L’UNICAL VUOLE LA FACOLTÀ DI MEDICINA
LA FUTURA ECCELLENZA OLTRE CATANZARO

di ROSARIO AIELLO – Le drammatiche vicende collegate all’ epidemia del coronavirus hanno riproposto all’attenzione generale l’annosa questione della formazione medica all’Università della Calabria ed in particolare della possibile coesistenza di due corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle Università di Cosenza e Catanzaro.

Da anni il Comitato ComUnicalMed si batte organizzando Convegni, raccolta di firme (oltre 5.000) e di delibere di Consigli comunali della Provincia di Cosenza (143)  a sostegno dell’idea che l’Università della Calabria abbia il diritto/dovere di offrire il proprio contributo alla formazione universitaria nel settore medico nell’ambito di un sistema regionale integrato.

Quanto alla possibile coesistenza di due Scuole mediche presso l’Unical e l’Università Magna Grecia di Catanzaro, che tante polemiche in questi anni ha registrato da parte di importanti esponenti politici catanzaresi, è interessante notare che  da parte dell’Università Magna Graecia non si è levata alcuna voce a sostegno di queste improvvide dichiarazioni. A tal proposito, tra l’altro, può essere utile ricordare che in Emilia Romagna, una Regione forse meno litigiosa della nostra, nel raggio di poco più di 40 chilometri, coesistono tranquillamente, ma soprattutto fruttuosamente, cinque Scuole mediche di alto livello nelle Università di Bologna, Modena, Parma, Ferrara e Cesena.D’altra parte la collaborazione tra l’Unical e l’Università Magna Graecia è ormai una realtà. Le due Università infatti da tre anni gestiscono insieme il Corso di Laurea triennale in Assistenza Sanitaria, unico Corso di Laurea interuniversitario nella nostra Regione.

L’esistenza di due Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle due Università di Catanzaro e di Cosenza  tra l’altro avrebbe chiaramente il vantaggio di incrementare notevolmente il numero degli studenti di Medicina immatricolati nelle Università della Regione dato il vincolo numerico stabilito dal Miur per ogni singola Università.

A questo proposito è significativa l’apertura di due Scuole mediche a Potenza e a Taranto che segnala chiaramente la volontà di due territori a noi limitrofi nel voler sollevare la realtà sanitaria delle proprie comunità partendo dall’ambito formativo/professionale che ne costituisce la linfa vitale. In Calabria oltre il 60% dei giovani medici consegue il proprio titolo di studio fuori dalla nostra Regione, un dato allarmante (da diversi anni evidenziato dal Comitato ComUnicalMed) che rappresenta per la nostra comunità una perdita spesso irreversibile di un capitale umano e professionale che si radicherà altrove continuando ad incrementare la perdurante carenza di personale sanitario nel territorio che il dott. Eugenio Corcione, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Cosenza, non si stanca di denunciare in tutte le sedi.

Oggi l’istituzione di un secondo polo formativo per gli studi medici presso l’Università della Calabria appare sempre più una esigenza ineludibile. Ciò potrà favorire tanti giovani calabresi nell’accedere agli studi medici restando in Calabria, dando impulso ad un itinerario formativo più aderente ai bisogni della nostra comunità regionale, capace di ispirare all’area biomedica di eccellenza già presente nel nostro Ateneo nuove tipologie di servizi assistenziali tecnologicamente ancora più avanzati per un definitivo riscatto della sanità calabrese.

Quanto poi al problema se l’Università della Calabria sia pronta per l’istituzione del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, ritengo che presso l’Unical esistano tutte le premesse, compresi i requisiti minimi previsti dall’attuale legislazione universitaria, come da tempo assicura  il Prof. Sebastiano Andò, che da anni ha fatto dello sviluppo della Scuola medica  presso l’Unical la sua missione. Basti pensare a tutte le realtà già consolidate nel settore, come il Dottorato di Ricerca in Medicina Traslazionale, forte della partecipazione di oltre 80 Docenti, la ultraventennale Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica, i suoi Master nel campo sanitario e soprattutto le sue eccellenze in tanti settori dell’area biomedica. Non è un caso che il Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical sia fra i Dipartimenti di eccellenza per l’area medica selezionati dal Miur, unico nelle Università del Meridione. Tra l’altro l’istituzione di un Corso di Laurea secondo un percorso top-down, cioè a partire dal livello superiore del Dottorato di ricerca in Medicina Traslazionale verso il livello inferiore del Corso di Laurea in Medicina rappresenta sicuramente in partenza una garanzia di elevata qualità.

Una citazione a parte merita poi il glorioso Centro Sanitario dell’Unical, fondato e diretto dal Prof. Andò, che l’anno scorso ha festeggiato i suoi primi 40 anni di attività e le cui recenti iniziative a sostegno della sanità territoriale hanno avuto ampio risalto anche all’esterno dell’Università. E’ interessante segnalare inoltre che già opera all’interno del Centro Sanitario una postazione Covid, insieme alla collocazione di una Usca ( Unità Specialistica di Continuità Assistenziale) a servizio del territorio nell’attuale emergenza sanitaria, cosi come, a livello di Ateneo, la recente richiesta alla Regione per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia a processare i tamponi molecolari effettuati dall’ASP. Molto promettenti anche i risultati innovativi nel campo della tele-chirurgia ottenuti nell’ambito della collaborazione tra l’Unical e il Politecnico di Milano.

Anche sul versante universitario la scelta di indirizzare l’ampliamento dell’offerta formativa, sulla base delle eccellenze presenti in Ateneo, verso il settore biomedico, potrebbe  contribuire a consolidare l’aumento del numero di immatricolati all’Università della Calabria verificatosi quest’anno dopo anni che avevano registrato una costante e preoccupante diminuzione del numero di immatricolati collegata ad una massiccia migrazione dei nostri diplomati verso le Università di altre Regioni. Ed è interessante notare che in anni recenti una ricerca commissionata dalla Regione Calabria alla Fondazione Agnelli nel commentare i dati relativi a questa migrazione, particolarmente elevata proprio nell’area medica, sottolineava che invece nell’area di ingegneria la forte e differenziata offerta formativa nella Regione aveva come risultato una ridotta emigrazione dei nostri diplomati. (ra)

[Rosario Aiello è stato Rettore dell’Università della Calabria]

SI FA “STRADA” UN’ALTRA IPOTESI SANITÀ
MA SERVE UNA SQUADRA DEL TERRITORIO

di SANTO STRATI – Nessuna pregiudiziale nei confronti di Gino Strada, fondatore di Emergency medico pluridecorato per il suo impegno civile sui fronti caldi della guerra, a difesa di profughi, rifugiati, ultimi. Il suo nome, lanciato dal Presidente dell’Antimafia, il grillino Nicola Morra, è quello più gettonato a Palazzo Chigi per rimpiazzare subito l’infelice scelta di Giuseppe Zuccatelli, attuata in piena autonomia dal ministro Speranza. Gino Strada ha autorevolezza, competenza e abbastanza personalità per ridare smalto alla sbiaditissima immagine della sanità calabrese. Il premier Conte, secondo alcune indiscrezioni, ieri sera lo ha sentito per sondare la sua disponibilità, sempre tenendo presente i messaggi “bellicosi” che arrivano a tutta la Calabria per il nuovo commissario. Con una indicazione precisa di gran parte dei calabresi: «non vogliamo Zuccatelli».

