Al via il 38esimo Congresso della Società Siculo Calabra di Urologia

Domani, venerdì 1° ottobre e sabato 2, a Catanzaro, è in programma il 38esimo Congresso della Società Sicuro Calabra di Urologia, organizzato dal Dipartimento di urologia dell’ospedale di Catanzaro, Università Magna Graecia, diretto dal prof. Rocco Damiano.

In questa due giorni, dunque, si confronteranno oltre 200 esperti provenienti dalla Calabria e Sicilia, oltre a tanti urologi che esercitano la professione lontano dalle loro Regioni di nascita, su dei dati preoccupanti, che certificano che, ogni anno, in Calabria circa 660 nuove persone vengono colpite dal tumore della prostata, 250 al tumore del rene e 460 dal tumore della vescica. La chirurgia conservativa oggi offre ottimi risultati dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza.

Ogni anno in Calabria circa Il 40% dei pazienti con patologia oncologica urologica, che fino a qualche anno fa si doveva sottoporre ad interventi che comportavano l’asportazione della prostata, del rene o della vescica, oggi invece può giovarsi di una terapia conservativa volta alla preservazione dell’organo, il cui obiettivo principale è contrastare al meglio la malattia, salvaguardando nello stesso tempo quelle funzioni fisiologiche che più fortemente coinvolgono la qualità della vita del paziente: dalla continenza alle capacità di erezione ed eiaculazione.

«Oggi i tumori della prostata, dei reni e della vescica – ha spiegato il prof. Damianoprevedono valide alternative alla chirurgia radicale di tipo conservativo. Dalla terapia focale agli ultrasuoni per la prostata, alla terapia ‘trimodale’ (chemioterapia, radioterapia e resezione endoscopica) dedicata alla vescica, si passa poi al grande ruolo della laparoscopia ed alla robotica e al suo veloce sviluppo degli ultimi 10 anni».

Per ogni organo, poi, c’è una tecnica particolare. «Nel trattamento del tumore di vescica muscoloinvasivo, accanto all’asportazione della vescica con derivazione urinaria, oggi si sta facendo sempre più strada un nuovo approccio multidisciplinare tra urologo, radiologo ed oncologo che, per pazienti selezionati (ad esempio con comorbilità che non rendono possibile la chirurgia radicale e tutti i pazienti fortemente motivati a conservare la vescica), costituisce sicuramente una promettente alternativa», ha aggiunto il prof. Damiano. 

«La terapia cosiddetta ‘trimodale’ – ha spiegato ancora – mettendo insieme i vantaggi di chemioterapia, radioterapia e resezione endoscopica del tumore della vescica, permette di controllare il tumore senza la necessità di asportazione dell’organo con ovvi benefici per la qualità di vita del paziente».

«Con questo tipo di approccio – ha concluso – la sopravvivenza cancro specifica a 5 anni è del 65%, e permette di ottenere buoni risultati oncologici, preservare la minzione fisiologica e assicurare una buona qualità della vita al paziente perché questo consentirà di mantiene erezioni, eiaculazioni e fertilità». (rcz)

 

La Regione finanzia con 4,5 milioni tre progetti delle Università calabresi per la ricerca anti-covid

Sono tre i progetti delle Università calabresi che la Regione Calabria finanzierà, con la somma di 4,5 milioni di euro, per investire nella sperimentazione di soluzioni innovative e promuovere azioni per il contrasto all’epidemia da Covid-19.

«Il dipartimento Presidenza – settori Ricerca scientifica e Innovazione ecnologica, Formazione professionale, Alta formazione, Accreditamenti e Servizi ispettivi -, preso atto dei lavori della commissione di valutazione, ha avviato – spiega una nota dell’assessorato – la formalizzazione del decreto contenente la graduatoria delle proposte progettuali ammesse e presentate dall’Università della Calabria, dall’Università Magna Grecia e dalla Mediterranea.

«L’invito – continua l’Assessorato – in attuazione dell’Asse 1 e 12 del Por Fesr Fse Calabria 2014/2020, si articola in due differenti azioni: “Sostegno alle infrastrutture della ricerca considerate critiche/cruciali per i sistemi regionali” e “Azioni per il rafforzamento dei percorsi di istruzione universitaria o equivalente post-lauream”. Gli interventi sono finanziati fino al 100% delle spese ammissibili».

«Siamo arrivati al nostro obiettivo con grandi risultati: le tre università calabresi – ha dichiarato l’assessore regionale all’Istruzione, Università, Ricerca scientifica e Innovazione, Sandra Savaglio –, hanno presentato progetti di alto livello che riguardano la salute delle persone, la ricerca scientifica internazionale, il miglioramento del servizio sanitario che gli ospedali possono offrire al cittadino. Sono davvero contenta».

«L’università Mediterranea di Reggio Calabria – spiega ancora, entrando nel merito dei progetti – si propone di migliorare la digitalizzazione di ospedali con l’uso della piattaforma iCare System e si prospetta, inoltre, l’uso di qualcosa che il Covid ci ha lasciato, in positivo: la telemedicina. La Magna Greacia di Catanzaro si occuperà delle malattie infettive e della cura specifica dei malati di Covid-19, per la prima volta e specialmente da un punto di vista multidisciplinare. Infatti, saranno diversi i gruppi di ricerca coinvolti, dalla genomica, alla chimica farmaceutica, alla neuroscienza».

«L’aspetto multidisciplinare – ha aggiunto – è presente anche nel progetto dell’Unical. Il focus saranno le nanotecnologie applicate alla salute. Questa nuova disciplina della scienza offre la possibilità di diagnosi precoci e molto precise dei tumori anche della cura del Covid. Le conseguenze positive sono enormi. Il progetto Università della Calabria ha anche una parte internazionale molto forte con, tra le altre cose, finanziamenti europei già ottenuti e collaborazioni con laboratori all’estero, che mostrano che si parte da una base molto solida. Da segnalare anche il coinvolgimento dell’intelligenza artificiale, una disciplina che, ormai, ha invaso tutti gli aspetti della conoscenza umana».

«È stato un percorso lungo e faticoso per tutti gli scienziati coinvolti ma ne è sicuramente valsa la pena. Ognuno di loro – ha concluso l’assessore – avrà a disposizione un milione e mezzo di euro per realizzare un laboratorio che abbia respiro internazionale. Buon lavoro e buona ricerca». (rcz)

Pasquale Mastroroberto: La Regione non eroga alcun contributo per medici calabresi

Il dott. Pasquale Mastroroberto, Direttore U.O.C. Cardiochirurgia- A.O.U. “Mater Domini” di Catanzaro, ha denunciato un fatto grave: che la Regione Calabria, non ha «ritenuto di dovere erogare alcun contributo per medici calabresi», mentre il Dm n. 998 del 28-07-2021 ha definito la distribuzione dei contratti per la formazione medica specialistica per l’anno 2020-2021.

