VERSO LE ELEZIONI REGIONALI – IL CASO DELLA PARLAMENTARE CALABRESE PRONTA A RINUNCIARE ALLA CAMERA;
Dalila Nesci

Dalila Nesci, la deputata M5S “quasi-candidata” che non piace a Luigi Di Maio e ai vertici grillini

di SANTO STRATI – Pur con la quasi certezza di finire serenamente la sua seconda legislatura, Dalila Nesci, deputata pentastellata di Tropea, già capolista alle elezioni del 4 marzo 2018, ha deciso ugualmente di mettersi in gioco: ha annunciato di essere pronta a rinunciare al suo posto a Montecitorio per candidarsi a Governatore della Calabria. Intenzioni nobili e insieme, proposito forse folle, visto che Luigi Di Maio e il direttivo pentastellato che dovrà decidere il da farsi sulle elezioni regionali calabresi le hanno risposto che non se ne parla proprio. L’idea della Nesci, che è condivisa da numerosi esponenti grillini calabresi, è molto netta: perché candidare esterni o estranei al territorio, quando ci sono figure disponibili (la Nesci, appunto) pronte a correre con l’orgoglio dell’appartenenza al Movimento e a giocarsi – se occorre – tutto? In attesa di sapere se i vertici romani e il capo Di Maio possano cambiare idea (probabilmente aspettando gli esiti delle elezioni in Umbria di domenica prossima), Dalila Nesci, la “quasi-candidata” alla prossime regionali della Calabria, ha accettato di parlare con Calabria.Live.

– Ha presentato la sua auto-candidatura a Governatore della Calabria. Perché?

«In effetti, è un fatto inedito per il Movimento 5 Stelle, ma non tanto, a mio avviso, da quando abbiamo avuto questa svolta governista – così l’ho chiamata io – in cui tante regole si sono modificate in corso. Ci sono state già diverse votazioni proposte dal capo politico Di Maio che hanno modificato norme – diciamo interne – essenziali come il mandato zero per i consiglieri comunali. In ultimo la nomina a viceministro di Cancelleri che ha lasciato il suo posto da vicepresidente all’Assemblea Regionale Siciliana. E quindi, vista la condizione, la situazione della Calabria, sia politica del Movimento 5 Stelle sia in generale della Regione, ho ritenuto il dovere di proporre un’alternativa ai civismi e al patto civico che Di Maio ha proposto in Umbria. Un modello che, secondo me, non è replicabile in Calabria».

– Ecco, parlava di una particolare situazione del Movimento 5 Stelle in Calabria. Ce la vuole illustrare meglio?

«Io mi riferisco alle aspettative che il nostro elettorato ha rispetto alle battaglie che abbiamo fatto negli anni sul territorio, perché ricordo che il Movimento 5 Stelle non aveva e non ha alcun consigliere regionale dentro, appunto, la Regione Calabria. Inoltre, io ricordo che il precedente Governo si è mosso varando il cosiddetto Decreto Calabria sulla Sanità, che ancora è rimasto in parte inattuato. Io sento il dovere, politicamente, come rappresentante del Movimento 5 Stelle di mettermi al servizio, a questo punto in prima persona, per avere una candidatura di garanzia che possa portare finalmente dei risultati».

– L’idea che ci possano essere o ci debbano essere dei rappresentanti esterni al Movimento come candidati, magari frutto di una comune intesa dem-grillini, a quanto pare, non piace a gran parte degli elettori calabresi.

«Io non mi permetto di discutere la scelta di Di Maio in Umbria, che, evidentemente, ha ritenuto strategicamente utile per quella regione. Io parlo per quella regione da cui provengo e ritengo che, non avendo mai avuto un rappresentante in Regione, il nostro elettorato, la Calabria, ha bisogno di una candidatura di garanzia del Movimento 5 Stelle, che poi sia in grado di dialogare con tutti, quindi anche di aprire alle liste civiche, così come abbiamo votato sulla nostra piattaforma Roussseau, aggregare le buone energie della Calabria».

– Di Maio ha detto che non è possibile, non per una evidente antipatia personale, ma per strane alchimie del metodo. Metodo che lei contesta, ci sembra di capire…

«Io non ho accettato questa risposta semplicistica sull’esistenza di regole che non si possono derogare. Il mio rapporto con Luigi è sempre stato molto franco, sia nelle assemblee sia fra di noi, quindi sono sicura che è reciproco il fatto che non ci siano questioni di antipatia. Il fatto è che, dopo la nomina di Cancelleri a vice-ministro, penso che nel caso della Calabria si può prospettare agli iscritti alla piattaforma se questa norma sul secondo mandato per i parlamentari, in particolare per chi, come me, propone di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria, si possa derogare. Quindi, io non dico di calare dall’alto questa scelta, dico di sottoporrla agli iscritti. Dico che per serietà reciproca, questa mia proposta politica va vagliata e non va, diciamo, giudicata o si merita una risposta frettolosa».

