Alla Regione assegnato un immobile confiscato: Diventerà un centro antiviolenza

L’assessore regionale alla Sicurezza, legalità e valorizzazione a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, Filippo Pietropaolo, ha reso noto che «il consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati ha assegnato alla Regione Calabria un immobile situato nel Comune di Montepaone da destinare alla realizzazione di un Centro antiviolenza a carattere regionale».

«La giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Occhiuto – ha spiegato – nell’ambito delle iniziative previste dal protocollo d’intesa sottoscritto con l’Agenzia nazionale, aveva manifestato l’interesse all’acquisizione dell’immobile al proprio patrimonio quale possibile sede del centro, individuato in seguito di interlocuzioni avviate con la Procura generale di Catanzaro e con la Procura della Repubblica di Lamezia Terme. La Regione potrà, ora, intervenire per la riqualificazione e l’adeguamento del bene, e per sostenere l’avvio di un progetto di gestione».

Per Pietropaolo è «un’iniziativa che rientra nell’impegno che il governo regionale e quello nazionale – in particolare con il lavoro del sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, che ha delega all’Anbsc – stanno mettendo in campo per rafforzare l’attività volta al riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie».

«La restituzione alle Comunità dei beni accumulati dalle organizzazioni criminali – ha concluso – attraverso le attività illecite costituisce uno strumento di grande valore rieducativo, non solo perché dal riutilizzo di questi beni possono svilupparsi opportunità di lavoro, ma anche perché gli stessi possono trasformarsi da simboli del potere mafioso in luoghi di partecipazione civile, di inclusione sociale e di solidarietà». (rcz)

Libera e Legacoop Calabria insieme per valorizzare i beni confiscati

Rafforzare, in Calabria, la promozione del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa che sarà sottoscritto tra Libera CalabriaLegacoop Calabria il 7 marzo, alle 16.30, alla Cooperativa Terre Ioniche a Isola Capo Rizzuto, che lavora terreni confiscati alla ‘ndrangheta nel crotonese.

Nell’ambito dell’iniziativa, inoltre, verrà presentato il dossier di Libera Raccontiamo il bene, sulle pratiche di riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati con testimonianze dirette di alcune cooperative.

Un racconto collettivo capace di dimostrare, una volta di più, che riutilizzare i beni confiscati per finalità pubbliche e sociali non solo ha un valore etico, culturale, politico e simbolico insostituibile, ma anche un importante valore economico, che si traduce in esperienze di imprenditorialità sociale, in contratti di lavoro, in un grande sistema di welfare, soprattutto in un contesto regionale come il nostro caratterizzato da elevati tassi di disoccupazione in particolar modo tra i giovani.

Il prossimo 7 marzo saranno trascorsi 28 anni dall’approvazione della Legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che ha rappresentato un formidabile strumento di contrasto ai clan e all’economia criminale, consentendo contestualmente di disseminare in tutta Italia esperienze di riscatto e cambiamento. Una legge, fortemente voluta dalla società civile attraverso la raccolta di oltre 1 milione di firme promossa da Libera, che determinò significativi miglioramenti alla legge Rognoni-La Torre la quale prevedeva, oltre l’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, la sola confisca dei beni ai mafiosi.

Il 7 marzo del 1996 venne segnato un passo storico nella lotta alle mafie sia nel metodo, saldando l’aspetto repressivo con quello rigenerativo  e sociale, sia nei risultati, con la restituzione alla collettività di migliaia di beni sottratti dai poteri criminali. Tutto ciò grazie al protagonismo di un popolo variegato fatto di associazioni, cooperative sociali e del mondo del volontariato impegnati nella trasformazione da beni di “cosa nostra” ed esclusivi a beni comuni e condivisi. (rkr)

 

 

Beni confiscati, Metrocity RC incontra le Associazioni per consegna dei lavori

La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha incontrato le associazioni per definire la consegna dei lavori finanziati col Pnrr. Si tratta complessivamente di sette progetti, per un ammontare di circa 4 milioni di euro che la Metrocity, in linea con gli indirizzi di mandato del sindaco Giuseppe Falcomatà, aveva destinato alla riqualificazione di beni confiscati alla criminalità organizzata in uso alle associazioni presenti sul territorio metropolitano.

