LA SPIEGAZIONE DEL DR GIACINTO NANCI, CHE HA ILLUSTRATO I MOTIVI PER CUI LA SATURAZIONE È SALITA AL 33%;
Il reparto dialisi all'Ospedale di Locri

È CRONICA LA MANCANZA DI POSTI LETTO
IN CALABRIA LA SANITÀ È SOTTOFINANZIATA

di GIACINTO NANCI – Il giornale radio regionale delle ore 12 del 22 luglio 2022 di Rai Tre ci ha informato che la saturazione dei posti letto in area non critica occupati da malati covid in Calabria è salita al 33,3% in area arancione e che ciò è dovuto ai turisti giunti nella nostra regione e che si sono contagiati con il covid. 

Una notizia del genere assolutamente non vera contribuisce ad allontanare la comprensione dei veri motivi della disastrosa condizione della sanità calabrese e, quindi, della sua soluzione. 

Il vero motivo per cui siamo la regione con la percentuale più alta di saturazione dei posti letto è che in Calabria i posti letto sono cronicamente insufficienti. La saturazione in media più alta delle altre regioni, nonostante che la percentuale dei contagi covid da noi è la più bassa in assoluto, è stata sempre presente anche nelle altre ondate di pandemia e lo era già in questa ondata già prima dell’arrivo dei vacanzieri. La domanda vera è come mai abbiamo meno posti letto delle altre regioni? 

La risposta è che la Calabria è la regione che ha il suo sistema sanitario sottofinanziato da più di 20 anni a questa parte ed è la regione che da ormai 12 anni è sottoposta al giogo del piano di rientro sanitario che impone e ha imposto tagli alla spesa sanitaria con la chiusura di una diecina di ospedali e la riduzione proprio dei posti letto ospedalieri. Per rendere chiaro quanto finora scritto basta un semplice confronto con la regione Emilia Romagna, che è l’esatto opposto della Calabria. 

Infatti, ogni abitante della regione Emilia Romagna ha avuto nell’ultimo riparto dei fondi sanitari alle regioni un finanziamento pro capite di 400.5 euro in più di ogni calabrese. 

Se la Calabria avesse avuto lo stesso finanziamento pro capite dell’Emilia Romagna avremmo ricevuto ben 779.773.500 in più di quanto avuto. E, se si considera che questo ingiusto metodo di finanziamento sanitario alle regioni dura da più di 20 anni e che l’imposizione del piano di rientro alla Calabria nel lontano 2009 è stato fatto per un presunto deficit di due miliardi e duecento milioni di euro, si può concludere che, con un giusto finanziamento, avremmo potuto chiudere il piano di rientro nel giro di tre anni o non farlo imporre del tutto.

Ed è questo il vero motivo per cui la Calabria con 319 ricoveri di malati covid ricoverati nei reparti ordinari si trova al 33,3% di saturazione dei posti letto covid e invece l’Emilia Romagna con 1760 si trova al 19.6%. L’Emilia Romagna ha solo il 19,9% di saturazione dei posti letto con un numero di ricoverati covid 5,5 volte superiore alla Calabria, con una percentuale di contagi covid del 38,5% sempre maggiore della Calabria che ha il 25% e con una popolazione solo poco oltre due volte quella della Calabria. Inoltre, l’Emilia Romagna ha la possibilità, in caso di necessità, di attivare fino a 9001 posti letto covid mentre la Calabria puo’ arrivare a 957, l’Emilia può, quindi, attivare posti letto oltre nove volte la Calabria pur avendo una popolazione poco oltre due volte la nostra. 

Tutto questo nonostante che la Calabria è la regione con una percentuale di malattie croniche (e quindi di necessità di finanziamenti e cure maggiori) molto più alta della media italiana per come risaputo dal governo nazionale i cui ministeri dell’Economia e della Salute hanno vidimato il DCA n. 103 del lontano 30/09/2015 dell’allora commissario Scura che con tanto di tabelle calcolava in 287.000 malati cronici in più della media italiana. Cosa fare allora? Ognuno per la sua parte dobbiamo prendere coscienza che il vero male della sanità calabrese è il suo grave e ultraventennale sottofinanziamento aggravato dall’ingiusto, dannoso e perfino beffardo piano di rientro sanitario con il commissariamento e i suoi tagli alla spesa sanitaria.

Ad aggravare il tutto vi è il fatto che i governi nazionali hanno commissariato da ormai 5 anni tutte le aziende sanitarie calabresi e perfino i tre nostri maggiori ospedali. La domanda che tutti ci dovremmo porre è come mai, dopo 12 anni di commissariamento regionale e 5 anni delle ASP e degli ospedali, il deficit invece di azzerarsi continua ad aumentare e continua ad aumentare la spesa dei calabresi per le cure fuori regione che ha raggiunto la stratosferica cifra di 329.000 milioni di euro?

Tutti questi commissari non sono certo degli incompetenti, il vero motivo è quindi il grave sottofinanziamento e i tagli proprio del piano di rientro per cui amministratori, politici, operatori della sanità, sindacalisti, associazioni e anche i giornalisti dobbiamo concorrere a far si che vengano chiusi i commissariamenti e che il riparto dei fondi sanitari alle regioni venga fatto non in base alla demografia (età) e costi standard ma in base alla numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni. 

Per cui dobbiamo spingere il governatore Occhiuto a dimettersi da commissario e di andare al prossimo tavolo di riparto dei fondi sanitari alle regioni battendo i pugni sul tavolo e bloccare qualsiasi riparto che non preveda un giusto finanziamento sanitario alla Calabria visto che il voto alla Conferenza Stato Regioni deve essere alla unanimità. (gn)