– Nel caso in cui ci fosse una posizione rigida nei suoi confronti, lei eventualmente, forte di un certo appoggio di cui gode in Calabria, pensa che potrebbe fare una lista civica?

«No, no. La mia proposta è all’interno del recinto del Movimento 5 Stelle, quindi io vorrei valutare con lui questa proposta con un nome di garanzia che può essere il mio e che sia aperto al dialogo con le liste civiche e le forze buone della Calabria. Quindi, assolutamente la nostra forza è il simbolo del Movimento 5 Stelle. Siamo l’unica forza politica che non si deve vergognare del simbolo di partito o di forza politica come vogliamo definirlo».

– Parliamo di progetti. Qual è la sua visione progettuale della Calabria, nel caso in cui venisse confermata la sua candidatura?

«Io penso che una mia candidatura sarebbe aperta, come dicevo, a delle forze civiche, a delle personalità, che vogliamo mettersi al servizio della Regione Calabria. Io non penso ad una Regione guidata soltanto da una figura di garanzia, come penso possa essere la mia in nome del Movimento 5 Stelle, quindi, sicuramente, una volta che il capo politico accetterà o valuterà insieme a me questa proposta, apriremo alla formazione di squadre, di liste che siano davvero utili a risolvere i problemi emergenziali della Calabria. Sicuramente mi circonderei di personalità che siano in grado di aiutarmi su alcune questioni fondamentali. La questione della sanità, dell’ambiente e della legalità. Diciamo che è una domanda prematura. Sicuramente il mio focus sarebbe in particolare risanare la sanità».

  Uno dei grandi problemi – ma non solo della Calabria – è la burocrazia, soprattutto a livello regionale. Nel caso in cui venisse candidata a governatore, quali progetti ha a proposito di uno snellimento inevitabile e necessario della burocrazia?

«Questo tema della burocrazia esiste in tutt’Italia, non penso sia da restringere solo al caso Calabria. Sicuramente chi entra nel Consiglio regionale deve avere chiaro quali sono le strutture, qual è l’organigramma ancora utile per poter rinnovare. Perché abbiamo visto negli anni stratificarsi persone e dinamiche che molto spesso anche noi abbiamo definito clientelari o sicuramente miopi dal punto di vista del cambiamento. Quindi farei un check delle energie che ci sono all’interno della Regione Calabria e stabilirei delle priorità insieme ad una eventuale squadra di governo. Qualsiasi cosa non potrebbe essere prospettata in questo momento, ma sarebbe oggetto del dialogo con le altre eventuali liste civiche o forze che si volessero aggregare alla mia candidatura. Sarebbe, perciò,  improprio tracciare un programma visto che il mio percorso politico e quello del Movimento 5 Stelle in Calabria è già molto chiaro».

– La sua proposta di candidatura risale a giugno, quando ancora c’era il governo giallo-verde. A distanza di tempo la sua proposta di candidatura assume dei contorni abbastanza diversi, soprattutto per quello che riguarda le alleanze. Lei pensa di poter raccogliere il consenso dei dem calabresi che sono in grande disorientamento in questo momento?

– Io penso di poter aggregare anche questo tipo di elettorato. Mi riferisco alle energie pulite del partito democratico calabrese, ai giovani, anche di questo contenitore politico, che, magari, non hanno avuto mai l’opportunità di emergere. Quindi, quando io parlo di forze civiche e forze buone della Calabria mi riferisco a tutti. Ho sinceramente dei dubbi che il partito democratico, in Calabria, possa in poco tempo ripulirsi da certe dinamiche e da Oliverio e da chi ha sostenuto il sistema Oliverio. Però, penso appunto di sì, di poter rispondere alle aspettative di un elettorato trasversale».

– È lodevole che, trattandosi una pre-candidatura, lei non voglia sbilanciarsi in quelli che sono i progetti di un suo eventuale governo della Regione. Possiamo però sapere quali sono i suoi orientamenti a proposito di giovani, investimenti e turismo?

«Sicuramente – ed era il discorso che facevo prima – puntare sulle strutture e dipartimenti della Regione. Tante volte sia l’Europa che la nostra ex ministra per il Sud Barbara Lezzi hanno puntato l’attenzione sul cattivo utilizzo dei fondi europei. Sarebbe necessaria una task force in grado, subito, con dei professionisti, di aggregare progetti che possano effettivamente acquisire delle risorse da investire nelle politiche giovanili e sociali».

– Qualche settimana addietro l’assemblea degli industriali di Cosenza, con la presenza del capo di Confindustria Boccia, ha lanciato l’idea di una Zes regionale, una zona economica speciale non più limitata a Gioia Tauro. Come vede questa proposta?

