L’ex consigliere regionale Paris: Il rione Marconi di Reggio una discarica a cielo aperto

L’ex consigliere regionale Nicola Paris ha denunciato come «il rione Marconi è diventato una discarica a cielo aperto, viene gettato di tutto e a farne le spese sono sempre i cittadini ligi che invece, fanno la differenziata» e di come sia «un’indecenza vedere discariche di rifiuti a 10 metri l’una dall’altra. L’amministrazione comunale non rispetta la sua comunità e l’ambiente».

I residenti, infatti, sono stanchi e inorriditi a essere costretti a vivere tra spazzatura, topi, insetti e un fetore nauseabondo.

«Uno spettacolo orribile condito dal solito perenne tappeto di ingombranti e rifiuti di ogni tipo sparsi ovunque», ha detto Paris, chiedendo «perché non si riesce ad organizzare la raccolta dei rifiuti in modo decoroso garantendo una pulizia ordinaria di vie e cestini di raccolta dell’immondizia? Reggio è ormai sommersa di emergenze su emergenze: spazzatura, penuria idrica, sicurezza sono problemi atavaci ma, passa il tempo e non riusciamo a venirne fuori».
L’ex politico ha, inoltre, evidenziato che «il disagio non si può risolvere solo con la raccolta straordinaria che ogni tanto viene effettuata e a spese dei cittadini ma, bisognerebbe contrastare con l’utilizzo di telecamere ed ispettori ambientali atti a monitorare chi scarica abusivamente i rifiuti. Reggio merita tutt’altro che propaganda e la città, non solo il rione Marconi, vive in un degrado e abbandono da tempo».
«Chiedono rispetto, igiene e, soprattutto – ha concluso – che siamo garanti nell’immediato i servizi essenziali e realizzati finalmente, progetti di cui si fa un gran parlare da decenni», in quanto i residenti del rione Marconi esausti dalle «continue chiacchiere propinate da questa amministrazione incapace a risolvere i problemi». (rrc)

Il presidente Occhiuto: In Calabria stop a nuove discariche o ampliamento di quelle esistenti

«In Calabria sarà molto più difficile, direi quasi impossibile, costruire nuove discariche o ampliare quelle esistenti; e gli impianti ormai fuori legge, in relazione ai nuovi parametri che abbiamo introdotto, dovranno scegliere tra il mettersi al più presto in regola o chiudere per sempre i battenti». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, annunciando come «la Giunta della Regione Calabria ha deciso di intervenire per tramutare quella che era una tutela meramente formale in una tutela realmente sostanziale».

I«n Calabria, a causa del Piano rifiuti del lontano 2016 – ha spiegato – era possibile costruire nuove discariche seguendo esclusivamente un criterio localizzativo – il ‘fattore pressione discariche comunale’ – riferito al territorio comunale, con un valore limite fissato pari a 110.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato. Una maglia troppo larga che in questi anni ha permesso alcuni eccessi, un principio tutt’altro che limitante e che non garantiva alcuna tutela per nessuno dei Comuni calabresi, soprattutto per i più piccoli».

«Il cosiddetto ‘fattore pressione comunale’ – ha proseguito – è stato modificato in modo stringente – passiamo dai 110.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato al nuovo limite di 70.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato – ed è stato introdotto un ulteriore livello di tutela, innovativo rispetto al Piano precedente, con la previsione e individuazione di un ‘fattore pressione discarica areale’.

«Mentre quello ‘comunale’ è tarato sui confini amministrativi dei singoli Comuni – ha aggiunto – il ‘fattore areale’ prenderà in considerazione aree più vaste evitando così una eccessiva concentrazione di discariche nella stessa zona: la soglia individuata, ritenuta adeguata, è pari a 50.000 metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato. Grazie a questi preziosi e puntuali interventi affermiamo le linee tecniche e di principio che guideranno la nostra azione amministrativa anche nei prossimi anni».

«Il rilancio di una Regione passa anche, e soprattutto – ha concluso – attraverso la convinta e coraggiosa salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini». (rcz)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: I rifiuti a Crotone non si lasceranno in mezzo al mare

di EMILIO ERRIGOSi potrebbe discutere su chi e sul perché si è autorizzata, negli anni ’80, l’attivazione e la permanente giacenza di quelle mega discariche di rifiuti pericolosi a ridosso della spiaggia di Crotone a pochi metri dalle acque del fiume Esaro; attualmente però, a mio avviso, è prioritario che i cittadini e gli abitanti della città di Crotone pretendano, in diritto, che il milione (poco più o poco meno) di rifiuti pericolosi e non, venga rimosso al più presto e in modo tecnicamente sicuro, dalla spiaggia antistante il mare di Crotone e che venga conferito nelle discariche pubbliche o private autorizzate dalla legislazione internazionale, europea e nazionale vigente, recepita e attuata seguendo le norme, dalla Regione Calabria.

