Donne di Calabria, la storia di Clelia Romano Pellicano, pioniera del femminismo

E dedicata a Clelia Romano Pellicano, la nuova puntata di Donne di Calabria, in onda domani sera alle 22.30 su Rai Storia.

Donne di Calabria è una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli

La quinta puntata, diretta da Maria Tilli, è dedicata alla giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano. Nota anche con lo pseudonimo di Jane Grey, fu una delle pioniere del femminismo italiano ed europeo tra la fine dell’800 e l’inizio del’900, nel pieno della Belle Époque

Nobildonna colta, raffinata e intelligente nota per le sue posizioni controcorrente, Clelia Romano Pellicano scrisse di relazioni e di divorzio, lottò per il suffragio femminile, dette voce alle donne del tempo che non potevano permettersi di parlare della loro condizione subordinata rispetto a quella dell’uomo, denunciando la violenza domestica e la disparità salariale

 

Sposò il marchese calabrese Francesco Maria Pellicano, deputato al Parlamento, con cui si trasferì a Gioiosa Ionica, facendo spola tra Castellammare di Stabia e Roma, dove frequentò il mondo culturale romano dell’epoca, entrando in contatto con ministri, intellettuali, scrittori e poeti. Corrispondente della rivista mensile “Nuova Antologia”, pubblicò un’indagine sulle donne illustri di Reggio Calabria e svolse un’inchiesta sulla condizione delle operaie delle industrie del capoluogo. Nel 1909 si recò a Londra in qualità di socia delegata del Consiglio Nazionale Donne Italiane (CNDI) per partecipare al Congresso Internazionale femminile, dove le sue proposte riscossero un enorme successo, non solo per i contenuti, ma anche per le sue grandi doti oratorie. Rimasta vedova, dovette occuparsi dei sette figli e tutelare il patrimonio di famiglia ereditato dal marito. Emerse così anche la sua anima imprenditoriale: creò nuove attività come lo sfruttamento del fondo boschivo nella Locride, costruì dei villaggi per i dipendenti e una linea ferroviaria aziendale che portava il legname dal bosco fino alla falegnameria, nella convinzione che le imprese non dovessero creare solo profitto ma avere anche una funzione sociale e culturale.  

 

La narrazione si avvale di immagini e filmati di repertorio, di illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile, tra cui la biografa Daniela Carpisassi, la scrittrice Giulia Blasi, la storica del femminismo Fiorenza Taricone e i nipoti Furio Pellicano, Clelia Pellicano, Giulia Salazar, Francesco Paolo Pellicano, Tommaso Salazar, Fabio Pellicano, Piero Pellicano, Gaia Pellicano, Flavia Pellicano ed Eldo Pellicano. A fare da sfondo al racconto, i luoghi in cui Clelia ha vissuto e lavorato: da Villa Pellicano a Castello Pellicano, da Palazzo Naymo fino alla spiaggia di Gioiosa Ionica. (rrm)

Donne di Calabria, si racconta la vita di Rita Pisano, sindaca di Pedace

È dedicata alla sindaca di Pedace, Rita Pisano, la quarta puntata di Donne di Calabria, la docu-serie Donne di Calabria”, una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli.

Rocìo Muñoz Morales è la protagonista della puntata diretta da Enzo Russo e dedicata a Rita Pisano, sindaca di Pedace dal 1966 al 1984, anno in cui morì, nel pieno del suo impegno amministrativo.

