depositando in tutta Italia, compresa la Calabria, una mozione per il salario minimo che chiede di sostenerlo in Conferenza Stato-Regioni e in tutte le altre sedi opportune. Basta vite precarie».

Di seguito le specifiche e gli ospiti degli eventi:

Lamezia Terme, Chiostro di San Domenico – venerdì 29 Settembre ore 18.00

• Introduce e modera: Anna Laura Orrico

Interventi:

• Coordinatore provinciale Catanzaro, Luigi Stranieri, ed eletti M5S presenti;

• CGIL: Enzo Scalese, il segretario area vasta;

• UIL: Giorgia Scarpelli, Segreteria regionale;

• Gilda: Aldo Trapuzzano;

• USB: Antonio Jiritano, Dirigente USB;

• PD: Anna Pittelli (responsabile lavoro);

• Sinistra Italiana: Francesco Tallarico, membro del coordinamento regionale;

Conclusioni: Roberto Fico;

Reggio Calabria – sabato 30 Settembre ore 10.30

Museo Nazionale del Bergamotto – Via dei Filippini, 50, 89125 Reggio Calabria (RC)

• Introduce e modera: Anna Laura Orrico

Interventi:

• coordinatore provinciale Reggio Calabria, Giuseppe Fabio Auddino, ed eletti M5s presenti;

• CGIL: Gregorio Pititto, il segretario area metropolitana;

• UIL: Santo Biondo, segretario regionale;

• PD: Nicola Irto, segretario regionale;

• Sinistra italiana: Fernando Pignataro, coordinatore regionale;

• USB: Rocco Coluccio;

Conclusioni: Roberto Fico. (rcz)

«Partirà dal Porto di Gioia Tauro la rinascita». Aiello (M5S) punta sul territorio e le sue risorse

di SANTO STRATI – Curiosamente, da indipendente “prescelto” attraverso la piattaforma Rousseau, il prof. Francesco Aiello, candidato per i Cinque Stelle alla presidenza della Regione Calabria, è l’unico pentastellato a chiamare partito il Movimento. Sarà un riflesso condizionato, ma l’attribuzione di partito, in realtà, tradisce una competenza politica che si addice a questo candidato spuntato quasi dal nulla, se non fosse per la chiara fama derivante dalla sua cattedra di Politiche Economiche all’Unical. Il prof. Aiello è un candidato molto alla mano, senza boria e senza timore di sbagliare in una dichiarazione televisiva, nato a Settimo Torinese, vive da molti anni in Calabria e guida un blog politico molto apprezzato (Open Calabria). Troppo breve il tempo a disposizione per preparare una candidatura in modo adeguato, ma sono decisamente cambiate le regole del gioco elettorale: non servono campagne lunghe, come si usava un tempo, perché si dialoga attraverso i social, ma sicuramente viene a mancare il contatto a 360 gradi col territorio. Ciononostante, il prof. Aiello ostenta sicurezza e un invidiabile ottimismo, convinto di poter recuperare sul territorio.

Quando lo incontriamo per l’intervista, ancora Mario Oliverio non ha deciso di non presentarsi e Jole Santelli non ha fatto la sua prima uscita da candidata del centrodestra, né Giuseppe Nucera ha annunciato che ritira la candidatura affiancando la deputata cosentina col suo La Calabria che vogliamo. Lo scenario politico è frastagliato e dispersivo, è certamente una bella sfida, con tantissime incognite, soprattutto per quel che riguarda il temuto astensionismo che rischia di continuare ad essere il primo partito. I Cinque Stelle hanno osteggiato il governatore uscente Mario Oliverio in ogni modo e, ugualmente, mostrano qualche perplessità sull’operazione Callipo. Sulla Santelli il prof. Aiello con molto fair play dice che è il giusto compromesso per tenere in piedi una coalizione “traballante”, ma il vero antagonista, anche per lui è il partito che raccoglie le maggiori adesioni: quello degli assenteisti. La vera scommessa è convincere i delusi, gli arrabbiati, gli sconfortati della politica a recarsi alle urne.

https://youtu.be/FiFvFp6_0BI

– Prof. Aiello, il tempo sembra giocare a sfavore di queste elezioni, per tutti quanti, nessuno escluso. Non pensa che si sia perso troppo tempo per creare le condizioni per percorrere il territorio, ascoltare la base?