Confermato l’ottimo risultato per l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro con un incremento di rilievo dei contratti statali rispetto allo scorso anno ma, la cosa più grave, è la mancata stipula di convenzione con l’Ateneo Calabrese per 2 contratti relativi allo scorso anno per cui il Rettore Giovambattista De Sarro, con nota prot. 17287 del 21 luglio u.s., ha invitato l’Ente regionale ad onorare l’impegno assunto con nota n. 265800 del 14.8.2020 nella si è obbligato con il Ministero dell’Università e della Ricerca a finanziare per l’anno accademico 2019-2020  due contratti di formazione specialistica aggiuntivi regionali.

«Si tratta – ha spiegato – di due medici calabresi, uno in formazione specialistica presso la Scuola di Specializzazione in Ortopedia, e l’altro presso la Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia da me diretta, che hanno regolarmente preso servizio ad inizio anno senza percepire alcun compenso nonostante un impegno quotidiano, al pari dei colleghi che invece usufruiscono di contratti statali».

  L’Università di Catanzaro ha ripetutamente sollecitato l’Ente Regionale alla definizione della convenzione, presupposto essenziale alla stipula dei contratti con gli specializzandi, senza alcun esito.La mancata definizione di tale convenzione – ha proseguito Mastroroberto –  mette a rischio la sicurezza degli specializzandi che, sotto tutela dei Direttori delle Scuole, hanno avviato comunque il loro percorso formativo con conseguenti problematiche di eventuale invalidazione della copertura assicurativa e senza ricevere il trattamento economico spettante».

«È, quindi, indispensabile – ha concluso Mastroroberto – che ,come puntualmente sottolineato dal Rettore De Sarro,  l’Ente Regionale rispetti gli obblighi che ha assunto con il Ministero, l’Ateneo catanzarese e gli specializzandi stessi». (rcz)

L’Anvur accredita la laurea magistrale in Medicina/Chirurgia e Tecnologie digitali

di FRANCO BARTUCCI – L’Agenzia del Ministero dell’Università e Ricerca Scientifica preposta alla valutazione del sistema universitario italiano e della ricerca (Anvur) ha accreditato ufficialmente il corso di laurea in medicina/chirurgia e Tecnologie digitali, progetto concordato tra l’Università Magna Grecia di Catanzaro e l’Università della Calabria.

Dopo l’approvazione dei rispettivi Senati Accademici, dell’organismo regionale del diritto allo studio e della Giunta regionale calabrese, è arrivato l’accreditamento del Ministero Università e Ricerca aprendo la strada all’apertura di tale corso di laurea magistrale a partire dal prossimo anno accademico 2021/2022, suscitando forte apprezzamento sia da parte dei due Rettori, Nicola Leone e Giovanbattista De Sarro, come nel prof. Sebastiano Andò, già preside della Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, nonché attuale direttore del Centro Sanitario dell’Università della Calabria, che da anni ha lavorato con puntiglio che ciò accadesse.

Una scheda di presentazione della laurea magistrale – Tale laurea magistrale ha una durata di 6 anni, come tutti i corsi di laurea della classe di Medicina e Chirurgia.

Lo studente al termine del percorso di studio consegue un doppio titolo: la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e la laurea triennale in Ingegneria Informatica, curriculum bioinformatico.

Prevede un piano di studio di 180 crediti  necessari per conseguire la laurea triennale in Ingegneria bioinformatica, oltre alla laurea in Medicina. Una parte significativa di questi crediti è già comune ai corsi di Medicina e Chirurgia e Ingegneria informatica, sulla base degli ordinamenti ministeriali, fatta eccezione per 5 insegnamenti – per un totale di 27 crediti formativi – che sono previsti come aggiuntivi rispetto al tradizionale curriculum medico.  Complessivamente, quindi, il piano di studi prevede 387 crediti.

La formazione professionale – L’acquisizione, oltre alle competenze tipiche della formazione di un medico, anche delle conoscenze utili per padroneggiare le nuove tecnologie e applicarle in ambito sanitario e l’apprendimento di metodi e tecniche proprie dell’Intelligenza artificiale e della Bio- Informatica, necessari per ideare e sviluppare nuove applicazioni per i settori della medicina di precisione, della telemedicina, della medicina personalizzata, della chirurgia robotica.

Grazie a queste competenze aggiuntive, certificate dal conseguimento del doppio titolo, i laureati in Medicina e Tecnologie digitali saranno dunque professionisti formati per affrontare le sfide presenti e future in campo sanitario, capaci di gestire l’innovazione e di contribuire all’innovazione stessa.

Le carriere possibili – Lo studente acquisirà tutte le conoscenze necessarie per avviarsi alla carriera del medico (Anatomia umana, Patologia generale e clinica, Farmacologia, Biologia, Microbiologia, Genetica, le discipline cliniche dell’area medica e chirurgica, etc), ma seguirà anche corsi di Bioinformatica, Data mining, Intelligenza artificiale e Machine learning, Biomeccanica e così via.

L’organizzazione dei corsi e tirocini – Le lezioni per  i primi tre anni si svolgeranno all’Università della Calabria, dove lo studente acquisirà la preparazione medica di base, unita alle competenze ingegneristiche e bioinformatiche. Nel secondo triennio, invece, i corsi si terranno all’Università Magna Graecia di Catanzaro e saranno dedicati prevalentemente alla formazione clinica.

Il  tirocinio previsto dal piano di studio si svolgerà nei reparti delle strutture ospedaliere già convenzionate con l’Università Magna Graecia di Catanzaro e in altri che saranno convenzionati nei prossimi mesi. Sono previste attività di tirocinio anche in laboratori informatici e centri di ricerca.

L’accesso all’esame di stato per l’abilitazione alle professioni – Al termine dei sei anni il laureato in Medicina e Tecnologie digitali potrà accedere all’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di medico chirurgo e ai concorsi per le Scuole di Specializzazione medica. Potrà lavorare in tutti gli ospedali, nelle strutture sanitarie, negli studi professionali. Le competenze acquisite gli consentiranno inoltre di lavorare in strutture sanitarie d’avanguardia nell’utilizzo delle nuove tecnologie, in reparti di chirurgia robotica, in centri di diagnostica avanzata o specializzati nella medicina di precisione, nell’ambito della telemedicina.

II laureato potrà anche scegliere di dedicarsi alla ricerca o lavorare nei settori farmaceutico e industriale per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative in campo sanitario.

Il concorso di ammissione  e le attese dei cittadini – In fase di prima attivazione sono previsti 60 posti.Per ottenere l’iscrizione al corso, è necessario sostenere e superare la prova d’ammissione a Medicina e Chirurgia previsto dall’ordinamento nazionale.

