L’europarlamentare Nesci: Con Zes unica il Sud si trasforma in volano di crescita

L’europarlamentare Denis Nesci ha evidenziato come «attraverso la Zes unica, il Sud si trasforma in un volano di speranza e crescita per migliaia di persone che vogliono rimanere nella propria terra».

«Tutto questo grazie all’ incessante lavoro e lungimiranza del Presidente Giorgia Meloni che insieme al Ministro Raffaele Fitto e al coordinatore della Zes unica, Giosy Romano, hanno dato vita ad un nuovo corso dell’intero Mezzogiorno», ha aggiunto Nesci, sottolineando come il Sud Italia sta intraprendendo un nuovo corso, focalizzato sulla competitività delle imprese, sull’attrattività degli investimenti e sulla valorizzazione delle risorse umane. Questi elementi sono fondamentali per garantire la creazione di posti di lavoro di qualità e per favorire la crescita economica dell’intero Meridione».

La Struttura di Missione istituita dal Governo, infatti, ha sottoscritto alcuni provvedimenti di autorizzazione unica, riguardanti rispettivamente l’estensione dello stabilimento farmaceutico Novartis a Torre Annunziata (NA) la realizzazione di un resort nella provincia di Taranto, nonché l’ampliamento dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua Fontenoce a Parenti, in provincia di Cosenza, la nuova linea produttiva di film innovativi ultra-stabili ad Atessa in Abruzzo e il deposito di logistica a temperatura controllata per lo stoccaggio dei prodotti del comparto lattiero a Campochiaro in Molise.

«Gradualmente – ha concluso il coordinatore Ecr per la commissione Regi del Parlamento europeo – il Governo presieduto da Giorgia Meloni sta restituendo dignità e speranza a un Sud che non ha mai smesso di lottare». (rrm)

L’OPINIONE / Aldo Ferrara: Incremento risorse per Zes riconoscimento della proattività delle imprese

di ALDO FERRARAIl raddoppio delle risorse per il credito d’imposta Zes rappresenta il riconoscimento della proattività delle imprese che hanno manifestato la volontà di investire nel Mezzogiorno. Accogliamo quindi con soddisfazione la decisione nata su proposta del ministro per il Sud, Raffaele Fitto, con cui il Governo ha evidentemente ravvisato gli estremi della ragionevolezza e della fondatezza nella precisa richiesta del mondo confindustriale veicolata innanzitutto dal vicepresidente con delega alle Politiche strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, Natale Mazzuca.

La notizia, senza dubbio positiva, rimette in carreggiata l’intero impianto della Zes Unica, già reso più efficace dall’approvazione del Piano strategico che definisce i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo del Paese attraverso la Zes. E c’è una terza notizia da accogliere con favore ed è quella relativa alla nomina, da parte dello stesso ministro Fitto, di Giosy Romano al coordinamento dell’Unità di missione della Zes Unica per il Mezzogiorno: Romano, che alla guida della Zes calabrese ha dimostrato in pochissimi mesi grandi capacità tecniche e predisposizione al confronto diretto con imprese e sindacati, è l’uomo giusto per affrontare la complessa ma sicuramente affascinante sfida posta dalla Zes Unica. Al neo-commissario Romano giungano quindi gli auguri di buon lavoro da parte di Unindustria Calabria. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

L’OPINIONE / Raffaele Fitto: Con stanziamento di 1,6 mld a Zes Unica Governo dimostra impegno per sviluppo del Sud

di RAFFAELE FITTO – Il Consiglio dei ministri ha approvato l’incremento da 1,6 miliardi di euro a oltre 3,2 miliardi l’entità delle risorse disponibili per il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti realizzati nella Zes unica del Mezzogiorno dal 1° gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024.

Si tratta di uno stanziamento di cinque volte superiore a quello previsto negli anni dal 2016 al 2020 (pari a 617 milioni di euro annui) per il riconoscimento del credito di imposta Sud (misura agevolativa istituita con la legge di bilancio 2016 e sostituita, a partire dal 1° gennaio 2024, dal credito di imposta per gli investimenti nella Zes Unica) e di tre volte superiore a quello previsto negli anni 2021 e 2022 (pari a 1.053,9 milioni di euro) e nell’anno 2023 (pari a 1.467 milioni di euro, di cui solo 1,3 miliardi di euro effettivamente utilizzati).