«Sì, apparentemente. Probabilmente si potrebbe avere questa idea, però da quello che stiamo facendo noi, ossia da quando io ho ricevuto la prima investitura ufficiosa da parte dei Cinque Stelle, stiamo avendo un percorso di attività strutturato sul territorio. Per quello che ci riguarda stiamo di mettere sul territorio tutte le nostre energie per portare avanti il progetto di un’alleanza civica, trainata dal Movimento Cinque Stelle, che cerca proprio di valorizzare quelle che sono le opportunità del territorio calabrese».

– La votazione su Rousseau che le ha attribuito il 53% di preferenze sicuramente le avrà dato modo di pensare: non è una bocciatura ma non è neanche una promozione a pieno titolo. Per quale motivo è successo questo, secondo lei?

«Provenendo io da un altro mondo, che è il mondo dell’accademia, io sono un economista, essere valutato su una piattaforma in cui io non ho avuto motivo finora di mostrare la mia disponibilità e la mia appartenenza, è ovvio che era abbastanza scontato un risultato del genere. Per questo motivo, perché io sono un po’ estraneo rispetto a un insieme di riferimento politico che è quello del Movimento Cinque Stelle. Però, io ho avuto anche modo di ascoltare il territorio e in particolare gli attivisti dei Cinque Stelle e quando li ascolto e quando ho modo di spiegare quelle che potrebbero essere, dal mio punto di vista, priorità da aggredire del declino della nostra regione Calabria i giudizi cambiano in maniera molto repentina. E poiché io non ho avuto molto tempo per ascoltare i meet-up quel risultato era abbastanza prevedibile. Così come ho detto a Catanzaro in occasione della visita di Di Maio, se io avessi avuto modo di ascoltare più meet-up, avessi avuto modo di ragionare così come sto facendo in questi giorni con tutti gli attivisti del Movimento Cinque Stelle probabilmente quel 53% si tradurrebbe in un numero molto più elevato che potrebbe essere tranquillamente anche l’80-85%».

– Parliamo del suo progetto. Evidentemente, a livello di Cinque Stelle ci sono stati degli errori di valutazione, nel complesso. Originariamente era stato indicato Callipo, poi, improvvisamente, non si è trovata più alcuna indicazione se non la proposta di autocandidatura della deputata Dalila Nesci. Quali sono stati, secondo lei, gli errori più rilevanti del Movimento Cinque Stelle?

«Non ho idea. Non sta a me giudicare gli errori altrui. Posso dire in maniera molto più semplice e immediata che dal giorno in cui io sono stato contattato non c’è stato alcun tentennamento da parte della rappresentanza parlamentare dei Cinque Stelle sul mio profilo, nonostante i rumours diversi e provenienti da più parti. Perché c’era una stragrande maggioranza dei deputati del Movimento Cinque Stelle che sosteneva, sostiene e sosterrà la candidatura di Francesco Aiello».

– Per risollevare la Calabria ci vogliono idee, ci vuole anche qualcosa che induca a fare finalmente delle operazioni. Quali sono le necessità, le priorità?

«Beh, io l’ho detto in tanti modi. Credo che la priorità di questa giunta regionale che dovrà costituirsi dopo il 26 di gennaio, la prima priorità dovrà essere quella di ricucire un po’ anche il clima di fiducia che esiste tra le istituzioni e i cittadini. Ci sono state forti fratture proprio dal punto di vista della fiducia che le persone ripongono sul ruolo delle istituzioni. Questo, a mio parere, dovrebbe essere il tema generale da affrontare e risolvere. Nei termini proprio di costruire un’alternativa a un progetto politico cui anche i cittadini si sentano parte attiva. Poi ci sono le classiche emergenze, ovviamente. Ci sono le emergenze che contraddistinguono un po’ il dibattito tradizionale in Calabria, parlo di sanità, di trasporti, di acqua pubblica, che sono poi anche i temi classici del Movimento Cinque Stelle. Se io dovessi in questo momento dare una priorità, è quella del lavoro, della produzione. Quindi finalizzerei la prossima legislatura per rendere più attrattiva in termini di investimenti regionali ed extra-regionali la nostra terra, al fine di promuovere sviluppo e crescita. E a tal proposito, il territorio simbolo per verificare l’efficacia di un progetto politico di questo genere qua credo che sia e debba essere l’area intorno al porto di Gioia Tauro, dove è stata istituita la Zona economica speciale che ancora non è finalizzata. In quel luogo la Regione Calabria dovrebbe catalizzare tutte le proprie energie e quindi anche l’utilizzo di fondi strutturali per dare speranza sia a quel territorio che ha una grande importanza anche dal punto di vista strategico, data la localizzazione geografica non banale sia per la Calabria sia per il Mediterraneo. E tentare di radicalizzare la modernizzazione della produzione esattamente in quel luogo che, nell’immaginario collettivo, è il luogo del disagio, del declino, del malaffare, della corruzione. Pertanto, se noi potessimo nell’arco di quattro-cinque anni avviare attività di produzione ad alto contenuto tecnologico, competitive sui mercati internazionali, esattamente nel luogo che è appunto il luogo del declino, noi daremmo grande speranza a tutti i territori della Calabria, perché se si fa lì si può fare altrove».