Sulla metodologia del concorso di ammissione già da tempo è in corso una discussione in ambito cittadino che raccomande alle autorità accademiche delle due Università di applicare il metodo in atto da sempre all’Università della Calabria per legge istitutiva e cioè che l’80% dei posti messi a concorso, come avviene per tutti i corsi di laurea attivati, debbono essere riservati a studenti calabresi o figli di calabresi residenti all’estero; il 15% a studenti extra regionali ed il 5% a studenti stranieri.

Ci sono due motivi precisi alla base di questa richiesta cittadina. Il primo è quello che non si possono avere due metodi differenti di ammissione ai corsi di laurea dell’Università della Calabria, come per altro nei suoi quarantanove anni di vita della sua organizzazione didattica e formativa ha rispettato nella formula prevista per legge fin dal primo anno accademico 1972/1973; il secondo motivo è legato al fatto che la Calabria necessita di una nuova riorganizzazione del settore sanitario, che da più tempo, come ha messo in luce la pandemia, soffre già di molto di una carenza di medici ed infermieri ed è più che giusto premiare tale attesa.

L’attivazione di questa percorso magistrale di formazione di una nuova classe medica aiuta ciò e non delude la speranza di tanti giovani calabresi portati spesso ad emigrare. E’ bene che le autorità accademiche delle due Università si impegnino a dare ascolto a tale richieste ed esigenze muovendo gli opportuni passi presso il Ministero dell’Università e se occorre anche attraverso i parlamentari per la promozione di un’apposita legge, per come avvenuto nei primi anni di avvio dei corsi di laurea dell’Università della Calabria, per ottenere l’abilitazione professionale per il corso di laurea in scienze economiche e sociali.

Le note di apprezzamento dei sindaci Occhiuto e Manna 

«Si tratta di un meritatissimo riconoscimento – ha dichiarato il Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto – che ci fa comprendere ancora una volta come la nostra Università abbia tutte le carte in regola per competere con i più importanti atenei. Il progetto coinvolge due aree d’eccellenza dell’Ateneo, quella biomedica da una parte e quella ingegneristica-infomatica-tecnologica. Il risultato è da salutare con particolare entusiasmo perché il corso di laurea entrando in regime, oltre alla formazione medica, potrà assicurare la messa a profitto di quelle specializzazioni che le nuove tecnologie, applicate alla sfera della medicina, saranno in grado di garantire».

«Plaudiamo al lavoro svolto da Leone e dal senato accademico – ha dichiarato il sindaco di Rende, Marcello Manna – che, con l’istituzione della facoltà di medicina, sono riusciti a realizzare un risultato che darà lustro a tutta la Calabria. Rende e l’Università della Calabria possono indicare il cambiamento di rotta necessario a garantire il diritto costituzionale alla salute e di cura e quello all’istruzione, oggi ancor più minati da una crisi pandemica senza precedenti e da una vacatio politica evidente. L’Unical è eccellenza territoriale da valorizzare rafforzando, attraverso azioni di sinergia, il miglioramento dei servizi nel rapporto assistenziale alla cittadinanza».

Una nota che si arricchisce infine con la richiesta di realizzare a Rende, nelle vicinanze dell’Università, il nuovo ospedale cosentino, chiedendo al presidente facente funzioni della Regione la promozione di un incontro in cittadella insieme al Presidente della Provincia di Cosenza. «Una decisione non più procrastinabile e l’allocazione del nuovo nosocomio a Rende è ora una scelta dovuta».

«La medicina si fa sul territorio – ha detto ancora il sindaco Manna – ed è l’organizzazione territoriale a fare la differenza e con l’implementazione del nuovo assetto urbanistico, attraverso la realizzazione dello svincolo autostradale a Settimo e della stazione ferroviaria tra Rende e Montalto, si andrà a offrire un servizio essenziale in una zona strategica in vista della città unica. Bisogna avere una visione chiara sul futuro: l’attuale ospedale ha cento anni, il nuovo nosocomio deve essere pensato per i prossimi cento». (fb)

Chirurghi estetici: tra i migliori secondo Vanity Fair il calabrese Steven Paul Nisticò

C’è anche un calabrese tra i quattro migliori chirurghi estetici d’Italia indicati dal settimanale Vanity Fair: si tratta di Steven Paul Nisticò, direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Nisticò è un “mago” del laser che viene utilizzato come un bisturi di luce per rimuovere difetti cutanei (inclusi i tatuaggi). Il prof. Steven Nisticò è molto conosciuto per l’altissimo livello di utilizzazione delle tecniche laser all’avanguardia in una Scuola di Specializzazione in Dermatologia tra le più apprezzate d’Italia.

«Si tratta – ha spiegato il prof. Nisticò a proposito del laser utilizzato in dermatologia – di un raggio di luce monocromatico concentrato della stessa lunghezza d’onda: interagisce con i tessuti cutanei generando una sorta di danno termico selettivo, capace di provocare la distruzione delle molecole bersaglio producendo piccolissime lesioni». Le tecnologie che li generano, però, non sono tutte uguali: «Il laser Q-Switched frammenta ed elimina lentigo, macchie cafè-au-lait, efelidi e le discromie del labbro superiore (il cosiddetto melasma, pigmentazione più diffusa dovuta ormoni, genetici e farmacologiche, pillola, oppure cosmetici non testati in associazione alla luce solare). Le teleangectasie, le piccole vene dilatate visibili a fior di pelle, vengono trattate con il laser Nd:YAG o con il laser Dye: selettivamente colpiscono, chiudendole, rendendole così invisibili in modo permanente. Per le cicatrici (comuni o da acne) cheratosi e ruvidità importanti si attenuano con il laser frazionato CO2: esercita microfori distanziati nella pelle, che innescano i meccanismi riparativi dei fibroblasti e dei fattori di crescita, redendo la cute levigata, omogenea e compatta. Agisce rimuovendo l’ispessimento vaporizzandolo ed è dotato di indicatori di colore (gli WYIWYG, acronimo dell’inglese What You See Is What You Get – quello che vedi è il risultato) che permettono all’operatore di capire all’istante il livello di esfoliazione che sta praticando. È usato anche per la rimozione di lesioni dermatologiche benigne in zone delicate come i contorni occhi e bocca».

Afferma Francesca Marotta nel servizio su Vanity Fair: «Lo specialista suggerisce di rivolgersi sempre a esperti competenti che abbiano cura di esaminare attentamente l’inestetismo prima di eseguire il trattamento. «Va fatta sempre – dice il prof. Nisticò – una valutazione per accertarsi sulla natura dell’inestetismo. Nei casi dubbi e sempre per esempio escludere la presenza di un melanoma, va eseguita una epiluminescenza usando un dermatoscopio ottico, indispensabile per analizzarne morfologia e struttura interna».