Oltre ai 3,2 miliardi di euro immediatamente disponibili, il provvedimento prevede che possano essere utilizzate le risorse dei programmi nazionali e regionali, finanziati con le risorse della politica di coesione europea 2021 – 2027, relativi alla competitività delle Pmi. Si tratta di programmi che hanno una dotazione finanziaria complessiva di circa 4,2 miliardi di euro e che, al netto degli impegni già assunti e dei vincoli specifici di destinazione già previsti, possono essere utilmente impiegati, nel rispetto delle relative condizionalità, anche per sostenere gli investimenti agevolati con il credito di imposta.

Ai fini della fruizione del credito di imposta per gli investimenti nella Zes Unica, si richiede agli operatori economici di inviare all’Agenzia delle entrate entro il termine ultimo del 2 dicembre 2024 una dichiarazione integrativa attestante l’avvenuta realizzazione entro la data del 15 novembre 2024 degli investimenti indicati nella dichiarazione preventiva trasmessa alla medesima Agenzia nel periodo compreso tra il 12 giugno e il 12 luglio 2024.

Con apposito provvedimento, adottato dal direttore dell’Agenzia delle entrate entro la data del 12 dicembre 2024, verrà determinata l’entità del credito di imposta effettivamente utilizzabile dagli operatori economici. L’entità del credito di imposta verrà calcolata sulla base degli investimenti concretamente realizzati ed indicati nelle comunicazioni integrative e non già, come avvenuto con il provvedimento adottato lo scorso 22 luglio e da ritenersi definitivamente superato con il provvedimento legislativo oggi approvato dal Consiglio dei ministri, sulla base di mere intenzioni di investimenti.

A tale ultimo riguardo, è opportuno evidenziare che la verifica delle oltre 16.000 dichiarazioni preventive inviate dall’Agenzia delle entrate ha fatto emergere che, a fronte degli oltre 9,4 miliardi di euro di crediti di imposta esposti, meno del 2% di detti crediti (pari a circa 167 milioni di euro) si riferisce ad investimenti già realizzati alla data di invio delle citate dichiarazioni preventive.

A tale ultimo riguardo, è opportuno evidenziare che la verifica delle oltre 16.000 dichiarazioni preventive inviate dall’Agenzia delle entrate ha fatto emergere che, a fronte degli oltre 9,4 miliardi di euro di crediti di imposta esposti, meno del 2% di detti crediti (pari a circa 167 milioni di euro) si riferisce ad investimenti già realizzati alla data di invio delle citate dichiarazioni preventive. (rf)

[Raffaele Fitto è ministro per le Politiche Europee, Pnrr, Coesione e Sud]

Greco (Unimpresa): Credito d’imposta Zes risibile

Il presidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco, ha evidenziato come «dopo l’autonomia differenziata qualcosa di peggio e più concreto è stato servito in tavola per le imprese del Sud. Un credito dimposta risibile comunicato dall’Agenzia delle entrate a fronte di accordi e promesse sulla Zes di tutt’altra natura».

«A questo punto il premier Meloni e l’intero governo devono essere definitivamente chiari. È questo un esecutivo contro il Sud? Lo si vuole sopprimere del tutto?», ha chiesto Greco, sottolineando come «a fronte di mirabolanti promesse e accordi scritti sulla sabbia a proposito della Zes l’Agenzia delle entrate svela il bluff. Non dal 40 al 60% di credito dimposta per le imprese del Sud sugli investimenti ma se va bene non più del 17% con punte dell’8% per le grandi imprese della Calabria. Una vera e propria beffa. E tutto questo perché mancano i soldi, soldi veri non slogan o Tik Tok».

«Ora siamo all’incrocio definitivo caro presidente del Consiglio – ha ammonito Greco –. Se questo governo, come dice, è a fianco del Sud deve immediatamente mettere i soldi a copertura della Zes così come promesso e millantato. Dopo l’imboscata dell’autonomia differenziata il credito dimposta farlocco per il Sud è il chiaro segnale di una ostilità nei confronti del Mezzogiorno. Se così non è, come ci auguriamo, si diano subito segnali concreti». (rcz)

L’OPINIONE/ Giovanni Cugliari: Credito d’imposta beffa che esclude dagli investimenti Pmi e Sud

di GIOVANNI CUGLIARI – Con una decurtazione quasi totale del credito d’imposta per le imprese operanti nella Zona Economica Speciale del  Mezzogiorno, si può affermare che di fatto questo strumento non esiste più.