– Lei nella Zes è componente del comitato di attuazione. Ma nella Zes c’è un peccato originale che ancora non è stato risolto: manca l’intermodalità.

«Esattamente. Infatti, una delle priorità del prossimo governo regionale dovrà essere di stringere le interlocuzioni con il governo nazionale per tentare di rendere concreto il progetto iniziale che è quello di aumentare l’intermodalità dell’intera area di Gioia Tauro, il che significa, molto banalmente, tentare di chiudere e di collegare l’area Zes con la rete ferroviaria. E quindi incanalare le produzioni da e per il porto di Gioia Tauro sui mercati internazionali. Questa è la strategia: da un punto di vista economico, assolutamente molto conveniente; da un punto di vista tecnico, facile da attuare. Evidentemente se non si è fatta finora c’è qualche problema, a mio parere, sui contrasti, perché non c’è nessun motivo  che si sono potuti verificare tra la Giunta regionale, la Regione Calabria e il Governo nazionale. L’intermodalità su quel luogo è esattamente quello che noi dovremmo avere come obiettivo prioritario nei prossimi anni, perché non c’è nessun motivo economico né di natura commerciale per togliere Gioia Tauro dai traffici marittimi che giungono dall’Estremo Oriente per raggiungere il cuore dell’Europa, i mercati che contano. Se noi ci troviamo al centro del Mediterraneo con una nave di grandissime dimensioni e vogliamo raggiungere i mercati europei, per giungere a Rotterdam, per esempio, ci vogliono circa tre giorni, tre giorni e mezzo di navigazione. Invece, se noi sfruttassimo la centralità nel Mediterraneo di Gioia Tauro utilizzando l’intermodalità e una rete ferroviaria efficiente, anche magari con binari dedicati, potremmo raggiungere i mercati internazionali da Gioia Tauro in 18 ore. E, in termini di tempo, la differenza tra andare a Rotterdam e l’alternativa di utilizzare Gioia Tauro in prima istanza e poi la rete ferroviaria riduce i costi di trasporto, con fortissimi vantaggi competitivi per chi ovviamente utilizza quei canali».

– Restiamo un attimo su Gioia Tauro. I Cinque Stelle hanno votato per l’Authority dello Stretto che sottrae a Gioia Tauro i porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni attribuendoli all’Authority di Messina-Milazzo. Questo, per certi versi, è un controsenso per la presenza della Zes. Come è possibile amministrare dei porti che fanno parte di una Zes se poi in realtà dipendono da un’authority esterna?

«Se noi ragioniamo in termini di elementi puntuali del trasporto marittimo, la lettura che lei dà è corretta. Io invece parlerei di sistemi di portualità all’interno del bacino del Mediterraneo, in particolare dello Stretto di Messina, e non credo che esistano grossi costi tra lo scenario attuale e lo scenario preesistente. Anzi, probabilmente possono esserci dei vantaggi. La seconda precisazione è che, per quanto riguarda la Zes di Gioia Tauro, l’elemento centrale non è tanto la governance intesa in sé delle autorità portuali, ma la priorità principale su sui, secondo me, dovrebbe essere cambiata la narrativa, è che il livello di attrattività dei luoghi del retroporto di Gioia Tauro ancora non è molto elevato. La contraddizione è che noi abbiamo tutte le condizioni normative per accedere al credito d’imposta, abbiamo un decreto legislativo che sburocratizza un po’ le procedure amministrative per accedere agli investimenti, per fare investimenti nell’area industriale di Gioia Tauro, esistono al 90 per cento le condizioni di facile accessibilità all’area, – l’altro 10 per cento era il tema di cui parlavamo prima sulla finalizzazione dell’ultimo miglio cosiddetto – però quei luoghi non sono ancora attrattivi nonostante la presenza di incentivi fiscali. Quindi, la domanda su cui noi dovremmo porre l’attenzione, sia come analisi sia come politiche sia come strumenti di comunicazione, è perché, anche in presenza di incentivi fiscali, la Zes di Gioia Tauro non è ancora decollata. Probabilmente le ragioni dipendono dal fatto che la presenza del credito d’imposta sia una condizione necessaria ma non sufficiente per rendere attrattivo un territorio, quindi bisogna lavorare su altro. Su che cosa? Beh, innanzitutto bisogna, in maniera molto operativa, con un impatto anche immediato, rendere quei luoghi sicuri e quindi liberarli dalle contaminazioni ambientali di cui soffrono e di cui è ben nota la provenienza. Ci vorrebbe un grande piano di sicurezza da mettere a punto sia su base regionale – e ci sono già delle attività in tale direzione – sia in coordinamento con il ministero dell’Interno, per esempio».

