Il Comitato Civico: Durante scavi a Piazza De Nava riaffiorano resti, di chi sono?

Il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava di Reggio Calabria è intervenuto in merito ai resti riaffiorati durante gli scavi a Piazza De Nava, davanti al Museo Archeologico.

«Di cosa si tratta? – chiede il Comitato –. Vestigia di un qualcosa di antico e importante dal punto di vista archeologico o più banalmente qualche vecchia costruzione di nessuna importanza storica? Necessiterà obbligatoriamente effettuare le opportune analisi. Chi le dovrà fare? La Soprintendenza, naturalmente».

«Ma è la stessa Soprintendenza che, poco più di sette giorni fa – ha ricordato – così si è espressa: “Considerata la tipologia dei lavori e l’entità degli scavi e dei movimenti terra previsti, non risulta necessario procedere all’esecuzione di carotaggi, prospezioni geofisiche né saggi archeologici preventivi”. La stessa Soprintendenza che ha negato lo status di insieme a piazza De Nava valutando i suoi costituenti singolarmente e quindi negando loro la dignità di componenti di un disegno architettonico».

«La stessa Soprintendenza – continua il Comitato – che aveva affermato essere sufficiente usare la pietra dei pilastrini come pavimentazione della piazza per salvaguardare l’identità dei luoghi. La stessa Soprintendenza che, resasi conto dell’assurdità di questa impostazione, ha cambiato idea, assegnando ai pilastrini il rango di “paracarri” (testuale da progetto esecutivo) nelle strade limitrofe. La stessa Soprintendenza che nel suo progetto definitivo sulla piazza usa il termine “demolizione” in contrasto con la propria mission di tutela e restauro».

«È questa Soprintendenza – ha evidenziato il Comitato – che dovrebbe osservare e valutare i lavori, decidere se distruggere quanto affiorato perché di nessuna importanza o bloccare sine die i lavori per effettuare gli accertamenti che lei stessa ha deciso di non fare prima dell’apertura del cantiere. Possiamo noi reggini riporre la nostra fiducia in un’Istituzione che opera in maniera autoreferenziale e, come dimostrato fin ora (vedi Corso Garibaldi, Lido Comunale, Teatro Siracusa, ecc. ecc.), non certo immune da critiche? Cosa succederà ora? Cosa dirà o farà il sindaco f.f.? Quello stesso sindaco che ha tenuto un atteggiamento prono e succube a un’Istituzione che sembra aver tradito la sua mission e che, pur di difenderne l’operato, ha più volte dato false informazioni alla città peraltro non rispettando i deliberata del Consiglio Comunale del 31 gennaio del 2022?».

«Chi dovrà rispondere a queste legittime domande? – conclude la nota –. Come sanare il vulnus democratico rappresentato da un controllore destinato a controllare il suo stesso operato?». (rrc)

Fondazione Mediterranea: Solo due strutture associative cittadine favorevoli a demolizione di Piazza De Nava

Fondazione Mediterranea e il comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, hanno evidenziato in una nota come «di tutte le strutture associative cittadine, piccole e grandi, solo due sono favorevoli alla distruzione della piazza».

Una nota resasi necessaria a seguito delle affermazioni, apparse sulla stampa, circa l’inconsistenza numerica del fronte che si oppone alla demolizione di piazza De Nava.

«Un primo dato, il più importante – si legge – relativo alla battaglia etica ed estetica contro la distruzione di una porzione dell’identità storico-urbanistica della città, attiene all’adesione alle idee del Comitato da parte delle associazioni. Queste le possiamo suddividere in due gruppi: il primo è costituito da organismi locali di strutture a base nazionale o internazionale oltre che da istituti scientifici professionali; il secondo dall’ampia coorte di associazioni locali».

«Tra le strutture del primo gruppo, solo una, il Tci – viene spiegato – si è espressa a favore della demolizione di piazza De Nava; tutte le altre (tra cui il Fai, Legambiente, Italia Nostra, istituti di Urbanistica e di Territorialisti, ecc. ecc.), con diverse sfumature hanno espresso la loro contrarietà al progetto della Soprintendenza. Un discorso a parte meritano i Club Service, la cui presidenza cambia ogni anno e che pertanto, per ovvi motivi, non possiamo annoverare tra i contrari al progetto né tra i favorevoli. Unica eccezione è rappresentata dall’Associazione di Club Service “Città Metropolitana” e dal Comitato Interdistrettuale per l’Area dello Stretto, la cui presidenza non è cambiata, e che pertanto possiamo citare tra le strutture contrarie alla demolizione della piazza».

