È caduto il divieto di dimora per Mimì Lucano, l’ex sindaco di Riace, simbolo della politica di accoglienza e integrazione che ha fatto della Calabria un paese da ammirare anche in materia di migranti. Il primo gesto è stato di andare dal padre malato, ma il suo arrivo ha chiamato a raccolta non solo i suoi compaesani ma gente da tutto il circondario. Libero di tornare tra le case del suo paese, dopo che il tribunale – nonostante il parere negativo della procura che lo ha indagato – ha revocato l’ordinanza del riesame che gli impediva, già dallo scorso 16 ottobre, di mettere piede a Riace. Sono venute meno le esigenze cautelari vista l’impossibilità di reiterare il “reato” non avendo avuto rinnovato il mandato amministrativo.
Era libero di circolare in tutt’Italia ma non di entrare nel paese che l’aveva visto sindaco e protagonista di una delle più straordinarie esperienze di integrazione nei confronti dei migranti. Purtroppo, di quel turbinio di iniziative che Mimì Lucano era riuscito a innescare coinvolgendo la gente del posto e i nuovi arrivati d’ogni parte dell’Africa e di altri Paesi straziati dalla guerra e dalla fame, non è rimasto niente.
Il “guerriero di Riace”, l’ex sindaco, è andato a trovare il padre Roberto, da diverso tempo a letto, in precarie condizioni di salute, e ha potuto riassaporare l’aria di casa. La politica lo ha punito, negandogli persino un seggio al Consiglio comunale, ma la gente, non solo di Riace, non lo dimentica e non dimentica quello che ha fatto. Bentornato a casa, Mimì. (s)
Al via oggi, a Riace, l’edizione 2019 del Riace in Festival, il Festival sulle Migrazioni e Culture Locali.
Si parte, questo pomeriggio, alla Mediateca, con la presentazione dei libri La ‘ndrangheta come alibi di Ilario Ammendolia e il libro 267 Elizabeth Street Nuova York di Saverio Orlando. Coordina Emilio Sirianni.
Alle 21.00, all’Anfiteatro “Cosimo Taverniti”, lo spettacolo teatrale La Ballata dei Senza Tetto con Ascanio Celestini e Gianluca Casadei. A seguire, il concerto L’albero di more di e con Paolo Sofia, tratto da La Maligredi di Gioacchino Criaco.
Venerdì, alle 10.00, a Caulonia, all’Auditorium “Angelo Frammartino”, l’incontro L’importanza di fare comunità. Intervengono Oreste Torri, Cooperativa Valle dei Cavalieri, Franco Roppo Valente, Associazione La Piazza, Sardex, il circuito commerciale di Comunità della Sardegna, Domenico Lucano, Associazione Città Futura. Coordina Gianluca Carmosino.
Alle 17.30, presso la Mediateca, la proiezione del documentario Inshallah Europa di Massimo Veneziani. A seguire, la presentazione del libro I cannibali di Mao. La nuova Cina alla conquista del mondo di Marco Lupis. Dialoga con l’autore la giornalista Rai Annarosa Macrì.
Alle 21.00, all’Anfiteatro “Cosimo Taverniti”, la presentazione del libro Muori cornuto di Marco Bellocchio. Ospiti della serata, gli attori Fabrizio Ferracane e Alessio Praticò.
Sabato 3 agosto, alle 17.00, alla Mediateca, In the same boat di Francesco Zizola; a seguire il concorso di cortometraggi.
Alle 19.00, sempre nella Mediateca, la proiezione del documentario Esilio. La passione secondo Lucanodi Maurizio FantoniMinnella.
Alle 21.00, all’Anfiteatro “Cosimo Taverniti”, incontro con Vauro Senesi, Dario Brunori, Gianfranco Schiavone, Alex Zanotelli. A seguire il concerto di Marvanza.
Domenica 4 agosto, alle 17.00, alla Mediateca, la proiezione del documentario Assalto al cielo di Francesco Munzi, a seguire la presentazione del libro Il Generale di Lorenzo Tondo. Interviene il paleologo Fulvio Vassallo. Coordina Alfonso Di Stefano.
