SVILUPPO, INUTILE RIMANERE IN CALABRIA
SE MANCA ILCORAGGIO DI AGIRE E REAGIRE

di FRANCESCO RAO – In Calabria, perché siamo rimasti indietro? Questa è la fatidica domanda alla quale qualsiasi calabrese e non, voglioso di comprenderne le motivazioni che hanno generato un’odierna realtà così complessa, in una sola risposta non troverà mai spiegazioni.

In assenza di tale condizione, la strada da percorrere dovrà essere quella della curiosità, esercitata mediante un viaggio paragonabile a quello narrato dal sommo poeta. Senza voler essere pessimista, se Dante, nel percorrere l’inferno, riuscì a vedere le stelle, i calabresi curiosi, riusciranno ad intravedere almeno la luce in fondo al tunnel? Sino ad ora sono stati in tantissimi ad averci provato. Tanti di loro hanno desistito perché costretti ad abbandonarne l’ardua via per sfiancamento; altri sono stati azzoppati nel primo tratto ed altri ancora hanno perso la retta via. I nostri lettori si domanderanno: allora è inutile restare in Calabria?

La risposta che vorrei condividere è da sempre la stessa: bisogna rimanere in Calabria, ma occorre un coraggio straordinario per agire utilizzando schemi differenti a quelli utilizzati da altri in passato e senza la paura di essere impopolari. Cerchiamo di essere molto schietti nel riflettere, naturalmente senza voler mancare di rispetto a nessuno e facendo una prima constatazione: nei 404 Comuni della Calabria, l’età media dei sindaci e degli amministratori è in linea con le sfide che la Calabria, il Meridione e l’Italia sono chiamati a compiere nell’articolata cornice offertaci dal Pnrr? Non mi permetto di soffermarmi sulle competenze, sulla propensione a fare rete, sulla volontà di abbandonare l’autoreferenzialità per dare ascolto a quelle istanze provenienti dal territorio con le quali poter immaginare, sia nei piccoli contesti sia nelle zone vaste, l’ipotesi concreta per poter disegnare a più mani non solo un progetto ma una visione complessiva con la quale poter immaginare i ruoli e le funzioni territoriali, economici e sociali per i prossimi 25-30 anni.

Di tutto questo, sino ad ora, qualcuno ha traccia? Ormai sono moltissimi gli amministratori che vantano l’ottenimento di ingenti finanziamenti ma, al momento, l’affare vero lo compiono le ditte, regolarmente esecutrici delle opere commissionate; i tecnici impegnati nella progettazione; i rivenditori di materiali; i pochissimi dipendenti impegnati a sviluppare i lavori e le colonne dei giornali nei quali si narrano di volta in volta costruzioni “faraoniche” destinate poi ad avere moltiplicatore reale e sociale pari a zero. Quindi, chiedendomi e chiedendo ai nostri lettori quali sono i risultati concreti per il territorio, la risposta quale potrà essere? Sicuramente in Calabria ci saranno molti amministratori audaci, ma l’ennesima domanda, seppur possa apparire scontata, è dovuta: quest’ultimi, rappresentano la maggioranza oppure la minoranza delle esigenze reali dei calabresi? In passato, bene o male i partiti svolgevano un ruolo strategicamente importante in tal senso, oltre ad essere un filtro sulla scelta delle singole candidature, convogliavano l’appartenenza dei rispettivi amministratori in alvei ben definiti nei quali, a macchia di leopardo, potevano essere ravvisate anche alcune visioni condivise e di tanto in tanto vedeva la luce qualche opera strategica per il territorio.

In contropartita, il vecchio sistema elettorale utilizzato per eleggere i componenti dei Consigli comunali determinava molta instabilità e perciò non vi era il tempo per programmare e realizzare soluzioni utili a generare sviluppo. In quella realtà che mi piace indicare come un gioco delle parti, messo in atto tra incudine e martello, oggi Calabria conta molte incompiute e tutti i territori coinvolti ne pagano le conseguenze, l’isolamento e una crescente spoliazione demografica.

Tale tensione, di volta in volta, è stata utile solo per generare un mancato processo di crescita socio-economico e il conseguente sfaldamento tra governante e governato, nonché la crescente apatia per la partecipazione alla vita politica, atteggiamento praticato soprattutto da parte di quanti, pur disponendo di opportune conoscenze e professionalità, indispensabili per amministrare facendo la differenza, si sono ritrovati a dover resistere alimentando il famoso compromesso al ribasso per poter proseguire un mandato che di virtuoso per la Comunità non avrà nulla. La Costituzione italiana non richiede specificatamente alcun titolo di studio, conoscenze o competenze particolari per essere eletti quali amministratori dei Comuni. Cerchiamo ora di sforzarci nel comprendere il particolare stato d’animo e il forte senso di fiducia riposto negli Italiani dai padri Costituenti durante la stesura del dettato costituzionale.

Loro, contrariamente a moltissimi amministratori, con determinazione e lungimiranza, hanno posto una sottile ma fondamentale condizione espressamente contenuta nell’art. 98 della stessa Costituzione allorquando si richiama l’attenzione di quanti, impegnandosi nell’amministrazione pubblica, tra i loro compiti, saranno chiamati a garantire il buon andamento e l’imparzialità dedicandosi a tale impegno con disciplina e onore. Forse tutto ciò è poco noto ai tanti amministratori e perciò, la loro azione si concretizza sempre di più negli inutili e sterili sensi unici e con una crescente forma di assenteismo registrato anche tra quanti sono stati eletti.