Tra gli anni ‘40 e ‘50 Rita Pisano comincia la sua carriera politica divenendo dirigente del Partito Comunista di Cosenza, al quale aveva aderito sin da giovanissima, segretario provinciale del CNA e consigliere comunale di Cosenza. Fu tra i componenti della delegazione calabrese che a Parigi nel 1949 prese parte al Congresso Mondiale della Pace, dove raccontò le lotte sostenute dai contadini calabresi. Lì conobbe Renato Guttuso e Pablo Picasso, che rimasero colpiti dal suo discorso, dalla sua passione e dalla sua personalità, tanto che Picasso ritrasse il suo volto “splendente” e lo intitolò “La jeune fille de Calabre”, realizzandolo con uno schizzo a matita. Madre di sei figli e donna di politica, si mise a disposizione del Paese impegnandosi allo stesso modo sia in famiglia che nella militanza, abbracciando sia la dimensione pubblica che privata e spronando le donne a fare lo stesso. Divenuta sindaco di Pedace nel 1966, avviò una politica di ammodernamento delle strutture urbane – viabilità, bagni pubblici, impianti sportivi, la mensa nelle scuole, la scuola a tempo pieno – e istituì la prima biblioteca per le donne, la “Biblioteca Donne Bruzie”, simbolo della sua venerazione per la cultura e l’arte. Negli anni ’70 diede vita agli “Incontri Silani” grazie ai quali giunsero in Calabria esponenti della cultura come Renato Guttuso, Carlo Levi e Raphael Alberti. Durante il suo percorso politico, nel 1975, ebbe contrasti interni al Partito Comunista Italiano, da cui venne espulsa. Da qui la sua decisione di dare vita alla lista autonoma “Sveglia” che vinse le elezioni comunali in contrapposizione con il PCI. Protagonista delle lotte per l’emancipazione della donna, subì processi e arresti per violazione del vecchio Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza che, in seguito, la Corte Costituzionale abolì parzialmente. 

La narrazione si avvale di immagini e filmati di repertorio, di illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile, tra cui la Presidente della Fondazione Nilde Iotti Livia Turco, la scrittrice Rosella Postorino, lo storico Enzo Ciconte, la giornalista Ida Dominijanni, il nipote del proprietario della casa del PCI Eduardo Salvatore Zumpano, i figli Agatina Sandra e Giuseppe Giudiceandrea, il campanaro della Parrocchia di San Donato V.M di Casali del Manco Francesco Leonetti, la nipote Maria Maddalena Radoni e la Responsabile della Biblioteca Donne Bruzie Maria Francesca Lucanto. A fare da sfondo al racconto, i luoghi della Calabria in cui Rita ha vissuto e lavorato: oltre a Pedace, Casali del Manco, il lago Arvo e il Parco Nazionale della Sila a Lorica(rrm)

 

Su Rai Storia la docu-serie “Donne di Calabria”

Da domani sera, alle 22.10, su Rai Storia, andrà in onda la docu-serie Donne di Calabria, un’inedita narrazione al femminile in 6 puntate da 50 minuti per ripercorrere le storie di sei donne calabresi che nel Novecento hanno segnato indelebilmente la storia civile, politica e intellettuale della loro regione e dell’Italia, raccontate da sei attrici del panorama contemporaneo.

Storie di donne esemplari, avventurose ed eroiche, spesso sconosciute al grande pubblico, accomunate da un forte segno di modernità. Si tratta di una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli, rappresenta il primo progetto audiovisivo italiano che vede coinvolta una Film Commission come co-produttore.

Nella prima puntata diretta da Mario Vitale, sullo sfondo del lungomare di Scilla e quello di Reggio Calabria, Eleonora Giovanardi racconta la storia della giornalista e scrittrice Adele Cambria (Reggio Calabria, 1931 – Roma, 2015), figura centrale nell’epoca italiana pre e post sessantotto, oltre che sostenitrice del movimento femminista sin dai suoi albori. Come in ogni puntata, la narrazione si avvale anche di immagini e filmati di repertorio, illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile tra cui l’ambientalista Grazia Francescato, la giornalista e amica Annarosa Macrì, la nipote Laura Giovine e il figlio Emilio Valli, per ripercorrere la vita di questa grande intellettuale calabrese.

Il racconto prosegue nelle puntate successive con Camilla Tagliaferri, Tea Falco, Rocìo Muñoz Morales, Marianna Fontana e Margareth Madè, chiamate a raccontare le storie di altre cinque eccellenze femminili calabresi: la contadina vittima della lotta al latifondo Giuditta Levato (Albi, 1915 – Calabricata, 1946), la sindaca Rita Pisano (Pedace, 1926 – Pedace, 1984), la prima sindaca donna in Italia Caterina Tufarelli Palumbo (Nocara, 1922 – Roma, 1979), la giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano (Castelnuovo della Daunia, 1873 – Castellamare di Stabia, 1923) e la prima donna calabrese a entrare in Parlamento Jole Giugni Lattari (Tripoli, 1923 – Roma, 2007).