Alle 21.00, all’Anfiteatro “Cosimo Taverniti”, I have a dream di Ivano Marescotti. A seguire, serata musicale con Ciro Riccardi, Marco Castaldo, Vincenzo Lamagna. Le città invisibili e il sogno di Spartaco con Giovanni Ludeno. Il testo è di Igor Esposito. (rrc)
È una vittoria amara quella di Mimì Lucano, sindaco sospeso di Riace, ma è pur sempre una sconfitta del Viminale: il TAR ha annullato la decisione del Ministero dell’Interno che aveva escluso la cittadina simbolo dell’accoglienza e della solidarietà dal circuito SPRAR, ovvero dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. È una vittoria a metà, l’accoglimento del ricorso presentati dal vicesindaco Gervasi, visto che è stato fatto di tutto per cancellare l’esperienza, sicuramente, positiva, di Riace, ma la notizia ha, in un certo qual senso, rallegrato Lucano. «Sono contento – ha detto – ero fiducioso perché ho capito che stavano facendo una forzatura, anche dal punto di vista amministrativo. Era tutto prestabilito perché bisognava raggiungere l’obiettivo di azzerare Riace e allora è stato come un tiro incrociato da diversi punti di vista. È una notizia positiva, ma comunque hanno distrutto Riace».
Non si arrende il sindaco della solidarietà che, di fatto, ha rifiutato una quasi certa poltrona a Bruxelles, rinunciando a candidarsi alle Europee, per correre da semplice consigliere comunale al COmune da cui la magistratura l’ha “sfrattato”. Vuole offrire la sua esperienza, se glielo permetteranno, visto il perdurare il divieto di dimora a Riace, perché i giochi sull’accoglienza sono ancora tutti da rivedere. Il rientro nello SPRAR di Riace è, come già detto, una buona notizia, ma non si sa che fine faranno questi centri. I rifugiati che stavano a Riace «sono stati trasferiti tutti – ha detto Lucano – e il TAR dimostra che non era giusto. Adesso ci vuole un tempo lunghissimo per ripartire. L’intenzione dle Governo era azzerare gli SPRAR in Italia ed in particolare Riace. Era – sottolinea ancora Lucano – la punta più avanzata in applicazione non semplicemente di un provvedimento burocratico ma pe rla realtà sociale. Riace non era uno SPRAR, era un progetto di comunità, era tutta una comunità dove c’erano attività e integrazioen. C’è stato un valore sociale e culturale, l’asilo nido, l’ambulatorio medico. Gli immigrati erano protagonisti sul territorio con la raccolta differenziata, il turismo solidale, le attività culturali. Il mondo aveva visto. Le stesse relazioni della Prefettura, una volta bene una volta male, erano molto contraddittorie tra loro.».
Lucano ha concluso il suo legittimo sfogo con una frase significativa: In un periodo in cui immigrazione era uguale a dramma sociale, Riace aveva dimostrato il contrario».
Cosa succede, dunque, ora con la censura del TAR al Ministero dell’Interno? Riace riavrà i fondi SPRAR per il triennio 2017-2019, circa 6 milioni per l’accoglienza. (rrm)
L’ex sindaco di Riace, Mimì Lucano, simbolo dell’integrazione e dell’accoglienza, non può ritornare al suo paese: il tribunale del riesame ha confermato il provvedimento di divieto di dimora a Riace. La Cassazione aveva in gran parte smontato l’impianto accusatorio rinviando al Tribunale del riesame il domicilio coatto al contrario, inflitto a Lucano. Per i giudici reggini, però, non sono cambiate le esigenze cautelari che impongono di tenere lontano dal paese che ha amministrato per tre mandati l’ex sindaco.
Mimì Lucano, come si ricorderà, la scorsa settimana è stato rinviato a giudizio con altri 26 indagati (prima udienza l’11 giugno), ma contava di poter rientrare a Riace, a casa sua. Curiosamente può andare dove vuole, può stare dove vuole, tranne che a Riace. Le decisioni dei giudici non si commentano, come le sentenze che vanno accolte e applicate una volta emesse, però l’accanimento nei confronti dell’ex sindaco di tenerlo lontano dalla città che ha saputo trasformare in simbolo di accoglienza, appare quantomeno contraddittorio.