Gli impianti di trattamento e conferimento dei rifiuti solidi e liquidi, devono essere costruiti a norma di legge; devono essere collaudati, certificati, controllati e sorvegliati per la salute della popolazione residente o dimorante temporaneamente in quei luoghi.

Bisogna comprendere che gli impianti di trattamento e depurazione dei rifiuti liquidi e solidi urbani, industriali e ospedalieri, i termo inceneritori e valorizzatori, autorizzati e certificati sicuri, presenti sul territorio sul territorio italiano, della Calabria e di Crotone, servono proprio a questo fine; quello di non lasciare tali materiali incustoditi, abbandonati in modo incontrollato e pericoloso per l’ambiente e per chi in quell’ambiente vive.

Per la scienza dell’Economia Circolare, non esistono i rifiuti, ma solo i residui dei processi di produzione industriale e i residui dei processi di consumo, da valorizzare e trasformare in sottoprodotti energetici sostenibili ai fini ambientali per la biodiversità e gli ecosistemi.

Realizzare abusivamente micro o grandi depositi incontrollati di rifiuti solidi urbani e industriali, in mezzo ai terreni agricoli, ai margini delle carreggiate stradali, vicino alla spiaggia e rive dei fiumi, non è una pratica condivisibile, degna delle persone e società civili.

Così come i malati vanno curati e assistiti nelle strutture sanitarie e ospedaliere pubbliche e private che siano, i rifiuti liquidi e solidi, urbani e industriali, pericolosi e speciali, pericolosi con e senza Tenorm e Amianto, devono essere conferiti nelle infrastrutture di trattamento e conferimento sicuri, autorizzate a norma di legge.

Tutto questo dovrebbe sembrare ovvio, ma spesso non lo è! Tutti vorrebbero che i rifiuti, residui dei prodotti alimentari di consumo e scarti residuali dei processi imprenditoriali, aziendali e industriali, venissero trasferiti in luoghi lontani dalla propria casa. 

Quest’effetto, detto “nimby”, conseguenza di un naturale dissenso psicologico dell’essere umano di allontanare rischi e pericoli più lontani possibili dalla propria casa e territorio, va bilanciato ponendosi questa domanda: che fare dei rifiuti assoggetti alla raccolta differenziata, delle acque reflue urbane e industriali contaminate prodotti nel proprio territorio?

Ora occorre decidere e ragionare assieme, con spirito costruttivo e per l’esclusivo bene dei cittadini di Crotone e dintorni, su quale sia o possa essere l’alternativa agli attuali sistemi di trattamento, depurazione e conferimento, dei residui delle attività industriali, commerciali, aziendali, imprenditoriali, lavorativi, casalinghi, (c.d. beni economici circolari) da valorizzare a beneficio dell’ambiente, della biodiversità e gli ecosistemi a difesa e garanzia delle generazioni future.

Meglio contenere il rischio con il conferimento in discariche autorizzate e controllate o lasciare, a due passi dal mare, tonnellate di rifiuti pericolosi che da decenni, incontrollati, contaminano gli ecosistemi e danneggiano la salute umana? 

(Emilio Errigo, Commissario Straordinario Delegato di Governo del Sin Crotone – Cassano e Cerchiara di Calabria) 

 

LA CALABRIA PUÒ AMBIRE A PRIMEGGIARE
NELLA QUALITÀ DELLA GESTIONE RIFIUTI

di GIOVANNI LAMANNA – La gestione dei rifiuti solidi urbani rappresenta una delle attività più difficili e complesse che si possa immaginare. I fattori che influiscono sul risultato finale sono innumerevoli: la tipologia dei rifiuti,  gli aspetti tecnici, gli aspetti culturali, gli aspetti organizzativi, le risorse, le competenze, ecc. Desidero prendere in considerazione alcuni elementi utili a comprendere il problema:

Rifiuti, risorsa o rischio? 

I rifiuti sono una Risorsa, se differenziati bene e riciclati, ma  costituiscono anche un “Rischio” economico, sociale, sanitario, ambientale e di conseguenza vanno gestiti secondo il principio di “prevenzione del rischio”. Per ridurre il rischio occorre  ridurne la produzione di rifiuti prima di tutto. Al contrario se li consideriamo risorsa, potremmo sottovalutare il rischio.

