di GIOVANNI LAMANNA – La gestione dei rifiuti solidi urbani rappresenta una delle attività più difficili e complesse che si possa immaginare. I fattori che influiscono sul risultato finale sono innumerevoli: la tipologia dei rifiuti, gli aspetti tecnici, gli aspetti culturali, gli aspetti organizzativi, le risorse, le competenze, ecc. Desidero prendere in considerazione alcuni elementi utili a comprendere il problema:
Rifiuti, risorsa o rischio?
I rifiuti sono una Risorsa, se differenziati bene e riciclati, ma costituiscono anche un “Rischio” economico, sociale, sanitario, ambientale e di conseguenza vanno gestiti secondo il principio di “prevenzione del rischio”. Per ridurre il rischio occorre ridurne la produzione di rifiuti prima di tutto. Al contrario se li consideriamo risorsa, potremmo sottovalutare il rischio.
Costi: il costo standard del servizio in Calabria è, mediamente, doppio rispetto al centro nord. I comuni che hanno il compito di far pagare la Tari svolgono il ruolo esattori per conto terzi.
Percentuali di raccolta: molti comuni (specie quelli piccoli) hanno raggiunto ottimi risultati nelle percentuali, anche sopra il 70%, ma anche qualche città, come Catanzaro insieme a Potenza e Salerno, hanno alte percentuali di RD. Purtroppo le altre province calabresi, hanno attraversato periodi di emergenza ripetuti (l’ultima Reggio Calabria), ma anche Vibo Valentia ha una storia di conflitti con le ditte appaltatrici. Quindi la situazione generale non è buona.
Purezza dei materiali: anche se le percentuali di RD fossero molto più elevate, c’è un altro parametro da considerare, ovvero la purezza dei materiali differenziata, la quale, se non raggiunge livelli ottimali, rende i rifiuti impuri e, di conseguenza, non commercializzabili. Tali rifiuti vengono prima accumulati e spesso smaltiti in discarica. Quindi la raccolta differenziata, a queste condizioni è inutile e rappresenta uno spreco di risorse.
La trasformazione in loco: perché i rifiuti siano una vera risorsa per la Calabria, dovrebbero essere riciclati in loco con la produzione di beni materiali. Si dovrebbe pensare ad investire in aziende sul territorio evitando il trasferimento del materiale selezionato, in altre regioni o all’estero con la conseguenza di altri costi aggiuntivi.
Qualità del lavoro: i lavoratori del settore, operatori ecologici, appaiono visivamente come “lanciatori di buste” e per questo motivo vanno incontro a problemi di salute e malattie professionali che incidono in prevalenza sul sistema muscolo/scheletrico. Sono lavoratori che vanno formati e valorizzati migliorando sia le condizioni di lavoro, ma anche valorizzando il ruolo di front-office che svolgono.
Questi indicatori sono sufficienti ma, per un approccio politico e quindi alla necessità di miglioramento della qualità di gestione, sono sufficienti ad indicare la direzione culturale, tecnica ed organizzativa verso cui dirigersi.
Sappiamo che la Regione, con il presidente Roberto Occhiuto, sta riprogrammando l’organizzazione a livello regionale del servizio. Una direzione sicuramente auspicabile, viste anche le caratteristiche difficili del territorio e la condizione sociale delle popolazioni. Questo però non basta a garantire che le cose miglioreranno, visto lo storico fallimento delle Ato. Realtà ben più complesse e grandi, con capacità economica infinitamente più importante, sono andate in crisi sui rifiuti.
Punti fondamentali per una proposta politica
Appalti: agire sui costi attraverso appalti a costo standard e pagamenti per obiettivi verificabili.
Elementi che generano il costo: considerare, non solo la percentuale di raccolta ma agire su tutto ciò che produce costi superflui ovvero, massa prodotta, volume gestito, movimento.
Qualità dei materiali: il vero obiettivo è la commercializzazione dei materiali, che non può avvenire senza i livelli di purezza richiesti dal mercato.
Tipologie di raccolta: oltre le cinque che tutti conosciamo ce ne sono almeno altre dieci che vanno fatte a parte (farmaci, toner, cartucce, scarpe, vestiario, materiali ferrosi, oli esausti sia quelli di uso industriale che quelli vegetali da consumo domestico, lampadine a basso consumo, materiali pericolosi, materiali da cure sanitarie a domicilio, piccoli apparecchi elettrici domestici (paed), batterie al litio, pile, farmaci ecc.), alluminio. Si deduce che non è derogabile la buona organizzazione e l’implementazione di una rete di raccolta di tutte queste tipologie di rifiuti. Può essere fatto solo con la collaborazione dei cittadini e delle attività diversamente ci sarà un ulteriore fallimento dell’intero sistema.