Se ne è discusso nel corso di un incontro operativo convocato e coordinato da Pietro Foti, dirigente del settore 10. La consegna dei lavori sugli immobili assegnati, previsti già con l’inizio del 2024, e per illustrare le successive fasi di avanzamento. Alla riunione, alla quale hanno preso anche parte anche i Rup Carmelo Marmoglia, Maurizio Modafferi e Annunziato Pannuti, erano presenti i rappresentanti di Adspem per il ‘Centro destinato alla tutela della salute del donatore’, della Reggio Calabria Basket in Carrozzina per il programma ‘Yes I Can’, della Croce Rossa italiana per la ‘Comunità incontro Santo Stefano’, del Consorzio Macramè per ‘Impronte a Sud/Welfare lab’, dell’associazione Naima per la ‘Casa del Jazz’, di Rose blu per ‘Un futuro per noi’ e del Forum del Terzo Settore per il ‘Centro sportivo e di prima accoglienza in Riparo’.

La Città metropolitana di Reggio Calabria ha infatti ottenuto un finanziamento di circa 4 milioni di euro per 7 progetti di recupero dei beni confiscati nell’ambito del bando ‘Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU’. L’attività amministrativa, su impulso del sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, si è svolta con una costante sinergia con i soggetti assegnatari dei beni. (rrc)

BENI CONFISCATI, IN CALABRIA OLTRE 5.100
IMMOBILI: NE RESTANO INUTILIZZATI 2.000

di FRANCESCO CANGEMI – La Calabria è la terza regione italiana per numero di beni immobili confiscati alla criminalità ed è anche una delle prime regioni per numero di aziende confiscate.

Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata aggiornati al 30 novembre 2023, sono 5.104 i beni immobili confiscati dal 1982 ad oggi in Calabria, di cui 3137 sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali e così distribuiti a livello provinciale: Catanzaro 372, Cosenza 254, Crotone 105, Reggio Calabria 2200, Vibo Valentia 206; mentre 1967 sono stati dati in gestione: Catanzaro 199, Cosenza 205, Crotone 259, Reggio Calabria 1097, Vibo Valentia 207. Il totale delle aziende confiscate è, invece, di 533 di cui 309 date in gestione e 227 destinate.

I dati sono stati diffusi durante la prima Conferenza nazionale sui beni confiscati: da problema ad opportunità” che si è svolta, per la prima volta in Calabria, nella sede della Cittadella a Catanzaro.

L’iniziativa, organizzata dalla Regione Calabria – Dipartimento transizione digitale, settore legalità e sicurezza, insieme al Forum italiano per la sicurezza urbana (Fisu) a cui la Regione aderisce, e ad Avviso pubblico, si è sviluppata in un confronto a più voci che ha visto coinvolte Regioni del Nord e del Sud e i principali attori istituzionali che operano nella filiera dei beni confiscati alla criminalità organizzata, incluso il Terzo settore.

«Abbiamo voluto rappresentare l’impegno della Regione Calabria e delle altre istituzioni, a vari livelli – ha detto l’assessore regionale Filippo Pietropaolo – a servizio della società civile, la quale deve riappropriarsi degli spazi illecitamente sottratti dalle mafie per trasformarli in opportunità di sviluppo e rigenerazione. In questo senso la Regione vuole dare un segnale forte, tant’è che, oltre a quelle su legalità e sicurezza, ha anche istituito un’apposita delega ‘valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata’, a me assegnata dal presidente Occhiuto, che ringrazio».

L’assessore regionale alla transizione digitale, sicurezza, legalità e valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata ha, poi, evidenziato le buone pratiche messe in campo fino ad oggi dalla Regione Calabria per la valorizzazione dei beni confiscati.

«Avvieremo una serie di iniziative – ha detto – attingendo sia ai fondi comunitari sia a quelli nazionali, che per la prima volta la Regione ha stanziato. Di questi, 32 milioni provengono dal Pr 2021-27 e 13 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione. Complessivamente possiamo contare su una dotazione finanziaria di oltre 40 milioni di euro. Pertanto abbiamo la possibilità di intervenire concretamente sui beni confiscati muovendoci in sinergia con il Terzo settore, le Forze dell’ordine, i Comuni che andremo a sostenere anche nelle opere di demolizione dei beni che non possono essere riutilizzati come, ad esempio, l’ecomostro di Torre Melissa. Segno tangibile di tutto ciò è anche la delibera, approvata dalla Giunta, che ha approvato la “Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata attraverso le politiche di coesione”, frutto di un complesso e articolato lavoro svolto dalla struttura regionale competente».