Con il passaggio dal credito d’imposta per il Mezzogiorno a quello Zes, nel caso della Calabria la percentuale attuale di contributo è stata compressa fino ad arrivare all’8 per cento. Briciole che non posso permettere alle Pmi di acquisire la strumentazione necessaria ad effettuare investimenti, andando di fatto a bloccare lo sviluppo di un intero pezzo d’economia, un freno alla Calabria e all’occupazione.

Le richieste di contributo sono pari a 9 miliardi e 500 milioni di euro, ma le risorse a disposizione coprono a malapena un miliardo e 670 milioni di euro. Avevamo lanciato l’allarme già qualche mese fa, ora le nostre preoccupazioni diventano realtà. Un tasso così basso di credito d’imposta unito ad una soglia così alta di investimento minimo (200mila euro) non può che creare un corto circuito andando a mettere fuori gioco e fuori mercato le piccole e medie imprese costrette a rinunciare a vantaggio di quelle più grandi che possono permettersi investimenti di tale portata e per le quali anche un credito d’imposta così basso agevola le loro casse.

Chi, invece, ha bisogno di accedervi per potere attivare quegli investimenti che gli potranno permettere di crescere e di adeguarsi ai cambiamenti del mercato, viene tagliato fuori.Più che un’agevolazione ci sembra  una beffa nonché una forma di accanimento verso i piccoli imprenditori e il Mezzogiorno stesso che così  non viene aiutato, ma, al contrario, affossato.

Con questa operazione il credito d’imposta è stato cancellato. Chiediamo allora ai parlamentari calabresi che cosa abbiano intenzione di fare e quale alternativa propongano. A nostro modo di vedere la precedente soluzione (con zone economiche speciali perimetrate e credito d’imposta del Mezzogiorno) appare oggi assai più utile dell’ultima formula rinvenuta. Non solo per la dotazione incommensurabilmente più alta (complessivamente oltre 30 miliardi), ma anche per la odierna totale assenza di una coerente visione strategica sullo  sviluppo dei vari territori che, insieme, all’Autonomia Differenziata ci sembra vada in un’unica direzione: eliminare il  Sud. (gc)

[Giovanni Cugliari è presidente di Cna Calabria]

LA ZES UNICA E LA GRANDE BEFFA AL SUD
SÌ AL CREDITO D’IMPOSTA, MA SOLO AL 17%

di PIETRO MASSIMO BUSETTA  – Tutto come previsto. I vantaggi estesi a tutto il Mezzogiorno con la Zes Unica man mano devono essere limitati. Come era prevedibile  per due ordini di motivi: uno perché l’Europa tende ad evitare di concedere la possibilità di vantaggi estesi a territori troppo ampi di una singola Nazione e secondo perché lo stesso Stato nazionale, quando prevede dei vantaggi per territori troppo estesi, li limita per evitare che diventino insostenibili per il bilancio nazionale. 

Per la prima motivazione  la permanenza dei vantaggi ha un periodo sempre estremamente contenuto. La ragione  è evidente, e riguarda la volontà di eliminare gli aiuti di Stato, per cui  si vuole trovare il momento opportuno per contenere le condizioni favorevoli, la cui cancellazione trova ovviamente, nel territorio e nelle forze politiche che lo rappresentano, molte resistenze. 

 Nel caso per esempio del cuneo fiscale, introdotto dal Secondo Governo Conte, Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, provvedimento generalizzato per tutta l’area, la promessa di doverlo estendere indefinitamente nel tempo, fatta dal Governo di Giorgia Meloni, manifesterà presto la sua mancanza di concretezza, sia perché l’Europa non lo consentirà, ma anche perché si dimostrerà un vantaggio troppo oneroso. 

La motivazione sottostante al provvedimento era di rendere le aree del Mezzogiorno competitive nel costo del lavoro rispetto a quelle, per esempio,  polacche, rumene o ungheresi, che possono offrirne uno più basso. Cioè parliamo dei vantaggi che alcune altre Zes, esistenti in Europa, danno a coloro che vogliono investire nelle loro aree.