La Scuola di Dermatologia e Venereologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, del resto,  è fortemente attiva sul piano della Ricerca. Le brillanti qualità dei ricercatori hanno permesso di intraprendere numerosi progetti, di portata nazionale ed internazionale. Le collaborazioni con le Scuole di Oculistica e Psichiatria dello stesso Ateneo hanno reso possibili percorsi di interesse trasversale, interdisciplinare che, oltre al contributo scientifico, rappresentano una preziosa risorsa per i pazienti. L’impiego di trattamenti all’avanguardia in ambito dermatologico ha titolato la Scuola come Centro di Riferimento per trial clinici multicentrici, abbattendo i confini fisici e dando la possibilità ai ricercatori di confrontarsi con altri specialisti del settore ed ampliare le proprie vedute in ambito scientifico.
L’attività scientifica di ricerca mira allo sviluppo e all’applicazione di metodologie innovative ed efficienti per lo studio di patologie dermatologiche immuno-infiammatorie, oncologiche, aller-gologiche ed infettivologiche. Particolare attenzione è rivolta alla valutazione dei meccanismi fisiopatogenetici di tali patologie attraverso approcci multidisciplinari in genomica, proteomica, analisi statistica ed epidemiologica al fine di identificare nuovi potenziali biomarcatori utili per la diagnosi, la prognosi e il follow-up dei pazienti.
La prospettiva dell’attività di ricerca è quella di fornire ai pazienti un servizio di medicina per-sonalizzata attraverso nuovi percorsi diagnostici e terapie innovative e di ottimizzare le terapie esistenti per individuare il trattamento più efficiente per ciascun paziente.

In un articolo per Calabria.Live, lo scorso agosto, il prof. Steven Nisticò aveva spiegato la metodologia adottata. «L’utilizzo dei laser e delle sorgenti luminose – ha scritto il prof. Nisticò – è un topic molto attuale in dermatologia. La possibilità di utilizzare la luce con intenti curativi ha sempre avuto grande importanza in dermatologia. Il primo spettro luminoso utilizzato nella cura delle patologie cutanee è stato quello generato dal sole, che con il suo effetto immunomodulatore ha dimostrato di avere capacità di cura in varie patologie infiammatorie ( come la psoriasi o vari tipi di dermatiti) e pretumorali (parapsoriasi, etc…). Sulla base di questi riscontri varie lampade con emissione selettiva a lunghezze d’onda terapeutiche ( come ad esempio gli UVB a banda stretta o la PUVA terapia) sono attualmente utilizzate nel trattamento di varie condizioni dermatologiche, quali appunto la psoriasi, la vitiligine, vari tipi di dermatiti, etc. Tali terapie consistono nell’esposizione, per un periodo limitato (di solito qualche minuto) e ripetuto ( un paio di volte a settimana) di tempo a lampade che emettono luce ad un ben determinato spettro luminoso, che va ad avere una azione selettivamente terapeutica. Tale tipo di terapie può a volte essere adiuvato dall’ingestione di profarmaci (come ad esempio gli psoraleni) che vengono attivati dalla luce ed hanno la loro azione terapeutica selettivamente sulla cute a seguito di questa attivazione. Tra i vari fasci di luce utilizzabili in dermatologia i raggi a lunghezza d’onda selettiva possono essere utilizzati per colpire un target , come la melanina o l’emoglobina, e quindi determinare l’eliminazione selettiva di una lesione». (rrm)

Smettiamola con le critiche e le polemiche tipiche calabresi per l’istituzione del corso di laurea in “Medicina e Tecnologie digitali”

di FRANCO BARTUCCI – Ritengo che sia una cosa vergognosa e deprecabile quanto sta accadendo nella nostra Regione, circa l’istituzione del corso di laurea magistrale in “Medicina e Tecnologie digitali”, deciso a seguito di un comune accordo fatto tra l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro.

Leggere notizie di contestazioni ed interrogazioni di consiglieri regionali, come di ricorsi al Tar avverso a tale delibera ad opera di associazioni catanzaresi, dopo l’approvazione del progetto da parte della Giunta regionale, ci fa vergognare  perché sono il simbolo di un’arretratezza culturale d’altri tempi in cui a vigere erano le regole dei campanilismi pericolosissimi per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra Calabria. Soprattutto oggi che stiamo vivendo la tremenda esperienza dell’epidemia del Covid-19.

Quella delle polemiche e delle campagne campanilistiche tra le città capoluoghi della nostra regione hanno un’anzianità di circa cinquant’anni di storia con l’istituzione a Cosenza dell’Università della Calabria, in cui né Catanzaro e né Reggio Calabria gradivano tale soluzione, tanto è vero che, con il passare degli anni, abbiamo visto anche in quelle città la nascita delle rispettive Università. Ricordo che finanche il Rettore della prima università statale calabrese, prof. Beniamino Andreatta, per bloccare quelle aspirazioni indipendenti, arrivò a proporre un sistema universitario integrato sotto la direzione della prima Università riconosciuta dalla Repubblica Italiana. 

Tale proposta non fu accettata e, qualche anno dopo, alla fine degli anni Settanta, con Rettore il prof. Pietro Bucci, ritornò l’esigenza di avere anche all’Università della Calabria la Facoltà di Medicina. Ricordo, e le cronache giornalistiche ne sono una testimonianza, che il prof. Bucci raggiunse un accordo con il sindaco di Catanzaro dell’epoca, finalizzato ad attivare i primi tre anni di medicina all’Università della Calabria e gli ultimi tre anni di cliniche presso la libera Università di Catanzaro. Ci fu un accordo di disponibilità tra l’Università della Calabria ed il mondo politico istituzionale catanzarese che non fu accettato da quello universitario, chiudendo così ogni rapporto di collaborazione tra le Università che nel frattempo con il passare degli anni vennero riconosciute anch’esse statali dai vari governi che si sono succeduti nella nostra Repubblica Italiana.

In più occasioni, ed in tempi diversi sempre con i Rettore Bucci, Aiello, Frega e Latorre si è tentato l’approccio con l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro di attivare all’Università della Calabria la Facoltà di Medicina, avendo come stimolatore il preside della Facoltà di Farmacia, prof. Sebastiano Andò, senza arrivare a questa importante meta, come dimostra la nutrita rassegna stampa di volta in volta predisposta, che finiva per caratterizzare  una  netta spaccatura tra le forze istituzionali, politiche ed associative, come accademiche, delle due città Cosenza e Catanzaro.

