Unindustria Calabria incontra Sorical per il futuro del settore idrico calabrese

Il presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara, ha incontrato Cataldo Calabretta, commissario liquidatore della Sorical, la società delle risorse idriche calabresi, per discutere del futuro del settore.

L’incontro è avvenuto alla presenza del direttore di Unindustria Calabria, Dario Lamanna, e il presidente Ferrara ha ribadito quanto sia importante «consolidare un dialogo sul futuro del sistema idrico calabrese. Questo settore è strategico e abbiamo voluto, grazie alla disponibilità del commissario, avviare un confronto costruttivo su alcuni temi, anche in considerazione delle opportunità offerte dal Revovery fund e dalla progettazione europea».

«Abbiamo portato all’attenzione del commissario – ha sottolineato Ferrara – anche alcune questioni pregresse relative ad alcune imprese calabresi operanti nell’ambito d’intervento di Sorical; sul punto Calabretta si è prontamente espresso affermando che la società provvederà a breve a regolarizzare tutte le situazioni pendenti».

«Siamo certi – ha aggiunto Ferrara – che la competenza e l’attenzione del commissario Calabretta, già ampiamente dimostrate in questa prima fase di mandato, faranno bene al presente ed al futuro di Sorical e noi siamo a sua disposizione per contribuire alla definizione di strategie efficaci, rispondenti alle necessità del territorio calabrese».

«Sono molto lieto di avere incontrato il presidente Ferrara ed il direttore Lamanna. Ho accettato l’invito della presidente della Regione Calabria Jole Santelli – ha dichiarato il commissario Cataldo Calabretta – e stiamo andando verso una direzione precisa per il futuro di Sorical, uscendo finalmente dalla fase commissariale per dare vita ad una società pubblica».

«Il nostro obiettivo – ha spiegato Calabretta – previa definizione di un piano industriale funzionale, è creare un sistema idrico integrato così come ci viene chiesto a livello nazionale ed europeo. In questi giorni ho incontrato molti validi professionisti che lavorano in Sorical e sono certo che riusciremo a rilanciare la società nel pieno rispetto dei diritti e delle esigenze dei cittadini calabresi». (rrm)

In copertina, da sinistra Calabretta, Ferrara e Lamanna

Unindustria Calabria a sostegno del diritto alla Salute delle donne malate di tumore

Unindustria Calabria, guidata dal presidente Aldo Ferrara, si schiera a sostegno delle donne e del loro diritto alla salute e al fianco di tutte quelle strutture sanitarie private che, attraverso importanti investimenti in personale e strumentazione, garantiscono cure e prestazioni specialistiche rispondendo alle esigenze delle pazienti in tempi brevi, evitando così anche l’emigrazione sanitaria.

Una posizione presa dopo l’allarme lanciato dalle donne calabresi che, nei giorni scorsi, hanno manifestato a Cosenza contro la decisione del commissario ad acta alla Sanità, Saverio Cotticelli, che vieta le prestazioni chirurgiche per il trattamento del tumore della mammella nelle strutture della Rete oncologica regionale, della quale fanno parte anche le aziende private convenzionate.

«La decisione del commissario ad acta alla Sanità deve essere assolutamente rivista. Chiediamo a Cotticelli – ha dichiarato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria – di ascoltare la voce delle donne calabresi malate di tumore e di accogliere le istanze che provengono dalle aziende sanitarie private, facenti parte della Rete oncologica regionale, che nel quotidiano consentono alle donne di effettuare visite e controlli e di essere prontamente seguite da professionisti del settore evitando di spostarsi dalla loro terra e di lasciare gli affetti in una fase della vita molto delicata».

«Il numero di strutture pubbliche facenti parte della Rete oncologica regionale – ha aggiunto – è decisamente insufficiente a rispondere alla domanda sanitaria per cui auspichiamo che le strutture private accreditate possano continuare ad erogare servizi per il trattamento del tumore alla mammella, a tutela del diritto alla salute di tutte le donne affette da tumore che hanno il diritto di curarsi in Calabria».