Tari: il pagamento della Tari (tassa rifiuti e non tassa pavimento), dovrà essere calcolato per volumi di rifiuti consegnati e non per numero di persone o superficie delle abitazioni. Non è detto che una famiglia numerosa produca più rifiuti, dipende dallo stile di consumi di quella famiglia e relativamente dal numero di componenti. In questo modo le persone saranno incentivate a ridurre il consumo di plastica e di tutti quei prodotti confezionati, delle buste, delle foglie dell’erba dei giardini ecc.
I comuni: dovranno partecipare, al miglioramento del servizio e non essere espropriati, evitando che la gestione centralizzata diventi un luogo di clientele e di favori.
Partecipazione: senza la partecipazione dei cittadini, ma anche degli operatori, non si va da nessuna parte. Dovranno essere messe in atto una serie di interventi di formazione, informazione, vigilanza, mantenimento, rafforzamento e affido che ci consentiranno di migliorare continuamente la qualità del servizio e la soddisfazione dell’utenza.
La proposta politica
Centralizzazione del servizio: l’ente regionale punta sulla centralizzazione del servizio per la gestione dei rifiuti. IDM si dichiara d’accordo ma a patto che i comuni abbiano un ruolo definito ed importante e che vengano aiutati a raggiungere gli obiettivi e non estromessi (ad esempio la regione potrebbe gestire un sistema di tutor che aiutino i comuni ).
Regolamenti e ogni modalità condivisi e tali da impedire dispersione di risorse ed infiltrazioni criminali . I comuni, sono meno a rischio perché sono sottoposti alle procedure della commissione accesso e quindi forniscono, su questo tema, più garanzie dei privati.
Discariche: le discariche hanno creato enormi problemi, come la discarica di Alli, a rischio inquinamento ambientale, la vicenda della Battaglina che doveva diventare una enorme discarica posta su una zona di sorgenti e falde acquifere e fu bloccata dalle proteste della popolazione locale e non è l’unica vicenda di contestazioni locali. In prospettiva le discariche andranno ridotte o chiuse.
Termovalorizzatori: l’ente Regione punta al raddoppio del termovalorizzatore (inceneritore) di Gioia Tauro. Ebbene, questo investimento può avere un senso solo se ha come obiettivo la chiusura delle discariche.
Centri di recupero: i Cdr servono a recuperare materiale da avviare al riciclo. In pratica i rifiuti differenziati come multi-materiale e plastica, vengono fatti passare su un nastro e, manualmente vengono prelevate i materiali da riciclare (tappi, bottiglie di plastica, contenitori vari, materiali ferrosi, lattine ecc.). Se ne recupera, se va bene la quarta parte. Il materiale rimanente, viene sottoposto ad un processo industriale e trasformato in CDS ovvero, combustibile derivato secondario. Questo combustibile a composizione di plastiche, ovvero derivati da idrocarburi, viene impiegato nei cementifici, facendo risparmiare petrolio. In sostanza il ciclo dei Cdr/Cds è un termovalorizzatore camuffato.
Congruità dell’investimento: Se si investono risorse economiche in un termovalorizzatore, questo deve poter ammortizzare nel tempo le risorse investite. Per fare questo bisogna bruciare enormi quantità di materiale. Se viene sottoutilizzato si va in perdita economica. C’è già l’esperienza del termovalorizzatore di Parma, che a causa della RD doveva prendersi i rifiuti da altre regioni. Quindi, ripeto, può avere senso solo in alternativa alle discariche.
La raccolta differenziata dei rifiuti: la raccolta differenziata è l’unico modo di riportare nel ciclo produttivo i materiali e passare da un sistema unidirezionale, che vuol dire estrarre risorse dal pianete, utilizzarle per la produzione ed a fine ciclo gettarli in discarica o bruciarli. Una cosa assurda che il nostro paese/nazione non può permettersi a livello economico, visto che siamo poveri di materie prime. Quindi la differenziata va fatta bene, abbattendo i costi e migliorando la qualità dei materiali recuperati da reintrodurre nel ciclo produttivo.
Riciclo dei materiali: La regione dovrebbe puntare su un sistema industriale locale, capace di portare a reddito i materiali recuperati e differenziati e soprattutto creare lavoro, che ne abbiamo tanto bisogno.
Disponibilità di Italia del Meridione e, quindi, dei suoi referenti e delle sue risorse umane, a dare suggerimenti precisi, sulla base di esperienze già acquisite e sperimentate e anche di nuove idee. l’obiettivo è di evitare o limitare errori e ritardi ulteriori e portare la Calabria ai primi posti a livello nazionale nella qualità di gestione dei rifiuti. Bruciare un problema non è un modo per risolverlo.
Sarà un percorso difficile ma non procrastinabile, necessario anche per cambiare l’immagine negativa della nostra regione. Si tratta di una necessità e quindi di un obbligo morale . Non possiamo permetterci di meno.
Buon ambiente e buona Calabria. (gl)
[Giovanni Lamanna è responsabile Ambiente regione Calabria di Italia del Meridione]