In realtà si tratta di condizioni aggiuntive rispetto a quelle indispensabili perché un qualunque investitore consideri possibile insediarsi in una zona. Ma dare la ciliegina quando non c’è la torta è velleitario. Infatti con la Zes Unica si vorrebbe attrarre investimenti dall’esterno, che non arriveranno mai, non offrendo le condizioni di base. 

Che sono prevalentemente due, la prima che le aree siano ben collegate, via mare, aria, terra. Inserire nella Zes unica, la Provincia di Agrigento, assolutamente irraggiungibile, è un modo per prenderci in giro, o forse per consentire dei vantaggi per la localizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle, facendolo entrare tra gli investimenti attratti, per far dimenticare invece che si vuole  attingere ai fondi per il Mezzogiorno, senza lasciare sul territorio nulla, per un’interesse che riguarda il Paese, in particolare la cosiddetta locomotiva,  che ha bisogno di gas, dopo la chiusura dei rubinetti russi.   

Niente di nuovo rispetto a quello che  é avvenuto  con la prima industrializzazione, quella del petrolchimico, che ora sta lasciando territori inquinati, porti inagibili come quello  di Augusta. Industrializzazione promossa sempre con le risorse destinate al Mezzogiorno per il manifatturiero  pulito. 

E adesso, per bonificare le realtà di riferimento, come è accaduto a Bagnoli, con grande disappunto e tanta giusta contestazione del Governatore De Luca i fondi saranno sempre prelevati da quelli destinati al Mezzogiorno,

La seconda condizione è che vi sia un controllo adeguato della criminalità organizzata, che è probabilmente possibile se le aree considerate sono limitate come territorio, per cui si può pensare a forme di vigilanza  particolare, anche elettroniche, come l’utilizzo intensivo di telecamere, confini controllati che non permettano l’ingresso e la permeabilità alle organizzazioni criminali  e di poter pubblicizzare le aree come territorio criminal free.

Azione impraticabile se riguarda tutto il Mezzogiorno, dove l’azione delle Forze dell’Ordine è meritevole, ma ovviamente lascia spazi di agibilità a coloro che delinquono e che non possono essere controllati  in tutta l’area, considerato che parliamo del 40% del territorio del Paese. 

Dopo di che, senza aver offerto le condizioni di base, forniamo quelle di vantaggio che riguardano il costo del lavoro e la tassazione degli utili di impresa.  Distribuendo tali vantaggi su una platea di fruitori numerosa, avendo a disposizione risorse limitate, per cui alla fine si diminuisce il vantaggio per singola impresa.

Tutto come previsto,  adesso il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, con un provvedimento  dal titolo  “Determinazione della percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes unica, di cui all’articolo 16 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162 degli utili di impresa”, comunica che esso  sarà pari al 17,6668 %. 

Il ragionamento è semplice poiché l’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti, in base alle comunicazioni validamente presentate dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024, è risultato pari a 9.452.741.120 euro, a fronte di 1.670 milioni di euro di risorse disponibili, che costituiscono il limite di spesa, si dà poco a tutti. 

E lo si dice chiaramente “Pertanto con il presente provvedimento si rende noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari al 17,6668 per cento (1.670.000.000 / 9.452.741.120) dell’importo del credito richiesto”.

 Tale è l’importo riconosciuto come contributo sotto forma di credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, relativi all’acquisizione di beni strumentali, destinati a strutture produttive ubicate nella Zes unica. In realtà il Ministro Fitto aveva richiesto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, con nota del 17 luglio scorso, alcune informazioni indispensabili per l’implementazione della misura. Vedremo come andrà a finire 

Ma non ci dobbiamo stupire che poi i veri insediamenti industriali si vadano a localizzare a Novara o alle porte di Milano e provochino una guerra tra ricchi, nella quale Zaia si distingue, chiedendo al Governo e al Ministro Urso di avere tutti gli atti per cui un’azienda sceglie Novara invece che Vigasio in provincia di Verona. 