Un’altra domanda: la sottile e allo stesso tempo immensa prescrizione, nel tempo, ha garantito quell’imparzialità immaginata dai padri Costituenti nel rispettivo trattamento reso alle famiglie del Sud e del Nord? Forse no, e condivido i perché: mentre i primi sono stati costretti ad arrangiarsi, sperando nell’aiuto dei genitori per accudire i giovanissimi figli a causa della mancanza di asili nido comunali, gli altri, oltre ad avere maggiori opportunità occupazionali e quindi un maggiore benessere economico, hanno potuto contare su servizi che hanno consentito loro una migliore conciliazione dei tempi di lavoro e cura della famiglia e al contempo una maggiore istruzione per i giovani. In questo piccolo esempio si configura plasticamente quel divario italiano nel quale sono racchiuse le tante cause che nel tempo hanno alimentato il moltiplicatore della povertà educativa, divenute poi nell’arco degli anni, concausa del decadimento qualitativo generato dalle amministrazioni locali, poco inclini a progettare il futuro delle loro Comunità in modo utile e concreto in quanto impegnati ad asfaltare strade durante l’ultimo anno di mandato, inaugurare strutture destinate a rimanere chiuse, delegittimare proposte, idee e progetti sensati perché a proporli sono i potenziali fruitori.

Ebbene, la Calabria, in questo ultimo anno, con l’elezione del governo regionale presieduto da Roberto Occhiuto, ha intrapreso la strada che sicuramente porterà a risultati inimmaginabili. Affermo ciò con fiducia e serenità perché oltre ad apprezzare la determinazione messa in atto sino ad ora dal Presidente della Giunta regionale, dagli assessori e dei consiglieri regionali di maggioranza è intravedibile l’inesistenza del minimo timore nell’apparire impopolari, rischiando anche di erodere quel rapporto di fiducia con gli elettori che lo scorso anno ne ha determinato il risultato elettorale.

Se il coraggio e la determinazione assunta dal governo regionale, divenisse modello di lavoro per gli Enti Locali, in dieci anni di lavoro, grazie alle opportunità messe sul tavolo dagli ingenti finanziamenti europei, la Calabria potrebbe essere una regione all’avanguardia. Certo, adesso bisogna comprendere i numerosi polveroni alzati da quanti non sono più forza di governo ed hanno anche perso importanti posti di controllo.

Quest’ultimi, come da manuale, hanno le soluzioni solo quando si ritrovano all’opposizione, quando sono al governo, oltre a fiumi di riunioni, confronti e dibattiti non c’è traccia di proposte concrete e spesso vengono anche seppellite le poche iniziative cantierabili. Dopotutto, “fate ammuina” continua ad essere un valido sistema per alimentare la confusione e poter promettere il cambiamento. (fr)

Cisl RC favorevole al Ponte: un’opera che completa il disegno di infrastrutture necessarie per il Sud

Chiare indicazioni per lo sviluppo e la necessità di fronteggiare una crisi economica senza precedenti sono emerse dal Consiglio generale UST Metropolitano della Cisl, presieduto dal Segretario reggente (nonché Segretario generale della Cisl calabrese) Tonino Russo. Per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto, Russo ha ribadito la posizione favorevole del sindacato. Servono azioni concrete:  è una struttura che completa il disegno di infrastrutturazione di un Mezzogiorno e di una Calabria, che costituiscono risorse per l’intero Paese.

Ma non solo le infrastrutture necessarie: l’incontro ha messo in evidenza molti problemi che richiedono interventi immediati «Questo Consiglio generale – ha evidenziato Russo nella relazione introduttiva – cade in un momento importante per la vita del Paese. L’esito delle elezioni consegna all’Italia una maggioranza di centrodestra numericamente forte. Giorgia Meloni – che con ogni probabilità, nei prossimi giorni, subito dopo l’insediamento delle Camere, riceverà dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo Governo – è chiamata ad un compito certamente non facile. Qui uso le parole del nostro Segretario generale Gigi Sbarra: valuteremo l’albero dai frutti. Senza pregiudizio, guardando ai fatti».

Il Segretario reggente ha poi richiamato gli elementi di grave turbamento della vita sociale legati alla pandemia. Riguardo alla guerra in atto in Ucraina, ha sottolineato, la CISL è stata «sin dalla prima ora, senza indugi, con le vittime e mai con i carnefici. Ma sappiamo che ci deve essere uno sforzo di tutti per cercare la pace, per evitare ulteriori inasprimenti e allargamenti del conflitto».

Nella fase post-pandemica di ripresa dell’economia, ha proseguito, si registra una «estrema difficoltà. Nei prossimi mesi nuovi aumenti che rischiano di mettere in ginocchio interi comparti produttivi. Costi dell’energia e del metano, mai così alti e in continua crescita. Gas aumentato del 700%, energia del 200%. Costi alle stelle dei beni di prima necessità. Famiglie che, considerando il reddito medio calabrese e della provincia reggina, sono alle prese con grandissimi difficoltà. Circa 300.000 famiglie calabresi a rischio di povertà energetica. Migliaia di posti di lavoro a rischio, in una regione e in una provincia che hanno fame di lavoro. I dati sui tassi di occupazione, i più bassi del paese, i dati sui giovani neet sono lì, inconfutabili. E chiamano tutti all’assunzione di una responsabilità, di un impegno straordinario. C’è un delta di sviluppo che va colmato.

Purtroppo – ha ricordato il segretario Tonino Russo – le ragioni che ci hanno portato in piazza il 22 giugno del 2019, nella grande manifestazione nazionale sul Mezzogiorno svoltasi proprio qui a Reggio Calabria, sono ancora forti e presenti. Serve una svolta vera sulle politiche per il Mezzogiorno. C’è bisogno di dare “futuro al lavoro, di unire il paese ripartendo dal sud”. C’è bisogno di una nuova grande stagione di investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, reti stradali e ferroviarie, reti digitali, capitale umano, distretti produttivi, competitività delle imprese. C’è l’urgenza di applicare la clausola del 34% degli investimenti nazionali da destinare al Sud. C’è l’urgenza di spendere e spendere bene le risorse del PNRR.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed il Piano Complementare rappresentano una grande opportunità per ripartire. 222 miliardi, ai quali si integrano, in un’unica cornice, quote della programmazione nazionale di bilancio e dei fondi strutturali europei. Sei missioni che per la CISL devono avere un grande obiettivo: ogni euro sia speso per il lavoro.  Quelle del PNRR sono risorse in gran parte in prestito che pagheranno le nuove generazioni. Guardiamo a loro e spendiamole bene.

