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Catanzaro

La riflessione / Franco Cimino: a dicembre il caldo catanzarese aspettando l’inverno

di FRANCO CIMINO – Ma che bella giornata, questa seconda domenica del nuovo anno! Una giornata piena di sole. Con quel cielo terso, su cui le leggere nuovole bianche giocano a far i disegni su quel bel celeste. Come fanno i bambini piccoli sul foglio bianco, traendo dalla fantasia di mente e di cuore quella tenerezza incontaminata che li porta a rappresentare il loro mondo per come lo “sentono”. Anche con gli occhi. Essi rispondono alla solita domanda degli adulti in modo sempre eguale:” questa è la mamma( sempre la prima figura disegnata), questo è il il mio papà (quasi sempre in dimensioni più piccole della mamma), questa è la mia casa e questo il mio paese, la “macchina” di papà”. 

Non mancano mai gli animali, nei disegni dei bambini. Il cane e il gattino, che hanno già, e quelli che desiderano, come il fratellino più volte richiesto ai genitori, con quella domandina “impertinente”, che li fa arrossire addirittura, per diversi motivi, alcuni immaginabili nel non potersi dire. Il cielo di oggi è come quei disegnini. E le nuvole come quei bambini. Il Cielo come la Città. Il dipinto che ne viene fuori è il desiderio di vederla esattamente come i nostri figli desiderano la propria famiglia e l’ambiente che li accoglie. Una bella casetta. Bellissimi fratellini. Papà e mamma che si amano e si rispettano nella reciproca lealtà, in cui la fedeltà é un elemento fondamentale e pedagogico. 

Il paese, piccolo o città grande che sia, bello, ordinato, tranquillo. Anzi, pacifico, perché le nuvole, come il cuore dei bambini, hanno una chiarissima idea della Pace. Quella in cui prima dell’amarsi e del volersi bene, valore imprenscindibile affinché la Pace sia solida e ferma, viene il non litigare. Il non volere il male dell’altro. Il non offendersi reciprocamente, utilizzando insulti e pratiche cattive di relazione. Forse per questo, nelle due tipologie dei disegni, dei bambini e delle nuvole, c’è sempre la chiesetta, con il suo campanile talmente alto da entrare proprio nel “ tetto celeste”. 

La chiesetta per loro è la casa di Gesù. Bambini e nuvole sanno bene ciò che gli adulti hanno dimenticato da quando hanno smesso di essere nuvole e bambini. Ovvero, bambini tra le nuvole. Gesù, figlio primogenito di Dio, è buono e fa le cose buone e giuste. Vuole il bene di tutti. E tutti noi a lui siamo fratelli. Per volere del Padre e per scelta Sua. 

Le nuvole di oggi nel cielo limpido e celeste della nostra Città, il cielo che la copre e la ripara e come un bel tetto la rende più bella, disegnano Catanzaro come la desiderano. Ordinata, unita, composta, educata, colta, giusta, onesta, pulita. Con le case al posto giusto, e per tutti, le strade ampie e aperte in un territorio unito e non spezzato in più parti. E sicuro, come i fiumi che la attraversano, da alluvioni e sommovimenti. Le pinete e le spiagge incontaminate. Il mare pulito come l’acqua per le famiglie tutti i giorni. Parimenti il pane di grano puro, assicurato dal lavoro che per ciascuno sia gratificante e dignitoso, per la giusta paga che lo legittimi anche come valore sociale ed economico. 

Quel disegno nel cielo di oggi, vuole di più. Due sole cose su tutte. La ricchezza e la Pace. La ricchezza che sia benessere per tutti, nessuno escluso, tutti concorrendo a realizzare la ricchezza generale. Anche quella individuale, e di pochi purtroppo, che sarà moralmente giusta sé vorrà riconoscere, restituendola in parte, quella più equa, che essa è frutto soprattutto del lavoro e dell’intelligenza di altri e di tutta la Città che ha favorito la sua formazione e la sua crescita. Una ricchezza ristretta, che separi e non unisca nello spirito di solidarietà, che è anima della Politica, non farà parte della ricchezza complessiva della Città. 

La Pace. Quella alta e ambiziosa. Che raggiunga le vette più alte partendo dal basso. Pace sociale quindi, all’interno, tra i suoi cittadini secondo l’antico valore che li ha sempre visti uniti, solidali, quasi di buon vicinato, della ruga di un tempo lontano. La ruga, preceduta dal vicolo, che poi si allargava e si faceva rione. E, poi, ancora quartiere( quasi un piccolo paese autonomo). Infine Città, attraverso l’unificazione tra i suoi otto, poi divenuti dieci, quartieri, obiettivo però ancora non realizzato. E non per colpa dei quartieri, ma di coloro i quali, avendone la responsabilità e l’autorità, non hanno favorito, anche per i disastri urbanistici e i ripetuti scempi edilizi susseguitesi dagli anni sessanta in poi, che si realizzasse la Città nuova da quella antica. La Pace tra cittadini e la Politica, da tempo assente. E quella tra la Politica e i cittadini insieme, e le istituzioni, le grandi ammalate, a partire dal Comune, della nostra Democrazia. La Pace tra la Città e le altre città della Calabria, il nostro territorio e quello circostante, che rompa finalmente le tante separatezze territoriali, da cui nascono le povertà e, da queste, l’ignoranza e lo stupido campanilismo, che vieppiù li indeboliscono. 

