Bevacqua (PD): Nessun investimento significativo per le infrastrutture e un Ponte che rimane irrealizzabile

Il capogruppo del PD, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «l’ultimo intervento del ministro alla Infrastrutture, Matteo Salvini, sul Ponte e sulle infrastrutture calabrese sembra tratto dal libro dei sogni di chi non conosce la Calabria e la sua storia».

«Salvini che minimizza il rischio infiltrazioni che un’opera pubblica come il Ponte sullo Stretto – ha proseguito – avrebbe in un territorio come la Calabria, definisce l’opera stessa un antidoto allo strapotere delle cosche, senza indicare una sola contromisura da adottare per evitare che gli appetiti dei clan possano condizionarla. Come se non bastasse il Ministro, che parla di un decennio come periodo necessario per completare l’opera, si dimentica di tutte le criticità che sono state manifestate, nel corso degli anni, sulla stessa fattibilità dell’opera e dimentica di spiegare quel “salvo intese” che pesa come un macigno sul via libera che il Consiglio dei ministri ha dato al Ponte».

«Ma è la parte dell’intervento sul “sistema Calabria” – ha spiegato Bevacqua – che davvero sembra non avere nessun aggancio alla realtà. Salvini parla di statale 106, di A2, di alta velocità senza indicare le risorse destinate a ciascuno degli interventi, né le tempistiche immaginate per l’ammodernamento delle varie infrastrutture».

«Su una cosa però il ministro Salvini ha ragione – ha detto Bevacqua – “i calabresi hanno lo stesso diritto al lavoro, alla mobilità e alla continuità  territoriale  che hanno tutti gli altri cittadini italiani e europei”. Se questo è vero i calabresi hanno anche il diritto di sapere in che modo, in che tempi e con quali risorse si metterà mano alle reti stradale, ferroviaria, portuale e aeroportuale che continuano a non essere degne di un Paese dell’Europa occidentale».

«Di slogan e annunci dal sapore elettorale – ha concluso – volti solo a recuperare qualche punto nei sondaggi, i calabresi non sanno più che farsene. Né hanno bisogno di attendere non meglio precisate “intese” per capire quale sarà la Calabria nel prossimo futuro. E il governo nazionale ha l’obbligo di spiegarlo con progetti, finanziamenti, studi di fattibilità e risultati concreti. Non certo con specchietti per le allodole, mentre si lavora all’autonomia differenziata che cela l’antico progetto di secessione leghista». (rrc)

 

Bevacqua (PD): Prima la perequazione, poi si può discutere dell’autonomia

Il consigliere regionale del Partito Democratico, Mimmo Bevacqua, ha ribadito le sue preoccupazioni, già più volte espresse in merito al ddl Calderoli, sottolineando la necessità di costruire un fronte calabrese unitario che vada al di là delle divisioni tra destra e sinistra e consideri, finalmente, i rischi concreti di accentuazione delle diseguaglianze territoriali.

«Soprattutto – ha affermato Bevacqua, nel corso del gruppo regionale del PD sull’autonomia a Corigliano Rossano – la proposta Calderoli non tiene in nessuna considerazione il divario già esistente tra Nord e Sud del Paese, pari circa 80 miliardi annui a tutto  vantaggio delle regioni settentrionali, rispetto alla spesa pubblica statale pro capite. Con l’aggravante che la proposta avanzata dalla Lega, approvata anche dal presidente Occhiuto nella Conferenza unificata delle Regioni, si limita a prevedere una trattativa privata tra governo e regioni richiedenti l’autonomia, con il Parlamento a fare sostanzialmente da semplice spettatore, privato di ogni sua prerogativa e della concreta possibilità di incidere».

«Senza una preliminare realizzazione effettiva della perequazione infrastrutturale fra le diverse aree del Paese, con attenzione centrata in particolare su diritti sociali, sanità, istruzione e mobilità – ha concluso Bevacqua – qualsiasi ipotesi di autonomia differenziata è soltanto un attacco all’unità giuridica ed economica della Repubblica e all’uguaglianza sostanziale dei suoi cittadini».