«Le strutture pubbliche e private della Rete oncologica regionale – ha dichiarato Alfredo Citrigno, presidente della sezione Sanità di Unindustria Calabria – svolgono un ruolo importantissimo nella fase di cura e di screening del tumore alla mammella. La decisione di Cotticelli sterilizza il ruolo delle strutture private convenzionate con il sistema sanitario impedendo alle stesse di erogare servizi e disincentivando, di fatto, tutti gli imprenditori ad effettuare eventuali ulteriori investimenti per la diagnosi e la cura di molte patologie».

«Il diritto alla salute – ha evidenziato Citrigno – è un diritto costituzionalmente garantito che deve essere salvaguardato. Ci auguriamo che il commissario riveda al più presto la sua posizione anche in considerazione dei dati relativi all’emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi, alla crisi economica legata ai mesi di lockdown e all’emergenza coronavirus che riguarda l’ intero territorio nazionale». (rrm)

Zes di Gioia Tauro: allarme degli industriali calabresi per i ritardi nella gestione

Gli industriali calabresi sono preoccupati e in allarme per La zona Economica speciale di Gioia Tauro. Secondo È quanto afferma il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara «La notizia della riapertura della manifestazione d’interesse per la nomina del presidente della Port Authority di Gioia Tauro desta stupore e preoccupazione. Sembra che tutto remi contro il ripristino di una gestione amministrativa stabile e ordinaria della più importante infrastruttura del Mezzogiorno che invece è di assoluta urgenza. E noi industriali calabresi esprimiamo il timore che interessi esterni, opposti allo sviluppo di Gioia Tauro, continuino a frenare il processo di ripartenza del porto». Il presidente Ferrara evidenzia che «il lavoro del nuovo terminalista Til-Msc, che fa capo al gruppo Aponte, sta conducendo a risultati eccezionali e superiori a ogni più rosea aspettativa. Il porto calabrese, che recentemente si è guadagnato la leadership italiana nell’ambito della connettività internazionale, sta crescendo ormai da un anno a questa parte con un ritmo altissimo».
Da parte sua, il presidente degli industriali di Reggio Calabria, Domenico Vecchio, incalza: “Dinanzi a questa straordinaria ripresa produttiva, il ritardo del Ministero dei Trasporti nella nomina del presidente dell’autorità di sistema portuale, che si trascina ormai da anni, è una cacofonia istituzionale che non vorremmo celasse un disinteresse o, quanto meno, una considerazione non prioritaria dell’importanza di Gioia Tauro per l’economia italiana. Perché Gioia Tauro non è solo una questione calabrese. Se riparte la Calabria
ripartono il Mezzogiorno e l’Italia».
Unindustria Calabria fa osservare che «Mentre la Zes, battaglia che Confindustria per prima avviò una decina di anni fa, stenta a partire concretamente, la classe politica del territorio, nella sua interezza, non riesce a far sentire la propria voce. Aspettiamo di conoscere i progetti di reshoring per il rilancio produttivo e occupazionale e per la più complessiva attrazione di investimenti nell’area retroportuale». (ed)

Alfredo Citrigno direttore della rivista “Quale Impresa” dei Giovani Imprenditori

Prestigioso incarico per l’imprenditore calabrese Alfredo Citrigno, presidente della Sezione Sanità di Unindustria Calabria, che è il nuovo direttore della rivista nazionale Quale Impresa l’house organ dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

Già componente del Comitato di redazione, l’industriale e giornalista Alfredo Citrigno è stato proposto alla direzione della rivista dal presidente dei Giovani Imprenditori Riccardo Di Stefano, che è anche vicepresidente di Confindustria, ed è stato ratificato dal Consiglio Centrale degli industriali italiani under 40.