Passando da Reggio Calabria al Parco Archeologico di Capo Colonna nei pressi di Crotone, dal lago Arvo al Parco Nazionale della Sila nel cosentino alle campagne di Catanzaro, fino a Castrovillari nel Parco Nazionale del Pollino e Gioiosa Jonica nella Locride, la docu-serie rappresenta anche un viaggio fisico e simbolico nel patrimonio naturale, culturale, urbanistico e storico del territorio calabrese. (rrm)

Su Rai Storia, lo speciale ‘La Battaglia per Roma’ con Gigi Miseferi

Stasera, in prima serata su Rai Storia, alle 21.10, va in onda dello speciale 20.09.1870 – La battaglia per Roma, con l’attore calabrese Gigi Miseferi, che interpreta Re Vittorio Emanuele II.

Lo speciale, prodotto da Rai Storia, è stato realizzato in occasione dei 150 anni della Breccia di Porta Pia, racconta della Presa di Roma, conosciuta anche come Breccia di Porta Pia, la pagina del Risorgimento che sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia, avvenuta il 20 settembre 1870 e che decretò la fine dello Stato Pontificio, rappresentando un momento di profonda rivoluzione del potere temporale da parte dei Papi.

Gigi Miseferi, dopo la toccante interpretazione di Padre Pio, nel film Ci alzeremo all’alba, mandato in onda dalla Rai ed attualmente visibile su RaiPlay, per il quale si era detto particolarmente emozionato, in questa occasione, manifesta una certa “curiosa emozione”, in quanto da fan delle ricostruzioni televisive di Rai Storia, si è visto scritturare, per interpretare il protagonista di questa importante Produzione, in cui veste i panni di Re Vittorio Emanuele II.

Lo speciale, infine, sarà replicato il sabato 19 settembre alle 9.30, e domenica 20 alle 6.30 e 23.15, martedì 22 settembre alle 17.00. (rrm)

 

Cosenza protagonista nel programma Rai “Storia delle nostre città”

C’è anche Cosenza, nella nuova stagione del programma Storia delle nostre città, prodotto da Ballandi Arts con la regia di Francesco Di Giorgio e di cui è autore Luca Potenzani che andrà in onda, in prima serata, alle 21.10 su Rai Storia.

Un viaggio, dunque, alla scoperta di alcune delle più belle città italiane, che illustrerà agli spettatori il patrimonio storico-artistico e l’evoluzione nel corso dei secoli, rivelando l’integrazione progressiva nel tessuto cittadino di idee innovative, di sontuosi edifici e grandi opere d’arte. La serie racconta la bellezza dei luoghi, i fatti storici principali, i personaggi più importanti che hanno contribuito all’aspetto odierno delle città e hanno influenzato il carattere degli abitanti, l’identità e le usanze.

In questa nuova stagione, composta da sei puntate – una per ogni città – si parte con Genova, soprannominata dal Petrarca la Superba. Nelle prossime puntate, invece, si viaggerà alla volta di Perugia, Arezzo, Cosenza, Agrigento e Asti. (rcs)

In copertina, il centro storico di Cosenza, dal Segretariato Generale del Mibact

Cosenza protagonista in “Storia delle nostre città” di Rai Storia

Cosenza è tra le città protagoniste della seconda stagione del programma televisivo di Rai Storia dal titolo Storia delle nostre città, prodotto da Ballandi Arts con la regia di Francesco Di Giorgio e di cui è autore Luca Potenzani.

Il programma, che racconta alcuni dei più bei centri abitati italiani illustrandone il patrimonio storico, ha deciso di dedicare uno dei sei episodi della nuova stagione alla città dei Bruzi. Un segnale importante, per l’assessore alla Cultura, Turismo e Marketing Territoriale Rosaria Succurro, che ha accolto la troupe della Rai accompagnata dal dirigente del settore cultura Giuseppe Bruno e dalla Direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri Marilena Cerzoso, ribadendo come sia «significativo che della bellezza di Cosenza e del suo patrimonio culturale, materiale e immateriale, si sia accorto un programma così qualificato come “Storia delle nostre città”».

«È questo un segnale incontrovertibile – ha aggiunto l’assessore – di come tutto il lavoro e le strategie impostati dall’Amministrazione comunale e dal sindaco Mario Occhiuto perché Cosenza diventi una vera e propria destinazione turistica, attraverso la valorizzazione e l’organizzazione delle sue risorse, stia cominciando a dare i suoi frutti. La nostra visione non è stata solo quella di puntare a valorizzare i giacimenti culturali, ambientali o paesaggistici, ma anche le storie immateriali».