Lucano dovrà rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e i giudici decideranno la sua posizione, assolvendolo o condannandolo, ma, visto che sono passati un bel po’ di anni dai fatti contestati, perché imporre un confino all’incontrario? Attendiamo le motivazioni, ma sarebbe bello che qualcuno, al di là del linguaggio giuridico, spiegasse quali ragioni obbligano a tenere lontano il sindaco Mimì dalla sua gente. (s)
Dopo la sentenza della Cassazione che aveva in parte demolito i capi d’accusa nei suoi confronti, Mimì Lucano, l’ex sindaco di Riace, simbolo dell’accoglienza, ha sperato fino all’ultimo in un proscioglimento. Invece, il giudice dell’udienza preliminare, Amelia Monteleone, a Locri, lo ha rinviato a giudizio con altre 26 persone, tra cui la compagna Llem Tesfahun, con l’accusa di concussione e abuso d’ufficio.
«Sono senza parole – ha detto Mimì Lucano subito dopo la sentenza – Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a Roma non vale a Locri. Ma vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola».
Il processo a Lucano e agli altri imputati è fissato per l’11 giugno. Il divieto di dimora nel suo paese non è stato revocato. (rrm)
17 ottobre – È partito da Riace questa mattina presto, poco dopo le 6, Mimmo Lucano, diretto a un paese del circondario, a seguito della decisione del tribunale del riesame di Reggio che ieri ha revocato gli arresti domiciliari, disponendo, però, la misura del divieto di dimora. Da un lato un’attenuazione delle misure restrittive, dall’altro il provvedimento appare come un “esilio” amaro che lo allontana dal paese dove tutto è cominciato dieci anni fa. Il modello Riace per l’accoglienza ha lasciato sicuramente il segno, ma, obiettivamente, bisogna proprio pensare che si si stia facendo di tutto per cancellarlo.
Perché Mimmo Lucano dà fastidio? La domanda ha troppe implicazioni per trovare una risposta semplice. Il fatto è che gli tolgono gli arresti (domiciliari) e lo esiliano dal paese dove hanno bisogno di lui. Il divieto di dimora è una misura cautelare obbligatoria prevista dall’art. 283 del codice di procedura penale. Al di fuori dell’ambito territoriale Lucano ha piena libertà di circolazione: evidentemente i giudici del riesame ritengono “pericolosa” la presenza dell’ex-sindaco (il prefetto lo ha sospeso) a Riace (inquinamento delle prove o reiterazione del reato?). (rrm)
Per chi lo avesse perso, segnaliamo il bel servizio di ieri di SkyTg24
Su Facebook il prof. Nicola Fiorita (Unical) ha diffuso il 5 ottobre scorso un suo intervento, che riteniamo utile far conoscere anche ai nostri lettori:
«Ho atteso alcuni giorni prima di intervenire pubblicamente sull’arresto del sindaco di Riace. Ho voluto prima leggere l’ordinanza del Gip, ho voluto riflettere su tanti commenti, ho voluto lasciar sedimentare le mie emozioni. Per diverse ragioni – non ultimo, il mio ruolo di docente di materie giuridiche che insegna ai propri allievi il valore della legge, il diritto della critica e dell’impegno per cambiare le norme ingiuste ma anche il dovere di rispettarle finché vigenti – ho ritenuto di non poter confinarmi in uno slogan (io sto con Mimmo Lucano, questo è certo) ma di dover articolare il mio pensiero, distinguendo alcuni profili, a mio avviso i più rilevanti, della vicenda.
C’è innanzitutto l’aspetto giuridico-formale. Posto che il Gip liquida molti dei capi d’accusa (e inviterei tutti a soffermarsi su questo dato: è abbastanza raro che un Procuratore capo sia così clamorosamente smentito in sede di valutazione delle richieste di misura cautelare) e che la vicenda dei matrimoni combinati è risibile (è davvero incredibile che per un (1) matrimonio forse combinato e un (1) matrimonio suggerito e nemmeno celebrato si parli di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) l’unica accusa rimasta in piedi è quella relativa all’affidamento diretto del servizio di raccolta differenziata a cooperative prive dei requisiti richiesti.
Rispetto a questa accusa Mimmo Lucano è un cittadino come tutti gli altri. Dovrà difendersi secondo le regole, ha diritto ad essere considerato innocente fino all’ultimo grado di giudizio e dovrà pagare nel caso abbia sbagliato. Si può e si deve aggiungere che non gli viene contestato nessun arricchimento personale, che l’affidamento riguarda un servizio erogato in un piccolissimo centro abitato e quindi per importi molto contenuti e che è del tutto evidente la sproporzione dei mezzi d’indagine utilizzati e della misura cautelare applicata, ma chiunque – anche se vittima di un accanimento investigativo – deve essere giudicato come tutti gli altri.