Costi:  il costo standard del servizio in Calabria è, mediamente, doppio rispetto al centro nord. I comuni che hanno il compito di far pagare la Tari  svolgono il ruolo esattori per conto terzi.

Percentuali di raccolta: molti comuni (specie quelli piccoli) hanno raggiunto ottimi risultati nelle percentuali, anche sopra il 70%, ma anche qualche città, come Catanzaro insieme a Potenza e Salerno, hanno alte percentuali di RD. Purtroppo le altre province calabresi, hanno attraversato periodi di emergenza ripetuti (l’ultima Reggio Calabria), ma anche Vibo Valentia ha una storia di conflitti con le ditte appaltatrici. Quindi la situazione generale non è buona.

Purezza dei materiali: anche se le percentuali di RD fossero molto più elevate,  c’è un altro parametro da considerare, ovvero la purezza dei materiali differenziata, la quale, se non raggiunge  livelli ottimali, rende i rifiuti impuri e,  di conseguenza, non commercializzabili. Tali rifiuti vengono prima accumulati e spesso smaltiti in discarica. Quindi la raccolta differenziata, a queste condizioni è inutile e rappresenta  uno spreco di risorse.

La trasformazione in loco: perché i rifiuti siano una vera risorsa per la Calabria,  dovrebbero essere riciclati  in loco con la produzione di beni materiali. Si dovrebbe pensare ad investire in aziende sul territorio evitando il trasferimento del materiale selezionato, in altre regioni o all’estero con la conseguenza di altri costi aggiuntivi.

Qualità del lavoro: i lavoratori del settore, operatori ecologici, appaiono visivamente come “lanciatori di buste” e per questo motivo vanno incontro a problemi  di salute e malattie professionali che incidono in prevalenza sul sistema muscolo/scheletrico. Sono lavoratori che vanno formati e valorizzati migliorando sia le condizioni di lavoro, ma anche valorizzando il ruolo di front-office che svolgono.

Questi indicatori sono sufficienti ma, per un approccio politico e quindi alla necessità di miglioramento della qualità di gestione, sono sufficienti ad indicare la direzione culturale, tecnica ed organizzativa verso cui dirigersi.

Sappiamo che la Regione, con il presidente Roberto Occhiuto, sta riprogrammando l’organizzazione a livello regionale del servizio. Una direzione sicuramente auspicabile, viste anche le caratteristiche difficili del territorio e la condizione sociale delle popolazioni. Questo però non basta a garantire che le cose miglioreranno, visto lo storico fallimento delle Ato. Realtà ben più complesse e grandi, con capacità economica infinitamente più importante, sono andate in crisi sui rifiuti.

Punti fondamentali per una proposta politica

Appalti: agire sui costi attraverso appalti a costo standard e pagamenti per obiettivi verificabili.

Elementi che generano il costo: considerare, non solo la percentuale di raccolta ma agire su tutto ciò che produce costi superflui ovvero, massa prodotta, volume gestito, movimento.

Qualità dei materiali: il vero obiettivo è la commercializzazione dei materiali, che non può avvenire senza i livelli di purezza richiesti dal mercato.

Tipologie di raccolta: oltre le cinque che tutti conosciamo ce ne sono almeno altre dieci che vanno fatte a parte (farmaci, toner, cartucce, scarpe, vestiario, materiali ferrosi, oli esausti sia quelli di uso industriale che quelli vegetali da consumo domestico, lampadine a basso consumo,  materiali pericolosi, materiali da cure sanitarie a domicilio, piccoli apparecchi elettrici domestici (paed), batterie al litio, pile, farmaci ecc.), alluminio. Si deduce che  non è derogabile la buona organizzazione e l’implementazione di una rete di raccolta di tutte queste tipologie di rifiuti. Può essere fatto solo con la collaborazione dei cittadini e delle attività diversamente ci sarà un ulteriore fallimento dell’intero sistema.

Tari: il pagamento della Tari (tassa rifiuti e non tassa pavimento),  dovrà essere calcolato per volumi di rifiuti consegnati e non per numero di persone o superficie delle abitazioni. Non è detto che una famiglia numerosa produca più rifiuti, dipende dallo stile di consumi di quella famiglia e relativamente dal numero di componenti. In questo modo le persone saranno incentivate a ridurre il consumo di plastica e di tutti quei prodotti confezionati, delle buste, delle foglie dell’erba  dei giardini ecc.