«Nello scegliere Cosenza, Rai Storia – ha concluso l’assessore – ha guardato all’Atene della Calabria, accendendo i riflettori su quella che può essere considerata una tra le città più antiche del nostro Paese, ma anche una di quelle che più stanno volgendo lo sguardo al futuro».

Le riprese di “Storia delle nostre città” a Cosenza proseguiranno anche nei prossimi giorni, fino a giovedì 16 luglio. La troupe, che ha adottato per le riprese un rigido protocollo finalizzato al contenimento del Covid-19, visiterà, dopo il Museo dei Brettii e degli Enotri, anche altre location, tra le quali la Casa delle Culture, il Ponte San Francesco di Paola, progettato da Santiago Calatrava, il complesso monumentale di San Domenico, con il BoCS Museum, la Statua di Alarico di Paolo Grassino ed il Castello Normanno-Svevo. (rcs)

Domani sera su Rai Storia “La Rivolta di Reggio Calabria”

Il cinquantenario della Rivolta di Reggio Calabria si avvicina, e Rai Storia propone la messa in onda per domani sera, domenica 12 luglio, alle 20.30, la puntata di Passato e Presente, con il prof. Ernesto Galli della LoggiaPaolo Mieli, dedicata alla Rivolta di Reggio Calabria.

1970. Sono nate le Regioni in Italia e, dopo due mesi, viene presa una decisione: sarà Catanzaro il capoluogo della Calabria. Una decisione inaspettata, dato che i reggini erano certi che invece, la scelta sarebbe ricaduta su Reggio Calabria.

Una scelta quasi obbligatoria, dato che testi e pubblicazioni avevano, in precedenza, indicato la città di Reggio Calabria – città tra le più antiche e importanti di tutta la Magna Grecia – come capoluogo di Regione, nonostante non ci fosse, legalmente, un capoluogo ufficiale.

Rabbia, talmente tanta da parte dei reggini delusi, che scoppiò quella che fu definita una delle «rivolte urbane più violente e lunghe dell’Italia repubblicana».

14 luglio 1970. Viene proclamato lo sciopero generale della città. In testa al movimento popolare per Reggio Capoluogo, l’allora sindaco democristiano Pietro Battaglia. Sembra la rivoluzione francese: la gente scende in piazza, c’è devastazione, distruzione e scontri con le forze dell’ordine che, nel frattempo, è di dura repressione.

Morti, feriti e tanti arresti fanno da cornice a una vera e propria guerra civile, con un bilancio complessivo di sei morti, 54 feriti e migliaia di arresti, che troverà tregua solo otto mesi dopo, il 23 febbraio del 1971, con l’arrivo dell’esercito in città.

Nel frattempo, il governo guidato da Emilio Colombo approvò un pacchetto, il cosiddetto Pacchetto Colombo, di misure economiche a favore di Reggio. Tra queste, la costruzione del V Centro Siderurgico di Gioia Tauro, che non vedrà mai la luce a causa della crisi della siderurgia.

Oltre al Centro Siderurgico, il Pacchetto Colombo provocò una insolita divisione degli organi istituzionali della Calabria: la Giunta regionale, infatti, era stata indicata a Catanzaro, mentre il Consiglio regionale a Reggio Calabria. (ams)

Rai Storia racconta la Calabria bizantina: un estratto sul Codex e Rossano

Su Youtube, sulla pagina del Museo Diocesano e del Codex, c’è un estratto del bel servizio realizzato nel 2017 da Rai Storia per il programma Italia. Viaggio nella bellezza.

Protagonista di questa puntata, la Calabria bizantina, dove viene anche menzionata la città di Rossano e il Museo Diocesano e del Codex che, appunto, custodisce il prezioso Codex Purpureus Rossanensis, l’evangelario dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Il Codex, infatti, «realizzato nel vicino Oriente con la sua storia millenaria, rappresenta quei valori culturali di bellezza che, da sempre, l’Italia ha espresso rivestendo nell’area del Mediterraneo il ruolo significativo di casa dell’umanità» aveva dichiarato mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo della Diocesi di Rossano-Cariati.