«Venendo alle associazioni locali, alcune delle quali pur contrarie – hanno spiegato Fondazione Mediterranea e Comitato Civico – non si sono volute esprimere formalmente in osservanza a una politica di basso profilo a nostro avviso eticamente inaccettabile, solo una si è espressa a favore della demolizione, Reggio Bene Comune. Riassumendo, è una falsità affermare, come dichiarato anche dal Sindaco f.f., che il fronte contrario sia inconsistente sol perché non si è fatta una manifestazione di piazza: non è nello stile della Fondazione né in quello del Comitato fare piazzate; piuttosto, ritenendo di interloquire con persone oneste e razionali, si preferisce il ragionamento su dati e fatti certi alle manifestazioni appariscenti».

«Per quanto riguarda i social media, i dati in nostro possesso non sono aggiornati – viene spiegato ancora – ma risalgono allo scorso anno: oltre il 90 per cento dei pareri espressi sui social erano critici sul progetto della Soprintendenza, nonostante la creazione di falsi profili che inquinavano il dibattito (si è valutata la possibilità di porgere denuncia alla polizia postale ma poi abbiamo lasciato perdere essendo riusciti a bloccarli)».

«Un discorso a parte – prosegue la nota – merita la considerazione che delle 10 associazioni ammesse alla Conferenza dei servizi, solo 4 si siano dimostrate contrarie. Considerando che alcune strutture partecipanti sono state avvisate per tempo e che non vi è stata una doverosa evidenza pubblica (nel caso della Fondazione si è saputo solo casualmente della Conferenza di Servizi); e che alcune erano associazioni professionali, quindi in palese conflitto di interessi; e che, ancora, i Club Service non possono essere tenuti in considerazione per le motivazioni prima espresse; va da se che le uniche veramente rappresentative erano proprio le 4 che, casualmente venute a conoscenza della Conferenza dei Servizi, vi hanno partecipato e si sono opposte. Non è certamente così, cripticamente e a invito, che si applicano le norme di trasparenza pubblica del momento decisionale, specie se si tratta di stravolgere l’assetto urbanistico del centro della città».

«Dopo che la città non è stata coinvolta nelle decisioni – viene ricordato – ora si tenta di delegittimare il suo malcontento sol perché questo non si manifesta in maniera chiassosa ma solo in forma educata e rispettosa delle dinamiche democratiche. Questi signori, burocrati dalla “carte a posto” e politici interessati alla poltrona, dovrebbero forse essere presi a ceffoni per fargli capire che hanno offeso la città con il loro comportamento contrario all’estetica urbanistica e all’etica politica?».

«La gente per bene, quella che oggi si oppone alla demolizione della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi – conclude la nota – non è solita prendere a ceffoni chi la pensa in modo diverso ma cerca di far sentire la propria voce con mezzi civili ed educati. Ma è proprio questo che i burocrati dalle “carte a posto” e i politici di basso conio non riescono o non vogliono capire». (rrc)

Avviata demolizione di Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea e Comitato Civico: Chi sono i responsabili?

È iniziata la demolizione di Piazza De Nava a Reggio. Un lavoro iniziato nottetempo, «per prevenire possibili e annunciate occupazioni civiche», hanno ipotizzato la Fondazione Mediterranea e il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, chiedendosi «chi sono i responsabili della distruzione della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi».

«Certamente la Soprintendenza reggina – si legge nella nota – che ha tradito la sua mission di tutela e restauro dei beni culturali (perché è fuori dubbio che una storica e centrale piazza di una città non possa non essere considerata come un bene culturale soggetto a tutela). Il progetto di demolizione, infatti, nasce al suo interno per la penna dell’arch. Giuseppina Vitetta, appoggiata dal Segretario regionale del Mic dott. Salvatore Patamia: insieme avevano individuato la linea di finanziamento quiescente e ammontante a cinque milioni di euro. La stessa Soprintendenza, che aveva posto vincoli a un progetto di restauro da parte del Comune, toglie ora ogni vincolo ed esprime la direzione dei lavori. Tutto blindato, quindi, senza che nessuno possa intervenire. Tranne il Comune, naturalmente, perché alla fine è pur sempre in casa sua che avverranno i lavori demolitivi: ma il Comune dà il parere positivo, naturalmente in segrete stanze e all’oscuro della cittadinanza».

«Politicamente – hanno spiegato – il principale responsabile è il sindaco sospeso, Giuseppe Falcomatà, che fa sua l’idea della Soprintendenza, coadiuvato dall’allora assessore alla cultura Rosanna Scopelliti. Il testimone, per i noti fatti giudiziari, passa al sindaco f.f. Paolo Brunetti che non è da meno in quanto a responsabilità: mente alla città affermando che la Soprintendenza ha interloquito con la cittadinanza e ne ha recepito le istanze; non ottempera all’impegno, conferitogli unanimamente dal Consiglio Comunale del 31 gennaio 2022, di porre in essere tutte le azioni funzionali al rispetto dell’identità storica della piazza».