I comuni: dovranno partecipare, al miglioramento del servizio e non essere espropriati, evitando che la gestione centralizzata diventi un luogo di clientele e di favori.

Partecipazione:  senza la partecipazione dei cittadini, ma anche degli operatori, non si va da nessuna parte. Dovranno essere messe in atto una serie di interventi di formazione, informazione, vigilanza, mantenimento, rafforzamento e affido che ci consentiranno di migliorare continuamente la qualità del servizio e la soddisfazione dell’utenza.

La proposta politica

Centralizzazione del servizio: l’ente regionale punta sulla centralizzazione del servizio per la gestione dei rifiuti. IDM si dichiara d’accordo ma a patto che i comuni abbiano un ruolo definito ed importante e che vengano aiutati a raggiungere gli obiettivi e non estromessi (ad esempio la regione potrebbe gestire un sistema di tutor che aiutino i comuni ).

Regolamenti e ogni modalità condivisi e tali da impedire dispersione di risorse ed infiltrazioni criminali . I comuni, sono meno a rischio perché sono sottoposti alle procedure della commissione accesso e quindi forniscono, su questo tema, più garanzie dei privati.

Discariche: le discariche hanno creato enormi problemi, come la discarica di Alli, a rischio inquinamento ambientale, la vicenda della Battaglina che doveva diventare una enorme discarica posta su una zona di sorgenti e falde acquifere e fu bloccata dalle proteste della popolazione locale e non è l’unica vicenda di contestazioni locali. In prospettiva le discariche andranno ridotte o chiuse.

Termovalorizzatori: l’ente Regione punta al raddoppio del termovalorizzatore (inceneritore) di Gioia Tauro. Ebbene, questo investimento può avere un senso solo se ha come obiettivo la chiusura delle discariche.

Centri di recupero: i Cdr servono a recuperare materiale da avviare al riciclo. In pratica i rifiuti differenziati come multi-materiale  e plastica, vengono fatti passare su un nastro e, manualmente vengono prelevate i materiali da riciclare (tappi, bottiglie di plastica, contenitori vari, materiali ferrosi, lattine ecc.). Se ne recupera, se va bene la quarta parte. Il materiale rimanente, viene sottoposto ad un processo industriale e trasformato in CDS ovvero, combustibile derivato secondario. Questo combustibile a composizione di plastiche, ovvero derivati da idrocarburi, viene impiegato nei cementifici, facendo risparmiare petrolio.  In sostanza il ciclo dei Cdr/Cds è un termovalorizzatore camuffato.

Congruità dell’investimento: Se si investono risorse economiche in un termovalorizzatore, questo deve poter ammortizzare nel tempo le risorse investite. Per fare questo bisogna bruciare enormi quantità di materiale. Se viene sottoutilizzato si va in perdita economica. C’è già l’esperienza del termovalorizzatore di Parma, che a causa della  RD doveva prendersi i rifiuti da altre regioni. Quindi, ripeto, può avere senso solo in alternativa alle discariche.

La raccolta differenziata dei rifiuti: la raccolta differenziata è l’unico modo di riportare nel ciclo produttivo i materiali e passare da un sistema unidirezionale, che vuol dire estrarre risorse dal pianete, utilizzarle per la produzione ed a fine ciclo gettarli in discarica o bruciarli. Una cosa assurda che il nostro paese/nazione non  può permettersi a livello economico, visto che siamo poveri di materie prime.  Quindi la differenziata va fatta bene, abbattendo i costi e migliorando la qualità dei materiali recuperati da reintrodurre nel ciclo produttivo.

Riciclo dei materiali: La regione dovrebbe puntare su un sistema industriale locale, capace di portare a reddito i materiali recuperati e differenziati e soprattutto creare lavoro, che ne abbiamo tanto bisogno.

Disponibilità di Italia del Meridione e, quindi, dei suoi referenti e delle sue risorse umane, a dare suggerimenti precisi, sulla base di esperienze già acquisite e sperimentate e anche di nuove idee. l’obiettivo è di  evitare o limitare errori e ritardi ulteriori e portare la Calabria ai primi posti a livello nazionale nella qualità di gestione dei rifiuti. Bruciare un problema non è un modo per risolverlo.

Sarà un percorso difficile ma non procrastinabile, necessario anche per cambiare l’immagine negativa della nostra regione. Si tratta di una necessità e quindi di un obbligo morale . Non possiamo permetterci di meno.