Il dibattito è stato introdotto dalla capogruppo in Consiglio comunale, Rosellina Madeo, e dal  segretario di circolo di Corigliano Rossano Franco Madeo(rcs)

Bevacqua (PD): Occhiuto riferisca come rimedierà ai fondi del Pnrr persi per rete idrica

Il capogruppo del Partito Democratico, Domenico Bevacqua, ha chiesto di voler sapere come il Governatore della Regione, Roberto Occhiuto, ha intenzione di rimediare alla perdita del finanziamento del Pnrr per le reti idriche «che necessitano urgentemente di interventi di ripristino e manutenzione».

«La celebrazione della giornata mondiale dell’acqua – ha spiegato il capogruppo dei dem in Consiglio regionale – ha nuovamente acceso i riflettori sulla drammatica situazione che vive il Pianeta a causa dei cambiamenti climatici che provocano episodi di siccità sempre più gravi e in Calabria sulle tante criticità di gestione del comparto idrico  il governo regionale continua a girare a vuoto su se stesso».

«È esplicito, in tal senso – ha detto – l’esposto che il Codacons ha inviato alla Corte dei Conti per evidenziare le omissioni delle Istituzioni che hanno reso la rete idrica calabrese un autentico colabrodo. Sia chiaro: la responsabilità non vogliamo darla solo a questo governo, ma a tutti coloro che negli anni non hanno messo in campo una programmazioni ed interventi adeguati alla gravita del problema».

«Secondo i dati Istat viene disperso annualmente in Calabria il 50% dell’acqua messa in rete. Un dato inaccettabile – ha proseguito Bevacqua – che rende ancora più grave la perdita dei finanziamenti del Pnrr da parte della Regione per il rifacimento delle reti idriche comunali. E proprio i Comuni, in questi giorni, stanno lanciando il proprio grido di allarme in ordine al passaggio da Aic ad Arrical e successivamente alla possibile gestione di un soggetto unico che sta creando un vespaio di polemiche e confusione in ordine a competenze e gestione. Soprattutto i piccoli Comuni, spesso i più virtuosi, si chiedono se entrando nel nuovo sistema regionale di gestione integrata avranno nuovi svantaggi da punto di vista delle tariffe, creando nuove difficoltà ai cittadini».

«Chiediamo ancora una volta chiarezza al governo regionale in ordine agli step del passaggio da Aic ad Arrical – ha concluso il capogruppo dem – per fare in modo che i sindaci sappiano decidere per il meglio sull’eventuale adesione ad Arrical e che davvero ci possa essere una svolta nella gestione delle acque calabresi». (rrc)

Pd Calabria: Bloccare proposta di partecipare in remoto a riunioni di Commissioni e Giunta

Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale ha chiesto di bloccare, immediatamente, la proposta presentatadai consiglieri Giuseppe Mattiani (Fi) e Ferdinando Laghi (De Magistris Presidente) sulla possibilità di partecipare, in remoto, alle riunioni di Commissioni e Giunta.

«Va tutelata la stessa onorabilità del Consiglio regionale – hanno evidenziato i dem – che dovrebbe preoccuparsi di aumentare la qualità e la stessa produzione legislativa per dare risposte alle tante emergenze che la nostra Regione si trova a dovere affrontare. Serve maggiore presenza all’interno delle Istituzioni che dovrebbero essere sempre più vicine al cittadino e, invece, siamo costretti a registrare l’ennesima proposta improvvisata che non farebbe altro che accrescere la confusione che regna sovrana in questa legislatura».

«Per raggiungere quale obiettivo? – si sono chiesti –. Far stare più comodi i consiglieri regionali e gli assessori? Lo smart working non può essere altro che una modalità residuale di svolgimento delle funzioni istituzionali davanti a condizioni esterne gravi e impeditive, come abbiamo avuto modo di verificare durante i terribili anni della pandemia che abbiamo appena superato. Oppure come strumento per garantire la permanenza in Calabria ti tanti giovani assunti da importanti industrie con sede in altre Regioni».

«Chiediamo al presidente Occhiuto, al centrodestra e a tutti i consiglieri regionali massima serietà e rispetto – hanno concluso – della propria funzione. Si pensi alle priorità per la Calabria che non attengono certo allo smart working dei consiglieri regionali». (rrc)

 

Da Castrovillari il no del Partito Democratico all’autonomia differenziata

Anche il Partito Democratico calabrese ha ribadito il suo no all’autonomia differenziata. E lo ha fatto da Castrovillari, nel corso dell’incontro programmato nei circoli della provincia di Cosenza del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua.