Per il successo del PNRR, saranno fondamentali le competenze. Sarà fondamentale dare valore alla P.A, con un grande piano di reclutamento ed innovazione. Sarà, quindi, essenziale aiutare i Comuni, che gestiranno circa 40 miliardi del PNRR. E in Calabria abbiamo il record dei comuni in dissesto e pre-dissesto. 193 comuni su 400.

Spendere bene le risorse del Pnrr vuol dire puntare alle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, liberare i territori calabresi dall’isolamento, creare nuovo lavoro. Vuol dire intervenire su un sistema sanitario al collasso, come abbiamo amaramente constatato e stiamo ancora constatando durante la pandemia. Spendere bene le risorse del Pnrr vuol dire frenare lo spopolamento delle aree interne, tutelare l’ambiente e il territorio attraverso la prevenzione, per sfuggire alla trappola dell’emergenza continua.

Spendere bene le risorse le Pnrr vuol dire che chi governa deve saper ascoltare i cittadini, deve condividere priorità e scelte con le organizzazioni dei lavoratori e le altre forze sociali. Vuol dire mettere la pubblica amministrazione in grado di affrontare le sfide che attendono il Paese, colmando i vuoti negli organici, stabilizzando le migliaia di lavoratori precari qualificati che ringiovaniscono la macchina amministrativa dello Stato e degli enti locali, le permettono di funzionare, la implementano con competenze nuove. Spendere bene le risorse del Pnrr vuol dire monitorare la spesa, far sì che i cantieri si aprano e le opere da realizzare siano ultimate: insomma, iniziare i lavori una buona volta e concluderli.

Spendere bene le risorse del PNRR vuol dire rendere pienamente operativa la cabina di regia regionale, per costruire partecipazione e condivisione.

Spendere bene le risorse del Pnrr vuol dire tenere alta la guardia verso le infiltrazioni della criminalità negli appalti, con protocolli di legalità e contrattazione d’anticipo. Da questo punto di vista, unitariamente, stiamo lavorando con il procuratore Gratteri, col Presidente Occhiuto, con le associazioni datoriali calabresi, ad un protocollo su appalti e legalità da sottoscrivere con ANCI e Prefetture.

Alle forze politiche che guideranno il Paese, sottoponiamo i punti della “agenda CISL”: un fisco equo e giusto, una riforma della pensione con flessibilità in uscita e tutela lavori usuranti, il rafforzamento dei servizi pubblici, gli investimenti, la legalità, la sicurezza sui luoghi di lavoro. In questi mesi il tragico primato delle morti sul lavoro. Una ecatombe. Noi diciamo che il lavoro o è sicuro o non è lavoro. Servono più controlli e la sicurezza deve essere vista come un investimento e non come un costo. Dal 15 al 21 ottobre p.v. avremo la settimana di mobilitazione unitaria, indetta da CGIL CISL UIL, per chiedere interventi concreti, per dire basta alle morti sul lavoro».

«Nella visione che abbiamo della Calabria – ha detto Russo toccando altri punti nodali della crescita – c’è un punto di forza che è insieme la più grande opportunità che abbiamo: il porto di Gioia Tauro. Nel nostro Congresso Regionale auspicavamo “l’immediato decollo della ZES (la Zona economica speciale) nell’area portuale di Gioia Tauro, così come del Gateway ferroviario, la realizzazione del più complessivo sistema della logistica, che rimane fondamentale per il rilancio dell’Area portuale». Per andare oltre “il recinto delle attività di transhipment che restano strategiche e funzionali allo sviluppo dell’intera area portuale e dell’intero territorio regionale”. Rispetto a quegli auspici abbiamo fatto alcuni passi in avanti, sull’automotive per esempio. Ma bisogna andare oltre il semplice transhipment. Rigassificatore e piastra del freddo sono una grande opportunità per costruire un distretto agro-industriale, per fare quel passaggio che serve dall’agricoltura all’agro-industria. In un momento di costi energetici alle stelle, rigassificatore, piastra del freddo, una ZES che decolli, potrebbero essere fattori altamente attrattivi, in grado di portare investimenti produttivi privati. Sulla ZES, occorre svoltare».

«Abbiamo con questo spirito, dato un contributo, collaborato con le categorie impegnate nel rinnovo delle RSU nel Pubblico Impiego e nella Scuola, collaborato fattivamente con la FIM impegnata nel rinnovo della RSU-RLS alla Hitachi Rail Sts, dove abbiamo presentato una lista di 5 candidati ed eletto il nostro Antonio Hanaman con 49 preferenze».

Il segretario reggente dell’UST CISL di Reggio Calabria che poi ricordato che è stato sottoscritto ieri il CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo) “Volare” con la Regione e il Governo: 215 milioni di euro immediatamente cantierabili per il rilancio degli aeroporti calabresi, di cui 40 destinati a oneri di servizio per nuove tratte. Grazie alla CISL Confederale per il sostegno nel raggiungimento di questo obiettivo. Alla sottoscrizione in videoconferenza erano presenti la Ministra Mara Carfagna, il Presidente Roberto Occhiuto, il Presidente Sacal Marco Franchini. Per la CISL, oltre allo stesso Russo, il Segretario Confederale Ignazio Ganga e Giulia Tavernese della struttura tecnica confederale.