Accanto a queste considerazioni ci sono quelle più propriamente politiche. Le dichiarazioni di Salvini (e anche di alcuni deputati 5 stelle) sono inaccettabili in qualunque contesto democratico. La criminalizzazione delle idee altrui, la volontà di annientamento degli avversari, l’odio sparso a piene mani, la strategia di estremizzazione delle posizioni ravvivano ancora una volta l’allarme sullo scivolamento di questo paese verso una democrazia svuotata dei propri valori e riempita di autoritarismo. Allo stesso modo, l’azione sempre più dura di pezzi della magistratura e dell’apparato statale in Calabria sta conducendo verso l’azzeramento di esperienze scomode e alternative, con il rischio (o la volontà) di sterilizzare i fermenti positivi che ancora si sviluppano in questa Regione. Tra scioglimenti dei comuni, interdittive antimafia e ordinanze di custodia cautelare poi annullate si sta colpendo – da Cortale a Gioiosa a Riace – sempre più spesso chi non è allineato.
Guardare alla magistratura e/o alle prefetture con la massima fiducia e con la speranza che da loro venga lo sradicamento della ‘ndrangheta e della mala politica non può significare accettare acriticamente che esse si posizionino oltre la legge.
Ma non è ancora questo il punto.
Se si inscrive la vicenda di Mimmo Lucano dentro un perimetro esclusivamente legalitario o politico non si può comprendere quello che è accaduto in questi anni a Riace.
Riace è stato un modello si è chiesto qualcuno in questi giorni? Penso di si, penso anche che forse lo abbiamo rivestito di una retorica eccessiva e non abbiamo voluto vederne alcuni limiti (ad esempio, si dovrebbe riflettere sulla capacità o meno di generare sviluppo economico duraturo una volta ripopolati i borghi), ma Riace ha parlato al mondo della possibilità di salvare le vite degli ultimi, di dargli una speranza, di costruire incontri, di privilegiare l’umanità invece del denaro. E soprattutto Mimmo Lucano è stato un uomo, un uomo che ha caparbiamente e generosamente dedicato le proprie energie verso uomini e donne che non conosceva, che avevano un altro colore dal suo, che scappavano da guerre lontane. Un uomo che ha fatto indubbiamente, evidentemente, costantemente del bene.
E’ per questo dato – l’umanità che trionfa in un minuscolo paesino della Locride mentre soffre nel resto del mondo – che Mimmo Lucano dovrebbe essere candidato per il premio Nobel della Pace. Anche, o forse soprattutto, se avesse violato qualche norma procedurale o non avesse osservato qualche disposizione di legge. Per i suoi eventuali errori dovrebbe pagare, ma allo stesso tempo per i suoi evidenti e straordinari meriti dovrebbe essere riconosciuto per quello che è: un uomo speciale, un eroe. Qualche giorno fa, prima di questa vicenda, all’inizio del mio corso ho chiesto ad alcuni studenti di leggere un libro di Natalia Ginzburg (Serena Cruz, o la vera giustizia) per poi discutere del rapporto tra legge e giustizia. La tensione tra legge e giustizia affonda nella notte dei tempi e sappiamo anche che non sempre chi sta dalla parte della giustizia ottiene ragione. Ma questo non è un motivo sufficiente per non continuare a stare dalla parte degli indiani, come direbbe il mio amico Giancarlo Rafele.
Chi, come me, insegna diritto nelle aule universitarie, insegna – deve insegnare – anche a non trasgredire la legge. Ma se mai mi capitasse di essere sindaco della mia città e di trovarmi dinanzi ad una regola che sento profondamente ingiusta e dalla quale può dipendere la vita di una persona, proprio come Mimmo Lucano non esiterei, assumendomene tutte le responsabilità, a trasgredirla. Non viviamo per essere salvi, viviamo per essere giusti». (Nicola Fiorita)
6 ottobre – In migliaia oggi pomeriggio accorsi da tutt’Italia a Riace per manifestare solidarietà al sindaco Mimmo Lucano, ancora agli arresti domiciliari: una marea umana eterogenea e multicolore, quasi cinquemila, in festa – anche se non c’era niente da festeggiare – perché essere tutti lì insieme è la risposta a chi vuole smontare il modello Riace per l’accoglienza ai migranti. Con due slogan ripetuti allo sfinimento: “Mimmo libero” e “Siamo tutti clandestini”, in marcia fin sotto casa dell’ex sindaco (il prefetto di Reggio lo ha sospeso dall’incarico) costretto ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti amministrativi nell’assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani.