 L’iniziativa, molto partecipata, ha registrato anche la presenza dei sindaci dei Comuni di Castrovillari, Acquaformosa, Civita e Frascineto. 

Al centro del dibattito l’autonomia differenziata per come elaborata dal ministro Calderoli, con tutti i rischi per le Regioni del Sud e le tante criticità legate alla “multiutility” regionale in materia di gestione di risorse idriche e rifiuti.

Nel corso del suo intervento il capogruppo Bevacqua ha ringraziato il circolo Pd e il suo segretario Fazio per aver accolto tempestivamente l’appello per una discussione sui temi sopra citati e che dovranno caratterizzare sempre di più il dibattito politico nelle prossime settimane, in quanto con la proposta Calderoli non si può scherzare, poiché rischia di mettere in discussione la tenuta stessa del Paese. 

«Senza l’effettiva uguaglianza dei diritti dei cittadini italiani a prescindere dalla Regione in cui vivono – ha detto Bevacqua – non si può parlare di autonomia differenziata. Senza garantire in ugual misura il diritto alla salute, all’istruzione e alla mobilità per ogni cittadino del Nord e del Sud non si può nemmeno immaginare di potere discutere o modificare la proposta del ministro Calderoli».

«Siamo rimasti sorpresi e meravigliati del voto favorevole del presidente Occhiuto, in sede di Conferenza delle Regioni – ha ribadito – in quanto più volte avevamo sentito durante i suoi interventi affermazioni  importanti sulla difesa quali degli interessi dei calabresi. Così non è stato e durante l’ultima seduta di Consiglio regionale – spiega ancora Bevacqua – abbiamo denunciato con forza e determinazioni questo suo egoismo politico e non adeguato al suo ruolo di rappresentante di tutti i calabresi». 

Durante l’iniziativa di Castrovillari si è anche discusso della multiutility istituita dal governo regionale per gestire acqua e rifiuti.

«Per quanto attiene alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche in Calabria – ha detto ancora Bevacqua – la superficialità da noi denunciata in più occasioni in Consiglio regionale si sta mostrando in tutta la sua evidenza con i continui aggiustamenti in corso, tanto che per ben tre volte abbiamo dovuto modificare la relativa legge in Consiglio regionale».

«É stata anche l’occasione – ha proseguito – per esprimere vicinanza ai tanti sindaci che, se pur non convinti, sono costretti ad aderire alla multiutility, come nel caso del Comune di Acquaformosa, commissariato per ottemperare alla mancata adesione. Uno schiaffo questo alla democrazia e al rispetto anche delle autonomie locali, vero architrave del tessuto sociale e civile del Paese».

La prossima tappa prevista per gli incontri programmati riguarda San Lucido alla quale parteciperà anche il consigliere regionale Franco Iacucci(rcs)

L’OPINIONE / Raffaele Malito: Elly Schlein ha portato una ventata di freschezza al Pd

di RAFFAELE MALITOChe cosa c’è in Elly Schlein del socialismo, della sua storia, dei grandi temi, delle tante proposte di ammodernamento del sistema politico-istituzionale, delle grandi riforme sociali della sanità universalistica, dei diritti e della dignità  nel posto di lavoro, della difesa dell’ambiente e del patrimonio artistico-architettonico, del superamento di vecchie storture e di barriere etiche che impedivano alle donne di decidere sulla propria vita,  del riformismo, insomma, stella polare, del Psi?

È l’interrogativo che ha posto Sergio Dragone, sciogliendo, con grande generosità, in senso sostanzialmente positivo, il dilemma. Se la nuova segretaria del Pd dovesse recuperare, e farne i temi centrali del suo progetto politico-ideologico, le grandi questioni che hanno caratterizzato, negli anni, l’azione politica del Psi, la risposta all’interrogativo posto da Dragone sarebbe giustificata e coerente.