«La strategia della Regione Calabria – ha rimarcato infine l’assessore Pietropaolo -, che ha una struttura coerente con quella nazionale, si pone come fine primario quello di fluidificare le attività e le iniziative di competenza regionale, rafforzando la cooperazione tra le strutture amministrative regionali e tra queste e le istituzioni territoriali competenti. Sono previsti, tra gli altri, interventi per la realizzazione di presidi di sicurezza e legalità, destinati alle Forze di Polizia, che contribuiranno all’inclusione sociale e all’aumento della percezione di sicurezza tra i cittadini. Pertanto, L’approvazione di questo strumento programmatico ha consentito alla Regione Calabria di conseguire un ulteriore obiettivo nel percorso della valorizzazione di un patrimonio coì consistente e di colmare un gap, anche grazie al confronto con le altre regioni, sulla tematica. La delibera di Giunta n. 682 appena approvata rappresenta, dunque, una pietra miliare e l’avvio di una nuova fase nel processo di riuso dei beni confiscati».

In apertura dei lavori sono intervenuti il prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, il quale ha posto l’accento sulla difficoltà delle amministrazioni comunali di potere recuperare un bene confiscato e sull’importanza del protocollo sottoscritto con la Regione Calabria che tiene conto anche dei progetti di demolizione, e la sottosegretaria al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro, che ha evidenziato come «la Calabria anche in questo settore ha dato dimostrazione di grande maturità e di forte volontà di combattere la criminalità riappropriandosi, grazie anche all’impegno di Comitati e Comuni, dei beni confiscati alla criminalità organizzata».

Il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, prefetto Bruno Corda, ha parlato «di un importantissimo salto di qualità sui beni confiscati da parte dell’Agenzia e della Regione Calabria, intanto perché con il protocollo che abbiamo sottoscritto pochi mesi fa, il primo tra l’altro a livello nazionale, è stato previsto un fatto decisivo, e cioè che l’amministrazione regionale sostenga effettivamente e fattivamente i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, in cui sono ubicati i beni confiscati. Mettere assieme le forze di tutti gli enti pubblici, statali, regionali e locali e naturalmente i soggetti del Terzo settore, fa compiere un naturale salto di qualità alle attività che devono essere svolte. É già da un pezzo che stiamo assegnando i beni direttamente al Terzo settore. Abbiamo dato in consegna 260 dei circa mille beni che erano stati segnalati alle associazioni».

Il coordinatore nazionale di Avviso pubblico, Pierpaolo Romani ha osservato che «più dell’80% dei beni confiscati viene assegnato ai Comuni che possono farne un uso istituzionale o sociale perché sottrarre un bene ai mafiosi non significa solo impoverirli, ma anche depotenziarli».

Il coordinatore Fisu (Forum Italiano per la Sicurezza Urbana), Gian Guido Nobili, ha spiegato che «l’obiettivo del Forum è di supportare le amministrazioni di Regioni e città in un approccio orientato alla prevenzione, sia ambientale che sociale, che passa dal riutilizzo dei beni confiscati e anche dalla promozione della cultura alla legalità e dalla riqualificazione e dalla rigenerazione urbana di quartieri degradati».

Nel corso della conferenza ci si è confrontati sulle politiche di valorizzazione, sulla conversione delle ricchezze illecitamente accumulate, sul riutilizzo, sul ruolo delle Regioni, degli enti locali, delle Università, del Terzo settore, sulle esperienze delle altre Regioni, come la Lombardia e l’Emilia Romagna. Su questo sono intervenuti anche l’assessore alla legalità e alla sicurezza della Regione Campania, Mario Morcone, e il presidente della Commissione consiliare contro la ‘ndrangheta della Regione Calabria, Pietro Molinaro.

Tra gli altri, hanno preso parte all’iniziativa Ottavio Amaro e Marina Tornatora del Laboratorio di ricerca Landscape_inProgres, dipartimento dArTe, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Gabriella Volpi, dirigente struttura legalità, Beni confiscati e Usura, Polizia locale – Regione Lombardia, Gian Guido Nobili, dirigente area sicurezza urbana, Legalità e Polizia Locale – Regione Emilia-Romagna, Luciano Squillaci, portavoce Forum del Terzo settore Calabria, e personalità delle Forze dell’Ordine.

Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, ha raccontato l’’operazione di sgombero e la consegna al Comune di un villino confiscato a un esponente di spicco del clan dei Casalesi e occupato abusivamente da un familiare; nel suo comune su 78 beni confiscati e assegnati, 62 sono già utilizzati per finalità sociali o istituzionali.

Nella stessa occasione è stato presentato anche L’Atlante di Giano a cura del Consorzio Macramè, rete tra trena enti gestori di beni confiscati.

«Sono intervenuto alla prima conferenza nazionale sui “Beni Confiscati: da problema ad opportunità”, organizzata dalla Regione Calabria – Dipartimento transizione digitale – settore legalità e sicurezza durante la quale l’assessore Pietropaolo ha annunciato l’approvazione da parte della Giunta del piano strategico della valorizzazione dei beni confiscati. Un confronto – sottolinea Pietro Molinaro presidente della Commissione consiliare antindrangheta – con le principali istituzioni  che operano nella filiera dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con il Terzo settore che in Calabria svolge un ruolo positivo con buone pratiche in atto che ha trovato la Regione Calabria all’altezza della situazione.  La Commissione antindrangheta è impegnata, in piena sinergia con le Istituzioni nazionali e regionali a contribuire affinché la gestione e la destinazione dei beni confiscati produca effetti benefici per la collettività. La destinazione dei beni confiscati a usi sociali genera frutti positivi nel territorio: dalla creazione di occupazione legale al valore pedagogico poiché la comunità si riappropria, di quanto le era stato sottratto con la violenza, coniugando obiettivi di deterrenza, riparazione del danno e rigenerazione urbana.  Vanno migliorate le complicazioni riguardo  la gestione dei beni confiscati, sia quelli singoli che i complessi aziendali,  riducendo drasticamente, ad esempio, i tempi delle procedure di destinazione».

«Questo – aggiunge Molinaro – è un obiettivo economico,  ma anche di credibilità e reputazione delle istituzioni.  Bisogna investire, e bene ha fatto la Regione, con risorse, sia umane che economiche».

«Questo sistema – ha affermato Molinaro – è parte fondamentale della lotta alla criminalità perché è un ambito nel quale i cittadini onesti possono riconoscersi, ritrovarsi e sentirsi orgogliosi delle istituzioni. I beni non vanno fatti marcire, perché si fa un favore alla criminalità. Molinaro ha ribadito la necessità di onorare la memoria di chi ha gettato le basi creando le condizioni normative per colpire la criminalità organizzata, attraverso lo spossessamento dei beni. Da Rognoni a Pio La Torre e a tutti quelli che hanno pagato con la vita la lotta alla criminalità organizzata. L’appartato giuridico che oggi è confluito nel Codice Antimafia è frutto del lavoro di uomini e donne che hanno compreso quanto fosse necessario sottrarre i patrimoni alle organizzazioni criminose. L’attuale dispositivo legislativo conclude – va protetto e migliorato salvaguardandolo da attacchi strumentali che mirano a delegittimarlo». (fc)

Beni confiscati, l’assessore Pietropaolo: Regione ha finanziato circa 100 progetti

«Nei vari cicli di programmazione – ha spiegato Pietropaolo – la Regione Calabria ha finanziato circa 100 progetti con fondi regionali, a cui spesso si sono aggiunti fondi statali e a volte risorse della Fondazione per il Sud. Certamente rispetto alla mole di beni confiscati in Calabria, circa 5mila, servirebbero risorse molto più importanti». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale all’organizzazione e alle Risorse Umane, Filippo Pietropaolo, intervenendo a Napoli al secondo Forum Espositivo sui beni confiscati organizzato dalla Regione Campania.

«Con un lavoro di ricognizione – ha spiegato – siamo riusciti a individuare le buone pratiche nel riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, raccolte in una pubblicazione, l’Atlante di Giano, realizzato dal consorzio Macramè, insieme alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, che raccoglie tutti i dati tecnici, di analisi dei bisogni e progettuali di 33 beni confiscati e dei rispettivi assegnatari. Sono state realizzate Comunità educanti, progetti nel campo dell’ambiente, dell’agricoltura e del turismo sociale, dei diritti e delle uguaglianze».

