INDICATO IL FONDATORE DI EMERGENCY A SOSTITUIRE SUBITO ZUCCATELLI. I CALABRESI: SERVONO RISORSE LOCALI;
Gino Strada

SI FA “STRADA” UN’ALTRA IPOTESI SANITÀ
MA SERVE UNA SQUADRA DEL TERRITORIO

di SANTO STRATI – Nessuna pregiudiziale nei confronti di Gino Strada, fondatore di Emergency medico pluridecorato per il suo impegno civile sui fronti caldi della guerra, a difesa di profughi, rifugiati, ultimi. Il suo nome, lanciato dal Presidente dell’Antimafia, il grillino Nicola Morra, è quello più gettonato a Palazzo Chigi per rimpiazzare subito l’infelice scelta di Giuseppe Zuccatelli, attuata in piena autonomia dal ministro Speranza. Gino Strada ha autorevolezza, competenza e abbastanza personalità per ridare smalto alla sbiaditissima immagine della sanità calabrese. Il premier Conte, secondo alcune indiscrezioni, ieri sera lo ha sentito per sondare la sua disponibilità, sempre tenendo presente i messaggi “bellicosi” che arrivano a tutta la Calabria per il nuovo commissario. Con una indicazione precisa di gran parte dei calabresi: «non vogliamo Zuccatelli».

Come sarebbe accolto il nome di Strada dai calabresi? Non c’è, indubbiamente, un rifiuto in termini pregiudiziali, visto che ancora una volta la scelta cadrebbe su uno “straniero”, pur essendoci in Calabria tantissime eccellenze in campo medico, scientifico  e manageriale, ma qualche perplessità è legittima. Se da un lato, un grande amico dei calabresi come il deputato azzurro Osvaldo Napoli si domanda se «Davvero Conte pensa che non ci sia un-calabrese-uno con le qualità e i titoli per organizzare il piano Covid in Calabria? Lo dica con grande chiarezza, non si nasconda dietro gli argomenti da leguleio» e, incredibilmente, Matteo Salvini chiede che la scelta ricada su un manager calabrese, dall’altra parte la società civile calabrese – attenuata la rabbia, vista la volontà di rimuovere subito Zuccatelli – mostra una certa disponibilità su Gino Strada, al quale non viene negata la  tradizionalmente calorosa accoglienza, ove si verifichino una serie di condizioni.

La prima condizione, è evidente, è che il fondatore di Emergency smetta di fare il giramondo e accetti di fermarsi in Calabria tutto il tempo necessario per portare a termine il difficile compito assegnato: i calabresi sono stufi di manager “turisti” che passano due giorni in Calabria e gli altri quattro nelle proprie residenze. La seconda è che Strada metta insieme subito una squadra di eccellenze locali che lo affianchino a risolvere tutte le criticità del comparto sanitario calabrese, coinvolgendo soprattutto le Università. Abbiamo una Facoltà di Medicina a Catanzaro che sforna continuamente straordinarie figure di scienziati, specialisti ed esperti che il mondo intero s’accaparra subito e che ha al suo interno delle professionalità a valore di eccellenza, a partire dal Rettore dell’Università Magna Graecia prof. Giovambattista De Sarro. Ci sono tanti calabresi illustri scienziati pronti a rimboccarsi le maniche – a titolo gratuito – per regalare e mettere a disposizione della alla propria terra capacità e competenze: per esempio il Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, l’ex presidente della Regione il farmacologo di livello internazionale Pino Nisticò, lo stesso supercardiologo prof. Franco Romeo, appena chiamato come consulente covid dalla Giunta). Con un gruppo di scienziati di questo livello il lavoro di Strada (affiancato ovviamente anche da vice, almeno questi calabresi, con provate capacità manageriali che conoscono il territorio e le problematiche della Sanità.  Bastano nomi come Rubens Curia e Gianfranco Luzzo per rivoltare, anche dal punto di vista amministrativo, il sistema sanitario calabrese.

Per far digerire la nuova scelta di uno “straniero” al presidente Conte servirebbe, però, un altro colpo di teatro: l’azzeramento del debito sanitario della Calabria. Si potrebbe così ripartire da zero, con i conti in ordine e l’obiettivo di attivare ospedali dismessi, creare occupazione, attivare opportunità di cura nella propria terra alle migliaia di calabresi che ogni anno sono costretti a cercare assistenza e cure al di fuori (vale solo questo 300 milioni di spesa annua), rendere produttive le aziende ospedaliere com’è giusto che sia in un Paese civile, in modo da affrontare non soltanto l’emergenza covid ma offrire un futuro più sereno a chi ha bisogno di cure ospedaliere, di interventi chirurgici, di diagnostica avanzata, senza bisogno di ricorrere alle strutture private. Il benessere dei cittadini calabresi deve essere al primo posto tra le priorità da seguire per garantire crescita e sviluppo del territorio.