Ma tutto questo quando si decise di fare l’annuncio, urbi e torbi, della grande Zes unica di tutto il Sud  non era prevedibile? Ma i collaboratori del Ministro Fitto sono così poco avvertiti? O  visto che le otto Zes stavano cominciando a funzionare si è voluto castrare un strumento utile?  Diceva Giulio Andreotti che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Irto (PD): In Calabria con Zes Unica credito d’imposta misero

Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha denunciato come «con un credito d’imposta tra il 7 e il 10 per cento sull’investimento agevolabile in Calabria, la Zes unica si rivela un fallimento gigante, una brutta operazione di potere del governo Meloni, ancora una volta a danno del Sud».

«Che cosa farà il presidente Roberto Occhiuto – ha chiesto il parlamentare – che sapeva ma si è prestato al solito gioco del silenzio? Avevamo sconfessato il governo già da tempo, anche con un’interrogazione dello scorso 12 marzo, in cui chiedevamo conto del credito d’imposta nella Zes unica. Ora che l’Agenzia delle Entrate ne ha fissato la percentuale, più di qualcuno dovrebbe nascondersi per la vergogna, per aver gettato fumo negli occhi ai potenziali investitori e ai cittadini del Sud, che avevano riposto fiducia nell’accorpamento delle Zone economiche speciali a causa delle prospettive e delle promesse sbandierate dal governo».

«Questi fatti rendono vane anche le parole pronunciate dal ministro Antonio Tajani, in occasione del recente G7 del Commercio, sul ruolo strategico del porto di Gioia Tauro. Bisognava salvaguardare le Zes esistenti, rinunciare alla tentazione dell’accentramento tipica delle destre e  costruire con gli attori locali, a partire dai sindaci, lo sviluppo dei territori ricadenti nelle Zone economiche speciali già esistenti». (rp)

Foti (Fondazione Magna Grecia): Preoccupati per l’autonomia differenziata

«Ci preoccupa l’approvazione dell’autonomia differenziata perché, da quel momento, viene ‘Costituzionalizzata’ la spesa storica e il Paese viene diviso in due». È la denuncia di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, nel corso del convegno Zes unica, una grande opportunità per il Mezzogiorno? di Palermo.

«In caso di approvazione della riforma – si è chiesto Foti – a cosa servirà il Pnrr se nel frattempo si sta svolgendo un’attività che di per sé sposterà ingenti somme economiche e finanziarie verso le aree del nord? Non dimenticate che tre intese erano già state fatte per il governo Gentiloni, per cui non è solo un problema di destra o di Lega».

«Anche la Zes unica – ha aggiunto – è fondamentale ma va nella direzione opposta della riforma dell’autonomia differenziata. Sappiamo che c’erano otto Zes che hanno lavorato con commissari straordinari, mentre adesso ci sarà una cabina di regia unica, un commissario chiamato delegato di missione».

A fargli eco, in video collegamento, il direttore della Svimez, Luca Bianchi, ribadendo come «l’autonomia è, per noi, un tema di interesse e preoccupazione e la nostra posizione è di forte contraddizione alla riforma che sta circolando. Fra due giorni avremo una audizione nella quale esprimeremo i nostri dubbi».

Per Bianchi la riforma dell’autonomia differenziata e quella che ha portato a una Zes unica «sono due modelli incompatibili: da un lato – ha spiegato – c’è un accentramento delle istanze territoriali e dall’altro una autonomia che rischia di spaccare e frammentare le politiche pubbliche».

Bianchi, poi, ha ribadito come «la posizione dello Svimez rispetto all’ipotesi di autonomia differenziata che sta circolando è di forte contrarietà. L’autonomia, infatti, rischia di spaccare e frammentare ulteriormente le politiche pubbliche nel nostro Paese».

Per il direttore della Svimez, infatti, la creazione delle otto Zes in Italia è stata ‘«una buona idea ma con grandi difficoltà attuative. Questa riforma delle Zes interviene dopo diversi anni di attuazione e si sottolineano i rischi di un possibile rallentamento che la Zes unica ha comportato in questi primi mesi del 2024».

«Adesso con la Zes unica si parla di un nuovo modello di approccio. Io parlerei di una zona economica Sud, un intervento più generale. Comporta dei rischi ma anche enormi vantaggi», ha detto Bianchi, sottolineando la necessità di «realizzare piani strategici identificando i settori nei quali intervenire, da fare rientrare negli interventi di investimento sostenuti dal credito di imposta».