I temi, assunti da Schlein – sostiene Dragone – come patrimonio del proprio programma politico, sono presenti, come idee-guida, nel Pantheon dei grandi e storici dirigenti socialisti: il nonno, il senatore Agostino Viviani, artefice della legge sull’interruzione della gravidanza, la 104, e la tutela sociale della maternità; l’eliminazione del sistema  sanitario mutualistico per quello universalistico  con il ministro Aldo Aniasi, preceduta da  quella contro la poliomelite, autentica battaglia di civiltà vinta dal ministro della sanità, Giacomo Mancini che si ripeté, da ministro dei Lavori Pubblici, impedendo lo scempio della valle dei Templi e dell’Appia Antica; in tema della difesa  dei diritti e della dignità dei lavoratori, lo Statuto con l’art. 18, punto di grandi controversie  politiche e di scioperi, pensato e approvato da Giacomo Brodolini e Gino Giugni; Infine, per le battaglie storiche delle donne di cui la segretaria del Pd si dichiara leader femminista, il Pantheon socialista ne ricorda alcune protagoniste storiche: da Anna Kuliscioff a Anna Maria Mozzoni, la scrittrice Anna Franchi, la poetessa Ada Negri, Angelica Balabanoff, Lina Merlin che lega il suo nome all’abolizione della legge che consentiva  l’inciviltà della prostituzione  nelle case chiuse.                                                                                                                                         

Il socialismo è stato riformismo proiettato sul presente per cambiare storie storte della società civile, il sistema vecchio dei diritti personali e collettivi, gli assetti economici  arretrati, lo stesso sistema politico-istituzionale ma anche, e sempre, con lo sguardo proiettato sul futuro: in questo senso andava, già nel 1979, Bettino Craxi, quando aveva richiamato l’attenzione della classe politica  proponendo,  con la Grande Riforma, l’esigenza di un cambiamento del sistema politico-istituzionale: radicale, necessario per un’efficiente capacità di governo del Paese. Questione  affrontata a più riprese, con il totale fallimento dei propositi, da varie commissioni parlamentari, quella di Bozzi, di De Mita e l’ultima, bicamerale, di D’Alema.

Il socialismo è dunque riformismo. Che  richiama un filone culturale oltre che politico con il fine di aprirsi al mondo, alla società e ai temi della trasformazione  in ogni settore: dalla scuola alla sanità, dalla ricerca scientifica  alla tutela dell’ambiente fino allo sviluppo sostenibile. 

Quanti dei grandi temi che sono stati il patrimonio del riformismo socialista possono essere assunti -o far parte- del progetto politico-programmatico di Elly Schlein, è impossibile, al momento, e forse, anche nel futuro, prevedere. Di sicuro la nuova segretaria del Pd, un partito al rischio di estinzione, ha portato un ventata di freschezza e di vitalità, di emozioni, che erano spente, di partecipazione che latitava, negli iscritti e  negli elettori astenuti, perché giovane e, soprattutto, perché donna mentre a governare il Paese è un’altra donna.

L’onda travolgente di Elly Schlein sembra essere arrivata proprio a purificare  il partito dalle  sue recenti infezioni: perdita d’identità della sinistra, eccesso di governismo. Oggi il Pd sembra voler cominciare un’altra storia ed  emanciparsi persino dal suo atto fondativo: il manifesto riformista del Lingotto con la vocazione maggioritaria. Manifesta, tuttavia,  uno spirito di apertura e di accoglienza, dando valore a tutte le culture fondative del Pd, socialisti, cattolici democratici, laici liberali, ecologisti, cristiano-sociali, con richiami a pietre miliari identitarie, come “stare dalla parte di chi fa fatica”.

Parla di un mix di giustizia sociale e giustizia climatica riprendendo il magistero di Papa Francesco sull’economia integrale, rilancia le parole d’ordine della difesa della Costituzione, della sanità e del lavoro. Ma il programma del Pd, in questo momento, sembra una rimasticatura di luoghi comuni. Principi  alti e, magari, condivisibili, sostenuti  da strumenti superati e inadeguati: la difesa della Costituzione che non è in pericolo, la sanità che non  è a pezzi nella sua efficacia, ma deve essere sostenuta con nuovi investimenti che la rendano più efficiente, più pronta rispetto alla domanda dei cittadini. Schlein è stata europarlamentare  ma dimentica che c’è una bandiera da impugnare che è quella della ratifica e, poi, dell’adozione del Mes a cui è possibile accedere, con una dotazione di 37 miliardi da destinare a interventi nel sistema sanitario: ecco un tema sul quale sfidare il governo Meloni.

Ma non ne parla. Sul tema del lavoro propone una battaglia su questioni giuste ma che non affrontano gli assetti economico-sociali strutturali. Il salario minimo è un dato di civiltà,  una misura sacrosanta anche per non fare restare indietro l’Italia rispetto ai parametri europei, così come la tutela dei rider per aggredire  il tema dell’occupazione.  Ma l’idea di proibire l’adozione dei contratti a termine rivela una concezione rigida del mercato del lavoro, immaginato solo come lavoro impiegatizio, modello pubblico. 

