LE ELEZIONI E I CONTINUI CAMBI DI IDEE
DELLA SINISTRA PER IL RILANCIO DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTAChe sotto elezioni tutto si esasperi é assolutamente normale. In particolare quando, come nelle prossime  europee,  si voterà  con il proporzionale e quindi ogni partito cercherà di caratterizzarsi in modo tale  da compattare i propri elettori  é nelle cose. Quindi che i toni si innalzino e che si sia «l’uno contro l’altro armati» è  prevedibile. 

Ma come dice il Presidente Sergio Mattarella: «l’Italia è di chi pensa al futuro». Ciò vuol dire che vi sono alcuni temi sui quali i partiti farebbero bene a non giocare né a spaccarsi. Perché lo sviluppo futuro del nostro Paese non dovrebbe essere mai messo in discussione e qualche punto di percentuale in più non vale certamente posizioni che se poi diventano azioni operative possono cambiare  le prospettive per i nostri figli e i nostri nipoti. 

Per questo sembra strana la posizione che la sinistra, quasi in modo compatto, sta prendendo su quelle che sono le prospettive infrastrutturali e il ruolo che nel Mediterraneo deve svolgere la nostra Nazione.  

  Per questo andare a Messina da parte della Elly Schlein, segretario del maggiore partito della sinistra, che ha avuto un protagonista come Prodi, lei che viene da una Regione, come l’Emilia Romagna, al centro di tutte le infrastrutture del Paese, per cui con l’alta velocità ferroviaria può raggiungere da Bologna, in 2 ore e 25 minuti, Roma, in un’ora e 4 minuti e con un bus Milano in 2 ore e 20 e Roma, quasi 400 km, in tre ore e mezza, per dibattere un tema che già nel suo titolo: “no al progetto di ponte di Salvini, dannoso, anacronistico e dispendioso”, sa di contrapposizione elettorale. 

Infatti mettere in discussione la possibilità che l’alta velocità ferroviaria arrivi a servire 7 milioni di abitanti che risiedono in Calabria e in Sicilia, non diventa più lotta politica nei confronti di Salvini, assolutamente legittima, ma un vero e proprio affronto al diritto di mobilità dei tanti italiani che in quelle aree abitano. 

Perché certo sarà noto anche al segretario del PD che i treni ad alta velocità non possono attraversare lo stretto spezzettati, per essere caricati sui Ferry Boat e ricomposti poi sull’altra sponda dello Stretto, per riprendere il loro viaggio. Cosi come dovrebbe essere noto all’altro grande partito della sinistra, che è il Movimento Cinque Stelle, che non hanno soltanto  la responsabilità di fare una proposta alternativa di progetto di paese da contrapporre al Centrodestra in termini di diritti civili, ma anche quello di proporre un modello di sviluppo che dia un diritto alla sopravvivenza economica di aree fino ad adesso con un destino già segnato dallo spopolamento. 

Che movimenti meno consistenti, come quello dei Verdi di Bonelli e del Sì di Fratoianni, possano assumere posizioni estreme e non occuparsi di un possibile governo futuro, considerato che la  loro contenuta rappresentanza non assegna loro particolari responsabilità, ci può anche stare. 

Cosa diversa è la prudenza richiesta ai grandi partiti di massa che dovrebbero rappresentare l’alternativa di governo necessaria nell’alternanza democratica. In considerazione peraltro che, per quanto attiene in particolare il Pd, molti dei più autorevoli rappresentanti dello stesso partito, tra i quali Franceschini e lo stesso Prodi, si sono pronunciati in passato con dichiarazioni assolutamente favorevoli ad un progetto che potesse  consentire di collegare, finalmente, le aree più marginali. 

Modello peraltro che in altri paesi a noi vicini, come la Spagna, è stato adottato come priorità assoluta, considerato che la prima alta velocità ferroviaria che è stata costruita in quel Paese non è stata la Madrid-Barcellona quanto invece la Siviglia-Madrid.  

 In realtà il Movimento Cinque Stelle ha sempre avuto un atteggiamento anti Istituzioni. Doveva aprire il Parlamento come una scatoletta evidentemente per buttare il contenuto  ed è stato contrario fin dalle sue origini. Tanto che il loro guru, Beppe Grillo, attraversò  lo stretto a nuoto forse per indicarci un’alternativa salutista ai sistemi diversi, come navi, utilizzati  dai più.