«Una mossa – ha proseguito – che può funzionare solo se accompagnata dalla semplificazione amministrativa fatta a livello centrale. Le risorse per politiche speciali e investimenti non sono tanto un problema oggi quanto avere un quadro strategico che recupera la dimensione industriale del Sud».

«Funzionerà? – si è chiesto Bianchi – Se pensiamo di fare interventi buoni per tutti non riusciremo ad attivare gli interventi, se il piano strategico ha la capacità di individuare tre o quattro assi strategici, avremo un cambio di passo».

Per Saverio Romano, presidente della Commissione bicamerale sulla Semplificazione, «se l’autonomia differenziata dovesse andare in porto così com’è in parte il Sud rischierebbe di essere penalizzato».

«Cosa ne penso della Zes unica? – ha chiesto –. Proprio perché non c’è non deve essere contrapposizione tra il Nord e il Sud, quando abbiamo approvato la Zes unica, solo per il Mezzogiorno, non ci sono stati da parte parlamentari o esponenti del Nord proteste, proprio perché sono convinti che oggi il Mezzogiorno necessita di una spinta maggiore affinché possa essere, insieme al resto del Paese, motore in Europa anziché zavorra».

«Noi andiamo in questa direzione – ha proseguito – per fare in modo anche attraverso la semplificazione, si possa accorciare la distanza tra gli utenti, le amministrazioni e lo Stato. Con la Zes unica, questo processo, anche attraverso l’accentramento dei poteri per accorciare la filiera, è in corso. Sapete meglio di me che laddove ci sono tanti passaggi si annida anche la corruzione, laddove ci sono pochi passaggi trasparenti è più difficile: la Zes unica semplifica i processi di investimento er le imprese che lo vogliono fare».

«Non tanto in ordine ai livelli essenziali di prestazione – ha aggiunto – che saranno rinviati ad altra data, ma agli accordi tra le Regioni, che dovrebbero essere definiti in maniera più chiara e ampia».

Dario Lo Bosco, presidente di Rfi, ha evidenziato come «la Zes unica valorizza il ruolo della Sicilia, che è piattaforma strategica nel Mediterraneo».

«Si tratta di armonizzare le reti infrastrutturali e, finalmente – ha aggiunto – come diceva già il libro bianco 2001 dell’Unione Europea, realizzare per il trasporto delle merci una intermodalità virtuosa. Bisogna puntare quindi a far crescere le ferrovie e le vie del mare, a una connessione con i porti, ma anche con gli aeroporti, perché ci sono delle merci che viaggiano con sistema a cargo».

«Con la regia del governo Meloni – ha proseguito –, con il ministro Fitto e con il ministro dei trasporti Salvini è quindi importante ottimizzare questa rete infrastrutturale, perché una rete infrastrutturale ha un valore che cresce al quadrato con il grado di interconnessione dei nodi».

Il presidente di Confindustria Palermo, Giuseppe Russello, ha evidenziato come «il tema della Zes unica si innesta sulle Zes precedenti sulle quali possiamo esprimere un giudizio assolutamente positivo perché in questo brevissimo periodo in cui sono entrate in vigore le imprese ne hanno tratto grande giovamento».

«C’è da capire –ha aggiunto – la parte operativa della Zes unica, come si cala e come si trasferisce all’interno dell’operatività delle aziende. Probabilmente una struttura periferica di contatto diretto con le aziende avrebbe agevolato».

«Cercheremo di capire nelle prossime settimane i decreti attuativi ma soprattutto l’organizzazione di questa nuova struttura come possa impattare con le nostre imprese – ha proseguito –. Il tema delle Zes è un elemento di grande qualificazione dei territori, probabilmente bisognava stare più attenti in una perimetrazione che avrebbe dovuto e potuto orientare scelte di politica industriale, tema che attiene al governo nazionale».

«Aspetterei ancora qualche settimana – ha concluso – per capire come adesso si declina la struttura di tipo centralistico sul territorio. Poi c’è il tema delle risorse e lì qualche dubbio sul piano personale lo nutro perché soltanto 1,8 mld di euro per l’intero Sud è qualcosa che alimenta delle perplessità».

il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani, ha ricordato come «ho condiviso, col ministro Raffaele Fitto, l’ipotesi di una Zes unica, cioè tutto il Mezzogiorno».