Lontana, dunque, dal modo in cui sono evolute le dinamiche sociali in un sistema del lavoro fondato sul terziario avanzato. Infatti non una sola parola è dedicata da Schlein al mondo delle partite Iva, considerate  una deviazione dall’ideologia dominante a sinistra. Ignorata è anche l’idea che la riforma del mercato passa dalle misure a sostegno dell’occupazione femminile, visto il gap occupazionale intrecciato con il gap di genere. Insomma il mondo reale sembra estraneo alla narrativa  di un Pd schiacciato a sinistra, ancor più nettamente con i condizionamenti determinati dall’arrivo della sinistra-sinistra di art. 1. Nessuna parola sulle imprese che – non si può negare – sono i soggetti  senza i quali non c’è creazione di ricchezza e di nuovi lavori.

Nessun accenno sui settori strategici dell’economia italiana  sui quali il governo è chiamato a rispondere, mentre il Pd s’interroga sui problemi identitari, puntando tutto, o quasi, sull’attrattività delle fasce disagiate. Il rischio è, così, di imboccare le ristrettezze del socialpopulismo e di subire il condizionamento  del ribellismo dei Cinque Stelle con la difesa acritica del reddito di cittadinanza.     

Il compito che ha di fronte la nuova segretaria e, con lei, l’intero Pd, è d’ immensa responsabilità perché si tratta di dare alla sinistra una strategia e una prospettiva politica  vincente per il governo del Paese. Per ridare al Pd la credibilità e il sostegno della maggioranza degli italiani, occorre ripensare  e rifondare la sinistra, riprendendo il filone culturale e politico del riformismo e la conquista graduale degli obiettivi di ammodernamento del Paese.  

In questo senso  si è speso Aldo Schiavone con il saggio che porta proprio il titolo Sinistra, affrontando il tema del cambiamento e del rinnovamento della sinistra, dopo le mutazioni sociali ed economiche, con nuove idee in grado di riempire il vuoto  di pensiero del tempo che viviamo. Con il tentativo, cioè, di ovviare alla fine della età del  lavoro e, di conseguenza, del socialismo  e dei fatti prodotti dalla svolta del tecno-capitalismo, senza ricorrere a  una serie di piccoli sotterfugi di espedienti, per rimanere a galla.     

«Se la lotta di classe è finita – scrive Schiavone – bisogna allora cambiare la classe cui appoggiarsi, non più gli operai ma gli emarginati, gli sfruttati, i senza lavoro,  gli immigrati di ultima generazione oppure sostituire il genere alla classe. Oppure mettere i diritti di libertà al posto dei diritti sociali. 

Il precariato contro cui dobbiamo fare i conti è fluido, sparso, diffuso, sminuzzato e il nuovo capitalismo se la gioca soprattutto con la tecnica che è incorporea: le merci digitali ma anche quelle materiali viaggiano oltre e sopra i confini, stabiliscono un mercato in cui il lavoro dell’operaio è marginale e probabilmente destinato scomparire sostituito dalle macchine governate dall’intelligenza artificiale, ristretta nel mani di pochi gruppi, più potenti di singoli Stati.                                                                                                           

Ognuno di questi “brandelli del nuovo mondo”, afferma Schiavone, merita ovviamente l’attenzione e il favore della sinistra. Ma nessuno di loro può sostituire l’utopia – e siamo al tema centrale di questa nota – del socialismo, diventare un nuovo sol dell’avvenire, se  non è sorretto da un  pensiero, da un progetto di cambiamento che unifichi l’universo frammentato dei nuovi lavori determinati dalla digitalizzazione, dalla tecnica e dall’intelligenza artificiale  fornendogli un cemento ideale, un consenso di massa e le armi della lotta politica.