«Quindi c’è un percorso tracciato – ha proseguito – su cui la Regione Calabria ha messo in campo nuove iniziative, a partire dall’accordo di collaborazione con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati diretta dal prefetto Bruno Corda, con un protocollo sottoscritto dal presidente Roberto Occhiuto alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Wanda Ferro, delegato ai beni confiscati. Il protocollo individua delle precise aree di intervento: un continuo scambio di dati perché la Regione possa decidere su quali beni intervenire e con quali modalità; la possibilità di utilizzare i beni confiscati per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, attraverso la realizzazione di caserme, alloggi e altri presidi; il supporto ai comuni nella demolizione dei beni, spesso inutilizzabili perché abusivi o fatiscenti, favorendo iniziative di rigenerazione urbana; la possibilità, cui diamo particolare rilevanza, di supportare i piccoli comuni che non hanno strutture professionali e competenze adeguate a progettare iniziative volte alla rifunzionalizzazione del bene».

«Infine – ha detto – abbiamo stanziato nella programmazione comunitaria 2021-27 32 milioni di euro, di cui 20 destinati alla ristrutturazione degli immobili e 12 al finanziamento della gestione nei primi anni di attività dell’iniziativa sociale. Risorse che se necessario potranno essere anche incrementate».

Pietropaolo, poi, ha ricordato che «insieme al presidente Roberto Occhiuto abbiamo avviato un confronto con le procure e i tribunali calabresi volto ad una più efficace gestione della aziende confiscate alla criminalità organizzata. Al netto delle aziende che sono soltanto scatole vuote, semplici cartiere che devono essere liquidate, e di quelle che sono riuscite a stare sul mercato solo per le presenza della famiglia mafiosa, ci sono realtà imprenditoriali che hanno un modello di business corretto, alle quali bisogna dare una gestione manageriale che va oltre le pur ottime capacità tecniche di molti professionisti».

«Ci sono aziende confiscate affidate ad imprenditori – ha concluso – che crescono e sono competitive sul mercato. Noi puntiamo a creare un albo di professionisti manager che siano a disposizione degli uffici giudiziari per il riavvio dell’attività di impresa, perché non si perdano possibilità di business, competenze e soprattutto occupazione». (rrm)

Beni confiscati, al Parco Ecolandia di Reggio presentato “L’Atlante di Giano”

È stato presentato, nel bene confiscato “La nave di Teseo – Sala Spinelli” all’interno del Parco Ecolandia di Reggio Calabria, L’Atlante di Giano, una pubblicazione output che raccoglie i dati tecnici dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata ed assegnati ai rispettivi Enti gestori, indicando una visione ed una strategia di intervento.

L’evento è stato organizzato nell’ambito del progetto – giunto alla fase conclusiva – “Giano – Conoscere il passato e guardare al futuro”, promosso dal Consorzio Macramé nell’ambito del finanziamento “Pon Legalità 2014/2020” del Ministero dell’Interno.

L’Atlante è stato presentato nel corso dell’iniziativa La rete di Giano, un viaggio sui beni confiscati in Calabria, a cui hanno partecipato il consigliere metropolitano delegato, Giovanni Latella, e l’assessora comunale alla Legalità e Sicurezza, Giuggi Palmenta.

Per il consigliere Giovanni Latella, “L’Atlante di Giano” «suggella un lavoro meticoloso e certosino portato avanti dal Consorzio Macramè, cui va il nostro continuo ringraziamento per le attività svolte nel nome della legalità».
«Questa pubblicazione – ha spiegato – oltre a rappresentare un valore aggiunto per l’intera comunità, offre un dettagliato riscontro delle strutture confiscate alla ‘ndrangheta in Calabria. È, dunque, un’opera importante che accende i riflettori su un settore complesso e che va sicuramente migliorato nelle fasi successive all’assegnazione».

«Spesso, infatti – ha affermato Latella – i beni acquisiti dallo Stato hanno bisogno di ingenti interventi di recupero e messa in sicurezza, rispetto ai quali non vengono garantiti adeguati finanziamenti. Ecco, in questo senso, servirebbe un maggiore impegno da parte di tutti perché un edificio o un terreno appartenuto ai boss e riconsegnato alle comunità, rappresenta sì un’affermazione dei principi di legalità e giustizia, ma soprattutto un’opportunità di riscatto sociale. Chi opera in questo campo non può che godere del pieno ed incondizionato sostegno della Città Metropolitana».