Tantissimi extracomunitari insieme con sindaci, esponenti politici, sindacalisti, semplici cittadini. C’era anche l’ex presidente della Camera Laura Boldrini: «Sono cittadina onoraria di Riace dal 2013 ma ho conosciuto e amato questa straordinaria esperienza molto prima – ha detto la Boldrini – nel pieno rispetto della magistratura, ho ritenuto necessario essere qui oggi per manifestare sostegno a Lucano. Sono certa che sarà in grado di chiarire ogni accusa. Ritengo indecoroso che un ministro dell’Interno indagato per sequestro di persona abbia gioito dell’arresto del sindaco. Piuttosto dovrebbe farlo per quello dei capi delle ‘ndrine».
Tra gli altri, la giornalista Luciana Castellina, il segretario di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea Maurizio Acerbo, i sindaci della Locride e quello di Cerveteri, Alessio Pascucci, che nei giorni scorsi si era detto pronto all’autodenucnia per lo stesso reato contestato a Lucano: «Se serve la disobbedienza civile di un sindaco per mettere in pratica la solidarietà e l’accoglienza – ha detto – ci dichiariamo tutti colpevoli e complici».
Acerbo ha dichiarato: «Sono orgoglioso di poter essere oggi a Riace per essere anche fisicamente accanto a Mimmo Lucano e alla sua battaglia per la convivenza fra i popoli e contro il razzismo. Riace rappresenta un esempio positivo che abbiamo esportato in Europa, una storia ventennale in cui si dimostra come l’accoglienza fra pari dia fastidio ai predicatori di odio.
«Se il suo operato è celebrato come un modello di civiltà e anche sviluppo locale e se i Salvini e le Meloni non trovano di meglio che gettare fango sul suo operato, significa che Lucano sta rompendo una narrazione tossica secondo cui gli immigrati sono i nemici e il problema del paese. Intendo continuare la battaglia del nostro partito insieme a lui e agli amministratori locali che invece di far divenire business l’accoglienza o invece di innalzare barricate contro i profughi, costruiscono speranze di un futuro migliore, per tutte e per tutti. Sono loro quelli che cambieranno, dal basso, questo paese».
A nome del sindaco De Magistris è venuto l’assessore del Comune di Napoli Enrico Panini. Non si è visto Oliverio che aveva incontrato ieri Lucano nella sua casa-prigione: «Oggi, come ieri, sono al suo fianco. – ha detto il presidente della Regione Calabria – Sicuro della sua onestà, fiducioso nella giustizia e certo che sarà chiarito ogni aspetto di questa vicenda».
Roberto Saviano ha twittato così: «A Riace tutti per Mimmo Lucano a difendere un modello virtuoso di accoglienza e integrazione. Mimmo non è un feticcio né un ottuso burocrate, ma un uomo del sud che conosce il dolore di tutti i sud del mondo».