Di tutto questo, la  nuova classe dirigente del Pd  ancora non parla. La nuova segretaria l’ha riunita-tutta- attorno a sé, coinvolgendo anche i vituperati capobastone, capicorrente, i cacicchi, perché, in questa fase, ha bisogno di tutti per ridare vita a un partito che era in via di estinzione. E per i grandi progetti e le grandi ambizioni di cambiamento, se ci saranno, occorre aspettare. Occorre una nuova, radicale visione.Non è il momento di stabilire se e quando  ritornerà, in forme nuove, l’utopia del socialismo. (rm)

Cinque calabresi nella nuova direzione nazionale del Partito Democratico

Sono la catanzarese Jasmine Cristallo, ex portavoce delle Sardine, Maria Locanto, il consigliere regionale Raffaele Mammoliti e la già parlamentare Enza Bruno Bossio i quattro nuovi membri della direzione nazionale del PD.

La loro entrata è avvenuta nel corso dell’Assemblea nazionale svoltasi a Roma, in cui Elly Schlein è stata proclamata, ufficialmente, segretaria del partito.

«Molti mettevano in discussione la sopravvivenza stessa del PD. Ma hanno perso a scommettere contro il Partito Democratico. Siamo ancora qui, più forti, più uniti», ha detto la segretaria all’Assemblea.

«Grazie al Partito Democratico e in particolare a Paola De Micheli – ha scritto su FB Enza Bruno Bossio – per la mia elezione nella Direzione Nazionale PD. Con la guida di Elly Schlein, prima donna segretaria, si apre una fase importante, inedita nella vita politica del nostro partito, alla quale spero di poter dare anche il mio piccolo contributo. Con la forza della Comunità!».

«Comincia una nuova esaltante esperienza! – ha scritto Mammoliti –. Sono lieto di far parte della Direzione del PD nazionale con Elly Schlein Segretaria Nazionale e Stefano Bonaccini Presidente Assemblea Nazionale. Era da molto tempo che non si respirava questo clima nel PD: unitario e ricco di entusiasmo!».

«Farò del mio meglio per dare una mano alla grande comunità democratica che si è rimessa in cammino.Grazie Elly Schlein», ha scritto Maria Locanto.

«Un nuovo inizio – ha scritto Nicola Irto, segretario regionale del PD in Calabria –. Con Elly Schlein segretaria del Partito Democratico. Oggi (domenica ndr), all’assemblea nazionale, ripartiamo con una nuova prospettiva unitaria, per una comunità che guarda alle persone e all’ambiente».

«E – ha aggiunto – consapevoli di dover contribuire in prima persona al cambiamento. In quest’epoca storica, con una guerra ai confini dell’Europa e di fronte all’indifferenza per chi cerca salvezza sulle nostre coste, siamo chiamati a rispondere con il valore dell’umanità».
«È necessario agire insieme – ha ribadito – per una nuova prospettiva politica del Paese, dai diritti sanciti nella nostra Costituzione sulla giustizia, sull’uguaglianza sociale e di genere. Attraverso un dialogo continuo con l’Europa, per la prospettiva ecologica, dell’istruzione e del lavoro. E faremo una grande battaglia politica contro l’autonomia differenziata».
«Con un pensiero a Bruno Astorre e Daniele Nucera – ha concluso – che abbiamo sentito vicini in questa domenica di festa.
Con la forza della comunità per le persone, per il pianeta. Auguri di cuore a Elly Schlein, e a tutte le democratiche e democratici!». (rrm)

Elly Schlein e il socialismo italiano

di SERGIO DRAGONEMa siamo così sicuri che nel pensiero e nelle linee di Elly Schlein non ci siano tracce di socialismo? Siamo così sicuri che nel nuovo PD ellyano – che brutto neologismo, lo ammetto – non ci sia spazio per le componenti riformiste, libertarie e garantiste?

Io non ne sono così sicuro e anzi registro una significativa sovrapposizione tematica e ideologica su alcuni punti-chiave della mozione presentata (e vincente) della ragazza con lo zainetto: difesa dei diritti civili, lotta alle disuguaglianze, dignità del lavoro, difesa dell’ambiente. In altre parole, tutto il bagaglio ideologico del socialismo italiano.

Su questo tema ho discusso più volte in queste ultime settimane con due esponenti di rilievo del PD calabrese, entrambi di ispirazione socialista, che si sono schierati nelle primarie con Stefano Bonaccini ritenuto, a torto o a ragione, più vicino alle idee e ai valori del riformismo italiano: Giacomo Mancini, già deputato e nipote del leader del PSI, e Michele Drosi, presidente del PD della provincia di Catanzaro e autore di saggi politici, l’ultimo dei quali dedicato proprio al futuro del Partito Democratico.