Buon ambiente e buona Calabria. (gl)

[Giovanni Lamanna è responsabile Ambiente regione Calabria di Italia del Meridione]

Il caos rifiuti a Reggio un potenziale danno erariale da centinaia di migliaia di euro

di ARMANDO NERI, GIUSEPPE DE BIASI, MARIO CARDIA, ANTONINO CARIDI E ANTONINO MINICUCI – La sentenza del Consiglio di Stato n. 813/2024 ha scritto la parola fine sulla vicenda dell’aggiudicazione dell’appalto sui rifiuti, che – ricordiamolo – era stato indetto dall’amministrazione per la durata massima di 48 mesi, con opzione di proroga per ulteriore 12 mesi e per un valore complessivo di ben 118 milioni di euro.

Il testimone passa, dunque, ad Ecologia Oggi. Questa sentenza mette a nudo le gravissime lacune politiche e amministrative del sindaco e dell’assessore “competente” all’igiene urbana Brunetti, già sindaco facente funzioni, che per redigere il bando e seguirne lo sviluppo si erano avvalsi addirittura della collaborazione di tre super – esperti, consulenti lautamente pagati con risorse pubbliche, quindi con le tasse dei cittadini. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’ennesimo disastro politico e amministrativo firmato Falcomatà-Brunetti-PD, che getta nuovamente nel caos e nell’incertezza la nostra Città sul tema dei rifiuti e dell’igiene urbana, ma purtroppo c’è di più. Qualcosa che va detto e che questa amministrazione sta volutamente tacendo, perché a pagare saranno i cittadini.

Leggendo la sentenza si nota, infatti, che per ben due volte il Comune ha sbagliato nella scelta della società a cui affidare l’appalto dei rifiuti: la prima in occasione dell’aggiudicazione originaria, avvenuta nell’agosto 2021, mentre la seconda volta nel dicembre 2022, dopo la prima sentenza del Consiglio di Stato che ordinava all’amministrazione di procedere ad una rinnovata e motivata valutazione specifica e puntuale dell’offerta della Tecknoservice. “Errare è umano, perseverare diabolico”, recita un antico detto. In questo caso la perseveranza è stata diabolica, perché questo ennesimo disastro amministrativo e politico, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, ha provocato un potenziale danno erariale di centinaia di milioni di euro ed è frutto di un’arroganza senza precedenti che Falcomatà, Brunetti e il PD usano quotidianamente nel governare la Città, diventata ormai vittima di contrasti interni alla maggioranza, di giochi di potere e lottizzazioni politiche del centrosinistra, che nulla hanno a che fare con gli interessi dei cittadini.

Il potenziale danno erariale da centinaia di milioni di euro scaturisce infatti dal risarcimento del danno che Ecologia Oggi potrebbe chiedere al Comune, pari al valore dell’appalto da 118 milioni che, come ha affermato il Consiglio di Stato, l’amministrazione ha sbagliato ad aggiudicare per ben due volte. Chi pagherà le conseguenze di questo scellerato danno erariale? Chi pagherà un risarcimento da centinaia di milioni, cagionato dalla persistente sciatteria politica ed amministrativa di chi oggi governa la Città? Forse lo pagheranno i cittadini? Sarà fondamentale in questa fase continuare a garantire il servizio e tutelare le maestranze ed i lavoratori adibiti al servizio di igiene urbana, a cui va il nostro pieno sostegno e la nostra solidarietà.

Tra un mese saremo chiamati a discutere il nuovo bilancio del Comune e con esso il Piano economico e finanziario della Tari. Dopo l’uscita dal piano di riequilibrio ci saremmo aspettati un abbassamento delle tasse, della Tari ed invece si corre il rischio di far pagare ai cittadini i disastri di Falcomatà e company, un potenziale danno erariale che manderebbe nuovamente in default le casse comunali. Sul tema dei rifiuti, della sentenza e di questo potenziale danno da centinaia di milioni, registriamo il silenzio di Falcomatà, che giustamente si guarda bene dal parlarne, perché non conviene o perché sarà impegnato a tagliare nastri e nastrini. Come Consiglieri Comunali di opposizione, vigileremo con attenzione sugli sviluppi di questa vicenda, trasmettendo tutti gli atti alla Corte dei Conti e interpellando i fautori di questo ennesimo dramma politico e contabile nelle commissioni competenti. (an, gdb, ac, mc, am)

«Armando Neri, Giuseppe De Biasi, Mario Cardia, Antonino Caridi e Antonino Minicuci sono consiglieri comunali di Reggio Calabria]

Plastic free onus nel 2023 ha rimosso 63 tonnellate di rifiuti in Calabria

Un “bottino” di 779.076 chilogrammi di plastica e rifiuti rimossi da spiagge, parchi e aree pubbliche cittadine, frutto di ben 2.139 appuntamenti di pulizia ambientale organizzati in tutta Italia nel corso del 2023. È il risultato straordinario raggiunto dall’onda blu dei volontari di Plastic Free Onlus, l’organizzazione impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica che può contare su più di mille referenti sul territorio nazionale. In Calabria, si sono tenute 128 giornate di raccolta con la rimozione di 62.904 chilogrammi di plastica e rifiuti.