– Il Governo precedente, composto da Lega e Cinque Stelle ha anche escluso Gioia Tauro dalla “Via della Seta”, quando in realtà in termini di praticità e di trasporti sarebbe stato il porto più funzionale essendo al centro del Mediterraneo. Le chiedo, Lei domani, da presidente della Regione, accetterebbe di mettere in discussione entrambe le cose? Sia il problema della Via della seta sia il problema dell’Authority dello Stretto?

«Sull’Authority non credo sia un problema da un punto di vista del sistematico impatto che può avere il trasporto marittimo all’interno dell’area dello Stretto…

– Mi scusi qualcuno dovrebbe poter decidere se il porto di Villa deve avere quelle attrattive di cui lei parlava giustamente e poi sfruttare i vantaggi di stare in area Zes, però non può dipendere da un’authority che è al di fuori dell’area Zes.

«È un problema di governance che si risolve tranquillamente. Invece sulla Via della Seta, sicuramente io metterei in discussione il memorandum ma non in termini informali ma in termini sostanziali. Stiamo vedendo i risultati grazie all’attività anche di coordinamento del ministro del Governi precedente, Toninelli, che ha impegnato molte risorse e molte energie per consentire a quel porto di riprendere la sua attività principale che è il transhipment e che a regime, col nuovo concessionario, dovrebbe superare i quattro milioni di teu di movimentazione all’anno, con un impatto occupazionale diretto e indiretto di circa quattromila persone. Però la Via della Seta è un’altra storia: è la capacità – in maniera molto sintetica – di intercettare i flussi che dall’Estremo Oriente arrivano in Europa e di intercettarli facendo leva sulle convenienze economiche del porto su cui dovrebbe arrivare il maggiore flusso di navi dall’estremo Oriente».

– Uno dei problemi più grandi dell’Italia e quindi anche della Calabria si chiama burocrazia. Nella sua agenda di lavoro immagino abbia già previsto delle iniziative. Come si può combattere questa piaga che deprime e avvilisce qualsiasi imprenditore che abbia voglia di investire in Calabria?

«Sicuramente, questo è un tema importante, non per la Calabria ma per il Paese. Difatti, per esempio, ritornando alla Zona Economica Speciale, il decreto semplificazione riduce moltissimo i tempi della burocrazia. I tempi della burocrazia dipendono non solo dalle normative ma anche dalle persone che interpretano ed attuano quelle normative. E, se faccio riferimento alla burocrazia regionale, quindi all’apparato che guida i processi di attuazione delle politiche alla Cittadella di Germaneto, sicuramente l’elemento su cui io farei leva nei primi sei mesi di attività della prossima giunta sarebbe quello di tentare di capire dove sono i punti in cui si bloccano le procedure amministrative nella Regione Calabria. Perché noto che in quei luoghi, in quegli uffici qualcosa non funziona nel mondo più efficiente possibile e quindi, prima di iniziare a fare degli slogan distruttivi sulla burocrazia regionale “usiamo le ruspe per abbattere Germaneto” che mi sembra una cosa assolutamente impraticabile e a parte fuori luogo, un approccio più costruttivo dovrebbe essere quello di capire le ragioni della lentezza della burocrazia regionale e poi tentare di attuare dei modelli organizzativi, in una organizzazione complessa com’è quella regionale, in cui si ragioni sempre in termini di ottimizzazione delle procedure e delle tempistiche. Quindi mi approccerei al tema, dato il vincolo esogeno del fatto che non possiamo cambiare le regole, molte regole nazionali ed europee, cercherei di lavorare al proprio interno, tentando di risolvere il problema che molta della lentezza dipende da una cattiva organizzazione dei processi lavorativi e gestionali all’interno degli uffici. Credo che quello sia l’elemento centrale su cui un buon governatore dovrebbe in maniera partecipativa e collaborativa con i dirigenti e i funzionari prendere a cuore e risolvere immediatamente. Assegnando delle funzioni, monitorando degli obiettivi e tentando anche di dare un calendario sulla tempistica della realizzazione di tutte le fasi amministrative della vita della Regione Calabria».

