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Terme Luigiane folla

Annunciata una nuova ‘azione forzosa’ per i beni immobiliari delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – I due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno predisposto per domani, mercoledì 17 febbraio, una nuova azione forzosa unilaterale nell’area del compendio termale per riprendersi quei beni immobiliari di proprietà comunale. Una vicenda non condivisa dai lavoratori e dalla folla di curanti delle Terme Luigiane.

Per questo, tutti i lavoratori sono stati convocati stamani dal Sindacato di categoria della Cisl provinciale presso il parco termale “Acquaviva” per decidere sul da farsi di fronte all’assurdità dei comportamenti dei due primi cittadini di detti comuni. 

L’assemblea, presieduta dal segretario organizzativo Gerardo Calabria, ancora una volta ha lanciato il grido di allarme per il futuro delle Terme sempre più a rischio chiusura sine die, oltre a decidere per domani una presenza silenziosa sul posto durante le operazioni di prelievo forzoso unilaterale dei beni da parte dei due sindaci; mentre, per venerdì, tutti i lavoratori saranno alla cittadella regionale per un sit in e chiedere un intervento che possa salvaguardare il futuro dei lavoratori delle Terme Luigiane.

«Nello scontro sempre più forte tra Sindaci ed Azienda – si afferma in un comunicato del sindacato Cisl provinciale – quelli che pagheranno certamente il prezzo più alto sono, infatti, i lavoratori delle Terme Luigiane, insieme all’intero indotto generato dal comparto termale. Per queste ragioni, come Cisl, da sempre, abbiamo chiesto semplicemente che fino all’assegnazione del nuovo aggiudicatario della gestione delle Terme la Sateca possa continuare le attività, per come previsto nell’accordo siglato in Prefettura».

«Ad oggi – continua il comunicato – cosa possiamo dire ai lavoratori delle Terme che, ogni anno, da marzo in poi,venivano assunti?A marzo, infatti, ogni anno devono essere avviate le attività di manutenzione con 15 lavoratori assunti e, da aprile-maggio a novembre-dicembre, si svolgono le attività relative alle cure. In totale, sono coinvolti circa 230 lavoratori. Si consideri che, in media, sono oltre 30.000 le presenze negli alberghi, la maggior parte provenienti da fuori regione, cui vanno sommate le presenze extralberghiere. Oltre 21.000 sono le persone che usufruiscono delle cure termali. Il 40% delle terapie viene erogato per utenti che provengono da fuori regione».

«Nei numeri – continua il comunicato – si legge l’importanza delle Terme Luigiane per il territorio. È necessario, dunque, compiere ogni sforzo per salvaguardare occupazione e indotto. Per queste ragioni, la Cisl rinnova alla Regione Calabria l’invito a svolgere un ruolo attivo nell’individuare una soluzione alla vertenza. Venerdì prossimo, con un sit-in presso la Cittadella regionale, chiederemo un intervento che possa salvaguardare il futuro dei lavoratori di questa importante struttura termale».

Sulla situazione calda creatasi nell’area termale è pure intervenuto il presidente regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Roberto Matragrano, affermando che tale azione comporterà la chiusura dell’impianto con la sospensione delle attività curative per migliaia di utenti, vale a dire sospendere le prestazioni sanitarie erogate, con tutte le conseguenze.

«Le terme italiane – ha detto Matragrano – rappresentano un patrimonio naturale ed imprenditoriale unico e specifico dei territori, che andrebbe preservato in maniera integrata, per la salute ed il benessere delle persone. Invece, nella nostra regione succede che, anziché valorizzare stabilimenti di grande storia e prestigio per riprendere la strada della crescita, dopo troppi mesi di sofferenze dovute all’emergenza sanitaria diventata problema economico, si arriva alla chiusura delle Terme Luigiane, con quello che comporta per il livello occupazionale e l’indotto». 

«Una situazione complicata dall’atteggiamento dei due sindaci del territorio su cui l’impianto termale insiste – dice Matragrano con preoccupazione – che pretendono dalla Sateca la riconsegna di tutti i beni del compendio termale non ancora  restituiti, senza tener conto di quello che significa questo atteggiamento conflittuale. Lo stop alle attività delle terme significa mettere per strada lavoratori, e famiglie, danneggiare le attività commerciali del comprensorio, che già sono messe in ginocchio dalla pandemia, per non parlare delle difficoltà che saranno create ai ristoranti, agli alberghi, agli affitta-camere già penalizzati dalle stagioni turistiche cancellate dal covid 19. Non resta che appellarsi al buon senso delle istituzioni che hanno il potere di intervenire, mediare e sicuramente trovare una soluzione».

«La Calabria  – conclude Matragrano – non si può permettere di perdere un solo posto di lavoro né di vedere una sola serranda abbassata».  (rcs)