A ciò si aggiungono le sensibilizzazioni soprattutto verso le nuove generazioni. Grazie a 1.029 incontri, di cui 41 in regione, tenuti durante l’anno negli istituti scolastici italiani, infatti, si è riusciti a raggiungere 89.116 studenti con interventi personalizzati per fasce d’età per illustrare l’importanza di amare il Pianeta non inquinando, di effettuare una corretta raccolta differenziata e di come scelte alternative alla plastica possano farci prevenire ulteriori disastri ambientali.

«Siamo orgogliosi dei traguardi ottenuti nel 2023 – dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus – In pochi anni di vita, la nostra organizzazione ha coinvolto oltre 250mila volontari, siglando 280 protocolli d’intesa con le Amministrazioni locali per intensificare le attività sul territorio e premiando 69 Comuni con il riconoscimento “Plastic Free”. In Calabria i protocolli d’intesa firmati sono 23 mentre i Comuni premiati quattro: Diamante, Tortora, Montepaone e Tropea. Ben 51 città, nel corso del 2023, hanno emanato ordinanze per vietare il rilascio deliberato in volo dei palloncini e delle lanterne. Con il prezioso supporto di aziende e di donazioni liberali – prosegue – abbiamo, inoltre, trasformato numerose scuole in luoghi plastic free attraverso l’installazione di depuratori d’acqua così da permettere ad ogni studente di riempire gratuitamente la propria borraccia, evitando l’acquisto di bottigliette di plastica. Abbiamo, poi, salvato da morte certa 37 tartarughe nel 2023, accompagnandone alla nascita 1.911, e siamo riusciti a sensibilizzare gli italiani su quanto sia determinante un impegno e un’attenzione costante oggi per permetterci di avere ancora un Pianeta domani. Invito tutti i cittadini armati di buona volontà – conclude De Gaetano (Plastic Free) – ad avvicinarsi alla nostra grande famiglia per rendere l’Italia ancor più bella e pulita nel 2024». (rcz)

Calabria regione virtuosa nella raccolta dei pneumatici fuori uso

Calabria virtuosa nella raccolta di pneumatici fuori uso. Quest’anno EcoTyre ha gestito in Calabria il maggior numero di Pfu (Pneumatici fuori uso), circa 39.480 kg, nell’ambito della campagna Puliamo il Mondo in collaborazione con Legambiente.

La raccolta in Calabria ha avuto, inoltre, il più alto numero di adesioni, con ben 11 interventi in 10 comuni che hanno preso parte all’iniziativa (Castiglione Cosentino, Cosenza, Spezzano della Sila, Gasperina, Stalettì, Squillace Lido, San Giovanni in Fiore, Rogliano, Roccabernarda e Dipignano). In tutta Italia, invece, sono stati raccolti e avviati a recupero 80.380 kg di Pfu con 24 interventi in 9 regioni e circa 9mila pezzi recuperati (il peso medio dei pezzi è di 8-15 kg).

La collaborazione con Puliamo il Mondo ricade nel più ampio progetto “Pfu Zero” che ha il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e nasce con lo scopo di informare la cittadinanza sull’esistenza e sul buon funzionamento della filiera di recupero e gestione dei Pfu.

La raccolta 2023 è un nuovo importante traguardo per il progetto “Da Gomma a Gomma”, coordinato da EcoTyre, con il coinvolgimento di molte aziende italiane, grazie al quale oggi è possibile utilizzare la gomma ottenuta direttamente da PFU per la produzione di nuovi pneumatici o di altri prodotti in gomma.

«La nostra partnership con Legambiente è ormai consolidata e quest’anno ha compiuto ben 11 anni. Continueremo a collaborare nell’ambito di Puliamo il Mondo – commenta Enrico Ambrogio, Presidente di EcoTyre – perché è fondamentale proseguire a sensibilizzare la cittadinanza su un servizio che è completamente gratuito per i consumatori. I pneumatici se ben gestiti sono riciclabili al 100% e si trasformano in una risorsa: per la prima volta abbiamo su strada il primo pneumatico verde, realizzato con un processo di devulcanizzazione di pneumatici giunti a fine vita».

