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A Limbadi 36 studenti internazionali per progetto sui beni confiscati

A Limbadi 36 studenti internazionali per progetto sui beni confiscati

Domani si chiude all’UniRiMi di Limbadi la settimana di incontri con il focus sulle eco-mafie, che ha visto protagonisti 36 studenti provenienti da Turchia, Olanda, Romania, Cipro, Grecia, Croazia e Italia nell’ambito del progetto Erasmus+ realizzato dall’Associazione San Benedetto Abate.

Le attività, iniziate lo scorso 12 maggio e ospitate nella struttura di UniRiMi – Università della Ricerca, della Memoria e dell’Impegno Rossella Casini, hanno coinvolto i partecipanti in una densa settimana di confronti, tavole rotonde e talk con un focus dedicato alle eco-mafie. 

I ragazzi, di età compresa tra i 19 e i 32 anni, non hanno potuto solo approfondire le tematiche oggetto della settimana di incontri, svoltasi proprio in un bene confiscato alla criminalità organizzata, ma anche conoscere il territorio del vibonese che li ha accolti. Infatti, nella giornata di ieri, lunedì 16 maggio, le attività si sono svolte in forma “diffusa” e itinerante per la provincia di Vibo Valentia: i giovani ospiti, accompagnati dal referente provinciale di Libera, Giuseppe Borrello, hanno visitato i comuni di Nicotera, Tropea, Pizzo e Vibo Valentia per apprezzare le peculiarità di un territorio che non si sta solamente distinguendo per le sue bellezze naturalistiche e la sua offerta culturale ma che vuole far parlare di sé anche per il suo forte impegno nel contrasto verso la ‘ndrangheta. Accolti nella casa comunale di Vibo Valentia dal vicesindaco Domenico Primerano e dall’Assessore per le politiche giovanili, lo sport e il turismo Michele Falduto, gli studenti hanno potuto confrontarsi con gli amministratori locali sui temi di mafia e legalità.

«Iniziative di questo profilo – si legge in una nota – vogliono evidenziare la tangibile ricaduta positiva che questi progetti possono avere sul territorio, non solo in termini riabilitativi perché portavoce di una narrazione virtuosa fatta di resistenza, accoglienza e libertà, ma anche più direttamente per la creazione di nuove opportunità a favore delle attività locali con le risorse già presenti a disposizione della comunità».

«Il progetto che sta per concludersi a Limbadi – conclude la nota – non assolve soltanto a un compito formativo nei confronti delle nuove generazioni europee ed extraeuropee ma vuole offrire un’esperienza di resilienza che questi giovani ragazzi possano portare con loro oltre confine, con la speranza di costruire finalmente la vera Europa dei Popoli». (rvv)