Ma veniamo al nocciolo della questione. Proviamo un attimo a capire cosa ancora resta di vitale della cultura socialista nello Schlein-pensiero. 

Non voglio ridurre il tutto ad una questione di dna, ricordando che il nonno materno di Elly, l’avvocato Agostino Viviani, è stato un partigiano e convinto antifascista, senatore del PSI per due legislature dal 1972 al 1979, amico e compagno di Lelio Basso. Anche se appare utile sottolineare che Viviani è stato una personalità di rilievo del socialismo e che durante la sua presidenza della Commissione Giustizia del Senato fu approvata la legge per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, nota come “la 194”.

Fu anche il primo a proporre un disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, sollevando all’epoca vivaci polemiche.

Lasciamo da parte il dna e tentiamo una comparazione, sia pure non facile, tra quello che la Schlein dice e alcuni pilastri del pensiero socialista contemporaneo.

Elly parla nel suo programma di lotta alle diseguaglianze che «in questi anni di crisi hanno raggiunto livelli spaventosi», di «fortissima concentrazione della ricchezza in poche mani», di «divari salariali, occupazionali e pensionistici che colpiscono le donne».

Ma sono gli stessi, identici concetti che animarono, ai primi del Novecento, i socialisti italiani che favorirono la nascita delle società di mutuo soccorso, delle casse mutue volontarie, delle leghe, delle mense popolari, per contrastare diseguaglianze, povertà, analfabetismo e malattie.

Elly parla, nella sua mozione, di un «grande investimento nella sanità pubblica e universalistica, difendendola dagli attacchi di chi la vuole tagliare e privatizzare» e di un «servizio sanitario nazionale a rischio». 

E chi più dei socialisti ha difeso la sanità pubblica? Ricordiamo Giacomo Mancini che, da ministro della sanità, debellò la poliomielite con una straordinaria campagna di vaccinazione. O Aldo Aniasi, il ministro a cui si deve la creazione del Servizio Sanitario Nazionale e l’eliminazione del vecchio sistema mutualistico.

Elly parla di garantire a tutti «pari opportunità e diritti di accesso a un’istruzione di qualità» e dell’esigenza di «un grande investimento sull’educazione dell’infanzia che contrasti da principio le diseguaglianze e la povertà educativa e supporti le famiglie nella conciliazione tempi di vita e lavoro».

Nel 1904 furono o socialisti ad ottenere che l’obbligo scolastico fosse portato a 12 anni. Un esercito di maestri socialisti, come narra De Amicis, portò istruzione e cultura a milioni di ragazzi italiani. Nel 1962 venne istituita la scuola media unificata, una delle condizioni poste dal PSI per entrare a fare parte di un governo di centrosinistra con la Dc.

Elly parla di lotta al lavoro precario e dell’esigenza di alzare il salario medio annuale reale. «Non basta creare nuova occupazione – dice – bisogna che sia di qualità e che assicuri un’esistenza libera e dignitosa alle persone».

In campo di difesa dei lavoratori, non c’è partito che possa storicamente superare i socialisti, con riforme storiche come quella della sicurezza sociale varata da Giacomo Brodolini e lo Statuto dei lavoratori pensato dallo stesso Brodolini e da Gino Giugni.

Elly parla di diritti civili e a me viene in mente, da subito, la grande battaglia socialista per l’approvazione della legge sul divorzio firmata da Loris Fortuna, confermata nel referendum del 1974. Ma senza dimenticare le orgogliose battaglie condotte da Giacomo Mancini sul piano del garantismo e della difesa della libertà di pensiero ed espressione.

Infine, l’ambiente e la tutela del territorio e qui torna ancora in ballo Giacomo Mancini con le sue memorabili battaglie per difendere la valle dei Templi e l’Appia Antica dalla speculazione edilizia.

Elly si dichiara non una leader donna, ma una leader femminista. La storia del socialismo italiano è lastricata di donne che si sono battute per l’emancipazione femminile, da Anna Kuliscioff ad Anna Maria Mozzoni, dalla scrittrice Anna Franchi alla poetessa Ada Negri, da Argentina Altobelli ad Angelica Balabanoff, fino a Lina Merlin.

E allora, siamo davvero sicuri che di socialismo non ci sia nulla nella proposta politica di Elly Schlein?