Come sarebbe accolto il nome di Strada dai calabresi? Non c’è, indubbiamente, un rifiuto in termini pregiudiziali, visto che ancora una volta la scelta cadrebbe su uno “straniero”, pur essendoci in Calabria tantissime eccellenze in campo medico, scientifico  e manageriale, ma qualche perplessità è legittima. Se da un lato, un grande amico dei calabresi come il deputato azzurro Osvaldo Napoli si domanda se «Davvero Conte pensa che non ci sia un-calabrese-uno con le qualità e i titoli per organizzare il piano Covid in Calabria? Lo dica con grande chiarezza, non si nasconda dietro gli argomenti da leguleio» e, incredibilmente, Matteo Salvini chiede che la scelta ricada su un manager calabrese, dall’altra parte la società civile calabrese – attenuata la rabbia, vista la volontà di rimuovere subito Zuccatelli – mostra una certa disponibilità su Gino Strada, al quale non viene negata la  tradizionalmente calorosa accoglienza, ove si verifichino una serie di condizioni.

La prima condizione, è evidente, è che il fondatore di Emergency smetta di fare il giramondo e accetti di fermarsi in Calabria tutto il tempo necessario per portare a termine il difficile compito assegnato: i calabresi sono stufi di manager “turisti” che passano due giorni in Calabria e gli altri quattro nelle proprie residenze. La seconda è che Strada metta insieme subito una squadra di eccellenze locali che lo affianchino a risolvere tutte le criticità del comparto sanitario calabrese, coinvolgendo soprattutto le Università. Abbiamo una Facoltà di Medicina a Catanzaro che sforna continuamente straordinarie figure di scienziati, specialisti ed esperti che il mondo intero s’accaparra subito e che ha al suo interno delle professionalità a valore di eccellenza, a partire dal Rettore dell’Università Magna Graecia prof. Giovambattista De Sarro. Ci sono tanti calabresi illustri scienziati pronti a rimboccarsi le maniche – a titolo gratuito – per regalare e mettere a disposizione della alla propria terra capacità e competenze: per esempio il Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, l’ex presidente della Regione il farmacologo di livello internazionale Pino Nisticò, lo stesso supercardiologo prof. Franco Romeo, appena chiamato come consulente covid dalla Giunta). Con un gruppo di scienziati di questo livello il lavoro di Strada (affiancato ovviamente anche da vice, almeno questi calabresi, con provate capacità manageriali che conoscono il territorio e le problematiche della Sanità.  Bastano nomi come Rubens Curia e Gianfranco Luzzo per rivoltare, anche dal punto di vista amministrativo, il sistema sanitario calabrese.

Per far digerire la nuova scelta di uno “straniero” al presidente Conte servirebbe, però, un altro colpo di teatro: l’azzeramento del debito sanitario della Calabria. Si potrebbe così ripartire da zero, con i conti in ordine e l’obiettivo di attivare ospedali dismessi, creare occupazione, attivare opportunità di cura nella propria terra alle migliaia di calabresi che ogni anno sono costretti a cercare assistenza e cure al di fuori (vale solo questo 300 milioni di spesa annua), rendere produttive le aziende ospedaliere com’è giusto che sia in un Paese civile, in modo da affrontare non soltanto l’emergenza covid ma offrire un futuro più sereno a chi ha bisogno di cure ospedaliere, di interventi chirurgici, di diagnostica avanzata, senza bisogno di ricorrere alle strutture private. Il benessere dei cittadini calabresi deve essere al primo posto tra le priorità da seguire per garantire crescita e sviluppo del territorio.

Per questa ragione l’azzeramento del mostruoso debito della Sanità calabrese è il punto di partenza, la conditio sine qua non, per poter ripartire e garantire la necessaria assistenza, anche al di là del flagello covid. Ma se il nuovo commissario (Strada o chi per lui) non si trova con i conti in ordine e deve preoccuparsi di pagare debiti pregressi, difficilmente potrà cambiare il volto della sanità calabrese. Nessuno ha la bacchetta magica, ma l’azzeramento del debito (fattibile data l’emergenza che ha tolto i picchetti al deficit strutturale dei Paesi come il nostro) diventa un passepartout per garantire ai calabresi salute, benessere e sanità d’eccellenza. Perché, è bene ricordarlo, in Calabria ci sono medici, scienziati, ricercatori di altissimo livello pronti a dare il massimo (come già hanno dimostrato durante la prima fase della pandemia) per far tornare il sorriso ai nostri conterranei sfortunati che potranno curarsi nella propria terra, avendo vicino il conforto dei propri cari, senza bisogno di affidarsi ai viaggi della speranza.

Detta così sembra facile, ma – attenzione – non è difficile se la politica, per una volta, riesce a interpretare le esigenze, i bisogno di un intero territorio che è stato svenato, sventrato, distrutto, solo per interessi di parte. Ci sono aziende sanitarie pubbliche che non presentano un bilancio da anni e si parla di miliardi di debiti: ma chi sono i creditori? Chi ha preso due tre volte lo stesso pagamento e chi – disgraziato lui – attende novecento giorni per vedersi saldata una fornitura? C’è da fare una grande pulizia e un nome di prestigio potrebbe aiutare nell’operazione, sempre che – sia ben chiaro – si realizzino le condizioni prima indicate. Occorre finirla di affidarsi alla formula “un uomo solo al comando”, serve fare squadra. Solo una squadra di eccellenze può produrre eccellenti risultati. Ben venga Gino Strada (di cui s’ignorano le competenze amministrative) e gli si affianchi una squadra di manager che sappiano mettere ordine nei conti e pianificare le necessità del territorio investendo le risorse che ci sono e non sprecandole o disperdendole in inutili soluzioni col sapore dell’eterna provvisorietà. Tanto per fare un esempio, ci sono decine di ospedali abbandonati che si possono rimettere in funzione attrezzandoli non solo per affrontare l’emergenza, avendo chiara una visione strategica per il futuro.

I calabresi chiedono questo al presidente Conte e al presidente della Repubblica Mattarella: di non essere colonizzati, di non essere trattati come sudditi, ma come cittadini, con diritti e doveri uguali a quelli di qualsiasi altro cittadino di qualsiasi altro luogo della penisola. Il divario di trattamento (89 euro al nord, poco meno di 16 euro nel Mezzogiorno per le spese mediche) non può continuare, perché è una vergogna nazionale.

