Rischio idrogeologico, accordo tra Regione e Sogesid per supporto tecnico

Imprimere un’accelerazione alla realizzazione degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del dissesto idrogeologico in Calabria. È questo l’obiettivo della convenzione stipulata tra la Regione Calabria e la società Sogesid Spa, società “in house providing” del ministero della Transizione ecologica (Mite) e del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (Mims).

La sottoscrizione è avvenuta a Roma, tra Nino Spirlì, in qualità di commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, il soggetto attuatore, Pasquale Gidaro, e dal presidente e amministratore delegato della suddetta società, Carmelo Gallo, la Convenzione per il supporto tecnico specialistico e per le attività propedeutiche e strumentali alle attività commissariali.

La stipula della convenzione, della durata di 36 mesi, dà attuazione al decreto n. 131 del 7 maggio 2021, con il quale il commissario straordinario ha approvato il regolamento di organizzazione dell’Ufficio del commissario e ha demandato al soggetto attuatore, tra l’altro, la predisposizione e la stipula di una specifica Convenzione con la società Sogesid Spa, società “in house providing” del ministero della Transizione ecologica (Mite) e del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (Mims), ai sensi del punto 5 della delibera Cipe 1° agosto 2019, n. 64.

La Sogesid assicurerà la necessaria assistenza tecnica e amministrativa al fine di imprimere un’accelerazione alla realizzazione degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del dissesto idrogeologico in Calabria, anche attraverso il reclutamento di profili professionali dotati di specifiche competenze in materia di mitigazione del rischio che andranno ad affiancare e integrare l’attuale contingente in forza presso l’Ufficio commissariale.

L’assistenza tecnico-amministrativa garantita dalla Sogesid rappresenta un primo tassello per il rafforzamento della struttura, la cui riorganizzazione è fortemente voluta dal presidente Spirlì al fine di rendere più efficiente, sollecita e incisiva l’azione commissariale. Nel novero delle attività convenzionate rientra, inoltre, lo sviluppo di una piattaforma web di gestione tecnico-amministrativa e di monitoraggio degli interventi finalizzata a semplificare lo scambio di dati e di informazioni riguardanti lo stato di attuazione dei 313 interventi finanziati e in corso di realizzazione facenti capo al commissario straordinario.

«Le gravi condizioni di dissesto idrogeologico in cui versano gran parte dei comuni calabresi rappresentano – ha dichiarato Spirlì – è una priorità per me e per l’intera Giunta regionale. Proprio per questo, ho deciso di imprimere una svolta nell’approccio alle problematiche di dissesto e per la concreta attuazione degli interventi necessari alla mitigazione del rischio incombente sui nostri territori».

«Il fattore tempo – ha aggiunto – deve diventare una priorità assoluta nella programmazione, progettazione e attuazione degli interventi. Spesso la mancanza di tempestività nella realizzazione delle opere determina un progressivo aggravamento delle situazioni, per il susseguirsi continuo dei fenomeni meteorologici che, a distanza anche solo di pochi mesi, possono modificare significativamente lo stato dei luoghi e richiedere interventi ben più consistenti e costosi di quelli programmati».

«Proprio per questo – ha spiegato – è indispensabile adottare strategie mirate e ponderate, ma anche tempestive ed efficienti, per evitare che la progressione dei fenomeni di dissesto porti a situazioni di rischio non arginabili per l’incolumità delle persone, degli edifici e delle infrastrutture».

«La stipula della Convenzione con la Sogesid – ha concluso Spirlì – consente di gettare le basi per costruire queste strategie attraverso il reclutamento di professionisti validi e capaci, l’utilizzo di strumenti informatici all’avanguardia per l’interscambio dei dati e la creazione di un presidio adeguato all’attuazione dei tanti interventi ancora in corso». (rrm)

A Reggio 10 milioni di euro dalla Regione per interventi contro il rischio idrogeologico

Sono 10 milioni di euro la somma stanziata dalla Regione Calabria per la mitigazione del rischio idrogeologico a Reggio Calabria. Lo ha reso noto il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, che, in qualità di commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, ha siglato una convenzione con la Città metropolitana di Reggio Calabria.

A sottoscrivere l’accordo (convenzione di avvalimento per la progettazione, l’appalto e l’esecuzione degli interventi), Pasquale Gidaro, soggetto attuatore del commissario, e Giuseppe Vito Mezzatesta, dirigente e delegato del sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà.