Certo, oggi il socialismo classico è in forte declino, ma i suoi valori fondanti restano vitali e attuali. Tocca alle nuove generazioni rinvigorire questa “civiltà politica”, adeguarla alle sfide sempre più ardue e delicati che la crisi climatica, l’avvento di tecnologie sempre più sofisticate, le migrazioni, impongono.

Resto del parere che la leadership della ragazza con lo zainetto deve essere verificata sul campo e ammetto che esiste un rischio di marginalizzazione identitaria per il nuovo PD.

Ma vedo contemporaneamente grandi potenzialità, enormi margini di crescita di consenso e concrete possibilità di intercettare i bisogni di una larga parte dell’elettorato progressista. Il bagaglio socialista potrebbe tornarle molto utile. (sd)

[Sergio Dragone è giornalista e già fondatore del Circolo “Willy Brandt]

Pd Calabria: Inaccettabile atteggiamento del cdx sull’autonomia

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha definito «inaccettabile l’atteggiamento del centrodestra sull’autonomia differenziata», tema che sarà discusso nella seduta di venerdì 10 marzo. 

«Avevamo più volte chiesto la convocazione di un Consiglio regionale ad hoc – hanno spiegato – per discutere dell’autonomia differenziata sulla quale il governo nazionale ha impresso un’incomprensibile accelerazione e che, per come progettata dal decreto Calderoli, rischia di spaccare in due il Paese».

«Ed invece oggi – prosegue la nota del gruppo Pd – dopo un lungo silenzio la nostra richiesta è stata accolta, ma la discussione è stata prevista già per venerdì prossimo, con un preavviso minimo e non sufficiente a preparare un dibattito così importante. Per di più il confronto sull’autonomia differenziata è stato inserito all’ultimo punto della riunione, quasi a volerne sminuire il significato e l’importanza relegandolo a fine seduta. Davanti a quello che può essere considerato un vero e proprio muro di gomma per non mettere in imbarazzo il presidente Occhiuto che ha dato il suo placet a un provvedimento che penalizza la Regione che presiede, non rimane altro che la mobilitazione di piazza». 

«Come gruppo del Pd – ha spiegato il capogruppo Mimmo Bevacqua – incontreremo nei prossimi giorni le forze sociali e le associazioni tutte per proporre loro una grande manifestazione  pubblica chiamando a raccolta tutti i cittadini che non  vogliono piegarsi a decisioni imposte dall’alto e penalizzanti per il loro futuro». 

«Serve una assunzione di responsabilità collettiva – conclude la nota del Pd – per bloccare un provvedimento che finirà con l’avvantaggiare ancora le Regioni ricche del Nord a discapito delle Regioni meridionali che avrebbero bisogno di ben altra attenzione da parte del governo nazionale costretto a pagare dividendi elettorali alla Lega. Le forze politiche tutte e ogni consigliere regionale devono prendere posizione e con coraggio dire da che parte stanno: se con il progetto di secessione mascherata voluto dalla Lega o dalla parte degli interessi reali della Comunità che li ha eletti». (rrc)

Bevacqua (PD): Voto non contrario ad autonomia di Occhiuto fatto gravissimo

Mimmo Bevacqua, capogruppo del PD in Consiglio regionale, ha chiesto la convocazione immediata del Consiglio regionale, a seguito della decisione del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di non dare parere contrario all’autonomia differenziata nella Conferenza delle Regioni.

«Ci eravamo illusi – ha spiegato – che i dubbi espressi dallo stesso Occhiuto nelle scorse settimane si trasformassero in un voto chiaro a favore della nostra terra e dell’unità nazionale (come hanno fatto Campania, Puglia, Emilia Romagna, Toscana): e, invece, si è allineato a una operazione che mira a spaccare le istituzioni e il Paese e ad accondiscendere ai desideri della peggiore propaganda leghista. Si tratta di un atto inaccettabile. Se il governo Meloni vuole andare avanti su questa strada scellerata a colpi di maggioranza, Occhiuto deve ricordare di essere stato eletto dai calabresi: per rappresentarne interessi, non per affossarli».

«Venga in Consiglio – ha concluso Bevacqua – e ci spieghi le ragioni di una decisione che appare davvero incomprensibile; e dia a tutti i consiglieri la possibilità di interloquire e di dire la loro. Che ognuno si assuma le proprie responsabilità alla luce del sole e nella sede appropriata». (rrc)