Onore, quindi, agli attuali Rettori delle due Università, prof. Nicola Leone e prof. Giovanbattista De Sarro, che nella storia sono riusciti ad abbattere il muro dei campanilismi e aperto le due Università ad un sistema integrato universitario e di stretta collaborazione, per attivare questo importate corso di laurea magistrale in “Medicina e Tecnologie Digitali”, facendolo approvare dai rispettivi Senati Accademici delle due Università e dal Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Calabresi (Coruc), apprezzato dal mondo sociale ed imprenditoriale dei due territori provinciali, con l’aggiunta in questi  giorni della Giunta regionale, presieduta dal presidente f.f. Nino Spirlì.

Adesso toccherà di ottenere l’approvazione da parte del Consiglio Universitario Nazionale (Cun) e dal Ministero dell’Università attraverso l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario di Ricerca (Anvur), che speriamo arrivi presto affinché il primo anno possa partire con l’anno accademico 2021/2022. Bando alle polemiche campanilistiche prive di contenuti seri tenendo conto che l’obiettivo del progetto è quello di formare i medici del futuro, professionisti che, alla preparazione in campo sanitario uniranno forti competenze in intelligenza artificiale, robotica, data scienze, ingegneria bioinformatica, data mining.

Si  tratta di settori che stanno conquistando un ruolo sempre più importante in medicina, con applicazioni che riguardano la prevenzione, la diagnostica, la chirurgia e l’oncologia di precisione, la riabilitazione, lo sviluppo dei farmaci e di terapie personalizzate, ma anche la gestione delle emergenze e la programmazione.

Un corso di laurea magistrale a numero chiuso attivato in Italia solo a Milano ed a pagamento; mentre noi lo potremmo avere nelle condizioni economiche molto basse stabilite dai regolamenti  interni, avendo concordato che gli studenti seguiranno i primi tre anni di corso presso le strutture dipartimentali dell’Università della Calabria e i successivi tre anni di cliniche presso l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro. In questo, c’è una richiesta specifica da fare ed è bene che tutti concorriamo a chiedere alle autorità accademiche delle due Università, come governative nazionali e regionali, che il criterio di ammissione a detto corso di laurea sia quello previsto istituzionalmente e per legge fin dal primo anno accademico dell’Università della Calabria, che l’80% dei posti sia riservato a studenti calabresi o figli di emigranti calabresi residenti all’estero, per il 15% a studenti di altre regioni italiane e per il 5% a studenti di altri paesi del mondo.

Solo così il progetto avrà un senso completo, e consentirà alla Calabria di crearsi una sua classe medica di prestigio e qualità, di fronte alla forte carenza esistente,  come sono le richieste che vengono oggi dalla società calabrese. (rcs)                              

 

CATANZARO – Il Soroptimist consegna borsa di studio a una studentessa dell’Umg

È la giovane studentessa, di origine nigeriana, Iyengumwena Endurance, al primo anno di Scienze Infermieristiche all’Università Magna Graecia di Catanzaro, ad aver ricevuto una borsa di studio  bandita dal Soroptimist Club di Catanzaro per promuovere le carriere Stem (Science, Tecnology, Engeneering and Mathematichs).

«Studio, capacità di superare le difficoltà, ottimismo, generosità rappresentano dei must irrinunciabili per le soroptimiste di tutto il mondo – ha dichiarato la presidente del Club Soroptimist di Catanzaro, Adele Manno – ed Iyengumwena li incarna perfettamente».
«Il Club Soroptimist di Catanzaro – ha spiegato Manno – prosegue nelle proprie azioni di sostegno alle donne, anche in tempi di pandemia. Corsi di educazione finanziaria, per colmare il gender gap che si registra in materia economica; sostegno alle donne che decidono di denunciare le violenze grazie alla “stanza tutta per sé” realizzate nelle stazioni dei Carabinieri, in forza di un protocollo d’intesa nazionale; divulgazione di una cultura del rispetto sin dalla prima infanzia, attraverso programmi pensati per i più piccoli; sostegno a giovani che si affacciano alla professione attraverso corsi alla Sda Bocconi sulla leadership femminile: solo alcune delle iniziative già realizzate o in cantiere e che verranno concluse entro la fine dell’anno sociale».
«Il Covid – ha aggiunto la presidente – ha imposto modalità di azione diverse da quelle che avremmo immaginato ma siamo abituate a cogliere opportunità dietro le difficoltà e non ci siamo affatto scoraggiate, convinte che la nostra azione, ripetuta nel tempo, possa lasciare un segno significativo sul nostro territorio. Anche l’ingresso di quattro nuove socie nel Club – Carla Megna, Serena Pirrò, Tonia Santacroce e Angela Turtoro – testimonia la vitalità di un’associazione che si occupa di emancipazione femminile a Catanzaro sin dal 1974». (rcz)

Ampio consenso per il nuovo corso di “Medicina e Chirurgia” proposto da Unical e Magna Graecia

I Rettori dell’Università della Calabria e dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, rispettivamente Nicola LeoneGiovambattista De Sarro, hanno incontrato, in videoconferenza, le parti sociali interessate per presentare l’offerta formativa relativa all’istituzione di un Corso di Laurea Magistrale in “Medicina e Ingegneria” interateneo.

Hanno partecipato i rappresentanti degli Ordini professionali dei medici, degli infermieri e degli ingegneri, delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, della Federazione italiana dei medici di medicina generale, dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, di enti e associazioni di categoria, del terzo settore e i rappresentanti degli studenti. L’incontro è stato moderato dal professor Vincenzo Pezzi, dell’Università della Calabria.

Il corso prevede il rilascio congiunto di un doppio titolo di studio: la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e quella triennale in Ingegneria Informatica, curriculum Bio-Informatico.

Giovambattista De Sarro, rettore dell’Umg, ha introdotto la presentazione, parlando di «una nuova idea, quella di formare una nuova generazione di medici».

«Le evoluzioni in campo medico – ha affermato il Rettore Umg – oggi sono tantissime; non si parlava di chirurgia robotica, telemedicina, radiologia interventistica fino a 20 anni fa. La storia della Facoltà di Medicina a Catanzaro ha 50 anni di esperienza, partita prima dall’Università Napoli fino ad arrivare all’autonomia, ma abbiamo sempre considerato l’arte medica come multidisciplinare e per questo abbiamo sempre condiviso i nostri percorsi anche con gli Ordini professionali».

Un cammino che si è sempre tenuto al passo con i tempi, fino a quelli attuali, «quando – ha sottolineato De Sarro – è emersa la necessità di inserire nella formazione medica anche la componente bio informatica e l’intelligenza artificiale. Da qui l’importanza di unire le forze, come hanno fatto anche altri atenei del Nord».