«Quello della mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria – ha dichiarato Spirlì – è una questione cruciale per il nostro territorio, spesso devastato dalla violenza degli agenti climatici. Dopo anni di immobilismo istituzionale in questo campo, stiamo intervenendo con rapidità e competenza in tutte le aree della regione. La nuova convenzione con la Metrocity è di grande rilevanza perché consente di mettere a disposizione ingenti risorse per la sistemazione idraulica e la messa in sicurezza delle fiumare. Interventi fondamentali per rendere le nostre terre, la nostra gente, la nostra economia».

La convenzione siglata prevede i seguenti interventi: sistemazione idraulica per la messa in sicurezza degli affluenti della fiumara Annunziata (importo finanziato 500mila euro; sistemazione idraulica per la messa in sicurezza della fiumara Armo (due milioni); interventi di sistemazione idraulica per la messa in sicurezza della fiumara Catona di Reggio Calabria (1,5 milioni); interventi di sistemazione idraulica Pellaro Macellari (1,5 milioni); sistemazione idraulica per la messa in sicurezza della fiumara Gallico (1,5 milioni di euro); sistemazione idraulica per la messa in sicurezza del torrente Torbido (800mila euro); sistemazione idraulica per la messa in sicurezza della fiumara Valanidi (due milioni).

La Città metropolitana di Reggio Calabria curerà l’indizione e lo svolgimento delle procedure di gara per l’affidamento degli incarichi di progettazione e per lo sviluppo dei progetti, che verranno sottoposti all’approvazione dell’Ufficio del commissario straordinario. Gli interventi di difesa del suolo sono stati finanziati dal Piano operativo sul dissesto idrogeologico per il 2019, adottato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2 dicembre 2019, al fine di dare attuazione al Piano operativo “Ambiente” Fsc 2014-2020. (rcz)

 

Dalla Regione 546 mila euro per consolidamento e risanamento ambientale della strada comunale di Gasperina

Sono 546 mila euro la somma che destinata per i lavori di consolidamento e risanamento ambientale della strada S. Maria del Comune di Gasperina. Lo ha reso noto il presidente f.f. della Regione Calabria e commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, Nino Spirlì, a seguito della firma del contratto di appalto con il soggetto attuatore, Pasquale Gidaro, e l’impresa di costruzioni “Scivoletto Geom. Giulio”.

L’intervento è stato finanziato a valere sulle risorse stanziate dal Patto per lo sviluppo della Regione Calabria (delibera Cipe n.26/2016 “Fsc 2014-2020: Piano per il Mezzogiorno” – Dgr 355/2017- Dgr 3/2018). Le opere in progetto consentono di far fronte alle condizioni morfo-evolutive del versante comunale in frana, al fine di mettere in sicurezza la via S. Maria e parte del cimitero comunale.

L’intervento di consolidamento prevede la realizzazione di una paratia di pali trivellati di grande diametro ancorati in testa con tiranti attivi e la razionalizzazione del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche superficiali.Sono previste, inoltre, opere di mitigazione dell’impatto ambientale e il ripristino della pavimentazione della sede stradale danneggiata. L’importo contrattuale, al netto del ribasso di aggiudicazione pari al 30,816%, ammonta a 546mila euro. Il tempo utile per ultimare i lavori in appalto è fissato in 158 giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna dei lavori.

«Ero sicuro che avremmo cambiato passo, in un settore di fondamentale importanza per tutta la Calabria. La Regione – afferma il presidente Spirlì – ha l’obbligo di intervenire con rapidità e competenza in tutti i territori che lo richiedono. L’ingegnere Gidaro sta dimostrando una competenza, una dedizione e una capacità di analisi fuori dal comune: tutto quello che, esattamente, mi aspettavo da lui». (rcz)

I Comuni dell’Alta Valle del Crati sottoscrivono protocollo d’intesa con l’Autorità di Bacino contro rischio idrogeologico

«I comuni dell’alta valle Crati hanno così inteso istituire un tavolo tecnico per attuare il nuovo piano per la mitigazione e gestione del rischio idrogeologico, tema cruciale per uno dei territori, il nostro, tra i più fragili d’Europa» ha dichiarato il sindaco di Rende, Marcello Manna, a seguito della firma del protocollo d’intesa con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale insieme a Regione, Provincia e comuni di Cosenza, Castrolibero, Rose, Montalto Uffugo e Castiglione Cosentino.

«È, dunque – ha aggiunto – interesse comune attivare politiche volte alla difesa del suolo e alla tutela delle acque, alla salvaguardia dell’ambiente e alla mitigazione dei rischi idrogeologici. La pianificazione di bacino fino ad oggi svolta dalle ex Autorità di Bacino e ripresa ed integrata dall’Autorità di Distretto, costituisce riferimento per la programmazione di azioni condivise e partecipate: da qui l’accordo con l’ente finalizzata al governo e alla gestione delle risorse acqua, suolo ed ambiente connesso e alla semplificazione tecnico-amministrativa dei procedimenti relativi agli strumenti di pianificazione, programmazione e gestione delle risorse».