«L’amministrazione – ha proseguito il consigliere delegato – è sempre al fianco delle associazioni e dei consorzi che si occupano di lotta alla ‘ndrangheta, rappresentando un punto di riferimento per il terzo settore. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al fenomeno mafioso. La nostra è una lotta “senza se e senza ma” per liberare il territorio dalla morsa mortale di chi, negli ultimi decenni, ha affamato, distrutto ed insanguinato le nostre splendide realtà».

L’assessora Giuggi Palmenta si è detta lieta per «l’opportunità di poter ascoltare gli esiti di un progetto che ha visto il coinvolgimento di tantissime realtà associative del territorio impegnate nella gestione e nella valorizzazione dei beni confiscati».

«Siamo qui – ha detto – anche quale esempio di cittadinanza che porta avanti la legalità e la pratica quotidianamente. È un’occasione importante anche per raccogliere gli input necessari così da proseguire il dialogo virtuoso col terzo settore nel tentativo di trasformare in realtà i sogni e le esigenze dei territori». (rrc)

Intesa tra Confapi Calabria, Quote Merito e Clp per formazione su gestione di beni confiscati

Importante protocollo d’intesa è stato siglato tra Confapi Calabria, l’Associazione Quote Merito e Cpl Formazione per realizzare dei corsi di formazione  per la gestione dei beni e delle aziende sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata.

Saranno, inoltre, organizzate congiuntamente iniziative ed eventi finalizzate alla valorizzazione e diffusione della cultura della Legalità nonché attività di aggiornamento al fine di favorire lo scambio di esperienze di conoscenza.

Il comitato di coordinamento, deputato all’attuazione del Protocollo, è composto, per Quote Merito, dalla Presidente Arcangela Galluzzo, dalla Dott.ssa Iside Castagnola e dal Dott. Corrado Onorati, per la Confapi Calabria dal Presidente Francesco Napoli, dalla dott.ssa Francesca Benincasa e dalla dott.ssa Rossana Battaglia.

Il Presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli, ha dichiarato che «con l’obiettivo di implementare la collaborazione nel campo della promozione di attività formative ed educative, è stato firmato un protocollo tra la Confapi Calabria e l’Associazione Quote Merito».

«L’intesa siglata – ha spiegato – è stata predisposta nel quadro delle iniziative volte a rafforzare le forme di collaborazione con le reti sociali. Nello specifico, le parti si impegneranno a promuovere iniziative e corsi professionalizzanti in prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata e di formazione nella gestione del patrimonio confiscato».

«L’attuazione congiunta di iniziative formative – ha concluso – ha lo scopo di favorire la creazione e lo scambio di buone pratiche gestionali attraverso il consolidamento di comunità professionali in grado di interagire con altri stakeholder per la gestione delle criticità dei processi di destinazione dei beni confiscati». (rcz)

REGGIO – Beni confiscati, inaugurato il nuovo centro per il sociale

È stato inaugurato, a Reggio, dal Consorzio Macramè, l’immobile confiscato alla ‘ndrangheta nel centro storico di Reggio Calabria (Via Possidonea 53/A) e ristrutturato nell’ambito del progetto Impronte a Sud – Welfare Lab grazie al sostegno di Fondazione Con il Sud e Fondazione Peppino Vismara.

L’immobile, un antico palazzo anni ’30 stile liberty, è stato assegnato dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria al Consorzio Macramè nel 2017. Oggi al termine di un complesso iter burocratico e dopo il completamento dei lavori di riqualificazione, l’immobile viene restituito alla collettività nell’ambito di un progetto (“Impronte a Sud”) destinato ad offrire servizi alle fasce più fragili della popolazione oltre che un punto di riferimento di prossimità per il Terzo settore e per le emergenze sociali.

Presenti tra gli altri alla cerimonia del taglio del nastro Carmelo Versace sindaco facente funzioni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuggi Palmenta, assessora comunale alla Legalità, Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione CON IL SUD, Giancarlo Rafele presidente del Consorzio Macramè e don Ennio Stamile, coordinatore Libera Calabria.

«Oggi è una bellissima giornata segnata dall’ennesima pagina di buona amministrazione e di virtuosa gestione di un settore delicato e fondamentale come quello dei beni confiscati», ha detto nel corso del suo intervento il Sindaco metropolitano f.f. Versace, evidenziando la centralità di «un percorso certamente non semplice ma che oggi restituisce alla nostra comunità un luogo rigenerato e un presidio per il tessuto sociale e il mondo del Terzo settore».