«Parcellizzare gli interventi su micro aree – ha spiegato – avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti grazie a una pressione fiscale più ridotta. Adesso abbiamo un quadro più completo. La scommessa è, però, di essere coerenti con la tempistica, quindi la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure, perché altrimenti avremmo fallito. Ma non è nell’intenzione del Governo e neppure del governo regionale, che farà la sua parte».

Per il Governatore della Regione Siciliana «la Zes unica sicuramente può essere un’opportunità e lo sarà, l’importante è che vengano abbreviati, accorciati tutti quei termini che sono strategici per la velocizzazione delle procedure. Lì è la scommessa. Ho condiviso con Raffaele Fitto l’ipotesi di una Zes unica, cioè tutto il mezzogiorno. Parcellizzare gli interventi su micro aree avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti».

«Adesso abbiamo un quadro più completo – ha evidenziato –. La scommessa è quella, però, di essere coerenti nella tempistica. Quindi, la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure perché sennò avremmo fallito, ma non è nell’intenzione del governo, né del governo regionale che farà la sua parte».

«Il lavoro che il governo ha fatto con la Commissione europeo è stato molto complesso», ha ricordato il ministro Fitto, sottolineando come «non era scontato che la Commissione autorizzasse le Zes, questa scelta rappresenta una grande opportunità».

«Rappresenta un’area omogenea – ha aggiunto –. C’è da fare una comparazione. Dal primo gennaio abbiamo fatto una proroga». (rrm)

Lunedì a Palermo con la Fondazione Magna Grecia si parla di Zes Unica

Si intitola Zes Unica: Una grande opportunità per il Mezzogiorno, il convegno in programma lunedì 22 aprile, alle 10.30, alla Sirenetta di Mondello (Palermo), organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal presidente Nino Foti.

Dopo i saluti dell’assessore alle Attività Produttive della Città di Palermo, Giuliano Forzinetti, ci sarà l’intervento del presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti.

Successivamente prenderanno la parola Luca Bianchi, Direttore generale Svimez, Pietro Massimo Busetta, professore ordinario di Statistica economica Università degli Studi di Palermo, Francesco Saverio Coppola, segretario Generale Associazione Internazionale Guido DorsoDario Lo Bosco,presidente di Rfi, Roberto Napoletano, direttore Editoriale de Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’ItaliaGiuseppe Russello, presidente Confindustria Palermo.

Nella seconda parte dei lavori, che prenderanno il via dalle 15.00, interverranno Silvia Castagna, membro del Comitato AI del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Di Maria  Professore ordinario di Diritto costituzionale, Università degli studi di Enna “Kore”, Fabio Montesano, AD Fidimed, Giosy Romano, già Commissario straordinario del Governo Zes Campania e Zes Calabria, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione, Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Concluderà il convegno il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. Modera la giornalista Silvia Perdichizzi(rrm)

 

Zes Unica, Irto (PD): Il centrodestra continua a penalizzare il Sud

Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha annunciato una interrogazione per conoscere «l’esatta portata dei disagi e le iniziative, se esistono, per ridurli» in merito alla Zes Unica.

«Imposta alla cieca dal governo Meloni, la Zes centralizzata sta producendo un caos da Inferno dantesco e gravi ritardi, come conferma la sospensione sino al prossimo marzo dei termini di chiusura dei procedimenti di autorizzazione unica non ancora conclusi», ha ricordato il senatore, sottolineando come «ancora una volta, il Governo ha agito senza programmazione e organizzazione, cancellando di colpo le Zes esistenti e sottovalutandone le conseguenze per le imprese: dalle lungaggini alle complicazioni burocratiche, dalle perdite di tempo ai possibili ripensamenti».

«Peraltro, ad oggi non vi è certezza – ha rincarato la dose Irto – sul credito d’imposta. Questo succede quando nelle decisioni pubbliche prevalgono la bulimia del potere e le logiche della propaganda; quando si opera con prepotenza politica e senza confronto parlamentare; quando per il Mezzogiorno si ignorano, come nel caso dell’ex Zes della Calabria, le esperienze e le esigenze dei territori e, soprattutto, quando manca la pianificazione dello sviluppo del Sud, che il centrodestra continua a colpire e a penalizzare». (rp)