«Ma non è solo la maggioranza a Palazzo San Giorgio a essere responsabile – si legge –: lo è anche l’opposizione, che fa il suo mestiere solo quando vi sono in gioco interessi di partito. Anche nella c. d. società civile vi sono responsabilità: la direttrice del Pau, prof. Francesca Martorano, avalla il progetto; la prof. Marisa Cagliostro, ne elogia la bellezza. Tra i movimenti associativi, solo due: il Tci (che vergogna per una storica istituzione!) e Reggio Bene Comune, politicizzata. Ma responsabili sono anche tutte quelle associazioni culturali che non si sono volute inimicare il potere e, pur contrarie alla demolizione, non hanno espresso pubblicamente il loro parere, rifugiandosi in un non eticamente accettabile “diritto al silenzio”. Responsabile è anche una certa intellighenzia reggina che non si espone e che, con Sartre, se non è engageé (impegnata) non può che essere malhonnȇte (in mala fede)».

«E ora? Ci aspettano cinque anni di cantiere aperto in pieno centro storico – prosegue la nota – per portare avanti un crimine urbanistico che non ha eguali nella storia italiana. In conclusione, comunque finirà questa vicenda (che non è conclusa nonostante l’apertura del cantiere), Reggio ne risulterà mortificata, soprattutto per avere una classe politica interessata ai propri affari o stolida e imbelle. A testa alta ne usciranno tutte le associazioni che si sono pubblicamente schierate a favore della tutela e del restauro conservativo di piazza De Nava (Fai, Legambiente, Urbanisti, Territorialisti, coorte delle associazioni locali, ecc. ecc.) e contro il vulnus democratico che il comportamento della Giunta Comunale ha determinato».

«Parliamo di vulnus democratico perché a Reggio, da parte di una politica compromessa con chi ha tradito la propria mission ministeriale – conclude la nota – è stato impedito alla società civile di esercitare il proprio il diritto a interloquire con la burocrazia circa la demolizione di piazza De Nava. Il risultato è che le “carte a posto” del burocrate Sudano hanno cominciato a sventrare piazza De Nava.
Giochi ormai fatti? Non è detto: il progetto si può ancora modificare ed è su questo punto che democraticamente si concentrerà l’attenzione di chi porta avanti questa civile battaglia per il rispetto dell’etica politica e dell’estetica urbanistica». (rrc)

Aperto il cantiere dei lavori per lo scempio di piazza De Nava a Reggio

Ma in questa città ci sono degli amministratori che guardano, osservano e, soprattutto, ascoltano quello che pensano i cittadini? A ben vedere, no. 

Lo scempio di piazza de Nava il cui “restauro” nasconde, in realtà un disastroso intervento di demolizione non solo fisica ma anche della memoria storica cittadina, ne è la dimostrazione lampante. Ieri mattina sono apparsi gli operai del nascente cantiere che dovrà sventrare (perché così ha deciso la Sovrintendenza alle Belle Arti e gli imbelli nostri sindaci di Comune e Metro City sono rimasti indifferenti al malumore che da tempo serpeggia tra i reggini a proposito della “distruzione” della piazza. Il cui nuovo progetto prevede un “non luogo” (dove troveranno spazio – ci scommettiamo – bancarelle di pipi e patati e saddizzhu per la felicità di qualche “cardolo”. Ma non è vero che il Comune è inerte: il 14 febbraio ha firmato l’ordinanza che blocca le strade adiacenti al cantiere che fronteggia il museo e che “rivoluzionerà” (oltre al traffico) anche l’aspetto di una pizza storica, tanto cara ai reggini. Dunque ha dato il via libera ai lavori.

Del resto a una città che continua a permettere l’oltraggio dell’ex cinema-teatro Siracusa, sul corso Garibaldi, dove un tempo si esibivano grandi compagnie e oggi si servono hamburger e patatine, cosa si può domandare? Cosa ci si può aspettare? I reggini devono dare un segno forte per fermare lo scempio: ancora il buldozer che torneggia nel cantiere non ha dato il primo colpo di benna: il cantiere va bloccato, con mezzi legali e senza protervia o violenza, ma la Città deve ribellarsi. Reggio è dei reggini, non di chi siede (diremmo quasi abusivamente, date le circostanze e i guai di Falcomatà) nelle poltrone di comando. (s)

FERMARE I LAVORI !

di PASQUALE AMATO – Mi dispiace molto di non poter partecipare alla riunione del Primo Marzo perché arriverò con l’aereo della sera da Roma di ritorno dall’Avana, dove ho portato con orgoglio ancora una volta il nome di Reggio, mio primo luogo dell’anima. Consideratemi pienamente d’accordo con qualunque azione sarà decisa per fermare i novelli Attila e i Giuda loro complici. Tra essi sono da annoverare i tanti Pilato che non hanno mosso un dito per “non urtarsi con i poteri”, perdendone benefici di varia natura. Hanno guicciardianamente sacrificato l’interesse generale della Comunità reggina ai loro interessi “particulares”.