Quale Impresa è lo storico strumento di comunicazione del Movimento che, dal 1973, ha mantenuto nel tempo la sua capacità di aggregare, informare, formare e dare spazio alle realtà del territorio. (rrm)

La Santelli illustra le politiche per l’impresa al presidente di Unindustria Ferrara

La presidente Jole Santelli ha incontrato, in Cittadella regionale, Aldo Ferrara, presidente di Unindustria CalabriaDario Lamanna, direttore dell’Associazione.

Nel corso dell’incontro, la presidente ha illustrato il nuovo modello delle politiche regionali per l’impresa. Un modello che innerva due aspetti di profonda innovazione: il primo nel metodo, che dovrà necessariamente essere quello del confronto costante con tutte le forze datoriali; il secondo nei contenuti delle nuove politiche di sviluppo che, necessariamente, dovranno guardare all’innovazione e alle sfide sottese alle politiche di transizione verso l’Europa 2030.

«È fondamentale – ha sottolineato la Santelli – che la Cittadella regionale si apra al confronto con tutti gli attori dello sviluppo della Calabria. Ognuno di loro è chiamato a svolgere il proprio ruolo con nuovo slancio e con la convinzione che insieme si scrive il futuro. La Regione vuole e deve fare la sua parte. Sappiamo che è necessario aiutare il mondo delle imprese verso le nuove sfide della transizione 2030».

Durante il confronto si sono affrontate le problematiche di maggiore rilevanza per il mondo imprenditoriale, quale l’accesso al credito, l’innovazione, la formazione. Sui singoli temi l’appuntamento è rimandato a settembre, quando si metterà effettivamente mano all’intera strumentazione operativa per traghettare l’industria calabrese verso le nuove sfide europee. (rrm)

FERRARA ALLA GUIDA DEGLI INDUSTRIALI
«IN CALABRIA SERVE CULTURA D’IMPRESA»

di ANTONIETTA MARIA STRATI —Una nuova guida, che guarda al futuro della Calabria con progetti ambiziosi. Si è insediato a Unindustria Calabria il nuovo presidente Aldo Ferrara, un “giovane” che vanta una militanza di 30 anni nel sistema associativo. La sua elezione è stato ratificata ieri dall’assemblea degli iscritti, che gli ha affidato il mandato 2020-2024. Una sfida non facile, a cominciare dalla ripartenza post-covid per finire alle tante urgenze della regione che può sollevarsi solo con l’impegno e il sostegno degli industriali. Serve lavoro e per farlo servono gli imprenditori, ai quali occorre riservare un fisco meno oppressivo, serie opportunità per nuovi investimenti, e la massima attenzione della politica regionale: non dimentichiamo i tanti problemi che la categoria deve riuscire a risolvere per il bene della Calabria e dei calabresi, in una terra dalle mille risorse fin qui sottoutilizzate, se non sprecate.

La Calabria non è territorio di industria pesante: deve puntare su cultura, turismo, agricoltura e soprattutto innovazione. Ha un capitale umano eccezionale: ottimi imprenditori e magnifiche risorse giovani che aspettano solo di poter mostrare competenza, capacità e voglia di arrivare. La tecnologia ha mutato la vita delle imprese, migliorando produttività e introducendo opportunità di crescita È molto più rapide rispetto al passato. Lo spirito imprenditoriale è ben marcato in una regione che disperde gli aiuti europei e non incentiva le aziende a investire, a crescere. È un panorama di piccole e medie imprese, ma in questo caso il “nanismo” aziendale non è un handicap se si fa rete e si guarda a una crescita comune per superare gli impedimenti della logistica, della mobilità, della specializzazione. È, dunque,  un compito difficile quello che spetta agli imprenditori calabresi che possono davvero trasformare un territorio ancora tutto da “inventare”. Naturalmente, nel rispetto del lavoro e dei suoi aspetti sociali, nella valorizzazione dei lavoratori e le garanzie di tutela della loro sicurezza, nella formazione di una classe classe dirigente che abbia chiaro il modello di cultura d’impresa. Servono impegno ed entusiasmo, competenza e visione strategica: quelli che sembra, chiaramente, portare con sé il nuovo capo degli industriali della Calabria.