«Il nostro territorio – ha spiegato De Sarro – ha forte carenza di medici, non dovuta all’assenza di corsi di laurea ma ai 10 anni di commissariamento, che ha portato ad una mancanza di 1400 medici in Calabria, con il paradosso che i nostri specializzandi sono stati costretti ad emigrare». De Sarro ha concluso sottolineando che il nuovo Corso sarà certamente «top level con nulla di meno rispetto ai pochi altri simili a livello nazionale».

Il Rettore Nicola Leone è, invece, entrato nelle caratteristiche specifiche del nuovo Corso di laurea: «Iniziativa che conferma la collaborazione tra atenei calabresi che, in un momento particolarmente difficile per il Paese, uniscono le forze per tracciare nuovi profili che possano arricchire l’offerta formativa e dare contributo al territorio».

Leone ha, poi, presentato una sintesi sul contesto e le motivazioni che hanno indotto i due Atenei a proporre il nuovo corso, in termini di attrattività e occupabilità.

«La Calabria – ha spiegato Leone – è tra le regioni con maggiore carenza personale medico: si stima manchino 1410 professionisti. Non basta formare nuovi medici, ma medici nuovi, con competenze ingegneristiche e formati all’utilizzo di metodi e strumenti di intelligenza artificiali e data science. Il corso di laurea più simile a questo, è attivo da un anno: il Medtec della Humanitas University con il Politecnico Milano che ha avuto un boom di domande, nonostante l’alto costo iscrizione che tocca i 20.000 euro annui».

«Da noi, invece – ha aggiunto – il costo delle iscrizioni sarà quello standard, con le esenzioni e agevolazioni previste dagli atenei pubblici». Altro aspetto che differenzia i due corsi di laurea, sarà, inoltre, la forte caratterizzazione di quello calabrese nell’ambito dell’applicazione dell’Intelligenza artificiale».

Altro fattore determinante è quello dell’occupabilità che nell’ambito della medicina vede il 95% di laureati trovare lavoro, secondo dati Istat, a 3 anni dalla laurea. E la richiesta cresce ancora di più per chi ha competenze con le nuove tecnologie: medicina di precisione, robotica, bionica, sanità digitale sempre più importante in società.

«È evidente – ha spiegato Leone – la necessità di programmi di formazione innovativi come questo, che avrà un profilo biomedico tecnologico, con competenze tipiche della figura del medico, al quale associare competenze tecnologie in ambito bioinformatico e dell’intelligenza artificiale. Il corso avrà una durata di 6 anni, prevede inizialmente 60 posti e un piano di studi con 360 crediti formativi e 5 insegnamenti aggiuntivi (27 ulteriori crediti) per conseguire doppio titolo: laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e laurea triennale in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatica. I primi tre anni si terranno all’Unical e gli altri tre alla Umg. I primi laureati potrebbero essere proclamati nel 2027».

L’incontro ha registrato un’ampia partecipazione e la proposta ha incassato il diffuso e convinto apprezzamento delle parti sociali intervenute, che hanno assicurato sostegno e piena collaborazione. Gli intervenuti hanno formulato alcune richieste di chiarimento sul percorso e sugli sbocchi post laurea, avanzato suggerimenti e sottolineato l’importanza di una proposta formativa orientata alla sanità del futuro, ma con al centro sempre il rapporto medico-paziente.

Nel corso dell’incontro è stato anche espresso l’auspicio che l’ambiziosa sfida lanciata dai due Atenei calabresi – un segno di speranza, è stato detto, nel difficile momento che il territorio sta attraversando – possa agire da stimolo per migliorare le strutture sanitarie calabresi e portare a completamento i progetti esistenti.

L’incontro, in particolare, ha registrato gli interventi di: Rosalbino Cerra, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale, Vincenzo Ciconte, presidente dell’Ordine dei medici di Catanzaro, Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, Mimmo Denaro, segretario regionale Flc Cgil, Fabrizio Di Maio, per l’Ordine degli ingegneri di Cosenza, Giuseppe Lavia, segretario della Cisl di Cosenza, Maria Luisa Panno, direttore del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute Unical, Mario Russo, rappresentante degli studenti nel Senato Accademico Unical, Federica Saccà, per l’Ordine degli ingegneri di Catanzaro, Francesco Santolla, segretario regionale Uil Scuola Rua, Francesco Scarcello, prorettore alla Didattica Unical, Fausto Sposato, presidente dell’Ordine degli infermieri di Cosenza, Pasquale Veneziano, presidente dell’Ordine dei medici di Reggio Calabria, Francesco Zinno, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.  (rcs)

MEDICINA A CATANZARO, BEN 15 SCIENZIATI
“SEGNALATI” DALLA STANFORD UNIVERSITY

Sono ben 15 gli scienziati e ricercatori dell’Università Magna Graecia di Catanzaro che sono stati segnalati dalla prestigiosa Stanford University. L’università californiana ha elaborato un sofisticato sistema di classificazione che ha selezionato 160mila scienziati, docenti e ricercatori di tutto il mondo, individuando oltre ai 15 docenti e ricercatori della Facoltà di Medicina catanzarese, altri 84 docenti calabresi che operano negli altri due Atenei calabresi. La Calabria, dunque, è una regione che, nonostante le sue difficoltà, riesce comunque a brillare di luce propria e che si sente orgogliosa dei suoi figli che, siano in ‘casa’ o fuori, riescono a ottenere prestigiosi riconoscimenti, conferendo alla loro amata terra quel lustro che è uno stimolo – per giovani e non – a fare di meglio per la collettività.

D’altronde, la nostra amata terra può annoverare innumerevoli e continui riconoscimenti, internazionali e non, ottenuti non solo dai singoli, ma anche dalle nostre tre Università che, col passare degli anni, grazie alle grandi capacità e alle intuizioni di professori eccelsi, sono diventate un fiore all’occhiello in diverse specializzazioni, ritagliandosi un posto importante tra le grandi Università italiane e del mondo. Continuando a proporre nuovi percorsi innovativi per i loro studenti, come, ad esempio, il corso di laurea a ciclo unico in “Medicina e Ingegneria”, proposto dall’Università della Calabria e dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, che consentirà agli iscritti, al termine del ciclo di studi di 6 anni, di conseguire oltre al titolo di dottore in Medicina e Chirurgia, anche la laurea triennale in Ingegneria informatica, con specializzazione bioinformatica. Un corso innovativo che sarà presentato il 10 dicembre.