Per quanto mi riguarda dirò NO a qualunque invito a partecipare a EVENTI organizzati da questi “complici” per omissione. Tra essi so che ci sono miei cari amici e miei estimatori, che mi hanno invitato più volte a relazionare in Eventi da loro organizzati. Li esorto sin da ora a non invitarmi più. Perché la mia risposta sarà NO e sarà preceduta o accompagnata da dimissioni laddove sono socio o componente di loro organismi.

Il delitto contro la storia della città è troppo troppo grande per poterlo ignorare. 

Riporto il Comunicato di Vincenzo Vitale,  Presidente della Fondazione Mediterranea (cui sono orgoglioso di aver aderito come Socio per la coerente azione in difesa della Storia della Città), pubblicato nella Chat del Comitato Civico per Piazza  De Nava:

“Carissimi, penso che lo sappiate già tutti: è stata cantierata la demolizione di piazza De Nava. 

Già da oggi sono in contatto con i legali per studiare un’opposizione, per come si era stabilito nell’ultima riunione. 

La prossima riunione deliberante viene fissata, con i soliti sette giorni di anticipo, per mercoledì prossimo, 1° marzo, alle ore 17 al piccolo auditorium di via Giusti.

Si relazionerà sui contatti con lo Studio Panuccio, che ha proposto il ricorso al Tar contro il progetto Prosperetti, vincendolo, e deliberemo in merito ad altre iniziative, oltre quelle già deliberate e in corso. 

Ci vedremo mercoledi 1° marzo alle 17 al piccolo auditorium di via Giusti, gentilmente concessoci in uso pro bono dal dott. Lamberti”. (pa)

Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea: Sia rispettato lo statuto comunale

La Fondazione Mediterranea, il Comitato Civico Piazza De Nava e le Associazioni aderenti hanno chiesto il rispetto dello statuto comunale e l’indizione di un’assemblea civica per Piazza De Nava.

Nei giorni scorsi, infatti, si è svolta l’ultima assemblea del Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, resasi necessaria per gli ultimi sviluppi della vicenda relativa al progetto di demolizione della storica e centralissima piazza reggina, portato avanti dalla Soprintendenza reggina «col tradimento della sua mission di tutela e restauro».

«Analizzata la palese conflittualità tra i deliberati del Consiglio Comunale aperto tenutosi il 31 gennaio del 2022 e la richiesta di avvio dei lavori di demolizione della piazza posta dalla Soprintendenza reggina all’Amministrazione comunale – si legge in una nota – si è deciso di richiamare il sindaco e la Giunta al rispetto degli impegni assunti in quella data. La delibera, infatti, assunta in piena unanimità e rispondente pertanto alla volontà della quasi totalità della cittadinanza, oltre a chiedere il posticipo dell’inizio dei lavori al 2023, prevedeva la tutela dell’identità storica della piazza e un’interlocuzione con i soggetti sociali interessati».

«Ciò non è avvenuto: non vi è stata interlocuzione tra le parti e – continua la nota – soprattutto, non è stata portata alcuna modifica al progetto esecutivo che prevede la demolizione dell’impianto storico della piazza con la perdita definitiva di un importante pezzo di memoria collettiva, di storia cittadina e di identità dei luoghi. La Fondazione, il Comitato e le Associazioni, ribadite le loro posizioni sull’etica politica, sull’estetica urbanistica e sull’identità storica dei luoghi, si sono poste alcune domande: l’Amministrazione comunale può concedere il nulla osta all’inizio dei lavori di demolizione in presenza di un deliberato unanime del Consiglio Comunale che dispone la tutela dell’identità storica della piazza? In che modo si può obbligare il Sindaco f.f. a ottemperare ai suoi doveri nei confronti della cittadinanza che si è chiaramente espressa tramite il Consiglio Comunale? Cosa fare in caso di palese condotta del sindaco irrispettosa della volontà del Consiglio, che aveva impegnato Sindaco e Giunta a fare ciò che non è stato fatto?».

«A queste domande – si legge ancora – l’unica strada praticabile, oltre alle iniziative legali, è quella di rendere cogente l’articolo 20 dello statuto della città di Reggio Calabria che espressamente prevede per questi casi il ricorso a un’assemblea civica, indetta su richiesta di 400 cittadini o di cinque associazioni iscritte all’albo comunale o di 10 consiglieri comunali».