Ritornando al Segretario del Pd non può limitarsi a dire che il progetto del collegamento stabile è dannoso. Qualunque costruzione umana lo è perché modifica l’assetto naturale delle cose, lo sono le autostrade, lo è l’alta velocità ferroviaria, lo sono le dighe, lo sono i porti, lo sono per assurdo anche i grattacieli e le abitazioni del più sperduto paese, perché in qualche modo violentano il territorio. Come lo sono gli impianti eolici e quelli solari.

Né può affermare che é anacronistico, quando il modello “Messina bridge” e gli studi relativi sono stati adottati da tutti i Paesi che costruiscono ponti come base di partenza per i loro progetti. E quando la comunità scientifica internazionale lo ha riconosciuto come uno dei più studiati e come una storia di successo. 

Né può affermare  che è dispendioso, dopo che risorse abbondanti sono state destinate a tante grandi infrastrutture nel resto del Paese per le quali non si è condotta la stessa battaglia. Né si possono disconoscere  gli studi approfonditi, consacrati dal timbro Nomisma, che hanno calcolato in 6 miliardi e mezzo il costo della insularità per la Sicilia. Non considerando ancora che i cittadini delle due sponde stanno partecipando al costo della costruzione con risorse proprie regionali,  cosa che non è mai stata chiesta per innalzare le barriere contro l’acqua alta di Venezia,  o per costruire la Tav che collegherà Torino a Lione.

Devono forse pensare i meridionali di essere figli di un Dio minore, di essere considerati come colonizzati, per i quali spendere le risorse necessarie diventa uno spreco, come impunemente e inopinatamente ha affermato l’animatore di Libera don Luigi Ciotti, quando si è lasciato sfuggire la battuta infelice che il ponte non unisce due coste ma due cosche? 

La responsabilità di un partito come il PD, sempre più partito guida che si candida come federatore di tutta la sinistra, non  può sposare tesi così estreme e far correre il pericolo o far temere che una loro vittoria possa far ripartire una serie di infrastrutture dall’anno zero, come in un perenne un gioco dell’oca, come è stato già fatto una volta da quel Monti che definanziò  il ponte per investire quei soldi sottratti all’opera a Genova? Forse sarebbe necessaria una riflessione maggiore per evitare che si possa pensare che alcuni partiti siano contro lo sviluppo e in particolare contro il Sud. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

PD Calabria: Occhiuto invece di ribellarsi insegue lo spot della Lega

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha evidenziato come il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, «invece di ribellarsi  e difendere gli interessi della Comunità che lo ha eletto, Occhiuto continua ad inseguire lo spot della Lega e di Matteo Salvini che viene agitato solo per coprire il reale e totale disinteresse del governo verso il Sud».

Il Governatore, infatti, è “reo” di aver criticato, su X, la segretaria del Pd, Elly Schlein, scrivendo come la «leader dei ‘no’ vuole un Sud fermo e rassegnato», mentre, per Occhiuto, «l’interesse generale della collettività calabrese è quello di avere un presidente che con ogni mezzo provi ad attrarre investimenti, lavoro, sviluppo, opportunità».

Un tweet che ha fatto sorridere i dem che «Occhiuto, insieme a Renato Schifani, critichi la segretaria dall’alto di chi, attraverso il governo nazionale, sta avallando l’autonomia differenziata che affosserà definitivamente il Mezzogiorno, con ricadute gravissime nella sanità come evidenziato da ultimo dalla Fondazione Gimbe, e ha supinamente accettato i tagli dei finanziamenti per le infrastrutture e del Pnrr».

«E comunque sia, il Ponte, infrastruttura verso la quale non c’è un no preconcetto né ideologico da parte del Pd e della segretaria Schlein – hanno proseguito i dem – non può essere considerato la panacea di tutti i mali della Regione che non deve continuare ad essere soltanto una terra da essere attraversata per arrivare in Sicilia. Il Pd vuole una Calabria all’avanguardia per trasporti, infrastrutture, sanità e tutela ambientale e finalmente in grado di essere attrattiva per i turisti e per gli investitori. Senza Comuni isolati e spopolati e in un completo degrado sociale».

«Soltanto a questo punto realizzare il Ponte sarebbe un valore aggiunto – hanno concluso – come da sempre sostiene il Pd che fa solo questioni di priorità: prima le infrastrutture e poi la grande opera che altrimenti non avrebbe senso in un territorio desertificato. Ma pare evidente che questo centrodestra, convintamente antimeridionalista, abbia soltanto voglia di agitare slogan vuoti. Chi vuole il Sud fermo e rassegnato è da sempre la Lega che adesso conta sulla sponda degli alleati». (rcz)

Pd Calabria: Fare chiarezza su rete ospedaliera in Consiglio regionale

I consiglieri regionali del Partito Democratico hanno espresso preoccupazione per le dichiarazioni del presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, in merito alla rete ospedaliera.