«Il successo, in Calabria, dell’iniziativa di raccolta e avviamento al corretto smaltimento dei PFU abbandonati nell’ambiente, realizzata attraverso la collaudata collaborazione tra Legambiente ed Ecotyre, evidenzia la gravità del fenomeno nella nostra regione ma allo stesso tempo racconta delle grandi potenzialità del riciclo – dichiara Anna Parretta, Presidente di Legambiente Calabria – Le varie iniziative realizzate attraverso i circoli territoriali di Legambiente, nell’ambito della campagna ‘Puliamo il mondo’, affiancate quest’anno dalla organizzazione di un convegno rivolto ad amministrazioni e operatori del settore, sono state un tassello importante per sensibilizzare contro l’abbandono dei Pfu e far comprendere l’importanza di rispettare le norme procedendo al riciclo in un’ottica di economia circolare». (rrm)

Nel weekend in Calabria raccolte 12,3 tonnellate di plastica e rifiuti

Fiumi e mari d’Italia tirano un sospiro di sollievo e tornano un po’ a respirare. L’onda blu dei volontari Plastic Free, la onlus impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, in questo fine settimana ha liberato il Belpaese da oltre 132mila chili di plastica e rifiuti abbandonati. L’evento nazionale “Sea & Rivers” ha visto la partecipazione di oltre 13.400 volontari in ben 259 appuntamenti di pulizia ambientale tenutisi su tutto il territorio nazionale. La Calabria ha contribuito con 15 appuntamenti dove sono stati raccolti 12.323 chilogrammi grazie all’impegno di 584 volontari.

«L’entusiasmo e la determinazione dei nostri volontari mi inorgoglisce sempre più e dà speranza a tutti noi per un futuro differente – dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus – Registriamo sempre una imponente partecipazione, anche di scuole e università, ma soprattutto una grande attenzione da parte dei cittadini sensibilizzati sul tema della plastica che pervade l’ambiente e compromette la nostra salute. Se nel 2050 ci sarà più plastica che pesci nei nostri mari, tracce di nanoplastiche sono state ritrovate nel nostro organismo, dal latte materno ai tessuti del cuore. Pertanto – prosegue – è importante agire subito e tanti italiani lo hanno già compreso. Naturalmente gli appuntamenti di Plastic Free non finiscono con questo evento nazionale: per chiunque voglia saperne di più, sarà sufficiente registrarsi su www.plasticfreeonlus.it per avere aggiornamenti e notifiche sulle attività nella città di interesse».

A Plastic Free è giunto il messaggio di saluto del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha ringraziato i volontari per “il duplice merito di agire sulla sensibilizzazione dei cittadini, liberando e pulendo al contempo gli spazi naturali dai rifiuti plastici”, con un’azione “a tutto campo, nella quale si rigenerano gli ecosistemi, si diminuisce il rischio di inquinamento e si agisce sensibilizzando e coinvolgendo nei processi di sostenibilità”. Nella sua missiva, il ministro ha ricordato le misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con “progetti faro” di economia circolare e una linea di intervento dedicata al “marine litter”: 115 milioni di euro che hanno finanziato 75 nuove progettualità. Un ulteriore passo verso l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle aree terrestri e marine entro il 2030. (rcz)

Il sindaco di Reggio Brunetti: Il Comune costantemente penalizzato nei conferimenti dei rifiuti

Il sindaco f.f. di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, risponde alle sollecitazioni rappresentate dal Commissario Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, Bruno Gualtieri, sottolineando come «la sua, più che la missiva di un tecnico impegnato a risolvere problemi al servizio della comunità calabrese, sembra una presa di posizione di parte, non si capisce dettata da che genere di interessi evidentemente più di natura politica».

«D’altronde – ha continuato – non si spiegherebbe altrimenti la sua uscita pubblica assunta d’iniziativa, probabilmente frutto di una richiesta della parte politica che oggi governa la Regione. A tal proposito, solo per sfiorare il merito di ciò che afferma Gualtieri, ho chiesto al Settore Ambiente del Comune di Reggio Calabria, ricordiamo la città più grande e popolosa della Calabria, di produrre un report delle quantità di rifiuti respinte dagli impianti di conferimento regionali nell’ultimo mese».