«In sintesi – conclude la nota – l’orientamento è stato quello di tentare di attualizzare il pensiero espresso da Salvatore Settis sul tema: l’indispensabilità di una consultazione popolare per ristabilire in città la legalità e le regole di un civile e democratico confronto, compromesso dal poderoso vulnus democratico che si è determinato con l’orchestrare sconquassi urbanistici in segrete stanze».

Infine, al Comitato hanno aderito Laboratorio Politico Patto Civico, Fondazione Girolamo Tripodi, Circolo Apodiafazi, Istituto del Nastro Azzurro, Nuovo Umanesimo, Movimento Civico Rheginon, Rete Comitati e vari Comitati di Quartiere, tra cui Eremo e Centro Storico G. De Nava, Laboratorio Politico Società Aperta. (rrc)

Domani la riunione plenaria per Piazza De Nava di Reggio

Domani è in programma, a Reggio, nel Piccolo Auditorium di Via Giusti, la riunione plenaria del Comitato Civico per Piazza De Nava. All’evento sarà presente anche il Premio Mondiale di Poesia Nosside, presieduto da Pasquale Amato, per ribadire il suo sì al restauro conservativo e il suo no al progetto demolitivo.

Nosside, ha spiegato Amato, «ha aderito al Comitato perché crede nell’impegno della cultura, degli intellettuali e degli artisti sulle problematiche che interessano la comunità. Ha aderito perché non intende organizzare tra 10 anni un bel Convegno in cui si parlerà della demolizione di Piazza De Nava e molto probabilmente saranno invitati a parlarne gli stessi che ora si stanno nascondendo dietro la neutralità della cultura alla Ponzio Pilato».

«Ha aderito – ha concluso – perché ha deciso da anni di non piegarsi a compromessi col potere costituito ma di esprimere liberamente volta per volta consenso o dissenso o avanzare proposte costruttive e migliorative, senza chiedersi se conviene o no ma se è giusto per gli interessi della comunità. Ha aderito perché crede fortemente al Restauro Conservativo e non alla cancellazione della memoria collettiva del popolo reggino». (rrc)

Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea e Comitato illustrano il vecchio progetto della Soprintendenza

La cittadinanza vorrebbe «una Soprintendenza vecchio stile, magari non po’ barbosa ma certamente più esteticamente orientata ed eticamente aderente alla sua mission». È quanto è emerso dalla conferenza stampa indetta dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava sul tema del progetto “Demolitivo di Piazza De Nava proposto dalla Soprintendenza Reggina”.

Una conclusione a cui si è arrivati partendo dall’inedita documentazione, acquisita con accesso agli atti presso gli uffici amministrativi del Comune di Reggio, sul vecchio progetto di riqualificazione di Piazza De Nava. Sono emersi, così, degli stringenti vincoli allora posti dalla Soprintendenza, che riguardano la salvaguardia dell’identità dei luoghi e della loro memoria storica, a cui «evidentemente si è rifatto il deliberato unanime del Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022, per brevità se ne riporta solo alcuni, riguardanti la tutela della necropoli ellenistica e l’obbligo che ne deriva di analisi che ne definiscano l’ampiezza e la struttura, prima di muovere anche una sola pietra costitutiva della Piazza».

1) 27 giugno 2006 prot. 12083 – Venuti a conoscenza del fatto che è attualmente in studio da parte dell’Amministrazione Comunale una proposta di risistemazione complessiva di piazza De Nava e della viabilità circostante, (…) per quanto riguarda gli interessi di tutela e valorizzazione archeologica del sito che, com’è noto, rientra nella pertinenza di un’ampia necropoli ellenistica, quella detta del quartiere Santa Lucia, è d’interesse acquisire l’esito di una campagna di prospezioni meccaniche, le cui modalità di esecuzione potranno essere indicate in seguito, da affidare a ditta di ampio curriculum e competenza nel campo delle indagini geognostiche con finalità archeologica, così da garantire risultati di sicura affidabilità scientifica al fine di accertare la consistenza dei beni sepolti.

2) 27 settembre 2007 prot. 17927 – (…) Poiché studi scientifici di settore portano a ritenere che l’area suddetta sia interessata da una vasta necropoli di età classica, si presenta l’esigenza di svolgere indagini geognostiche preventive in grado di confermare o smentire tale presunzione, prima dell’approvazione del progetto di cui trattasi. Posto ciò, e ritenendo indispensabile che le indagini siano svolte mediante carotaggi meccanici, occorre acquisire tutti i dati disponibili inerenti i passaggi dei sottoservizi urbani nelle aree sopra individuate.

«Di tutti questi vincoli e prescrizioni – si legge – gestualmente non riguardano solo l’aspetto archeologico, non vi è traccia sul progetto interno alla Soprintendenza che, è bene ricordarlo, ha un onere economico superiore di 25 (venticinque) volte a quello precedente e che di sola progettazione costa 270.000 euro (più dell’intero importo del vecchio progetto di restauro che costava 200.000 euro)».