«Occhiuto vuole revisionare – hanno spiegato i consiglieri dem – un atto che la Calabria attende da lungo tempo e che l’Ufficio del Commissario ha studiato per lungo tempo prima di approvarlo. Normale che ci siano stati dei rilievi da parte del Ministero competente e che la Regione li debba recepire, ma è del tutto singolare che il presidente adesso valuti ulteriori approfondimenti. A questo punto diventa difficile capire anche chi sia stato a sbagliare, se l’Ufficio del Commissario nello stilare il piano, il Ministero nell’apportare modifiche o i sub commissari nel valutare le richieste formulate da Roma».

«Un vero e proprio teatro dell’assurdo –  hanno detto ancora i dem – al quale i calabresi non meritano di assistere. In occasione della riunione della Conferenza dei capigruppo di mercoledì il capogruppo Mimmo Bevacqua chiederà di inserire all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale una informativa sulla rete ospedaliera calabrese, con successiva discussione, in modo che il governatore possa fare chiarezza su quanto avvenuto e sui tempi previsti per provare a rimettere ordine in un sistema che continua a fare acqua da tutte le parti, a dispetto degli annunci e delle riforme sbandierate dal centrodestra». (rrc)

 

Muraca (PD) chiede misure urgenti per l’Ospedale di Polistena: Mancano anestetisti

Il consigliere regionale del Pd, Giovanni Muraca, ha denunciato come «l’emergenza all’ospedale spoke di Polistena adesso è totale e il nosocomio rischia la paralisi per il totale fermo del blocco operatorio di Chirurgia, Ortopedia e Ginecologia)», per questo servono «immediati da parte dell’Asp di Reggio e dello stesso Ufficio del Commissario per arginare l’attuale situazione di emergenza e arrivare a soluzioni strutturali per mettere a pieno regime l’ospedale di Polistena».

«Da tempo mancano gli anestesisti, ma fin qui si è riusciti a sopperire a tale lacuna attraverso convenzioni siglate con professionisti del Gom. I mancati pagamenti degli stessi, che vantano crediti per 8 mesi di prestazioni, hanno eliminato anche questa possibilità provocando una vera e propria emergenza», ha spiegato Muraca, rilanciando l’allarme dei primari Anastasio Palmanova (Chirurgia) e Antonino Laganà (Ortopedia) e fatto proprio dal professore e dirigente del Pd, Michele Galimi.

«Una nota interna – ha spiegato Muraca – ha informato i vertici dell’Asp di Reggio Calabria che, in queste condizioni, all’ospedale di Polistena potrà essere garantita soltanto l’attività di emergenza-urgenza. Il che renderà impossibile poter raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2024, ma soprattutto mette a forte rischio il diritto alla salute dei cittadini che abitano il popoloso comprensorio. Una situazione insostenibile se si pensa che il solo reparto di Chirurgia all’ospedale di Polistena annovera circa 300 pazienti in lista d’attesa che vedranno ancora slittare i tempi per interventi fondamentali. E solo nella giornata di oggi sono stati annullati sette interventi programmati da tempo».

«Mi chiedo, dunque, dove sia la rivoluzione proclamata dal Commissario Occhiuto se la situazione della nostra rete ospedaliera continua a peggiorare», si è chiesto il dem, annunciando una interrogazione al Commissario ad acta, Roberto Occhiuto,«per chiedere quali interventi intenda adottare per far fronte alle gravi criticità che stanno paralizzando l’attività dell’ospedale di Polistena». (rrc)

Reparto Prevenzione Crimine Vibo e Rende, il Pd Calabria presenta una interrogazione

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale presenterà una interrogazione alla Giunta regionale, guidata dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per «fare luce sulla situazione» e «capire quali iniziative intenda adottare la giunta per tutelare i presidi di legalità sul territorio regionale», quali sono i Reparti Prevenzione Crimine di Vibo Valentia e Rende.