«La valorizzazione del Codex – ha proseguito mons. Giuseppe Satriano – ci sta aiutando in un significativo percorso di umanizzazione, consapevoli dell’essere ambasciatori di storia millenaria e di religiosità viva che hanno attestato il nostro popolo nella capacità di essere accogliente e anche sul piano del sociale, il Codex ci ha richiamato alla centralità della persona, cogliendo come opportunità per sostenere e valorizzare la crescita del territorio e nuovi spazi di lavoro per i nostri giovani». (mp)

 

RAI STORIA RACCONTA IL ‘BLUES’ DI ROSARNO

 

 

18 settembre – “Rosarno Blues”, è il titolo del documentario che andrà in onda stasera su RaiStoria alle 21.30, e che racconta di Rosarno, che è stato definito “il Comune con la più alta densità mafiosa d’Italia”.
La città, infatti, è da alcuni decenni teatro delle vicende di due tra le più potenti famiglie di ‘ndrangheta italiane, i Pesce e i Bellocco. E, sebbene la criminalità organizzata abbia origini lontane, solo nella seconda metà degli anni ’70 si fanno avanti le nuove leve del crimine, non più disposte a rimanere relegate all’usura e alla gestione dei terreni, ma interessate agli affari legati al narcotraffico e agli appalti.
La costruzione del Porto di Gioia Tauro, e lo stanziamento di ingenti fondi arrivati con il “Pacchetto Colombo” hanno cambiato, per sempre, gli assetti del territorio. Tuttavia, gli anticorpi di una parte della società civile sono emersi, e si sono scontrati, inevitabilmente e drammaticamente, scontrati con la parte criminale.
È stato così nelle dure battaglie dei braccianti sfruttati, ed è stato così, sopratutto, nella lotta politica e sociale di intellettuali ed attivisti come Giuseppe Valarioti e Giuseppe Lavorato. Valarioti, che era un intellettuale contadino, fu assassinato l’11 giugno 1980 all’indomani delle elezioni che lo vedevano eletto Consigliere Comunale per il Pci. Lavorato, che assiste alla morte dell’amico, diventerà, in seguito, il sindaco più intransigente e combattivo della storia di Rosarno.
In particolare, da segnalare due libri editi da Città del Sole Edizioni: “Rosarno” di Giuseppe Lavorato e “Rosarno…9 gennaio 2010” di Giuseppe Vizzari.

La copertina del volume fotografico di Giuseppe Vizzari, il fotografo reggino che, quel 9 gennaio del 2010, immortalò la giornata conclusiva di quella che, ormai, è conosciuta come la “rivolta” degli extracomunitari

Rosarno è stata, anche, protagonista di una rivolta degli immigrati africani presenti, in gran numero, nelle campagne della città. Era il 2010. Loro, ad oggi, fanno risuonare un passato di sfruttamento del lavoro agricolo di quegli agrumeti, simbolo di un territorio e di una economia antica, proprio come se il tempo, ciclico, rinnovasse il dramma in forma contemporanea. (rrm)

LA CALABRIA BIZANTINA STASERA SU RAI STORIA

17 agosto – Da non perdere, stasera, alle 21.30, su Rai Storia, il documentario “Calabria Bizantina” di Alessandro Conforti e Stefano di Gioacchino.
Il documentario, con la regia di Matteo Bardelli e la consulenza scientifica di Francesco Cuteri, rientra nel palinsesto di “Italia: Viaggio nella bellezza”.
Nel piccolo schermo, gli spettatori potranno ammirare la Cattolica di Stilo, l’abbazia di Santa Maria del Patire a Rossano, e il battistero di Santa Severina, strutture che, sembrano arrivare direttamente dal mondo greco, ha reso la Calabria una terra unica, un pezzo d’Oriente in Italia.
La Calabria, infatti, a partire dalla conquista giustinianea dei V secolo, ha vissuto sotto il dominio bizantino, diventando, a tutti gli effetti, una regione greca sia dal punto di vista culturale che amministrativo.
Solo nel 1927, con il libro “Le Chiese Basiliane della Calabria” dell’archeologo Paolo Orsi, è emerso il tesoro fatto di arte, storia, religiosità, e di Chise che non hanno uguali nell’Italia medievale. (rrm)