Sul piano organizzativo, il segretario reggente Tonino Russo ha annunciato, concludendo la sua relazione, che nelle prossime settimane spera di portare a termine il percorso che condurrà all’elezione del nuovo Segretario generale della CISL di Reggio Calabria. (ed)

L’assessore Gallo: La Calabria si aggiudica la maggior parte delle risorse per l’agrosistema irriguo

La Calabria si aggiudica la maggior parte delle risorse messe a disposizione dell’agrosistema irriguo, attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza. È quanto ha reso noto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, spiegando che il dato è emerso a seguito dell’avvenuta approvazione della graduatoria dei progetti presentati in tutta Italia ed ammessi a finanziamento.

A disposizione, complessivamente, 517 milioni di euro, in misura del 40% (corrispondente a 217 milioni) destinati alle regioni del Sud, con la Calabria che fa la parte del leone, vedendosi approvare 13 progetti presentati da diversi Consorzi di Bonifica, per un controvalore pari a 139 milioni (ovvero il 27% della quota nazionale).

 «Un risultato – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura – che se da un lato premia l’ottimo lavoro svolto dall’Anbi Calabria e dalle singole realtà consortili in sinergia col Dipartimento Agricoltura, dall’altro carica di ulteriori responsabilità tutti i soggetti interessati: ottenuti i finanziamenti, bisognerà ora garantire efficienza ed efficacia della spesa».

Da qui, ad esempio, la volontà, «già condivisa con l’Anbi», sottolinea con l’assessore Gallo, di affidare la gestione delle fasi di gara alla Stazione Unica Appaltante e di seguire – in ogni caso – i singoli passaggi delle procedure necessarie attraverso «una costante collaborazione tra Anbi, Consorzi e Regione, per dar vita ad un percorso nuovo capace di portare, più in generale e nel solco delle indicazioni programmatiche delineate dal presidente Occhiuto, ad una ridefinizione del sistema consortile e dei suoi rapporti col mondo agricolo: per la nostra terra, una grande opportunità da cogliere e valorizzare adeguatamente».

Nello specifico, attraverso le iniziative progettuali destinatarie dei fondi del Pnnr, si procederà all’efficientamento ed alla modernizzazione delle reti irrigue, in molti casi risalenti nel tempo e carenti di idonea manutenzione. Il tutto, ad esempio, attraverso la sostituzione delle condotte, l’installazione di misuratori di portata, l’introduzione degli idranti a scheda.

 «Interventi essenziali – cha concluso Gallo – per confermare, insieme ad un ormai improcrastinabile processo di riforma, la strategicità del settore consortile all’interno del comparto agricolo ed agroalimentare calabrese pure in ottica di tutela dell’ambiente, con la riduzione degli sprechi ed un utilizzo più consapevole dell’acqua». (rcz)

PNRR, ZES, PONTE, PNRR, TURISMO, LAVORO
PRIORITÀ IN AGENDA DEL FUTURO GOVERNO

di PIETRO MASSIMO BUSETTAAlla sofferenza si addice il silenzio. E certamente il compito che spetta al Presidente del Consiglio che, con quasi certezza, sarà incaricato da Sergio Mattarella, dopo i brillanti risultati elettorali ottenuti, sarà Giorgia Meloni, non sarà di quelli facili, né per gli italiani senza dolore. 

Per questo fa bene il prossimo Presidente,  probabile, a parlare poco. I dossier  che si troverà ad affrontare sono di quelli che farebbero tremare i polsi a chiunque. La situazione del Covid, che ancora morde, quello della guerra in Ucraina che uccide e destabilizza,  il caro energia già presente prima del conflitto,  che però quest’ultimo ha aggravato, fanno prevedere una navigazione non facile e piena di pericoli. 

Ma a fianco ad un’agenda internazionale e nazionale  non bisogna dimenticare che ve ne é  una che riguarda il Mezzogiorno. Non si può incentrare una campagna elettorale sui cosiddetti sprechi del reddito di cittadinanza  e subito dopo, quando c’è da agire, dimenticare la problematica ampia che attanaglia quest’area del Paese. 

Per cui ci permettiamo di ricordare al Presidente le cose da fare, ma anche quelle da evitare assolutamente. Come molti sanno il vero problema del Sud è la mancanza di lavoro. Su 21 milioni di abitanti il nostro Istituto di statistica  ci dice che hanno un lavoro, tra gente messa in regola e sommersi,  poco più di 6 milioni di persone. Il che vuol dire che per arrivare al rapporto occupati popolazione delle realtà a sviluppo compiuto sono necessari tre milioni  di posti di lavoro di saldo occupazionale.  Per questo l’insistenza con cui si parla delle politiche attive del lavoro, dei centri per l’impiego, fa capire come non sia assolutamente  chiaro a molti  che il problema non è quello di far incontrare domanda ed  offerta di lavoro quanto creare tale domanda.

Ed è questo il tema sul quale bisogna che si concentri il futuro Presidente. Ma per evitare che si rimanga sul generico vediamo come. Dovrebbe intanto monitorare la situazione delle Zes manifatturiere, che hanno come scopo quello di attrarre investimenti dall’esterno dell’area, e che invece sono state piegate a strumento di consenso politico.

Riportarle al loro originario obiettivo significa dare budget da raggiungere in termini di nuovi occupati, di importi di investimenti da attrarre. Le otto Zes manifatturiere ormai hanno i commissari al lavoro, ma non si sa niente di quello che sta accadendo nelle singole realtà.

Bisogna riprendere in mano questa situazione per cercare di fare in modo che finalmente esse raggiungano lo scopo per cui sono state create.

Il secondo dossier che va ripreso in mano immediatamente, nel primo Consiglio dei Ministri, é quello del Ponte sullo stretto di Messina.

Bisogna abbandonare gli studi sulle tre campate, che avevano il solo scopo di non decidere nulla, e, visto che il progetto era già cantierabile, aggiornarlo in modo da far partire i lavori nel più breve tempo possibile. 

Probabilmente i 50 milioni, che sono stati destinati alla Rfi per studi ulteriori, si possono dirottare per aggiornare il progetto esistente. Salini, AD di We Build, la società che dovrebbe costruirlo e che ha vinto l’appalto, ha sostenuto che nei cinque anni della sua costruzione saranno impiegati 100.000 persone e mi pare una cifra interessante. 