Succede a Natale Mazzuca, diventato vicepresidente Confindustria, su chiamata diretta del presidente Bonomi. Mazzuca si è detto «davvero felice di passare il testimone al collega Aldo Ferrara con il quale abbiamo condiviso, insieme ai colleghi del Consiglio Generale, le attività fin qui svolte che sono sicuro continuerà a portare avanti con vigore ed entusiasmo. Abbiamo lavorato – ha detto il presidente uscente Mazzuca – con passione ed impegno in direzione della promozione dell’innovazione tecnologica, dell’internazionalizzazione, dell’affermazione della legalità e dell’etica d’impresa invocando maggiore trasparenza e semplificazione dei processi amministrativi, sburocratizzazione, e rilancio degli investimenti in opere pubbliche ed a sostegno del sistema della imprese per nuovi investimenti produttivi».

Il presidente Ferrara, nel suo progetto battezzato Calabria & Futuro – Missione 2030, individua cinque grandi driver per la crescita economica della Calabria: infrastrutture e mobilità, innovazione dei sistemi produttivi e trasformazione digitale, internazionalizzazione, capitale umano e cultura d’impresa, attrazione investimenti e reshoring.

«A partire dalle grandi criticità che tutti conosciamo – ha dichiarato Ferrara – occorre favorire il cambiamento, impegnandosi nella missione di costruire nuovi paradigmi di sviluppo per produrre uno shock economico con pochi e ben individuati obiettivi, avendo cura di guardare al lungo periodo e di utilizzare con efficacia risorse finanziarie adeguate. La nostra disponibilità verso la Regione e gli altri stakeholders del territorio è come sempre massima. Mettiamo a disposizione competenze e professionalità per puntare alla Calabria del 2030 con fiducia».

Facendo il punto della situazione economica, il presidente Ferrara si è soffermato sui tre cicli di programmazione comunitaria di cui la Calabria ha beneficiato, per un totale di 18 miliardi di euro, con l’obiettivo di recuperare il divario di sviluppo. «Purtroppo i dati non sono positivi: la regione fa registrare la perdita del 14% di Pil negli ultimi 10 anni, un reddito procapite di appena 17 mila euro, l’invecchiamento della popolazione e una importante migrazione giovanile, la presenza di piccole imprese con bassa propensione all’innovazione, una occupazione che si aggira intorno al 42% (contro la media europea del 73,1% e quella italiana del 59,2%)».

Sconfortanti anche i dati emersi dall’indagine del Centro Studi Confindustria, che ha rilevato come la produzione di giugno sia in recupero, ma a livelli inferiori del 18.9% rispetto a un anno prima.

«Nel secondo trimestre – si legge nell’indagine – si accentua la caduta dell’attività (-21,6% dopo -8,4% nel primo). La domanda resta debole, in particolare quella estera, sulla quale continua a pesare la diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo (in questa fase risultano più penalizzate le esportazioni italiane in Usa e Sud America)».

Il Centro Studi Confindustria ha rilevato, infatti, una diminuzione della produzione industriale del 18,9% in giugno sullo stesso mese dell’anno precedente e del 29,1% in maggio sui dodici mesi. In termini congiunturali, ovvero rispetto al mese precedente, si è avuto un rimbalzo del 3,9% in giugno, dopo +32,1% rilevato in maggio. Gli ordini in volume sono diminuiti del 34,6% annuo in giugno (+6,3% sul mese precedente) e del 48,5% in maggio (+13,7% su aprile).