Ed è proprio l’Università Magna Graecia di Catanzaro che, ancora una volta – nei giorni scorsi è stato premiata con il Premio Angi 2020 – a essere protagonista di un altro prestigioso riconoscimento, che questa volta arriva dalla Stanford University che nella sua indagine annuale, ha indicato tra i primi 160 mila scienziati più citati al mondo per la produzione scientifica, anche 15 docenti e ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Umg. È un attestato di qualità che conferma l’eccellenza della Facoltà di Medicina del Capoluogo della Calabria, una vera fucina di scienziati richiesti da tutto il mondo e grande riferimento per il mondo scientifico e della ricerca. Non inganni il numero degli scienziati menzionati dalla Stanford: la qualità è presente soprattutto nelle “piccole” Università che sfornano ricercatori e specialisti che stanno lasciando il segno nel mondo scientifico. Catanzaro, peraltro, sforna sin dal primo anno dell’istituzione della Facoltà di Medicina, continue eccellenze scientifiche: proviene dall’UMG il prof. Luigi Camporota (che ha curato e guarito dal Covid-19 il premier inglese Boris Johnson) e dalla Facoltà catanzarese sono usciti illustri clinici come il prof. Vincenzo Libri (attuale direttore della Farmacologia clinica all’Imperial College di Londra), e Giuseppe Rosano, professore di cardiologia al St. George University Hospital di Londra. Senza dimenticare che a Catanzaro opera uno dei più rinomati pneumologi italiani, il prof. Girolamo Pelaia che dirige l’Unità Operativa Complessa di malattie dell’apparato respiratorio. Ma una citazione d’onore va riservata anche ai proff. Pierfrancesco Tassone e Pier Sandro Tagliaferri (meritatamente segnalato dalla Stanford University), due eccellenze nel campo dell’Oncologia internazionale, e al prof. Vincenzo Mollace, già preside della Facoltà di Farmacia, uno dei più brillanti farmacologi del nostro Paese, già allievo del premio Nobel John Vane.

E quando sarà pronto a Lamezia Terme, presso la Fondazione Mediterranea Terina il Renato Dulbecco Institute, cui sta lavorando alacremente un’altra eccellenza calabrese nel campo della farmacologia, il prof. Giuseppe Nisticò, dalla Calabria – sotto la guida del prof. Roberto Crea, padre delle biotecnologie, reggino, da 40 anni a San Francisco – usciranno fior di ricercatori. Il Dulbecco Institute produrrà anticorpi monoclonali, che si stanno rivelando un formidabile strumento terapeutico per contrastare la pandemia da coronavirus, ed è destinato a diventare uno dei più importanti centri di ricerca di tutto il Mezzogiorno.

C’è dunque di che andare orgogliosi e del resto, in gran parte del mondo, nelle corsie degli ospedali e dei centri di ricerca più importanti, si avverte molto frequentemente l’accento calabrese: la Calabria ha il triste record nell’esportazione di eccellenze e non solo nel campo scientifico. È motivo di grande soddisfazione avere tante eccellenze sparse nel mondo che danno lustro alla Calabria, ma in tantissimi, medici, specialisti, ricercatori, desidererebbero tornare e offrire le proprie competenze e capacità alla loro terra, proprio come farà il prof. Crea. Il suo ritorno apre la strada a centinaia di ricercatori calabresi che troveranno gli spazi per formarsi, specializzarsi, crescere e dare un grande impulso alla crescita e allo sviluppo della regione.

Chi sono i 15 clinici che portano ancor di più lustro a Catanzaro e alla Calabria? Si comincia con il Magnifico Rettore dell’UMG Giovambattista De Sarro, farmacologo di grande competenza, apprezzato a livello internazionale, e poi l’elenco della Stanford University comprende i proff. Aldo Quattrone (ex Rettore), Stefano Alcaro (professore di Clinica Farmaceutica) Mario Cannataro (professore di Sistemi di Elaborazione e coordiantore del gruppo di Ricerca di Ingegneria Informatica, Bioinformatica e Informatica medica), Ludovico Abenavoli (professore associato di Gastroenterologia), Ciro Indolfi (ordinario di Cardiologia Emodinamica), Francesco Perticone (ordinario di Medicina Interna già Presidente della Società Italiana di Medicina Interna), Piefrancesco Tassone (ordinario di Oncologia), Donatella Paladino (del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica) Massimo Fresta (della Scuola di Farmacia e Nutraceutica), Raffaele Serra (professore associato di Chirurgia Vascolare), Luca Gallelli (ricercatore di Farmacologia), Donato Cosco (professore associato, Farmaceutico tenologico) e Antonino Fiorillo (professore di Elettronica e Sensori in Ingegneria Biomedica).

Questi specialisti – già conosciuti e molto apprezzati in Italia – sono stati individuati da uno specifico gruppo di ricerca californiano, coordinato dal prof. John P. A. Ioannidis, tramite la piattaforma Scopus, che ha tenuto conto di tutti i possibili parametri bibliometrici, tra cui index, numero di pubblicazioni, citazioni, rilevanza riviste, rilevanza settore, ecc. in ben 22 discipline scientifiche e 176 sottocampi di ricerca specifica. Nel lungo prestigioso elenco figurano in totale  4.008 scienziati italiani. (rrm)

 

Medicina a Cosenza: a chiedere la Facoltà è il Comitato ComUnicalMed

di FRANCO BARTUCCI – Dobbiamo tutti sostenere e sollecitare il mondo accademico e politico della nostra Regione ad istituire presso l’Università della Calabria la Scuola Medica. A proposito dell’intervento del prof. Rosario Aiello, già Rettore dell’Università della Calabria nel triennio accademico 1987/1990, pubblicato lunedì con il titolo “L’UniCal vuole la Facoltà di Medicina” è opportuno precisare che tale esigenza è stata chiesta, ben illustrata nel  testo, dallo stesso autore, in qualità di Presidente del Comitato Comunicalmed, che da oltre cinque anni svolge attraverso le  sue iniziative, ben riportate  nel testo, una funzione attiva indirizzata a sostenere il progetto di istituire all’interno dell’Università della Calabria una Scuola di Medicina con i suoi corsi di laurea ordinari e di specializzazione, in sostituzione della Facoltà, in quanto chiuse a seguito della riforma strutturale delle Università italiane, nota come “legge Gelmini 240/2010”, entrata in vigore il 1° gennaio 2011.

A proposito della conflittualità sorta in merito alla istituzione della Facoltà di Medicina nell’Università della Calabria, tra le componenti istituzionali e politiche delle due città di Catanzaro e Cosenza, con interessamento degli accademici dei due Atenei, Il prof. Rosario Aiello nell’intervento, a superamento di tali posizioni, ha ricordato come in Emilia Romagna le Università di Bologna, Modena, Parma, Ferrara e Cesena sono riuscite a trovare ed attuare una politica di integrazione con più Facoltà di Medicina e Chirurgia, per non parlare dell’accordo raggiunto tra le Università di Potenza e Lecce; mentre in Calabria si è continuato ad attuare una politica gestionale dei “piccoli campanili”.