I calabresi, adesso, a viva voce, invocano un manager calabrese per la sanità e sarebbe magnifico veder premiate le personalità che ci sono (e sono tante), ma sia ben chiaro che non è il certificato di nascita che fa la differenza. Il grande Umberto Zanotti Bianco, nato in Grecia e cittadino del Nord, sposò la causa del Mezzogiorno spendendo ogni risorsa a favore della popolazione meridionale: il futuro commissario (se proprio ci deve essere, sempre che non venga, auspicabilmente, bocciato il decreto Sanità) non dev’essere nato tra Jonio e Tirreno o tra Pollino e l’Aspromonte, ma deve avere vivo uno spirito meridionalista. L’accoglienza calabrese è storica e le braccia sono sempre aperte, purché ci sia serietà e senso di condivisione, ci sia spirito di collaborazione e impegno per una comune crescita. Una condizione che fino ad oggi non si è mai realizzata in dieci anni di commissariamento: se il Governo ritiene opportuno decidere per i calabresi e gestire la sanità, lo può fare. Ma con spirito nuovo e la giusta attenzione, il giusto rispetto che i calabresi meritano. Diversamente, sarà la classe politica calabrese, ahimè, a contrastare l’eventuale azione deleteria dell’Esecutivo. (s)

 

 

 

 

 

RENDE – Il sottosegretario De Cristofaro al confronto tra gli Atenei

Il sottosegretario all’Università e la Ricerca Giuseppe De Cristofaro sarà oggi a Rende e a Catanzaro per un confronto tra gli Atenei calabresi nell’ottica delle opportunità di sviluppo. Si tratta di un seminario di “riflessione operativa” che tenendo conto del diritto allo studio possa offrire spunti di valutazione investire in questo campo e promuovere occasioni di alta formazione e qualificazione.

All’incontro di rende, al Museo del Presente alle 10.30, partecipano il sindaco Marcello Manna, l’assessore regionale all’Istruzione, Università, Ricerca Scientifica e Innovazione Sandra Savaglio, l’assessore alla Cultura del comune di Rende Marta Petrusewicz e il dott. Lucchetto Menotti della Regione Calabria. Introduce e modera il prof. Nicola Fiorita dell’Unical.

Alle 15 l’altro incontro a Catanzaro al Campus universitario di Germaneto sul tema “Didattica, Ricerca e diritto allo studio al tempo del Covid: le prospettive future dell’Università”. Partecipano il Rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro, il presidente del Senato accademico Giuseppe Viglietto, il direttore del Dipartimento Giurisprudenza, Economia e Sociologia Geremia Romano, il prorettore Agostino Gnasso, il delegato alla Ricerca Gianni Cuda, il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Accademie Statali Giuseppe Soriero e il presidente della Fondazione UMG Valerio Donato. (rcs)

Università Magna Graecia: finanziati dalla UE progetti internazionali Erasmus

Accolta dalla Commissione Europea la candidatura presentata dall’Università Magna Graecia di Catanzaro per l’implementazione dei Progetti di scambio internazionale, nell’ambito della “Call 2020” del Programma comunitario ERASMUS+ KA107 “International Credit Mobility”, che promuove la mobilità tra l’Europa e i Paesi non europei.
L’ammontare complessivo del finanziamento ottenuto per la realizzazione dei Progetti, nell’ambito del Programma comunitario ERASMUS+ KA107 “International Credit Mobility”, è pari a poco più di 87mila euro.
La candidatura è stata presentata dall’Università Magna Graecia di Catanzaro su iniziativa dei Professori Ludovico Abenavoli Montebianco, Guido Giarelli e Carlo Torti, comprendendo l’area tematica di medicina e chirurgia, delle scienze della salute e welfare e delle scienze sociali, ed è stata curata, per la parte amministrativa, dall’Area Affari Generali dell’Ateneo.
Attraverso il finanziamento ottenuto saranno così implementati i progetti di scambio svolti in partenariato con i seguenti Istituti di Istruzione Superiore dei Paesi partner del Programma ERASMUS+: Taras Shevchenko National University of Kyiv (Ucraina), Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC) Campus di Florianópolis (Brasile), Makerere University (Uganda).
I progetti di scambio sono finalizzati alla realizzazione, nel corso dei prossimi due anni accademici, di attività di mobilità per fini di studio e d’insegnamento, di studenti e docenti degli Atenei partner coinvolti, sia in uscita che in ingresso, che avranno così l’opportunità entrare in contatto con altre realtà accademiche nell’ambito di un programma europeo, molto dinamico, che si è andato a rinnovare nel tempo e ad arricchire con l’opportunità di esperienze interessanti in nuovi contesti universitari.
La realizzazione dei suddetti progetti consentirà di sostenere ed espandere l’internazionalizzazione dell’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro e degli altri Istituti di Istruzione Superiore partner coinvolti, valorizzando l’attrattività e la ricchezza dell’Istruzione Superiore europea oltre i confini del continente nonché la trasmissione delle buone pratiche del nostro sistema educativo “oltre l’Europa”.
Al fine di selezionare gli studenti ed i docenti che parteciperanno alle attività del Programma “Erasmus+ KA107”, l’Università Magna Graecia procederà, nei prossimi mesi, ad emanare appositi bandi di concorso. (rcz)

Alla Magna Graecia borse di studio a tutti gli studenti meritevoli

L’Università Magna Graecia di Catanzaro ha deciso di erogare per l’ampliamento del fondo per le borse di studio «per tutti gli studenti capaci e meritevoli, seppur privi di mezzi, presenti nelle graduatorie per l’anno accademico 2019/2020».

Grande soddisfazione per Valerio Donato, presidente della Fondazione Umg: «È un grande successo per l’intera comunità accademica catanzarese e per le istituzioni Afam di competenza reso possibile grazie alla sinergia di tutta l’Università Magna Graecia».

«Desidero ringraziare – ha aggiunto – a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione il Magnifico rettore per il significativo contributo che l’Ateneo ha deciso di erogare per l’ampliamento del fondo per le borse di studio per l’anno accademico 2019/2020, soprattutto in considerazione dello sforzo affrontato dell’Umg in presenza di rigidi vincoli di bilancio e viste le numerose necessità a cui la nostra Università deve far fronte».

Il presidente Donato rivolge al contempo un sentito ringraziamento alla comunità studentesca che, con abnegazione e determinazione, ha mantenuto alto l’interesse sul diritto allo studio universitario e ha promosso una significativa battaglia al fine di rendere beneficiari di borsa di studio tutti gli studenti idonei.