«Si configura così, con la progettata demolizione della piazza in assenza di analisi geognostiche – continua la nota della Fondazione – un sostanziale tradimento della mission ministeriale di tutela e restauro conservativo stabilita dalla legge (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137). Denunciato tutto ciò, la Fondazione Mediterranea e il Comitato civico Piazza De Nava, si trovano in pieno accordo con la Soprintendenza, quella vecchio stile, che poneva vincoli al progetto del Comune, ma in netto contrasto con quella attuale che vincoli non ne pone su di un progetto che nasce al suo interno».

Dopo gli interventi di Vincenzo Vitale, Pasquale Amato e Franco Arillotta, sono state evidenziate dal prof. Alberto Ziparo, docente di Urbanistica all’Università di Firenze, le normative che consentono ancora di intervenire per modificare il progetto e renderlo rispettoso della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, come deliberato all’unanimità dal Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022. (rrc)

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Stadio Meazza e Piazza De Nava, due pesi e due misure

di VINCENZO VITALE – Gli Italiani sono un popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche di tecnici calcistici. E il Meridione, tra le poche cose che l’accomuna al Nord, non è da meno.

Se al posto di Piazza De Nava vi fosse stato uno stadio che la Soprintendenza avesse inteso demolire, il popolo, guidato dal Masaniello di turno, avrebbe fatto le barricate e il Sottosegretario Vittorio Sgarbi, attento all’umore dei media, avrebbe dato il suo placet all’insurrezione. Poste queste differenze, è di palmare evidenza come i due casi si possano sovrapporre e, anche se non dal punto di vista dell’impatto mediatico nazionale, certamente in linea di principio la demolizione di una piazza storica, ben più antica dei settanta anni previsti dalla legge, ha dei rilievi etici ed estetici ben più strutturati della demolizione di uno stadio.

Così Sgarbi si è espresso sul Corriere della Sera del 2 gennaio 2023.
«In merito al vincolo di tutela per lo stadio Meazza a Milano, io non impongo, non ordino, leggo le carte del Ministero e considero serenamente le ragioni della storia, invocando il rispetto della legge. I Comitati tecnico-scientifici del Ministero dei Beni culturali all’unanimità concordarono “sull’esistenza di un valore fortemente simbolico per la città di Milano rivestito dallo stadio San Siro (indipendentemente dall’età del manufatto), nonché sull’opportunità di avviare un percorso amministrativo relativo a un provvedimento di tutela ai sensi dell’art. 10, comma 3, lett. d)”. La Soprintendente, per ragioni non chiare, non ha dato seguito a questa prescrizione. (…)
Andranno valutate le misure disciplinari, quando non le indagini giudiziarie, sulla astensione della Soprintendenza, che non ha “in alcun modo approfondita la possibilità di riconoscere allo stadio un interesse storico-identitario o storico-relazionale di cui all’art. 10, comma 3, lett. d) del Codice (decreto legislativo n. 42/2004)”».

«Tale norma, infatti, viene considerata applicabile anche qualora manchi il requisito della ultrasettantennalità, per tutti quei beni sia immobili sia mobili, a chiunque appartenenti, che rivestano un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose».

Così Sgarbi sullo Stadio. E piazza de Nava. Le sovrapposizioni concettuali e di principio sono inoppugnabili ed evidentissime: tutte le considerazioni di Sgarbi per lo Stadio Meazza possono tranquillamente essere estese a Piazza De Nava. Il caso della Piazza, inoltre, rispetto allo Stadio ha una connotazione più definita dal punto di vista giuridico e di principio: l’età è ben più antica dei settanta anni previsti dalla legge per il vincolo; il vincolo – certificato dal Comune – era stato doverosamente posto e poi rimosso per effettuare la demolizione; il rapporto con l’identità dei luoghi e la storia cittadina è indubbio che ci sia; nella struttura vi sono rimandi artistici e architettonici che non possono essere trascurati.

Eppure siamo al Sud, in una delle ultime colonie meridionali, dove si può tranquillamente demolire un manufatto storico stiracchiando le norme e in obbedienza a interessi che non sono certamente quelli della comunità. Sgarbi cita più volte, nel seguito dell’articolo, l’art. 10, comma 3, lett. d) del Codice (decreto legislativo n. 42/2004). Al Sud non valgono le stesse leggi in vigore al Nord? Sembrerebbe di no. (vv)

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Quali interessi per rifiutare il confronto per Piazza De Nava

di VINCENZO VITALE – Parliamo di interessi, perché il mondo si muove solo dietro interessi, perché nessuna cosa viene fatta da nessuno se a monte non vi è un interesse a farla. Questi interessi possono essere illegittimi, configurando un crimine contro persone o proprietà, oppure legittimi, non solo materiali o economici ma anche culturali o narcisistici.