Catanzaro, la Città della Pace, guida amorevole fraterna, che opera per unire in un progetto unitario e complessivo, tutta intera la nostra terra. Una Città che alla pretesa campanilistica e alla volontà divisiva di altri comuni non risponde con lo sterile vittimismo o con la frustrata arroganza, alternando il “ mi avete derubato” con “ vengo prima io” , ma con l’intelligenza del “ venite con me, stiamo insieme perché insieme si cresce, attraverso la valorizzazione del tanto e di peculiare che c’è in ciascuno di noi.” Per questo, le nuvole oggi hanno disegnato il desiderio presente sempre nei disegni dei bambini, quello di avere altri fratellini. I fratelli della nostra Città sono le altre Città. Tutti figli degli stessi unici genitori, la Terra e la Regione. Ai nostri figli, attraverso questa via, insegneremo, come dovrebbe fare la Scuola, che la Pace, quella di cui tutto il mondo ha bisogno, non è affare solo degli Stati e dei governi, ma impegno di tutti noi. La Pace inizia da qui, dalle nostre case. Dalle nostre città. Che bella giornata di sole, questa domenica, che la Chiesa celebra come quella dell’acqua battesimale! L’acqua che rinnova la vita, la purifica e la rafforza dello spirito Cristiano che è nella fonte battesimale. L’acqua, che bagna la nostra nudità, come ci ha detto Francesco stamattina. L’acqua che rigenera la Terra e la rende fertile. Che bella giornata, quella di oggi! La Primavera che ci ha accompagnati per tutto questo dicembre, ci regalato addirittura un Natale con il sole. Un Natale d’estate così io non me lo ricordo. È stato un bene per la nostra terra, anche se dispiace che altrove questo sole o non sia arrivato o rappresenti un danno ecologico, specialmente nell’Italia dei monti alti e dei ghiacciai. Per noi è stato un mese fortunato. E questo potrà giovare alla Politica cittadina. La “ fortuna” quasi sempre è una mano tesa nelle difficoltà. Sia, pertanto, questa lunga primavera, la finestra che s’apre alla vera Primavera catanzarese. Non so contare i guadagni dei commercianti dei quali sempre e non correttamente si parla ogniqualvolta si tenti di creare il salotto buono restituendo il Corso, in una sua parte, ai cittadini tutti, cui esso appartiene come gli altri luoghi, quelli della movida compresi. E tanto per non dimenticare nulla, cinema e teatri, ex cinema Orso compreso. So però contare le persone che sono scese nel Centro storico in occasione di particolari feste nelle appena passate festività natalizie. I numeri veri dicono, quelli che si vedono a occhio nudo o dai balconi vedendo le frotte di catanzaresi passare, dicono che sono stati tantissimi. È accaduto, in simili circostanze e condizioni climatiche, anche in passato. Di più o di meno, chi può dirlo? Ma non è su questi falsi confronti che si misura il cambio di rotta. È, invece, nell’umiltà di capire, e nell’intelligenza di agire conseguentemente, che se la Città chiama i suoi cittadini rispondono. Sempre. 

E se questa volta è sembrato affiorare una certa gioia, non è solo per il fattore, quasi clinico, del dopo Covid che li avrebbe liberati da paure e prigionie. Questa gioia tendente o tendente gioia, è fiducia verso la Città, la sua rinascita, la sua reale possibilità di farcela. E bene. È voglia di esserci, come comunità. E come catanzaresi legati strettamente a una identità che da piccola, ruga e quartiere, vorrà diventare finalmente identità unitaria e unificante. “ Sono di Catanzaro”, è il biglietto di presentazione, la didascalia che i nostri ragazzi dovranno gridare al mondo quando ad esso, e in qualsiasi sua parte, si presenteranno. 

La gente è venuta a incontrarsi. E più bello sarà quando ritornerà normalmente per parlarsi. Sulla via. Nei bar e ristoranti, all’uscita da cinema e teatri, biblioteche e musei. In queste settimane li ha aiutati le belle giornate di sole, che è rimasto limpido anche di sera, con il contributo pure del nostro vento buono. Anche quando, come in queste ultime, ha portato un po’ di freddo. Ma che importa! Basta coprirsi un poco, un cappello, un cappotto, i giubbotti moderni per i ragazzi e per gli eterni giovanotti, una sciarpa, e pronti a camminare tra le vie bellissime di questa nostra bellissima Città, la città dei monti e del mare. Adesso, sù, tutti a lavorare, ché stanno per arrivare le piogge. E questa volta badiamo bene a che non facciano male. Ché spendere soldi per le ricorrenti emergenze, è davvero uno spreco. La prima difesa della Città è quella del territorio. La nostra ricchezza. Insieme al mare, che lo bagna e ai due fiumi, che lo carezzano. (fc)