«Dopo la riapertura delle attività industriali e dei servizi a partire da maggio, l’aumento della domanda –  benché  ancora modesto – ha attivato un recupero dell’offerta che nei due mesi della rilevazione è stato significativo in termini percentuali. I livelli, invece, restano notevolmente depressi e lontani da quelli pre-Covid (-21,4% l’indice di produzione rispetto a gennaio). Nel secondo trimestre l’attività nell’industria è stimata diminuire del 21,6%, in netto peggioramento rispetto all’andamento registrato nel primo (-8,4% sul quarto 2019)» prosegue l’indagine, che ha evidenziato «una significativa differenza della performance per tipologia di impresa: quelle con un’elevata propensione all’export (quota di fatturato esportato maggiore del 60%) hanno evidenziato un recupero più lento rispetto a quelle più orientate sul mercato interno. Tale tendenza è spiegata  dalla diversa tempistica nella diffusione del virus nel resto del mondo; a causa di ciò la domanda di prodotti italiani si è interrotta o si è notevolmente ridimensionata nei partner commerciali che stanno attraversando la fase acuta della pandemia (in particolare Usa e Sud America)».

Sempre secondo l’indagine del Centro Studi, per quanto riguarda la domanda interna, «il recupero dovuto alla riapertura delle attività è soffocato da un’estrema incertezza sui tempi di uscita dalla crisi sanitaria in Italia. I dati recenti sono positivi, nonostante i timori legati alle riaperture; tuttavia, l’esplosione di alcuni focolai in diverse regioni e nuove misure restrittive nei Paesi che erano già stati duramente colpiti dal virus, accrescono la paura di un possibile peggioramento della crisi sanitaria dopo l’estate. Questo accentua negli operatori economici (famiglie e imprese) un atteggiamento prudenziale nella gestione dei bilanci, già evidente sin dal primo trimestre, che continua a frenare consumi e investimenti».

«In questa fase – conclude l’indagine – la fiducia di imprese e famiglie rappresenta il fattore determinante per la ripartenza. In assenza di un miglioramento delle condizioni interne e internazionali che alimentano tale fiducia, l’efficacia delle politiche di sostegno alla domanda rischia di essere molto limitata e di aumentare ulteriormente il risparmio, vanificando in parte gli sforzi fatti finora».

Si prospetta, dunque, per il neo presidente, una grand sfida, non solo a livello economico, ma anche a livello sociale e internazionale che, però, sembra essere ben inquadrata nella visione futura di una Calabria moderna e innovativa di un giovane presidente che, già quando fu eletto “presidente designato”, era già consapevole che non sarebbe stato facile, in quanto «i tempi che viviamo sono tra i peggiori che si ricordino – dichiarò Ferrara lo scorso 16 giugno –. Ma è proprio in queste circostanze che occorre far emergere le competenze, dare fiato e far avanzare le idee innovative, valorizzare le risorse endogene, avere il coraggio di rischiare proposte dal respiro lungo, necessarie ad una visione di futuro, come meritano le imprese ed i cittadini calabresi. Sono consapevole che la sfida è particolarmente impegnativa ma so di poter contare sull’apporto qualificato dei colleghi Presidenti delle Territoriali così come di quello delle sezioni merceologiche, della Piccola Industria e dei Giovani Imprenditori». (ams)

Unidustria, Citrigno confermato alla sezione cinema

Prestigioso incarico per Giuseppe Citrigno, che è stato eletto presidente della Sezione Cinema, Spettacolo ed Intrattenimento di Unindustria Calabria.

Citrigno, presidente uscente della Fondazione Calabria Film Commission, è stato eletto all’unanimità, e guiderà il consiglio direttivo composto da Isabella Cicero (referente territoriale di Cosenza, Cinema Metropol di Corigliano), Mattia Lo Tufo (Cosenza, Cinema Loren di Praia a Mare), Vincenzo Mammoliti (Reggio Calabria, Cinema La Nuova Pergola e Multisala Lumiere), Domenico Morabito (referente territoriale di Reggio Calabria, Cinema Gentile di Polistena), Giuseppe Piscitelli (referente territoriale di Crotone, Cinema teatro Apollo e Sala Raimondi) e Vittorio Zannino (Reggio Calabria, Cinema Vittoria di Locri).