«Le Zes non hanno funzionato molto. Ci dev’essere una grande collaborazione della Regione Calabria per realizzarle. Ad oggi non abbiamo visto un vero rilancio grazie a questa opportunità data anche dal Governo, quindi non mi appassiona questo argomento, però è sicuramente da valutare».

– Lei è molto vicina al territorio, quindi tocca il polso dei suoi elettori, ovvero degli elettori dei Cinque Stelle. A suo avviso, qual è la situazione attuale dell’elettorato dei Cinque Stelle: in crescita, in decrescita, in attesa…

«Più volte l’ho detto, perché lo penso. Che il nostro elettorato potrebbe essere in parte confuso dal governo che stiamo sperimentando adesso con i partito democratico e prim’ancora con la Lega. Però, per chi segue il Movimento da tanto tempo – festeggiamo in questi giorni i dieci anni del Movimento 5 Stelle – il nostro sforzo dev’essere quello di far capire che il nostro è un movimento post-ideologico, che non significa non avere idee ma superare le ideologie novecentesche dei partiti di centro-destra e di centro-sinistra. Se noi facciamo questo sforzo di credibilità, di autorevolezza con delle candidature che davvero siano limpide e non siano dei compromessi al ribasso, noi possiamo rafforzare l’identità post-ideologica del Movimento 5 Stelle, rilanciare il nostro progetto di rivoluzione culturale che è democratica, non violenta, che è permanente, e convincere ancor di più il nostro elettorato, che finanche alle ultime europee ci ha consegnato questa responsabilità di essere prima forza politica nella regione Calabria, e incentivare la partecipazione – spero io al più presto – attraverso un’organizzazione vera e propria del Movimento 5 Stelle».

– Dalle sue parole sembra di capire che il “modello Roma” Partito Democratico-Cinque stelle non sia replicabile in Calabria. È così?

«Sì. Per la storia del Partito Democratico in Calabria. A livello regionale, chi ha seguito le nostre battaglie sa che sono stata la spina nel fianco di Oliverio, ma anche di un’opposizione a Oliverio che di fatto non c’è mai stata. In Calabria è la rappresentazione – a mio avviso – a volte anche becera di certa trasversalità negli interessi ma non nella forza di voler incidere sul bene collettivo. Allora, io penso che il dubbio maggiore che io ho è che il Partito Democratico non riesca in poco tempo a sbarazzarsi di vecchie logiche. Perché c’è la vecchia guardia del PD che ancora sta sui territori. Io ricordo che il Movimento 5 Stelle non ha sindaci in Calabria, ha pochissimi consiglieri comunali, non abbiamo consiglieri regionali, quindi in questi anni noi abbiamo fatto fatica a convincere i cittadini a partecipare attivamente e quindi a rafforzare e rinsaldare la nostra forza politica. Dall’altro lato il Partito Democratico, invece, non ha mai fatto uno sforzo di rinnovamento in Calabria. È per questo motivo che non è replicabile, così come al governo nazionale, un accordo a livello regionale».

– Ma se non c’è un accordo, o non ci può essere un accordo col Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle da solo non ce la può fare ad arrivare al traguardo della poltrona di Germaneto…

«È per questo che, secondo me, il Partito Democratico deve dare un segnale di inversione di tendenza. Con il mio discorso vorrei stimolare questo: a far sì che il PD si scrolli di certa vecchia guardia e dia la possibilità, grazie a un nome di garanzia del Movimento 5 Stelle, di far emergere le seconde, le terze file del Partito Democratico. Parlo di giovani, di persone che siano in grado di rappresentare il cambiamento. Il cambiamento non è soltanto un brand del Movimento 5 Stelle, può appartenere a tutti».

– Mi perdoni, ma se l’ipotesi governativa attualmente in atto non è replicabile in Calabria e il Partito Democratico e i Cinque Stelle convergono, secondo le ultime dichiarazioni di Di Maio, su una figura al fuori dei partiti, qual è la sua posizione? Condivide questa scelta oppure la contesta forte di un elettorato che evidentemente le ha dato dei segnali di insofferenza?

«Io la sto contestando già in maniera costruttiva, fornendo un’alternativa di proposta politica che sarebbe la mia candidatura, sempre da sottoporre agli iscritti, ed anche ad un dialogo sia con la maggioranza di governo che con le altre forze civiche. Sono consapevole della necessità di dover contemperare le esigenze di rafforzare anche questa alleanza di governo con il Partito Democratico, ma bisogna trovare delle strategie per non perdere la propria identità, perché se il Movimento 5 Stelle ripiega sul compromesso al ribasso significa che in Calabria non siamo stati in grado di convincere e di creare un progetto culturale di alternativa vera. Sarebbe una sconfitta per il Movimento 5 Stelle e da lì poi dovremmo prenderci ognuno le proprie responsabilità».