Per questa ragione l’azzeramento del mostruoso debito della Sanità calabrese è il punto di partenza, la conditio sine qua non, per poter ripartire e garantire la necessaria assistenza, anche al di là del flagello covid. Ma se il nuovo commissario (Strada o chi per lui) non si trova con i conti in ordine e deve preoccuparsi di pagare debiti pregressi, difficilmente potrà cambiare il volto della sanità calabrese. Nessuno ha la bacchetta magica, ma l’azzeramento del debito (fattibile data l’emergenza che ha tolto i picchetti al deficit strutturale dei Paesi come il nostro) diventa un passepartout per garantire ai calabresi salute, benessere e sanità d’eccellenza. Perché, è bene ricordarlo, in Calabria ci sono medici, scienziati, ricercatori di altissimo livello pronti a dare il massimo (come già hanno dimostrato durante la prima fase della pandemia) per far tornare il sorriso ai nostri conterranei sfortunati che potranno curarsi nella propria terra, avendo vicino il conforto dei propri cari, senza bisogno di affidarsi ai viaggi della speranza.

Detta così sembra facile, ma – attenzione – non è difficile se la politica, per una volta, riesce a interpretare le esigenze, i bisogno di un intero territorio che è stato svenato, sventrato, distrutto, solo per interessi di parte. Ci sono aziende sanitarie pubbliche che non presentano un bilancio da anni e si parla di miliardi di debiti: ma chi sono i creditori? Chi ha preso due tre volte lo stesso pagamento e chi – disgraziato lui – attende novecento giorni per vedersi saldata una fornitura? C’è da fare una grande pulizia e un nome di prestigio potrebbe aiutare nell’operazione, sempre che – sia ben chiaro – si realizzino le condizioni prima indicate. Occorre finirla di affidarsi alla formula “un uomo solo al comando”, serve fare squadra. Solo una squadra di eccellenze può produrre eccellenti risultati. Ben venga Gino Strada (di cui s’ignorano le competenze amministrative) e gli si affianchi una squadra di manager che sappiano mettere ordine nei conti e pianificare le necessità del territorio investendo le risorse che ci sono e non sprecandole o disperdendole in inutili soluzioni col sapore dell’eterna provvisorietà. Tanto per fare un esempio, ci sono decine di ospedali abbandonati che si possono rimettere in funzione attrezzandoli non solo per affrontare l’emergenza, avendo chiara una visione strategica per il futuro.

I calabresi chiedono questo al presidente Conte e al presidente della Repubblica Mattarella: di non essere colonizzati, di non essere trattati come sudditi, ma come cittadini, con diritti e doveri uguali a quelli di qualsiasi altro cittadino di qualsiasi altro luogo della penisola. Il divario di trattamento (89 euro al nord, poco meno di 16 euro nel Mezzogiorno per le spese mediche) non può continuare, perché è una vergogna nazionale.

I calabresi, adesso, a viva voce, invocano un manager calabrese per la sanità e sarebbe magnifico veder premiate le personalità che ci sono (e sono tante), ma sia ben chiaro che non è il certificato di nascita che fa la differenza. Il grande Umberto Zanotti Bianco, nato in Grecia e cittadino del Nord, sposò la causa del Mezzogiorno spendendo ogni risorsa a favore della popolazione meridionale: il futuro commissario (se proprio ci deve essere, sempre che non venga, auspicabilmente, bocciato il decreto Sanità) non dev’essere nato tra Jonio e Tirreno o tra Pollino e l’Aspromonte, ma deve avere vivo uno spirito meridionalista. L’accoglienza calabrese è storica e le braccia sono sempre aperte, purché ci sia serietà e senso di condivisione, ci sia spirito di collaborazione e impegno per una comune crescita. Una condizione che fino ad oggi non si è mai realizzata in dieci anni di commissariamento: se il Governo ritiene opportuno decidere per i calabresi e gestire la sanità, lo può fare. Ma con spirito nuovo e la giusta attenzione, il giusto rispetto che i calabresi meritano. Diversamente, sarà la classe politica calabrese, ahimè, a contrastare l’eventuale azione deleteria dell’Esecutivo. (s)