«Poter realizzare lo scorrimento di tutte le graduatorie in un anno così difficile per tutte le famiglie italiane – ha sottolineato Donato – è veramente motivo di grande soddisfazione e per questo desidero porgere i sensi di affettuosi ringraziamento ai componenti del Consiglio di amministrazione e a tutto il personale della Fondazione che, con uno sforzo intelligente e appassionato, ha contribuito in modo determinante a conseguire questo risultato di particolare pregio. Sono certo – conclude Donato – che con queste premesse anche l’anno accademico 2020/2021 inizierà con gli auspici migliori». (rrm)

LA SCIENZA TROVA “CASA” IN CALABRIA
DULBECCO INSTITUTE, C’È UN ALTRO NOBEL

La scienza trova casa in Calabria: al nascente Renato Dulbecco Institute di Lamezia Terme sono già due i Premi Nobel che hanno dato la loro entusiastica adesione, assieme a quella di decine di scienziati e ricercatori di tutto il mondo che hanno accolto l’invito del prof. Pino Nisticò, commissario della Fondazione intitolata al prof. Dulbecco e del prof. Roberto Crea, padre delle biotecnologie, nonché presidente della Fondazione e direttore scientifico del Dulbecco Institute. Doppia la motivazione di tanto entusiasmo: prima di tutto la possibilità di condividere esperienze e lavorare a fianco di apprezzati colleghi scienziati per formare e specializzare i giovani ricercatori calabresi che usciranno dal Dulbecco Institute, poi il fascino irresistibile della Calabria. All’israeliano Premio Nobel Aaron Ciechanover, si affianca adesso il premio Nobel per la Medicina (2013) il tedesco Thomas Südhof della Standford University della California: entrambi conoscono la Calabria per essere stati ospiti del prof. Pino Nisticò e se ne sono innamorati. Il progetto scientifico della Fondazione Dulbecco, poi, è straordinario e suggestivo e metterà insieme le migliori menti, le più significative competenze in materia medico-scientifica, per realizzare nuove molecole destinate alla cura di malattie ancora inguaribili e di grande impatto sociale. Questo significa che la Calabria, oltre ad essere (o meglio diventare) la California d’Europa, per la mitezza del clima, i paesaggi naturalistici eccezionali, le risorse archeologiche e artistiche d’inestimabile ricchezza (si pensi soltanto ai Bronzi di Riace custoditi nel Museo Archeologico di Reggio) è destinata anche a diventare una regione ad altissimo valore scientifico. Per produrre benessere e cure a malati gravi o terminali, ma anche per formare le classi dirigenti della scienza di domani. Generazioni di studenti e ricercatori calabresi formatisi alla Facoltà di Medicina di Catanzaro e all’Unical hanno avuto modo di mostrare la capacità e l’altissima competenza nella ricerca scientifica, tanto da far apprezzare la Calabria e le sue facoltà scientifiche in ogni parte del mondo (il prof. Luigi Camporota che ha salvato dal Covid il premier inglese Boris Johnson è di Catanzaro e ha studiato all’Università Magna Graecia del Capoluogo). Così, la Fondazione Dulbecco avrà il compito di formare e specializzare le nuove generazioni di scienziati calabresi che, finalmente, non dovranno – se non per fini di specializzazione – andar via dalla propria terra, mettendo a disposizione dei conterranei, ingegno e competenze scientifiche di grandissimo livello.

La notizia dell’adesione di un secondo Premio Nobel all’iniziativa della Fondazione Dulbecco che ha trovato sede nell’immenso spazio (40mila mq degli ex stabilimenti Sir, ora Fondazione Mediterranea Terina) di Lamezia è straordinaria: mai si era vista una tale concentrazione di scienziati e ricercatori di tutto il mondo pronti a venire in Calabria per offrire la propria esperienza, guidare le linee di ricerca, formare nuovi scienziati. Non sembri cosa da poco: è un progetto talmente vasto e importante che rigorosamente dovrà avere la massima attenzione della Regione e di tutte le forze politiche anche nazionali perché offre un’opportunità più unica che rara alla crescita della comunità scientifica italiana. La quale troverà nel Dulbecco Institute le risposte adeguate alla crescente domanda di innovazione nel campo della medicina e della ricerca scientifica. E a scorrere i nomi di quanti a vario titolo sono coinvolti in questo meraviglioso ed eccezionale progetto scientifico si può capire cosa significherà per la Calabria questa iniziativa.

Particolarmente soddisfatto il prof. Pino Nisticò, commissario della Fondazione Renato Dulbecco, già presidente della Regione Calabria, nonché scienziato e farmacologo di levatura internazionale, nel dare la notizia dell’adesione di un altro Premio Nobel al progetto del Dulbecco Institute. «Il Premio Nobel per la medicina Thomas Südhof della Stanford University (California) – ha detto il prof. Nisticò – ha accettato di far parte del consiglio scientifico internazionale (CSI) della Fondazione Dulbecco. Appena finito il periodo di lockdown dovuto al coronavirus egli ha dichiarato che sarà felicissimo di venire in Calabria per visitare i locali della Fondazione Mediterranea Terina in cui sarà allocato il Renato Dulbecco Institute e discutere delle priorità delle linee di ricerca della Fondazione.

Thomas Südhof è stato insignito del premio Nobel nel 2013 per avere scoperto i meccanismi molecolari e ionici (in particolare il ruolo dei canali del calcio) alla base della trasmissione sinaptica nel cervello dovuta alla liberazione di neurotrasmettitori. Ciò ha aperto nuove vie per lo sviluppo di farmaci innovativi nel trattamento delle malattie neurodenegerative.

Per le sue scoperte nel 2018 gli è stato conferito all’Hotel Hassler di Roma il Pericles International Prize, premio condiviso con il dott. Paolo Chiesi per avere quest’ultimo svolto un ruolo straordinario per l’immissione in commercio da parte dell’Agenzia europea del Farmaco (EMA) del primo prodotto al mondo (Holoclar) a base di cellule staminali, capace di riparare lesioni da ustioni degli occhi, restituendo così la vita a persone cieche.

Südhof si è dichiarato molto lieto di poter lavorare in seno al CSI insieme con persone di alto prestigio verso cui nutre grande ammirazione come Aaron Chiechanover, anche lui Premio Nobel, e sir Salvador Moncada, che come diceva Rita Levi Montalcini avrebbe meritato per le sue scoperte (prostaciclina e nitrossido) due premi Nobel. Inoltre, con grande commozione, lo scienziato tedesco ha ricordato la sua collaborazione con Roberto Crea, quando nei laboratori della Neurex svolgeva importanti ricerche su nuove proteine chiave da lui identificate di cruciale importanza per la trasmissione sinaptica che poi furono usate per il controllo del dolore neuropatico. A tal riguardo, ricorda il prof. Crea (presidente della Fondazione Dulbecco di Lamezia) in quegli anni 1996-1997  fu scoperta la conotoxina, un gruppo di neuropeptidi tossici estratti dal veleno del mollusco marino (conus) che poi si è rivelato un farmaco bloccante i canali del calcio di tipo N  provvisto di una attività analgesica mille volte superiore a quella della morfina. Nel 1997 la Neurex fu poi acquistata dall’industria irlandese ELAN per 700 milioni di dollari!