– A Montecitorio rimbalzano voci di una lotta interna proprio tra i dirigenti di Cinque Stelle tra Roma e la Calabria. È vero? 

«No. Penso che il nostro capo politico Di Maio abbia una sua strategia che, però, ancora non ha palesato. E immagino che anche i risultati dell’Umbria possano incidere nella sua scelta finale. Non c’è nessuna lotta. La questione è che il Movimento 5 Stelle non ha delle sedi decisionali, stratificate e chiare, dove questi discorsi possano esser fatti e quindi magari la stampa, i media cercano di acuire questo dibattito interno che credo sia sano e meno male che c’è».

– L’ex ministra Barbara Lezzi con altri esponenti di Cinque Stelle mettono in discussione il metodo Di Maio. Fra questi c’è anche lei?

«Ha fatto un ragionamento anche lei politico, di evidenza, dove all’evoluzione del Movimento Cinque Stelle, alle regole che già sono state cambiate, non si può contrapporre il dogma di una regola in teoria. Perché già molte sono state cambiate. Quindi è semplicemente un sottolineare politicamente che c’è necessità di confrontarsi e spero che questo avvenga presto proprio sulla Calabria e che, magari, mi convochi al più presto anche Luigi per poter parlare del futuro della Calabria e del Movimento 5 Stelle in Calabria».

– Una domanda difficile o cattiva: nel caso in cui venisse confermata la decisione di non candidarla come rappresentante di Cinque Stelle, pensa ci possa essere una reazione da parte dell’elettorato, che aumenti l’astensionismo?

«In Calabria, l’astensionismo è molto forte. Io ricordo che Oliverio ha vinto le ultime elezioni regionali però con oltre il 60% (57% ndr) dell’elettorato che si è astenuto. Cioè, il 60% dei calabresi decide di non votare e questo è gravissimo. Allora, come si fa a convincere le persone ad andare alle urne, a votare e a incidere sul futuro della propria regione? Proprio fornendo un’alternativa credibile e limpida. Io credo che un patto replicato uguale e identico come a quello dell’Umbria sarebbe una catastrofe per noi, perché di certo non incentiveremo quel voto di opinione che è l’unico voto che ha il Movimento 5 Stelle. Perché, per nostra prassi, non chiediamo voti, non facciamo buffet, non aggrediamo in maniera faziosa le persone. Vogliamo che, liberamente, con un’opinione propria, si voti il Movimento 5 Stelle, si creda e si compartecipi al cambiamento».

– Lei ha già fatto una legislatura e, dopo l’approvazione del taglio dei parlamentari, questa legislatura è più che blindata. Chi glielo fa fare di mettere a rischio la sua tranquilla attività di deputato e correre per governatore?

«Intanto, tranquilla la mia attività di deputato non lo è mai stata perché nella scorsa legislatura eravamo poco più di quattro-cinque parlamentari e mi sono fatta carico di tante battaglie su tanti temi. Purtroppo, la Calabria non è una regione che ti permette di diventare deputato e di stare comodamente seduto su una poltrona. Sono stati fatti tanti sacrifici per rispondere almeno con l’impegno, con la vicinanza ai drammi della Calabria. Come in parte ho detto prima, io mi sento in dovere di fornire un’alternativa politica, soprattutto perché con la sanità calabrese questo Governo ancora non ha risposto alle promesse che ha fatto. Quindi, siccome faccio parte della maggioranza, siccome credo di avere le carte in regola con la forza del Movimento 5 Stelle di rappresentare un cambiamento reale in Calabria, io spero che questa mia proposta venga vagliata in modo finalmente da dare risultati concreti alla tanta disperazione e rassegnazione che, purtroppo, in tanti casi, emerge nella mia regione».

– Nel ventaglio dei nomi che circolano da parte dei Cinque Stelle c’è un’ipotesi che riguarda un industriale, un uomo delle istituzioni, un medico ambientalista. Se lei, fuori dalla competizione, dovesse decidere tra queste tre soluzioni, cosa sceglierebbe e per quale motivo?

«Non ritengo necessario doveri rispondere a questa domanda. Ancora la questione della scelta del candidato presidente è tutta aperta, quindi, nel frattempo che non si ha una definizione della strategia, io rimango ferma sulla mia proposta che penso sia politicamente quella più credibile e più entusiasmante per l’elettorato. Possiamo parlare di una proposta rivoluzionaria che in Calabria serve e dove spero che le forze civiche buone e partitiche della Calabria, in virtù dei drammi che comunque continuiamo a vivere, su tutti quelli della sanità, ci sia un’aggregazione a ciò che rappresenta la mia figura politica». (s)

P.S: Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre, quella a Oliverio del 29, quella a Nucera del 6 ottobre, quella a Tansi del 13 ottobre e le altre che seguiranno ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.