;
La protesta dei tirocinanti calabresi

L’accorato appello dei tirocinanti calabresi: «Il lavoro è un nostro diritto»

«La nostra problematica continua a essere ignorata, e nessuno si vuole fare garante di quanto promesso in precedenza di noi poveri e malaugurati precari calabresi». È questo l’allarme lanciato dai tirocinanti calabresi che, ancora oggi, si trovano «nella precarietà più assoluta “in termini lavorativi».

Eppure, era il 23 marzo quando l’assessore regionale al Lavoro, Fausto Orsomarso, aveva annunciato un intervento presso il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e la Conferenza Stato-Regioni per individuare una soluzione che «possa garantire un reddito ai circa 6 mila tirocinanti calabresi che, a causa dell’emergenza Coronavirus, hanno subìto l’interruzione dei progetti formativi e, quindi, la possibilità di ricevere i relativi pagamenti dall’Inps», e ora siamo al 5 giugno, e di questo intervento non se ne è sentito più parlare, mentre nel frattempo è arrivato un nuovo grido d’allarme da parte di «uomini e donne, madre e padri di famiglia che prestano servizio in qualità di tirocinanti presso Enti Ministeriali (Giustizia, Miur, Mibact) percependo un’indennità mensile di un’indennità mensile di 500 € , senza alcun trattamento previdenziale e contributivo e, cosa ancora più grave, senza che ci venga riconosciuta alcuna prospettiva di lavoro futuro».

«La regione Calabria – si legge in una nota – precedentemente nel Consiglio regionale del 02/12/2019, si era fatta garante della storicizzazione dei precari della Regione (‘In merito ai tirocinanti dell’amministrazione della giustizia; ai tirocinanti degli enti locali rientranti nell’ex Bacino dei percettori di mobilità in deroga; ai tirocinanti MIBACT; ai lavoratori in servizio presso il Miur; in ordine alla storicizzazione dei precari della Regione’). L’attuale Giunta Regionale è decisa a porre tal termine “il fenomeno dei tirocini” e di lasciare irrimediabilmente per strada tutti coloro che malauguratamente si trovano coinvolti in questi progetti  di cui è bene ricordare, la Regione Calabria si era fatta garante auspicando prospettive di lavoro future per i tirocinanti calabresi stessi e non è una pura invenzione o fantasia».

«Alcuni Consiglieri regionali – prosegue la nota – attualmente in carica e in precedenza all’opposizione, auspicavano a gran voce ogni soluzione possibile per i tirocinanti calabresi tanto che alcuni titoli di stampo giornalistico riportavano titoli quali: Emergenza tirocinanti: da oggi in migliaia a casa. Intervenga la Giunta regionale, sottolineando il rischio (sempre attuale) di disperdere il patrimonio di conoscenze e competenze accumulate (da anni) dai tirocinanti calabresi, essenziali per il funzionamento di enti pubblici, musei, parchi archeologici e scuole. Ma purtroppo, da parte dell’attuale Giunta Regionale calabrese, si continua ad ignorare qualsiasi interpellanza limitandosi ad addossare al Governo nazionale ogni colpa. Una responsabilità politica e morale grave, di cui dar conto ai calabresi».

«Quindi – conclude la nota – riportando sempre quanto prospettato in precedenza da Consiglieri  che compongono l’attuale Giunta Regionale, (affermazioni che permangono ancora nelle precedenti testate giornalistiche) si apra, una volta per tutte, un tavolo di confronto col Governo, per valutare di concerto le iniziative da assumere. Ed ancora, oltre alla verifica sulla fattibilità delle stabilizzazioni e dell’assunzione dei tirocinanti attraverso il ricorso alle liste dei disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego o altre procedure e forme contrattuali ammissibili: è il minimo sindacale per certificare coi fatti un impegno concreto a favore di tanti lavoratori e delle loro famiglie. Ma ad oggi non c’è alcun documento che prospetti “una volta per tutte” una soluzione  che  dia sollievo a questa categoria di lavoratori, la cui dignità continua ad essere lesa e soprattutto ignorata: i tirocinanti calabresi, e il lasciare queste persone per strada non farà sarà una buona figura per l’attuale Giunta Regionale calabrese in primis e per l’attuale Governo centrale, dopo». (rrm)