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Maria Antonietta Ventura

Conte e Letta scelgono l’imprenditrice Maria Antonietta Ventura per la Regione

di SANTO STRATI – Alla fine la strategia (suicida) del Callipo-Bis ha prevalso e l’ex premier Giuseppe Conte e il segretario dem Enrico Letta (con la “benedizione” di Roberto Speranza – art. 1) hanno scelto di contrapporre alla candidatura – unitaria – di Roberto Occhiuto un’esponente della cosiddetta “società civile”: l’imprenditrice paolana Maria Antonietta Ventura. Ai più sconosciuta, pur guidando un’azienda di forniture ferroviarie di 700 dipendenti, e attuale presidente regionale di Unicef Calabria. Una scelta che non ha, in alcun modo, tenuto conto del territorio ratificando la sensazione dei più che il pd (e la sinistra) in Calabria o viene rifondato o è finito.

Lo ha rimarcato anche l’ex presidente Mario Oliverio che ieri ha tenuto una conferenza stampa all’Hotel T di Feroleto Antico: «c’è un disagio larghissimo nel centro-sinistra, nella base del Pd, negli amministratori locali. Un disagio che si coglie a piene mani e determinato da una deriva nella quale il centro-sinistra è come se fosse irrilevante. Questa situazione è nata con le elezioni politiche dello scorso anno ed è andata avanti progressivamente smembrando  il campo delle forze democratiche e progressiste riformiste». Al di là del nome – rispettabilissimo – Oliverio, come gran parte della base, ha contestato il metodo seguito, senza alcuna consultazione della base.

In buona sostanza, è evidente che la Calabria, per i vertici romani di PD e Cinque Stelle, è una prova generale di accordo tra due anime della sinistra che hanno governato insieme e che – disperatamente – stanno cercando quel punto di incontro che le amministrative di Roma e Torino hanno seriamente messo in discussione. La verità è che siamo messi male in Calabria, dove il Partito democratico sconta tre anni di commissariamento e Letta “subisce” le indicazioni di Conte, il quale – con tutto il rispetto e la stima che merita – “decide” per i calabresi scavalcando persino la rappresentanza (in libera uscita) dei pentastellati calabresi. Una ex compagine di tante anime, ciascuna con idee e obiettivi diversi e di difficile convergenza. Eppure, è così.

Al di là della stima dovuta a una persona di specchiata correttezza e onestà, pare evidente che la coalizione di centrosinistra abbia deciso di correre verso il precipizio: la Ventura non ha lo spessore politico in questo momento necessario per compattare o ricompattare la sinistra e le sue tante anime divisive, né ha la notorietà necessaria (che invece Pippo Callipo aveva) per raccogliere consenso tra gli indecisi e la grande platea degli astensionisti delusi e insoddisfatti della politica. È una scelta che consegna una vittoria pressoché a tavolino al centro-destra, che, peraltro, affida a una personalità di grande rilievo – Roberto Occhiuto – la futura guida della Regione, concordando per un’obbligata unitarietà che fornisce compattezza e, soprattutto, i numeri necessari per conquistare Germaneto. Certo, qualche mal di pancia sull’opzione di rinnovo della vicepresidenza a Nino Spirlì circola nella coalizione e il rischio di perdita di consenso (il facente funzioni non è molto amato da Forza Italia e Fratelli d’Italia) c’è, tanto che l’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini lo ha invitato a capeggiare una lista nella coalizione di centro-destra e quindi contare le preferenze ottenute. Ma non è questo il problema, Spirlì sarà semmai la prima “rogna” che dovrà affrontare – in caso di vittoria – Roberto Occhiuto, per rispettare gli accordi della coalizione con Salvini.

È la sinistra, che in Calabria ha avuto sempre una tradizione di grande rilievo, che sta in grande affanno. La dispersione di voti tra pd-5 Stelle (questi ultimi in termini numerici contano quasi niente), De Magistris, Tansi e Magorno significa abdicare anzitempo alla vittoria (sicura?) del centro-destra. Eppure la soluzione – che farebbe venire grossi mal di pancia – c’è ed è più semplice di quanto possa apparire. La portavoce di Primavera di Calabria, Anna Falcone, invisa a molti dirigenti dem, sta facendo campagna elettorale per De Magistris. La sua storia e la sua appartenenza alla sinistra sono alla luce del sole: è oggi la spina nel fianco dei dem, ma sarebbe una scelta in grado di mettere qualche brivido al centro destra. L’ipotesi è suggestiva e ci permettiamo di illustrarla: la sinistra dovrebbe candidare alla Regione la Falcone, offrendo la vicepresidenza a De Magistris, in modo da creare una coalizione coesa (anche Tansi non potrebbe non accettare di impegnarsi per evitare il bis del centrodestra a Germaneto), con il ritiro di tutte le altre candidature (Magorno, in primis). Fate due conti e datevi una risposta. Ragionevolmente una coalizione di sinistra capeggiata da una figura che è “politicamente esposta” e piace a donne, giovani e militanti delusi di una sinistra in via di dissolvimento, avrebbe bei numeri e potrebbe persino raccogliere voti trasversali. Se le menti pensanti del Pd solo facessero un piccolo esercizio di logica, dimenticando dissapori e divergenze, in nome di una compagine unita dal solo obiettivo di impedire la ripetizione della vittoria del centro-destra in Calabria, forse sarebbe tutto più facile. Ma è una pia illusione.  (s)