Mimmo Lucano ha detto al giornalista dell’Agenzia Italia: «Sono rimasto senza parole un’emozione indescrivibile, un fiume di solidarietà, non avrei mai immaginato che un giorno sotto questa casa arrivasse così tanta gente. Spero di tornare a essere una persona normale, libera, che non deve subire questi condizionamenti anche perché sul piano psicologico lasciano un segno. Voglio tornare a essere una persona libera come tutti. ». (rrc)
2 ottobre – La notizia degli arresti (domiciliari) del sindaco di Riace Mimmo Lucano ha provocato molta indignazione e tanto stupore non solo in Calabria. Il presidente della Regione Mario Oliverio ha diffuso una nota di vicinanza al sindaco simbolo dell’accoglienza: «Non sono ovviamente a conoscenza – dice Oliverio – dei dettagli dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Mimmo Lucano, tranne quello che trapela in queste ore sugli organi dì informazione a seguito del comunicato diffuso dagli inquirenti. Sono però a conoscenza di chi sia Mimmo Lucano, della sua opera, della sua passione, del suo impegno indefesso per gli altri e soprattutto per i migranti. Sono – ancora – perfettamente a conoscenza di quello che era Riace un tempo e di quello che Riace è oggi. Sono perfettamente a conoscenza che il modello di integrazione di Riace è un faro, un modello appunto, un simbolo di quello che dovrebbe essere – e invece non è – l’accoglienza nel nostro Paese. Sono perfettamente a conoscenza che Mimmo Lucano è uomo di specchiata onestà e credibilità, che ha agito e agisce esclusivamente per gli altri e si batte per i diritti degli ultimi, dei poveri, di chi scappa dai loro paesi per guerre fame miseria .Di quelli che Mimmo chiama gli zeri. Per questi motivi sono dunque vicino a Mimmo Lucano e lo difenderò e lo aiuterò nella certezza che i tempi bui che stiamo vivendo troveranno alla fine un’uscita e che diritti dignità e libertà alla fine trionferanno. Mimmo Lucano non è solo e io sono con lui, oggi come ieri. Sono con lui perché lo ho conosciuto da vicino e so che è una persona onesta e semplice. Una persona che ha dedicato la sua vita per gli ‘ultimi della terra».
Beppe Fiorello ha stigmatizzato con un «allora arrestateci tutti»: «Crederò in te più di prima. Qualcuno si porterà sulla coscienza la vita di un uomo straordinario, io lo so che Mimmo non sopporterà questa vergogna, ora cerco parole per difenderlo ma mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo.
«Con l’arresto, – ha detto l’attore che nella fiction mai andata in onda impersona il sindaco Lucano – vacilla il “mito” di un amministratore diventato famoso per il suo impegno in favore dei migranti, che in migliaia avevano trovato ospitalità nel centro della Locride. L’impegno di Lucano in favore dei migranti gli diede enorme notorietà anche a livello internazionale, tanto che nel 2016 la rivista americana “Fortune” lo inserì tra le 50 personalità più potenti nel mondo. I “guai” per Lucano cominciarono quando la Prefettura di Reggio Calabria, lo scorso anno, dispose un’ispezione nel Comune di Riace dalla quale emersero una serie di irregolarità nell’utilizzo dei finanziamenti governativi per la gestione dei migranti. I risultati dell’ispezione fecero scattare l’inchiesta della Procura della Repubblica di Locri da cui sono emersi gli illeciti che oggi hanno portato all’arresto di Lucano e della compagna, Tesfahun Lemlem».
Secondo Roberto Saviano «Questo governo, attraverso questa inchiesta giudiziaria, da cui Mimmo saprà difendersi in ogni sua parte, compie il primo atto verso la trasformazione definitiva dell’Italia da democrazia a stato autoritario. Con il placet di tutte le forze politiche. Nelle azioni di Mimmo Lucano non c’è mai finalità di lucro, ma disobbedienza civile».
A Roma questa sera in piazza dell’Esquilino una manifestazione di solidarietà nei confronti di Mimmo Lucano organizzata dal centro sociale Baobab, l’associazione di volontari che si occupa della gestione dei migranti nella Capitale, e dall’Arci. Centinaia di cittadini hanno chiesto la libertà per il sindaco. In piazza anche la segretaria della Fiom, Francesca Re David, rappresentanti dell’Anpi, degli studenti, di “Articolo 1-Mdp”, molti attivisti dei movimenti, rappresentanti del Pd, Radicali, Potere al Popolo e Liberi e Uguali e tanti cittadini accorsi spontaneamente.
«Colpendo lui – hanno detto i rappresentanti di Baobab in un post su Facebook – si cerca di arrestare un’idea di convivenza, un’idea di società di pace.Riace era disabitata, oggi vive in un incontro di culture e persone di diversa provenienza. Riace ha dato uno schiaffo a chi ha dipinto il fenomeno migratorio come un problema, come una paura. Riace, nel suo piccolo borgo, ha dimostrato a tutti che la realtà è in mano nostra e che non c’è nulla di già scritto. L’accusa avanzata contro il sindaco Mimmo Lucano è quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un reato legato alla condizione di esseri umani dichiarati fuori legge solo per la mancanza di un foglio, di un timbro. Lo Stato, oggi, fa la guerra al sindaco di un piccolo paese calabro perché ha cercato di aiutare degli esseri umani, perché ha deciso di rimboccarsi le maniche»
Secondo il vicepremier Luigi Di Maio non c’è nulla da imputare allo Stato. «Questa è un’inchiesta della magistratura che nasce prima dell’insediamento di questo governo. Spero, quindi, che questo non diventi un caso politico. Evitiamo di enfatizzare modelli che poi finiscono addirittura arrestati. Quello che non accetto è che si accusi il governo quando questa è un’inchiesta della magistratura e mai come in questo momento a capo del Csm di certo non c’è uno vicino a noi».