Il Renato Dulbecco Institute parte quindi con il piede giusto, disponendo della supervisione della qualità e originalità dei progetti scientifici da parte di scienziati di altissimo livello, che dovranno valutare le linee di ricerca del CTS regionale composto da qualificati ricercatori dei due Atenei di Catanzaro e di Cosenza e in una fase successiva valutare i risultati delle ricerche condotte in Calabria.

Il CSI comprende ancora, accanto ai due premi Nobel Südhof e Ciechanover e sir Salvador Moncada, altri autorevoli scienziati di chiara fama come l’ex ministro prof. Franco De Lorenzo, pioniere da circa 40 anni nel campo delle biotecnologie, molto stimato nel mondo, così come il prof. Franco Salvatore, uno dei fondatori della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli e di Catanzaro e già presidente del prestigioso Istituto Ceinge dell’Università di Napoli, il prof. Antonino Cattaneo presidente della Fondazione EBRI Rita Levi Montalcini, il dott. Paolo Chiesi, direttore scientifico della Chiesi Farmaceutici di Parma, il prof. Emilio Clementi farmacologo illustre del San Raffaele di Milano che da giovane ha lavorato presso l’Università della Calabria, il prof. Graham Collingridge di Bristol, insignito del The Brain Prize della Lündbeck Foundation, considerato il premio Nobel delle neuroscienze, per la sua scoperta del Long Term Potentiation (LTP), che è l’equivalente neurofisiologico della memoria a livello dell’ippocampo. Oggi queste ricerche sono continuate dal suo allievo prof. Robert Nisticò, preside della Facoltà di Farmacia di lingua inglese dell’Università di Tor Vergata, il quale fa parte del CTS regionale della Fondazione Dulbecco.

Inoltre fanno parte del Comitato Scientifico Internazionale il prof. Silvio Garattini, uno dei leader della farmacologia europea, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, il prof. Vincenzo Libri, di Lamezia Terme, che ha studiato alla Facoltà di Medicina di Catanzaro e oggi direttore della Farmacologia Clinica dell’Imperial College di Londra, il prof. Serafino Marsico, uno dei padri fondatori dell’Università di Catanzaro e, in particolare della Pneumologia di Catanzaro, maestro del bravissimo pneumologo Mino Pelaia. Marsico è stato allievo della Scuola del prof. Monaldi e del prof. Blasi di Napoli. Nel CSI  sono anche presenti il prof. Giuseppe Novelli, già rettore dell’Università di Tor Vergata e genetista di fama internazionale, il prof. Michael Pirozyinski, direttore della farmacologia dell’Università di Varsavia e, dulcis in fundo, il prof. Giancarlo Susinno, fisico dell’Università della Calabria, il quale oltre a essere uno scienziato di fama mondiale per avere diretto i laboratori del CERN di Ginevra in cui è stato scoperto il bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio, e per avere collaborato con il premio Nobel Carlo Rubbia e lo scienziato siciliano Antonino Zichichi, ha  dimostrato e continua a dimostrare grande amore per la Calabria e i suoi giovani e grande fiducia nel progetto del Renato Dulbecco Institute.

«Con queste premesse di cui sono orgogliosa – ha dichiarato la Presidente della Regione Calabria Jole Santelli – sono sicura che riusciremo a vincere la sfida che ci attende, cioè avere una Regione che sa valorizzare i propri giovani talenti in sede, evitando la fuga dei cervelli all’estero o in altre regioni. Addirittura, ci si propone con il ritorno in Calabria dello scienziato Roberto Crea dalla California dopo circa 40 anni, di lanciare un progetto per favorire il rientro in Calabria dei migliori cervelli che attualmente lavorano nel campo delle Biotecnologie e delle Terapie avanzate in prestigiosi laboratori internazionali».

D’altra parte, va evidenziato l’impegno  straordinario del sindaco di Lamezia Paolo Mascaro che ha già convocato per domani,  venerdì 31 luglio, una riunione presso i suoi uffici con i membri del Comitato Tecnico organizzatore, presieduto dal prof. Gianfranco Luzzo e con gli esperti più qualificati del settore economico-finanziario del suo staff, per elaborare le linee strategiche del project financing e così rimodulare i fondi comunitari non spesi per poter partire in tempi più brevi con la ristrutturazione dei locali della Fondazione Terina sulla base delle esigenze funzionali del Renato Dulbecco Institute. (sd)

 

 

 

DA LAMEZIA LA SFIDA ALLE BIOTECNOLOGIE
GIÀ PRONTE LE PRIME LINEE DI RICERCA

di SANTO STRATI – Chi pensasse che il bellissimo, grande progetto del Renato Dulbecco Institute che vedrà a luce a Lamezia presso la Fondazione Mediterranea Terina fosse solo uno dei tanti annunci senza seguito dovrà ricredersi. Il dinamismo della squadra coordinata dal Commissario della Fondazione, prof. Pino Nisticò, con il Presidente della stessa, il Rettore dell’Università Magna Graeci di Catanzaro prof. Giovambattista De Sarro risulta subito agli occhi: da Lamezia parte davvero la sfida alle biotecnologie, prim’ancora che vengano allestiti i laboratori, sono già state inviate da San Francisco le molecole pronectine che serviranno ad avviare le prime due linee di ricerca che risultano di grandissima attualità e originalità. Questo significa operare per la Calabria con competenza e capacità, con l’obiettivo di offrire spazio per la formazione e la specializzazione dei nostri ragazzi:  la ricerca scientifica che partirà da Lamezia mostrerà, dunque, dal primo momento la massima autorevolezza con finalità scientifiche di primissimo ordine. Questa di Lamezia e dell’Istituto intitolato al premio Nobel Renato Dulbecco, grande scienziato catanzarese che ha anche insegnato alla Facoltà di Medicina del Capoluogo, non è una scommessa, ma sta diventando, giorno dopo giorno, con una velocità impressionante, una magnifica realtà che proietterà la Calabria nel mondo della comunità scientifica con la dovuta ammirazione (e fors’anche tanta sana invidia). Fatto sta che già dopo le prime riunioni convocate a Catanzaro, il mondo dei ricercatori – non solo calabresi – ha mostrato un grande entusiasmo per l’iniziativa e offerto immediatamente la propria disponibilità e adesione piena al progetto.

