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CASALI DEL MANCO (CS) - Riprendono le "Conversazioni a Macchia" con l’artista Alfredo Granata

CASALI DEL MANCO (CS) – Riprendono le “Conversazioni a Macchia” con l’artista Alfredo Granata

di ANNA MARIA VENTURA – Nella Biblioteca Gullo, a Casali del Manco, giovedì 22 Febbraio 2024, sono riprese le “Conversazioni a Macchia”. Protagonisti dell’incontro il Maestro d’arte Alfredo Granata e Romeo Bufalo, già Professore di Estetica presso l’Unical.

Hanno trattato il tema “Mondo scomposto fra Etica ed Estetica”. Per l’occasione è stato presentato il libro/catalogo “Fratture scomposte di povere storie ricche” dell’artista Granata, edito da Publisfera, San Giovanni in Fiore, 2023.

In un’atmosfera magica e fuori dal tempo, in un luogo ricco di storia e cultura, quale la Biblioteca Gullo, le parole si sono mutate in arte visiva e l’arte si è fatta parole. Quelle toccanti e vere con cui l’artista ha disegnato la sua vita, la dedizione all’arte, la pazienza e l’operosità con cui si immerge nelle sue opere di pittura, la libertà interiore che lo fa sentire quasi un “monaco laico”, capace di stare solo con se stesso, in un percorso introspettivo che gli serve a capire le esigenze della sua interiorità in contrapposizione con un realtà esteriore fratturata e ferita. Ed ecco che l’arte diventa “medicante”, serve a medicare le ferite dell’anima, a raccogliere i cocci lasciati dalle macerie interiori, per ricomporli in un equilibrio che gli consente di guardare avanti, lasciandosi dietro il cumulo di macerie. Questa è la lezione che scaturisce dalla sua arte: in quelle fratture scomposte c’è vita e l’artista la marca anche attraverso i colori vibranti ed accesi: il rosso, il giallo, il nero, il blu, a contenere il tutto in uno sguardo profondo e consapevole.
Alfredo Granata, con la sua arte rende grande il nome della Calabria nel mondo.

Si diploma al Liceo Artistico di Cosenza e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Roma. Segue e studia Simone Forti, Marian Zazeela, Steve Paxton, La Monte Young, Terry Riley e John Cage. Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collettive.

Nel 1999 partecipa con il progetto Oreste alla 48° edizione della Biennale di Venezia presentando VIA: Arte contemporanea sulla tratta ferroviaria Cosenza-Camigliatello. All’attività d’artista abbina quella di operatore culturale. Nel 1998 dà vita alla rassegna “Ospiti: metafora di una profezia”, invitando artisti di chiara fama, con installazioni, nel proprio spazio domestico. Nel 2004 realizza la seconda edizione di “Ospiti” inaugurando in uno spazio di sua proprietà, “Porto di Mare” una residenza permanente per artisti.

Se dopo l’Accademia di Belle Arti, frequentata a Roma, ritorna e per “mille ragioni” si radica nella sua Presila, a Celico, non perdendo mai di vista la necessità di raccontarsi attraverso l’arte. Tesse rapporti di apertura e dialogo con il territorio e le sue più belle anime artistiche. Tutto ciò mette in luce un’anima che, dichiarando la sua formazione profondamente laica, vive, come egli stesso scrive, «con la leggerezza della poesia avvolta da dignità e coerenza».

L’ultimo suo libro/catalogo “Fratture scomposte di povere storie ricche”, presentato durane la “Conversazione” è un capolavoro, un libro d’arte, dove coesistono le forme che si completano a vicenda: la pittura e la poesia. Le opere pittoriche, delle quali la prima sezione è stata creata durante la pandemia da corona virus, comprendono due sezioni: “Fratture Scomposte” e “Povere Storie Ricche”. Carta riciclata e legno sono quasi sempre i materiali usati, come se l’artista non volesse distaccarsi dalla materialità che trae origine dalla madre terra, in cui inconsciamente sembra rifugiarsi, quando ha bisogno di sentirsi protetto. E poi il tripudio di colori, che inneggiano alla vita, anche quando sono raffigurate immagini di morte, dolore, frantumazione, schegge di realtà.
La prima parte del libro/catalogo è pura poesia, se pur espressa in prosa. Alfredo Granata si racconta. La sua è la scrittura di una mente che pensa poetando, che racconta la storia della sua vita usando immagini di luce, come solo i poeti sanno fare.