«Complessivamente sono circa 2500 le tonnellate di rifiuti – ha continuato – che sono state respinte dagli impianti a partire dallo scorso 3 luglio, con una media di circa 100 tonnellate al giorno e con punte di 160 tonnellate in alcune giornate. È vero, quindi, che in teoria a Reggio era destinato uno spazio di circa 200 tonnellate al giorno, ma ciò non si tramutava praticamente mai, per problematiche di natura tecnica, in un’effettiva disponibilità al conferimento nei nostri confronti. Ciò che afferma Gualtieri quindi rispetto alle quantità di spazi disponibili, nei fatti si rivela falso e certamente pretestuoso».

«In questo modo Gualtieri – ha proseguito – rischia di trarre in inganno anche la governance della Regione Calabria ed il presidente Occhiuto che continua ad affermare, inopinatamente e probabilmente senza avere reale contezza dello stato dei fatti, che sul tema dei rifiuti in Calabria va tutto bene. Non si spiegano allora le difficoltà riscontrate dallo stesso Commissario Gualtieri nella sua missiva che riguardano l’impianto di Sambatello».

«È chiaro che a pagarne le conseguenze, di questa gestione approssimativa e senza alcuna programmazione – ha sottolineato – è soprattutto una grande città come Reggio Calabria, che quanto a popolazione fa circa il doppio del capoluogo di Regione Catanzaro ed il triplo rispetto alla città di Cosenza, molto più di quanto quindi possa avvenire per piccoli Comuni che producono quantità di rifiuti molto più ridotte e gestibili. Se a ciò si aggiunge una gestione concretamente penalizzante nei confronti del nostro territorio, e della nostra Città in particolare, si palesano in maniera più evidente le difficoltà riscontrate che Gualtieri incredibilmente tenta pubblicamente di negare».

«Condividendo lo spirito di collaborazione enunciato nella parte finale della missiva di Gualtieri, si specifica infine – ha concluso Brunetti – che nella giornata di domani sarà trasmesso al Commissario il programma dettagliato delle esigenze della Città di Reggio Calabria per i conferimenti straordinari negli impianti regionali, così come richiesto nella stessa lettere inviata dalla Regione». (rrc)

Versace (Metrocity RC) risponde al commissario Arrical: Dichiarazioni fuorvianti

Il sindaco f.f. della Metrocity RC, Carmelo Versace, risponde alle dichiarazioni rilasciate dal commissario di Arrical, Bruno Gualtieri, a seguito della lettera inviata per lo stato dell’arte della raccolta e dello smaltimento rifiuti nel Comune di Reggio Calabria, unico grande centro della Regione ad avere ancora criticità.

Per il sindaco «Gualtieri, evidentemente, non ha né l’onestà intellettuale né la necessaria autonomia decisionale per provare a governare e risolvere un problema che da venti anni, gli stessi che lo vedono impegnato sul fronte rifiuti quale esperto scelto dal centrodestra, attanaglia la comunità calabrese. Parla in politichese e burocratese, giusto per confondere i cittadini e trovare alibi alle proprie incapacità gestionali ed organizzative. È, purtroppo, un esercizio che non serve affatto alla causa che, tutti noi, auspichiamo si possa risolvere nel più breve tempo possibile».

«La Città Metropolitana – ha proseguito Versace – prima che la Regione accentrasse tutto con una legge approvata in pochi minuti, aveva messo ordine ai disastri che, anche lo stesso Gualtieri, ha contribuito a generare negli anni in cui ha lavorato per la Cittadella. Ordine che aveva interessato, chiaramente, pure l’affidamento degli impianti. Un lavoro, dunque, che nonostante le evidenti e riconosciute responsabilità della Regione sulla gestione degli impianti, aveva portato ad una normalizzazione del servizio, tanto che nessun Comune del comprensorio reggino aveva mai patito particolari sofferenze».

«Di più, da gennaio, nella qualità di facente funzioni della Città Metropolitana – ha ricordato – ho firmato ordinanze che ancora aspettano la sottoscrizione da parte del massimo organismo regionale, considerando che l’Ato ormai è unica. È comprensibile, quindi, leggere le dichiarazioni fuorvianti e prive di qualsivoglia ordine logico che il commissario Gualtieri ha affidato, contemporaneamente, a tutti gli organi di informazione, quasi a voler tutelare una presunta rilevanza politica».

«La cosa, ad ogni modo – ha concluso –, non ci scompone più di tanto perché conosciamo le dinamiche che stanno dietro a queste insulse affermazioni che, ci auguriamo, siano frutto di inutili provocazioni piuttosto che ripicche ai danni dei Comuni della Città Metropolitana che hanno duramente contestato l’impostazione data all’intero sistema del comparto rifiuti». (rrc)