L’altro ieri, su convocazione del prof. Giovambattista De Sarro, (Presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione)  e del prof. Pino Nisticò (Commissario della stessa) si è riunito ieri mattina presso il rettorato di Catanzaro il Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Renato Dulbecco per discutere sulle linee di ricerca e sui progetti da presentare per ottenere finanziamenti a livello nazionale e della Commissione europea e così avviare le attività scientifiche innovative dell’Istituto sotto la regia del prof. Roberto Crea, Presidente della Fondazione.

Dopo la teleconferenza con il Presidente della Regione Jole Santelli, la quale ha già dato il via libera alla preparazione dei laboratori di ricerca presso la Fondazione Mediterranea Terina, il prof. Crea con grande rapidità e lucidità ha già inviato da San Francisco due linee di ricerca di grandissima attualità e originalità. La prima riguarda l’impiego delle pronectine come nuovi farmaci anticoronavirus, la seconda riguarda l’uso di pronectine, che superano gli effetti terapeutici degli anticorpi monoclonali (mab) nel trattamento del cancro. Infatti, le pronectine sono proteine di più piccole dimensioni molecolari rispetto ai mab, più biodisponibili, più efficaci e più tollerate. Inoltre, le pronectine – ha spiegato il prof. Crea – non sono immunogene e pertanto non evocano, come fanno i mab, anticorpi che neutralizzano gli effetti dopo ripetute somministrazioni.

I membri del CTS dopo aver sentito le proposte del prof. Crea hanno espresso grande interesse per questa collaborazione iniziale con la Protelica di San Francisco, oltreoceano, ma che fra un anno sarà operativa presso l’Istituto Renato Dulbecco di Lamezia. Alla discussione hanno preso parte tutti i membri del CTS e, in particolare, il prof. De Sarro e i suoi collaboratori di Farmacotossicologia, hanno espresso interesse allo sviluppo di farmaci e mab contro la malattia di Alzheimer e le lesioni neurodegenerative da erbicidi e pesticidi.

Il prof. Vincenzo Mollace, già Preside della Facoltà di Farmacia, il prof. Franco Perticone, già direttore della Medicina interna dell’Università Magna Graecia e il prof. Mino Pelaia, clinico eccellente nel campo respiratorio, studieranno anche in collaborazione con il prof. Sir Salvador Moncada di Londra e il prof. Franco Romeo, Direttore della Cardiologia dell’Università di Tor Vergata, gli effetti e soprattutto i meccanismi molecolari alla base della patogenesi delle lesioni dell’apparato respiratorio e dell’apparato cardiovascolare indotte da coronavirus, ma anche da inquinanti presenti nell’ambiente.

Ricco di emozioni è stato l’intervento del prof. Pierluigi Tassone, responsabile dell’Oncologia del Policlinico di Germaneto, il quale ha confessato che finalmente «è orgoglioso di riprendere le ricerche che aveva iniziato circa venti anni orsono con il famosissimo prof. Soldano Ferroni Direttore dell’Oncologia del New York Medical College e soprattutto di avere oggi la fortuna di poter collaborare con il prof. Crea, padre delle biotecnologie, che metterà a disposizione una serie di molecole originali come le pronectine per combattere leucemie e altre forme di tumori solidi».

Il prof. Nisticò ha ricordato che il prof. Tassone è stato uno dei migliori studenti presso la Facoltà di Medicina, quando lui insegnava a Catanzaro, e insieme con il prof. Pier Sandro Tagliaferri rappresentano oggi oncologi fra i più stimati in Italia, di esperienza internazionale, che hanno saputo realizzare presso il Policlinico di Germaneto i reparti della cosiddetta Fase I delle sperimentazioni cliniche di nuovi farmaci, prima dell’immissione in commercio, reparti autorizzati a tale scopo dall’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco. Tali reparti – ha sottolineato Nisticò – purtroppo non sono stati ancora completati né all’Università di Roma Tor Vergata né all’Università La Sapienza».

Il dr Michelangelo Iannone e la dr.ssa Maria Mena Arbitrio, qualificati ricercatori del CNR, hanno avanzato la proposta di stipulare una Convenzione fra la Fondazione Renato Dulbecco e il CNR di Catanzaro e di Cosenza, che, pur esistendo sul territorio da circa 40 anni, hanno bisogno di un maggiore impulso per essere competitivi con altri qualificati istituti del CNR a livello nazionale.

Il prof. Alfredo Focà già Direttore della Microbiologia dell’Università Magna Graecia, insieme con il prof. Lillo Bonina, virologo di fama internazionale presso l’Università di Messina, si sono mostrati entusiasti di partecipare al progetto coronavirus, valutando gli effetti delle spike proteins in vari modelli sperimentali in vivo e in vitro e caratterizzare il profilo terapeutico delle pronectine.

Infine, il prof. Stefano Alcaro, direttore della Chimica Farmaceutica della Facoltà di Farmacia di Catanzaro, Presidente della Fondazione Crisea di Condoleo, Belcastro, ha proposto di stipulare una Convenzione di collaborazione scientifica con il Renato Dulbecco Institute, nonché una Convenzione con il dottorato in Scienze della Vita. Dal punto di vista scientifico, il prof. Alcaro sarà lieto di fornire le proprie competenze nel modelling dei mabs e delle pronectine.

Inoltre il prof. Giuseppe Viglietto, direttore della Genetica molecolare della UMG, ha espresso la propria disponibilità a fornire il suo know how ben riconosciuto a livello internazionale, per attivare i laboratori di Biologia e di Genetica molecolare che saranno uno dei due pilastri fondamentali dell’Istituto di Lamezia.

Dopo questo primo incontro – ha riferito il prof. Nisticò – sarà organizzata a breve una riunione presso il Rettorato di Catanzaro dei componenti del CTS dell’Università Unical, fra cui il prof. Sebastiano Andò, già Preside per oltre vent’anni della Facoltà di Farmacia, e il prof. Franco Rubino, già Preside della Facoltà di Economia, e il prof. Massimo La Deda, nanotecnologo di fama internazionale.

Dopo aver raccolto le linee di ricerca dei due Atenei ci sarà, non appena possibile, un incontro dei membri del CTS con il prof. Roberto Crea, il quale, come ha promesso al Presidente Santelli, prenderà il primo volo disponibile per la Calabria appena cessata la fase di lockdown in California. In tale occasione saranno approvati i primi progetti di ricerca del Renato Dulbecco Institute.