Un altro capitolo che dovrebbe essere aperto riguarda la branca del turismo nel Sud. Finora è stata trattata come un’attività che ha molta dell’improvvisazione e poco della pianificazione. Passare da un’attività spontanea a un industria turistica significa fare passi da gigante.

Non è pensabile che il Mezzogiorno abbia un numero di presenze così limitate, equivalenti a quelle del solo Veneto, o, per capire meglio,  a quelle della sola Ibiza. Allora si studi un modo per attrarre investimenti dall’esterno dell’area anche nel settore dell’impresa turistica, in maniera da aumentare il numero di posti letto disponibili, e da far insediare i maggiori players internazionali che sarebbero felici, se le condizioni lo rendessero possibile, di  localizzarsi nel Sud. 

L’istituzione delle Zes turistiche potrebbe essere un modo per accelerare tale processo, soprattutto se lotta alla criminalità, infrastrutturazione, cuneo fiscale differenziato, e vantaggi sulla tassazione degli utili di impresa rendessero gli investimenti molto favorevoli. Questi i tre driver sui quali concentrarsi: manifatturiero, logistica, e turismo. 

Ma ci sono tre altri dossier importanti da non sottovalutare. Che potrebbero far molto male al Mezzogiorno. Il primo dei quali riguarda l’autonomia differenziata che sarà portata al primo Consiglio dei Ministri,  come è stato annunciato da Salvini e che trova consenso non solo nei Governatori della Lega Nord, ma anche in alcuni Presidenti di Regioni  del Centro Sinistra come Stefano Bonaccini.

Il tema è di quelli scottanti perché la sua adozione significherebbe  confermare che le risorse saranno distribuite nel Paese sulla base della spesa storica e che quindi la spesa pro capite, per la gente che vive nel Sud, sarà sempre di gran lunga inferiore a quella di chi ha la “fortuna” di nascere nel Centro Nord. 

Né si fa più riferimento all’adozione dei livelli essenziali di prestazione (Lep), prima di pensare a qualunque forma di autonomia. La Presidente deve stare molto attenta perché un tale provvedimento potrebbe portare a una secessione di fatto. 

Ma l’altro pericolo che corre il Mezzogiorno é quello di vedersi sottrarre le risorse del Pnrr. Gì si sente parlare di rinegoziarlo che significa limitare le risorse per il Sud. 

Un altro tema che non dovrebbe farsi sfuggire è quella  della localizzazione dell’Intel, che sembra essere destinata al Veneto. Tale indicazione porterebbe a nuovi posti di lavoro in una realtà che già adesso non riesce ad avere risorse umane sufficienti per le attività che lì si svolgono. Una tale localizzazione avrebbe l’effetto di far spostare un numero considerevole di giovani dal Sud verso Nord, con una logica perversa che prevede che siano le persone ad inseguire il posto di lavoro e non   le aziende a localizzarsi laddove il capitale umano è disponibile. 

Trattasi di quelle contraddizioni molto diffuse nel nostro Paese, per cui si abbaia continuamente alla centralità della problematica del Mezzogiorno, si inveisce contro gli oltre due  milioni di reddito cittadinanza che vengono erogati al Sud, e poi si creano i posti di lavoro la dove non servono. Non sarà un percorso facile per questo concentrarsi e parlare poco é certamente un modo di affrontarlo seriamente. (pmb)

Biondo (Uil): Da politica mancata giusta attenzione su effetti del Pnrr in Calabria

Il segretario regionale di Uil CalabriaSanto Biondo, ha evidenziato come «in questa campagna elettorale manca dalla politica la giusta attenzione verso il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue ricadute sul Mezzogiorno e, in particolare, sulla Calabria».

«Dobbiamo annotare, per l’ennesima volta – ha aggiunto – che il Sud viene considerato dalla politica un luogo da frequentare solo in occasioni elettorali, che abbondano di slogan ad effetto ma mancano di soluzioni concrete ai problemi reali del Mezzogiorno. Se rifiutiamo l’idea che manchi nella politica la giusta competenza per affrontare i problemi reali del Sud, dobbiamo accreditare il dubbio che ci sia malafede».

«Rispetto al Pnrr, che dovrebbe incidere su ripresa economia regionale già dal prossimo anno – ha proseguito – non si affronta una discussione seria, mentre purtroppo è ritornato prepotentemente nel dibattito politico elettorale il tema pericoloso dell’autonomia differenziata. Noi siamo convinti che per mettere a terra gli investimenti previsti dal Pnrr, per trasformare gli stessi in opere concrete e funzionali alla crescita economica, sociale e culturale del Mezzogiorno, sia necessario apportare delle modifiche mirate alle procedure attuative dello stesso».

«Queste modifiche dovranno intervenire in particolare in due ambiti – ha spiegato – sugli interventi che vedono come soggetti attuatori i Comuni beneficiari di risorse attribuite dall’amministrazione centrale su base competitiva e, poi, gli interventi di incentivazione a favore delle imprese. Intanto, dobbiamo dire che alcune procedure non prevedono nessuna clausola di protezione per quelle risorse che non vengono assegnate al Sud e alla Calabria, per mancanza di domande da parte dei Comuni ritenute ammissibili dai bandi».

«Conoscendo le difficoltà amministrative degli enti territoriali calabresi – ha detto ancora – se non verranno apportare delle modifiche ai meccanismi allocativi delle risorse e non ci saranno interventi per rafforzare la macchina pubblica nei territori, il rischio di perdere le provvidenze previste dal Pnrr è molto alto. Soprattutto per gli interventi che rientrano nell’area dei diritti di cittadinanza, la possibile mancanza di adesione ai bandi da parte dei Comuni è inaccettabile e, pertanto, richiederebbe l’intervento dello Stato».