«La Città metropolitana – ha proseguito – sta compiendo sul terreno dei patrimoni sottratti alla criminalità un lavoro incessante e attento, frutto di una precisa scelta di indirizzo politico adottata dal Sindaco Giuseppe Falcomatà già nel suo primo mandato e che oggi va avanti con grande determinazione. L’amministrazione metropolitana ha affidato questo bene, nel cuore del centro storico di Reggio Calabria, nella consapevolezza che sarebbe sorto qualcosa di bello, positivo e soprattutto utile. Così è stato grazie alla progettualità e allo straordinario impegno profuso da Macramè in collaborazione con Fondazione Con il Sud e Fondazione Peppino Vismara».

«E oggi è anche l’occasione giusta – ha poi concluso Versace – per sottolineare le criticità anche ancora insistono sul fronte delle normative in materia di beni confiscati, ricordando che è troppo lungo il lasso di tempo che passa tra la consegna di un bene alle istituzioni e l’effettiva operatività degli immobili stessi. Un problema concreto di cui la politica deve farsi carico al più presto».

Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessora Palmenta, «per un progetto che vede la luce e che entra a pieno titolo nel quadro dei servizi rivolti alle fasce più fragili della popolazione. La legge 109 del 96 è qualcosa di meraviglioso, una strada tracciata grazie a Libera e che rimarca l’importanza di restituire i beni confiscati alla comunità non solo quale momento per creare servizi e opportunità per i nostri giovani ma anche come segnale, fortissimo, rivolto alle coscienze e all’intera cittadinanza che può così toccare con mano, concretamente, la presenza e l’incidenza dello Stato». (rrc)

Beni confiscati, Princi: Progetto di Sant’Ilario dello Jonio può essere modello per tante realtà

La vicepresidente della Regione, Giusi Princi, ha esaltato l’esperimento del canile di Sant’Ilario dello Ionio, «un esempio virtuoso che combina legalità e riduzione della disoccupazione».

«Emigrazione e Criminalità – ha spiegato – rappresentano infatti alcune delle principali piaghe sociali della Calabria… e Sant’Ilario dello Ionio è riuscita in un sol gesto a contrastare entrambe, con un’azione che potrebbe fungere da modello per tante altre realtà della nostra Regione».

La vicepresidente, infatti, ha fatto visita presso il canile che ricade sul territorio del Comune di Sant’Ilario, nel cuore della Locride, posto sotto sequestro nel 2020 dal Tribunale di Locri – Ufficio del GIP, e che ha ormai letteralmente cambiato regime.

Princi, infatti, ha voluto quindi toccare con mano l’evoluzione del progetto per il quale ha messo in rete diversi attori. Da due mesi, infatti, sotto la gestione dell’Amministratore giudiziario, Alessandro Calabrò, il canale ospita tre tirocini di inclusione sociale attivati nell’ambito del PON Legalità. Protagonisti del progetto sono detenuti presi in carico dai servizi regionali del Ministero della Giustizia; un minore seguito dal Centro di Giustizia Minorile e due adulti presi in carico dall’Ufficio Esecuzioni penali esterne.

Dalla visita istituzionale del Vicepresidente è nato un momento di confronto tra i vari attori che hanno consentito la realizzazione di tutto questo: il Sindaco di Sant’Ilario dello Ionio, Giuseppe Monteleone, il Procuratore della Repubblica uscente di Locri, Luigi D’Alessio, il nuovo Procuratore, Giuseppe Casciaro, e il Sostituto Procuratore, Marzia Currao, per l’ASP di Reggio Calabria, Massimo Gurnari, per l’Ufficio interdistrettuale esecuzioni penali esterne di Catanzaro i funzionari Salvatore Caserta e Rossella Lo Prete, per il Ministero del Lavoro lo staff impegnato nella creazione della rete regionale dei servizi per il lavoro di ANPAL SERVIZI, gli enti partner nell’ambito dei progetti PON Legalità EITD, ISTEFORM, Opera Don Calabria e Fare Impresa, nonché i rappresentanti dell’associazione animalista UGDA, impegnati in attività di volontariato all’interno del canile e grazie alla cui denuncia partirono a suo tempo le indagini che hanno consentito di ridare dignità alla struttura.