– Torniamo al progetto. Lei diventa presidente della Regione: i suoi primi cento giorni.

«I primi cento giorni sono innanzitutto da condividere con la macchina amministrativa della Regione Calabria, proprio con le persone che poi rappresentano l’anima di un possibile cambiamento, di poter condividere con loro la possibilità di renderli partecipi di un processo di cambiamento proprio nella funzione sociale della vita amministrativa di una nuova legislatura. Quindi, renderli consapevoli che fanno parte di un progetto in cui loro sono, possono essere gli artefici del cambiamento. Il secondo elemento su cui lavorerei in maniera serrata è tentare di capire, con le risorse che abbiamo, quindi nei primi cento giorni, senza voler fare cambiamenti radicali, dove sono gli elementi essenziali che penalizzano i cittadini di questa regione, non consentendo di avere una sanità che funziona bene. L’elemento su cui io, nei primi cento giorni, farei leva è rivedere la rete territoriale di offerta dei servizi sanitari di base, di cui ovviamente questa regione risente. Soprattutto perché questa regione, per la sua composizione orografica, ha delle aree assolutamente molto marginali, molto lontane dai servizi di base, in cui la territorialità del servizio dovrebbe essere la mission principale: avere una sanità pubblica che funziona in maniera efficiente. Nei primi cento giorni potrei fare altre cose. Potrei, per esempio iniziare a rivedere per la stagione turistica 2020 quali sono gli elementi che impediscono a questa regione di avere stagionalità lunghe quanto le condizioni climatiche consentirebbero, cioè da maggio a ottobre. Nell’ottica della stagione estiva 2020 percorrere tutti i territori della Calabria che sono ad alta vocazione turistica per tentare di rimuovere tutti gli ostacoli principali che caratterizzano lo sviluppo di quel settore che sono rappresentati dal fatto di avere una rete di offerta di servizi turistici assolutamente di bassa qualità, in cui gli operatori sono di ridotta dimensione. E queste due condizioni rendono l’offerta turistica calabrese invisibile nei mercati internazionali del turismo che conta».

– Il cav. Callipo, qualche giorno fa, diceva che ha aspettato inutilmente una telefonata da Di Maio quando è sceso per la sua investitura, pensando di poter ancora ricucire. Cosa c’è dietro questo strappo tra Di Maio, Callipo e lei?

«Innanzitutto, io non soffro di isolamento. Accanto a questo progetto di alleanza civica c’è una parte di elettorato che è estremamente motivato e sta rispondendo in maniera molto attiva al progetto che stiamo tentando di portare avanti, che non è un progetto di sola contrapposizione, è un progetto di proposte politiche serie e di tentare di ricostruire quelli che sono, a nostro modo di vedere, i fili essenziali della rinascita di questa regione. Da un punto di vista delle relazioni che esistono tra partiti e il ruolo del civismo, io credo che la scelta del Movimento Cinque Stelle di puntare su una persona che è di estrazione accademica, che ha un vissuto particolare, un vissuto anche di conoscenza dei territori, sia stata una scelta assolutamente, dalla mia prospettiva, rischiosa, ovvero contiene dei rischi di identificazione, di contaminazione, rischi che stiamo annullando semplicemente perché stiamo percorrendo in lungo e largo la regione Calabria, cercando di contaminarci, come si suol dire. Però, come tutte le attività rischiose è un’attività ad alto potenziale di rendimento, perché è una proposta innovativa e di solito gli elettori, anche in questa regione, scelgono le proposte innovative, uomini innovativi, i volti nuovi e certamente chi sta parlando è un volto nuovo. La mia è una proposta nuova e innovativa. Callipo ha deciso di fare una scelta autonoma, in prima istanza. Quindi la differenza fondamentale tra la proposta civica del Movimento Cinque Stelle è che il candidato della Regione Calabria è stato prescelto dal partito politico, il Movimento Cinque Stelle, dall’altro lato abbiamo una figura notevole dell’industria calabrese, Pippo Callipo che ha deciso di scendere in campo e, a valle di questa sua decisione, il Partito Democratico ha deciso di aderire. È vero che dall’esterno sembra quasi la stessa cosa, due civici che sono a capo di un’alleanza con i due partiti del governo nazionale, però il processo di creazione dell’alleanza è assolutamente diverso: io sono stato scelto e prescelto dal Movimento Cinque Stelle, mentre Callipo ha prima deciso di scendere in campo da solo e a valle il Partito Democratico si è unito».