«Ringrazio i colleghi per la fiducia accordatami – ha dichiarato il neo presidente Citrigno – il compito che mi aspetta si presenta particolarmente non facile ed impegnativo visto l’aggravarsi, causa emergenza COVID 19, delle condizioni di disagio in cui versano da anni gli operatori dello spettacolo. La sfida che con i colleghi del Consiglio Direttivo abbiamo di fronte è quella di riportare il comparto ad essere soggetto attivo nei processi di crescita e promotore di cultura in senso lato».

«Siamo una Associazione forte e coesa – ha concluso Citrigno – con unità d’intenti condivisi e nutriamo l’ambizione di stimolare la messa in campo di un grande progetto che possa coinvolgere ed accompagnare le imprese del settore verso il futuro. E’ proprio quello stare insieme che sa alimentare senso di appartenenza e profonda condivisione di valori, che può rappresentare il nostro punto di forza propulsiva decisiva per sostenere i processi di cambiamento». (rrm)

Unindustria Calabria: bene misure turismo, ora procedere con i bandi

Demetrio Metallo, presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria, si ritiene soddisfatto delle «linee di intervento a favore della filiera turistica, illustrate dalla presidente della Giunta Regionale», Jole Santelli e dall’assessore regionale al Turismo Fausto Orsomarso, che «lasciano intravedere segnali di attenzione significativi verso un settore che è strategico per l’economia calabrese».

«Adesso – ha proseguito il presidente Metallo –  occorrerà procedere in tempi stretti con i bandi, assicurando tempi celeri agli iter valutativi ed alle conseguenti erogazioni degli incentivi. Le imprese del settore sono in ginocchio, ha continuato il presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria, e necessitano degli aiuti messi in campo in tempo utile perché gli stessi possano produrre effetti».

«Confidiamo nella dichiarata attenzione al nostro settore assicurata dal vertice regionale – ha concluso il presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria – provando ad affrontare al meglio una stagione turistica compromessa e difficile che potrebbe far perdere la fiducia a tanti imprenditori che senza sostegni adeguati in tempi stretti potrebbero vedersi costretti a non riaprire le attività con gravi conseguenze economiche e sociali per il territorio». (rrm)

Gli industriali calabresi e siciliani: non c’è futuro senza il Ponte sullo Stretto

Un incontro tra gli industriali calabresi e quelli siciliani, a Palermo, sul futuro del proprio territorio che non può prescindere – affermano – dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto. «Sono passati 65 anni – si legge in un comunicato congiunto –, spesi 960 milioni di euro, coinvolti circa 300 progettisti, 100 tra società, enti, atenei. Ma ancora da Messina a Villa San Giovanni ci vuole il traghetto. Per 3,3 km un’ora, se va bene». 

Tutte le scandalose cifre del ponte sullo Stretto sono contenute in un dossier preparato in maniera corale dagli industriali delle due regioni Calabria e Sicilia. Unindustria Calabria, Sicindustria, Confindustria Catania e Confindustria Siracusa sono insieme per una istanza di civiltà: «Non si può parlare di futuro e non si può parlare di Italia senza ponte. Siamo nel 2020, usciamo da una pandemia: non c’è spazio e non c’è tempo per battaglie ideologiche. Sicilia e Calabria sono distanti 3 miglia. Un trasportatore può impiegare (dipende dal traffico) fino a 3 ore per varcare lo Stretto – rilevano il vicepresidente di Confindustria Natale Mazzuca, il vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese, il presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco, il presidente di Confindustria Siracusa Diego Bivona –. Questo è inaccettabile, in un’epoca in cui il mondo viaggia con l’alta velocità.  Scandaloso in un Paese in cui un progetto di rilancio e unità del Paese diventa terreno di scontri politici e merce di scambio nella becera partita delle logiche spartitorie. Occorre programmare la ripresa dell’Italia e questa passa dall’alta velocità, Calabria e Sicilia comprese.  Cioè dal Ponte sullo Stretto. Occorre scardinare il falso paradigma secondo cui costruire il ponte significa non realizzare e/o completare le altre infrastrutture necessarie. “Non si farà mai” è una formula senza visione. È il pretesto per chi non vuole progettare un modello di sviluppo del Meridione slegato da dipendenze politiche ed economiche. È un alibi per chi preferisce guardare al Sud con lo specchietto retrovisore».