Comunque sia, tutto si muove solo per interessi che, pur legittimi, a volte possono collidere con il maggiore interesse della comunità. Vogliamo credere che a monte dell’ostinata determinazione a portare avanti il progetto demolitivo di piazza De Nava siano interessi di quest’ultimo tipo, a meno che il procedimento penale aperto dalla Procura reggina non dica il contrario. Ma quali potrebbero essere nel dettaglio questi interessi?

Prendiamo il caso del Sindaco f.f. Paolo Brunetti che, contro il parere sostanzialmente negativo espresso dal Consiglio Comunale del 31 gennaio 2022, è possibilista sulla demolizione di un manufatto architettonico storico in pieno centro urbano. Precisato che quando il Sindaco ha mentito alla città (affermando che la Soprintendenza in Conferenza dei Servizi aveva in parte accolto le istanze della Fondazione Mediterranea e che successivamente vi era stata un’interlocuzione) secondo noi lo ha fatto in buona fede dando maldestramente credito a ciò che gli era stato riferito, qual è il suo interesse a portare avanti questa linea di condotta? Riteniamo possibile che, pensando di agire nell’interesse della città, abbia ceduto alle richieste della Soprintendenza per far sì che questa si impegni attivamente su piazza Garibaldi; ovvero, ritenendolo il maggiore interesse della Comunità, abbia operato una sorta di scambio: vi faccio demolire Piazza De Nava e voi sistemate Piazza Garibaldi.

Quindi riteniamo che il Sindaco f.f., pur agendo in buona fede, nell’assecondare la Soprintendenza nel suo progetto demolitivo di piazza De Nava, stia commettendo un grosso sbaglio, negando la dignità di bene culturale a Piazza De Nava e disattendendo i deliberata del Consiglio Comunale.

Passando alla Soprintendenza, dobbiamo dire che in generale la sua immagine più che offuscata è decisamente compromessa, non solo culturalmente. Tanto per citare uno dei tanti casi, pensiamo solo al soprintendente Mario Pagano, ristretto nelle patrie galere perché accusato di ricettazione, e al suo assenso dato a un complesso turistico spacciato per agriturismo a ridosso dell’antica Torre Scifo sul promontorio di Capo Colonna. Lui dichiarava, mentendo, di avere le “carte a posto” rispondendo al Direttore Generale per l’Archeologia dei Beni Culturali (protocollo 5098). Noi riteniamo che la Soprintendenza reggina, che afferma avere le “carte a posto”, una volta dichiarati i suoi legittimi interessi per fugare ogni possibile dubbio sulla condotta fin ora tenuta, abbia il dovere di sedersi a un tavolo e, spiegati i motivi che l’hanno determinata a programmare la demolizione di Piazza de Nava, ascolti i pareri negativi sul progetto da parte della Fondazione Mediterranea e del Comitato Civico.

Una volta fatto ciò, a nostro avviso la Soprintendenza dovrebbe proporre le modifiche progettuali necessarie e sufficienti a rendere l’intervento di riqualificazione della piazza rispettoso della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, per come deliberato dal Consiglio Comunale nella sua interezza e unanimità il 31 gennaio del 2022.

Dare un servizio alla città, rispettando la mission ministeriale di tutela e restauro dei beni culturali, si concretizza anche nel tenere nella giusta considerazione la sacrosanta richiesta di democratica interlocuzione da parte della cittadinanza. (vv)

Piazza De Nava Reggio: anche il Premio Nosside contro la demolizione

Anche il Premio Mondiale di Poesia Nosside, che ha sede a Reggio Calabria, ha aderito al Comitato di tutela di Piazza de Nava, per richiedere un restauro conservativo ma opponendo una fortissima reistenza al progetto di demolizione.

Il prof. Pasquale Amato, apprezzato storico e docente reggino, presidente e fondatore del Nosside, ha espresso chiaramente i motivi del dissenso con la Sovrintendenza e le amministrazioni cittadine: «Occorre soltanto un restauro conservativo e migliorativo, senza stravolgere e cancellare l’impianto originario del dopo 1908, che rappresenta l’anima, il cuore e la memoria del popolo reggino ed è patrimonio storico e culturale di una delle città più antiche d’Europa».

In sei punti, il Presidente del Nosside spiega in una nota le ragioni del dissenso:

1. Il Premio Nosside (giunto nel 2022 alla sua XXXVII Edizione con la partecipazione di poeti di 104 Stati del mondo), Progetto Culturale di ispirazione universale nato e organizzato a Reggio Calabria, ha aderito al Comitato per salvare un Bene storico, culturale e artistico, patrimonio del popolo reggino. Ha espresso così la volontà di non sottrarsi a un dovere civico del mondo culturale, in coerenza con la missione che anima il Nosside sin dalla sua fondazione: l’impegno in difesa di tutte le lingue e culture del mondo – e in particolare di quelle a rischio di estinzione – di fronte all’imposizione di un pensiero unico e di una lingua unica che schiacciano le identità storiche, linguistiche e culturali dei popoli.