A dire il vero il Senato Accademico dell’Università della Calabria, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, in una seduta svoltasi nel mese di marzo del 1974, prendendo atto delle aspirazioni di Reggio Calabria, avendo l’Istituto Superiore di Architettura; nonché di Catanzaro che aveva istituito due anni prima con l’avv. Blasco la “libera Università” con Medicina e Giurisprudenza in collegamento con le Università di Messina e Napoli, affrontò il problema della proliferazione di realizzare in Calabria altre sedi Universitarie. Finanche Vibo Valentia premeva con parlamentari del territorio per avere la sua Università. Preso atto di ciò il Senato Accademico adottò una delibera che apriva a tali esigenze cittadine a condizione che si creasse un unico sistema universitario integrato con sede centrale gestionale ed amministrativa all’Università della Calabria essendo l’unica Università statale istituita dalla Repubblica Italiana.  Una proposta che cadde nel vuoto in quanto ciascuno preferì andare per proprio conto fino ad arrivare ai nostri giorni con quattro università riconosciute dallo Stato in piena autonomia, con una sola Facoltà di Medicina e Chirurgia a numero chiuso impiantata all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

Per l’Università della Calabria il progetto di istituire la Facoltà di Medicina e Chirurgia si materializza con una delibera adottata dal Senato Academico verso la fine del mese di marzo del 1980, presieduto dal Rettore, prof. Pietro Bucci, che suscitò innumerevoli proteste, come si può riscontrare dall’ampia rassegna stampa dell’epoca, da parte degli accademici della libera Università di Catanzaro e delle autorità istituzionali della città, con l’aggiunta della classe politica e sindacale. In quei giorni il Rettore prof. Pietro Bucci, con la sua perseveranza e  tenacia arrivò a raggiungere un accordo con il Sindaco di Catanzaro che prevedeva per gli studenti i primi due anni di studio del corso di laurea in medicina, a seguito delle competenze attive dei dipartimenti afferenti alla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, da svolgersi presso l’Università della Calabria; mentre gli ultimi tre anni relativi allo studio delle cliniche dovevano svolgersi a Catanzaro. L’accordo non piacque al presidente del Consorzio per la “Libera Università” e finì con un nulla di fatto.

Il prof. Bucci non si arrese e dirottò le sue energie, coadiuvato dal prof. Sebastiano Andò, direttore del Centro Sanitario dell’Università, ed altri ad istituire la Facoltà di Farmacia, divenuta con il passare degli anni un fiore all’occhiello nei rapporti nazionali ed internazionali, oltre che per la qualità della ricerca scientifica, del primo Ateneo statale calabre. Tutto questo per l’impegno costante e missionario messo in campo dal prof. Sebastiano Andò che subentrò al prof. Bucci dopo il suo decesso avvenuto nel mese di ottobre del 1994. Da Preside della Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute continuò ad occuparsi dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia non riuscendo a raggiungere tale importante meta per situazioni frenanti delle componenti accademiche delle due Università con l’aggiunta dei Sindaci della città capoluogo della Calabria e relativi partiti ed associazioni sindacali e culturali.

Il prof. Rosario Aiello, presidente del Comitato Comunicalmed, ha chiarito che nel frattempo l’ambiente universitario delle due Università ha raggiunto uno stato di intensa collaborazione; mentre l’Università della Calabria con l’impegno sempre del prof. Sebastiano Andò e del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione hanno lavorato riuscendo a concretizzare: l’attivazione di un Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale, forte della partecipazione di oltre 80 docenti; la  Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica; alcuni Master nel campo sanitario  utilizzando le sue eccellenze in tanti settori dell’area biomedica, ottenendo un prestigioso riconoscimento di primato  nazionale per l’area medica da parte del MIUR. Non si può inoltre trascurare di mettere a fuoco le attività di lavoro del Centro sanitario che da quarant’anni, sotto la direzione del prof.Andò, si distingue nell’assistenza medica alla comunità dell’Università e della  sanità territoriale.  Per effetto dello stato epidemico del Covid-19 in Calabria ed in particolare nella provincia di Cosenza è stata collocata, presso il Centro Sanitario, una postazione COVID, insieme ad una USCA ( Unità Specialistica di Continuità Assistenziale) al servizio del territorio.

L’Università nel frattempo ha presentato alla Regione una richiesta per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra  a processare i tamponi molecolari effettuati dall’ASP; mentre si è pure stabilito un accordo tra l’UniCal (dipartimento di informatica e matematica) ed il Politecnico di Milano per una programmazione nel campo della tele-chirurgia.

Tutto questo e le  drammatiche vicende collegate all’epidemia del coronavirus «hanno riproposto all’attenzione generale – ha scritto il prof. Rosario Aiello nel suo intervento – l’annosa questione della formazione medica all’Università della Calabria ed in particolare della possibile coesistenza di due corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle Università di Cosenza e Catanzaro. Due scuole mediche che deve trovare un accordo fattivo sia in ambito accademico che politico calabrese. L’esistenza di due Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle due Università di Catanzaro e di Cosenza  tra l’altro avrebbe chiaramente il vantaggio di incrementare notevolmente il numero degli studenti di Medicina immatricolati nelle Università della Regione dato il vincolo numerico stabilito dal MIUR per ogni singola Università».

«Oggi – ha scritto ancora il prof. Rosario Aiello – l’istituzione di un secondo polo formativo per gli studi medici presso l’Università della Calabria appare sempre più una esigenza ineludibile. Ciò potrà favorire tanti giovani calabresi nell’accedere agli studi medici restando in Calabria, dando impulso ad un itinerario formativo più aderente ai bisogni della nostra comunità regionale, capace di ispirare all’area biomedica di eccellenza, già presente nel nostro Ateneo, nuove tipologie di servizi assistenziali tecnologicamente ancora più avanzati per un definitivo riscatto della sanità calabrese».

Fin qui la storia sulle aspirazioni dell’Università della Calabria di avere, in questo  particolare  periodo cagionato dal grave peso del Covid-19 e della crisi del settore sanitario,  la sua Scuola Medica e sarebbe opportuno che le due Università di Arcavacata e Catanzaro si esprimessero nel dare il via a questo importante percorso, mettendosi in ascolto delle domande che arrivano in tal senso dalla società del territorio cosentino, attraverso le associazioni ed istituzioni di cui è stato accennato ad inizio di questo servizio. Spetta alla classe politica sostenere questa necessità che può rappresentare per la Calabria la certezza di un nuovo domani di crescita e sviluppo mettendo al centro una medicina di qualità con un settore sanitario ordinato al servizio della comunità per effetto della ricerca e della formazione, quale  parte integrante della missione del mondo universitario. (fb)