Lo scrittore e impresario di spettacolo Ruggero Pegna, autore del libro antirazzismo “Il cacciatore di meduse”, ha dedicato questa riflessione alla vicenda del sindaco Lucano agli arresti domiciliari: «In un’area difficile della Calabria e del mondo, la sensibilità e l’umanità di un sindaco hanno costruito un esempio di straordinaria convivenza di etnie, fedi, culture, tradizioni, storie, colori, suoni, emozioni (e molto altro). La burocrazia più becera e una giustizia in cui, oramai, credono in pochi, hanno schiaffeggiato un simbolo di pace e, con lui, la Calabria più bella, chi ancora crede nei valori e nella dignità di ogni uomo, oltre ogni barriera e diversità, chi crede che il mondo non abbia confini e ognuno sia libero di sperare in una vita migliore per sé e i propri figli, nel segno di una fratellanza universale. A Mimmo Lucano, stima e solidarietà». (rrm)
12 settembre – Vasta eco ha avuto il convegno “Storie Migranti Accoglienza e Solidarietà: valori calabresi” che si è svolto ieri a Catanzaro nell’ambito della rassegna “Settembre al parco” in programma fino al 21 settembre al Parco della biodiversità mediterranea di Catanzaro. Tra i partecipanti, come ospite d’onore, il sindaco di Riace Mimmo Lucano. L’incontro, che si è svolto al Musmi (Museo Storico Militare), è stato introdotto da Rosetta Alberto, direttore del Musmi e moderato dal giornalista calabrese Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana. È intervenuto anche il presidente della Regione Mario Oliverio.
Parlando del sindaco Lucano, Oliverio ha detto: «Lucano è una persona, un calabrese, che non solo ha fatto una scelta di campo: quella della civiltà ma ha costruito un modello di accoglienza e di integrazione che ha consentito di rivitalizzare un borgo e di creare lavoro per la comunità residente. Un modello alternativo a quello basato sulle paure e che spinge sulle limitazioni delle libertà». Oliverio nel sottolineare che le competenze sull’immigrazione sono del Ministero ha poi affermato che «la Regione non deve rimanere chiusa nelle gabbie delle competenze. Ritengo che Riace è la Calabria nelle sue viscere. La Calabria che non si gira dall’altra parte di fronte alle miserie del mondo perché l’ha vissuta sulla propria pelle l’esperienza dell’allontanamento. Mi sono schierato con Lucano anche perché ritengo che le istituzioni abbiamo l’obbligo di trasmettere il rispetto dell’altro e la solidarietà verso chi vive situazioni di disumanità».
Il presidente è anche tornato sull’argomento della mancata messa in onda della fiction su Mimmo Lucano da parte della Rai: «È stato impedito che Riace potesse andare in onda perchè avrebbe consentito a milioni di persone di poter essere informate e di poter verificare direttamente il valore di Riace. Il modello Riace – ha rimarcato ancora il presidente Oliverio – va sostenuto perché rappresenta un modello di civiltà per il quale bisogna battersi. E partendo da questa esperienza la sinistra deve avere il coraggio di recuperare la bussola dei valori e rappresentarli come idea di società. Come il vento non si può fermare con le mani – ha dichiarato infine Oliverio -, il fenomeno dell’immigrazione non si può fermare con i respingimenti».
Il convegno al Musmi era dedicato all’accoglienza e all’integrazione dei migranti all’insegna di una Calabria che accoglie e fa della diversità una risorsa. E in tal senso il sindaco Lucano ha esordito affermando che «L’esperienza di Riace fa emergere l’anima antica e nuova della Calabria, di questa terra che deve essere legata a un senso spontaneo di sensibilità, perché non si può fare campagna elettorale sull’opposto della natura umana. L’accoglienza, e soprattutto l’integrazione, per noi ha rappresentato la possibilità del futuro per la comunità di Riace. Quanti arrivano da noi sono esseri umani e Riace è la prova concreta che è possibile affrontare il fenomeno dell’immigrazione con una dimensione umana».