«Stiamo per oltrepassare la metà della legislatura e il trend non cambia – viene evidenziato dai dem – il governo regionale annuncia investimenti e riforme, mentre sul territorio si registrano soltanto tagli e nuove crisi. Basta pensare a quanto sta avvenendo con il riordino dei Reparti di Prevenzione Crimine sul territorio calabrese. Dopo le polemiche di campanile in ordine al possibile trasferimento del Rpc di Vibo Valentia, che ha provocato una ferma presa di posizione dei sindacati di Polizia, adesso si paventa la chiusura del Rpc di Rende, inaugurato soltanto nel 2018».

Per i dem, infatti, «va fatta chiarezza su quanto sta avvenendo sul territorio senza alcuna concertazione con le forze sindacali e con i rappresentanti del territorio, rischiando di mettere a rischio la sicurezza del territorio e disperdere i brillanti risultati ottenuti fin qui dai Reparti di Prevenzione Crimine che erano stati dislocati con la massima attenzione dopo il decreto del Ministero dell’interno del2013, con il quale erano state fatte le più opportune valutazioni in ordine alla loro collocazione territoriale».

«Valutazioni che avevano portato il Ministero dell’interno a stabilire – prosegue la nota del PD – che il trasferimento nella sede di Vibo Valentia del Rpc di Rosarno, presso la struttura che ospita la locale Scuola Allievi Agenti, avrebbe consentito un più incisivo controllo del territorio, segnatamente nella Calabria, garantendo un più razionale impiego delle risorse e minori costi di esercizio. Così come era stato deciso di puntare sul Rpc di Rende per un presidio efficace sul territorio più a Nord della Calabria e che copriva così quasi il 50% del territorio calabrese».

«Ci attiveremo, dunque – conclude la nota dei dem – in tutte le sedi competenti per tutelare e difendere tali fondamentali presidi di legalità. Ben vengano ulteriori investimenti e insediamenti sul territorio che da parte nostra troverebbero consenso e condivisioni. Sarebbe grave se ciò avvenisse smantellando quelli esistenti: costituirebbe un segnale pericoloso per i cittadini calabresi che si aspettano invece segnali di vicinanza e sostegno, a partire dai temi legati alla sicurezza e al lavoro». (rrc)

 

Mammoliti (PD): Sull’ex Corap un provvedimento di corto respiro

Il consigliere regionale del Pd, Raffaele Mammoliti, ha evidenziato come «il  Governo regionale mette in atto sull’ex Corap un provvedimento di corto respiro, attestando di fatto la fine della spinta riformatrice iniziale».

«L’istituzione dell’Agenzia regionale di sviluppo delle aree industriali e per l’attrazione di investimenti produttivi licenziata dalla commissione bilancio (parere finanziario) – ha evidenziato – non contiene di fatto nessuna vera riforma, ma rappresenta semplicemente la continuità del logoro modello consortile rinominato agenzia». 

«Tale proposta – ha spiegato – prevede la natura giuridica di Ente pubblico economico e strumentale della regione con le medesime funzioni gestorie delle aree industriali che non hanno funzionato né nei rapporti con le imprese, né con la regione. In merito la regione assegna una copertura finanziaria biennale per l’esecuzione delle funzioni ed attività e rimanda a generici riferimenti, come, ad esempio, un piano di investimenti straordinari volti a riqualificare la dotazione infrastrutturale delle aree industriali che però non viene allegato. Aver fatto prevalere la mera logica di maggioranza senza nessuna apertura ad un confronto di approfondimento con la mia proposta di legge rappresenta dal punto di vista politico e strategico una visione miope e conservatrice».

«Anche dal punto di vista finanziario – ha concluso – si registrano alcuni aspetti critici in merito alla garanzia occupazionale, alla copertura dei soli costi fissi non comprendendo come verrà garantita l’attività. Ho chiesto di sospendere l’approvazione per i necessari approfondimenti ma evidentemente la maggioranza avrà molto probabilmente già individuato il neo commissario da nominare». (rcz)

Giovedì a Lamezia incontro pubblico su “Sud, salute e Sanità: condannati per sempre dall’Autonomia”

Giovedì 7 marzo, al Chiostro San Domenico di Lamezia Terme, alle 17.30, si terrà l’incontro pubblico Sud, salute e Sanità: condannati per sempre dall’Autonomia Differenziata, a cui parteciperà la responsabile nazionale Sanità del Partito Democratico, Marina Sereni.

Dopo i saluti del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua, della vice presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale Amalia Bruni e del senatore e segretario regionale del Pd Nicola Irto, sono previsti gli interventi di Damiano Silipo, docente Unical e componente della segreteria regionale del Pd, Stefano Capriglia, studente di Medicina e Chirurgia Umg e Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità “Progetto Sud”.