«Per quanto riguarda l’ambito dedicato agli incentivi alle imprese, ancora – ha detto ancora – vi è il rischio concreto che questa parte di risorse sia assorbita, principalmente, dai territori nei quali il tessuto produttivo è più forte e dinamico. Per tali ragioni nelle aree più debili del Paese, come la Calabria, dal punto di vista degli insediamenti produttivi sarebbe necessaria una strategia organica, una politica industriale da parte del Governo per attrarre gli investimenti privati, che faccia leva sul progetto Zes, sul porto di Gioia Tauro, sull’area industriale che lo circonda».

«Se questi correttivi non dovessero essere applicati, purtroppo – ha annotato – non potrà mai essere chiaro definire dove andranno a finire queste risorse, se si disperderanno in centinaia di rivoli o, come nelle nostre speranze, verranno utilizzare per cambiare la narrazione del Sud e, soprattutto, della Calabria».

«Il 2023 non dovrà essere l’anno della disfatta per il Mezzogiorno – ha concluso – ma quello della sua definitiva rinascita. Per questo invitiamo la politica ad esercitare un’azione forte nei confronti dell’attuale Governo e di quello che uscirà dalle urne del prossimo 25 settembre finalizzata a correggere lo stato di fatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza». (rcz)

Irto (PD): Fondamentale mantenere il 40% del Pnrr al Sud

Il segretario regionale del Partito DemocraticoNicola Irto, ha evidenziato quanto sia fondamentale «che venga mantenuto il 40% dei fondi del Pnrr  già destinati al Sud».

Nel corso dell’incontro del PD avvenuto a Villa San Giovanni, moderato da Filippo Bellantone e Enzo Musolino, a cui hanno partecipato il sindaco di Villa San Giovanni, Giusy CaminitiGiuseppe Falcomatà, già sindaco di Reggio, il segretario metropolitano Antonio Morabito, il candidato alla Camera, Mimmo Battaglia, Irto ha ribadito che «con un governo di centrodestra questo impegno potrebbe venire meno con le conseguenze immaginabili per il nostro territorio».

«Il Pd ha la forza e un progetto politico – ha proseguito Irto – in grado di fornire le risposte che la Calabria e le altre regioni meridionali si attendono in termini di attenzione e investimenti con un accento particolare da mettere sulle politiche occupazionali. La Carta di Taranto contiene il frutto dell’elaborazione politica che il partito ha svolto durante questi mesi e che cristallizza lo sforzo per provare a tenere unito il Paese in un momento assai difficile in cui i territori più periferici e le fasce più deboli della popolazione rischiano di soccombere». 

Il Pd ha sottolineato l’importanza di riuscire ad inserire tra le priorità del prossimo governo nazionale lo sviluppo del Meridione che ancora sconta un pesante gap di sviluppo nei confronti del resto del Paese. Una divisione profonda che rischia di essere ancora più grave nel caso in cui dovessero arrivare a palazzo Chigi Meloni e Salvini con il loro progetto di autonomia differenziata.

Non a caso, proprio qualche giorno fa, il segretario nazionale del partito Enrico Letta ha sottoscritto il manifesto per il Sud, la Carta di Taranto, che contiene sette linee programmatiche per il suo sviluppo che riguardano: pubblica amministrazione; sanità, scuola e servizi di cittadinanza; transizione ecologia e gestione delle acqua; lavoro e imprese; zes; sicurezza e legalità; insularità. (rrc)

Il sindaco di Cosenza Caruso: I sindaci difendano le risorse del Pnrr destinate al Sud

Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ha fatto sue le preoccupazioni espresse dal presidente dell’Anci, Antonio De Caro, circa l’eventuale ipotesi di sottrarre ai Comuni le risorse del Pnrr, e ha ribadito che «sono un’occasione unica e credo anche irripetibile per i Comuni, soprattutto per quelli del Mezzogiorno del Paese, che vivono condizioni di divario inaccettabile con quelli del resto d’Italia».

«Senza, esitazione, pertanto – ha aggiunto – e chiamando a raccolta tutti i colleghi della provincia di Cosenza e dell’intero territorio regionale, sarò in prima fila ed a fianco del Presidente dell’Anci, Antonio De Caro, a fare le barricate a difesa degli Enti che guidiamo e di ogni singolo cittadino che rappresentiamo».

«Una tale, malsana, idea è da rimuovere immediatamente dalla mente di chi – ha proseguito il primo Cittadino di Cosenza – in maniera del tutto sconsiderata l’ha formulata. Concordo, infatti, con Antonio De Caro che i 40 miliardi che riguardano gli Enti Locali sono stati tutti assegnati, per cui vincolanti dal punto di vista giuridico. Su di essi, inoltre, abbiamo fatto affidamento per una serie di progettazioni che devono essere realizzate per soddisfare i bisogni e le esigenze dei cittadini».

 

LO SPETTRO DI UN CAMBIAMENTO DEL PNRR
SPAVENTA IL SUD: SALVARE IL 40% DEI FONDI

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – La storia degli ultimi anni ci insegna che le risorse che provengono dalla Comunità Europea sono sempre servite come un aiuto più che alle parti più fragili a sostenere il Paese. Contrariamente a quello che è accaduto alle realtà comunitarie che hanno utilizzato molto bene i fondi strutturali, il nostro Paese ha ritenuto l’utilizzazione di tali risorse come un fatto assolutamente marginale e riguardante soltanto le parti più disagiate. 

Il loro impiego o la loro perdita era un fatto che riguardava le Regioni e nemmeno spesso il Ministero per le politiche di coesione; il meccanismo del disimpegno automatico non era assolutamente studiato mentre l’unico correttivo che si poneva era quello di contenere le risorse ordinarie destinate a quei territori in modo che quelle definite strutturali servissero a sostituire quelle ordinarie. 