Sul progetto del collegamento stabile si è pronunciata anche la presidente della Regione Calabria Jole Santelli che ha detto di apprezzare quanto affermato dalla ministra Paola De Micheli, che «esprimono la disponibilità all’ascolto e all’approfondimento sul Ponte dello Stretto. Penso pertanto che sia necessario ipotizzare al più presto un incontro anche con il Presidente della Regione Sicilia, per valutare la possibilità di realizzazione di un’opera che ritengo strategica non solo per il futuro di Calabria e Sicilia ma per quello dell’intero Paese».

La richiesta degli industriali della Calabria e della Sicilia ha il peso specifico di una rappresentanza diffusa e articolata: in Sicilia ci sono quasi 470 mila imprese, per un totale di ricavi che sfiora i 40 miliardi e circa 500.000 lavoratori occupati. In Calabria sono poco più di 187 mila imprese per un totale di 400 mila addetti circa e ricavi per oltre 20 miliardi di euro. Insieme si tratta di una robusta falange di oltre 650 mila imprese che, unite, sostengono l’improrogabilità del ponte.

Il riferimento al ricostruzione del Ponte Morandi a Genova è evidente: «Per realizzarlo – affermano gli industriali di Calabria e Sicilia – è necessaria una gestione commissariale, con tempi e costi certi. Per far sì che non ci sia più un Paese diviso a metà. 

Ma quanto costa il ponte? Quanti esempi ci sono già nel mondo. Quanti anni per la costruzione. Quanti fondi già investiti. Quanti enti, progettisti, finanziatori, imprese, quanti soggetti coinvolti finora. Le due associazioni degli industriali hanno predisposto un report dove emergono «tutti i numeri di uno dei più clamorosi buchi nell’acqua della storia della Repubblica.

I NUMERI DEL PROGETTO

3.300 metri campata centrale; 3.666 metri lunghezza complessiva con le campate laterali; 60,4 metri larghezza dell’ impalcato; 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia (veloce, normale, emergenza); 2 corsie stradali di servizio; 2 binari; 6.000 veicoli/ora capacità; 200 treni/giorno capacità; 382,60 metri altezza torri; 2 coppie di cavi sistema di sospensione; 5.300 metri lunghezza complessiva dei cavi; 1,24 metri diametro dei cavi di sospensione; 44.352 fili di acciaio per cavo; 65 metri di altezza per 600 di larghezza di canale navigabile centrale; 50 metri di altezza per 1.000 di larghezza per ciascuno dei canali navigabili laterali.
I COLLEGAMENTI 20,3 km raccordi stradali complessivi; 19,8 km raccordi ferroviari complessivi; 10,5 km di raccordi stradali lato Sicilia (di cui il 66% circa in galleria); 15,2 km di raccordi ferroviari lato Sicilia (di cui il 91% circa in galleria); 9,8 km di raccordi stradali lato Calabria (di cui il 64% circa in galleria); 4,6 km di raccordi ferroviari lato Calabria (di cui il 96% circa in galleria).
I TEMPI 6 anni per la costruzione; 200 anni la vita utile.
RISPARMIO TEMPO DI PERCORRENZA CON IL PONTE 2 ore per i treni; 1 ora per il traffico su gomma.