Nel contempo, il prof. Nisticò sta elaborando con gli esperti del Comitato organizzatore della Fondazione, di cui è Presidente il dott. Gianfranco Luzzo, già suo capogabinetto alla Regione e assessore regionale alla Sanità, e Vice-presidente il prof. Santino Gratteri dell’UMG di Catanzaro, il progetto esecutivo per la ristrutturazione funzionale dei laboratori della Terina e il Project Financing con la collaborazione di Armando Pagliaro, già eccellente dirigente della Regione in tale settore, per trovare le risorse necessarie in modo tale che entro il mese di settembre il dossier completo possa essere presentato, insieme con il sindaco di Lamezia Terme avv. Paolo Mascaro, al Presidente della Regione Jole Santelli per la sua approvazione. Questo significa che entro l’anno, se la Regione metterà le risorse necessarie, i laboratori di ricerca presso la Fondazione Terina potranno essere già pronti per accogliere scienziati e ricercatori dalla Calabria, ma anche da tutto il mondo: l’autorevolezza dello staff scientifico messo insieme dal prof. Nisticò, che – ricordiamolo – è un farmacologo di fama mondiale, e la carta vincente di un grand eimpegno cui la Regione non deve sottrarsi, con il coinvolgimento dell’Unical e dell’Università Magna Graecia. L’eccellenza dei nostri giovani scienziati chiamati da ogni parte del mondo e non solo in Italia, potrà dunque cominciare a farsi valere in Calabria. Terra di sole, di mare e… oggi anche di Ricerca. (s)

SVIMEZ, IL SUD RINUNCIA ALL’UNIVERSITÀ
MA ALL’UNICAL CRESCONO LE DOMANDE

di SANTO STRATI – La grande fuga dall’Università: la Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, lancia l’allarme sulla rinuncia di troppi giovani agli studi universitari, anche a causa della crisi economica conseguente al Covid. Almeno 10mila quest’anno e di questi due terzi (6300) appartengono a regioni del Sud. Per fortuna, la Calabria è in controtendenza: all’Unical ci sono già 785 domande di ammissione in più rispetto al 2019 (+ 15%) e c’è ottimismo anche alla Mediterranea di Reggio e alla Magna Graecia di Catanzaro. Un segnale importante di come i giovani calabresi abbiano in grande considerazione i percorsi formativi e di specializzazione. L’Unical, peraltro, continua a segnare incrementi di posizione nel rank di valutazione delle università più importanti al mondo e sarebbe opportuno che fossero ulteriormente allargati gli impegni della Regione nei confronti dei tre atenei calabresi. Abbiamo tre università che sfiorano l’eccellenza e rappresentano una significativa attrazione per i giovani: non ci sarebbe da stupirsi se venisse invertita la tendenza che ha caratterizzato gli anni del secondo Novecento: i giovani calabresi andavano a studiare fuori (non c’era l’università in Calabria), da Reggio a Messina, da Cosenza e Catanzaro a Napoli, Roma, Pavia, Bologna. Purtroppo, diventava spesso un biglietto di sola andata: le capacità dei nostri ragazzi venivano valorizzate e apprezzate, diventava facile farli restare. Risorse giovani, fresche capacità, che hanno fatto la fortuna del Centro-Nord. Non a caso, molti dei più apprezzati professionisti nel campo della medicina, della scienza, della giurisprudenza che occupano oggi posti di grande rilievo in tutt’Italia appartengono a quella schiera di universitari “in trasferta”, orgoglio di una Calabria matrigna che li ha lasciati andare senza mai offrire un minimo di opportunità

I tempi sono cambiati, molte problematiche rimangono: i nostri laureati sono presi di mira da multinazionali, grandi aziende, imprese europee, che intuiscono il potenziale rappresentato da competenza, capacità e voglia di arrivare. Lo ripetiamo spesso, negli ultimi trent’anni è stato rubato il futuro ai nostri ragazzi, costretti ad andar via (240mila) lasciando famiglie, affetti, qualità della vita che Milano, Roma, Londra o New York non riescono a dare. E allora occorre investire sull’università, sulla formazione, sulla specializzazione, costruendo opportunità di crescita in casa propria. Il settore è ampio: innovazione, biotecnologie, turismo, agricoltura biologica, cultura, ambiente. In ognuno di questi campi c’è bisogno di menti pensanti, di giovani capaci che sarebbero felici di mettere le proprie risorse e le loro competenze al servizio della loro terra.

L’Italia, di per sé, non brilla per immatricolazioni universitarie: secondo l’Ocse siamo al 54% contro il 73% della Spagna, il 68% delle Germania, il 66% delle Francia. Questi dati fanno emergere un basso grado di istruzione terziaria fra i 30-34enni che nel 2018 si è fermato al 34% contro una media europea del 45,8%. E nel Mezzogiorno, il dato, come fa rilevare la Svimez, scende al 26,8%, 12 punti in meno rispetto al 38,2 del Centro Nord.

La Svimez ha fatto notare che «la crisi economica 2008-2009 che si è trascinata fino al 2013 ha determinato un impoverimento delle famiglie che, non adeguatamente supportate dalle politiche pubbliche, ha provocato un crollo delle iscrizioni alle Università, soprattutto nel Mezzogiorno. Tra il 2008 e il 2013 il tasso di passaggio Scuola-Università nel Mezzogiorno è crollato di 8,3 punti percentuali, quattro volte la diminuzione del Centro-Nord (1,6 punti). In un quinquennio gli iscritti si sono ridotti di oltre 20 mila unità nelle regioni del Mezzogiorno. Anche nel Centro-Nord, la crisi aveva determinato un calo del tasso di proseguimento degli studi (-2 punti circa) ma per effetto della crescita dei diplomati non si è determinato una flessione del numero complessivo degli iscritti. La ripresa degli immatricolati e del tasso di passaggio nel periodo di debole ripresa (2013-19) ha consentito solo un parziale recupero per il Mezzogiorno, ancora lontano dai valori del 2008, a differenza del Centro-Nord che è ritornato sui valori precrisi. Secondo il dato più recente, 2019, il Mezzogiorno ha ancora 12.000 immatricolati in meno rispetto al 2008 e un tasso di passaggio di oltre 5 punti percentuali più basso. Viceversa, il Centro-Nord ha registrato per l’intero periodo un incremento di 30.000 immatricolati circa e un aumento di oltre un punto percentuale del suo tasso di passaggio».

La Svimez, alla luce di queste proiezioni, ha elaborato una serie di proposte che non dovranno essere trascurate, perché significativamente di grande impatto: «Rendere sistematica la proposta strutturale del Ministero dell’Università di estendere la no tax area da 13.000 a 20.000 in tutto il Paese, prevedendo innalzamento a 30.000.

«Prevedere, in conseguenza della crisi, una borsa di studio statale che copra l’intera retta 2020 nelle Università pubbliche, vincolata al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di studi nel primo anno di corso.

«Considerare l’Università come fondamentale infrastruttura pubblica dello sviluppo destinando risorse specifiche del piano europeo Next Generation per rafforzare il diritto allo studio nelle regioni a più basso livello di reddito così da evitare che la crisi anche questa volta finisca per aumentare le diseguaglianze.

«Valorizzare le infrastrutture della ricerca, sostenendo le esperienze positive esistenti nel Mezzogiorno attraverso il rafforzamento di 4-5 poli di formazione, ricerca e innovazione che possano diventare attrattori di capitale umano qualificato e imprese innovative.