Che avessero effetto o che non si utilizzassero era un problema che non riguardava il Paese. Ogni tanto considerata l’incapacità strutturale di spesa, dovuta ad amministrazioni inadeguate ed alla mancanza di investimento nelle strutture amministrative comunali e regionali, per qualche emergenza si attingeva a tali fondi che spesso sono diventati il bancomat pronto all’uso. 

Il Next Generation UE ha cambiato l’approccio facendo capire al Nord che si presentava un’occasione unica con la quale venivano messi a disposizione del Paese oltre 209 miliardi, che potevano essere un’occasione importante per una serie di obiettivi da raggiungere e per finanziare numerosi progetti che per mancanza di risorse erano rimasti nei cassetti, soprattutto di amministrazioni ben dotate da un punto di vista amministrativo ed agguerrite nel caso in cui i progetti venivano messi a bando. 

L’occasione si è rivelata talmente ghiotta che gli equilibri complessivi del Paese si sono adattati a tale importante intervento dell’Unione Europea, che attiene al primo debito che ricadrà  su tutti i contribuenti comunitari. Le fasi che si sono succedute adesso ci vedono nella fase operativa della spesa, che dovrà concludersi per il 2026. Che ci fosse una volontà di continuare il gioco delle tre carte, in cui il Sud perde sempre, emerge dal fatto che l’unico progetto cantierabile, il ponte sullo Stretto di Messina, che vi era nel Mezzogiorno, non è stato inserito, con scuse risibili, nei progetti finanziabili.

Perché se è vero che probabilmente in quattro anni il Ponte sullo stretto non si poteva completare è anche vero che moltissimi dei lavori sulle due sponde di preparazione potevano essere finanziate con il Pnrr, cosa che non si è pensato minimamente di fare, mentre molte delle opere già finanziate con altre risorse, una per tutte la Palermo-Catania di alta velocità farlocca, 2 ore per duecento chilometri, viene inserita nel Pnrr per liberare risorse.  

Il retro pensiero che purtroppo pervade ogni decisione relativa alla spesa delle risorse europee è un mantra nel pensiero nazionale: “le risorse che vanno al Sud sono perse e non servono allo sviluppo del Paese”. 

Il concetto che vi sia una locomotiva che bisogna far correre, che fondamentalmente staziona dall’Emilia a Milano fino a Venezia, lasciando indietro peraltro anche la Toscana, il  Piemonte e la Liguria è qualcosa che ha pervaso il pensiero dominante nazionale, aiutato dalla propaganda continua di una Lega Nord, sedicente buona amministratrice di Regioni e Comuni, senza peraltro nessuna prova a favore.

Anzi con la pandemia si è vista come la ricca ed efficiente Lombardia sia caduta pesantemente, dimostrando tutta la propria inadeguatezza. Ricorderemo tutti l’assessore al welfare Giulio Gallera della Regione lombarda poi sostituito dalla Moratti. E prima la gestione del Veneto del Mose ci dimostra quanta sia falsa l’immagine propalata. 

Il pericolo che adesso si corre e che in un accordo, che vede insieme l’Emilia Romagna  di Bonaccini con Zaia e Fontana che nei rispettivi partiti hanno un peso non indifferente, si proceda ad un cambiamento del Pnrr, che porti a dirottare le risorse destinate per esempio per finanziare l’alta velocità Salerno Reggio Calabria o la Napoli Bari per aiutare le imprese energivore a chiudere i propri bilanci senza chiudere le imprese.

Operazione assolutamente opportuna se non prevedesse come sempre di utilizzare le risorse per il Mezzogiorno come il bancomat per tutto quello che di emergenza ci può essere. Ed allora l’attenzione deve essere massima, perché quel 40%, maldigerito dagli amministratori nordici, molto più contenuto della percentuale assegnata all’Italia sulla base di tre parametri, popolazione, tasso di disoccupazione, e reddito pro capite, che ha portato il Paese ad avere risorse molto più abbondanti sia a fondo perduto che in prestito di quanto non siano state destinate a Francia e Germania, diminuisca ulteriormente. 

E potrebbe scendere al di sotto del 33% della popolazione. Essere riusciti a chiudere il Pnrr destinando risorse importanti al Mezzogiorno, anche se più contenute di quelle che si dovevano assegnare, è stata una grande vittoria dovuta ad un Governo che è riuscito a contrapporsi alle volontà di tanti di limitare gli importi destinati ad esso.

Ma oggi il quadro politico probabilmente muterà. Il Partito Unico del Nord potrebbe ritornare alla carica, come sta facendo già nella comunicazione, per continuare a strappare altre risorse ad un Sud spesso disattento, nel quale i Presidenti delle Regioni non riescono a fare nemmeno una comunicazione congiunta sull’autonomia differenziata. 

L’attenzione è dovuta non solo per evitare che si continui quello scippo che è assodato avviene con i fondi ordinari, che se fossero destinati in base alla spesa pro capite dovrebbero essere aumentati di 60 miliardi, ma anche con quelli straordinari considerata la debolezza della amministrazione governativa centrale. E questo non per l’interesse di una parte ma perché come è chiaro a molti, il Paese sarà quello che saranno i giovani quel che saranno le nostre donne sopratutto del nostro Mezzogiorno. 

Pensare che basti tagliare lo stivale e farlo affondare da solo, soluzione semplicistica che pare vogliano adottare con l’autonomia differenziata, non è una soluzione per il Paese ma piuttosto un modo di  continuare in quella deriva che ormai da oltre 10 anni viene immaginata e temuta da Adriano Giannola. (pmb)

ROCCELLA JONICA (RC) – Saranno realizzati un Polo d’Infanzia e mense scolastiche

Sono stati finanziati dal Pnrr i progetti per la realizzazione di un  “Polo d’Infanzia” e di mense scolastiche a servizio delle scuole dell’Infanzia e Primaria a Roccella Jonica.