«I comuni ricadenti nell’Alta Valle Crati  – ha proseguito – sono stati spesso interessati dal susseguirsi di fenomeni di dissesto idrogeologico, in passato causa di danni a strutture e infrastrutture, attività economiche nonché beni ambientali e culturali e l’attuale scenario complessivo di rischio comporta una serie di problematiche di natura urbanistico-edilizia da parte delle nostre comunità che rende necessaria la definizione di un programma di azioni adeguato alla risoluzione delle criticità presenti, anche migliorando le condizioni di conoscenza e di gestione del rischio. Da qui nasce l’esigenza di dare attuazione ad azioni di mitigazione e gestione del rischio idrogeologico, tutela e valorizzazione del sistema ambientale antropico e culturale attraverso un insieme coordinato di misure ed interventi connessi attraverso l’attuazione di un percorso tecnico-scientifico e gestionale innovativo condiviso al fine di comprendere l’evoluzione ed il comportamento del sistema e mettere in atto le misure necessarie per la mitigazione del rischio idrogeologico, il controllo e monitoraggio delle aree interessate da dissesto, ed il controllo delle infrastrutture».

Un tavolo tecnico di confronto e condivisione tra gli enti firmatari che opererà sotto la supervisione ed il coordinamento diretto del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale, dunque: «ciascuna delle parti firmatarie il presente protocollo, metterà a disposizione i dati e la documentazione in proprio possesso per l’elaborazione delle azioni da intraprendere. Lavorare in sinergia, aldilà delle appartenenze politiche è scelta che, come già dimostrato, paga nella concretezza dell’agire in vista del bene comune». (rcs)

Spirlì: Su rischio idrogeologico basta ritardi, serve bonificare il territorio e pianificare metodi di intervento

«Oggi, più che mai, è perciò importantissimo bonificare il nostro territorio e pianificare i metodi di intervento» ha dichiarato il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, al termine del vertice con il delegato del soggetto attuatore Pasquale Gidaro, per un confronto sul rischio idrogeologico.

Gidaro ha presentato al presidente Spirlì una relazione sullo stato di attuazione degli interventi all’atto del suo insediamento e ha inoltre proposto una completa rivisitazione dell’organizzazione della Struttura commissariale, attraverso la determinazione di compiti e funzioni degli uffici.

«Ringrazio l’ingegnere Gidaro – ha detto Spirlì – per l’attenzione e l’impegno con cui sta ricoprendo il suo ruolo. Gidaro dimostra di avere le idee chiare e le competenze per agire in un campo estremamente delicato come quello legato al territorio calabrese che, per via della sua fragilità, ha bisogno di importanti interventi, da attuare con l’utilizzo di tutte le risorse disponibili allo scopo».

«La mitigazione del rischio idrogeologico che incombe sul territorio regionale – aggiunge il presidente – deve essere ispirata non solo dal principio di legalità, ma anche da quelli di economicità, rapidità di intervento, efficacia, efficienza, contemperamento dei vari interessi locali, imparzialità e trasparenza amministrativa. E il lavoro di Gidaro è partito con il piede giusto».

«Non sono più accettabili né giustificabili – ha concluso – i ritardi che si sono accumulati negli ultimi anni. Sento forte la responsabilità su un tema così delicato, anche in virtù delle sempre più mutevoli condizioni meteorologiche e climatiche. La Calabria si espone in maniera drammatica ai pericoli causati dagli agenti atmosferici». (rcz)

ECCO IL RECOVERY GREEN DI LEGAMBIENTE
TANTI PROGETTI, MA IL PONTE PROPRIO NO

Una Calabria più green, moderna e sostenibile, attenta e rispettosa dell’ambiente. È questa la visione che Legambiente ha per la Calabria, e a cui ha individuato una serie di interventi necessari e non nel suo Recovery Plan. Una proposta ricca di idee e contenuti, anche se viene nettamente negata la realizzazione del Ponte sullo Stretto, insieme con il no all’idrogeno da fonti fossili e altre iniziative decisamente poco “ecologiche”. Il programma di Legambiente è destinata agli investimenti in tutt’Italia, ma c’è buona considerazione per iniziative destinate al Mezzogiorno e soprattutto alla Calabria. I nostri governanti dovrebbero prenderne atto, in fase di riscrittura finale del Recovery Plan, di cui già circola una nuova bozza del 12 gennaio che annulla in parte il precedente Piano di Ripresa e Resilienza dello scorso dicembre dov’era imbarazzante la totale assenza di progetti per la nostra regione.