Le conclusioni dell’iniziativa, moderata dal giornalista Ugo Floro, sono affidate a Marina Sereni. Saranno presenti consiglieri regionali, amministratori, dirigenti e militanti.

«L’Autonomia differenziata voluta dal governo – ha ribadito la consigliera Bruni – aumenterà le diseguaglianze territoriali e sociali. Siamo di fronte ad una vera e propria modifica costituzionale destinata a mettere in discussione l’essenza stessa dell’unità nazionale e dei valori dell’Italia Repubblicana custoditi nella Carta Costituzionale. Dobbiamo continuare a parlare, approfondire, spiegare alla nostra comunità la drammatica verità che si nasconde dietro questo antistorico tentativo di spaccare il Paese in venti distinti staterelli».

«Non vogliamo vivere in un Paese diviso – ha sottolineato – dove i cittadini non avranno le stesse opportunità e gli stessi diritti. Con l’attuazione di questa riforma, la nostra regione, che registra ancora il Pil più basso d’Europa, continuerà a rimanere sempre più ai margini nell’offerta dei servizi essenziali che non è mai stata garantita in modo uniforme a livello nazionale. La premessa deve essere quindi quella di costruire e finanziare i Livelli Essenziali di Prestazioni (Lep) su sanità, istruzione, trasporti, apparati amministrativi, ambiente. Parliamo di bisogni minimi della collettività che non potrebbero essere garantiti in maniera uniforme: anche quando si riuscissero a trovare i soldi, le regioni ricche – che il Sud ha reso ricche – farebbero ulteriori passi in avanti, potendo pagare stipendi migliori ai professionisti come insegnanti e medici».

«Questo significa, ad esempio – ha spiegato – una istruzione e una sanità migliore nelle regioni che possono investire in qualità, a discapito delle regioni povere, e quindi cittadini di serie A, B e anche C. Siamo di fronte ad un progetto politico che vuole imporre uno stravolgimento del funzionamento dell’Italia, a discapito delle regioni svantaggiate, e quindi del Mezzogiorno».

«Iniziative pubbliche come quella di giovedì 7 marzo con Marina Sereni a Lamezia Terme – ha concluso Amalia Bruni – sono fondamentali per diffondere la consapevolezza necessaria a promuovere il cambiamento nelle mani dei cittadini informati e coinvolti». (rcz)

Il gruppo regionale del Pd chiede formalmente la convocazione di Rfi e Anas per statale 106 e Alta velocità

Il gruppo regionale del Pd chiede la convocazione di Rfi e Anas per quanto riguarda la statale 106 e Alta velocità.

Una iniziativa per fare «il punto della situazione su statale 106 e alta velocità», ha spiegato il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua.

«Chiediamo formalmente al presidente del consiglio regionale Mancuso e al presidente della IV Comissione Raso la convocazione dei vertici di Rfi e Anas per fare il punto della situazione su statale 106 e alta velocità», dice Bevacqua.

«Da tempo stiamo insistendo sulla vicenda, anche tramite il nostro rappresentante in Commissione Giovanni Muraca, senza avere alcun tipo di risposta. Nel frattempo – prosegue Bevacqua – il governo regionale annuncia e riannuncia finanziamenti e fondi di cui non si ha contezza, come abbiamo avuto modo di dimostrare in occasione di un’apposita conferenza stampa che ha avuto luogo a Lamezia. Chiediamo che si faccia finalmente chiarezza e che i rappresentanti di Anas e Rfi si assumano le proprie responsabilità nelle sedi istituzionali, illustrando nel dettaglio l’utilizzo delle risorse a propria disposizione per queste fondamentali infrastrutture».

«Serve rispetto per il ruolo dell’opposizione – conclude Bevacqua – come noi abbiamo rispetto di chi oggi svolge il ruolo di presidente del Consiglio. Un ruolo da svolgere in maniera imparziale e fornendo le dovute risposte anche a chi cerca come minoranza di svolgere al meglio la propria funzione nell’interesse esclusivo dei cittadini calabresi».

La vittoria della Todde in Sardegna incoraggia il Pd calabrese

La vittoria della Alessandra Todde in Sardegna incoraggia il Pd calabrese nella sua battaglia contro il centrodestra e, magari, inviterà a ripensare i termini delle alleanze con i Cinque stelle nella nostra regione.

«La vittoria storica ottenuta da Alessandra Todde in Sardegna, candidata alla presidenze per Pd e M5s, indica che la strada che abbiamo iniziato a percorrere è quella giusta e regala entusiasmo e speranza dopo il malgoverno della destra a tutti i livelli».