Il progetto dell’opera è stato redatto dal responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, ing. Lorenzo Surace, secondo le linee politiche dell’amministrazione guidata dal sindaco, dott. Vittorio Zito, e prevede la demolizione della struttura scolastica situata in via Aldo Moro, attualmente adibita ad Asilo nido comunale, e la ricostruzione  dell’edificio che ospiterà il Polo d’Infanzia.

Il nuovo plesso  sarà composto da una sezione di Scuola dell’Infanzia e da una sezione di Asilo Nido con servizi integrativi aggiuntivi quali: centro bambini – famiglia, spazi gioco, spazi polifunzionali e, all’interno del plesso, mensa, cucina e spazi destinati al personale.

La proposta progettuale era stata presentata dal Comune di Roccella Jonica per la richiesta di ammissione al contributo secondo quanto previsto dall’Avviso pubblico approvato con decreto interministeriale del Direttore Centrale per la Finanza Locale del Ministero dell’Interno e del Direttore Generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale del Miur in data 22 marzo 2021 e  pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 78 del 31 marzo 2021.

Dopo essere stato ammesso in graduatoria e a seguito della verifica della documentazione fornita,  il progetto ha ottenuto il via libera definitivo per il finanziamento di  1.850.000,00 euro e a breve sarà siglato l’accordo per l’assegnazione della somma concessa.  Intanto, con comunicazione inviata dalla coordinatrice dell’Unità di missione del Pnrr per il Miur, il Comune di Roccella è stato autorizzato  ad avviare tutte le procedure per l’affidamento dei lavori e il termine massimo per l’aggiudicazione degli stessi è stato fissato al 31 marzo 2023.

Altri cantieri, finanziati sempre nel quadro del Pnrr con l’iniziativa Next Generation Eu, saranno  dedicati alla nuova costruzione di due mense scolastiche per la scuola dell’Infanzia dei plessi “Cannolaro” e  “Giardini” e per la scuola Primaria dei plessi “XXV Aprile” e “Carrera”.

I lavori prevedono la realizzazione di sale di refezione, cucine centralizzate e  servizi annessi secondo i progetti redatti dal dirigente dell’Ufficio Tecnico Surace con i quali l’Ente locale ha partecipato a un bando del Miur del 2 dicembre 2021, risultando beneficiario rispettivamente delle somme di 320.000,00 euro (Scuola dell’Infanzia) e di 480.000,00 euro (Scuola Primaria).

Per entrambi i progetti sono già stati firmati gli accordi di concessione dei finanziamenti con il cronoprogramma dei lavori che dovranno essere aggiudicati entro il 31 marzo 2023.

La notizia dei finanziamenti ottenuti e delle convenzioni siglate, che consentiranno di perfezionare l’iter di rinnovamento in un’ottica di  sostenibilità ambientale delle  strutture scolastiche cittadine, è stata accolta con viva soddisfazione dall’Amministrazione Comunale di Roccella.

Si tratta, infatti, di progetti  ideati in sede di delineazione delle linee programmatiche di mandato amministrativo, frutti di un lavoro collettivo, sotto la supervisione del primo cittadino Vittorio Zito, in particolare del vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Francesco Scali, dell’assessora alle Politiche Sociali Alessandra Cianflone, della consigliera delegata ai Rapporti con gli Istituti d’Istruzione Primaria Paola Circosta e del consigliere delegato alla Promozione degli Stili di vita salutari Domenico Cartolano(rrc)

Forestazione, il Mite promuove due progetti della Metrocity RC: In arrivo 7,8 mln

Sono due i progetti presentati dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria nell’ambito del bando Forestazione e che il Ministero della Transizione Ecologica ha promosso, stanziando 7,8 mln dal Pnrr.

Inoltre, la Metrocity ha incontrato nella Sala “Trisolini” di Palazzo Alvaro i rappresentanti dei Consorzi di bonifica del tirreno, dello jonio e del basso jonio reggino per iniziare a programmare gli interventi che interesseranno i Comuni di Bagaladi, Cardeto, Gioiosa Ionica, Melito Di Porto Salvo, Palmi, Antonimina, Canolo, Cittanova e Reggio Calabria.

Al tavolo di confronto erano presenti il consigliere metropolitano delegato al coordinamento della Cabina di regia sul “Recovery Plan”, Domenico Mantegna, il capo di gabinetto Francesco Dattola, il dirigente e la funzionaria del settore Pianificazione e leggi speciali, Pietro Foti e Sabrina Santagati, ed il funzionario del settore Tutela del territorio e Ambiente, Antonino Siclari.
«L’attività di piantumazione – è stato spiegato – sarà massiccia con la messa a dimora di quasi 185 mila nuove piante che andranno necessariamente salvaguardate in ogni fase della loro crescita e messe al riparo dai rischi legati dal cospicuo numero di animali selvatici presenti nelle aree interne dell’area metropolitana».
Di fatto, dopo il riconoscimento da parte della Direzione generale patrimonio naturalistico e mare del dicastero di via Colombo, può entrare nel vivo il programma denominato “Riforest@MetroReggio”, diviso in due sezioni.
«Infatti – è stato rilevato – il lavoro dei dirigenti e dei tecnici di settore di Palazzo Alvaro ha ottenuto il plauso del Governo ed è stato inserito fra i 35 meritevoli di contributi previsti dal Pnrr, raccogliendo quasi il 10% del finanziamento complessivo. Un grande successo per la Città Metropolitana che conferma la propria tendenza nel tutelare e rilanciare le aree interne investendo su politiche “green” secondo l’impegno profuso dell’amministrazione del sindaco Giuseppe Falcomatà, anche e soprattutto dopo la terribile stagione degli incendi, drammatica per intere porzioni del comprensorio».
«Più alberi – è stato concluso – vuol dire maggiore contrasto alle alluvioni ed all’inquinamento atmosferico, assorbimento di carbonio e mitigazione degli effetti devastanti del cambiamento climatico». (rrc)