Giacomo Leopardi usava la luce con la consapevolezza di un pittore; quando immaginava una scena ragionava sulla sorgente e sull’intensità della luce che la rischiarava, e sul modo in cui questa si diffondeva nel paesaggio o entrava negli ambienti e colpiva gli oggetti. Un passo dello Zibaldone condensa le principali tra le sue osservazioni, e le giustifica alla luce della “teoria del piacere”.

«Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà o con certi impedimenti ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi». Frammenti 1744-1745 (Zibaldone), Giacomo Leopardi.

Lo stesso Dino Campana nei suoi “Canti Orfici”, dall’oscurità delle immagini evocate, riusciva a far emergere raggi di luce.

La storia della vita di Granata entra nell’anima per la bellezza delle parole, usate come pennelli per descrivere emozioni e sentimenti. Associa ai colori i momenti della sua esistenza.

«Il rosso è un istante. Il blu costante. Il rosso si dilegua. Un’esplosione d’intensità. Si consuma, svanisce come lapilli ardenti in un grumo d’ombre» (Derek Jarman – Crhoma, Unilibri, 1994)

“Il più stabile dei verdi è il terre verte. Il più fugace è il verde rame, che riduceva tutti i dipinti dei Veneziani a un marrone uniforme. Il colore effimero vola nel tempo e ci lascia in un perenne autunno” (Derek Jarman –Crhoma, Unilibri, 1994)

Le “Fratture Scomposte”, scrive Granata, sono testimoni di un periodo che è già storia, sono opere costruite in tanti giorni di emozionanti albe e luminosi raggi di sole, tristi piogge, cupe nebbie, pungenti freddi e rossi tramonti. E’ un mosaico costruito attraverso sperimentazioni materiche realizzate su immagini fotografiche in bianco e nero dei maggiori maestri fotografi della Magnum Fhotos/Contrasto, rivedute, incise, colorate. La potente sinergia fra pittura e fotografia prova a rendere dinamico anche il più lento e inesorabile avanzare del tempo e della storia.

Toccanti ed emozionanti sono stati i momenti della lettura di alcuni passi della biografia affidati alla voce narrante di Alessandro Massimilla.

Illuminante ed arricchente l’intervento del Prof. Romeo Bufalo sull’arte, di cui ha delineato concezione e funzione nei vari momenti della storia dell’uomo, dalla preistoria all’età contemporanea. Nel mondo classico l’arte tende ad esprimere l’assoluto in forme sensibili, trasmettendo una concezione di bellezza come perfezione ed armonia. A partire dal Medioevo, con l’avvento del Cristianesimo, l’assoluto non è più dentro le maglie della finitezza del mondo, ma è in un mondo altro, ultraterreno, di conseguenza entra di prepotenza nel mondo dell’arte la deformità, il dolore, la morte. Nell’800 l’arte, con l’espressionismo, non più incentrata sulla bellezza, cerca disperatamente l’assoluto, ma non lo trova. Verso la fine dell’800 l’arte diventa riflessiva, nel senso che stimola la riflessione critica in forma piacevole, riesce a disattivare i meccanismi abituali e ci fa guardare il mondo in maniera diversa. Alfredo Granata, continua Bufalo, nella tecnica pittorica di “Fratture Scomposte”,unisce in maniera sorprendente pezzi di materie diverse, frantumate e scomposte, esiti della frantumazione che avviene nel mondo e lo fa operando con i colori: prende atto delle fratture del mondo e ricompone l’infranto. L’arte, pur diversa dalla realtà, ci è data per non morire asfissiati dal potere del contingente, per evitare di essere fagocitati dal concetto dell’utile. In più è la voce di tutte le vittime della storia.

Una lectio magistralis quella del Prof. Bufalo, che ha entusiasmato il pubblico presente in sala, numeroso ed interessato. Molti hanno partecipato alla “Conversazione” con riflessioni ed osservazioni oltremodo pertinenti. Si è notata la presenza di numerosi artisti e rappresentanti di Associazioni culturali del territorio di Casali del Manco e cosentino.

La dottoressa Antonella Bongarzone, direttrice della Biblioteca Gullo, ha condotto l’importante evento con grande professionalità e competenza. (amv)