– Un’ultima domanda. Ha fatto una previsione?

«Sì, è ovvio, io sono un economista, tutti gli economisti sono abituati a fare delle previsioni. La previsione che noi facciamo è assolutamente ottimistica e l’ottimismo ci nasce da una proposta seria e innovativa: i calabresi dovranno scegliere tra le varie opzioni e io credo che sceglieranno per l’opzione nuova, volto nuovo, processi nuovi, metodi nuovi. E noi rappresentiamo esattamente questo, ma spiegheremo anche durante la campagna elettorale perché questo è l’elemento di novità. L’aspettativa positiva sul successo di questa campagna elettorale è il risultato di una valutazione sulle nostre capacità e sulle nostre potenzialità. E giova anche dire, però, che facciamo anche leva sul fatto che la proposta politica – che stiamo cercando di mettere in campo con tempistiche nuove, linguaggi nuovi e modo di relazionarci rispetto ai problemi – tenterà di dare fiducia a quella parte importante dell’elettorato calabrese che è determinata all’astensionismo. Qual è l’obiettivo? L’operazione è quella di far riavvicinare la gente che tradizionalmente sta lontana dall’urna, riavvicinarla con interesse e vigore alla campagna elettorale». (s)

P.S: Repetita iuvant. Questa intervista (quella a Mario Occhiuto pubblicata il 22 settembre, quella a Mario Oliverio del 29, quella a Giuseppe Nucera del 6 ottobre, quella a Carlo Tansi il 13 ottobre, a Dalila Nesci il  21 ottobre, a Pippo Callipo il 19 dicembre) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.

Il disastro annunciato dei 5 Stelle in Calabria: l’idea più diffusa è non presentarsi alle urne

di SANTO STRATI – La famosa battuta di Nanni Moretti (nel film Ecce Bombo) «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?» sembra tagliata su misura per i Cinque Stelle a causa della crescente confusione sulle prossime elezioni regionali calabresi. Le riunioni, infuocate, si susseguono e, anche se nessuno lo afferma senza reticenze, il verdetto, implacabile, è coralmente contro l’attuale capo politico, Luigi Di Maio. Il quale, pensando a Via col Vento, «francamente se ne infischia» e procede con navigazione a vista, con un evidente fastidio: cosa sarà mai la Calabria rispetto al disastro annunciato in Emilia il prossimo 26 gennaio?

E, allora, quale atteggiamento assumere sulla Calabria? Presentarsi da soli, oppure in un indigesto (per tanti) neo-accordo sul modello governativo con il Partito Democratico guardando al territorio e alle possibili intese con le liste civiche, oppure ancora – come ha proposto polemicamente il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra – non presentarsi affatto? Quest’ultima ipotesi, in una sorta di apologia del suicidio politico non-assistito, per la verità sembrava una boutade con finalità tattiche (complimenti per la sottile strategia di cupio dissolvi), ma, incredibilmente, ha cominciato a diventare un’idea sempre più diffusa ai piani alti del Movimento, con grande disperazione dei parlamentari calabresi che si sentono pedine inutili di un gioco al quale non sono minimamente invitati.