Lucano poi, rispondendo ad una domanda sulla sospensione della fiction Rai, ha evidenziato che «probabilmente milioni di italiani e di persone all’estero che avrebbero visto la serie televisiva avrebbero capito che se la convivenza di diverse culture è stata possibile in un territorio limite quale Riace, con tutti i suoi problemi di abbandono, declino demografico e rassegnazione sociale, sarebbe stata possibile ovunque. Il messaggio della fiction sarebbe stato controcorrente rispetto a quello che oggi sta accadendo in Italia, dove addirittura – ha rilevato il sindaco – si crea il consenso politico spingendo sempre più verso la civiltà della barbarie. Noi abbiamo costruito un laboratorio politico di scambi e la rivendicazione – afferma Lucano riferendosi alle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto portandolo anche ad uno sciopero della fame – non è stata solo economica ma principalmente contro l’occultamento di questa esperienza. E in un contesto di solitudine – ha infine dichiarato il sindaco Lucano – aver conosciuto il presidente Oliverio, che mi ha ascoltato e ha scelto di stare vicino a me, ma soprattutto vicino agli ultimi, mi ha dato la forza di andare avanti per non far finire questa esperienza legata al sentimento di umanità che tutti i calabresi possediamo».
I lavori del convegno sono stati introdotti dal presidente della Provincia Enzo Bruno: «Attraverso questa manifestazione – ha detto Bruno – diamo voce ai valori della vera Calabria. La rassegna, affidata alla direzione artistica di Massimo Fotino, in sette giorni vivrà decine di spettacoli, opere teatrali, grandi concerti dibattiti. E lo facciamo nonostante le grandi difficoltà economiche che oggi vivono le Province. Per questo devo ringraziare in particolare la Giunta regionale e il presidente Oliverio che ha puntato su Catanzaro capoluogo della Calabria e ci ha consentito di mantenere a questi livelli il Parco della Biodiversità, uno dei parchi più belli d’Italia».
Al convegno sono intervenuti anche il direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni il quale ha sostenuto che «il modello Lucano mette in difficoltà il business dell’accoglienza. Se ci fosse un reato di ingenuità Mimmo sarebbe condannato all’ergastolo. Non è ancora cosciente del casino che ha combinato»; il Presidente dell’associazione Gutenberg Armando Vitale secondo cui «la scuola deve creare un clima che sollevi il problema di cosa è il fenomeno dell’immigrazione per difendere i diritti di civiltà della nostra Europa. Serve una grande mobilitazione politica, civile, ideale»”. (rcz)
31 agosto – Quasi una pagina dedica oggi il quotidiano la Repubblica sui fondi per l’accoglienza per Riace prima tagliati e poi ripristinati dopo una grande mobilitazione popolare, con l’adesione di intellettuali, artisti, magistrati, associazioni, partiti, sindacati e sacerdoti. Una bella intervista al sindaco di Riace Mimmo Lucano, di Alessia Candito, mette in luce come il “modello Riace” risulti, alla fine, vincente sotto tutti i punti di vista.
«Veniamo – ha dichiarato Lucano alla giornalista – da una battaglia che dura da quasi due anni. SUl piano politico, burocratico, procedurale, mediatico. Probabilmente c’è qualcuno che ha interesse a sabotare Riace e il progetto politico che rappresenta. Qui non facciamo né attività alberghiera, né assistenzialismo, qui creiamo comunità e ne beneficiano tutti. Riace, come altre aree interne della Calabria era destinata allo spopolamento, ma qui solo quest’anno sono nati 20 bambini. Nell’asilo multietnico che abbiamo creato lavorano 14 giovani del posto. È la dimostrazione che l’accoglienza funziona e fa crescere».
Il sindaco Lucano constata che non c’è più margine per essere neutrali. «Ovunque vada, incontro solo persone che considerano il nostro borgo una speranza. Nel mondo, la nostra comunità è vista come un modello. Anche registi come Wim Wenders hanno voluto raccontarla». (rrm)
Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza dell'utente. AccettaImpostazioni leggi di più
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.