Sì a sviluppo di fotovoltaico, eolico, biometano e idrogeno verde, alta velocità nel centro sud e potenziamento delle reti ferroviarie regionali, elettrificazione della mobilità urbana e dei porti, decarbonizzazione delle acciaierie, bonifiche dei siti inquinati, banda ultralarga, ciclovie e turismo di prossimità. Sono questi i punti focali su cui, secondo l’Ente, si dovrebbe investire in Calabria, che presenta numerose criticità, sopratutto per quanto riguarda l’ambiente, la questione dei rifiuti e il dissesto idrogeologico.

L’Ente ha presentato il suo Recovery Plan nel giorno in cui viene ascoltata in Parlamento in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, in cui sono contenuti 23 priorità di intervento, 63 progetti territoriali da realizzare – tra rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura – insieme a 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica del Paese per renderlo più moderno e sostenibile, dando il via ad una nuova stagione della partecipazione e della condivisione territoriale.

Il faro che ha guidato Legambiente nella redazione del suo Recovery Plan è la lotta alla crisi climatica che riguarda trasversalmente le 23 priorità nazionali di intervento. Nel documento, inoltre, l’associazione ambientalista descrive, regione per regione, quelle che a suo avviso sono le opere da realizzare e quelle da evitare, indicando in maniera chiara come spendere i quasi 69 miliardi di euro destinati per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e i 32 miliardi destinati alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”.

«Negli ultimi mesi – ha spiegato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il percorso di definizione del Pnrr da parte del governo italiano è stato a dir poco confuso e, soprattutto, per nulla partecipato. Per dirla con una battuta auspicavamo un “Pnrr partecipato” e ci siamo trovati un “Pnrr delle partecipate”, come poi è emerso dalle bozze circolanti con i progetti proposti da Eni. Il nostro auspicio è che, una volta superata la crisi governativa in corso, l’Esecutivo abbia il coraggio di cambiare registro e passo pensando ad un Recovery Plan diverso, modificandolo e mettendo al centro la crisi climatica, anche prendendo spunto dal nostro documento».

«Questi interventi – ha spiegato – devono essere accompagnati da un profondo pacchetto di riforme per accelerare la transizione ecologica: servono più semplificazioni, controlli pubblici migliori, un’organizzazione burocratica aggiornata professionalmente e all’altezza della sfida, una maggiore partecipazione con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione verde, per coinvolgere i territori e ridurre le contestazioni locali».

«Solo così – ha concluso  Ciafani – si darà concretezza al nome scelto per il Pnrr: Next Gene­ration Italia, con un forte richiamo agli impegni che si assumono per le prossime generazioni. Ma perché alle intenzioni dichiarate corrispondano i fatti è necessaria quella volontà politica che non abbiamo visto finora. È il momento di mostrarla

Tra i progetti da finanziare, Legambiente indica, ad esempio, oltre all’Alta Velocità nel centro Sud, le reti ferroviarie di Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise, Campania, Sardegna, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia e Piemonte; l’elettrificazione dei porti; l’idrovia Padova Venezia; la chiusura dell’anello ferroviario di Roma; gli interventi per ridurre gli impatti ambientali nelle acciaierie (l’ex Ilva di Taranto e l’impianto di Cogne ad Aosta), la riconversione del distretto dell’Oil&Gas di Ravenna (puntando sulla nuova filiera dell’eolico e del fotovoltaico offshore e della dismissione delle piattaforme non più operative), la riconversione delle centrali a carbone ancora attive e i progetti sull’agroecologia in Puglia, Umbria, Emilia Romagna e Trentino.

Senza dimenticare la realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, in ogni provincia in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Abruzzo, Marche, e Liguria e quelli per trattare gli scarti agricoli, i reflui zootecnici e i fanghi di depurazione. E poi le delocalizzazioni degli edifici a rischio idrogeologico in Calabria, Sardegna e Umbria; la decarbonizzazione delle isole minori in Sicilia; la digitalizzazione nelle aree interne e una nuova fruibilità turistica delle aree montane come nelle Marche, dove an­drebbero finanziate le connessioni ciclopedonali, che mancano, tra Appennino e costa adriatica; la riqualificazione dell’edilizia popolare (messa in sicurezza ed efficientamento energetico) e degli istituti scolastici in Campania; il progetto integrato sulla “città adriatica” nelle Marche, la rigenerazione socio-economica delle quattro regioni del centro Italia colpite dal sisma.