Nicola Morra mostra, invece, una rudezza inusuale a difendere quella che forse voleva essere una semplice, anche se grave, provocazione. Il ragionamento è, tutto sommato, molto semplice: correre da soli, a un mese dalla presentazione delle liste, e sfidare il destino cinico e baro per ritrovarsi con un decimo dei voti raccolti a marzo 2018, può diventare l’elemento catalizzatore della prossima dissoluzione. Non partecipare alle consultazioni evita il rischio di dichiarare bancarotta politica (nessuno potrà addebitare al Movimento l’eventuale débâcle elettorale se non ci sono liste snobbate dagli elettori), ma, sicuramente, potrà creare un disastro sul territorio, dove i simpatizzanti si sentiranno traditi e abbandonati. Di contro, l’improbabile riproposizione governativa di un’intesa rosso-grillina, potrebbe ulteriormente minare alle fondamenta quel che resta del seguito pentastellato in Calabria. Assai poco, a dare ascolto a sondaggi riservati che indicano l’inizio della catastrofe. La soluzione potrebbe essere un’intesa allargata ai movimenti civici, affollati di seri professionisti e brillanti esponenti della società civile, che, però, proprio per la loro serietà, dovrebbero guardarsi bene da farsi abbindolare da patti scellerati, lontani da qualunque idea di rinnovamento. Con il solo obiettivo di raggranellare voti e mettere una pezza ai tanti buchi della coperta grillina che si restringe sempre di più, peggio di un capo di abbigliamento di dubbia qualità che viene lavato troppe volte.

Si diceva che a Di Maio, molto probabilmente, della Calabria interessa niente o poco. Nella sua visione (forse appannata?) della real-politick del Movimento, i parlamentari calabresi che hanno pur raccolto un consenso inaspettato  del 43,4% (che nelle previsioni di gennaio varrebbe appena il 10-15%) appaiono come  peones che non contano un beneamato… In più, gli stanno facendo la guerra, senza grandi chances di un pur minimo successo: quindi perché preoccuparsi? Le elezioni in Calabria, dunque, appaiono come un’incombenza da sopportare limitando al massimo eventuali fastidi. La pensano così anche i grillini di Calabria? Obiettivamente, è lecito avere molti dubbi.

Tra i più ostili, oltre a Nicola Morra (prof ligure prestato a Cosenza dove insegnava storia e filosofia al liceo classico “Telesio”) c’è la pasionaria Barbara Lezzi, che non perdona a Di Maio la sua esclusione nella compagine governativa. Aveva il dicastero per il Sud (peccato che non abbia utilizzato durante l’incarico questa sua esuberanza) e l’ha perso nel giro di qualche ora, senza nemmeno un timido accenno di scuse. La vendetta – si sa – è un piatto che si serve freddo e la focosa senatrice leccese butta continuamente benzina sul fuoco amico contro il capo politico, trascinando con inaspettata foga dissenzienti (in crescita anche questi) e truppe sparse.

La verità, probabilmente, è che non è solo il disinteresse di Luigi Di Maio a trascinare verso il disastro le terre calabresi conquistate, in modo imprevedibile, dai grillini, ma probabilmente l’indifferenza del gruppo dirigente (ma  ce n’è uno?) verso la punta dello stivale d’Italia. Grillo e Casaleggio, anche se non lo danno a vedere, sopportano ogni giorno con più fatica l’inazione alternata a fremiti di protagonismo di Di Maio, ma non faranno mai la prima mossa per detronizzarlo. S’incarterà da solo – pensano, secondo qualcuno – e i peones faranno il resto. Perché, allora, questa politica palesemente suicida?

L'uomo qualunqueSe i nostri politicanti allo sbaraglio avessero studiato la storia o andassero a ripassarla, troverebbero molte analogie con la storia del movimento di Guglielmo Giannini che nel 1944 fondò Il Fronte dell’Uomo Qualunque. Anche Giannini era un uomo di spettacolo (commediografo e giornalista) e la sua antipolitica trovò fertile terreno nel primissimo dopoguerra ponendosi contro fascisti e comunisti sulla scia di un liberalismo che stava a metà tra conservatorismo e populismo. Durò nove anni, il qualunquismo di Giannini che, al contrario di Grillo (suo futuro emulo), si candidò e raccolse importanti percentuali alle elezioni della Costituente del 1946, mandando 30 deputati all’ Assemblea. L’uomo qualunque svanì ingloriosamente quando, avviato verso il declino dopo le elezioni politiche del 1948, tentò – senza successo – l’alleanza con lo scudocrociato prima e con il Pci di Togliatti, dopo. Al “Migliore” qualche anno prima aveva dato del «verme, farabutto e falsario». Vi ricorda qualcosa?

