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Emilio Errigo

L’OPINIONE / Emilio Errigo: Conquistatori, dominatori e dominati in Calabria

di EMILIO ERRIGO  – In Gente in Aspromonte, il grande scrittore di San Luca, Corrado Alvaro, oramai salito agli onori della letteratura mondiale, assieme ai tanti nostri scrittori Calabresi, ad iniziare da Saverio Strati, con Il Selvaggio di Santa Venere e proseguire con Leonida Repaci, Nicola Misasi, Vincenzo Padula, Tommaso Campanella, Francesco Perri, Mario La Cava, Fortunato Seminara, Girolamo Grillo, Mimmo Gangemi, e a tanti altri non meno noti, non per carenza di bravura, ma per scarsa diffussione e conoscenza dei testi editi dalle Case Editrici presenti in Calabria, Milano, Napoli e a Roma, scriveva: «è dura la vita in Aspromonte».
E si, in buona sostanza, era ed è ancora molto dura la vita in terra di Calabria, in effetti direi difficile, quasi impossibile da vivere una vita normale, senza grandi privazioni e pericoli, così come accade per la maggioranza di coloro che vivono in territori e regioni economicamente più favorite e sviluppate d’Italia.
Noi in Calabria sin da bambini, conosciamo il valore e i sapori, della natura incontaminata dei boschi e il profumo dell’aria marina del Tirreno e dello Jonio, l’essenza di zagara, l’olio essenziale del bergamotto e di altri inebrianti agrumi. Null’altro o poco altro, che madre natura ci assicurerà per sempre.
Noi Calabresi, amiamo la nostra terra e la bella Gente che vi abita, con una intensità partecipativa ed emotiva incomprensibile, forse pure troppo esagerata.
Erano gli anni settanta, che affacciato al finestrino del treno non troppo veloce, (per volontà del macchinista)…., respiravo a polmoni pieni l’aria del mare della luccicante e splendente Scilla, guardando con attrazione, le lampare dei pescatori allora numerosi che illuminavano i ricchi fondali.
È bella veramente Scilla! Quanti conquistatori, dominatori e dominanti, hanno navigato e doppiato le acque di Chianalea, guardando alzarsi verso il cielo di Scilla, l’imponente fortezza e inespugnabile Castello dei Ruffo di Calabria.
Quanti predoni, pirati, ubriaconi, violentatori, ladroni, vigliacchi, delinquenti, guerrieri, provenienti da mari e terre lontane, sono approdati e sbarcati con animus predatorio sulle coste della Calabria. Quante Colonie greche, romane, etrusche, albanesi, bizantine, spagnoli, portoghesi, aragonesi, angioini e svevi, si sono insediate in Calabria, con la sola forza delle armi, della paura e del fuoco distruttivo dei pochi abitati allora esistenti.
Oggi non è più così è per alcuni aspetti sconosciuti peggio!
Si a mia opinione a parte le esistenti bellezze umane e paesaggistiche, i sapori unici degli alimenti, non è tanto meglio di allora, quando si bruciavano le case dei piccoli borghi di intere comunità costiere.
Oggi mi confidano che non c’è libertà d’impresa, l’iniziativa economica privata è condizionata da fattori e cause concorrenti, che non apportano alcun beneficio economico-sociale al territorio. Ora i nuovi conquistatori e i dominatori, predatori e divoratori insaziabili dei beni e risorse finanziarie, destinati dal Parlamento e Governo alla Calabria, crescono e si infiltrano nel tessuto sociale, giorno dopo giorno, a ritmo incalzante e incontrollato, in silenzio e senza avvisare o ricorrere alle armi di distruzione di massa o alla potenza devastante del fuoco.
Nessuno pare avvedersi di cosa stia accadendo in danno del Sud Italia, della Calabria in particolare, proprio nessuno, e non riesco ancora a capire mio malgrado, cosa di peggio e di nefasto debba ancora accadere per consentire ai dominati di comprendere, rendersi conto, avvertire il senso asfissiante della mancanza di libertà economica e sociale: del benessere non solo economico, ma civile!
L’attività preventiva assicurata con tanto impegno ad onor del vero dalle Forze di Polizia e dalla Magistratura, anche se incessante e reiterata nel tempo e presente nello spazio, non parrebbe allo stato, da sola sufficientemente idonea, per prevedere, prevenire e contrastare efficacemente, la malavita organizzata e affaristica ancora dominanti in Calabria. Occorrono altri metodi e mezzi più incisivi e protettivi delle fasce giovanili più esposte al crimine.
Il legislatore a mia opinione dovrebbe prevedere, attivare e rendere concrete, mirate azioni economiche controllate, a forte incremento del reddito individuale, che portino al benessere pubblico e migliori condizioni personali di lavoro, per giungere a una vita più democratica e civile.
Mi sono chiesto più volte, ma non ho trovato dentro di me e in altri, una o più risposte appaganti, ragionevoli, oneste, giuste, perché in Calabria, si deve subire e ubbidire sempre, sempre e senza mai trovare il necessario coraggio civile di opporsi e reagire con la sola forza della legalità e l’osservanza del diritto internazionale, alle continue prepotenze, immani ingiustizie e alle inenarrabili pratiche umane incivili?
Vivere da sudditi non credo sia una bella vita, ma vivere in Calabria da indifferenti è ancora più triste e dannoso!
Ecco allora spiegato il perché che solo i più forti riescono a sopravvivere in Calabria e gli altri, i meno coraggiosi, i forzuti e più colti, si sono convinti che per non essere dominati e sopraffatti dalla prepotenza, devono decidere di partire, conquistare e dominare, terre e popoli lontani dalla Calabria.
Che brutta cosa sono la dittatura, la violenza, la privazione della libertà e la paura. Queste forti pressioni psichiche negative sull’essere umano, non dovrebbero trovare nessuna accoglienza in alcun angolo della terra, neanche nel più sperduto e sconosciuto territorio del mondo!
[Emilio Errigo è nato in Calabria, Docente universitario di Diritto Internazionale e del Mare, e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]