2. Il Premio Nosside rileva che in tutto il mondo e soprattutto nell’Occidente intriso della cultura dell’agorà di origine ellenica, le Piazze sono considerate da millenni un patrimonio collettivo appartenente alle comunità, con una forte impronta simbolica che testimonia la storia e la memoria di un popolo. Citiamo tra i tanti un caso emblematico in Europa: nella  seconda Guerra Mondiale, su ordine di Hitler, la Piazza centrale di Varsavia (Rynek Starego Miasta) venne rasa al suolo come spietata rivalsa della Rivolta della Città durata 60 giorni nell’estate del 1944. Ebbene, quella Piazza venne ricostruita integralmente, compresi i Palazzi che la attorniano riedificati con lo stesso stile e gli stessi colori del tempo della loro costruzione, in quanto testimonianze e simboli di un periodo di storia del suo popolo. Per rispettare al massimo l’impianto urbanistico e gli edifici si ricorse ai dipinti dell’artista italiano Bernardo Bellotto, realizzati dal 1768 al 1780. 

3. Il Premio Nosside evidenzia che il progetto di demolizione della storica Piazza De Nava va purtroppo in direzione opposta: è contro la storia e l’identità del popolo reggino. Fu pensata e edificata sulle macerie di un Rione popolare abbattuto dal catastrofico terremoto del 28 dicembre 1908, che distrusse il 95 % degli edifici pubblici e privati. Si decise nel 1911 (col Piano di Ricostruzione di Pietro De Nava) di prolungare verso Nord il Corso Garibaldi e di costruire una Piazza che fungesse da salotto di ingresso al Corso. Alle sue spalle venne edificato, su progetto di Camillo Autore, il Palazzo dell’Ente Edilizio, istituito per gestire la ricostruzione con Legge dello Stato nel 1914 su proposta dell’on. Giuseppe De Nava. Dopo la sua morte nel 1924 la Piazza venne intitolata a lui come maggiore esponente politico reggino, più volte Ministro e decisivo per la ricostruzione. Nel testamento egli donò la sua splendida Villetta in stile Liberty al Comune con l’obbligo di intitolarla a Pietro De Nava e di destinarla esclusivamente a sede della Biblioteca Civica. Con una sottoscrizione popolare il popolo gli volle dedicare un Monumento, affidandolo al grande scultore polistenese Francesco Jerace. Il monumento, inaugurato nel 1936, fu collocato di fronte al Museo della Magna Grecia voluto da Paolo Orsi, progettato da Marcello Piacentini e iniziato a costruire nel 1932. Alla base della statua l’artista pose due fontane di stile liberty a forma di conchiglie e al centro un grande bassorilievo in ricordo del sisma del 1908 e della ricostruzione.

4. In sostanza, Piazza De Nava non è soltanto un salotto elegante in armonia con il Museo, il Palazzo dell’Ente Edilizio e l’inizio del Corso. Ma è soprattutto un concentrato di simboli, di memorie e di testimonianze, un luogo denso di significati per il popolo reggino e oggetto di ammirazione per i visitatori della Città e del prestigioso Museo Archeologico, i cui Beni Identitari sono i Bronzi di Riace che con i due Bronzi di Porticello costituiscono la Sala Archeologica più importante del mondo.

5. Questo insieme armonico, che rappresenta l’anima, il cuore e la memoria del popolo reggino, sta per essere violentato e demolito, offendendo il patrimonio storico e culturale di una città che è tra le più antiche d’Europa e ha regalato il nome all’Italia. Aspetto ancora più grave è che l’autore dell’atto (con il titolo di “Restyling per avvicinare il Museo alla Città” come se ci fosse un muro che ostruisce l’entrata all’edificio) è il Segretariato Regionale dei Beni Culturali della Calabria, che ha come compito istituzionale la difesa dei Beni Culturali e artistici e non la loro distruzione.

6. Il Premio Nosside ritiene pertanto che sia imprescindibile fermare l’avvento delle ruspe distruttive e indifferibile concordare con la Cittadinanza un “Restauro conservativo” che migliori e renda ancora più bella la Piazza, senza stravolgere e cancellare l’impianto originario con la rottura della sua armonica funzione di Salotto pubblico rispetto ai Palazzi di Piacentini e Autore e all’ingresso del Corso. 

Sulla scorta di queste solide ragioni il Premio si renderà parte attiva sia con iniziative proprie che partecipando ai momenti e atti del Comitato Civico di tutela per Piazza De Nava. (rrc)