COSTO COMPLESSIVO – La stima aggiornata dell’investimento complessivo è di 8,5 miliardi di euro, ma la cifra è lievitata di 2,2 miliardi rispetto alle precedenti stime del progetto preliminare (6,3 miliardi) soprattutto per le varianti richieste dagli enti locali

INVESTIMENTI SOSTENUTI FINORA Il Ponte finora è costato quasi un miliardo. 

La Corte dei Conti ha calcolato che la Società Stretto di Messina SPA ha speso dal 1981, anno della sua costituzione, al 2013, anno della decisione di liquidarla, 958.292 milioni di euro. A questi vanno sommati altri sei milioni dal 2013 al 2016. 

Nel dettaglio: dal 1981 al 2001 ha speso 74,443 milioni per studi di fattibilità, ricerca e progetto di massima. Negli anni (2002-2003) ne ha spesi altri 91,246 per il progetto preliminare e gli atti di convenzione, per poi spenderne 146,999 nel 2004-2006 per la gara di appalto, il piano finanziario, i sistemi informativi e gestionali.
La sospensione delle attività nel biennio 2007-2008 è costata, paradossalmente, 160,612 milioni. Nel 2008 sono iniziate le attività per gli accordi con i contraenti, l’aggiornamento delle convenzioni e il piano finanziario terminate l’anno successivo, che hanno comportato un esborso di 172,637 milioni. Tra il 2010 e il 2013 la Stretto di Messina ha speso 312,355 milioni: le causali sono la stesura del progetto definitivo, il monitoraggio ambientale, l’aggiornamento del piano finanziario e la stipula dell’atto aggiuntivo. Nel 2013 è stata decisa la liquidazione della società, che è costata quasi due milioni l’anno nel 2014 e 2015 e 1,5 milioni per il 2016. Ancora oggi la società è attaccata al respiratore artificiale di un commissario liquidatore che percepisce un compenso annuo di 160 mila euro oltre alle spese legali di un contenzioso giudiziario con l’affidataria dei lavori Eurolink. La causa è ancora in corso. (ed)

COSENZA – Unindustria condivide l’appello del presidente Bonomi (Confindustria)

Sono tre le priorità che Carlo Bonomi, presidente di Confindustria ha indicato al Governo, e che Unindustria Calabria rilancia: tagliare l’Irap, pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese private, sbloccare i fondi già finanziati per le opere pubbliche.

Il presidente Bonomi ha avuto modo di sottolineare che le misure economiche già varate «non arrivano, non producono i loro effetti. Abbiamo chiesto espressamente un taglio dell’Irap che si può attuare in occasione degli acconti di giugno e che vale 9 miliardi. E’ un processo semplice, automatico, lo Stato non deve fare nulla ed ha un impatto immediato».

Sollecitato dai giornalisti a parlare della cosiddetta “fase 2”, Bonomi ha riferito che la stessa è partita «male, ma lo sapevamo. Purtroppo da cinque settimane chiedevamo un metodo per la fase due, ma non ci hanno ascoltato. Gli imprenditori hanno aperto assumendosi tutta la responsabilità».

Per quanto riguarda il rapporto con le banche, il presidente Bonomi ha esortato a «lavorare insieme», affermando la necessità di «fare un grande patto ed evitare l’errore del 2008 quando lo scontro è stato tra imprese e banche». Il problema di questi giorni nell’accesso al credito, per Bonomi è in «come è stato fatto il decreto, nella “burocrazia”, nei “19 documenti” e nelle condizioni che prevede. Se tutti noi avremo la capacità di lavorare insieme, che è quello che ci chiedono i nostri concittadini– ha concluso il presidente designato di Confindustria – forse faremo di nuovo grande questo Paese come hanno fatto i nostri padri». (rcs)