Il prof. Morra che la Storia l’insegna, probabilmente, è l’unico dei Cinque Stelle ad avere bene in mente questo precedente e si appresta a studiare attacco e difesa per restare in piedi in caso di diluvio. I parlamentari calabresi che non hanno ombrelli, pur non rassegnati, si preparino alla burrasca in arrivo. La deputata di Tropea Dalila Nesci, già da giugno, intuendo il pericolo imminente aveva lanciato la sua disponibilità alla candidatura rinunciando al sicuro seggio di Montecitorio: incosciente o temeraria? Certo non s’immaginava il fiele che, quotidianamente, qualcuno riversa sulle sue (legittime) aspirazioni, svalutando il lavoro fin qui svolto dai parlamentari grillini in Calabria. Un po’ opaco, per la verità, e senza fuochi d’artificio, ma non si può pretendere molto da “dilettanti della politica” lasciati da soli a improvvisare un mestiere inedito per molti, ma oggi più che mai abbandonati e condannati all’indifferenza. Tra domani e martedì un nuovo atto della sceneggiata in corso. Potrebbe essere una commedia divertente, ma rischi di diventare tragedia per i grillini di Calabria. (s)

Sarà tutta cosentina la sfida 2019 per la Regione Calabria ?

23 settembre – Se venissero confermate le voci, la sfida per la conquista della poltrona della Cittadella di Germaneto, il prossimo anno, diventerebbe  tutta cosentina: a sfidare Oliverio (di San Giovanni in Fiore) due cosentini doc, Mario Occhiuto (attuale sindaco di Cosenza) e l’europarlamentare pentastellata Laura Ferrara.
Dopo l’ufficializzazione della ridiscesa in campo di Mario Oliverio, che punta a una riconferma come Presidente della Regione, si vanno delineando le altre candidature per la conquista di Germaneto. Con buona pace di Sergio Abramo, il centro-destra sembra voler convergere sul sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, su cui andrebbero a concentrarsi anche i voti di Lega e Fratelli d’Italia. Non c’è alcuna ufficializzazione, anche perché manca ancora un anno, ma soprattutto risulta difficile interpretare i malumori che da più parti, nel centro-destra, continuano a registrarsi. A Fiuggi, sotto sotto, in questi giorni si è sentito tutto e il contrario di tutto, con la sensazione che, nonostante le rassicurazioni e i buoni propositi, ci sia molto da ricucire tra Forza Italia e Lega, anche soprattutto a livello regionale. In Calabria, com’è noto, l’affermazione degli azzurri è stata determinante per contenere lo “sfascio” provocato dai pentastellati e la Lega (che ha eletto Salvini proprio a Reggio Calabria) lo riconosce in pieno, tanto da non avere dubbi che la poltrona di governatore dovrebbe spettare a Forza Italia. L’on. Domenico Furgiuele, segretario regionale della Lega e uomo di Salvini in Calabria, mostra, però, perplessità su una lista unica di sapore civico, dove ogni alleato possa portare l’acqua del suo mulino. In ogni caso, qualsiasi ipotesi di candidatura “forte” dovrà tenere conto delle elezioni europee di primavera e degli scenari politici che si andranno a delineare. Occhiuto, a Fiuggi, con il fratello Roberto (deputato di Forza Italia)  e la coordinatrice regionale Jole Santelli, non smentisce la sua probabile candidatura «Sono tanti a sollecitarmi a correre per la Regione, ma voglio riflettere, ci devono essere le necessarie convergenze di tutti i partiti del centro-destra». L’idea, detta in soldoni, è una lista civica con un progetto di sviluppo che vede partecipi e coinvolti tutti gli schieramenti del centro-destra. Unica chance – aggiungiamo noi – per controbattere un pd lacerato e incapace di esprimere l’unità necessario per il rilancio e il Movimento Cinque Stelle che, alle politiche in Calabria, ha raccolto a piene mani tra gli elettori insoddisfatti di pd e forza Italia. L’incognita – che le elezioni europee potrebbero sciogliere – è se i grillini faranno il bis beffando, di nuovo democrat e soprattutto azzurri.
Il Movimento Cinque Stelle – secondo i rumours di Montecitorio –  sembra orientato a puntare su Laura Ferrara, unica europarlamentare calabrese, che ha fatto in questi anni un lavoro serio impegnandosi anche oltre le linee del Movimento. D’altro canto l’azzardo degli sconosciuti, riuscito alle politiche, potrebbe risultare fatale nella corsa a governare la Calabria. (s)