«Oltre alla bontà del progetto in generale e la grande valenza morale intrinseca – ha affermato una piacevolmente sorpresa Giusi Princi – ho potuto apprezzare le buone condizioni in cui i nostri quasi 300 amici a quattro zampe sono ospitati dalla struttura, e la grande passione che aleggia su questo luogo».

«Ho avuto modo – ha aggiunto – di constatare, tra l’altro, che negli ultimi due anni si è riusciti a far adottare ben 150 cani, dimostrazione di lavoro lungimirante verso obiettivi ben precisi».

Altro elemento emerso nel corso dell’incontro è la costruzione di una stabile rete di collaborazione pubblico-privata. 

È stata cioè evidenziata dagli intervenuti da un lato la funzione dell’associazionismo quale elemento di sprone e controllo sull’operato delle aziende sul territorio, con particolare riguardo a quelle che svolgono (come nel caso del canile di Sant’Ilario) attività delicate, e dall’altro quella delle imprese ospitanti simili tipologie di tirocini, che per svolgere compiutamente la loro funzione sociale richiedono non solo alta professionalità da parte degli imprenditori ma anche particolare sensibilità. 

La stessa dimostrata dalla Procura di Locri che, con grande umanità, ha accompagnato sin dall’inizio il percorso di legalità.

L’incontro si è concluso con l’auspicio che la rete dei servizi per il lavoro attivata dalla Regione Calabria possa essere presto rafforzata anche attraverso il coinvolgimento organico di altre imprese gestite da amministrazioni giudiziarie, nonché da attività di formazione dedicata, replicando la positiva esperienza di Sant’Ilario dello Ionio. (aer)

A Limbadi 36 studenti internazionali per progetto sui beni confiscati

Domani si chiude all’UniRiMi di Limbadi la settimana di incontri con il focus sulle eco-mafie, che ha visto protagonisti 36 studenti provenienti da Turchia, Olanda, Romania, Cipro, Grecia, Croazia e Italia nell’ambito del progetto Erasmus+ realizzato dall’Associazione San Benedetto Abate.

Le attività, iniziate lo scorso 12 maggio e ospitate nella struttura di UniRiMi – Università della Ricerca, della Memoria e dell’Impegno Rossella Casini, hanno coinvolto i partecipanti in una densa settimana di confronti, tavole rotonde e talk con un focus dedicato alle eco-mafie. 

I ragazzi, di età compresa tra i 19 e i 32 anni, non hanno potuto solo approfondire le tematiche oggetto della settimana di incontri, svoltasi proprio in un bene confiscato alla criminalità organizzata, ma anche conoscere il territorio del vibonese che li ha accolti. Infatti, nella giornata di ieri, lunedì 16 maggio, le attività si sono svolte in forma “diffusa” e itinerante per la provincia di Vibo Valentia: i giovani ospiti, accompagnati dal referente provinciale di Libera, Giuseppe Borrello, hanno visitato i comuni di Nicotera, Tropea, Pizzo e Vibo Valentia per apprezzare le peculiarità di un territorio che non si sta solamente distinguendo per le sue bellezze naturalistiche e la sua offerta culturale ma che vuole far parlare di sé anche per il suo forte impegno nel contrasto verso la ‘ndrangheta. Accolti nella casa comunale di Vibo Valentia dal vicesindaco Domenico Primerano e dall’Assessore per le politiche giovanili, lo sport e il turismo Michele Falduto, gli studenti hanno potuto confrontarsi con gli amministratori locali sui temi di mafia e legalità.

«Iniziative di questo profilo – si legge in una nota – vogliono evidenziare la tangibile ricaduta positiva che questi progetti possono avere sul territorio, non solo in termini riabilitativi perché portavoce di una narrazione virtuosa fatta di resistenza, accoglienza e libertà, ma anche più direttamente per la creazione di nuove opportunità a favore delle attività locali con le risorse già presenti a disposizione della comunità».

«Il progetto che sta per concludersi a Limbadi – conclude la nota – non assolve soltanto a un compito formativo nei confronti delle nuove generazioni europee ed extraeuropee ma vuole offrire un’esperienza di resilienza che questi giovani ragazzi possano portare con loro oltre confine, con la speranza di costruire finalmente la vera Europa dei Popoli». (rvv)