Ad affermarlo sono i consiglieri regionali del gruppo Pd di palazzo Campanella all’indomani dell’importante affermazione elettorale che strappa la Sardegna al governo della destra.

«Progetti politici credibili, candidati autorevoli e confronto con la base – spiegano i dem – gli ingredienti della vittoria di Todde che indica come l’allargamento della coalizione sia indispensabile per invertire la rotta e provare ad evitare che l’Italia finisca nel baratro verso cui lo stanno conducendo Meloni, Tajani e Salvini. Con la Lega, in particolare, che vede ridursi al lumicino i suoi consensi al Sud anche grazie all’inconcepibile progetto di autonomia differenziata che altro non è che una secessione mascherata per emarginare ancora di più le Regioni meridionali».

«Del resto – prosegue ancora la nota stampa del gruppo del Pd – avevamo indicato proprio questo percorso inclusivo e di allargamento della coalizione la settimana scorsa insieme alla capogruppo a Montecitorio Chiara Braga arrivata in Calabria per prendere parte a due distinte iniziative a Lamezia e Cosenza. Il resoconto della nostra attività contenuto nel Libro Bianco, come spiegato a Lamezia, è la base di partenza per costruire, insieme alle altre opposizioni, una concreta alternativa di governo alla destra. Idea condivisa in pieno anche dagli altri capigruppo di minoranza Davide Tavernise (M5s) e Antonio Lo Schiavo (Misto) che hanno partecipato all’incontro lametino proprio nell’ottica dell’allargamento della coalizione. Le battaglie comuni che stiamo conducendo sulla sanità, sull’istruzione, sulle infrastrutture e contro l’autonomia differenziata rappresentano quel comun denominatore sul quale costruire una coalizione politica ampia e coesa in grado di dare un’alternativa e una speranza di futuro alla Calabria e all’Italia intera». (rrc)

Braga (PD): Calabria tra le regioni che rischia di più con l’autonomia differenziata

«La Calabria è una di quelle regioni che rischia di essere più colpita da questo disegno pericoloso voluto dalla destra che spacca il Paese, che aumenta le disuguaglianze e che rischia di condannare dei territori a una situazione di fragilità, soprattutto le persone più in difficoltà». È l’allarme lanciato da Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati, nel corso dell’iniziativa a Cosenza.

«Questo disegno non prevede nessuna risorsa per garantire i livelli essenziali delle prestazioni e non prevede risorse per assicurare a tutti i cittadini l’accesso a servizi fondamentali, a partire dalla sanità pubblica, il diritto all’istruzione e il trasporto pubblico», ha aggiunto Braga nel corso del dibattito, a cui hanno preso parte anche i parlamentari Nico Stumpo e Nicola Irto.

Sono stati, poi, affrontati anche i temi legati al collegamento delle aree interne, alla transizione ecologica e al potenziamento delle funzioni degli enti locali che devono costituire le vere sfide per il Pd e per il rilancio del Sud.

«Le aree interne rappresentano in Calabria la stragrande maggioranza dei territori e il punto sul quale fare leva per impostare una ripresa autentica – ha detto il consigliere regionale del PD, Mimmo Bevacqua –. Il Pnrr è centrato sulla transizione ecologica e sull’economia sostenibile, ma sarà impossibile calarlo nelle nostre realtà finché non ci saranno infrastrutture e servizi adeguati per queste aree che l’autonomia differenziata vuole invece spazzare via per sempre».

Quella cosentina è stata l’ultima tappa di una doppia iniziativa dei dem: la mattina, infatti, a Lamezia Terme, si è tenuto un dibattito incentrati sul Libro Bianco del Pd e sulla costruzione dell’alternativa del Centrodestra. Nell’occasione, la parlamentare era stata accompagnata da Bevacqua, Franco Iacucci, Amalia Bruni, Raffaele Mammoliti e Giovanni Muraca. Presenti anche gli altri capigruppo di minoranza in Consiglio Davide Tavernise (M5s) e Antonio Lo Schiavo (Misto), proprio nell’ottica dell’allargamento della coalizione. 

Braga che ha sottolineato il lavoro “prezioso” messo insieme dal gruppo dei consiglieri regionali e racchiuso nel Libro Bianco ha indicato la rotta: «Dobbiamo cominciare a costruire l’alternativa a questa destra che governa il paese e anche in Calabria sta producendo una serie di danni». (rcs)