«Garantire un investimento sulle infrastrutture digitali che colmi il divario esistenti tra Atenei del Nord e Atenei del Sud. La crisi ha dimostrato l’utilità degli strumenti digitali e il Mezzogiorno deve farsi trovare pronto per evitare un ulteriore acuirsi del fenomeno della fuga dei cervelli in versione digitale.

«Definire un piano organico di interventi per l’Università che coinvolga anche altri livelli istituzionali. Regioni o altri Ministeri, possono fare la loro parte prevedendo ulteriori misure a sostegno dei giovani che intendono intraprendere la carriera universitaria. Non solo in termini di tasse universitarie ma anche di servizi agli studenti, trasporti pubblici, diritto allo studio. La Campania, la Sicilia, la Puglia hanno già dato ottimi segnali in questo senso».

Nel 2020 la stima sugli studenti “maturi” è di 292mila unità al Centro-Nord e circa 197mila nel Mezzogiorno. Di questi ultimi, il 3,6% potrebbe rinunciare a proseguire gli studi (percentuale che scende all’1,5 nel Centro-Nord). Ci sono, però, questi segnali positivi che arrivano dagli atenei calabresi: la voglia di crescere culturalmente con una formazione universitaria è forte e l’incremento delle domande (rispetto alla contrazione degli anni passati) lascia ben sperare. I nostri ragazzi mostrano una grande capacità, sono il nostro futuro, facciamoli studiare, ma non costringiamoli, poi, ad andar via. (s)

La presentazione della 12esima edizione dello Start Cup Calabria 2020

È in programma, venerdì 5 giugno, alle 11.00, sulla piattaforma Cisco Webex, la presentazione della 12esima edizione dello Start Cup Calabriala business plan competition accademica promossa dall’Università della Calabria, Università Magna Græcia, Università Mediterranea, Fincalabra e Regione Calabria.

Alla conferenza online, a cui prenderanno parte Sandra Savaglio, assessore regionale all’Università, Ricerca Scientifica e Istruzione, Giovambattista De Sarro, Rettore dell’Università Magna Graecia, Nicola Leone, Rettore dell’Università della Calabria, Santo Marcello Zimbone, Rettore dell’Università Mediterranea, Carmelo Salvino, presidente di Fincalabra SpA, saranno illustrate tutte le fasi dell’iniziativa, dallo scouting delle idee innovative di impresa di studenti, laureati, ricercatori e docenti calabresi alla fase di formazione dei candidati ammessi alla competizione, fino all’attività di mentorship e alla pitch session finale. Nell’occasione, inoltre, sarà presentato il bando della Scc e la modalità di iscrizione attraverso il sito www.startcupcalabria.it.

La conferenza stampa potrà essere seguita anche in diretta streaming sulla pagina Facebook della Start Cup Calabria.

La Start Cup Calabria è una business plan competition, lanciata nel 2009 dall’Università della Calabria, tra idee innovative di impresa, da trasformare in Start Up, promosse ed elaborate da studenti, laureandi, laureati, ricercatori, docenti o neo-imprenditori.

Essa è uno strumento importante per la formazione, l’opportunità di contatti professionali ed incontri di divulgazione della cultura d’impresa ed è fondamentale a quanti intendono elaborare idee potenzialmente finanziabili da collegare ad attività di ricerca e sviluppo, accedendo all’eventuale supporto dell’incubatore “TechNest” dell’Università della Calabria e contestualmente poter partecipare al Premio Nazionale per l’Innovazione, che sostiene i giovani talenti dell’innovazione italiana e promuove la creazione di aziende Start Up. (gsp)

 

Strategia comune degli atenei calabresi per la Fase 2 dell’emergenza

I Rettori delle tre Università Calabresi statali, Giovambattista De Sarro, dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, Nicola Leone, dell’Università della Calabria di Rende e Santo Marcello Zimbone, dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, sono concordi nell’adozione di uniformi misure precauzionali per le prossime settimane, in quanto le condizioni emergenziali attuali non consentono  ancora di ripartire in piena sicurezza con le attività didattiche e curriculari in presenza.

Il ritorno in aula, per i Rettori, comporterebbe una massiccia circolazione sui mezzi pubblici di trasporto, settore particolarmente a rischio contagi, e richiederebbe continui interventi di igienizzazione delle aule, persino ai cambi di turno, e degli spazi comuni, quali mense e biblioteche. Misure che al momento gli atenei non riuscirebbero ad assicurare in totale sicurezza per garantire la massima efficacia alle norme di legge, come emerge dal fatto che l’attività didattica a distanza accomuna la quasi totalità delle università italiane.

I tre rettori calabresi sono consapevoli di quanto le misure di contrasto alla situazione di emergenza abbiano finora imposto decisioni spesso difficili, richiedendo sacrifici a studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, che hanno dovuto utilizzare con immediatezza strumenti organizzativi e di lavoro in parte nuovi, guidati dall’obiettivo di dare risposte efficaci che coniugassero il diritto allo studio con le esigenze cautelative legate all’emergenza da Covid-19. Una crisi sanitaria senza precedenti che, purtroppo, è ancora in piena evoluzione, nonostante gli allentamenti di alcune misure restrittive imposte dal Governo.

D’altra parte, si attende ancora un potenziamento della rete di medicina di base, in grado di fornire anche assistenza domiciliare, come tarda ad arrivare l’attesa applicazione digitale, necessaria per tracciare rapidamente i contagi e isolare i focolai. La Calabria soffre per la debolezza del sistema sanitario regionale eccessivamente ridimensionato negli ultimi anni. Dunque, in un tale contesto di riferimento, per limitare i rischi e tutelare la salute, le attività didattiche delle prossime settimane proseguiranno a distanza, mentre si può già da tempo accedere ai laboratori di ricerca, con le modalità specifiche adottate dai singoli atenei. Resta precluso il rientro nelle residenze universitarie, ferma restando la possibilità di ritirare, in maniera concordata, effetti personali e materiali per lo studio.

De Sarro, Leone e Zimbone plaudono, infine, alle misure riguardanti università e ricerca del Decreto Rilancio annunciato dal Governo, che stanzierà fondi importanti, accogliendo le richieste dagli atenei italiani. Un particolare plauso dei tre rettori è rivolto all’azione d’impulso e al lavoro del Ministro dell’Università e alla Ricerca scientifica Gaetano Manfredi. Un plauso sia per i fondi destinati al diritto allo studio, con l’incrementato sostegno della cosiddetta no-tax area, di cui auspicano una ripartizione tra gli Atenei che tenga adeguatamente conto dell’incidenza, notevolmente maggiore nel sud del Paese, delle famiglie a basso reddito, sia per la lungimirante attenzione riservata alla ricerca scientifica, con investimenti utili a garantire 4.000 posti a giovani ricercatori. (rcs)