Tra i progetti da evitare e che l’associazione ambientalista boccia c’è, ad esempio, l’impianto di cattura e stoccaggio di CO2proposto da Eni a Ravenna, il ponte sullo Stretto di Messina, quelli legati alla produzione di idrogeno da fonti fossili, i nuovi invasi, gli impianti Tmb di trattamento meccanico biologico dei rifiuti, gli impianti di innevamento artificiale e di risalita al di sotto dei 1.800 m.s.l.m., gli incentivi legati all’acquisto dei veicoli a combustione interna.

I progetti da realizzare in Calabria

  • Impianti per l’economia circolare. La Calabria deve dotarsi di impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost di qualità e biometano e di impianti per il riciclo delle materie plastiche. Come nel resto del centro sud Italia, c’è una forte carenza impiantistica per l’avvio a riciclo della frazione organica dei rifiuti da raccolta differenziata. L’unico impianto per produrre biometano e compost di qualità è a Rende (CS), mentre è fondamentale rendere autosufficienti tutte le province calabresi aumentando il riciclo da raccolta differenziata, riducendo il volume dei rifiuti in discarica o a termovalorizzazione, recuperando materia e producendo biometano da immettere in rete o per l’autotrazione, con effetti positivi sull’ambiente, sulla salute e sull’occupazione. I progetti dovranno essere accompagnati da campagne di coinvolgimento e sensibilizzazione indirizzate a cittadini ed imprese.
  • Depuratori a tutela del mare e del turismo. Sono ancora tanti i Comuni calabresi senza impianti di depurazione o con impianti non funzionanti sotto procedura di infrazione europea per cui l’Italia paga ingenti multe. Secondo il Commissario straordinario unico per la depurazione sono 13 gli agglomerati urbani calabresi oggetto del contenzioso con l’Europa e 14 gli interventi da realizzare. La corretta depurazione dei reflui fognari garantirebbe un mare pulito con ricadute positive non solo sull’ambiente e la salute ma anche sul turismo e l’occupazione.
  • Rischio idrogeologico. In Calabria il rischio idrogeologico è un problema cronico e diffuso in modo capillare, aggravato dalla crisi climatica con i rischi alluvionali e franosi che, con sempre maggiore frequenza, continuano a verificarsi nei centri abitati, causando perdite di vite umane. Una seria opera di prevenzione ha bisogno di una visione complessiva a scala di bacino e non di singoli interventi scollegati fra loro e inefficaci. Bisogna intervenire prioritariamente sulle coste, a partire dalle zone maggiormente a rischio come la provincia di Crotone e Vibo Valentia, e con particolare attenzione ai corsi delle “fiumare”, procedendo anche ad abbattere gli edifici abusivi e a delocalizzare quelli edificati in aree pericolose.
  • Infrastrutture ferroviarie. La Calabria necessita di una rete di trasporto ferroviario regionale moderna per superare l’isolamento del territorio calabrese. Le priorità:
  • La linea di collegamento tra Gioia Tauro/Palmi e Cinquefrondi il cui ripristino è necessario al fine di collegare le aree interne della Piana al territorio del Parco nazionale dell’Aspromonte;
  • La ferrovia silana che collega la città di Cosenza a San Giovanni in Fiore (CS) ed al suo entroterra silano. È essenziale per tornare a garantire la mobilità dei residenti delle aree interne dei comuni silani e per la promozione turistica della zona;
  • La tratta ferroviaria a binario unico lunga 472 Km che collega Taranto a Reggio Calabria attraverso la costa jonica di Puglia, Basilicata e Calabria che deve essere totalmente elettrificata e prevedere il potenziamento del servizio con nuovi collegamenti e treni moderni.
  • Collegamento Ferroviario Lamezia Terme – Aeroporto Sant’Eufemia -Catanzaro Lido. L’aeroporto di Lamezia Terme è il principale scalo della Calabria con voli nazionali e internazionali e, per la sua posizione geografica centrale, serve tutta la regione anche relativamente ai flussi turistici.

Un piano, quello presentato da Legambiente, che guarda a 360 gradi tutte le criticità della nostra regione, offrendo un quadro chiaro di come la Calabria abbia bisogno di un vero e proprio ammodernamento, che riesca a essere al passo coi tempi e, sopratutto, possa essere valorizzata non solo per le bellezze artistiche e storiche che custodisce, ma anche ambientali, agricole e culinarie che tutto il mondo ci invidia. (rrm)

LA NUOVA BOZZA DELL’12 GENNAIO DEL RECOVERY PLAN

PNRR-12-01-2021